«Dio è morto e noi lo abbiamo ucciso», il suo nome e Charlie Gard. Assieme al Cardinale Carlo Caffarra L’Isola di Patmos urla: «Fermatevi in nome di Dio!»

«DIO È MORTO E NOI LO ABBIAMO UCCISO», IL SUO NOME È CHARLIE GARD. ASSIEME AL CARDINALE CARLO CAFFARRA L’ISOLA DI PATMOS URLA: «FERMATEVI IN NOME DI DIO!»

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Esulta il coro dei Diavoli, esulta l’assemblea infernale, un inno di gioia saluti, il trionfo del nemico del Risorto: un bambino, come novello Agnello di Dio, rischia di essere ucciso sull’altare sacrificale dell’Europa senza Dio, il piccolo Charlie Gard [notizie QUI, QUI].

 

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Fermatevi, in nome di Dio. Altrimenti vi dico con Gesù: «Sarebbe meglio che vi legaste al collo una macina da mulino e vi gettaste nel più profondo del mare» [testo dichiarazione,  QUI]

Carlo Caffarra

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Una sana democrazia, fondata sugl’immutabili principi della legge naturale e delle verità rivelate, sarà risolutamente contraria a quella corruzione, che attribuisce alla legislazione dello Stato un potere senza freni né limiti, e che fa anche del regime democratico, nonostante le contrarie ma vane apparenze, un puro e semplice sistema di assolutismo [testo intero, QUI]

S.S. Pio XII, 24 dicembre 1944 

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il piccolo Charlie Gard – per aprire il video cliccare sopra l’immagine

La frase di Friedrich Nietzsche riportata nel titolo è tratta dalla sua opera La gaia scienza, per leggerla interamente nella traduzione italiana basta aprire QUI

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Detto questo faccio notare ― come scrissi in un mio libro del 2011 che a breve sarà ristampato ―, che sul finire del XIX secolo, quella mente acuta di Nietzsche aveva già intuito che l’attacco decisivo al Cristianesimo non poteva essere basato sul tema della verità ma su quello della morale cristiana.

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Spesso amo parlare della “innaturalezza della morte”, alla quale si tende a dare altri nomi e ad indicarla in altro modo: « … è venuto a mancare … è scomparso … si è spento … non c’è più …» e vari altri eufemismi, pur di non usare quella parola naturale che a suo modo grida per la sua intima “innaturalezza”: morte. Il tutto in una società nella quale sempre meno persone, dinanzi alla morte, hanno il coraggio di dire : «È morto».

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La morte è a suo modo innaturale perché non rientra nei progetti della natura creata da Dio; è opera del Demonio che indusse Adamo ed Eva a ribellarsi al Creatore [cf. Gen 1,3]. È infatti attraverso il peccato originale che la morte entra nel mondo come conseguenza di quella ribellione che rompe gli equilibri della divina armonia creata. Lo spiega il Beato Apostolo Paolo in una sua epistola:

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[…] come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato […] Come dunque per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita. Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti [Rm 5, 12-18].

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Spesso mi sono domandato se il rifiuto della morte e della sofferenza, non dipenda in parte dal fatto che nella nostra memoria umana più antica rimane sempre vivo nel profondo il ricordo, anche se in molti inconsapevole, di quando eravamo immortali e liberi dalla morte come conseguenza del peccato originale.

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A tacere su quel piccolo Cristo in terra di Charlie Gard, che rischia di essere ucciso affinché l’Europa atea possa esorcizzare la propria paura della morte, sacrificando sulla croce del moderno ateismo un Agnello di Dio, non sono stati semplicemente “i preti” o “i vescovi”, come molti cattolici e non cattolici hanno lamentato in questi giorni in giro per vari blog, riviste telematiche e quotidiani su carta stampata; a tacere su questo piccolo Agnello sulla croce sono stati “certi” preti … “certi” vescovi …

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… se volete vi spiego quali, indicandovi che sotto questo pontificato in modo particolare, questi pessimi soggetti con una idea a dir poco erronea di vita, di famiglia e di morale, sono tutti lanciati in gran carriera ai vertici ecclesiastici.

