Quel modello di coerenza comunista di Vauro Senesi al quale ho narrato: «Prima io avrei protetto i comunisti ricercati dai fascisti, poi i fascisti ricercati dai comunisti»

— attualità ecclesiale —

QUEL MODELLO DI COERENZA COMUNISTA DI VAURO SENESI AL QUALE HO NARRATO: «PRIMA IO AVREI PROTETTO I COMUNISTI RICERCATI DAI FASCISTI, POI I FASCISTI RICERCATI DAI COMUNISTI»

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A Vauro, comunista sincero e coerente, calza a pennello un episodio narrato dai Santi Vangeli che deve sempre tenere all’erta tutti noi cattolici. Mi riferisco all’episodio che durante la trasmissione di Dritto e Rovescio ho ricordato in tono sorridente a Giuseppe Cruciani, rivolgendomi al quale ho detto: «Giuseppe, come il buon ladrone del Vangelo, rischia di rubarci il Paradiso a tutti quanti negli ultimi due minuti di vita». Restano quindi incomprensibili quanto insussistenti, le polemiche montate su Paolo Del Debbio e la conduzione stessa del programma.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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il vignettista satirico Vauro Senesi [per vedere il programma cliccare sull’immagine: 01:30]

Il celebre vignettista satirico Vauro e io non siamo intimoriti – anzi purtroppo non lo siamo proprio – dalle vignette stampate sopra i pacchetti di sigarette dai terroristi psicologici, che richiamano patologie tumorali e cardiovascolari, sino alle minacce urologiche: «Il fumo causa impotenza». Così, con Giuseppe Cruciani amante del sigaro ci siamo trovati un quieto angolo fuori dallo studio 11 della cittadella di Mediaset di Cologno Monzese per andare a fumare prima e dopo le dirette di Dritto e Rovescio.

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Padre Ariel S. Levi di Gualdo nella seconda parte della serata [per vedere la puntata cliccare sull’immagine a partire dalla seconda ora: 02:06]

Io andavo in onda nella seconda serata conclusiva e non ero in studio con Vauro, quando si è verificato il tafferuglio tra lui e un certo Brasile, carnevalesco borgataro il cui cervello pare sia al di sotto di quello dell’uomo e poco sopra quello della scimmia. Soggetti simili a una diretta sono sempre rischiosi, avendo la propensione a emettere rumori dalla bocca sotto forma di parole senza prima avere attivato il poco cervello che hanno. E siccome Brasile non parla né ragiona ma emette suoni sconnessi, ha finito con l’esprimersi male con la giornalista Francesca Fagnani presente in studio, alla quale ha detto «vieni (in borgata) che te lo faccio vedere io». Vauro ha dato così in escandescenze, all’incirca come detti in escandescenze io quando nella precedente puntata di giovedì 31 ottobre mi ritrovai dinanzi a degli “ex” sacerdoti cattolici che costituivano casi molto rari e al di là di ogni limite, non solo e non tanto perché omosessuali dichiarati, ma perché “felicemente” sposati con uomini.

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Le polemiche che dal giorno successivo sono state scatenate su Paolo Del Debbio che conduce il programma non stanno né in cielo né in terra. La registrazione televisiva è un documento che non lascia spazio a ragionevoli dubbi, circa il modo ineccepibile in cui egli ha condotto e gestito il tutto, credo proprio nel migliore dei modi.

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il dibattito tra la giornalista Francesca Fagnani e il borgataro Brasile

Ho sempre mal giudicato il nostro Paese che a distanza di otto decenni seguita a parlare di Fascismo e di anti-fascismo. Ciò impedisce di fare analisi lucide sul ventennio fascista, inserito in una storia europea molto complessa. Per analizzare il Fascismo italiano e il diverso fenomeno politico del Nazismo tedesco bisognerebbe partire dal periodo che precede la Prima Guerra Mondiale e analizzare poi quel che lo segue. Infatti, i presupposti per la nascita di quello che sarà il fenomeno diabolico del Nazismo, furono creati a Versailles al tavolo delle trattative di pace al termine della Prima Guerra Mondiale, dal quale la fiera e pericolosa Germania fu fatta alzare in piedi e liquidata in maniera a dir poco umiliante.

