Autore Padre Ariel

Suor Cristina canta “Madonna”? E io farò “Mickey Rourke” in Nove settimane e mezzo

SUOR CRISTINA CANTA “MADONNA”? E IO FARÒ “MICKEY ROURKE” IN NOVE SETTIMANE E MEZZO

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Se nulla fosse fatto dagli organismi della Santa Sede competenti per le religiose, in tal caso io potrei sentirmi anche legittimato ad offrirmi ad un regista di video clips per girare nuovamente la colonna sonora del film Nove settimane e mezzo

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 Madonna e suor CristinaLike a virgin

Madonna [vedere qui] Suor Cristina [vedere qui]

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 Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Suor Cristina

il dialogo avanti a tutto: Suor Cristina Scuccia, della Congregazione delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia risponde alla banana telefonica

Peggio di noi preti riescono ad esserlo solo le suore. Che Suor Cristina Scuccia abbia una bella voce è fuori discussione. Certo, avrebbe potuto impiegare meglio questo dono di Dio, per esempio entrando come voce solista nel grande coro della Diocesi del Santo Padre diretto magistralmente dal presbitero romano Marco Frisina.

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Il buon Popolo di Dio, col quale chi scrive vive a stretto contatto, è alquanto infastidito dalle performance della religiosa. Nessun fedele cattolico gradisce che una vergine consacrata si prenda gioco della verginità — peraltro liberamente scelta come offerta e dono di consacrazione a Dio — cantando la canzone di una autrice come Barbara Eleonora Ciccone, in arte “Madonna”, che nel corso della sua lunga carriera ha oltraggiato e dissacrato in ogni modo la fede cattolica e i suoi simboli più cari: dal Cristo in croce alla Madre di Dio. E per meglio capire di chi stiamo parlando vi invito a vedere un paio di video, giusto per entrare nell’ordine di idee di chi realmente sia il personaggio Barbara Eleonora Ciccone, in arte Madonna, della quale l’improvvida orsolina ha interpretato una canzone molto particolare, non altro per il suo doppio senso [vedere qui, qui]. Si rimane per ciò sconcertati all’udire l’improvvida suorina che si arrampica sugli specchi nel tentativo di rispondere all’intervistatore di Avvenire, come ad altri intervistatori, circa il suo desiderio di “cristianizzare” qualche cosa di oggettivamente blasfemo, quindi in sé e di per sé diabolico [vedere qui].

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Madonna ed il crocifisso usato come reggicalze

La canzone di questa satanassa italo-americana che la suorina ha scelto di interpretare è una canzone molto particolare: Like a Virgin, come una vergine, dolosamente ignara che le vergini verso le quali il buon Popolo di Dio riversa affetto e venerazione, compresi i cattolici tiepidi e quelli distaccati dalla vita ecclesiale, sono figure straordinarie come Lucia di Siracusa o Agata di Catania, tanto per rimanere nel siculo ambito d’origine di Suor Cristina. E né Lucia né Agata sarebbero state liete d’essere accompagnate nel loro martirio di sangue con le parole della canzone Come una vergine, lanciata da una geniale imprenditrice di se stessa come la Signora Ciccone, che negli anni Ottanta comincia la propria carriera provocando il pubblico col suo stesso nome d’arte, visto che universalmente, da credenti e da non credenti, la Madonna è identificata con Maria di Nazareth. E per noi credenti la Madonna è la Madre di Dio, forse è bene ricordarlo non tanto alla suorina farfallina, ma alla sua superiora generale, forse più farfallina della sua giovane professa, visto che dietro ai cattivi allievi ci sono sempre e di rigore dei cattivi maestri.

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Madonna in uno dei suoi spettacoli dal vivo che canta seminuda su una specie di altare

Per capire Suor Cristina, formatasi in Sicilia e divenuta suora nelle Orsoline della Sacra Famiglia bisogna entrare nel mondo ecclesiale molto complesso di quest’isola, dove esistono antiche chiese di fondazione apostolica o personalmente visitate dall’Apostolo Paolo, come ad esempio la gloriosa Chiesa di Siracusa, edificata per volontà del Principe degli Apostoli dopo quella di Antiochia: Ecclesia Syracusana Prima Divi Petri Filia Et Prima Post Antiochenam, Christo Dicata [La Chiesa di Siracusa è la prima figlia di San Pietro e la seconda dopo la Chiesa di Antiochia, dedicata a Cristo].