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A tacere sono stati quei vescovi e preti che anno dopo anno sono stati deformati dentro il santissimo seminario, senza che all’interno dell’immondo pretificio nessuno si accorgesse, dal vescovo per primo ed a seguire col rettore ed i padri spirituali, che numerosi candidati al sacerdozio provenivano da famiglie completamente disastrate. Nessuno di questi soloni messi dai vescovi a far danni dentro i pretifici, si è mai curato del fatto che una persona nata, cresciuta ed educata in una famiglia non cristiana, che risente come tale di tutte le peggiori derive morali di questo mondo e che le vive come se il male fosse in verità bene ed il bene fosse invece male da rifuggire, sempre e di rigore diventerà un pessimo prete. A uno di questi soggetti potete imporre le mani sulla testa cento volte, rovesciargli sui palmi delle mani tutto l’orcio del sacro crisma consacrato dal vescovo durante la Santa Messa Crismale, potete mandarlo alla Pontificia Università Gregoriana o al Pontificio Istituto Biblico, farlo specializzare, dottorare e infine tornare in diocesi con l’aura di grande intellettuale, senza che però riesca, come prete e come pseudo-teologo o biblista, a capire che la famiglia è la Chiesa domestica, che la prima e imprescindibile maestra di vita cristiana è la famiglia. E chi non ha avuto una famiglia cristiana e dei genitori cristiani, prima di entrare in un seminario deve essere messo nella condizione di acquisire e di elaborare nel corso di un lungo processo di anni, tutti quei valori e quella educazione che solo una famiglia cristiana e dei genitori cristiani possono dare e trasmettere. In caso contrario ci ritroveremo poi dinanzi a preti carenti nelle basi fondamentali del Cristianesimo che invitano a parlare negli studi teologici dei filosofi atei, dei sostenitori del gender e dei sociologi che considerano l’aborto una conquista di grande importanza sociale e civile. E siccome non hanno mai superato il trauma del divorzio dei genitori e soprattutto le rispettive belle gesta del padre e della madre, fatte di egoismi e di tradimenti varî, non pochi di costoro si sfogheranno riversando cattiveria su interi presbitèri, nei quali troveranno l’immagine di un padre e di una madre sulla quale riversare vendetta distruttiva. Per non parlare dei danni disastrosi che costoro faranno se messi nel ruolo di formatori, di insegnanti, o peggio … di vescovi!

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Le sacre ordinazioni di questi soggetti, sono spesso un brulicare di genitori pluridivorziati, di fratelli e di sorelle conviventi col loro ultimo ganzo o ganza di turno, che dopo il solenne sacro rito, tra un calice di Champagne e una tartina, raccontano ai convitati che loro non sono credenti, però rispettano le scelte degli altri. Nel corso di questi ultimi anni, a siffatte oscene ordinazioni, durante il rinfresco si sono sentiti padri, madri e sorelle che a malapena sapevano farsi il segno della croce, esordire con espressioni di “alta cultura” cristiana del tipo … «adesso le cose nella Chiesa si stanno rivoluzionando, grazie a quel grande che è Papa Francesco, che ormai aprirà alla coppie di divorziati, ai gay, all’aborto, all’eutanasia …». Inutile dire e ricordare che il Sommo Pontefice Francesco I, non aprirà mai a nulla di tutto questo, ma l’anti-cristiano parentado del neo-consacrato sacerdote, ci crede però per davvero. Anzi semmai è pure convinto che loro figlio, fratello o cugino, sia entrato nella grande Multinazionale Chiesa Cattolica Apostolica Romana, proprio nel momento giusto, proprio quando le cose si stanno “rivoluzionando”.