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il borgataro Brasile

Ritengo che parlare di nazi-fascismo sia scorretto come lo sarebbe abbinare Comunismo marxista e Liberal capitalismo. Si tratta di movimenti politici nati in tempi vicini ma diversi da popoli connotati da psicologie parecchio dissimili che producono storie distinte. Fascismo e Nazismo hanno in comune solo una cosa: sono movimenti popolari ispirati al Socialismo, si direbbe oggi movimenti di sinistra.

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Vauro e il borgataro Brasile

Reputo anacronistico che dei ventenni digiuni di storia parlino di Fascismo, anti-fascismo e lotte partigiane come fossimo nei giorni successivi al 25 luglio 1943. Esperienza che ho fatto anch’io in passato studiando in due università italiane a forte presenza comunista. Ricordo anche una disputa che sfiorò la rissa, quando discutendo su questioni di carattere storico-giuridico, uno studente tentò di togliermi parola strillandomi “fascista!”. Ebbene, posto che i figli non sono responsabili delle colpe dei padri, meno che mai dei nonni, dinanzi a tutti gli ricordai che suo nonno fu il podestà fascista di quella città e, mentre il suo avo ed i suoi sodali in camicia nera manganellavano i dissidenti al canto Duce, Duce, i miei erano tra i manganellati, non tra i manganellatori, avanti a tutti il mio bisnonno, condannato all’esilio nel 1927 dopo la promulgazione delle leggi fascistissime. Pertanto, una rappacificazione tra gli animi dei contemporanei e un sapiente procedere oltre senza rimanere imprigionati nel passato, sarebbe utile a molti, specie a certi italiani che potrebbero trovarsi costretti ad ammettere il genere di antenati che hanno avuto nei loro alberi genealogici, o in caso contrario sentirseli ricordare dai loro interlocutori. Meglio quindi lasciar riposare in pace fascisti e anti-fascisti, evitando in tal senso non pochi imbarazzi.

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il conduttore del programma Paolo Del Debbio riaccompagna Vauro al proprio posto

Nel corso del tempo ho mutato in parte opinione. Come dicevo infatti a Vauro durante le sigarette fuori onda: «Mi rendo conto che quando gli italiani cominciano ad avvertire paura, tendono a spostarsi verso le destre radicali. In parte perché hanno bisogno di sicurezze, in parte perché sperano che una figura forte dia loro quelle sicurezze che non riescono a trovare in sé stessi, mutandole poi nella forza di una sicurezza collettiva».

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La storia non è un’opinione, con buona pace di chi oggi vorrebbe riscrivere il passato a proprio ideologico uso e consumo presente. Sicché è necessario partire da un dato di fatto che nessuno può smentire: il Fascismo in Italia, il Nazismo in Germania, nascono dalla libera e determinata volontà degli elettori che si espressero attraverso le elezioni, non sono frutto di una rivoluzione, come avvenne nell’ex Impero Russo nel 1917. Poi, Fascismo e Nazismo, avuto il voto degli elettori attraverso il meccanismo delle libere elezioni, hanno fatto del suffragio popolare quel che sappiamo e ciò che di criminoso la storia documenta.

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il borgataro Brasile

Ponendo il tutto in questi termini comprendo i timori di Vauro, che a otto decenni dalla sua caduta parla di Fascismo e anti-fascismo mosso da una sua logica alla quale unisce un timore motivato dalla consapevolezza che le popolazioni d’Europa, quando si sentono insicure, tendono ad appoggiare certi movimenti o partiti. Questo nasce però a monte dalla incapacità dei partiti e dei governi liberali o socialisti di dare garanzie e sicurezze ai cittadini, proprio come accadde in Italia nel 1919 e nella Germania agli inizi del 1930.

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Vauro Senesi è un uomo sincero dotato di una qualità che nel nostro Paese di camaleonti e trasformisti è da sempre merce rara, oggi in modo particolare: la coerenza. Vauro merita stima e apprezzamento, perché è nato comunista ed ha vissuto la propria vita credendo negli ideali del Comunismo. E con sincera passione ti spiega perché a suo parere ritiene che tutt’oggi valga sempre la pena essere comunista.

