La solennità dell’ascensione di Cristo Dio, la corsa a staffetta e Nelson Mandela

Padre Gabriele
—  omiletica —

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

 LA SOLENNITÀ DELL’ASCENSIONE DI CRISTO DIO, LA CORSA A STAFFETTA E NELSON MANDELA 

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«Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi […] Se ci libereremo dalla nostra paura, la nostra testimonianza automaticamente libererà gli altri»

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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PDF  articolo formato stampa
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L’audio-lettura dell’articolo sarà disponibile oggi pomeriggio 

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Cari fratelli e sorelle,

Nelson Mandela (1918 – 2013 )

La solennità dell’Ascensione è il ritorno di Gesù al Padre che ascendendo al cielo, porta con sé tutta l’umanità, e dunque tutti noi. In questa solennità il Signore spalanca le porte del Paradiso a ogni uomo e noi lo raggiungeremo alla fine della nostra vita, se accoglieremo la grazia del Padre e saremo suoi testimoni. Proviamo allora a comprendere il tutto.

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In una gara di atletica leggera, in particolare una corsa a staffetta quattro per cento metri troviamo quattro atleti devono arrivare al traguardo. Mentre corrono si passano un oggetto a forma di bastone chiamato testimone. Il primo atleta inizia così la corsa, dopo un po’ di metri lo cede al secondo, che lo attende fermo e che comincia a correre quando riceve il testimone, dopo altri metri lo cede al terzo, anche lui corre per un po’ e infine lo cede al quarto corridore che con il testimone taglia il traguardo.

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Questo esempio spiega che l’Ascensione è il giorno in cui oggi c’è il passaggio di consegne definitivo fra la missione di Gesù e quella degli Apostoli. E dunque anche il passaggio di testimone fra gli Apostoli, i loro Successori, i Successori dei Successori e infine anche noi, che entriamo in questa trasmissione.

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Negli Atti degli Apostoli, all’inizio della sua seconda opera l’Evangelista Luca ricorda le parole di Gesù poco prima di ascendere al cielo:

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«Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samarìa e fino ai confini della terra» [At 1, 1-18]

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Nella testimonianza di Luca, sappiamo che nell’Ascensione gli Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo e il mandato di essere testimoni fino ai confini della terra, che nel mondo a loro conosciuto indicava i territori d’Israele e l’intero Impero Romano. Perciò, lo Spirito Santo sarà davvero quel vento impetuoso che condurrà le vele degli Apostoli fino territori lontanissimi rispetto ai piccoli villaggi giudaici che essi conoscevano e che abitavano.

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Anche per noi, sull’esempio degli Apostoli, la testimonianza che siamo chiamati a portare, dall’Ascensione in poi, è un invito ad aderire a un progetto più grande e inaspettato. È dunque affermare la bellezza della nostra fede in circostanze e luoghi che forse non avremo amai pensato. Quando lo Spirito ci accompagna, ci fa scoprire nuovi sentieri e strade di verità e bellezza.

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La testimonianza della fede, porta allora a generare, con l’aiuto di Dio, degli altri credenti come noi. Questa fede nascente, ci insegna Gesù secondo la testimonianza di Marco, ha dei segni ben precisi:

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«Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno» [Mc 16,15-20].

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Invocare il nome del Signore è il modo in cui si compie l’opera missionaria degli apostoli: tutto è fatto nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Da questa fonte, sgorgano come una cascata dei segni miracolosi e dei segni della guarigione di Dio per l’uomo. Questo è un incoraggiamento per noi: Gesù ci rassicura che la fede testimoniata dà sempre dei buoni frutti di carità. Non sempre opereremo dei miracoli strictu sensu, anzi plausibilmente quasi mai. Forse l’unico miracolo che davvero possiamo fare cooperando con Dio, è sconfiggere i demoni, i serpenti e veleni dell’odio e dell’indifferenza generati dal materialismo della società attuale post moderna; questo sarà possibile se uniti al Signore porteremo la sua guarigione verso tutti coloro che non hanno né i beni materiali né i beni spirituali, abbandonati dal mondo che li priva sia il nutrimento per la vita quotidiana, sia il nutrimento per la vita eterna, cioè Dio.

