“La luce nelle tenebre”, un libro di Aldo Maria Valli su Benedetto XVI

Padre Giovanni

«LA LUCE NELLE TENEBRE», UN LIBRO DI ALDO MARIA VALLI SU BENEDETTO XVI

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Valli sa bene che questo Papa è legittimo e come tale è maestro della verità di fede, ma sa anche che non ogni Papa è maestro, esempio e modello di costumi morali e in particolare nella guida della Chiesa. Nessun Papa ha insegnato alla Chiesa l’eresia. Ma un Papa, per la sua negligenza o per la sua imprudenza, può governare male la Chiesa.

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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il vaticanista del TG1 Aldo Maria Valli, autore del libro   Uno sguardo nella notte- Ripensando Benedetto XVI [cf. QUI]

Il noto vaticanista Aldo Maria Valli da tempo sta seguendo con la massima attenzione il comportamento del presente Pontefice, come rientra nel suo lavoro e soprattutto, in riferimento alle sue convinzioni di cattolico, conosce bene e stima altamente la guida che un Papa di per sé, salvo incidenti, esercita e deve esercitare nei confronti della Chiesa, secondo il comando di Cristo  «Pasci i miei agnelli» [Gv 21,16].

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Il suo interesse per questo importante argomento, che oggi appassiona e divide tra di loro tanti cattolici, non si racchiude nei limiti del suo lavoro professionale. Anche Papa Francesco, agli inizi attira l’ammirazione e le speranze di Valli, il quale gli dedicherà alcune pubblicazioni. Sennonché, egli a un certo punto del pontificato di Francesco comincia, con altri cattolici, a restare perplesso nelle sue convinzioni dottrinali e morali di cattolico, davanti a certi atteggiamenti, scelte e discorsi del Papa, che appaiono stridere con quelle convinzioni.

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Non c’è in gioco un certo tradizionalismo che resta attaccato al passato. Valli non ha nulla a che fare con quest’area del cattolicesimo, certo non privo di aspetti positivi, ma è un progressista, che in precedenza aveva espresso pubblicamente ammirazione per il Cardinale Carlo Maria Martini. Per cui le recriminazioni lefebvriane non fanno su di lui alcuna presa. D’altra parte, Valli non parteggia neppure per l’imperante modernismo, che si è auto-nominato ”progressista”, per celare il falso rinnovamento conciliare da lui sbandierato.

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Per Valli è solo questione di veritàE la verità di fede, la Parola di Dio, il dogma non passa. È qui che il progressismo di Valli, del tutto sano e legittimo, si distingue dal falso progressismo modernista, storicista e relativista. Il vero progresso, infatti, è l’esplicitazione e lo sviluppo di ciò che dev’essere conservato immutato e inalterato. Del resto, lo stesso Ratzinger fu notoriamente ai lavori del Concilio tra i teologi progressisti; e tale egli è sempre rimasto. Ma, a un certo punto, egli si accorse del falso progressismo rahneriano, che in realtà era modernismo.

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Per Valli, quindi, essere progressista non vuol dire andare a sorbirsi una sbronza rivoluzionaria sul modello della famosa “contestazione” del 1968 [cf. Massimo Introvigne, L’altro 1968. La nascita del dissenso organizzato nella Chiesa Cattolica, QUI]. Per lui il Papa è Pietro, la salda roccia, della quale ci si può fidare e sulla quale ci si può appoggiare con sicurezza per costruire un solido edificio resistente alle tempeste [cf. Mt 16:13-20]. Valli è un progressista che mantiene la ragione lucida e sa che il progresso è progresso di quei valori assoluti o “non negoziabili”, che vanno conservati, e che il mutamento costruttivo è il perfezionamento dell’immutabile. È un progressista, non un modernista.

