Circa la smania di proclamare certi nuovi “santi”: osservazioni sulla teologia di Teilhard de Chardin ed il suo pensiero poetico pericoloso

Padre Giovanni

CIRCA LA SMANIA DI PROCLAMARE CERTI NUOVI “SANTI”: OSSERVAZIONI SULLA TEOLOGIA DI TEILHARD de CHARDIN ED IL SUO POETICO PENSIERO PERICOLOSO

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La sua teologia non è guidata da un rigoroso e lucido impegno speculativo fondato su solide base filosofiche, ed in essa scarseggia lo stesso intellectus fidei, sul quale prevale una vivace immaginazione poetica. Nascono allora visioni puramente soggettive, emotive e fantasiose, con danno non solo del corretto ragionare filosofico, ma, quel che è peggio, della stessa dottrina della fede. In Teilhard de Chardin si nota una sostanziale indocilità al Magistero della Chiesa, che egli presuntuosamente sostituisce con la sua fantasiosa visione soggettiva. Per questo alcuni hanno giustamente parlato, a suo riguardo, di “gnosi”.

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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Dio Padre ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà: il disegno di ricapitolare in Cristo tutte le cose [Ef 1, 3-10]

Si lasciano sedurre dall’apparenza, perché le cose vedute sono tanto belle [Sap 13,7]

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Padre Pierre Teilhard de Chardin, S.J. [1881-1981]

L’agenzia d’informazione Vatican Insider riferisce:

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«L’Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio della cultura ha approvato a larga maggioranza una proposta da far giungere a Papa Francesco, in cui si chiede di contemplare se sia possibile rimuovere il Monitum della Sacra Congregazione del Sant’Uffizio sulle opere di padre Pierre Teilhard de Chardin, S.J. La petizione è stata approvata sabato 18 novembre durante i lavori dell’Assemblea riunitasi sul tema «Il futuro dell’umanità: nuove sfide all’antropologia». La proposta, come rilanciato dal quotidiano on-line SIR [Ndr. cf. QUI], è motivata così: “Riteniamo che un tale atto non solo riabiliterebbe lo sforzo genuino del pio gesuita nel tentativo di riconciliare la visione scientifica dell’universo con l’escatologia cristiana, ma rappresenterebbe anche un formidabile stimolo per tutti i teologi e scienziati di buona volontà a collaborare nella costruzione di un modello antropologico cristiano che, seguendo le indicazioni dell’enciclica Laudato si’, si collochi naturalmente nella meravigliosa trama del cosmo”» [vedere articolo su Vatican InsiderQUI]. 

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Dico subito che sono favorevole all’iniziativa, che ritengo accettabile ma con le debite riserve sulla sua motivazione, per questo vorrei fare alcune precisazioni. Innanzitutto, non si tratta di “riabilitare” Teilhard de Chardin, come se quel Monitum avesse errato nel giudicarlo e dovesse essere corretto. Bisogna infatti tener presente che, quando la Chiesa condanna una dottrina che mette in pericolo la fede, non può sbagliarsi, perché si vale di quell’assistenza dello Spirito Santo che Cristo ha promesso a Pietro come custode della verità di fede. E chi insegna qual è la verità, è evidentemente qualificato ad insegnare qual è l’errore contrario.

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Esistono però nel Monitum tre aspetti pastorali-disciplinari, che possono essere oggetto di riserve e quindi di correzione. Adesso, per ordine, vedremo quali:

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Primo, la cura di preservare i seminaristi dagli errori di Teilhard sembra un obbiettivo troppo limitato: perché preoccuparsi solo dei seminaristi e non anche dei docenti? Forse che le idee di Teilhard de Chardin non hanno provocato guasti anche negli ambienti accademici? 

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Secondo, il tono del Monitum, del 1962, riflette comprensibilmente quello che fino ad allora era stato lo stile del Sant’Offizio: limitarsi alla condanna degli errori, diversamente da quello che è l’attuale procedimento della Congregazione per la Dottrina della Fede, la quale, avendo fatte proprie le direttive del post-concilio, accompagna la condanna degli errori al rilievo degli aspetti positivi del pensiero l’autore censurato. Ma ovviamente, di questo fatto non si può incolpare il Sant’Offizio del 1962, il quale, stanti i metodi del tempo, aveva fatto semplicemente il suo dovere.           

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Ciò che invece desta vera meraviglia ― e questa è la terza osservazione, la più seria ― è il fatto che la condanna degli errori resta sulle generali e non precisa quali sono gli errori condannati, come da sempre invece è d’uso nella Chiesa ed è cosa saggia e necessaria, per dar modo ai fedeli di sapere con precisione da quali mali si devono guardare e,  per conseguenza, quali sono le cure del caso. Allora bisogna dire con franchezza che qui abbiamo un vero e proprio difetto, ovviamente di carattere pastorale e non dottrinale, che richiede però, già da solo, che il documento sia rimosso. Ed era ora, dopo tante contraddittorie ed incerte discussioni in questi sessant’anni su quali sono o non sono gli errori di Teilhard de Chardin!

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Attenzione però, perché adesso c’è un pericolo opposto a quello che proveniva dal Monitum. Se questo infatti favoriva un atteggiamento troppo severo verso Teilhard de Chardin senza decidere nel contempo con chiarezza la questione, adesso il rischio è quello di una ennesima subdola manovra dei soliti modernisti, manovra che non è difficile intravvedere dietro l’apparente ossequio al Papa, espresso con raffinata ipocrisia nella petizione. I modernisti, infatti, sotto pretesto del rispetto per Teilhard, sperano che il Papa abbocchi all’amo, si limiti a rimuovere l’odiato Monitum che li accusa, e tutto finisca lì, per aver maggior agio nel continuare spargere meglio le loro eresie, come fanno impunemente da cinquant’anni. Quindi, occorre dire con tutta chiarezza che non si tratta affatto di “riabilitare” dottrinalmente Teilhard. Se i modernisti sognano una cosa del genere, se la tolgano subito dalla testa. Si tratta, invece, di correggere l’atteggiamento pastorale nei confronti di Teilhard, trattandolo con maggior giustizia e carità.

