Sull’andamento della Chiesa terrena: «Non scoraggiamoci, ma non illudiamoci!»

La penna d’oca di Carlo Magno

 

 

 

SULL’ANDAMENTO DELLA CHIESA TERRENA: «NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI!»

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La crisi che drammaticamente si acutizza e aggrava nella Chiesa Cattolica non è una semplice e grottesca commedia di decine di finocchie rapaci e predatrici di adolescenti, nel peggiore dei casi, e di omosessuali ordinati al Santo Servizio di Dio e del Suo Popolo Santo, ma che nel loro dis-ordine esistenziale e comportamentale ben poco e ancor meno meritevole servizio hanno reso, in primis, alla loro anima, a Dio e alla Santa Chiesa […]

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Autore
Carlo Magno *

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«Non scoraggiamoci, ma non illudiamoci!». Fu questo il consolante incoraggiamento e, insieme il drammatico ammonimento che Agostino, Santo Vescovo e Dottore della Chiesa, rivolse in un suo celebre sermone ai cristiani di Ippona: «Non scoraggiamoci, un ladrone fu salvato! Non illudiamoci, un ladrone fu dannato!» [Sermo 232, 16]. Quindi salvezza e dannazione! Tertium non datur!

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In tempi di effimera e oppiacea “misericordia”, che appare sempre più nitidamente  come sinonimo di apostasia dal deposito della fede, dove non ci si affida più penitenti e confidenti all’infinito Amore che solo può il Sommo Amore.

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«Re celeste, Consolatore, Spirito della verità, ovunque presente e che tutto ricolma, scrigno dei beni e dispensatore di vita “, dinnanzi al quale invocare: “Trascura le mie iniquità, o Signore nato da una Vergine, e purifica il mio cuore, facendone un tempio del tuo corpo e del tuo sangue purissimo, non rigettarmi davanti al tuo volto, tu la cui misericordia non ha misura. Come oserò, io indegno, di avvicinarmi a te con coloro che ne sono degni, il mio vestito mi tradirà, perché non è un abito adatto a un convito di nozze, e attirerà una sentenza di condanna alla mia anima molto peccatrice. Signore, purifica la mia anima dalle sue sozzure, e salvami, quale amico degli uomini” [Divina Liturgia di San Giovanni Crisostomo, Tropari 5 e 6 del sabato sera].

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Viviamo in tempi nei quali si è confuso «l’avere Misericordia che appartiene propriamente a Dio», e dimentichi  che  Misericordia è il predicato stesso di Dio [cfr. Sant’Ireneo, Epistola 60]. Tempi segnati da un penoso compiacimento per fragilità e peccati, che invece d’essere combattuti e vinti, sono sic et simpliciter derubricati, dal nuovo e auto-proclamato salvator mundi di una presunta nuova chiesa delle periferie esistenziali. Un «ospedale da campo», dove l’Archiatra balbettante non osa neppure davanti a scandali fragorosi e nefasti, pronunciare il nome proprio del peccato, per non turbare il ricettario del politicamente corretto, del religiosamente corretto e dell’eroticamente corretto. Un «ospedale da campo» da cui, però, il vero Medico delle anime e dei corpi [cfr. Luca 5, 31-32] è stato, in realtà, cacciato, avendo Egli il pessimo vizio di diagnosticare il male e, persino, l’ardire d’indicarne la terapia.

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«Lungi da me, satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!» [Matteo 16, 23]; «Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta! Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!» [Matteo 23, 37-39].

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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La crisi che drammaticamente si acutizza e aggrava nella Chiesa Cattolica non è una semplice e grottesca commedia di decine di finocchie rapaci e predatrici di adolescenti, nel peggiore dei casi, e di omosessuali ordinati al Santo Servizio di Dio e del Suo Popolo Santo, ma che nel loro dis-ordine esistenziale e comportamentale ben poco e ancor meno meritevole servizio hanno reso, in primis, alla loro anima, a Dio e alla Santa Chiesa. Se così fosse, basterebbe al buon e Santo Popolo di Dio munirsi di ramazze, e nei casi più gravi anche di badili, o come invocano ormai a gran voce i sempre più numerosi cattolici statunitensi tenere ben sigillati i portamonete e svuotare le cassette dell’elemosine.

