Os "bichas perdidas" de Paolo Poli, a "bicha" do Santo Padre Francisco e da nova geração de bispos bichas

AS «VIDAS PERDIDAS» DE PAOLO POLI, LA «FROCIAGGINE» DEL SANTO PADRE FRANCESCO E CERTI VESCOVI-FINOCCHI DI NUOVA GENERAZIONE

Il Santo Padre Francesco non ha sbagliato a dire che la frociaggine nei seminari non è accettabile, porque não é, nem nunca poderá ser. Ha però sbagliato a promuovere all’episcopato diversi gay amigável, se non peggio alcuni froci fatti e rifiniti che sotto il suo augusto pontificato sono finiti con una mitria in testa e un pastorale in mano. E hoje, uno o alcuni di questi lo hanno tradito, riportando all’esterno un discorso privato espresso liberamente come quando si parla in modo intimo e riservato tra fratelli.

- Notícias da Igreja -

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Autor
Editores da ilha de Patmos

 

 

 

 

 

 

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Dopo l’espressione circa la «frociaggine», ha preso a circolare notizia sui mídia social che all’Assemblea plenaria della Conferenza Episcopale Italiana erano presenti dei giornalisti e che il Sommo Pontefice Francesco ha impedito egli stesso che fosse dato l’extra omnes. Depois disso, alla loro presenza, avrebbe parlato a ruota libera, al premeditato scopo di creare un caso mediatico (!?).

La notizia è falsa: nessun giornalista, neppure quelli di Futuro e de Sáb2000, neppure quelli dei media vaticani erano presenti.

A notizia diffusa alcuni Vescovi, tra gli oltre duecento presuli italiani presenti in assemblea, senza violare alcuna riservatezza ci hanno precisato che al termine di quel colloquio strettamente riservato tra il Vescovo di Roma e i Vescovi d’Italia, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, SE. il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcebispo Metropolitano de Bolonha, ha preso parola precisando che quanto era stato detto doveva rimanere strettamente riservato e non uscire da quell’aula, dove nessun estraneo era presente, meno che mai giornalisti.

Ma veniamo di nuovo alla «frociaggine», tema al quale abbiamo già dedicato due articoli: uno del Padre Ariel S.. Levi di Gualdo e uno del Padre Ivano Liguori, prima di intervenire nuovamente con questo nostro redazionale dei Padri de L’Isola di Patmos.

Sui mídia social impazza di tutto, anche chi grida Tacer non posso! Frase ispirata a Sant’Agostino che spiega il passo dei due ciechi narrati nel Santo Vangelo (cf.. MT 20, 30-34) che vedendo passare Gesù si misero a urlare:

«Timeo enim Iesum transeuntem et manentem et ideo silere non possum» (Santo Agostinho, Sermone n. 88).

Considerati certi promotor dell'omosessualismo dentro da igreja, forse sarebbe meglio passare dall’agostiniano al dantesco, mettendosi a battere sul motto: «Un bel tacer non fu mai scritto». Noto proverbio italiano che significa in qual preziosa misura la bellezza del saper tacere al momento opportuno non è mai stata lodata a sufficienza. Espressione attribuita a Dante e rielaborata poi nel XVII secolo dal poeta veneziano Iacopo Badoer.

Quando si dibatteva sul Disegno di legge Zan, che dietro il pretesto della cosiddetta omotransfobia mirava di fatto a perseguire il reato di opinione, i nostri autori Ariel S. Levi di Gualdo e Ivano Liguori dettero alle stampe un libro intitolato Do Prozan ao Prozac, dedicato alla memoria del grande attore di teatro italiano Paolo Poli, che di Padre Ariel fu caro e affezionato amico. Nella copertina di quel libro campeggia una foto di scena di Paolo Poli e nella quarta (si chiama quarta il retro della copertina), è riportata questa sua frase all’apparenza scurrile, ma incisiva e veritiera:

«Vejo muita homologação, um achatamento da individualidade de alguém;, mesmo em aparecer: todos vestidos da mesma forma em um estereótipo pseudo-masculino, logicamente direto. Os gays podem ter a chance; para expressar sua própria singularidade; e diversidade; no sentido mais forte; verdadeiro do termo. Mas não, eles querem brincar de marido e mulher e ter a permissão do Papa para se foderem! mas por! Esquece" (Paulo Poli, 17 dezembro 2003).

Il grande Paolo Poli che di se stesso diceva «sono omosessuale nel mio ADN», non usava il termine “gay” ma quello di finocchi, se non peggio di «finocchie sfrante» o di «languide checche perse», aveva individuato già vent’anni fa il problema di certi odierni cattolici sessualmente confusi che «Vogliono giocare a marito e moglie e avere il permesso del Papa per potersi inculare». Aggiungiamo noi tra queste nostre righe: não somente, rivendicano pure il diritto a diventare preti e a scatenare la frociaggine dentro i nostri seminari. Enquanto, quanti tacer non possono, manco si rendono conto di sprofondare nel più grottesco ridicolo, quando celandosi dietro parole come «formazione» ed «educazione alla affettività», giungono ad affermare che le tendenze sessuali non possono influire sulla valutazione dei sacerdoti o dei candidati al sacerdozio, perché sono cose che riguardano le loro vite private (!?).