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Il Sommo Pontefice, nel concedere la rimozione del Monitum, potrebbe e dovrebbe, secondo me, per non essere irriso dai modernisti, mettere alla prova la loro sincerità, incaricando la Congregazione per la dottrina della fede di pubblicare un’impegnativa Istruzione dottrinale su Teilhard de Chardin, nella quale le lodi per i suoi meriti si accompagnino con l’elenco dettagliato dei sui errori, cosa che stiamo inutilmente aspettando dal 1962. A quel punto si vedrà se gli estensori della petizione sono animati da un sincero amore per la sana dottrina e per la Chiesa, e quindi da un vero rispetto per Teilhard de Chardin, oppure vogliono servirsi di lui per continuare a farla franca, anche se non sappiamo ancora per quanto tempo.

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Procedo adesso col presentare un possibile elenco degli errori teologici di Teilhard de Chardin, sui quali non si può, né si dovrebbe affatto  soprassedere, ma anzi fare la massima chiarezza.

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  1. In Teilhard de Chardin manca la nozione analogica dell’ente, che consente di riconoscere il primato e la trascendenza dello spirito sulla materia.
  1. Egli pertanto non sa concepire un puro spirito esente da materia. Per questo, per lui Dio è sì sommo spirito, ma congiuntamente è il vertice massimo della materia. È un Dio materiale. La Scrittura parlerebbe di idolatria.
  1. Per lui «Dio è l’anima del mondo»: proposizione di sapore panteistico. Confonde il rapporto Dio-mondo col rapporto anima-corpo.
  1. La sua teologia è la copertura immaginaria di una sostanziale divinizzazione del mondo.
  1. Egli vuole sostituire la metafisica, che è superamento del fisico per cogliere lo spirituale, con una “iperfisica” di suo conio, che non è altro che una maggiorazione fantastica della fisica innalzata (“evoluta”) all’assoluto.
  1. Sulla base di questi presupposti, è evidente che vien meno la distinzione fra l’ordine naturale e quello soprannaturale, essendo la grazia, partecipazione alla vita divina, puro spirito senza materia.
  1. Sulla base di questi presupposti lo Spirito Santo dovrebbe comportare una essenziale componente materiale. Il che è evidente eresia.
  1. Occorre dire contro Teilhard de Chardin che l’unità di Dio non è l’unione o sintesi di una molteplicità, ma è unità assolutamente semplice senza composizione. Dio non si divide e ricompone, ma è indivisibile e ricompone ciò che è diviso.
  1. La Santissima Trinità non è una ”trinitizzazione” di Dio come effetto di un suo movimento interno di moltiplicazione e riunificazione, ma è la stessa divina essenza una e trina, immutabile, non molteplice e immoltiplicabile.
  1. Dio crea il mondo non nel senso di unificare un’infinita presupposta molteplicità materiale con Lui coesistente ab aeterno, ma nel senso di creare la stessa molteplicità dal nulla. Dio non è solo l’ordinatore del mondo, ma è causa della sua esistenza. Quando Dio ha creato il mondo, non aveva nulla accanto a Sé e indipendentemente da Lui, ma ha creato tutto, l’unità della singola creatura e la molteplicità degli enti e dal nulla.
  1. Il nulla non è un qualcosa di possibile o attuabile, che tende all’essere o ha bisogno di essere, ma è un semplice non-essere. Concepire il nulla in tal senso è arbitraria immaginazione e non corrisponde al concetto biblico del nulla, dal quale Dio trae l’essere.
  1. Non è esistita né può essere esistita ab aeterno, accanto a Dio e indipendentemente da Lui, una pura molteplicità infinita come pura quantità numerica senza la molteplicità dei rispettivi soggetti, perché la quantità è accidente della sostanza e non esiste da sola senza la sua sostanza.
  1. Quindi una pura molteplicità senza soggetti corrispondenti non può essere reale, ma è un puro ente astratto e immaginario. La verità è che Dio, creando il mondo, non ha semplicemente unificato una astratta molteplicità preesistente, ma ha creato una molteplicità reale dal nulla, la quale però non era in precedenza ad aeterno una pura molteplicità senza soggetti reali, perché altrimenti neppure essa avrebbe potuto essere reale, ma fu ed è creata come molteplicità reale e concreta di singoli enti, perchè la molteplicità e accidente di sostanze reali.
  1. Dio non è essenzialmente e necessariamente connesso al mondo, ma ne è completamente indipendente. Non ha bisogno del mondo per completare la sua essenza. Il suo atto creativo del mondo è del tutto libero ed Egli avrebbe potuto benissimo esistere da solo senza il mondo, perché Egli è Perfezione infinita, assolutamente autosussistente ed autosufficiente.
  1. Per questo, anche l’Incarnazione del Verbo e la Redenzione operata da Cristo sono stati liberi e gratuiti atti d’amore misericordioso del Padre per la salvezza dell’uomo peccatore.
  1. Se Dio è il vertice del mondo, la natura divina di Cristo è il vertice della natura umana e si cade nell’eresia.
  1. Teilhard de Chardin ammette in Cristo «una terza natura, che non sarebbe nè umana né divina, ma cosmica»[1]. Il che è chiaramente eretico.
  1. Dio, creando il mondo, non ha creato solo corpi che sarebbero evoluti sino al livello degli spiriti, ma insieme con i corpi (visibilia), ha creato anche i puri spiriti, ossia gli angeli (invisibilia).
  1. Teilhard de Chardin riconosce che lo spirito è superiore alla materia, ed ha ragione nel dire che la materia evolve in vista di preparare la creazione dello spirito. Tuttavia, egli non dice chiaramente che la materia può essere solo condizione dell’esistenza dello spirito (l’uomo), ma non può diventare spirito né può causarne l’esistenza.
  1. Teilhard de Chardin trascura il fatto che lo spirito può esistere senza soggetto materiale: Dio, l’angelo e l’anima umana separata dal corpo dopo la morte, mentre la materia non può esistere o sussistere da sola o da sé senza la sua forma sostanziale, che le dà forma, sì da costituire in unione con lei la sostanza materiale, composta di materia e forma. Egli sembra così confondere la materia con la sostanza materiale, che è composto di materia e forma.
  1. Teilhard de Chardin nega la creazione dell’anima umana immediatamente da Dio, affermando una mediazione della materia: «L’anima si crea per mezzo della materialità»[2].