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Ben più grave e lacerante è lo stato attuale della Santa Chiesa di Dio, la cui crisi non si misura col metro dei presenti nelle chiese persino nel Giorno del Signore né coll’ammontare delle offerte. Le vere ragioni della crisi sono in una drammatica apostasia diffusa, propagandata, supinamente subita e non combattuta a ogni livello da troppo tempo; talora, persino mascherata e accettata come nuovo verbo di una nuova chiesa, ma che specialmente negli ultimi cinque anni ha accelerato e intensificato a dismisura la sua corsa, la sua bieca propaganda, il suo nefasto ardire e il suo letale impatto.

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Per impudico auto-compiacimento e malsano masochismo ci si è compiaciuti e beati del nichilismo imperante; si è applaudito al totalitarismo del pensiero debole, con i suoi canoni comportamentali non solo a-cristiani ma, persino, anti-cristiani e, soprattutto, anti-cattolici. Si è fatto a gara a “non giudicare”, non più solo il peccatore, ma anche il peccato; non certo per misericordiosa e sincera attitudine spirituale, ma per puro compiacimento d’auto-realizzazione mondana e per farsi accettare e amare dal mondo, dimentichi che:

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«Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» [Giovanni 15,  18-19].

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Fra i Servi di Dio, e proprio a partire dal Servo dei Servi, si è infine giocato e si gioca a scimmiottare le nuove rock-star della società aperta, liquida, afflitta da una bulimia  senza scopo, nella quale tutto è relativo alla coscienza individuale e niente più è percepito come collettiva appartenenza al Mistero e sua essenziale condivisione. Una società, come scriveva Zygmunt Bauman, dove il cambiamento è l’unica cosa permanente e che l’incertezza è l’unica certezza [cfr. Zygmunt Bauman – Leonidas Donskis, Moral Blindness: The Loss of Sensitivity in Liquid Modernity, 2003].

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Che fare, dunque di una Chiesa Cattolica che proclama: «abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» [Giovanni 16, 33], se non liquidarla, una volta e per sempre? Meglio ancora se la sua “liquefazione” avverrà per moto centrifugo e con solenne benedizione della Sua gerarchia! Ancor più, dai Suoi Pastori si gioca a minimizzare e, persino, ridicolizzare due millenni di riflessione filosofica e teologica, fatta non in segreti conciliabili di selezionati cardinali, ma nutrita di contemplazione e preghiera e fortificata dai milioni di martiri che l’hanno irrorata del sangue dai loro patiboli.

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Più che inginocchiarsi a Colui che «è stato esaltato e ha ricevuto un nome che al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra» [Filippesi 2, 9-10]; si è preferito e si sta ancora ostinatamente preferendo prostrarsi al politicamente corretto, al religiosamente corretto, all’eroticamente corretto, al sociologicamente corretto e ancor di più a tutto ciò che di irrazionale è, ma che non si può denunciare come tale per non dispiacere i veri padroni del caos, e goderne così la loro protezione mediatica.

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Più che rallegrarsi perché «i nostri nomi sono scritti in cielo» e per questo a chi crede è stato dato il potere «di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico» [Luca 10, 19-20]; si preferisce compiacersi perché qualche Pastore sfonda il video, o frequenta il bel mondo glamour del Metropolitan Museum di New York [Ndr. QUI] o  si affatica in opere di carità o pranza coi poveri, naturalmente sotto l’occhio vigile e attento di cameramen e giornalisti.