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Valli quindi sa che la parola di qualunque Papa può sorprendere per la sua novità; può partecipare della paradossalità del Vangelo; ma non può essere irrazionale; non è un terreno scivoloso o una sabbia mobile, nella quale si sprofonda per essere sepolti dal fango. Pietro ha certo le sue debolezze, è un peccatore come tutti noi, ma è il maestro della verità, il custode del deposito rivelato, il maestro della Parola ”che non passa”.

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Valli sa bene che questo Papa è legittimo e come tale è maestro della verità di fede, ma sa anche che non ogni Papa è maestro, esempio e modello di costumi morali e in particolare nella guida della Chiesa. Nessun Papa ha insegnato alla Chiesa l’eresia. Ma un Papa, per la sua negligenza o per la sua imprudenza, può governare male la Chiesa.

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È successo così a Valli di dover cambiar parere nel passaggio da Papa Benedetto a Papa Francesco. Se fino a Benedetto Valli si sentiva in dovere di appoggiare in pieno la linea di un Papa autenticamente riformatore, mite pastore della Chiesa, nemico coraggioso degli errori modernistici, sapiente maestro di verità, cultore del sacro nella liturgia, oppositore delle forze mondiali che vogliono porre fine alla Chiesa, ossia l’islamismo, il comunismo e la massoneria, innovatore dell’apologetica e quindi dell’attività missionaria, col porre in luce il rapporto fra la ragione la fede, prudente e zelante fautore del dialogo ecumenico, aperto all’ingresso degli acattolici nella Chiesa Romana ― vedi la conversione degli anglicani ― [cf. QUI e QUI], alieno dall’immischiare il Papato nella politica, ma attento ai doveri dei laici cattolici in politica. Adesso che Papa Francesco ha bloccato quasi tutte le sagge iniziative che Benedetto stava portando avanti, Valli giustamente non se la sente di appoggiare in pieno un pastore che sembra dialogare con i lupi anziché con le pecore.

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Che cosa sta facendo Francesco?

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Da quello che Francesco sta facendo, si ha la netta impressione che egli voglia fare il rivoluzionario rispetto a quello che hanno fatto i Papi precedenti. Quanto invece sarebbe utile per Francesco e per la Chiesa, che egli prendesse esempio da loro e proseguisse sulla pista da loro tracciata! L’errore di Papa Francesco, quello che i suoi adulatori gli presentano come titolo di una gloria inaudita, è quello di credersi un Papa più avanzato di quelli che lo hanno preceduto.

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È questa convinzione che gli impedisce di vedere in essi la loro esemplare santità o quanto meno la loro virtù. Il recente documento che ha pubblicato sulla santità, potrà servirgli a vederci più chiaro. Ma poi, un Papa più avanzato verso dove? Considerando agli atti di Francesco, non è difficile rispondere: verso il mondo moderno. È la tentazione del modernismo.

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Francesco sa apprezzare i valori della modernità. Ma si guarda dal rendersi odioso al mondo rimproverandolo del suo peccato o correggendolo dai suoi errori. L’importante, per Francesco, sembra essere l’incontrarsi col mondo, accogliere il mondo e assimilarsi al mondo. Non pare che per Francesco il compito della Chiesa sia elevare il mondo al cielo, ma semplicemente piegarsi sul mondo per sollevarlo dalle sue miserie ed accontentarlo nei suoi bisogni.

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La rievocazione dell’opera di Benedetto fatta da Valli nel suo libro Uno sguardo nella notte. Ripensando Benedetto XVI [1], è allora un chiaro messaggio indirizzato a Papa Francesco ricordandogli un Papa che non ha ceduto davanti al mondo, a costo di essere “azzannato dai lupi” [p.9]. Se dunque nei due precedenti libri: 266. Jorge Mario Bergoglio Franciscus P.P. e Come la Chiesa finì, Valli si rivolge direttamente al Papa, anche in quest’ultimo Valli pensa al Papa attuale, per presentargli in Benedetto un esempio. Al riguardo Valli cita lo splendido ritratto di Benedetto fatto da Vittorio Messori nel 2010:

