Le trovate dell’ultimo Sinodo: incaricare le mignotte di dare la patente di castità alle monache di clausura?

— il cogitatorio di Ipazia —

LE TROVATE DELL’ULTIMO SINODO: INCARICARE LE MIGNOTTE DI DARE LA PATENTE DI CASTITÀ ALLE MONACHE DI CLAUSURA?

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Nel corso dell’ultimo Sinodo, pare che i giovani si siano mostrati a tal punto  turbati per le attività di informazione e di critica di certi siti e blog, tanto da chiedere la istituzione di un apposito ufficio che certifichi i siti cattolici, dando quindi ad essi patente di autentica cattolicità.

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Autore
Ipazia gatta romana

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9 commenti
  1. Iginio dice:

    Beh, però andrei cauto nell’affermare che a inizio Cinquecento i ruoli erano rispettati. Le amanti dei principi della Chiesa e i loro “amici”, come anche le varie nobildonne badesse che tenevano salotto in monastero, non mi pare li rispettassero.
    Diciamo che oggi assistiamo a una mondanizzazione senza precedenti che è in fondo sensuale ma che, a differenza di allora, è di massa e ha come scudo ipocrita pseudointellettuale quello di dichiararsi “aggiornata”, “democratica” e “progressista”. Che importa se trasgredisci il sesto comandamento o, se sei consacrato, vai a spasso con le ragazze e non rispetti il digiuno eucaristico? L’importante è che tu vada a fare la pappetta da Sant’Egidio o alla Caritas. In tutto questo la prima purezza che si perde non è neanche quella sessuale ma quella di cuore, che è ciò che Gesù Cristo predilige più di tutto.
    Per quanto riguarda i “giovani”, io, da quarantenne che non ha mai sopportato la retorica giovanilista-casinista, osservo: avevamo bisogno di pane e ci hanno dato pietre. Ma secondo loro, dare pietre significa rispettare i comandamenti, dare pane divertirsi e fare “come ti pare”. Il peccato contro lo Spirito Santo, insomma.

  2. non metuens verbum dice:

    Ci dicono che sant’Ambrogio coniò il detto “Ecclesia casta meretrix”, dandogli un significato mistico adeguato alla santità sua e della Chiesa.
    Mi sa che oggi certi “ecclesiastici” , che presumono infondatamente di essere la Chiesa, si trovino perfettamente a loro agio in quella definizione, adoperando la parola Casta non come aggettivo femminile di casto, ma come sostantivo; e lasciando intatto il significato tutto terreno e per niente mistico di Meretrix.

  3. Padre Ariel
    Michela Raffi dice:

    Quanti sono i giovani cattolici come me costretti a fare i … pellegrini a caccia di una messa che rispecchi i limiti di così detta “decenza sindacale”?
    Nella parrocchia X c’è il prete socio-assistenzialista che in otto minuti divora la messa e in trenta secondi fa la consacrazione dopo avere parlato per quaranta minuti di profughi, migranti ed extracomunitari, citando a ogni sospiro Papa Francesco, mai citando Gesù Cristo.
    Nella parrocchia Y c’è il prete che s’inventa il messale come meglio preferisce.
    Nella parrocchia Z c’è il prete che è tutto un balletto e un battimano, che si mangia pure lui le parole della consacrazione da quanto corre veloce, però impiega un quarto d’ora per scambiare il segno di pace con tutti, intrattenendosi persino a domandare alle nonne che cosa hanno preparato per pranzo …
    Ma cos’altro pretendiamo, se in Vaticano c’è un Papa che pare uscito dalla canzone “Siamo l’esercito del selfie” ? [Ndr. QUI]

    http://www.farodiroma.it/un-selfie-con-il-papa-parte-la-raccolta-dei-video-per-un-film-documentario/

    Un saluto alla gatta dell’Isola di Patmos da una giovane “bigotta” di 21 anni, mai invitata, come quelli che la pensano come me (e siamo tanti) al mitico sinodo dei … cciovani !

    • Iginio dice:

      Beh, io ho il doppio della sua età ma quando avevo 21 anni, pur vivendo a Roma, non trovavo nessuno che si preoccupasse di queste cose. L’importante era “divertirsi”, se no “sembri un prete”. Il dramma è che anche i preti mi prendevano in giro, perché ero troppo “serio”…. Lei come fa? Ha amicizie? Vive in una città o in un piccolo centro? Frequenta l’università o lavora? E che dicono di lei? La sua parrocchia com’è? Sarebbe interessante confrontare le esperienze.

  4. fabius dice:

    I giovani oggi non credono più nella chiesa visibile, c’è molta ipocrisia e questo li allontana, si predica bene e si razzola male e poi non danno risposte vere i sacerdoti.