  1. È vero che la sostanza materiale, cioè il corpo, muta nel tempo, evolve e si trasforma tendendo naturalmente ad elevare la sua natura con l’avvicinarla allo spirito. Ma il corpo non può diventare spirito, perché il divenire fisico o la trasformazione o l’evoluzione corporea comportano il fatto che una materia cambia  forma, ma resta materia con una forma. Perché diventasse spirito, ossia pura forma sussistente senza materia, dovrebbe scomparire come materia: cosa che di fatto non avviene.
  1. Teilhard de Chardin ha ragione nel sostenere che la materia e il corpo sono vera realtà e cosa buona, sana, innocente, utile, benefica, non contraria e non nemica dello spirito. Dio è creatore dell’una e dell’altro. Ma erra nel ritenere che la materia possa divenire spirito (vedere numero precedente.): significherebbe sopravvalutare la materia a danno della elevatezza dello spirito sulla materia e cadere nel materialismo, ossia nella divinizzazione della materia.
  1. La profonda, immutabile ed ineliminabile differenza ontologica ed essenziale (visibilia et invisibilia) tra materia e spirito non è segno di divisione o contrasto tra di loro, ma è effetto della divina sapienza creatrice, che distingue senza separare ed unisce senza confondere.
  1. Teilhard de Chardin sembra non aver tenuto conto del fatto che tra le cose materiali e quelle spirituali c’è sì diversità, ma anche somiglianza ed analogia, nella loro comune appartenenza alla realtà, tanto che la ragione umana, partendo dall’esperienza delle cose visibili, può salire per analogia alla conoscenza delle cose spirituali e persino di Dio (Sap 13,5; Rm 1, 19-20). Egli comunque ha compreso che la scienza sperimentale conduce alla teologia.
  1. Non è chiara in Teilhard de Chardin la distinzione fra viventi e non viventi. Occorre dire che l’evoluzione dai non viventi ai viventi è stata possibile grazie all’onnipotenza creatrice divina, quindi non nel senso che i corpi inanimati contenessero originariamente già da sé e in sé la vita allo stato latente, perché questa è pura immaginazione e non corrisponde affatto all’esperienza.
  1. Teilhard de Chardin ha ragione nel dire, come Darwin, che le specie dei viventi nel corso dell’evoluzione sono state passeggere e non sono state fisse, ma sono mutate l’una nell’altra, verso specie sempre più alte, fino a giungere alla soglia della specie umana, ma senza varcarla, se non forse grazie alla potenza creatrice divina.
  1. Non è documentato dalla scienza che un animale possa generare un uomo, benché non sia metafisicamente impossibile. Quindi non è documentato con certezza che l’uomo discenda dalla scimmia, semmai che possano avere dei geni comuni. Occorre peraltro notare contro Teilhard de Chardin che quello che sappiamo dalla divina rivelazione su questo argomento, è che tutta l’umanità trae origine, grazie ad un atto creatore divino, da un’unica coppia nel paradiso terrestre posto su questa terra.
  1. Non è impossibile, ma è estremamente improbabile e del tutto sconveniente che la coppia primitiva edenica, dotata, secondo la rivelazione biblica, di un’altissima perfezione spirituale, sia stata generata da una coppia di scimmie nel paradiso terrestre.
  1. Dalla scienza sappiamo che la terra ha avuto origine molto tempo prima della comparsa dell’uomo, e che detta comparsa è stata preceduta dalla scimmia. Ma ad oggi non è mai stato dimostrato che a un certo punto la scimmia abbia cominciato a generare uomini. Ed è impossibile peraltro l’esistenza di un vivente intermedio fra l’uomo e la scimmia, perché l’anima umana non è il risultato di un’evoluzione, ma, essendo una forma spirituale semplice, o c’è tutta o non c’è.
  1. Teilhard de Chardin trascura il fatto che la specie o natura umana o essenza dell’uomo è fissa ed immutabile, perché essa, pur concedendo una certa ”cristogenesi”, non è una tappa passeggera dell’evoluzione, uno stadio del divenire cosmico superato e superabile, termine di un divenire precedente e inizio di un divenire ulteriore, ma è «termine fisso d’eterno consiglio», perché è creata ad immagine e somiglianza di Dio, che non è divenuto e non diverrà.
  1. Con tutto ciò, Teilhard de Chardin ha ragione nel sostenere che l’uomo deve progredire verso Cristo e che Cristo (“Cristo Omega”) l’attira a sé. Ma il progresso umano e cristiano non è mutamento della natura od essenza, e quindi della legge morale che lo guida, ma è avanzamento, aumento, sviluppo, rafforzamento e crescita delle potenze di un soggetto che mantiene la stessa natura, sempre nell’obbedienza alla medesima legge.
  1. La legge morale, quindi, non è soggetta ad evoluzione, ma può e deve essere sempre meglio conosciuta ed applicata. La conservazione dei valori perenni è quindi la condizione del vero progresso.
  1. Ha ragione Teilhard de Chardin nel dire che Dio muove finalisticamente e intenzionalmente l’universo secondo un’evoluzione ascendente dalla materia allo spirito, il cui fine e vertice supremo ed insuperabile è Gesù Cristo. Egli riconosce che la causa efficiente è mossa dalla causa finale. Tuttavia, trascura il fatto che Cristo non è semplicemente il vertice e fine dell’uomo e del mondo (“Cristo cosmico” come “Punto Omega”), ma, in quanto Dio, lo trascende infinitamente e lo ha creato dal nulla.
  1. Secondo il dato di fede, la storia dell’uomo non consiste nel fatto che Dio unifica evolutivamente e progressivamente nel tempo il molteplice, in modo tale che alla fine tutta l’umanità è in comunione con Dio (“pleromizzazione”), ma manifesta la misericordia di Dio, che esalta gli umili, e la sua giustizia, che abbatte i superbi.
  1. È contrario alla fede credere che ogni uomo si lasci attirare da Dio, sicché tutti si salvano. Al contrario, in forza del libero arbitrio e delle scelte di ognuno, c’è chi accoglie la divina misericordia e si salva e c’è chi la rifiuta e si danna.
  1. Secondo il dato di fede, la coppia primitiva fu creata in uno stato di altissima perfezione fisica, morale e spirituale, superiore, per certi aspetti, a quella raggiunta oggi dalla specie umana, pur ferita dal peccato originale. Sembra pertanto del tutto improbabile, benché non impossibile, che Dio abbia fatto nascere la coppia edenica da genitori scimmie.
