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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Si potrebbe però intravvedere in tale lecita forma cautelare una certa mancanza di fiducia nella provvidenza divina, sia nel caso che lo stupro non avesse luogo, sia che al contrario si avverasse e portasse al concepimento. Ma non riuscire ad arrivare all’eroismo non pare sia ancora un peccato, credo.
Sull’eccezionalità del caso delle religiose esposte al rischio di stupri e sul relativo permesso all’assunzione di anticoncezionali avrei una mia spiegazione da dare, che non parte tanto dall’eccezionalità delle circostanze quanto dall’esatta identificazione della natura dell’atto, quasi un rovesciamento di prospettiva per arrivare alle stesse conclusioni, anche se non mi illudo certo di dire cose nuove (giuste o sbagliate che siano). L’atto di assumere anticoncezionali di per sé non costituisce ancora una violazione della proibizione dell’assunzione di anticoncezionali, giacché mi sembra evidente che anche il più intrinsecamente cattivo degli atti abbia un fine, ancorché disordinato: in linea teorica, e per assurdo, una donna potrebbe farlo per puro capriccio, non in previsione di rapporti sessuali consenzienti; resterebbe una cosa biasimevole, oltre che assurda, ma non costituirebbe in realtà una violazione della proibizione sopramenzionata: si prende la pillola perché si ha l’intenzione di avere rapporti sessuali.
Ma nel caso delle suore la si prende proprio per il motivo opposto: è una forma di legittima difesa. Quindi nella liceità di tale atto non viene riconosciuto tanto un caso eccezionale di “esenzione” dalla legge, come potrebbe erroneamente apparire all’opinione pubblica, quanto piuttosto un suo non rientrarne nell’ambito. Resta inteso, naturalmente, che nel caso di un concepimento non voluto, nulla potrebbe giustificare un aborto: anche il figlio di uno stupro agli occhi di Dio resta un figlio di Dio, intatto nella sua dignità e nella sua innocenza, anche se col marchio del peccato originale come tutti gli altri.
Padre Giovanni carissimo e maestro preziosissimo,
è con vera venerazione sacerdotale che Ti ringrazio per questo articolo che non è un articolo ma una lectio magistralis.
L’ho meditato assieme a quello dedicato da Padre Ariel al Card. Caffarra di venerabile memoria ( https://isoladipatmos.com/stage/la-chiesa-che-muore-per-risorgere-in-un-piccolo-gregge-carlo-caffarra-e-stato-un-autentico-dottore-e-padre-della-chiesa-del-xxi-secolo/ ).
Sono due testi diversi, nei quali si percepisce, però, che … tutto è già stato scritto.
Si ha, alle volte, l’impressione di vivere in una Chiesa che somiglia sempre più ai vecchi concorsi di una volta, quelli nei quali già si sapeva chi erano i vincitori che avrebbero vinto il posto. Però, il concorso, era necessario per dare una parvenza di regolarità, di legalità, di rispetto anche delle forme.
E questo è il risultato di anni di incubazione, cerco di dirlo con un esempio …
Tra il 1975 e il 1977, durante i mie ultimi due anni di seminario (fui ordinato nel 1978, poco prima della morte di Paolo VI), io mi trasformai in un gran raccoglitore attingendo dalle discariche dei preti. Raccattavo libri e libri, che i preti gettavano via, e li portavo poi nella vecchia casa di campagna dei miei genitori. In due anni riempii una intera soffitta, principalmente di libri e di paramenti sacri gettati via, tra di essi numerose pianete di bellissima fattura, piviali, veli omerali, borse per corporali, veli per calice, ecc …
I preti, a volte anche con sprezzo, in modo ostentato, quasi sempre al grido di “rinnovamento” e “aggiornamento”, si liberarono innanzitutto dei libri di S. Tommaso, dei testi dei maestri della scolastica, anche della stessa patristica.
In seminario, all’epoca, almeno nel mio, si parlava di psicologia, di sociologia, di reinventare la Chiesa.
Dopo la mia ordinazione sacerdotale, ho trascorso anni, a leggere la gran parte di quei libri gettati, spesso ripeto anche in modo ostentato, di cui nessuno ci parlava in seminario, dove l’autore principe era, manco a dirsi, il supremo Karl Rahner.
A 26 anni divenni sacerdote, a 32/34 anni imparai, da solo, da autodidatta, tutto ciò del quale ero stato privato, a partire da S. Tommaso, che da quarant’anni è la mia bussola di orientamento.
Sono stati pazienti, modernisti, rahneriani, anti-cattolici interni, massoni ecc … hanno atteso per molti anni, e oggi, “finalmente”, hanno messo la ciliegina sulla torta.
Hanno vinto il concorso nel rispetto apparente delle forme e della legalità, anche se da tempo era stato stabilito chi fossero i vincitori. E alla fine hanno avuto le cattedre … è che purtroppo, le cattedre, non sono quelle dei licei e delle università, ma le cattedre episcopali, e non solo, quelle episcopali, forse si sono accaparrati pure la cattedra delle cattedre …
Il mio sacerdozio e la mia vita sacerdotale, è stata salvata dai libri gettati da altri preti nella spazzatura.
Anche nelle discariche, talvolta, può esserci la salvezza.
Quando il vescovo (avevo allora 34 anni), mi disse che avevo tradito la formazione del seminario e che se avesse saputo che raccoglievo “le anticaglie” non mi avrebbe fatto prete, io ebbi l’ardire di rispondergli: “Non dovrebbe forse Vostra Eccellenza pentirsi di avere fatto preti quei miei compagni che due o tre anni dopo hanno lasciato il sacerdozio?”. Proseguì per altri 9 anni ad essere vescovo della diocesi, non mi ricevette mai, e mai più mi rivolse la parola, alla Messa del S. Crisma mi evitava.
A pensarci bene, il tutto, è stata una anticipazione della successiva grande stagione della misericordia: sorrisi alle Bonino e agli Scalfari, bastonate ai figli.
Grazie a Te, Padre Giovanni, grazie al Padre Ariel per la vostra opera apostolica, ed una preghiera per voi a Maria Ausiliatrice.
don Marcello dal Piemonte
Premesso non solo “che è assolutamente da escludere, come via lecita per la regolazione delle nascite,”
ma che “È altresì esclusa ogni azione che, o in previsione dell’atto coniugale, o nel suo compimento, o nello sviluppo delle sue conseguenze naturali, si proponga, come scopo o come mezzo, di impedire la procreazione”,
pur ricordando che “se è lecito, talvolta, tollerare un minor male morale al fine di evitare un male maggiore o di promuovere un bene più grande, non è lecito, neppure per ragioni gravissime, fare il male, affinché ne venga il bene, cioè fare oggetto di un atto positivo di volontà ciò che è intrinsecamente disordine e quindi indegno della persona umana, anche se nell’intento di salvaguardare o promuovere beni individuali, familiari o sociali”,
credo tuttavia che, oltre ai casi prospettati da Pio XII, l’uso della contraccezione sia tollerabile al fine di evitare peccati contro il patto unitivo d’amore, accrescitivo e fecondo, assunto dai coniugi di fronte a Dio.