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«chi lo conosce bene, sa fino a che punto nel Ratzinger professore, poi cardinal prefetto, infine Pontefice, convivano severità e misericordia, rigore e comprensione, rispetto della norma e attenzione alla singola situazione umana. C’è, in lui, l’umanità dei vecchi uomini di Chiesa, che, dal pulpito, denunciavano a voce alta il peccato; ma poi, nel confessionale, a tu per tu col peccatore concreto, interpretavano con larghezza l’invito del Cristo a capire e perdonare […] in questo figlio della vecchia Baviera cattolica, c’è quanto ha contrassegnato, appunto, il cattolicesimo autentico: il rifiuto della disumana ferocia giacobina, il rigetto della condanna senza appello, senza la pietas per la condizione umana. I tentativi attuali di trascinarlo sul banco degli imputati nulla sanno, tra molti altri errori e manipolazioni, di questa sapienza che è quella stessa che marca l’esperienza  bimillenaria della Chiesa» [p. 44].

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Invece Papa Francesco è purtroppo circondato da un gruppo di collaboratori ed amici, che formano attorno a lui una barriera, chiamata dal Cardinale Gerhard Müller «cerchio magico» [cf. QUI].

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Tuttavia dobbiamo segnalare con piacere la pubblicazione recente di due importanti documenti: la Lettera Deo Placuit della Congregazione per la dottrina della fede sugli errori moderni e la Costituzione Apostolica Gaudete et exultate sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo [vedere QUI e QUI].

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Papa Francesco, nella Gaudete et exultate, presenta opportunamente tanti modelli di Santi. Quanto sarebbe stato però persuasivo se, pensando con umiltà al proprio cammino di santificazione, egli si fosse fermato sulla figura di San Giovanni Paolo II, anche per fugare certi timori non infondati che Francesco, specialmente con la pubblicazione dell’Amoris laetitia [vedere QUI] non abbia saputo comprendere ed apprezzare appieno l’alta sapienza morale del Santo Pontefice. Resta comunque il fatto che il Papa ha imboccato la strada giusta; speriamo che continui a percorrerla e che non sia di nuovo risucchiato dagli “amici”.

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Il Papa Benedetto di Valli

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Valli raccoglie tutta l’opera di Papa Benedetto sotto il segno della verità. All’inizio del libro lo chiama il «Papa della verità». E non c’è dubbio che è sotto questo segno, che fa pensare al motto domenicano veritas, che Papa Ratzinger ha vissuto il suo pontificato, in linea con i suoi precedenti di Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e la sua carriera di teologo, il quale che cosa è, se non il servitore della verità divina? Un «consacrato nella verità» [cf. Gv 17,17].

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Valli mostra molto bene come un aspetto importante dell’azione e del programma di Benedetto sia stato quello di raccogliere e dar risposta all’appello di San Giovanni Paolo II a ritrovare le radici cristiane dell’Europa. Il centro del cattolicesimo è in Europa e per questo è ovvio l’interesse che Benedetto e Giovanni Paolo hanno avuto, proprio come Pontefici, per come il cristianesimo si è diffuso in Europa e di  lì nel mondo.

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Valli si ferma a mostrare la sapienza e lo zelo con i quali Papa Benedetto in più occasioni ha insistito sulla necessità di una rivalorizzazione e di un potenziamento della ragione umana [2] nella sua apertura al trascendente ed alla fede, nell’universalità dei suoi princìpi teoretici e morali, come via per riaffermare il dialogo fra tutti gli uomini di buona volontà, quali che sia la loro religione di appartenenza.

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Non si può negare in Papa Francesco una notevole capacità di contatto umano e di comunicazione. Il suo universalismo, però, sembra dipendere più da un fattore simpatetico-emozionale, che intellettuale.

