Santidade, e de 2011 que testemunho e lamento que «uma tempestade universal irrompeu na Igreja». Se hoje você decidiu usar meus estilos e livros de frases, pelo menos me pague os royalties

SANTIDADE, E DE 2011 QUE TESTEMUNHO E RECLAMAÇÃO DE QUE «UM NUBIFROCE UNIVERSAL EXPLOROU NA IGREJA». SE HOJE VOCÊ DECIDIU USAR MEUS ESTILOS E LIVROS DE FRASES, PERLOMENO PAGATEMI I DIRITTI D’AUTORE

A tutti gli episcopetti che ieri, non potendo negare l’evidente problema da me sollevato sulla venefica lobby gay dentro da igreja, si attaccarono alla forma sino a darmi del blasfemo, oggi ho una domanda molto seria da rivolgere, esta: il Romano Pontefice che parla di «frociaggine» è un blasfemo oppure, mais simples, si è finalmente scoperto a distanza di un decennio che il suo Escritor fantasma wsou eu?

 

 

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No meu livro de 2011, intitulado E Satanás se tornou trino, tutt’oggi distribuito dalle nostre Edizioni L’Isola di Patmos, al paragrafo V del Capitolo Secondo tratto questo delicato tema:

«Preti gay e carrieristi puniti ed estromessi? macché: fanno lobby e sono scaldati come serpi in seno dando vita alla clerical pornocracy».

Nella narrativa di questo capitolo feci uso di un’espressione per la quale alcuni vescovi con gli uteri particolarmente sensibili ― e per questo facili a essere assaliti da prurito ― lamentarono all’allora mio Vescovo, il defunto Luigi Negri di benedetta memoria, che andavo corretto e rimproverato per avere fatto ricorso alla blasfemia. Accadde infatti che questo mio buon Presule di allora, appena giunto alla plenaria della Conferenza Episcopale Italiana del 2012, durante la prima pausa disponibile fu assalito dalle geremiadi di diversi suoi fratelli Vescovi, quelli che per inciso, muito a ser entendido, del «nubifrossing» erano i diretti responsabili, nonché colpevoli dinanzi a Dio e dinanzi agli uomini. La frase giudicata blasfema era la seguente:

«In questa nuova dimensione ecclesiale altamente de-virilizzata, pare che nella Chiesa sia veramente scoppiato un nubifrossing universale»

A distanza di tredici anni il Sommo Pontefice Francesco, durante l’assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Italiana di questo mese di maggio 2024, parlando a porte chiuse con i Vescovi, perfettamente consapevole che la cosa sarebbe stata riportata ai giornalisti nel giro di poche ore ― sicuramente da qualche presule che si era sentito punto nel vivo ― ha lamentato che «Nei seminari c’è troppa frociaggine». Invitando i Vescovi a non ammettere nei nostri disastrati seminari ― che da anni e anni io lamento essere delle vere e proprie succursali dei vila gay ― persone con tendenze omosessuali. Facendo presente e precisando in un altro discorso a porte chiuse fatto agli stessi Vescovi nel maggio del 2018:

«Se c’è un dubbio di omosessualità meglio non far entrare in seminario» (cf.. WHO).

A tutti gli episcopetti che ieri, non potendo negare l’evidente problema da me sollevato sulla venefica lobby gay dentro da igreja, si attaccarono alla forma sino a darmi del blasfemo, oggi ho una domanda molto seria da rivolgere, esta: il Romano Pontefice che parla di «frociaggine», è un blasfemo oppure, mais simples, si è finalmente scoperto a distanza di un decennio che il suo Escritor fantasma wsou eu?

Riporto di seguito lo stralcio di quel V paragrafo tratto dal Capitolo Secondo della mia opera E Satanás se tornou trino, un libro scritto tra il 2008 e a 2010, pubblicato su suggerimento dell’allora mio Vescovo solamente alla fine del 2011.

Da ilha de Patmos 29 Posso 2024

 

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PRETI GAY E CARRIERISTI PUNITI ED ESTROMESSI? MACCHÉ: FANNO LOBBY E SONO SCALDATI COME SERPI IN SENO DANDO VITA ALLA PORNOCRAZIA CLERICALE

(E Satanás se tornou trino, Ariel S. Levi di Gualdo, Roma, 2011, Boné. II par. V)

Un corpo sporco che emana forte odore di sudore deve essere denudato e lavato accuratamente con acqua e sapone, al termine del lavaggio può essere cosparso di profumo; ma se sopra a un corpo sporco che emana forte odore di sudore si cosparge profumo, l’effetto sarà che il profumo frammisto al sudore finirà col farlo puzzare di più.