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Questo bel clero uscito fuori negli ultimi anni dai nostri santissimi seminari, a quanti elementi ammonta? Provate a chiederlo a quell’autentico uomo di Dio nonché santo pastore in cura d’anime, tale è sempre stato il Cardinale Beniamino Stella, Prefetto della Congregazione per il clero, perché lui i numeri ce li ha tutti, basta solo saper contare …

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Da elementi di questo genere, come possiamo aspettarci delle parole decise e necessariamente dure sul povero Cristo in croce Charlie Gard? E ancora una volta torno a ripetere: Giovanni Paolo II è stato proclamato santo, ma del suo santo insegnamento, a così pochi anni di distanza, non è proprio rimasto niente? Perché questo pare purtroppo dimostrare a suo modo il clero contemporaneo, ma ahimè lo stesso Augusto Pontefice felicemente regnante, il quale si è cimentato negli ultimi giorni in molti discorsi varianti dagli improperi contro i mafiosi ed i corrotti, per i quali è allo studio persino un appropriato decreto di scomunica [cf. QUI], sino alla politica sindacale ed ai discorsi sul «nuovo patto sociale» [cf. QUI]. Ovviamente ben guardandosi dal nominare quel monumento straordinario che è la Dottrina sociale della Chiesa, dalla Rerum novarum del Sommo Pontefice Leone XIII [cf. QUI] sino  alla Centesimus annus del Santo Pontefice Giovanni Paolo II [cf. QUI].

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In questa estate mi trovo come sempre in Sicilia, ed in verità debbo dirvi che dalla suprema cupola dei mammasantissima sino agli ultimi picciotti di Cosa Nostra, inclusi quelli che all’ombra dei campanili gestiscono a botte di decine di milioni di euro il gran carnevale della Festa di Sant’Agata a Catania e quello di Santa Rosalia a Palermo, tutti quanti i malavitosi vivono con angoscia e terrore l’idea di vedersi notificare una bolla di scomunica dalle cancellerie vescovili. Non oso neppure immaginare in che colata di cemento finirebbe un gaio cancelliere sculettante che si presentasse loro con la voce in falsetto a notificargli che il vescovo li ha scomunicati in quanto mafiosi e corrotti, perché se c’è una cosa che i mafiosi non rispetterebbero mai, sono certi preti-donnetta che abbondano soprattutto nel Meridione d’Italia. I preti-donnetta sono infatti tanto numerosi quanto utili alle mafie, che conoscono tutti i peggiori vizi morali nascosti dei preti, per meglio tenere così intere diocesi sotto ricatto, perché dinanzi a qualsiasi serio e deciso sospiro contro le mafie, i loro capi farebbero letteralmente esplodere intere fosse biologiche; e per riprendersi dalla marea di quel magma che inonderebbe interi presbitèrî, alcune diocesi dovrebbero lavorare per decenni e decenni nel tentativo di rifarsi un barlume di credibilità, ammesso che infine ci riescano. Se però il Santo Padre Francesco volesse convocarmi, posso spiegarglielo io che cosa sono le mafie italiane e soprattutto sotto quali ricatti morali e patrimoniali tengono le Chiese locali del Meridione d’Italia; e glielo spiegherò molto meglio di quanto mai potrebbe spiegarglielo un imprenditore dell’anti-mafia a cinque stelle lusso come don Luigi Ciotti.

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Però, il Santo Padre Francesco, dopo tanti tuoni contro le mafie e tante accorate parole sul «nuovo patto sociale», ha dedicato un tweet che recita:

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«Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo».

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Neppure la meritata dignità del nome, è stata a lui conferita, che pure un nome ce l’ha: Charlie Gard. Peggio de L’Innominato dei Promessi Sposi. E allora torno ancora a chiedere: perché è stato proclamato santo Giovanni Paolo II? perché a lui sono state titolate molte chiese in giro per il mondo, perché? O forse che i santi servono solo per costruire nuovi stabili, destinati di questi tempi a rimanere sempre più vuoti di fede e di fedeli?