  1. Ciò che invece appare del tutto probabile è che, in castigo del peccato, la coppia primitiva, cacciata dal paradiso terrestre su questa misera terra, abbia assunto un aspetto scimmiesco. Ciò sarebbe confermato dai reperti paleoantropologici, studiati da Teilhard de Chardin, i quali testimoniano con chiarezza un’evoluzione ascensionale della forma umana dall’aspetto scimmiesco a quello progredito dell’uomo d’oggi. In questo campo del sapere egli ha indubbiamente i suoi meriti.
  1. Il peccato non ha semplicemente origine dalla nostra malizia, ma ha un’origine storica molto più profonda, che è il peccato originale commesso dai nostri progenitori, la cui colpa, trasmessa per generazione, infetta tutta l’umanità ed è tolta dal Battesimo grazie al sacrificio espiativo di Cristo.
  1. Il peccato non è un semplice inevitabile e trascurabile incidente di percorso dell’evoluzione verso il meglio, quasi prodotto di scarto o malriuscito nella catena di produzione di un’industria peraltro fiorente, ma un atto malvagio di disobbedienza a Dio, conseguente al peccato originale, che fa cadere l’uomo in una miseria tale, dalla quale lo solleva solo la croce di Cristo, la quale pertanto ci libera radicalmente dal peccato liberandoci dalle sue conseguenze, che sono la perdita della grazia, le pene della vita presente e la tendenza a peccare.
  1. il poligenismo è incompatibile con la fede cristiana, che dice che l’umanità ha avuto origine da una sola coppia e che la colpa originale, commessa da questa coppia, si è trasmessa per generazione da questa coppia a tutta l’umanità. Solo la Beata Vergine Maria è stata preservata da questa colpa.
  1. La storia della terra precedente alla creazione dell’uomo e al giardino dell’eden, così come risulta dalla paleontologia, presenta un ambiente inadatto alla vita umana e sembra pertanto da mettersi in rapporto, sia col peccato degli angeli, sia benché in modo anticipato, con le conseguenze del peccato originale. Infatti l’universo edenico era perfettamente sotto il dominio dell’uomo.
  1. Le leggi della natura su questa terra, oggetto della scienza, dato che regolano una natura ostile, dannosa e pericolosa per noi, benché leggi poste dal Creatore, accanto a leggi benefiche, rappresentano chiaramente, agli occhi della fede, una natura decaduta dalla condizione edenica, come castigo del peccato (Gen 3, 17-19). Teilhard de Chardin sembra non tener conto di questo fatto testimoniato dalla Bibbia.
  1. Le sofferenze della vita presente e l’ostilità della natura nei nostri confronti non sono momenti necessari al procedere dell’evoluzione, non sono semplici occasioni per portarla avanti, ma sono conseguenze del peccato originale ed anche dei nostri peccati, che servono ad unirci alla croce redentiva di Cristo.
  1. Per Teilhard de Chardin Cristo non soffre per espiare i nostri peccati, ma solo per fortificarci e guidarci nella sofferenza necessaria per il nostro compimento finale.
  1. L’opposizione ed inimicizia tra la «carne» e lo «spirito», della quale parla San Paolo Apostolo, non erano originariamente volute da Dio, ma sono una conseguenza del peccato originale e l’etica cristiana conduce alla loro riconciliazione. Per questo, l’ascetismo cristiano comanda, in certe circostanze, di saper rinunciare al piacere del corpo, per non perdere le gioie  dello spirito.
  1. L’eccessiva e indiscreta preoccupazione di Teilhard de Chardin di considerare carne e spirito come una cosa sola, fa temere un’etica lassista ed edonista, causata dal fatto che, col pretesto dell’unità tra spirito e carne, il soggetto umano, prono in questa vita, in seguito al peccato originale, a lasciarsi dominare dalle passioni, trascuri lo sforzo morale necessario al dominio dello spirito sulla carne.
  1. «Noi dichiariamo» ― dice Teilhard de Chardin [3] ― «di costruirci un avvenire concepibile della specie umana verso il quale potessero tendere tanto il comunismo che il razionalismo e il Cristianesimo». Tale dichiarazione sa di doppiezza ed è inconciliabile col dovere del cristiano di testimoniare pubblicamente la sua fede.
  1. La Chiesa non è il vertice dell’umanità in evoluzione, ma è la comunità dei figli di Dio viventi in grazia.
  1. Il fatto che la Chiesa progredisca continuamente verso la Parusia non vuol dire che tutti i membri della Chiesa progrediscano ugualmente. C’è chi progredisce e c’è chi retrocede o si arresta.
  1. La vita di grazia e la figliolanza divina non sono semplicemente i vertici dell’evoluzione dell’uomo, ma sono una vita divina superiore alla semplice vita umana.
  1. La materia del sacramento dell’Eucaristia non è il mondo («la Messa sul mondo»), ma il pane e il vino appositamente preparati per il Sacrificio Eucaristico della Santa Messa.
  1. Teilhard de Chardin sostiene che la transustanziazione eucaristica non ha per materia solo il pane, ma si completa nella «transustanziazione del mondo» [4]. In tal modo cade in una evidente falsificazione idolatrica del Sacramento dell’Eucaristia.
  1. La transustanziazione eucaristica della Santa Messa non avviene nel corso dell’evoluzione cosmica, come crede Teilhard de Chardin, ma nel momento in cui il celebrante pronuncia le parole della consacrazione del pane e del vino.
  1. Cristo non è soltanto il vertice del mondo in evoluzione («Cristo cosmico»), ma innanzitutto e soprattutto è il Figlio di Dio Creatore e Salvatore del mondo.
  1. La Comunione eucaristica non è comunione col «Cristo cosmico», ma col corpo e il sangue del Signore sotto le specie eucaristiche.
  1. È vero che nella Santa Messa il celebrante consacra a Dio se stesso insieme con la Chiesa. Ma non bisogna confondere questa consacrazione cultuale, che è un semplice atto della virtù di religione, conseguente alla consacrazione eucaristica del pane e del vino, ed è suo effetto e fine, con la medesima consacrazione del pane e del vino, che è atto col quale il sacerdote, in persona Christi, opera la transustanziazione, la quale è principio, ragione e causa della consacrazione cultuale.
  1. Cristo alla fine del mondo non accoglierà nella gloria l’intera umanità giunta al vertice dell’evoluzione (“pleromizzazione”), perché non tutti gli uomini lo desiderano, ma «separerà le pecore dai capri» (cf. Mt 25,32), ossia accoglierà i giusti, mentre i reprobi si allontaneranno da Lui.