Coinvolto in argomenti legati a fatti dolorosi che affliggono e umiliano la Chiesa, sul finire il prelato mi ammonì:

«Il problema non è dire la verità ma come si dice».

Eu respondi:

«Gesù Cristo non morì per le verità che le autorità politiche e religiose volevano sentirsi dire, ma per quelle verità che non erano disposti a tollerare che fossero solo sospirate».

Quando non si può demolire la sostanza si tenta l’ultima disperata difesa cavillando sulla futile forma, per difendere al meglio il diritto alla cecità spirituale. Quando infatti non fu possibile rimproverare Gesù per avere guarito un cieco restituendo a lui la vista, si rimproverò con dure critiche per avere compiuto un miracolo di sabato, in un giorno nel quale non è consentito lavorare (cf.. GV 5, 2-16).

O siamo forse, noi moderni cristiani, tanto diversi dai farisei dell’antica Giudea? Quando si parla di farisei tendiamo a farlo al passato, come se costoro fossero solo una delle molte sette ebraiche presenti nella Giudea dell’epoca; mentre invece il fariseo è un essere senza tempo e connotazione religiosa, è uno stile di vita che può radicarsi ovunque, in ogni tempo e cultura religiosa.

La brama di carriera, lungi dall’esser vezzo moderno, stando alle parole di San Paolo esisteva anche in epoca apostolica; già allora c’era chi aspirava all’episcopato, tanto che l’Apostolo esorta:

«È degno di fede quanto vi dico: se alguém aspira episcopado, desidera un compito eccellente, ma bisogna che l’episcopo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sóbrio, prudente, decente, ospitale e capace di insegnare, não viciado em vinho, não violento, mas suave, não briguento, non attaccato al danaro» (O Tm 3, 1-3).

Oggi la differenza sta nell’approccio di tipo erotico-psicologico. I carrieristi del passato erano virilmente mossi da motivazioni che nei concili dei primi secoli generavano accese battaglie dottrinali, nelle successive lotte politiche e religiose; degli animali sociali che credevano in qualche cosa che andava oltre loro stessi e la loro brama di carriera.

Per gli uomini del passato far carriera nel mondo ecclesiastico era un mezzo per vincere una battaglia, per imporre la loro dottrina, la loro politica sociale o economica.

Quello di oggi è un carrierismo che viene a galla in un mondo di ominicchi e em qualquer direção ripiegati sull’edonismo di una psicologia sociale giunta all’apice del narcisismo collettivo. Alla virilità dei maschi che ieri lottavano per le investiture e che erano disposti a giocarsi la vita e la salute dell’anima per riuscire a imporre ciò in cui credevano, si è andata sostituendo la mollezza androgina di una visione estetica dell’essere sociale e dell’apparire, anche attraverso un luogo privilegiato come la Chiesa, uma definir di riprese internazionali che può portare vescovi e presbiteri alle luci della ribalta dei mezzi di comunicazione di massa, o a stretto contatto col mondo della politica, della cultura e della economia pubblica e privata.

In questa nuova dimensione ecclesiale altamente devirilizzata, pare che nella Chiesa sia veramente scoppiato un nubifrossing universal, capitanato da un agguerrito esercito di monsenhorini na carreira, amici degli amici degli amici … che ancora non sono stati sbattuti fuori dalla curia romana e che al suo interno proliferano per i buoni uffici di amici degli amici degli amici, allontanando o tenendo spesso lontano tutto ciò che di puro potrebbe entrarvi. Ma dovendo compiacere e piacere per raggiungere il fine di compiacere e piacere a se stessi, per intrinseca natura i carrieristi estetici non sono inclini a prendere decisioni, ciò implicherebbe il possesso psico-fisico e l’uso di quegli attributi maschili necessari ad assumersi responsabilità, che in ogni società comportano l’alto rischio di piacere a due uomini e rimanere sgraditi a duemila, di quando in quando per essere celebrati vent’anni dopo la dipartita come spiriti lungimiranti da venti milioni di uomini contro il parere negativo di due soli sciocchi ostinati.