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Mentre il falegname aveva già preparata la croce per il piccolo Agnello di Dio Charlie Gard, il Sommo Pontefice parlava di … «nuovo patto sociale» in materia di lavoro e di sindacato, mentre la stampa laicista dei laudatores inneggiava viva Francisco el revolucionario che adesso scomunicherà mafiosi e corrotti, mettendo finalmente in ginocchio la Camorra, la N’drangheta e Cosa Nostra. Figurarsi, a sconfiggere la Mafia non c’è riuscito neppure il Fascismo in un ventennio con un uomo abile e dotato come il prefetto Cesare Mori, detto non a caso il prefetto di ferro, ma sicuramente ci riuscirà il Santo Padre Francesco con la potenza di una scomunica, o mandando semmai cento guardie svizzere con l’alabarda in ausilio alle forze di polizia dell’anti-mafia.

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Ovviamente evito di dire con chi, la Chiesa visibile, rischia di fare — se non peggio di avere già fatto — un terribile patto. E vi garantisco che il proprio “patto sociale”, non l’ha fatto con i Sindacati, ma con un’altra terribile Persona di cui si parla nel Libro dell’Apocalisse, quello che “certi” vescovi e “certi” preti considerano però soltanto una leggendaria allegoria.

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Sul piccolo Agnello di Dio Charlie Gard, hanno taciuto i vescovi ed i preti di ultima generazione, molti dei quali non hanno avuto una famiglia come Chiesa domestica. Hanno taciuto quei vescovi e preti per i quali non esiste l’assolutezza della fede, che vuol dire teologica assolutezza di Cristo inizio, centro e fine ultimo del nostro intero umanesimo, dal quale conseguono altre assolutezze legate sia alla vita umana sia alla famiglia; e queste assolutezze, che sono un termine teologico da non confondere mai con l’assolutismo socio-politico, costituiscono il cuore di quei valori non negoziabili che per noi cattolici rimarranno sempre tali, anche se la Chiesa visibile dovesse decidere di brindare a taralucci e vino con il Padrone di questo mondo.

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A tacere sull’Agnello di Dio Charlie Gard sono stati quindi i vescovi ed i preti del “possibile”, del “probabile”, del “bisogna valutare caso per caso”, ovviamente “dopo lungo discernimento”. E questi vescovi e preti vanno a braccetto con le peggiori derive di questo mondo nel quale i nemici della vita e della famiglia: gli ultra laicisti, i massoni e gli omosessualisti con la loro potente gaystapo, prendono e portano sempre come esempi e modelli dei casi limite, oltre che rarissimi, per giustificare così l’ingiustificabile, ossia la distruzione della famiglia, l’aborto, l’eutanasia, le sperimentazioni genetiche …

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Mai che portino casi ordinari, perché nel loro diabolico tentativo di far passare delle norme decisamente sataniche, portano sempre come esempio l’eccezione estrema, tentando di usarla affinché da essa possa essere imposta la regola. Mi domando e vi domando: come si fa, a portare come esempio per legittimare l’aborto, una bambina brasiliana di nemmeno dieci anni, violentata dal nonno e rimasta incinta? In tutto il mondo, quanti casi di questo genere conosciamo? E infatti, quel caso, fu talmente eccezionale che ne parlò per giorni la stampa di tutto il mondo. La stessa stampa mondiale non parla però dell’esercito di cagnette in calore che senza alcuno scrupolo e turbamento di coscienza, prima del compimento del diciottesimo anno di età si sono già presentate per la terza volta al consultorio per abortire. E siccome era venerdì, la loro preoccupazione è stata quella di chiedere all’assassino fabbricante di angeli … «Sabato sera, non ci sono problemi se vado in discoteca, vero?». Oppure: «Dottore, quando posso riprendere con il mio ragazzo. Capisce, cosa voglio dire …?».