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Lapide commemorativa dei dodici monaci certosini trucidati dai nazisti nel settembre 1944 alla Certosa di Farneta nella lucchesia

Beninteso sia: nel panorama europeo i comunisti italiani hanno avuto sempre precise connotazioni in rapporto alla cultura cattolica e al Cattolicesimo presente nel nostro Paese. Se infatti in Italia, specie nelle “regioni rosse”, i comunisti non avessero portato i figli a battezzare e non li avessero mandati al catechismo, negli asili delle suore e non pochi anche nelle scuole cattoliche, buona parte delle nostre istituzioni nelle zone del Lazio, della Toscana, delle Marche, dell’Umbria e dell’Emilia Romagna avrebbero potuto chiuder battenti. Io stesso, come tosco-romano nato nella bassa Maremma toscana da famiglia romana e vissuto tra Roma e le zone del grossetano, sono stato testimone e spettatore di episodi a volte esilaranti. Ricordo in modo sempre vivo quando un mio compagno di scuola, nel lontano 1976, mentre dallo stabile scolastico andavamo presso la vicina palestra toccò ferro e fece le corna al passaggio di un anziano sacerdote vestito con la sua veste nera e il saturno in testa. Era il figlio del responsabile di una popolosa sezione del Partito Comunista Italiano. Nel pomeriggio del giorno stesso suo padre, tenendolo per un braccio e mollandogli un calcio ogni dieci metri in modo ritmato e sincronizzato, lo portò presso gli alloggi del clero adiacenti la chiesa cattedrale, dove quest’anziano viveva, affinché domandasse scusa per il gesto irriverente compiuto verso il sacerdote. E qui va spiegato che quell’anziano sacerdote rischiò di essere fucilato dai tedeschi nel 1944 per aver prima nascosto, poi favorita la fuga di un gruppo di partigiani comunisti. E sarebbe stato fucilato sicuramente, se i due ufficiali al comando fossero stati protestanti affetti da antica romanofobia luterana, anziché bavaresi di religione cattolica che cedettero alle insistenti richieste del vescovo che in tono imperioso si presentò al comando dicendo: «Se prendete il mio prete, dovete prendere anche me con lui».

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monumento al presbitero lucchese Aldo Mei, ucciso dai nazisti all’età di 32 anni nel 1944 [vedere servizio QUI].

Nella stessa Italia dove oggi si parla perlopiù di preti pedofili e di preti gay, dei vari Don Euro purtroppo reali ed esistenti, di preti viziosi pizzicati nelle saune gay e via dicendo, quanti sono stati i preti italiani insigniti nel dopoguerra di alte onorificenze al valore civile per avere salvato persino intere popolazioni, durante l’occupazione tedesca del 1944? Paolo Del Debbio che è lucchese conosce certamente la vicenda del suo concittadino medaglia d’oro alla memoria al valore civile, Aldo Mei, un giovane sacerdote di trentadue anni al quale le S.S. fecero scavare la fossa sotto le mura di cinta della Città e poi lo fucilarono. Sempre nella lucchesia un plotone di esecuzione delle S.S. fucilò nel settembre del 1944 tutti i monaci certosini della Certosa di Farneta, colpevoli d’aver dato asilo e rifugio a partigiani. Limitatamente alla sola Toscana presa come esempio tra queste righe, ricordiamo che tra il 1943 e il 1946 sono stati uccisi 75 membri del clero secolare e regolare [si rimanda a questo servizio, QUI]. Nella sola Diocesi di Arezzo furono 34 i membri del clero secolare e regolare che persero la vita tra il 1943 e il 1946 [si rimanda a questo servizio, QUI]. Complessivamente, in tutta Italia, i preti che hanno seguito le stesse sorti nel corso di quegli anni ammontano a circa 480.

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un gruppo di sacerdoti uccisi dai partigiani comunisti tra il 1944 e il 1946 nella Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla