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Con una sua breve epigrafe, Giuseppe Tomasi di Lampedusa riassume nel suo Gattopardo lo stato e la psicologia di una intera società: «Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi!». O per dirla in altre parola a chi pretenderebbe di imporre anche agli altri la propria mancanza di memoria storica: ieri, se i fedeli non davano il voto alla Democrazia Cristiana insulare più corrotta e più collusa coi poteri mafiosi, venivano minacciati dai preti che sarebbero finiti sicuramente a bruciare tra le fiamme dell’inferno. Oggi, cambiata la musica ma non i suonatori, un considerevole numero di preti cresciuti ormai da quattro decenni nel supremo culto dei peggiori esponenti del modernismo e infarciti di esegesi protestanti — grazie non ultimo alla prolifica opera di cattivi maestri — ti passano davanti vestiti in abiti civili ostentando La Repubblica e L’Espresso sottobraccio; e nei loro pubblici discorsi ti citano l’ultimo articolo di Paolo Flores d’Arcais su Micromega, dialogando con laica “maturità” coi cultori dell’aborto, dell’eutanasia, dell’omosessualismo …

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Dal crocifisso reggicalze al crocifisso usato come chiusura della borsetta da sera

E dopo quattro decenni di devastazione ecco infine giungere al golpe supremo l’esercito di coloro che Leonardo Sciascia soleva definire come gli uomini, i mezz’uomini, gli … ma facciamola enunciare direttamente a Sciascia la sua mitica classificazione, senza indurre un prete a sporcarsi più di tanto la bocca:

«Io ho una certa pratica del mondo; e quella che diciamo l’umanità, e ci riempiamo la bocca a dire umanità, bella parola piena di vento, la divido in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i (con rispetto parlando) pigliainculo e i quaquaraquà … Pochissimi gli uomini; i mezz’uomini pochi, ché mi contenterei l’umanità si fermasse ai mezz’uomini … E invece no, scende ancor più giù, agli ominicchi: che sono come i bambini che si credono grandi, scimmie che fanno le stesse mosse dei grandi… E ancora più giù: i pigliainculo, che vanno diventando un esercito … E infine i quaquaraquà: che dovrebbero vivere come le anatre nelle pozzanghere, ché la loro vita non ha più senso e più espressione di quella delle anatre … Lei, anche se mi inchioderà su queste carte come un Cristo, lei è un uomo … »

[don Mariano Arena al capitano Bellodi – dall’opera Il giorno della civetta]

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Madonna durante una delle sue varie performance con il crocifisso impugnato come una pistola erotica

Questo è l’ambito sociale, ecclesiale ed ecclesiastico nel quale nasce, cresce, studia e si forma Cristina Scuccia, nata a Comiso, nel ragusano, nelle splendide zone della Sicilia Sud Orientale, trasferitasi poi da suora a Milano. Chi dunque crede che il problema sia Suor Cristina, sbaglia. Il problema è una Chiesa particolare non più in grado di esprimere un corretto sentire, pensare e vivere cattolico; che non contenta di questo elimina alla radice come problema o come autentico attentato di lesa maestà tutto ciò che invece è vivere cattolico, sentire cattolico e pensare teologico cattolico, con tutta la logica e coerente pastoralità che da ciò ne consegue.

Suor Cristina è dunque il naturale risultato della cultura dei gattopardi, il naturale risultato di generazioni di preti che hanno confuso la modernità con le eresie moderniste; che da quattro decenni ignorano ormai la teologia dei grandi Padri della Chiesa e che grazie alla venefica scuola di certi maestri ti rispondono che non hanno mai studiato la metafisica di San Tommaso d’Aquino perché nel corso delle prime lezioni presso lo studio teologico gli hanno spiegato che ormai è superato, giungendo infine al sacerdozio dopo essere stati formati su testi di teologi non cattolici d’area tedesca e dopo essere stati infarciti di hegelismo nel corso di studi filosofici e teologici ridotti talora a una penosa farsa, dove sono offerti come unici e soprattutto indiscutibili punti di riferimento — oltre ai divi Hegel e Rahner —, autori come Schillebeeckx, Teilhard de Chardin, Cox, Heidegger, Schleiermacher, Kierkegaard, Barth, Bohnöffer, Bultmann, Moltmann, Cullmann, Lutero, Loisy, Freud, Cartesio, Kant,  Gentile …