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Questa è la norma della gran parte degli aborti, non le donne distrutte che piangono per tutta la vita, non il caso assolutamente eccezionale della bambina violentata dal nonno e rimasta incinta, dinanzi alla quale, in ogni caso, non è ammissibile e giustificabile l’aborto, con buona pace di non pochi vescovi e preti, che per non irritare il mondo ed il suo terribile Padrone, all’epoca risposero sommessamente che bisogna valutare caso per caso, o che l’Arcivescovo della Diocesi di Recife era stato un esagerato e un inopportuno a scomunicare tutta quanta la equipe che aveva praticato l’aborto alla bambina [vedere QUI]. Forse, se l’Arcivescovo di Recife avesse invece scomunicato i corrotti che sfruttano el pueblo, che persino con soli bastoni e pietre può cercare di difendersi o di fare anche una rivoluzione, cosa che invece non può fare un feto nel ventre di sua madre, oggi sarebbe stato elevato alla dignità cardinalizia su segnalazione del Cardinale Cláudio Hummes e con un panegirico laudatorio di Enzo Bianchi e di Alberto Melloni.

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Dinanzi al piccolo Cristo in Croce Charlie Gard, tutti costoro hanno invece taciuto, preferendo parlare semmai contro i mafiosi e sul «nuovo patto sociale»; ed a tacere è stata la nuova generazione di vescovi e preti senza famiglia, senza etica, senza morale e infine senza fede. Proprio come uno degli ultimi vescovi italiani di recente consacrati sotto questo Augusto Pontificato. Durante il party, il fratello e la sorella della nuova Eccellenza Reverendissima, uno di quelli manco a dirsi tutto poveri, profughi e periferie esistenziali, entrambi divorziati e presenti alla solenne cerimonia con i loro nuovi rispettivi compagni, si sono lasciati sfuggire con una certa fierezza questa affermazione: «Alla fine, nostro fratello, ce l’ha fatta!». In pratica hanno detto: voi non immaginate neppure quanto ci sperasse.

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E qualcuno si domanda come mai, tra immigrati, profughi e discorsi sindacali sul «nuovo patto sociale», qualcuno rischia di mandare di nuovo Cristo in croce per l’ennesima volta trincerandosi dietro al silenzio? In fondo, sarebbe la ripetizione del tradimento di Giuda Iscariota:

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E intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. E allora, dopo quel boccone, Satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto». Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, tenendo Giuda la cassa, Gesù gli avesse detto: «Compra quello che ci occorre per la festa», oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri. Preso il boccone, egli subito uscì. Ed era notte [Gv, 13, 26-30].

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Ed era notte, la grande notte della fede …

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da L’Isola di Patmos, 30 giugno 2017

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7 commenti
  1. donnaisabella dice:

    Caro Padre Ariel, non so se sia pubblicabile questo scritto.
    Sua Santità, Eminenze, Eccellenze, Reverendi sacerdoti e teologi vari, Dio non voglia che al momento della dipartita da questa valle di lacrime, dobbiate udire l’urlo del martirio del piccolo Charlie. Le inani disquisizioni teologiche, le gozzoviglie, i trastulli, le omelie vuote hanno raggiunto il traguardo. Il tempo è breve, per tutti e per tutto. Se per Dio è importante anche un solo capello del nostro capo, è perché brucia d’amore e su quell’Amore, su quanto ci saremo consumati d’Amore saremo giudicati.