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Dietrich Bonhoeffer — senza entrare nel merito del suo complesso pensiero teologico — fu un teologo e pastore protestante che menò fino alla fine un duplice combattimento in nome della Fede. Contro la Comunità Protestante tedesca totalmente plagiata e asservita a quello Zeitgeist del politicamente corretto dominante del suo tempo, che nient’altro era che il Nazionalsocialismo. Persino, come ormai provano con certezza i documenti tedeschi de-secretati della Seconda Guerra Mondiale, contro il Nazismo stesso e contro il suo Fuhrer supremo, Aldolf Hitler, partecipando al complotto del fallito attentato del 20 luglio 1944. Per questo fu impiccato nudo dai nazisti nel campo di concentramento di Flossenburg all’alba del 9 aprile 1945, ed oggi, universalmente celebrato come martire della fede e della libertà contro una delle peggiori tirannidi dell’Europa moderna.

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In un suo celebre scritto del 1937, Bonhoeffer scriveva con profetica precognizione dei rischi mortali che, allora, correva la Comunità Protestante tedesca abbracciando biecamente il politicamente e il religiosamente corretto del suo tempo. Le medesime parole dovrebbero, oggi, servire per far rinsavire una Chiesa Cattolica su cui  incombe al presente un altrettanto Zeitgeist della nostra era non meno infetto,  fetido, pestifero, totalitario e, infine, esiziale che aleggiava nell’aria torbida del Terzo Reich.

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«La grazia a buon prezzo è il nemico mortale della nostra chie­sa. Noi oggi lottiamo per la grazia a caro prezzo. Grazia a buon prezzo è annunzio del perdono senza pentimento, è battesimo senza disciplina di comunità, è santa Cena senza confes­sione dei peccati, è assoluzione senza confessione personale. Grazia a buon prezzo è grazia senza che si segua Cristo, grazia senza Croce, grazia senza il Cristo vivente, incarnato» [Dietrich Bonhoeffer, Nachfolge, 2007, p. 24].

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Dovremmo allora domandarci: come mai vescovi e teologi cattolici che amano citare Bonhoeffer, o che cercano di citare questo illustre pensatore protestante ma non cattolico, sempre rigorosamente omettono di cogliere ciò che della sua acuta riflessione dovrebbe, oggi, far riflettere anche la Chiesa Cattolica?

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI!

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L’abbiamo messo nel conto fin dal giorno del nostro Santo Battesimo: «Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia» [Giovanni 15, 19].

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Dall’alto dei loro seggi, potranno sempre schernirci come «cani selvaggi» cui opporre «miti silenzi», apparentemente ma viscidamente umili e francescani, invece oltremodo meschini effluvi e rutti di rabbia contro chi non si sottomette «al regno di questo mondo», che sempre presuppone potere e ricchezza! Potere e ricchezza di questo mondo, al quale tutto si svende pur di potere e possedere: i corpi, le anime, i cuori, le angosce, le speranze, e gli stessi frutti di grazia che sempre la Potenza del vero e  unico Salvator Mundi suscita nel Santo Popolo di Dio.

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Nella loro fiammante porpora, di fronte a uno scandalo sempre più montante, potranno sviarci dicendoci che ben altra agenda occupa la nuova pastorale misericordiante: «Il Papa ha un’agenda più vasta: la salvaguardia dell’ambienti, i migranti, …»? [Cfr. Cardinale Blase Cupich, intervista NBCC Chicago, 28 agosto 2018]. Fors’anche per farci dimenticare, ma ce ne guardiamo bene, che anche loro sono proprio fra i tanti nipotini di Uncle Ted: quelli che sono stati i più generosamente beneficati di potere e possesso in questi ultimi cinque anni.

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Per cercare di capire quanto sta avvenendo nella Santa Chiesa di Dio, nella sua dimensione storico-temporale, ancora una volta sarà bene ricorrere a Sant’Agostino. Commentando il Salmo 55, il Vescovo d’Ippona scriveva:

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«Se dovessimo entrare in una casa, osserveremmo la scritta che sta sul frontone per sapere di chi sia e da chi sia abitata. Così facendo, eviteremmo di entrare inopportunamente là dove non avremmo dovuto o di tornare indietro per timidezza quando invece fosse necessario procedere oltre» [Sant’Agostino, Enarratio in Psalmum 55, I,1].