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 Giudizio complessivo

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il punto omega fatto infine coincidere da Teilhard de Chardin col Cristo risorto

Il Padre Pierre Teilhard de Chardin appare animato da un forte fervore religioso e mistico, di carattere cristologico, con il lodevole intento apologetico di armonizzare la scienza sperimentale con la scienza teologica. Il suo cristocentrismo, però, appare immanentistico, mentre esagerata è l’esaltazione della materia, del mondo e dell’evoluzione, con pregiudizio alla trascendenza dello spirito e di Dio stesso.

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La sua teologia non è guidata da un rigoroso e lucido impegno speculativo fondato su solide base filosofiche, ed in essa scarseggia lo stesso intellectus fidei, sul quale prevale una vivace immaginazione poetica. Nascono allora visioni puramente soggettive, emotive e fantasiose, con danno non solo del corretto ragionare filosofico, ma, quel che è peggio, della stessa dottrina della fede.

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dal punto omega alla nuova ortogenesis

In Teilhard de Chardin si nota una sostanziale indocilità al Magistero della Chiesa, che egli presuntuosamente sostituisce con la sua fantasiosa visione soggettiva. Per questo alcuni hanno giustamente parlato, a suo riguardo, di “gnosi”.

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Si ha inoltre l’impressione di una specie di sostituzione della poesia alla teologia. Ma è una poesia pericolosa, questa sua, perché non si limita ad esprimere la Parola di Dio con immagini poetiche ― cosa del tutto legittima ed utile ―, ma la sostituisce con personali creazioni fantastiche. Giustamente, Jacques Maritain parla di theology-fiction [5] o quella che è stata chiamata fantateologia. Non c’è da meravigliarsi che Teilhard de Chardin confonda l’intelletto con l’immaginazione, perchè egli stesso la teorizza: «il pensiero è sensazione trasformata» [6].

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Rimuovere il monitum, senza chiarire questo “pensiero pericoloso”, o se vogliamo … “pericolosamente poetico”, potrebbe creare pericoli maggiori, specie poi in un momento parecchio delicato come quello che stiamo vivendo oggi a livello ecclesiale ed ecclesiastico.

Varazze, 7 dicembre 2017

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La fantateologia di Teilhard de Chardin in versione filmica

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NOTE

[1] Cit. in G.Frénaud- L.Jugnet –Th.Calmel, Gli errori di Teilhard de Chardin, Edizioni dell’albero, Torino,1963, p.38.

[2] A.Drexel-L.Villa, Analisi di una ideologia. Pierre Teilhard de Chardin, Edizioni Civiltà, Brescia 1970, p.129. 

[3] Cit. in A.Drexel-L.Villa, op.cit., p.124.

[4] A.Drexel-L.Villa, op.cit., p.131.

[5] Le paysan de la Garonne, Desclée de Brouwer, Paris 1966, p.177.

[6] Cit. in A.Drexel-L.Villa, Analisi di una ideologia. Pierre Teilhard de Chardin, Edizioni Civiltà, Brescia 1970, p114.

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16 commenti
  1. ToniS dice:

    Certo che l’eccessivo (e quarantennale) entusiasmo dimostrato da Teilhard de Chardin per la strana scoperta Uomo di Piltdown, l'”anello mancante” (la più grande truffa scientifica della storia moderna), i dubbi su un suo indiretto coinvolgimento nella truffa e la sua riluttanza a affrontare l’episodio dopo il ’53, non possono che lasciare interdetti quanti si sono fidati della sua serietà (non dico onestà) scientifica e si sono lasciati affascinare dalla sua speculazione teologica.