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Madonna col crocifisso reggi-stivale

Il problema di Suor Cristina è molto più complesso, se analizzato in un’ottica socio-ecclesiale siciliana e usando come pertinente metro di lettura due geni letterari: il Tomasi di Lampedusa e lo Sciascia. Pertanto bisogna far notare — cosa che faccio notare alla Congregazione per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica — che Suor Cristina appartiene a una  congregazione religiosa per la quale la Santa Sede dovrebbe forse procedere quanto prima con una adeguata visita apostolica, se i suoi organismi competenti non fossero troppo impegnati con altre congregazioni, che malgrado certi loro problemi interni, in ogni caso hanno sempre cantato le lodi a Dio e alla Madonna Madre di Dio, non alla Madonna-Ciccone.

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Madonna durante uno dei suoi spettacoli blasfemi dal vivo

Questa stessa congregazione di suore, nel cuore della Città greca di Siracusa non ha trovato di meglio da fare che mutare due proprie ex case di formazione in alberghi, una addirittura in Beauty Farm [vedere qui], gestita direttamente da suore ormai trasformate da vergini consacrate in imprenditrici, prive di vita comune e di senso di vita religiosa. Una lussuosa beauty farm a quattro stelle e passa camuffata a livello amministrativo da “casa per ferie” alla quale è stato dato il nome di “Casa di Maria”, con spirito non meno blasfemo rispetto a quello della loro giovane consorella che canta un irriverente inno a doppio senso sulla verginità lanciato da una cantante che s’è rinominata Madonna in palese vilipendio della Mater Dei.

Suor Cristina è solo la punta visibile di uno stato di degrado e di decadenza della vita religiosa di questa congregazione per la quale urgono adeguati provvedimenti. Da una parte abbiamo infatti le orsoline della Sacra Famiglia che ospitano nella propria lussuosa e costosa beauty farm dei ricchi settantenni che vanno a farsi un po’ di relax con la loro diletta nipotina di 25 anni, senza che alcuna pia suora si sogni certamente di chiedergli il certificato di matrimonio o di negare a tale deliziosa coppia una camera matrimoniale; dall’altra l’emblema della nuova generazione di loro suore che canta le canzoni di quella notoria satanassa della pop star Madonna, anziché sgranare santi rosari di riparazione alla Beata Vergine Maria. L’esperienza e la sensibilità sacerdotale mi insegnano che questa suora non è destinata a rimanere nella vita religiosa e che sarà infine fagocitata dal mondo dello spettacolo, per avere contatto col quale un presbitero, un religioso e una religiosa devono avere una maturità e una solidità di fede che li ponga al riparo da certi pericoli. Mi auguro e le auguro che Suor Cristina non faccia la fine di Suor Sorriso [crf. qui] e che torni serenamente alla vita secolare, come in un futuro più o meno vicino sarà.

 

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Mickey Rourke e Kim Basinger. nel film Nove settimane e mezzo

Se nulla fosse fatto dagli organismi della Santa Sede competenti per le religiose, in tal caso io potrei sentirmi anche legittimato a offrirmi a un regista di video clips per girare nuovamente la colonna sonora del film Nove settimane e mezzo [vedere qui], dove Kim Basinger abbozzava un innocente spogliarello che oggi potrebbe essere proiettato senza problema nei cinema parrocchiali, tanto risulterà  castigato se messo a confronto con le immagini veramente indecenti che ci vengono propinate ai giorni nostri. E nel video farò il ruolo che in quella pellicola faceva il giovane Mickey Rourke in quei lontani anni Ottanta.

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Può essere che dinanzi a quel video il mio santo vescovo cada svenuto a terra con la segretaria che corre a rianimarlo coi sali e col robusto vicario generale diocesano che lo solleva dal pavimento? Non è detto, perché potrebbe essere che il mio santo vescovo e il robusto vicario generale diocesano, essendo entrambi uomini forgiati da grande esperienza pastorale, sul mio video clip se la ridano di gusto dicendosi in privato l’uno con l’altro: «In fondo, vista e considerata Suor Cristina, anche noi preti abbiamo pur diritto alla nostra parte!», compreso dire ciò che pensiamo riguardo a questa cultura di decadenza, di relativismo e di metodica distruzione della teologia cattolica e della pastorale.

dall’Isola di Patmos, 24 ottobre 2014

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