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La casa cui si riferisce Sant’Agostino è nient’altro che la Santa Chiesa di Cristo, il cui titulum risplende sulla sua architrave e dimora indissolubilmente radicato nelle sue stesse mistiche fondamenta:

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«C’è una pietra su cui la casa trova solidità per le sue fondamenta, tanto da non temere la furia della tempesta. I fiumi — dice — si rovesciarono su quella casa, ed essa non cadde perché era fondata sopra la pietra. Orbene questa pietra è Cristo. E sotto il nome di David è raffigurato Cristo, del quale è stato detto: Egli nacque dalla discendenza di David secondo la carne» [Ibidem, I,3-4].

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Se lo stesso Cristo ne è il fondamento perché allora questa Santa Casa, più e più volte nella Storia umana e ai nostri giorni di nuovo, appare scossa al suo interno e diroccata nelle sue colonne portanti? Agostino, pure, sembra porsi questa domanda quando aggiunge:

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«Ma, siccome in un altro salmo sta scritto: Non manomettere l’iscrizione del titolo, Pilato rispose: Ciò che ho scritto, ho scritto. Come se dicesse: Non voglio alterare la verità, anche se voi preferite il falso. Orbene, poiché i giudei si sdegnarono e insistevano nella perversione dicendo: Noi non abbiamo altro re che Cesare, per questo si sono allontanati dai santi: proprio perché trovarono scandalo nel titolo. Si avvicinino ai santi! Si uniscano ai santi che riconoscono come re Cristo e desiderano possederlo. Siano, invece, allontanati dai santi coloro che, contraddicendo al titolo, hanno respinto Dio come re e hanno scelto come re un uomo» [Ibidem, II, 6-7].

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Sradicare il male, nella Santa Chiesa di Dio che  ormai non più «da qualche fessura» entra come «fumo di Satana nel tempio di Dio» [Paolo VI, Omelia, 29 giugno 1972], ma da porte e finestre spalancate da servili e reprobi ostiari richiede ai nostri giorni le stesso coraggio del Beato Antonio Rosmini, che non disdegnò indicare per nome e cognome le Cinque Piaghe della Santa Chiesa, che forse — nel frattempo — sono divenute ben più di cinque.

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Prima Piaga.

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L’arrendevolezza e l’asservimento della gerarchia ecclesiastica allo spirito del tempo e alla neo-ideologia totalitaria imperante. Il clero del Santo Popolo di Dio sembra aver dimenticato che il solo titulum che contraddistingue la Santa Chiesa di Dio è Cristo, pienezza della Rivelazione di Dio Uno e Trino, venuto e che verrà come segno di contraddizione: «Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione» [Luca 2, 34].

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Il Padrone della Casa è stato costituito da Dio stesso come seméion antilegómenon: come il segno e il titulum di Colui che è antitetico al discorso corrente:

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«Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera: e i nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa» [Matteo 10, 34-36].

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La Chiesa stessa o è seméion antilegómenon o abiura non tanto se stessa ma Cristo stesso e il suo Mistero di Redenzione e Salvezza!

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L’accettazione supina e subdola del Zeitgeist contemporaneo, cui — non il Santo Popolo di Dio — ma la gerarchia cattolica annuisce, con cui amoreggia compiacente, dal quale vilmente non si distingue, che spesso spudoratamente vezzeggia, le cui perfide menzogne incautamente non solo accoglie ma si prodiga a diffondere, è il vero legómenon contro cui la Santa Chiesa di Dio, anche oggi, è chiamata a essere antilegómenon sulla certezza di quella Pietra Scartata e divenuta testata d’angolo. «Che cos’è dunque ciò che è scritto: La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata testata d’angolo? Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà» [Luca 20, 17-18]. Per il Santo Popolo di Dio è venuto il tempo con determinazione di «guardarsi dal lievito» dei contemporanei farisei e con  umile coraggio di gridare dai tetti perché «non c’è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto» [Luca 12, 2].