I media hanno finito per snaturare la figura episcopale e nell’immaginario collettivo il vescovo è stato mutato in una specie di Regina Elisabetta, icona rappresentativa per francobolli, sterline e parate di Buckingham Palace. Parlano del vescovo come di un soggetto religioso preposto a “rappresentare la sua Chiesa”, a partire dal primo dei vescovi, o Sumo Pontífice, che “rappresenta la Chiesa Cattolica”. Cosa vera ma anche ambigua, se la mano calca su quei concetti di “rappresentanza” che hanno cancellato dalla memoria collettiva che il fatto che il vescovo è chiamato a governare la sua Chiesa, prima che esserne “rappresentante” religioso mero amministratore delegato, o peggio curatore fallimentare [1].

Oggi si è smarrita la figura pastorale e spirituale del padre apostolico che regge la famiglia, garantendo la protezione e la educazione dei figli e facendo sentire all’occorrenza anche il morso dell’autorità e della disciplina.

I vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate come vicari e legati di Cristo, col consiglio, persuasão, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, ricordandosi che chi è più grande si deve fare come il più piccolo, e chi è il capo, come chi serve (cf.. LC 22, 26-27).

Questa potestà, che personalmente esercitano in nome di Cristo, è propria, ordinaria e immediata, quantunque il suo esercizio sia in ultima istanza sottoposto alla suprema autorità della Chiesa e, entro certi limiti, in vista della utilità della Chiesa o dei fedeli, possa essere ristretto.

«In virtù di questa potestà i vescovi hanno il sacro diritto e davanti a Dio il dovere di dare leggi ai loro sudditi, di giudicare e regolare tutto quanto appartiene al culto e all’apostolato [...][2] sob este, i Vescovi reggono le Chiese particolari a loro affidate, come vicari e delegati di Cristo, col consiglio, persuasão, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità» [...][3].

Perdere tutto questo, vuol dire smarrire il senso spirituale e pastorale dell’episcopato nella Chiesa.

Nelle sue più importanti azioni liturgiche il vescovo è chiamato a procedere con la verga, a equipe pastoral, che è segno del suo governo spirituale e della sua virilità cristiana e psicologica.

A maggior ragione oggi viene da arrossire d’imbarazzo, quando certi cerimonieri estetici ricoprono i poveri vescovi con cascate di trine e merletti, che rammentano più le ammalianti biancherie intime femminili anziché i paramenti dei maschi Padri della Chiesa.

Il moderno carrierismo estetico e mediatico si regge su un elemento singolare: non è virile ma efebico, femmineo; nella migliore delle ipotesi asessuato, nella peggiore sfocia nel vero e proprio disordine sessuale per ovvie conseguenze del carattere.

Nel rapporto privo di equilibrio con la carriera ecclesiastica, esistono soggetti in numero tremendamente alto influenzati dal tipico istinto del narcisista omosessuale. E per la macchina della Chiesa non c’è peggiore ingolfamento delle subdole personalità dei gay repressi, finiti in considerevole numero come volpi nel pollaio in ruoli delicati dove si finisce «non per servire ma per servirsi»[4], non per piacere a Dio, ma per piacere agli altri e compiacere se stessi, anziché esercitare il potere di decidere secondo carità e giustizia ciò che quella cattedra episcopale o quell’ufficio di curia richiedono per il bene della Chiesa e dei suoi fedeli.

Nascondere la verità non giova a nessuno, specie a chi deve annunciarla al mondo.

Se davvero vogliamo affrontare sul serio questo problema molto drammatico, devemos começar a partir de uma triste realidade da vida: hoje, dentro dos homens seculares e religiosos do clero, o número de homossexuais é alarmante, e é dividido entre os profissionais Gay e reprimida; os segundos mais ativos do primeiro exercício de sua homossexualidade psicológica desgastante. Homossexuais para personagem psíquica reprimida no corpo, Eles são muito piores do que aqueles que praticam a homossexualidade física, causando sempre dentro da Igreja de vezes enormes danos às vezes irreparáveis, puntando sempre a piazzarsi nei posti più alti e nei ruoli-chiave di governo, o melhor para fortalecer um poderoso lobby e unida dentro, em frente critérios pornocratici.

o que a pornocrazi para[5] é um drama que fere a Igreja golpeando com afundamento mortal. recente termo de origem francesa, pornocrazi para Ele indica uma forma de governo caracterizada pela influência perniciosa de almofadinhas e prostitutas nos homens encarregados do exercício do poder. Literalmente significa "do governo prostitutas", ou do governo com base em grande parte nos mecanismos típicos de prostituição.