In certi contesti il prete diviene non solo una figura particolare, bensì figura ad alto rischio, perché non appartiene a una corrente o ideologia, men che mai al gruppo dei vincitori che si accaniscono sugli aguzzini finiti sconfitti. Il prete appartiene alla Chiesa madre e mediatrice di tutte le grazie, con una conseguenza paradossale: prima i preti sono stati bastonati dai fascisti per avere protetto i comunisti ricercati, poi fucilati nel triangolo rosso dell’Emilia Romagna dai comunisti per avere protetto i fascisti ricercati. Per il prete esiste l’uomo inteso come creatura creata a immagine e somiglianza di Dio. Nessuno di noi, dinanzi ad una vita umana in pericolo domanda l’appartenenza politica, previa sentenza data sulla appartenenza alla ideologia giusta o a quella sbagliata, perché dare patenti di morti giusti e morti ingiusti, di assassini buoni e assassini cattivi è molto difficile, oltre che parecchio pericoloso. Possiamo parlare di guerra giusta in quanto difensiva e di guerra ingiusta in quanto offensiva e aggressiva. Possiamo fare le dovute distinzioni tra la morte di esseri umani caduti durante azioni di legittima difesa, dove non era proprio possibile fare altrimenti, da quelle che sono state invece le uccisioni e le stragi compiute per inutile vendetta. Tra queste ultime rimangono particolarmente gravi quelle perpetrate dalle S.S. a danno delle vite di civili inermi, di cui rimane paradigma l’eccidio delle Fosse Ardeatine alla periferia di Roma, dove fu applicata la logica: dieci italiani uccisi per ogni tedesco morto. A siffatto scopo criminale furono rastrellati per le strade dei passanti a caso, poi uccisi. Oltre alle Fosse Ardeatine esistono però anche le Foibe di Istria e della Dalmazia, dove con ferocia non minore i partigiani comunisti uccisero dei civili inermi.

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nel ferrarese, nella cittadina di Argenta, il sacerdote Giovanni Minzoni fu il primo sacerdote ucciso dagli squadristi fascisti a bastonate nel 1923

Vauro possiede intelligenza e umana sensibilità per capire questo, perché è uomo storicamente colto e sa che negli stabili ecclesiastici furono nascosti i partigiani comunisti ricercati, allo stesso modo in cui furono nascosti anni dopo, negli stessi stabili, i fascisti in fuga dai partigiani comunisti. E quando le cose sono andate male, i preti sono stati uccisi a bastonate dai fascisti, poi fucilati dai nazisti, ed a seguire assassinati dai partigiani rossi. Nei conflitti bellici, soprattutto nelle guerre civili, la posizione della Chiesa e del clero è sempre difficile e ad alto rischio.

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Nella trasmissione di giovedì 7 novembre Vauro ha agito e reagito con la passione del comunista che per tutta la vita ha creduto in un ideale che per molti altri può essere opinabile e contestabile da un punto di vista storico e politico, ma senza nulla togliere alla buona fede, alla qualità umana e alla coerenza della persona che crede veramente e lealmente in ciò che crede.

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busto in onore del sacerdote Pasquino Borghi, fucilato dai fascisti nel 1944

A Vauro, comunista sincero e coerente, calza a pennello un episodio narrato dai Santi Vangeli che deve sempre tenere all’erta tutti noi cattolici. Mi riferisco all’episodio che durante la trasmissione ho ricordato in tono sorridente a Giuseppe Cruciani, rivolgendomi al quale ho detto: «Giuseppe, come il buon ladrone del Vangelo, rischia di rubarci il Paradiso a tutti quanti negli ultimi due minuti di vita» [cf. Lc 23, 39-43].

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In un modo o nell’altro la coerenza paga sempre, perché da sempre Dio è molto misericordioso verso chi ha errato in buona fede animato da sincera coerenza, molto severo sarà invece con tutti coloro che, come cortigiane impenitenti, hanno trascorsa la vita a saltare da un letto a un altro, cercando di volta in volta dei clienti paganti sempre più ricchi e generosi. Nessuno può imputare nulla del genere a Vauro Senesi, né a Giuseppe Cruciani, due persone leali e coerenti. Da sempre la Chiesa condanna il peccato, non il peccatore, verso il quale è da sempre accogliente, anche perché in caso contrario tradirebbe la missione che Cristo Dio le ha affidata tra gli uomini e per la salvezza degli uomini.

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dall’Isola di Patmos, 9 novembre 2019

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18 commenti
  1. Alden Feltz
    Alden Feltz dice:

    Quel modello di coerenza comunista di Vauro Senesi al quale ho narrato: «Prima io avrei protetto i comunisti ricercati dai fascisti, poi i fascisti ricercati dai comunisti»

  2. daouda
    daouda dice:

    Guardi don Ariel io sono romano, di periferia ma non borgata, e all’uopo secondo il suo meritevole esempio, potrei secondo altro punto di vista tessere l’elogio di tal “Brasile” che solo negli ultimi mesi ho scoperto esistere.