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Come non ricordare le parole, mai di più grande attualità quanto oggi, del Cardinale Joseph Ratzinger alla vigilia della sua elezione al Soglio di Pietro?

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«Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare “qua e là da qualsiasi vento di dottrina”, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. É lui la misura del vero umanesimo. “Adulta” non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo. É quest’amicizia che ci apre a tutto ciò che è buono e ci dona il criterio per discernere tra vero e falso, tra inganno e verità» [Omelia in Missa pro Eligendo Pontifice, 18 aprile 2005].

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Seconda Piaga. La rinuncia a difendere la Verità antropologica.

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La Santa Chiesa di Dio, in ogni campo, ha cercato — sull’esempio di Cristo il cui giogo è dolce e il cui carico è leggero (cfr. Matteo 11, 30) — di accompagnare ed educare alla luce di una Verità che consacra il mistero dell’uomo e la complessità del mondo: «Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità» [Giovanni, 17, 17-19].

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La Verità, prima ancora di essere un principio gnoseologico, ne è uno di carattere ontologico. Di questo principio nei secoli si è nutrita l’antropologia cristiana e cattolica, in particolare. Di fronte, al diffondersi rabbioso e inquietante delle ideologie totalitarie del gender, del nuovo nazi-fascismo LGBTQI+, e dell’impostura neo-dionisiaca del poli-amore, la Santa Chiesa di Dio ha per quieto vivere rinunciato a essere Mater et Magistra.

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Non ha saputo e non vuole vedere che qui in gioco non c’è una semplice eresia, ma l’assoluta comprensione dell’uomo creato da Dio! Qui non è in gioco un semplice scisma, ma l’inizio di un nuovo Totalitarismo pagano e criminale. Qui è in gioco l’umanità stessa e il suo futuro! Altro che ambiente e migranti! C’è ben poco da rallegrarsi! Se, persino, un filosofo della nuova sinistra hegeliana scrive:

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«In ogni caso il nuovo ordine mondiale mira a distruggere tutto ciò che non è affine al mercato. L’amore e la famiglia sono la prima forma di resistenza rispetto al mercato e al capitalismo deregolamentato. L’amore mira a durare in eterno e perché è altruistico e donativo, sottratto a ogni logica del calcolo e della crescita» [cfr. Diego Fusaro, Il nuovo ordine erotico. Elogio dell’amore e della famiglia, 2018, presentazione in: Affari Italiani, 13 settembre 2018].

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E prosegue nel denunciare giustamente:

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«L’eroticamente corretto come: la variante erotica e sentimentale del politicamente corretto. È tutto ciò che in qualche modo garantisce il nuovo ordine erotico e diffama ciò che non gli è affine. Sul piano politico tutto ciò che non è affine al nuovo ordine mondiale viene diffamato come fascista, populista, stalinista. Nell’ambito erotico invece viene diffamato come omofobo, reazionario, premoderno. Nella neolingua [Ndr. QUI], eroticamente corretto è una sorta di catechesi mondialista che impone un adattamento cosmopolita ai costumi del nuovo ordine erotico che dissolve la famiglia e il modello eterosessuale imponendo una specie di gay pride permanente con ridicolizzazione di tutto ciò che è connesso ai valori proletari e borghesi della famiglia etica. Il gay pride non è volto a difendere i diritti, sacrosanti tra l’altro, degli omosessuali ma a distruggere e ridicolizzare il vecchio modello familiare» [Ibidem].

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Ci sfugge, forse, che non uno dei Pastori del Santo Popolo di Dio abbia il coraggioso ardire di osare la verità per non essere tacciato di “giudicante”? Ci sfugge, fors’anche, che al contrario tanti Pastori si divertono a giocare col fuoco sui temi che possono implicare prima di tutto la mera salvezza antropologica delle future generazioni, ben al di là della loro appartenenza religiosa? Ci sfugge, forse e infine, l’ammonimento: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete» [Matteo 7,15-16]? E la messe dei loro frutti ben si vede in una fede resa stupidario dei luoghi comuni!