  2. Beppe1944 dice:

    Altre menzioni positive su Teilhard de Chardin si riscontrano nel 1981, in occasione del centenario della sua nascita, in due lettere: una di Padre Arrupe, Superiore Generale della Compagnia di Gesù e un’altra dell’allora Segretario di Stato Agostino Casaroli, scritta a nome di Giovanni Paolo II e indirizzata all’allora Rettore dell’Institute Catholique di Parigi mons. Paul Poupard. Infine, nella enciclica Laudato si’ (2015), Papa Francesco cita Teilhard de Chardin alla nota n. 53 , nel n. 83 del documento, a proposito dell’idea, certamente presente nel pensiero del gesuita francese, che «il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale».

    • Zamax dice:

      Passaggio tipico del modo di esprimersi poco chiaro di questo pontificato. “Maturazione universale” infatti fa pensare ad un processo tutto interno al Divenire di questo mondo, cioè ad un’attuazione di ciò che vi è di potenziale in questo mondo, nella quale il fine è stato perfettamente raggiunto, per parlare in “aristotelese”. Ma subito dopo, sempre al n. 83, si dice, rimettendo le cose a posto: “Invece tutte [le creature] avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto.” Ecco qua: “pienezza trascendente”, il che significa che la “maturazione universale” prepara solo la “pienezza dei tempi”, cioè il momento della fine del mondo, del giudizio, e quindi di una nuova terra e un nuovo cielo nella casa celeste.

  3. Iacopo dice:

    Cari Padri, grazie per questo articolo di cui sentivo il bisogno per chiarirmi alcune idee, io mi sono avvicinato al cristianesimo da relativamente poco tempo lasciandomi dietro meditazione ed esoterismo “chic” Guenoniano, e de Chardin lo ricordo come citato praticamente solo da religiosi stile De Mello che sembravano ansiosi di tenere lontane persone come me buttando l’unicità cristiana nel grande calderone del “tutte le fedi parlano della stessa esperienza cosmico/irrazionale”. Un lettore sopra si stupisce del fatto che siano viste come idee pericolose ma posso garantirgli che il Dio immanente alla materia di Chardin e il Cristo/Cosmico che non lascia scampo, o te salvi o te salvi, non mi avrebbero smosso di un millimetro dalle mie posizioni precedenti, per cui grazie condanna del Sant’Offizio.
    Se permettete una domanda , ricordo un’argomentazione di creazionisti americani riguardo l’impossibilità dell’evoluzione della vita sino alla soglia dell’umano, in quanto sia la morte che la natura ostile necessaria per il processo di selezione sono conseguenze dell’ambiente cosmico post Caduta e non erano possibili prima di questa. In cosa questa argomentazione è fantateologica?

  4. Padre Ariel
    P. Bernardo dice:

    Caro Padre,

    alla Gregoriana, a inizi anni ’80, in quella che avrebbe dovuto essere la mia tesi dottorale, mossi forti critiche a Teilhard de Chardin.
    Fui prima invitato a riformulare le mie critiche in … “modo più scientifico”, e quando risposi che la mancanza di criterio scientifico non andava ricercata in me ma nel Teilhard de Chardin, mi misero nella condizione di non andare avanti.
    Grandi democratici, i gesuiti anni ’70 / ’80 !

    Prima di diventare religioso e sacerdote in età adulta, mi ero laureato in astrofisica ed avevo fatto un dottorato in astrofisica teorica. Dal poco che avevo appreso nel corso di laurea e in seguito negli studi per il dottorato di ricerca, presumevo di avere imparato a distinguere uno scienziato da un autore di fantascienza.

    Non ho mai conseguito il dottorato alla Gregoriana e oggi, superati ormai gli ottant’anni, sono felice di non aver “gettato il cervello all’ammasso”, come diceva il buon Guareschi, solo per compiacere i figli di questo padre della fantascienza, che con le loro fantascienze son giunti sino alle pantofole di Pietro …

    Ho fatto voto di pregare per la Chiesa e per il Papa per tutti gli anni di vita che Dio mi darà da vivere all’interno del mio monastero.

    Avanti, cari fratelli dell’Isola di Patmos, sono con voi, prego per voi e vi seguo con piacere !

    Padre Bernardo

  5. Iginio dice:

    Bisognerebbe spiegare queste cose a un gesuita americano di nome Robert Faricy, che da decenni è fissato con la riabilitazione di Teilhard de Chardin e lo presenta come vittima di persecuzioni ingiuste. Il medesimo p. Faricy è fondatore di una comunità carismatica a Roma la quale ripete i suoi giudizi positivi su Teilhard. Spiace, perché l’afflato carismatico è genuino e non ha niente a che vedere col razionalismo paraprogressista ormai dominante nel mondo ecclesiastico (tra l’altro certi gesuiti, p. es. il famoso storiografo padre Martina ma anche l’allora più giovane Bergoglio, prendevano in giro i carismatici).
    D’altra parte, dato ormai il clima vigente di ossequio a tutto ciò che riguarda i gesuiti di oggi (quelli di oggi, non quelli antisinistra di una volta!), è facile prevedere che la riabilitazione di Teilhard andrà in porto, come, per altri versi, quella di personaggi non gesuiti come don Milani.
    Piccolo inciso un po’ fuori tema: il famoso Gentiloni che sta a Palazzo Chigi non è discendente di quello del Patto Gentiloni ma è nipote di un Gentiloni ex gesuita spretatosi per sposare una sua alunna più giovane e poi finito a scrivere sul “Manifesto” ..

