[video] I poteri del Sommo Pontefice: infallibilità e fallibilità, Maestro supremo della fede e dottore privato

Padre Giovanni
–  i nostri video  –

I POTERI DEL SOMMO PONTEFICE: INFALLIBILITÀ E FALLIBILITÀ, MAESTRO SUPREMO DELLA FEDE E DOTTORE PRIVATO …

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In questa seconda lectio Giovanni Cavalcoli O.P. ci guida in un’analisi teologica ed ecclesiologica sulla figura del Sommo Pontefice, oggi esposto in modo particolare a critiche, in sé e di per sé legittime, a volte quasi volute e persino cercate da lui stesso; ma esposto anche a critiche caratterizzate spesso da prevenzioni e chiusure, quindi come tali niente affatto legittime. 

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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le vecchie satire liberal-massoniche sul Beato Pontefice Pio IX

Criticare il Romano Pontefice è possibile, a volte può essere di ausilio al suo stesso alto ufficio, ma prima è necessario conoscere Pietro e sapere anzitutto chi è Pietro.

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Senza andare indietro di secoli, chiunque può appurare in che modo a volte persino feroce, aggressivo e insultante i Sommi Pontefici sono stati criticati, specie là dove la libera critica era in verità un pretesto per sferrare attacchi violenti al papato, specie da parte della Massoneria, quella che ieri indicava il Beato Pio IX come «sacco di merda» ed il Sommo Pontefice Leone XIII come «osso putrefatto»; la stessa Massoneria che oggi inneggia invece al Sommo Pontefice Francesco I come a «un grande Papa rivoluzionario». 

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le vecchie satire liberal-massoniche sul Santo Pontefice Pio X

Da tempo, i Padri de L’Isola di Patmos, tra le righe di loro articoli [vedere QUIQUI] hanno espresso che del Sommo Pontefice Francesco I non è criticato, come in molti dei suoi Augusti Predecessori, il magistero, o quelle che sino al 1870 furono scelte politiche, bensì atteggiamenti marginali; è criticata la sua tendenza alla ambiguità, od a tacere talvolta — e questo va rispettosamente ammesso — su alcune verità di fede, quasi come se su nefasto influsso del Cardinale Walter Kasper avesse paura di irritare gli eretici luterani.

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la Massoneria, dopo due secoli di feroce anti-papismo e anticlericalismo, oggi loda «Papa Francesco il rivoluzionario» [cf. QUI]

Il Santo Padre Francesco non è stato il primo a «rompere tutti gli schemi», come ama laudare la stampa laicista e quella massonica. Se infatti vogliamo prendere due figure di Pontefici che hanno «rotto gli schemi» — per usare questo termine molto giornalistico e molto improprio, perché non teologico né ecclesiologico —, basti citare per un verso il Beato Pio IX, per altro verso San Giovanni Paolo II. Anche questi Pontefici dissero a loro modo il proprio «buonasera» al primo affaccio, però poi, le conseguenze di quel «buonasera», hanno saputo gestirle per tutta la vita, soprattutto in situazioni molto complesse e travagliate, dinanzi alle quali si procacciarono le più feroci e aggressive critiche del mondo proprio per avere detto all’occorrenza un secco “si” e un secco “no” [per aprire il video cliccare sotto …]

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Canale You Tube de L’Isola di Patmos

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Canale Cattolico Gloria Tv

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7 commenti
  1. antoniob dice:

    Gentmi Sigg.ri,

    Avevo appena iniziato a leggere il vostro articolo dedicato ai nefasti frutti prodotti (e in via di maturazione) dell’immigrazionismo selvaggio che mi sono imbattuto in una affermazione che mi ha lasciato, come si dice, basito.

    Si tratta del punto in cui sostenete che il sufismo sarebbe debitore del cristianesimo. Basito perchè non mi pare storicamente vero, in quanto il sufismo sarebbe nato in contemporanea al viaggio del Profeta nei cieli nella notte della rivelazione Mj’rai la cui esperienza mistica i sufi si propongono di riprodurre al fine di giungere al settimo cielo (San Paolo se non erro giunse al terzo cielo). Ibn Arabi il “massimo” esponente del sufismo colui che comunque definì Gesù “sigillo di santità assoluta” (Cristo e Maria hanno un ruolo importantissimo nell’Islam e Maria è stata definita nata senza l’ombra del peccato, precedendo l’affermazione del dogma mariano inoltre è il ritorno del Cristo, quale Madhi, che è atteso alla fine dei tempi) ricevette una vera e propria necessaria iniziazione a questa via mistica da due donne. Non mi pare che vi siano esempi paralleli nel cristianesimo e soprattutto e questo è l’argomento fondamentale nella religione cristiana non vi è alcuna iniziazione. (anche se il termine soprattutto per influsso neocatecumenale è stato sdoganato).