    Ora sappiamo tutti cosa disse Nostro Signore il Cristo, Gesù-Dio, a chi chiama stupido il suo fratello e non lo sto scrivendo come se non si potesse giudicare (cosa che certuni amano millantare) un dato di fatto.

    Non voglio quindi affatto spingerla a ritrattamento, né al ricercare cosa, in questo borgataro, ci sia stato di buono proprio nelle sue parole, oltre al di cosa si stesse alludendo(quell’inviata è rinomata per camuffare vicende criminali-borgatare e mafiose, ma forse è proprio la razza).

    Padre si risparmi dunque questi elogi, soprattutto a quel ruffiano di Cruciani, elogi che si capisce già cosa dovrebbero aiutarci giust’appunto a scorgere – come giustamente si commenta qui sotto ed appresso, ed approvo – ma non ho più dubbi che sia meglio la certosa all’ironia colta od al contenuto puntuale ben espresso, perché la situazione è peggio di come si crede.

    Stia attentissimissimo per piacere.

    “beato chi in Lui si rifugia” Amen.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Dire che una persona, alla prova provata dei fatti, non è intelligente, non è un’offesa né un insulto, ma una constatazione di fatto.
      Applicando poi la sua logica che di cristiano non ha proprio niente, corredata di citazioni del Vangelo fatte a sproposito, ne conseguirebbe che uomini come Shaul di Tarso (San Paolo Apostolo), Aurelio di Tagaste (Sant’Agostino), sino a giungere a San Giovanni di Dio e a Sant’Ignazio di Loyola, non si sarebbero mai convertiti, divenendo gli uomini che per grazia di Dio sono poi divenuti.

      Singolare il fatto che mi si ammonisca “Stia attentissimo per piacere”, aggiungendo poi “beato chi in lui si rifugia”, il tutto nell’insieme del testo di un messaggio che si commenta da se.

      • daouda
        daouda dice:

        Don Ariel preciso: il poco che c’era da capire di quel che tal Brasil ha espresso non poteva coglierlo e mi sembra futile sottolineare perché, perquanto io abbia fatto precedentemente accenno alla giornalista a cui si riferiva.
        Se però di ebeti dobbiamo parlare, il gioco è impari. Fatto salvo che sul fascismo non si è mai d’accordo su cosa sia in realtà, appoggiare una visione composita e genericamente opportunista come quella è sempre segno di meno ritardo mentale che esser liberali o comunisti…ricordando che ragione ed intelletto sono distinti, e la cultura lascia il tempo che trova.
        Ma il nocciolo non era questo: lei sa bene che la coerenza umana non esiste e se vede coerenza in Vauro non sa chi è, o meglio, ignora il perché stia lì. Cruciani è un leccaculo , un animale da televisione, e lo avalla così?
        Se poi lei, don Ariel, vuol dedurre che io abbia sancito l’inferno irrevocabile essendo impossibile la loro conversione come se fossi Dio, spero di averla indotta io con la mia sintassi sconclusionata a tale esternazione.Di certo se vuol credere che io cieli nella cripticità il nulla, questo è invece del tutto pacifico a farsi.

        Stia più attento e Dio ci protegga.

  3. luca carboni
    luca carboni dice:

    Caro Padre Ariel,

    non posso – e non voglio – criticare il tuo atteggiamento benevolo verso Vauro; posso solo dire che in passato il suddetto vignettista in una trasmissione di Santoro si scagliò con ferocia inaudita contro la Via Crucis, violentando al limite della bestemmia le scene di Nostro Signore sulla Via del Dolore, fra le risatine agghiaccianti del popolo di sinistra.

    Ovviamente, non sta a noi giudicare, però certe libertà che si prendono i tromboni della sinistra, fanno veramente male…

    Detto ciò, ti ringrazio per gli esempi e i modelli che riesci a portare anche nel buio della televisione di intrattenimento.