  5. Padre Ariel
    Matteo dice:

    Ho 22 anni e credo di poter dire che quei giovani al sinodo hanno rappresentato se stessi e sono stati scelti per compiacere la linea tracciata da coloro che il sinodo lo hanno gestito e manipolato.
    Nell’articolo della Gatta Ipazia ci sono due video esaurienti che raffigurano le cialtronate che molti preti fanno nelle chiese convinti in quel modo di attirare i giovani.
    Posso testimoniarvi che i giovani a certi preti pagliacci ridono dietro e basta.
    Se anziché il teenager Pozza che intervista Papa Francesco con i jeans e le scarpe da ginnastica slacciate, ai giovani mettete davanti un bel prete vestito con una bella e austera tonaca nera e che fa il prete e non il cialtroncello, i giovani nelle chiese di andrebbero, specie se i preti parlassero del Vangelo, invece di fare prediche domenicali politiche contro il ministro Salvini.
    Ma dire e auspicare questo porta a un solo risultato, all’accusa di “pericoloso lefebvriano”.
    I lefebvriani non li ho mai frequentati, ma le loro chiese sono piene, e soprattutto piene di giovani, perchè?

    Matteo

  6. ga.me dice:

    Appartengo ad una delle generazioni di giovani a cui questo Sinodo sarebbe dovuto essere rivolto, e posso dire che ai miei coetanei, così come a quelli più giovani o poco più grandi, non importa assolutamente nulla delle certificazioni di cattolicità o meno dei siti internet, e ciò dimostra come ai piani alti di questa Chiesa terrena si viva più in una dimensione iperuranica che terrena. Mi spiego meglio: noi tutti usiamo internet, è ovvio, ma la stragrande maggioranza lo usa per i social network o va su siti che di cattolico non hanno assolutamente nulla (per quanto peccaminosi sono però più interessanti di certe omelie senza capo nè coda che talvolta ascoltiamo nelle nostre parrocchie). Con noi bisogna ripartire dalle basi, da domande come: “chi è Dio?”, “perché viviamo?”, “a cosa serve la Chiesa?” e poi appresso tutte le domande sulla morale. Perché vedete, noi queste domande ce le poniamo, ma mentre alcuni di noi (tra cui io) hanno avuto la fortuna di potersi confrontare con dei buoni sacerdoti e hanno trovato conforto nella Fede Cattolica, la maggior parte sono totalmente lasciati a loro stessi e alle loro domande a cui purtroppo danno risposte errate persone senza scrupoli.

  7. Padre Ariel
    Paolo dice:

    In breve la nostra storia …
    Mia moglie e io ci sposammo nel 1965, avevano 25 e 26 anni (1940 io e 1941 lei), eravamo compagni di università, ci conoscemmo alla Fuci [Ndr. Federazione Universitari Cattolici Italiani].
    Al matrimonio giungemmo come molti giovani ci giungevano all’epoca, anche se trascorsi soli tre anni la società mutò radicalmente nel 1968.
    Purtroppo non abbiamo avuto figli nostri, anche se di figli ne abbiamo avuti moltissimi: io ginecologo e lei pediatra.
    Giunti a 40 anni, cercammo di fare una adozione, ma per la nostra età non ci avrebbero dato figli se non al di sopra dei 10 anni, e mia moglie in particolare che aveva conosciuto molti casi infelici di bimbi adottati a 11/12 anni, preferì rinunciarci.
    Una volta in pensione ci siamo dedicati all’assistenza dei bimbi con sindrome di Down presso un centro di Roma.
    Mia moglie è morta a 71 anni nel 2012 dopo breve malattia. Durante la sua malattia ripetè più volte serena che “esistono due grazie di Dio: il dono dei figli ed il dono di non averne avuti”.
    Oggi che ho 78 anni, vedendo lo stato nel qual è ridotta la nostra gioventù, vivo come “dono” il non avere avuto figli, perché se ciò che abbiamo sotto gli occhi sono le nuove leve della futura società, non c’è da stare allegri.
    Mai perderò la speranza, però neppure mi getterò tra le braccia dell’illusione.
    Credo che la malattia sia stato il post sessantotto, sicuramente esisterà una cura, ma al momento non è conosciuta, credo debba essere sempre scoperta. Può essere che sia scoperta, ma qualcosa mi dice che la cura non può essere racchiusa nel Vangelo annacquato che oggi è proposto ai pochi, ai pochissimi giovani che entrano sempre nelle nostre chiese, dentro le quali trovano più mondanità di quanta mondanità trovano nel mondo.

    Paolo (Roma)

  8. Attilio dice:

    Sono felice di leggere un articolo critico verso l’idea di fondo che anima il confronto coi giovani. Il documento finale del Sinodo da l’idea di concentrarsi troppo sui media tralasciando i problemi principali dei giovani i quali sono identici alla generazione degli anni novanta quando internet era in una casa su dieci.
    Penso che i giovani soffrano l’assenza di una grande educatrice che parli di ciò di cui hanno un bisogno estremo ovvero la cura della loro anima. Già la stessa parola “anima” è assente nel lessico quotidiano e forse insegnare a capire che abbiamo un’anima da curare, far crescere e proteggere dal maligno, darebbe ai giovani forza e potere su se stessi.

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