  6. Beppe1944 dice:

    “pensiero pericoloso” quello di Teilhard de Chardin? un padre gesuita “eretico”

    EppureDopo il Monitum del 1962, teologi e Papi hanno sottolineato l’importanza del suo lavoro, soprattutto da un punto di vista apologetico e per l’ispirazione che ha saputo portare agli interrogativi di tanti uomini di scienza. Un esempio su tutti è quello di Theodosius Dobzhansky, uno dei padri della teoria dell’evoluzione biologica che ha fatto sue le tesi del paleontologo gesuita dedicandogli l’ultimo capitolo del suo libro di riflessioni filosofiche sulla vita The Biology of Ultimate Concern.Non sono mancati apprezzamenti dal lato ecclesiale. Poco prima del Monitum fu pubblicato il volume del teologo Henri De Lubac, Il pensiero religioso del Padre Teilhard de Chardin, in cui si offrono le chiavi per un’ermeneutica attenta al pensiero dell’autore. Papa Paolo VI, pochi anni dopo il Monitum, in un discorso sulle relazioni fra scienza e fede del 1966, parlò di Teilhard come di uno scienziato che aveva saputo, scrutando la materia, trovare lo spirito, e che aveva dato una spiegazione dell’universo capace di rivelare in esso la presenza di Dio, la traccia di un Principio Intelligente e Creatore…

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, O.P. dice:

      Caro Beppe,

      Teilhard trova lo spirito nella materia, ma non va oltre. Questa infatti è la spiritualità umana; ma trova sempre la materia nello spirito; non sa concepire una pura spiritualità, esente dalla materia, da sè sussistente senza la materia. Sarebbe questa la spiritualità dell’anima separata, dell’angelo e di Dio, la pura spiritualità della grazia, della vita eterna e dello Spirito Santo.

      Per questo non riesce neanche a concepire una pura intellegiblità, un puro pensiero, un puro essere, una pura essenza, una pura sostanza. Non riesce a trascendere l’immaginazione.

      Per questo gli ripugna la metafisica e vorrebbe sostituirla con un “iperfisica”, che non è altro che la fisica gonfiata all’infinito.

      Da qui la fatica anche a concepire l’universale, l’astratto, l’immutabile, l’eterno, il sovraspaziale e il sovratemporale.

      Viceversa nello stesso ragionare scientifico fa intervenire arbitrariamente fattori vitalistici e spiritualistici che non risultano affatto da un serio metodo scientifico, con la pretesa di ammettere uno spirito e una vita latenti nelle realtà inanimate.

      • Zamax dice:

        Aggiungerei che la (relativa e quasi sempre indiretta) popolarità, a volte anche fra persone in buona fede, dei Teilhard, o delle sgangherate “filosofie” New Age, o, per altro verso, delle prediche dei vari Bianchi, Ronchi, Maggi, i quali – per estendere il suo concetto – sostituiscono la metafisica con un “iper-umano” inteso come sublimazione totalizzante dell’umano, tutte suggestioni immanentistico-panteiste che sottendono un rifiuto della paternità di Dio e un rifiuto ad entrare infine nel suo “riposo”, cioè a trovare pienezza di vita nella sua casa celeste, questa popolarità, dicevo, deriva dal fatto che l’orizzonte metafisico viene oggi percepito come freddo, arido, intellettuale, cervellotico, straniero. E qui è mancata un’adeguata opera pedagogica da parte della Chiesa, che non ha saputo comunicare come quell’orizzonte metafisico adombri una realtà necessariamente più famigliare, in anima e corpo, alla nostra vera essenza.

  7. fabriziogiudici dice:

    Cari Padri,

    apprezzo con particolare attenzione questo documento, chiaro e sintetico, che mi permette di chiudere i conti con la teologia di De Chardin. Perché “chiudere i conti”? Per un motivo, che poi sfocia in una domanda che vi pongo: i rapporti tra il pensiero del teologo e Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Io leggevo commenti (positivi) su De Chardin e concludevo: questo è un pazzo, o uno scrittore di fantascienza mancato (vedo che andavo vicino al giudizio di Mauritain). Poi però leggevo decisi apprezzamenti da parte dei due papi citati… e ne concludevo che ero io a non averlo capito. Ora devo concludere che i due papi, su Chardin, si sono spiegati malissimo … sapete meglio di me a cosa mi riferisco, i passaggi sono molti; p.es. certi riferimenti alle “liturgie cosmiche” e al “cosmo ostia vivente”. Forse sarebbe utile chiarirli.

    PS Il che mi porta anche ad un’altra considerazione: è certo giusto voler prendere le cose positive che pur esistono in sistemi teologici bacati… ma se non si è più che perfetti nel chiarirsi, di questi tempi è cosa molto pericolosa per la salute dei fedeli.

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, O.P. dice:

      Caro Fabrizio,

      San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno espresso un parere positivo su Teilhard come scienziato e per la sua istanza, in sé giusta, di origine paolina, alla quale pure io ho accennato, di vedere nel Cristo parusaico l’Alfa e l’Omega di tutta l’evoluzione del modo, dell’uomo, della Chiesa e della storia.

      Come già accennò il Padre Ariel S. levi di Gualdo in un suo articolo apparso su questo sito nel 15 febbraio 2015, Il Christus Totus di Sant’Agostino: dal prologo alla Lettera agli Efesini alla storia della teologia dogmatica, la visione teilhardiana può essere assimilata quella agostiniana del “Christus Totus”, abbracciante Cristo come Capo della Chiesa suo Corpo mistico e dell’umanità e Signore dell’universo. Senonché però S.Agostino distingue chiaramente Cristo dal mondo e si guarda bene dal farne il vertice dell’evoluzione del mondo.