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Diceva Nelson Mandela nel suo discorso inaugurale tenuto a Pretoria nel maggio del 1994 per il suo insediamento alla presidenza del Sudafrica:  

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«Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi […] Se ci libereremo dalla nostra paura, la nostra testimonianza automaticamente libererà gli altri» [vedere QUI]

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Chiediamo al Signore di essere buoni testimoni e portatori di un messaggio di vita eterna, con l’intercessione di Maria nostra madre, e in tal modo di unire tuti gli uomini all’orizzonte di vita eterna inaugurato nell’Ascensione.

Così sia.

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Roma, 16 maggio 2021

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3 commenti
  1. daouda
    daouda dice:

    -corregere o meglio specificare questo passo : “sappiamo che nell’Ascensione gli Apostoli hanno ricevuto lo Spirito Santo”.

    – rivedere l’arruffianamento citando comunisti doppiogiochisti.

    – spiegare in che senso vadano intesi qui passi del santo Vangelo secondo Marco dacché altrimenti , vista la non conferma di tali cose nella vita di praticamente QUASI tutti i cristiani ( si spera non svicolando utilizzando solo e soltanto il solito allegorismo alessandrino ) , si potrebbe citare di il santo Vangelo secondo Matteo 7,21-23 oltre ad abbattersi riguardo la propria testimonianza.

    Buona Pentecoste

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Grazie per la correzione, davvero molto fraterna.
      Suggeriremo a Padre Gabriele autore di questo articolo, laureato in filosofia all’Università de La Sapienza di Roma, laureato in teologia e con licenza specialistica post-laurea alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) e in procinto di conseguire il dottorato di ricerca in sacra teologia, di venire da lei a imparare i fondamenti del Catechismo e a imparare la corretta lettura dei Santi Vangeli.
      Le siamo molto grati.

      E… per favore, la prossima volta, quando decide di cazziare i Padri de L’Isola di Patmos a questo modo, abbia i virili attributi di firmarsi con nome e cognome, perché la dottrina e il Vangelo che conosciamo noi – o comunque il poco che conosciamo – non reputa affatto cosa onorevole e degna di un uomo l’anonimato.

      Grazie!

      • daouda
        daouda dice:

        Don Ariel avrebbe dovuto capire con facilità che ho scritto per cogliere con una fava due piccioni dacché dei 2 su 3 dei punti espressi sono una mera canzonatura che al più volevano suscitare risposte del genere proprio da lei e dalla sua coda di paglia di maltrovato fustigatore.

        Al netto invece di una risposta del fattore dell’articolo il mio punto 1 era sullo specificare/correggere diciamo “la data” dell’arrivo dello Spirito appunto utile per chi avrebbe potuto rispondere “ma non era pentecoste?” mentre sul punto 3 candidamente sarebbe stato bello proprio leggerla una spiegazione ed ho voluto solo aggiungere del pepe ( consapevole che dovevo farle rodere il sederino ).

        La sua retorica sull’anonimato, come sui titoli o cos’altro, neanche la tocco perché sa bene quando usarla e quando no o devo in questo caso palesare le fallacie inerenti? Dicevo non le tocco perché rispetto i titoli e chi si espone in prima persona, ci mancherebbe.

        E’ il secondo punto il problema : converrebbe studiarsi chi fu il nobel della pace (ahahah) in questione perché se di solito i toni qui sopra sono alquanto spiacevoli e ci è fatti prendere la mano nell’essere piccanti, iniziare addirittura a nominare degli infami così alla leggera nella comunicazione è cattivissimo segno oltre che triste in un certo senso.

        Ma tanto nun fa né callo né freddo, ed allora ho fatto bene! Comunque grazie dell’aver accettato il mio commento e di aver alluso alla mia non appartenenza a “la dottrina e il Vangelo che conosciamo noi ” della Chiesa, cosa che attualmente è mia colpa e non nego…

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