    Allo stesso modo la tecnica di preghiera del dihkr è saldamente ancorata alla professione di fede islamica. Essa è tecnicamente inconcepibile fuori di questa formula perchè le lettere che compongono la frase vengono visualizzate e spostate nel corpo nelle fasi di ispirazione e respirazione con una modalità di concentrazione ben nota in questi ambienti che l’hanno comunque divulgata anche se l’iniziazione vera e propria è prerogativa del maestro che dirige la tariqa.

    Inoltre (anche se ho interrotto la lettura) non v’è alcuna menzione dello sci’ismo e del mundus imaginalis grande “scoperta” di Henry Corbin e ormai reperto acquisito nello studio del patrimonio spirituale dell’Islam. Del resto lo scontro con l’Islam legalitario e quello esoterico è nato appena dopo la morte di Maometto con l’investitura del suo generò Alì a primo Imam e quindi l’influsso cristiano non so dove possa rintracciarsi in questi movimenti a meno di partire dagli ebioniti come Corbin suppone ma non dimostra.

    Tutto questo detto molto alla buona solo per inquadrare l’argomento in quello che a me pare un modo più corretto per affrontare un problema così epocale

    Sicuramente in Occidente non vengono né sufi, né sciiti.

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, O.P. dice:

      Caro Antonio,

      il viaggio di Maometto non è stata una vera esperienza mistica, ossia un’unione b con Dio, perché egli si è fermato solo ad una brevissima distanza (“tiro d’arco”) dalla divinità. Il vero sufismo mistico inizia solo con Al-Hallaj nel sec. IX, il quale anzi esagerò talmente l’unione con Dio da cadere nel panteismo.

      Il vero sufismo, ufficialmente approvato solo nel sec. XIII, è influenzato dal cristianesimo non direttamente, ma attraverso l’Antico Testamento, per il quale l’unione con Dio è paragonata a un matrimonio (Cantico dei Cantici, Israele sposa di Jahvè).

      Comunque, è vero che la mistica islamica non ha mai accettato quella cristiana che si fonda sul Nuovo Testamento, ossia quella che, basata sulla figliolanza divina, si protede verso la visiine celeste di Dio Padre (I Gv 3,2).

      Il termine “iniziazione” – che significa “ciò-che-riguarda-l’inizio”, non è proprio dei neocatecumenali, ma è un’espressione già presente nel cristianesimo delle origini – l’anagogia e la mistagogia -, e riferentesi alla catechesi, oggi tornata corrente ed ufficiale della liturgia cattolica: i sacramenti dell’iniziazione cristiana, che comprendono il battesimo e la cresima.

      Non ho parlato della distinzione tra sciiti e sunniti, perché ho voluto limitarmi alla loro base comune, che è il Corano.

      La differenza tra le due componenti dell’Islam è legata e a due attuazioni del Corano, ossia due differenti livelli di disciplina od osservanza ascetica: quella più austera e rigorosa è la sciita, mentre quella più mite e blanda è la sunnita.

  2. ettore dice:

    Don Olivero ha questi incarichi nella diocesi di Torino
    http://www.diocesi.torino.it/pls/diocesitorino/bd_dioc_annuario_css_loc.singola_persona?p_pagina=47001&p_pagina_int=&id_pers=1195&id_dioc=254&layout=0&url=&colore1=&colore2=&rifi=&rifp=&vis=1
    Addetto presso: Ufficio per la Pastorale dei Migranti e Rettore della Chiesa di S.Rocco.
    Il sito della parrocchia pubblica omelie e lettere, tra cui questa a firma di Fredo Olivero e Margherita Ricciuti:
    http://www.sanroccotorino.it/2017/06/05/lettera-alla-comunita-di-san-rocco-n-602017/
    Titolo:‘Unità nella diversità’ e ‘Ospitalità eucaristica’: due proposte, un cammino …
    Penultima frase:
    “Anche il dogma della transustanziazione, introdotto dal Concilio di Trento in un clima segnato dalla Controriforma, e che ha a lungo diviso i cattolici dagli altri cristiani, è oggi letto da molti teologi cattolici (Alberto Maggi e Carlo Molari in Rocca n.9/2017, e molti altri) come transignificazione delle specie e commemorazione nel rito, con ‘distinguo’ che è sempre più difficile riconoscere rispetto alle letture evangeliche; la presenza ‘reale’ infatti non è più intesa come ‘materiale’, ma come ‘presenza reale spirituale’. “