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Terza Piaga. Il mito e la retorica della Chiesa Povera.

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La tanta declamata Chiesa Povera, forse, mai prima d’oggi è stata tanto avida di denaro e potere. Le vicende che coinvolgono influenti cardinali e vescovi tedeschi e quelle che, infine, coinvolgono il deposto Cardinale Edgar McCarry e dei suoi non-deposti ma promossi “nipotini” molto hanno a che fare, per complicità cercate e immunità concesse, con scabrose vicende di finanziamenti cercati e bramati, concessi o rifiutati. Insieme, molte altre sono facilmente spiegabili con un sapienziale suggerimento: Cherchez l’argent!

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Gli araldi di questa neo-chiesa poverella, non a caso, sono due cardinali tedeschi: Walter Kasper e Reinhard Marx che di povero hanno solo quel che resta della morente Chiesa Cattolica tedesca e di ricco, invece, gli enormi proventi della Kirchensteuer: la tassa del nove per cento che i tedeschi cattolici devono pagare sul reddito lordo per essere ancora considerati tali. Una tassa che alla Chiesa Cattolica di Germania, già ricchissima di proprietà immobiliari e di quote societarie di primarie multinazionali, frutta all’incirca attorno ai dieci miliardi di euro all’anno.

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A Monaco e a Berlino si può prescindere da tutto l’arrugginito armamentario dei dogmi e della morale; si può prescindere dalla stessa fede per essere ammessi all’Eucarestia. Dal pagare no; questo, poi, mai! E per questo, dal 2012, i poverelli vescovi tedeschi hanno comminato la scomunica latæ sentantiæ con l’esclusione dai Sacramenti, dal funerale cattolico e da ogni altra attività ecclesiale a chi non paga. E tutto ciò con misericordiante uso del Diritto Canonico.

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Messe LGBTQI+, invece, sono benvenute; benedizioni di coppie omosessuali pure; Comunione Eucaristica ai protestanti altrettanto. Tutto e discutibile e discusso in nome della misericordiante accoglienza; purché paghi! Quindi dopo i copriletti si alzeranno anche i conti correnti, e scopriremo che certi tipi di attività sessuali hanno sempre come contraltare generose elargizioni finanziarie generosamente largite e vilmente accettate.

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Un giorno, forse, scopriremo quanto certi flussi finanziari hanno e stanno condizionando l’intera Santa Chiesa di Dio e il Papato. E sarà un Dies Iræ Dies Illa!

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Quarta Piaga. La neo-Chiesa dei Poveri.

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La tanto declamata Chiesa dei Poveri è, invece, caduta nella trappola di un tragico neo-temporalismo che sta sostituendo la Suprema Legge della Chiesa di Cristo: la salus animarum. Per quest’ultime — le anime —, tutto si è ridotto a una questione di personale coscienza nel giudizio fra il bene e il male, a una casistica del peggior moralismo ecclesiastico. Nell’ordine temporale, invece, si proclamano certezze indiscutibili, linee guida inflessibili, veri e propri manifesti politici, che se non fatti propri e applicati ciecamente provocano l’ibseniana iattura di essere additati a “Nemico del Popolo”, se non allo stesso Belzebù.

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«I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me» [Giovanni 12, 8]; e questo richiamo del Salvatore non a caso era rivolto a Giuda Iscariota, il Traditore, che si premura Giovanni di precisare: «Questo egli disse non perché gl’importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro» [Giovanni 12, 6]. I poveri sono, in questi anni, diventati quasi un brand pubblicitario che, Pastori e Prelati, usano a piacimento come mezzo di auto-promozione, ovviamente, con discrezione evangelica, a beneficio delle telecamere.