    Con stima e affetto.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Luca,

      non hai ragione una ma cento volte.
      In cammino verso i 57 anni proverò allora a spiegarmi, per farlo devo però di necessità entrare nel personale: tra i 25 ed i 35 anni io mi rifiutai non solo di partecipare alla vita della Chiesa, non solo mi allontanai dai Sacramenti, perché per un decennio mi rifiutai persino di mettere piede, dentro le chiese.
      E’ stato un periodo buio della mia vita?
      Sinceramente, a ripensarci oggi, non credo, se consideriamo che tra i 35 ed i 39 anni intrapresi un profondo cammino di ri-conversione, prima dei 40 anni avvertii la chiamata al sacerdozio, a 45 anni compiuti fui consacrato sacerdote.
      Il tutto, per inciso, con buona pace di certe “comari”, perlopiù preti ai quali non sto particolarmente simpatico, i quali vanno dicendo in giro che un vescovo, dopo avermi in pratica raccattato per la strada, in un paio d’anni mi ha fatto prete.
      Tanto per chiarire: la mia formazione al sacerdozio è durata 10 anni, mentre quella di un ventenne – faccio notare – ne dura di media 5 o sei. Aggiungo altresì che ero un uomo adulto e già formato sul piano storico, filosofico, umanistico e giuridico, avevo acquisita anche una prima formazione teologica nell’ambito della teologia fondamentale, per poi passare successivamente agli approfondimenti e studi specialistici.

      Queste esperienze mi inducono a essere particolarmente benevolo verso certe persone e figure, perché so, avendolo sperimentato, di che cosa è capace la grazia di Dio verso molti di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, o che sono da sempre distaccati o molto critici verso la Chiesa.

      Una benevolenza che però richiede sempre, di prassi e rigore, prudenza e lucido realismo. Mancando infatti l’una o l’altra cosa, si può cadere nello squilibrio, dare giudizi azzardati e fare quindi danni.

      • luca Carboni
        luca Carboni dice:

        Caro Padre Ariel,
        ti ringrazio per la magnifica ed esemplare storia (tua, personale!), che hai deciso di comunicare a me ed altri, ed in particolare modo per le parole di Speranza, che ne sono il cuore pulsante (“…so, avendolo sperimentato, di che cosa è capace la grazia di Dio verso molti di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, o che sono da sempre distaccati o molto critici verso la Chiesa…”).
        Con immutata stima ed affetto, insieme nella Buona Battaglia per la Verità della Chiesa di Gesù!

  4. fabio
    fabio dice:

    Salve padre Ariel
    vorrei domandarle ma la scomunica che Papa Pio XII fece sul comunismo è ancora oggi valida?
    O è stata abolita da Paolo VI?
    Vi ringrazio.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Attenzione, dire “la Chiesa ha scomunicato il Comunismo” non è propriamente corretto: la Chiesa ha condannato l’ateismo dell’ideologia marxista, non ha condannato il Comunismo in quanto tale e meno che mai i singoli aderenti al Partito Comunista.

      Il Santo Pontefice Giovanni XXIII scrive nella Enciclica Pacem in terris del 1963:

      «Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l’origine e il destino dell’universo e dell’uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione? Pertanto, può verificarsi che un avvicinamento o un incontro di ordine pratico, ieri ritenuto non opportuno o non fecondo, oggi invece lo sia o lo possa divenire domani. Decidere se tale momento è arrivato, come pure stabilire i modi e i gradi dell’eventuale consonanza di attività al raggiungimento di scopi economici, sociali, culturali, politici, onesti e utili al vero bene della comunità, sono problemi che si possono risolvere soltanto con la virtù della prudenza, che è la guida delle virtù che regolano la vita morale, sia individuale che sociale. Perciò, da parte dei cattolici tale decisione spetta in primo luogo a coloro che vivono od operano nei settori specifici della convivenza, in cui quei problemi si pongono, sempre tuttavia in accordo con i principi del diritto naturale, con la dottrina sociale della Chiesa e con le direttive della autorità ecclesiastica».

      Il Santo Pontefice Paolo VI, nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, scrive:

      «La Chiesa, fedele ai suoi doveri verso Dio e verso gli uomini, non può fare a meno di riprovare, come ha fatto in passato, con tutta fermezza e con dolore, quelle dottrine e quelle azioni funeste che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza. Si sforza tuttavia di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei e, consapevole della gravità delle questioni suscitate dall’ateismo, mossa dal suo amore verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo».

      Il contesto nel quale quelle condanne dei Sommi Pontefici Pio XI, Pio XII e confermate dallo stesso Giovanni XXIII nel 1959, non sono riferite ai vari Partiti Comunisti, ma solo all’ateismo ideologico.