A principal característica do pornocrazi para, Não é tanto o escambo de favores sexuais com posições privilegiadas, como nas relações habituais entre poderosos e prostituta, porque essas relações de poder nem sempre foram conotações sexuais, espécies dentro de bolsos certa deterioração, que eles formaram no passado e presente de lastro horrível para a Igreja, onde muitas vezes o mecanismo, lungi dall’essere quello del tutto naturale della sessualità eterosessuale, Baseia-se a assexualidade, ou de mecanismos homossexuais puros, muitas vezes mais psicológico do que físico.

Dentro pornocrazi para clerical, homossexualidade praticada no nível físico é apenas a ponta do homossexualismo mentais radicalizou e foi muitas vezes ao poder.

Com o exercício de sua influência sobre prostituta poder do homem, ou gay-prostituta, não tanto que indiretamente pode exercer o seu poder pessoal, porque os mecanismos papel semelhante têm sido repetidamente aplicada de quase institucional dos cônjuges legítimos dos reis, ou seus vários amigos-gay.

O que é particularmente estressante na Igreja, mais do que no poder civil secular, é a capacidade prostituta para criar seu próprio poder pessoal às vezes quase absolutos, que muitas vezes substitui a autoridade dos poderosos, que muitas vezes sobrevive a mesma poderosa.

Considere, por exemplo, o secretário jovens e adolescentes a partir de cujos lábios pendurados os poderosos, e que depois de um impacto sobre o exercício do poder do prelado - que foi nomeado para servir, não dirigir batendo com as flechas do Cupido -, quando ele está prestes a se aposentar do cargo por novo limite chegadas idade, viene promosso vescovo prendendo il posto – in rango e dignità sacramentale – del suo padrone platonicamente innamorato[6].

L’uso del termine prostituto anziché prostituta, in una società al maschile come quella ecclesiastica non è casuale, considerando che nella Chiesa la pornocrazi para tende ad avere come personaggi motore soggetti eminentemente maschili.

Quest’ultimo è il drammatico caso della potente lobby dei gay, che all’interno della Chiesa riesce da alcuni decenni a incidere e influire sull’apparato propulsore dell’intera Orbe católico: la promozione dei presbiteri all’episcopato.

Precedendo di molti secoli la classificazione degli uomini posta da Leonardo Sciascia sulla bocca al personaggio del suo romanzo, São Bernardo de Claraval[7] che non è personaggio di fantasia ma uno straordinario santo e dottore della Chiesa, No 1145 scrisse al suo discepolo Bernardo dei Paganelli, divenuto Sommo Pontefice col nome di Eugenio III, salutandone l’elezione al Soglio di Pietro con un Tratado bom para cada Papa, attentamente adattato per lui. In questo scritto Bernardo non manca di far presente che attorno al Santo Padre non stanno affatto bene certi paggi melliflui e giovani zazzeruti a seguito di vescovi e cardinali.

Saggia esortazione rivolta a un neo eletto Pontefice nove secoli fa da un futuro santo e dottore della Chiesa.

Oggi qualcuno può dire che non eravamo stati avvisati con largo anticipo, riguardo ai danni che possono produrre certi paggi melliflui e giovani zazzeruti ai quali si riferisce San Bernardo di Chiaravalle?[8] O, se al linguaggio medioevale di questo Dottore della Chiesa, preferiamo quello letterario di Sciascia del XX secolo: «Piglianculo e em qualquer direção»?[9]

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NOTA

[1] Sul potere di governo del vescovo e il suo ministero: Cristo o Senhor, n. 8 e n. 11, Exortação Apostólica Pastores gregis, n. 42, n. 54, n. 55 e seguir.

[2] Costituzione Dogmatica Sulla Chiesa A luz, n. 27.

[3] Exortação Apostólica Pastores Gregis, n. 43.

[4] Meditazione del Cardinale Joseph Ratzinger alla IX Stazione dela Via Sacra, Colosseo di Roma, 25 Março 2005. Bento XVI: Via Sacra 2005, Editrice Libreria Editrice Vaticana.

[5] Termine italiano coniato sul film di Catherine Breillat il cui titolo originale è Anatomie de l’enfer. Prod. França, 2004.

