I tumori più terribili e difficili da guarire sono le malattie che ci impediscono di essere testimoni di Cristo [IIIª riflessione: «La mancanza di perdono»]
Latest posts by Padre Ivano (see all)
- L’ultima devozione di Cristo: il Sacro Cuore non è devozionismo ma porta di accesso ai misteri di Dio - 29 Febbraio 2024
- La Madre di Gesù, il tesoro nascosto nei Vangeli - 5 Febbraio 2024
- Dal disorientamento dottrinale della Chiesa al peccato dei preti e al riciclo dei laici. Prospetto di una cultura intransigente che mentre condanna santifica e santificando condanna - 27 Novembre 2023
Sono entrato in questo spazio commenti per ringraziare l’autore di questo scritto che finalmente mi ha aiutato a fare luce sulla mia impossibilità di perdonare e di essere perdonato.
Mi permetto una riflessione su quello che scrive Alessandra.
Secondo me affronta il problema dalla parte sbagliata.
Nell’articolo nessuno dice che, chi ha subito offesa deve andare a chiedere perdono all’autore dell’offesa.
Tanto meno ha senso nella parabola del figlio prodigo che il padre offra il suo perdono al figlio.
Offrire il proprio perdono a qualcuno è un modo molto contorto di esprimere una richiesta di perdono.
Non vedo di cosa deve offrire il suo perdono il padre.
Il padre ha aderito ad una richiesta esplicita del figlio di avere in anticipo il 50% della futura eredità paterna .
Il figlio ha buttato via questa eredità e ha fatto ritorno al padre con le ossa rotte e strisciando per terra per ottenere un posto da salariato.
Quindi il figlio, anche se non lo chiede espressamente, trasuda pentimento anche dai pori della pelle, ed è talmente convinto di avere torto marcio che non osa neanche chiedere perdono al padre.
Il figlio torna dal padre senza la più pallida idea di quello che farà in presenza del padre e senza la più pallida idea di come il padre affronterà il suo ritorno.
Il padre risolve interamente la questione, anticipando l’evidente richiesta di perdono del figlio ed evitando la sua umiliazione.
Il padre capisce tutto al volo perché legge l’anima del figlio e senza chiedergli nulla lo accoglie e lo perdona per tutto il male che ha ricevuto dal figlio.
Fa festa per il suo ritorno a prescindere da quello che succederà dopo e a prescindere dalla decisione futura del figlio.
Questo è il perdono senza condizioni di cui parla l’autore dell’articolo, il perdono che pulisce l’anima, il perdono che rinnova il cuore, quel perdono incondizionato che io non riesco a concedere ai miei nemici che forse non sarebbe di grande aiuto a loro ma che farebbe benissimo a me.
LUCA
Interessante esposizione. Lei accenna che il perdono va offerto, e anche ricevuto. Mi sembra di capire che nell’economia del perdono, all’azione di colui che perdona i torti ricevuti, dovrebbe ( obbligatoriamente) corrispondere l’accettazione del perdono, ovvero il riconoscimento dei torti fatti: cosa accade se la persona autrice dei torti, davanti all’offerta di perdono, si rifiuta comunque di riconoscere queste sue cattive azioni e quindi di fatto rifiuta quest’offerta di pace? Cerco di immaginare la scena del Padre che offre il suo perdono al figliol prodigo, magari in punto di morte, e costui gli risponde: non ho niente da farmi perdonare.