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La figura e l’opera di Benedetto che escono dal libro di Valli sono quelle di un Papa, come del resto i precedenti, costantemente sotto il tiro del mondo e dei modernisti, si tratti dell’amministrazione della Curia Romana o del problema dei pedofili, o di quello degli islamisti o della massoneria o dell’ecumenismo o del comunismo o della politica o della liturgia o dei lefevriani.

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Nonostante la aperta professione di realismo da parte di Francesco nell’enciclica Evangelii gaudium, per il quale la realtà è superiore all’idea e la recente Lettera della Congregazione per la dottrina della fede Deo placuit, che condanna il soggettivismo e l’egocentrismo dello gnosticismo e del pelagianesimo, Valli, insieme con molti altri osservatori, mette in luce la differenza di impostazione gnoseologica e pratica tra Francesco e quella di Benedetto. Mentre infatti in questi è evidente l’intellettualismo realista biblico, che fa sorgere la verità dall’obbedienza al reale, ossia dalla adaequatio intellectus et rei, fondamento e ragione dell’azione pratica, in Francesco si nota la traccia di un certo volontarismo ignaziano od occamista, per il quale il vero non dipende semplicemente dall’intelletto e dalla ragione, ma da un decisione o tendenza della volontà o un moto dell’affetto.

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Viceversa, Joseph Ratzinger aveva impostato il programma del suo papato in evidente conformità alle diffuse esigenze dei Cardinali che lo elessero quasi subito, al quarto scrutinio, tanto diffusa nel collegio cardinalizio era la preoccupata consapevolezza che il primo problema urgente che bisognava risolvere era come rimediare all’invasione di modernismo, che era ben lungi dall’essere risolto, e che stava facendo brancolare la Chiesa nella notte. Ecco dunque il senso indovinatissimo del titolo del libro di Valli. Su di un fondo nero si vedono soltanto gli occhi intelligenti e dolci di Papa Benedetto emergere dalle tenebre, non la visione del Papa di schiena della copertina del libro-intervista di Peter Seewald, che evoca quella di uno sconfitto, che se ne va mostrandoci le spalle. Niente affatto. Gli occhi di Papa Benedetto vedono nella notte, vedono laddove noi non vediamo e, nella notte, fanno luce e ci mostrano il cammino.

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Mentre dunque è stato chiaro che Papa Benedetto ha inteso far avanzare la Chiesa nella verità e nella vittoria sulla menzogna, Papa Francesco sembra risolvere tutto il progresso nell’esecuzione di consegne pratiche: la misericordia, l’accoglienza, il dialogo, la Chiesa in uscita, il poliedro, l’integrazione, il discernimento, l’accompagnamento; tutti imperativi in se stessi buoni, di facile apprendimento, che hanno già formato il “vocabolario” di Papa Francesco, ma che ne lasciano fuori altri, altrettanto importanti.

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Alla fine del confronto di Valli tra i due Papi risulta che Papa Francesco, “il rivoluzionario”,  non ha fatto avanzare la Chiesa, ma l’ha fatta retrocedere rispetto a quella di Benedetto.

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Occorre allora che Papa Francesco ― questo è il chiaro messaggio e l’appello di Valli al Santo Padre ―, libero dalle sirene moderniste e dalle promesse della massoneria, riprenda l’opera interrotta di Papa Benedetto, perché questa è la vera strada della riforma conciliare e del vero progresso della Chiesa, senza assoggettarsi al mondo, senza confondersi col mondo, senza temere l’ostilità del mondo e senza piaggerie nei confronti del mondo, perché Cristo gli ha dato la forza per salvare il mondo e di vincerlo laddove si ribella a Cristo.

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Varazze, 23 aprile 2018

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NOTE 

[1] Uno sguardo nella notte. Ripensando Benedetto XVI, Chorabooks, Hong Kong 2018.

[2] Cf pp.40-43, 46, 61-63, 72

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