  5. Padre Ariel
    Don Fausto prete emiliano dice:

    Caro padre Ariel,

    grazie per il lavoro molto prezioso che svolgi assieme agli altri padri di quest’isola.
    Per poco possa servire ecco la mia testimonianza: sono un prete emiliano di 81 anni.
    Entrai in seminario a 11 anni nell’oramai lontanissimo settembre 1950.
    Io e un altro mio coetaneo, divenuto anch’esso prete con me nel 1964, eravamo entrambi orfani di padre.
    Mio padre, che era socialista, fu percosso a bastonate dai fascisti morendo tre giorni dopo per i traumi fisici dell’aggressione; il padre di questo mio compagno di seminario era fascista, pochi giorni dopo la caduta del fascismo fu prelevato da casa dai partigiani comunisti e fucilato nella piazza del paese assieme ad altri quattro uomini.
    Tutti e due, la prima S. Messa, la celebrammo: io in suffragio dell’anima di suo padre, lui in suffragio dell’anima di mio padre.
    Quando il vescovo giorni dopo lo seppe, disse: “quale migliore e più santa pacificazione poteva mai esserci?”.
    Non so quanto possa servire parlare di fascismo e antifascismo a 76 anni di distanza dalla sua caduta, semmai anche in tono animoso, ma forse sono io che sbaglio.

    • Paolo da Genova
      Paolo da Genova dice:

      Nella mia famiglia c’è stata una storia simile, raccontatami da una mia zia anziana.
      Mio nonno, uno stimato professionista notoriamente fascista, un giorno durante la guerra, mentre era in giro in campagna per sbrigare i suoi affari, venne arrestato da due partigiani, che lo condussero in un luogo appartato per fucilarlo. Provvidenzialmente il terzetto si imbatté nella suocera di mio nonno, che li vide, capì al volo la situazione e, conoscendo i due partigiani, si mise a gridare: “Ma vergognatevi! Mio genero è un uomo buono e onesto! Sì, è fascista, lo sanno tutti! Ma lui aiuta tutti e lo sanno tutti, e lo sapete bene pure voi, che siete suoi compaesani!”. A queste parole, i due partigiani si vergognarono e lasciarono andare mio nonno.
      A distanza di 20 anni mio nonno, sempre stimato professionista e sempre intimamente fascista, condusse un importante affare con un socio. Ad affare in corso, il socio gli confessò: “Prima di questo affare, non ti conoscevo bene e ti avevo giudicato male. Ricordi quel giorno in cui ti arrestarono per fucilarti? Te li avevo mandati io. Ho sbagliato, perdonami!”. Mio nonno perdonò di cuore il suo socio pentito e concluse felicemente l’affare…

  6. Iacopo
    Iacopo dice:

    Il suo articolo è molto bello, però onestamente mi confonde un po’: premessi i limiti mentali di Brasile, rivedendo il filmato mi sembra che Vauro non aspettasse altro che potergli urlare contro “Fascio di merda” con un pretesto qualsiasi (le frasi equivocate, nel caso specifico). Personalmente fino a qualche anno fa mi trovavo in una posizione ideologica credo molto simile se non identica a quella di Vauro, e so il livello di disprezzo che si prova non per le idee avversarie ma per l’avversario proprio, che viene spesso ridotto a subumano perché non a favore del progresso sociale che va di moda in quel momento. Oltre a questo disprezzo ci sono vari mali di cui si diventa complici assolutamente in buona fede, come quella che (credo) animi la presunzione del suo confratello omosessuale presente tra gli ospiti . Mi domando se si può davvero fare un elogio di una coerenza che fa persistere in questo tipo di posizioni e che può benissimo essere testardaggine, o, di questi tempi (non credo nel caso di Vauro o Cruciani) anche conformismo; non è ovviamente una polemica, solo se possibile una richiesta di chiarimento, magari mi è sfuggito qualcosa.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Iacopo,

      sicuramente lei avrà notato che parlo delle persone, non della ideologia, sino a concludere con un princìpio che per la Chiesa costituisce un vero e proprio pilastro: la differenza che corre tra errore ed errante, peccato e peccatore.
      Avendo assistito a tutta la scena in questione, credo di poter dire che Vauro non era lì come un cecchino in attesa di sparare, ma che si è trovato dinanzi a una situazione imprevista e per niente architettata o studiata a tavolino.
      Vauro appartiene a quel genere di comunisti buoni, ed a loro modo animati da sincerità d’intenti, che tanto bene ha raffigurato nella propria opera Giovannino Guareschi, che come sa, da una parte si faceva beffa di loro, ma dall’altra non mancava di lanciare le dovute critiche ai latifondisti ed ai proprietari terrieri, che per bocca di Don Camillo apostrofò «egoisti» preoccupati «solo dei vostri interessi».