Ma proprio questo è il dilemma: un prete può forse rivendicare di avere una vita privata in cui manifesta nel privato l’esatto contrario di ciò che a un ministro sagrado è richiesto? Anche i magistrati hanno una loro vita privata, ma non possono condannare al mattino un trafficante di droga per poi la sera, nella loro intimità, sniffare cocaina, giustificando il tutto col fatto che tirano coca in casa loro, non sullo scranno del tribunale penale tra una pubblica udienza e l’altra. Anche i militi della Guardia di Finanza hanno una loro vita privata, ma non possono multare i commercianti che omettono di fare gli scontrini fiscali per poi dedicarsi nella loro vita privata all’evasione fiscale. Indubbiamente anche i preti hanno una loro vita privata, ma non possono predicare le cristiane virtù in pubblico e prenderlo poi nel culo nella loro vita privata. Sono delle tali ovvietà, esses, dinanzi alle quali è proprio il caso di dire cheTacer non possiamo.

Un prete non può essere affetto da frociaggine, perché di per sé è cosa peggiore, sul piano morale e spirituale, della pratica attiva dell’omosessualità. Infatti il Sommo Pontefice Francesco se l’è presa con quella frociaggine psicologica e comportamentale che rappresenta un atteggiamento e uno stile di vita incompatibile col sacerdozio, la vita religiosa e le stesse strutture ecclesiastiche. Non se l’è presa coi froci il Santo Padre, tanto meno coi singoli froci, verso i quali ha sempre mostrato ― come del resto tutti noi ― premura e accoglienza. Ce lo impone la dottrina cattolica (cf.. Catecismo NN. 2357-2359) che ci invita ad accogliere, non certo a discriminare in alcun modo gli omosessuali; dottrina che precede di oltre trent’anni il Disegno di Legge Zan, col quale non si mirava a far sì che i froci venissero rispettati, ma che i più politicizzati e ideologizzati potessero avere uno strumento legale per perseguire le opinioni libere e del tutto legittime di chiunque osa non pensarla come loro. Per seguire coi froci-cattolici-confusi che dietro pretesti di educazione all’affettività e alla tutela della vita privata, nei concreti fatti «vorrebbero avere il permesso del Papa per potersi inculare», sempre per parafrasare Paolo Poli che, fosse stato oggi in vita, avrebbe pubblicamente plaudito al Santo Padre Francesco. Proprio perché, omosessuale a tutto campo tal era, la frociaggine non l’ha mai sopportata.

Qualche Vescovo ha tradito il Santo Padre allo scopo di metterlo in imbarazzo, creando un caso mediatico ed esponendolo a dure critiche e attacchi. Il singolo Vescovo, ou o clubbino dei Vescovi che hanno fatto questo, è costituito da quei puffetti androgini caricaturali che nelle loro diocesi fanno i piacioni con le associazioni LGBT. Sono quelli ― come scriveva a suo tempo Padre Ariel nel suo libro E Satanás se tornou trino publicado em 2011 ―, che «ieri capeggiavano all’interno dei seminari la pia confraternita dei gay, oggi ce li ritroviamo Vescovi».

Il Santo Padre Francesco non ha sbagliato a dire che la frociaggine nei seminari non è accettabile, porque não é, nem nunca poderá ser. Ha però sbagliato a promuovere all’episcopato diversi gay amigável, se non peggio alcuni froci fatti e rifiniti che sotto il suo augusto pontificato sono finiti con una mitria in testa e un pastorale in mano. E hoje, uno o alcuni di questi lo hanno tradito, riportando all’esterno un discorso privato espresso liberamente come quando si parla in modo intimo e riservato tra fratelli. Ecco perché nei seminari non è bene ammettere i froci, perché poi diffondono il peggio della frociaggine all’interno della Chiesa e delle sue strutture ecclesiastiche e religiose. E hoje, non pochi froci che fomentano la frociaggine, ce li ritroviamo vescovi. Il Sommo Pontefice Francesco si ponga quindi, di fronte a questo grave problema, qualche seria domanda.

 

a Ilha de Patmos, 30 Posso 2024

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N.B.

In questo articolo abbiamo fatto uso, volutamente e scientemente, non solo dei termini usualmente usati da Paolo Poli, ma di tutti quei termini quali «froci», «froce», «finocchi», «finocchie» … etc … che sono usati abitualmente negli ambienti e nei circoli gay, inclusi i circoli LGBT, compreso quel termine «frociaggine» che tanto ha scandalizzato certi attivisti, i quali ne fanno però da sempre uso in modo persino dispregiativo nei riguardi di altri gay o associazioni gay, cosa che non ha fatto invece il Sommo Pontefice Francesco, né in questa né in qualsiasi altra occasione nel corso dei suoi dieci anni di pontificato. ambos clara.

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