      Così pure,come ho detto, non può essere approvata la visione teilhardiana della Messa e dell’Eucaristia, che risponde ad un’istanza in sé gusta, quella di mostrare come la celebrazione della Messa e la consacrazione del pane e del vino nella Messa operata dal celebrante causano nel mondo un irraggiamento di grazia ed un’energia elevante e salvifica che si espandono e vanno a stimolare l’evoluzione e il progresso del mondo fisico e spirituale verso il Cristo Omega.

      Quello che è sbagliato in questa visione è un’allargamento o transfinalizzazione indebiti, arbitrari, fantastici, spropositati e illegittimi dell’azione liturgica, che hanno un sapore di magia o di manipolazione dissacrante, quasi nell’idea che l’atto liturgico acquisti un maggior potere, al di là o contro le funzioni proprie ed ufficiali e al di là dell’ambito della celebrazione liturgica e della confezione del sacramento eucaristico, al di là dei loro limiti essenziali voluti da Cristo e dalla Chiesa, come se la liturgia non fosse un “fare e un dire quello che Cristo ha fatto e detto”, ma un prender spunto o input da cui partire per aggiungere dell’altro di conio personale, una libera creazione con la quale si crede o ci si immagina di raggiungere un’unione con l’universo e con Dio migliore della puntuale, fedele, diligente, coscienziosa, precisa ripetizione ed esecuzione di quanto Cristo ha fatto e detto e del rito da Lui stabilito.

  8. orenzo
    orenzo dice:

    Il DNA di tutti gli esseri viventi è composto da adenina, citosina, guanina e timina.
    Solo 1,5% del DNA contiene sequenze codificanti i viventi secondo la loro specie.
    Si è scoperto che il restante 98,5% del genoma umano, denominato junk, spazzatura, non sense, muto…, è attivo almeno per l’80% e contiene un sistema di interruttori in grado di controllare come e quando attivare i geni che controllano e determinano lo sviluppo cellulare.
    E’ così assurdo ipotizzare allora che, per opera dello Spirito Creatore, un qualsiasi interruttore presente nel 98,5% dello junk DNA di una scimmia abbia fatto in modo che il restante 1,5% DNA diventasse umano trasformando la scimmia in una semplice incubatrice per il primo uomo?

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, O.P. dice:

      Caro Orenzo,

      Come ho detto, l’ipotesi che Dio abbia creato il supplemento di DNA sufficiente alla creazione dell’uomo, ossia alla creazione di un’anima umana in un corpo di scimmia traspare anche dall’enciclica di Pio XII Humani Generis, laddove il Papa parla di una “humani corporis origo ex iam exsistente ac vivente materia” (Denz.3896).

      Senonché, però, come ho detto, dato che, secondo la divina Rivelazione, la coppia edenica fu creata in uno stato di nobilissima costituzione fisica e di altissima perfezione morale e spirituale, appare estremamente sconveniente che Dio abbia un coppia di genitori scimmie a nostri progenitori, piuttosto li abbia creati anima e corpo Egli stesso direttamente nell’Eden, come del resto lascia insinuare il testo biblico. Il ”fango” dal quale Dio avrebbe formato la coppia potrebbe essere anche semplice materia inanimata.

      Ciò si potrebbe comporre bene con l’esistenza di scimmie su questa terra, esistenza dimostrata dalla scienza prima della comparsa dell’uomo. Ma allora, come ho detto, questo fatto vorrebbe dire che, trattandosi già di questa terra inabitabile ed ostile all’uomo, tale situazione della terra costituirebbe un effetto retroattivo del castigo del peccato originale.

      Mentre infatti la scienza non può indagare sulle condizioni dell’Eden, che era uno stato preternaturale della terra (“paradiso terrestre”), da noi noto solo per Rivelazione, la scienza può indagare e di fatto ha indagato sulla storia della terra precedente e conseguente all’Eden, una natura decaduta dall’originario stato sublime di perfezione edenica, che fu una condizione preternaturale temporanea, dalla quale i progenitori sono stati scacciati in castigo del peccato (Gen 3, 23-24).

      • orenzo
        orenzo dice:

        Ipotesi per ipotesi e tenendo presente che la Genesi non tratta di “come” è stato creato il mondo ma da Chi e perché, è più “sconveniente” aver avuto una scimmia come “incubatrice” o essere stati tratti dal “fango”?
        Ipotizzo inoltre che la comparsa dell’uomo decaduto su questa terra sia soggetta alle leggi di natura mentre la sua creazione dell’Eden, nella sua preternaturalità, è questione di fede.

  9. piertoussaint dice:

    Grazie Padre Giovanni per la Sua dotta esposizione, che ben potrebbe essere una solida base – secondo la sua giusta proposta – per una Commissione di lavoro della Congregazione per la Dottrina della Fede su Teilhard de Chardin, nella circostanza del relativo interpello del Papa da parte del Pontificio Consiglio della cultura.

    Un paio di cose:

    1. E’ emblematico, ma certo non stupisce, vista l’aria che tira, che un Pontificio Consiglio voglia “riabilitare” una figura come quella in argomento, caratterizzata dai macroscopici errori di pensiero, se non veri e propri momenti di eresia, come quelli da Lei puntualmente evidenziati.

    2. Se la materia, come è logico, dovesse essere affidata dal Papa, a ciò interpellato, alla Congregazione per la dottrina della fede, speriamo che non finisca come con Don Lorenzo Milani, che a suo tempo, in una vicenda del tutto analoga a questa, venne incomprensibilmente “sdoganato” dalla medesima Congregazione, dando così la stura a quel malaugurato processo di “riabilitazione pratica” del quale anche L’Isola di Patmos ha dato conto [vedere QUI]

    con grave danno per il popolo, visto il “cattivo maestro” che gli è stato portato ad esempio. Sono ancora a domandarmi come abbia potuto S.E. il Card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione al tempo dello sdoganamento milaniano, firmare la relativa delibera.

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