      • Iacopo
        Iacopo dice:

        La ringrazio molto per la risposta, non avevo in effetti dato la giusta importanza alla parte conclusiva per interpretare il suo discorso, e ammetto che tracciare i limiti di quella differenza tra peccato e peccatore o ideologia e persona mi risulta ancora complicato, probabilmente per brutte abitudini mentali pregresse. Io mi auguro di cuore che tutti coloro che magari più sinceramente di me cercano di fare il bene (magari sbagliando strada) mi passino avanti nel regno dei cieli, anche perchè la sincerità e la coerenza credo siano il requisito minimo per poter a un certo punto amare la Verità, ma a volte interpreto male discorsi simili (essendo un neo battezzato in età adulta negli incontri di catechismo che ho seguito ne sono abbondati di discorsi stile “che bravi tutti gli altri, noi invece come siamo brutti”) e uno finisce a chiedersi “ma se andavo così bene come ateo/agnostico comunista preoccupato per le ong/i diritti lgbtq/altro, chi me lo ha fatto fare?”; un pensiero sbagliato e malizioso, ma purtroppo a volte capita.

        • Padre Ariel
          Ariel S. Levi di Gualdo dice:

          Caro Iacopo,

          a maggior ragione segua Cristo Dio e il suo Santo Vangelo, provando tenera pena e pregando per coloro che oggi – vescovi e preti in testa – sembrano confondere Cristo con un attivista no-global e che annacquano il Vangelo perché temono che il vino puro d’alta qualità sia troppo forte per i deboli palati che stanno tirando su a nostra somma disgrazia e rovina.

        • ornella
          ornella dice:

          Carissimo Jacopo, credo di condividere il tuo pensiero. Non è da ieri che i cristiani così detti “osservanti” si sentono presi di mira e sottoposti a critiche per una loro supposta presunzione di essere dalla parte giusta….
          Ultimamente sta diventando una vera e propria moda. A volte mi chiedo davvero che si dovrebbe fare per avere un minimo di tranquillità spirituale. Male non fare, paura non avere, dice quella pia donna di mia zia Berta. Purtroppo anche senza studi teologici noi che studiammo il Catechismo di San Pio X sappiamo esistere anche il gravissimo peccato della presunzione di salvarsi senza merito, e il dannato tentatore ci aspetta , in agguato, fino all’ultimo respiro.
          Del resto, per avere certe sicurezze, si dovrebbe farsi musulmani, e allora…..

  7. Padre Ariel
    don Marcello (Reggio Emilia) dice:

    Un vero e proprio saggio di equilibrio e anche di realismo.
    In poche righe hai chiarito la posizione non facile della Chiesa e dei preti in situazioni a altissimo rischio e ricordata quella che è la nostra missione nel mondo tra gli uomini.
    Come di certo sai, nelle nostre zone emiliane dal ’43 al ’46 di preti i partigiani rossi ne hanno fatti fuori diversi, è vero però che prima altrettanti preti sono stati bastonati a sangue dai fascisti.
    Concordo sul fatto che Vauro vada apprezzato per la sua coerenza di comunista, non possiamo dire altrettanto dei numerosi che nel nostro paese hanno percorso le liste delle candidature di tutti i partiti e giunti infine alla disperazione sono approdati a volte persino alle sacrestie, o alle curie …
    Bella la chiusa sul buon ladrone che ci ruba a tutti il paradiso negli ultimi due minuti di vita.

  8. orenzo
    orenzo dice:

    A dimostrazione di quanto fossero politicamente affini fascismo e comunismo, Nicola Bombacci, uno dei fondatori del partito comunista italiano, finì appeso assieme a Mussolini a piazzale Loreto.

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