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Nella Santa Chiesa di Dio è tutto un delirante correre a procurarsi poveri, immigrati, e ogni categoria di umana miseria da esibire come biglietto di sollecita appartenenza alla neo-chiesa e da questa, ovviamente, riceverne prebende o onori. Si occulta la Croce del Cristo per esibire come nuovo trofeo le croci del mondo! Ben strano che al lassismo morale corrisponda l’oltranzismo politico, della neo-Chiesa Povera e dei Poveri, dimentica che quella morale, spirituale, intellettuale o addirittura la stessa ignoranza di essere così poveri da non conoscere il Verbo di Dio siano delle povertà assai più misere di quella materiale.

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Quinta Piaga. La neo-papolatria a ricerca di mercato.

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Il Santo Popolo di Dio ha sempre amato e immensamente onorato i suoi Pastori. Non ha, però, mai avuto bisogno di SuperPope, SuperCardinal o SuperBishop. La Santa Chiesa di Dio ha sempre avuto bisogno di conservare salda la fede, nella sua nobile interezza e nella sua obbediente osservanza. «Ubi Petrus, ibi et Ecclesia», esclamava Sant’Ambrogio [Expositio in Psalmos, 40], il quale faceva eco a Sant’Ireno che osservava: «Ubi Christus, ibi et Ecclesia» [Smirnesi, 8, 2].

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Sconcerta osservare come il Successore di quel Pietro, inchiodato anche lui a una croce come il Divino Maestro, ami essere pop e rock al contempo da piegare ogni testo della Scrittura al suo personalissimo messaggio propagandistico; da disprezzare così grandemente il Santo Popolo di Dio e preferirgli di gran lungo un neo-Pueblo mitico; e alla salvezza delle anime optare di gran lunga per un’improbabile salvezza dei corpi. Se qualcuno pretende di sviare sospetti e ragioni parlando di «clericalismo o elitismo» — forse confondendolo con l’etilismo — oggi più che mai è tempo di denunciare una nuova e ancor più pervicace forma di papolatria che inneggia non tanto all’Ufficio Petrino, come costituto da Cristo e della Tradizione, ma l’attuale occupante dell’Ufficio, insieme ai caudatari servili e ai meschini sicofanti di cui si circonda.     

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Sesta Piaga. L’abuso del potere ecclesiastico.

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Il legittimo esercizio del munus gubernandi nella Santa Chiesa di Dio non si è mai ispirato al Fuhrerprinzip né al decalogo de Las Leyes del Jefe. Nella sua Storia la Santa Chiesa di Dio ha sviluppato consuetudini, prassi, norme e procedimenti che, pur assicurando l’indivisibile unitarietà del depositum fidei, fossero in grado di accogliere sensibilità, doni, spiritualità e carismi i più  diversi. Negli ultimi cinque anni, la Legge del Taglione si è abbattuta su chiunque, laico o chierico, non si chinasse plaudente.

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C’è nell’attuale gestione della Santa Chiesa di Dio un tale di tasso di paura e timore, che in gran parte dei Vescovi e del Clero il livello di emulazione del grande capo, più per timore di ritorsioni che per convincimento, ha raggiunto livelli di vero e proprio inquinamento ambientale. Questa sola, forse, la grande catastrofe climatica che affligge la Santa Chiesa di Dio!

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Ormai è impossibile entrare in una Chiesa senza ascoltare Pastori servili scimmiottare il “Capo”, come lo chiamano i suoi confidenti; partecipare a una liturgia, senza dover ascoltare testi liturgici — e in particolare nella Preghiera Universale — veri e propri manifesti sociologici; prender parte alla Santa e Divina Liturgia senza subire l’umiliazione di una sciatteria e banalità, che l’attuale Pontificato ha reso Regula Aurea. L’abuso è quotidiano, sfacciato, prepotente, aggressivo e violento, dalla catechesi alla predicazione, dalla Liturgia alle dichiarazioni pubbliche!

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Settima Piaga. L’attentato al sensus fidei omnium fidelium.