  3. fabriziogiudici dice:

    Cari Padri, altra domanda pratica sulla scia del quesito di Carlo. Supponiamo che non ci sia un caso eclatante come quello citato, ma di aver ascoltato un paio di prediche con due passaggi “strani”, proprio sulla questione del Sacramento. Può anche essere stata un’infelice scelta di parole, o l’eccesso di sospetto da parte mia. Non c’è assolutamente base per una denuncia. Pur sapendo che la Consacrazione è comunque valida, io ho optato per evitare quella chiesa, o perlomeno la messa celebrata da quel prete: potendo (ancora) scegliere, vado dove si predica in modo sano. Ma dentro di me mi dicevo: forse dovresti andare a parlargli. Magari chiarisce l’equivoco; altrimenti gli fai presente l’errore. Pochi giorni dopo, al telefono con un’amica, citato incidentalmente l’episodio, mi son sentito dare da lei lo stesso consiglio; mi ha pure raccontato di un caso simile, nel quale la correzione è stata accettata. Mi son detto: non sarà un richiamo dall’Alto a non fare come un piccolo Giona? Ma in pratica, come si può approcciare la cosa in modo corretto, efficace, rispettoso? È anche un prete che non conosco, e lui non conosce me. Grazie.

  4. Carlo dice:

    Reverendi padri,

    come sempre grazie di cuore per il vostro prezioso servizio per l’edificazione della nostra fede! A conferma della tesi circa le “menti perverse” di sacerdoti e laici che, circondando il Santo Padre, si ostinano ad autoproclamarsi “interpreti certi” del pensiero di Papa Francesco promuovendo la demolizione di ogni dogma, leggo su Settimo Cielo di Magister (20/06):

    “Sempre in Italia, a Torino, il sacerdote cattolico Fredo Olivero ha reso noto che il gruppo interconfessionale “Spezzare il pane” al quale partecipa si riunisce una volta al mese a celebrare l’eucaristia in rito ora cattolico ora protestante, con i presenti che fanno tutti la comunione. Si è detto sicuro che questo è il vero “pensiero personale” di papa Francesco, secondo quanto da lui detto il 15 novembre 2015 durante la visita alla chiesa luterana di Roma. Ha aggiunto che il dogma della transustaziazione va riletto in chiave “spirituale” e che, stando a Gesù, la messa la può celebrare chiunque e non solo un ministro ordinato. Don Olivero ha fatto questo “outing” sull’ultimo numero di “Riforma”, il settimanale della Chiesa valdese”

    Se qualche vescovo sta leggendo vi prego,…

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Carlo,

      ciò che lei ci scrive è di una gravità inaudita, le spiego perché: la cosiddetta fattispecie da lei illustrata potrebbe rientrare – previa accurata verifica del caso -, in quelli che il Codice di Diritto Canonico indica come delicta graviora, ossia dei delitti/peccati talmente gravi per i quali solo la Santa Sede può concedere l’assoluzione e la remissione della scomunica, nella quale si incorre in modo automatico alla commissione dell’atto stesso.

      Rientra infatti tra i delicta graviora la

      «concelebrazione proibita del Sacrificio eucaristico insieme a ministri di Comunità ecclesiali i quali non hanno la successione apostolica, né riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale» [cf. Codice di Diritto Canonico, can. 908 et 1365; Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai Vescovi della Chiesa Cattolica e agli altri Ordinari e Gerarchi interessati: sui delitti più gravi riservati alla stessa Congregazione per la Dottrina della Fede: AAS 93 (2001) p. 786].

      A tal proposito la invito a leggere l’Istruzione Redemptionis Sacramentum, capitolo VIII n. 172 e seguenti [testo, QUI].

      Come indica il testo di questa istruzione, è suo diritto ma soprattutto dovere denunciare immediatamente all’autorità ecclesiastica, ossia all’Arcivescovo metropolita di Torino, questa situazione gravissima, indicandogli tutti i fatti e le circostanze in cui essi si sono verificati [cf. Istruzione Redemptionis Sacramentum, nn. 183-184].

      Nel caso in cui l’Ordinario Diocesano non dovesse prendere immediatamente i provvedimenti che è obbligato a prendere, trascorso un ragionevole lasso di tempo, invii il tutto alla Congregazione per la dottrina della fede, alla Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, alla Congregazione per i vescovi, facendo presente che adempiendo a quanto la Chiesa le raccomanda, ha doverosamente informato l’Ordinario Diocesano ma che non sono stati presi i dovuti e obbligatori provvedimenti canonici.

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