[6] N.d.A. all’edizione del 2019 - Feito de registro conforme relatado pela imprensa: «Nell’estate del 2017 la Gendarmeria Vaticana arresta Mons. Louis Capozzi, de cinquenta anos, Secretário do Cardeal Francesco Coccopalmerio e diretor de segunda classe no Conselho Pontifício para os Textos Legislativos, presidido pelo cardeal. o facto: nel suo appartamento collocato in Vaticano nel palazzo del Sant’Uffizio, Monsenhor organizou drogas baseadas-gay Revels, tanto da render poi necessario il suo ricovero nella clinica romana Pio XI per terapie di disintossicazione», cf.. Franca Giansoldati, o Mensageiro, 29 junho 2017; Francesco Antonio Grana, The Daily, 5 julho 2017; Redazionale, Livre, 7 julho 2017; Domenico Gramazio, La Città di Salerno, 2 julho 2017; Emanuele Barbieri, Correspondência Romana, 22 novembro 2017; Ricardo Cascioli, O New Compass Diário, 4 dezembro 2017, etc.]. Referindo-se a notícia que recebeu de dentro da Santa Sé, jornais estado que monsenhor "já havia sido proposta pelo cardeal a ser elevado à dignidade episcopal ', Francesco Antonio Grana, O fato Diário, 28 junho 2017. Mais de um ano após o fato, jornalistas Maike Hickson e John Henry Westen LifeSiteNews eles lançam uma notícia mais tarde relatada pelo especialista do Vaticano Marco Tosatti, lápis Tribunal 11 Outubro 2018 e Giuseppe Aloisi, Il Giornale, 11 Outubro 2018 e vários órgãos de impressão: «Il Cardinale Francesco Coccopalmerio [...] era presente al Festa omosessuale a base di droga in cui ha fatto irruzione la polizia vaticana nell’estate del 2017 e ele foi preso seu secretário, Mons. Luigi Capozzi». Diante desta notícia na mesma noite responde com um Tweet Cardeal Ângelo Becciu, Prefeito da Congregação para as Causas dos Santos, no momento do Substituto incidente da Secretaria de Estado: «La notizia è priva di fondamento. I foi o único a informar a prisão do padre cardeal. Coccopalmerio final do dia, Eu não encontrei, por um erro, Pela manhã. Il prete non fu arrestato durante un fantomatico Festa, ma nel cortile della casa». Chiariamo il tutto: per oltre un anno il Cardinale Angelo Becciu ha permesso ai giornali di infangare un prete scrivendo senza mai essere smentiti che «l’arresto è avvenuto all’interno dell’appartamento durante un party gay a base droga», então, passou dezesseis meses - quando em jogo foi puxado um cardeal - o ex-deputado ao Secretário de Estado, com sincronismo amor diligente e repentina para a verdade, relata um Tweet che l’arresto non avvenne «durante un fantomatico Festa» ma «nel cortile di casa» (!?) … «Il 29 agosto 2018 crolla il tetto della chiesa romana di San Giuseppe ai Falegnami», A República, 30 agosto 2018, cujo título é realizada pelo cardeal Francesco Coccopalmerio. Depois de ter mostrado essa história verdadeira não sujeitos a negação, talvez seria bom manter abas próximas, a fim de evitar gotas ainda mais nítidas, a necrópole etrusca de Roselle Maremma, di cui il Cardinale Angelo Becciu è Arcivescovo titolare, de modo que o telhado da igreja romana de San Lino, dos quais ele detém o título de cardeais.

[7] Monaco e poi Abate dell’Ordine Cistercense (Fontaine les Dijon 1090 – Ville sous la Ferté 1153). Fondò l’Abbazia di Clairvaux e altri monasteri, tra cui l’Abbazia di Chiaravalle in Italia. Canonizzato nel 1174, fu dichiarato Dottore della Chiesa nel 1830. Dentro 1953 il Sommo Pontefice Pio XII volle dedicargli l’Enciclica: Doutor melífluo.

[8] N.d.A. all’edizione del 2019 – Quando nel 2009 scrivevo queste righe mi era sfuggita la seguente riflessione: talvez, São Bernardo de Claraval, indicando «paggi melliflui e giovani zazzeruti», vale a dire i gay presenti in certe corti ecclesiastiche dell’epoca, potrebbe essersi rifatto al Grátis Gomorrhianus scritto alcuni decenni prima da San Pier Damiani (Ravena 1007 – Faenza 1072), opera in cui supplica il Romano Pontefice di dimettere dal ministero sacerdotale ed episcopale i rei dei turpi peccati di omosessualità, efebofilia e pedofilia. Già all’epoca esisteva però una potente lobby gay, ed il Sommo Pontefice rispose che questi auspicati provvedimenti severi sarebbero stati presi solo in caso di recidiva.

[9] Leonardo Sciascia: Il Giorno della Civetta. Turim, 1960, Editrice Einaudi.

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