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Si chiede ancora il grande Vescovo d’Ippona e Dottore della Chiesa Universale:

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«Che voti farete? che voti adempirete? Offrirete, forse, quegli animali che venivano offerti una volta sugli altari? Nulla di tutto questo! Devi trovare in te stesso la materia del voto che pronunzi e manterrai. Dallo scrigno del cuore offri l’incenso della lode; dal segreto della buona coscienza offri il sacrificio della fede. Ciò che offri, brucialo con la fiamma della carità. Non manchino in te i sacrifici di lode, che tu prometti e mantieni a Dio» [Ibidem, XIX, 52].

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Nel debordante chiacchiericcio ecclesiastico dei nostri tempi abbondano le categorie sociologiche e sono scomparse quelle di un’educazione umile ma fervente alla vita di preghiera, alla pratica sacramentale di una Liturgia fervente e degna, di una vera pietà popolare, di un costante accrescimento di quel sensus fidei communis che è il vero e imprescindibile tesoro, custodito nei millenni dal Santo Popolo di Dio. Eppure questo sentire comune della fede è stato nei secoli la vera e sola grande difesa, anche i tempi bui e tumultuosi, nel preservare la Fede, nel nutrire la Speranza e nell’alimentare la Carità.

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Ora, proprio questo sensus fidei communis si vuole ingannare, confondere e indebolire, senza comprendere che con esso anche la Carità e l’amore per il prossimo, che la Santa Chiesa di Dio ha sempre praticato nei secoli e che l’ha sempre vista artefice d’imprese mirabili per i poveri di ogni povertà, spariranno come una città sotto il monte e una lucerna posta sotto il moggio [cfr. Matteo 5, 14-15].

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NON SCORAGGIAMOCI, MA NON ILLUDIAMOCI !

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Benché il suo corpo nudo sia stato appeso al cappio di un lurido patibolo del totalitarismo del secolo scorso, di fronte all’avanzare del nuovo totalitarismo ideologizzante e spudoratamente anti-cattolico, un martire protestante può forse ancora ammonirci e rincuorarci:

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«Grazia a caro prezzo è il tesoro nascosto nel campo, per amore del quale l’uomo va e vende tutto ciò che ha, con gioia; la perla preziosa, per il cui acquisto il commerciante dà tutti i suoi beni; la signoria di Cristo, per la quale l’uomo si cava l’occhio che lo scandalizza, la chiamata di Gesù Cristo che spinge il discepolo a lasciare le sue reti e a seguirlo. Grazia a caro prezzo è l’evangelo che si deve sempre di nuovo cercare, il dono che si deve sempre di nuovo chiedere, la porta alla quale si deve sempre di nuovo pic­chiare. È a caro prezzo perché ci chiama a seguire, è grazia, perché chiama a seguire Gesù Cristo; è a caro prezzo, perché l’uomo l’acquista al prezzo della propria vita, è grazia perché proprio in questo modo gli dona la vita; è cara perché condanna il peccato, è grazia perché giustifica il peccatore. La grazia è a caro prezzo soprattutto perché è costata molto a Dio; a Dio è costata la vita del suo Figliolo […]. È soprattutto grazia, perché Dio non ha ritenuto troppo caro il suo Figlio per riscattare la no­stra vita, ma lo ha dato per noi. Grazia cara è l’incarnazione di Dio» [Dietrich Bonhoeffer, o.c., p. 25].

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Questo è il vero Bonhoeffer, un protestante, che però i teologi cattolici amanti dell’ecumenismo e del Protestantesimo, o non hanno letto o volutamente hanno dimenticato.

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da Aquisgrana a L’Isola di Patmos, 18 Settembre 2018

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* Sotto lo pseudonimo di Carlo Magno si cela un battezzato cattolico, giurista, politologo, filosofo, esperto di relazioni internazionali e diplomatiche che per lunghi anni ha ricoperto numerosi alti uffici in importanti organizzazioni internazionali inter-governative.  

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