  2. Luca-78 dice:

    Carissimo Padre Ariel,

    è sempre un piacere leggere i suoi articoli nei quali non ci sono mai giri di parole né giustificazioni del caso ma solo oggettività e piena consapevolezza dello sfracello sociale che ci sta inghiottendo ogni ora sempre di più.
    La storia del piccolo Charlie tocca e indigna il cuore di tantissima gente che ancora crede e spera in una società dai sani principi e dai valori encomiabili, illudendosi che ciò che oggi ci viene servito su un piatto di “me…” è soltanto la “perturbazione passeggera” che quanto prima lascerà il posto a un sole caldo e splendente che “santificherà” i poveri e punirà i cattivi. La gente però dimentica, come lei ha ben sottolineato, che i lecca-calzini del mondo sono scesi a patti con la “scimmia di Dio” (satana) e che sono ben felici di servirlo e onorarlo per 4 soldi sporchi e insanguinanti e per una poltrona a tempo che presto o tardi scotterà avvolta dalle fiamme dell’inferno. Quindi l’illusione che questi gentiluomini possano cambiare idea su questa o quella ingiustizia diviene utopia sempre più aspra da inghiottire e da accettare, perché di noi, del popolo di Dio e di chicchessia a lor signor non importa proprio nulla, ciò…

    • Luca-78 dice:

      ciò che vogliono è il “pecorinismo” perpetuo e perseverante offerto a un surrogato di divinità che ha in mano tutte le cose del mondo. Questo mi ricorda un po’ quanto scritto da Sant’Alfonso Maria de’ Liguori in uno dei suoi libri sull’inferno; parlò di Elisabetta, regina d’Inghilterra, che stoltamente arrivò a dire: “Dio, dammi quarant’anni di regno e io rinuncio al paradiso!”. Ebbe effettivamente un regno di quarant’anni, ma dopo la morte fu vista di notte sulle sponde del Tamigi, mentre, circondata da fiamme, gridava: “Quarant’anni di regno e un’eternità di dolore!…”. ma ovviamente per il superuomo moderno, pieno di sé e vivido nel suo pagano e bigotto divismo filosofico alla Nietzsche, il pensiero e la testimonianza di un grande Santo come Sant’Alfonso è soltanto becera blaterazione insensata che non ha alcuna logica né veridicità, perché tanto oggi l’inferno è stato abrogato, evirato a grazia del caduto che proprio questo vuole per soggiogare e annichilire “l’intelligente” superuomo del 2000.

      Se poi pensiamo che anche la Chiesa afferma che il diavolo non esiste (Padre Arturo Sosa (Gesuita) ritiene il demonio “una figura creata per esprimere il male”), e che il Papa contraddice Fatima affermando che sì il diavolo esiste ma non possiamo dire con certezza che all’inferno ci siano le anime di questo o quell’uomo (Sua Santità affermando ciò, santifica la figura di Hitler. Capisco l’immensa Misericordia Divina ma in questo caso la Misericordia dovrebbe essere incontenibile e credo che ciò vada a cozzare con la Giustizia Divina che in troppi scordano o vogliono scordare), la frittata è fatta!
      Io non so se, come in tanti oggi proclamano, siamo giunti alla fine dei tempi (i segnali sembrano sempre più convincenti in tal senso) ma sicuramente il mondo sotto tutti i punti di vista sta attraversando uno dei momenti più bui di tutta la sua storia e il buon senso di alcuni sembra realmente non bastare a mettere un freno a questo caos imperante che sta anestetizzando qualsiasi speranza, sogno e desiderio di una società redditizia e prospera. In questo teatro degli “orrori” soltanto Lui può mettere un punto enorme resettando tutto e riportandoci alle origini e probabilmente solo in quell’istante vedremo nuovamente la rinascita dei principi santi di tanti martiri moderni che ogni giorno ci passano accanto nell’indifferenza generale. Forse, indipendentemente da quello che sarà il destino del piccolo Charlie o di altri martiri delle ultime ore (mi viene da pensare alla povera Asia Naurīn Bibi) in quel momento torneremo a capire che se non si guarda alle cose del mondo con gli occhi del cielo la speranza di una salvezza planetaria è mera e folle utopia (noi siamo nel mondo ma non siamo del mondo!).

  3. orenzo
    orenzo dice:

    Su Charlie non riesco a scrivere nulla perché il cuore mi sanguina troppo…
    Quello che però mi fa “girare…” è che i tribunali si siano arrogati il diritto di decidere chi è degno di vivere e chi no: Sansone, quando torni?

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