La teoria dei quanti e il miracolo dell’Eucaristia, camminando tra scienza e fede in compagnia di Niel Bohr e San Tommaso d’Aquino

Padre Gabriele
—  Attualità ecclesiale —

LA TEORIA DEI QUANTI E IL MIRACOLO DELL’EUCARISTIA, CAMMINANDO TRA SCIENZA E FEDE IN COMPAGNIA DI NIEL BOHR E SAN TOMMASO D’AQUINO

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Dio è il Dio che entra in relazione con noi e che ci ascolta, ci vede, ci scruta, ci gusta e ci tocca. Cosa questa che accade per noi mediante il miracolo dell’altare, anche detto miracolo dei miracoli: la Santissima Eucarestia, nella quale Gesù Cristo è presente in corpo, sangue, anima e divinità. E se è presente realmente, sostanzialmente e veramente, nel suo momento eucaristico entra in relazione con noi.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Qualche giorno fa, mentre preparavo degli articoli un’amica ha introdotto una discussione nuova su un tema antico, ma sempre denso di riflessioni: scienza e fede. Ne ho già parlato in diversi momenti con riferimento alla tematica dei vaccini. L’amica mi ha girato un bell’articolo scritto dal gesuita Paolo Beltrame il 4 marzo e intitolato: Se i quanti gettano luce sulla teologia. Presentato su La Civiltà Cattolica col titolo Forse Dio gioca a dadi?

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Mi ha fatto molto piacere leggere questo articolo, che mi ha ricordato anche gli anni universitari quando anch’io ho approfondito per circa un anno la materia della filosofia della scienza, studiando il bellissimo testo di Werner Heisenberg, Fisica e Filosofia, per studiare poi approfonditamente la teoria dei quanti, sebbene non sia entrato in terminologia matematica [N.d.R. Padre Gabriele prima di entrare nell’Ordine dei Frati Predicatori ha svolto i corsi di laurea in filosofia all’Università La Sapienza di Roma]. Il gesuita Paolo Beltrame offre una riflessione-ponte fra la teoria dei quanti e la teologia trinitaria. Lascio a voi la lettura integrale dell’articolo che non richiede eccessive competenze né di fisica né di filosofia.

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Nell’articolo mi ha colpito questa citazione attribuita al fisico danese Niehls Bohr premio Nobel nel 1922 per gli studi sull’atomo, che diceva:

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«[…] i fenomeni esistono in quanto osservati e in quanto entrano in relazione con l’apparato di misurazione».

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Forse sembrerà lontano dalla nostra prospettiva. Forse sembrerà un concetto filosofico. Ma in effetti questo è un dato anche dell’esperienza ordinaria. Ogni volta che conosciamo qualcosa, dal conoscere il quantitativo di denaro da pagare al supermercato per prendere la spesa, agli orari delle Sante Messe, venendo poi alle grandi scelte di vita, come conoscere se possiamo fidarci di quella persona o meno, c’è sempre una relazione fra noi e l’oggetto conosciuto. L’oggetto conosciuto si chiude a noi perché è osservato ai nostri sensi che lo misurano. Diventa evidente per noi e per tutti coloro che lo osservano e lo misurano. Certo, non tutta la realtà è un fenomeno misurabile e calcolabile. L’uomo non è un mero misuratore. Ma tutta la realtà è comunque studiata, appresa, compresa perché è in relazione con noi. San Tommaso D’Aquino diceva che allora la verità di un certo dato è adeguazione fra la mente che conosce quel dato e il dato stesso, vale a dire adeguazione fra l’intelletto e la realtà.

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Perché dunque mi sento di condividere il pensiero di Padre Paolo Beltrame circa i legami di questa teoria con la teologia e con la fede? Il gesuita scrive infatti che tutta la Trinità è relazione. Una dottrina classica per la teologia scolastica:

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«La Trinità è relazione in sé stessa, relazione con l’universo, e relazione con tutti gli esseri viventi, senzienti o meno».

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Questo spalanca anche la nostra via di fede e preghiera. Dio è il Dio che entra in relazione con noi e che ci ascolta, ci vede, ci scruta, ci gusta e ci tocca. Cosa questa che accade per noi mediante il miracolo dell’altare, anche detto miracolo dei miracoli: la Santissima Eucarestia, nella quale Gesù Cristo è presente in corpo, sangue, anima e divinità. E se è presente realmente, sostanzialmente e veramente, nel suo momento eucaristico entra in relazione con noi.

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Pensate anche al Santo Sacrificio della Messa, quando Gesù è presente in Persona Christi nel sacerdote e dice in quel momento «Prendete e mangiate […] prendete e bevete». E quando assumiamo la specie eucaristica, a toccarci per primo, relazionalmente, è Cristo Dio. Mentre a poco a poco noi siamo trasformati in Lui.

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Pensiamo ai momenti di dubbio e di buio per i quali alcuni grandi miracoli hanno riportato sacerdoti e fedeli alla fede eucaristica, come il Miracolo Eucaristico di Bolsena, che non è affatto «presunto» e «riproducibile in laboratorio», come ieri ha smentito con dolore e imbarazzo il nostro Padre Ariel S. Levi di Gualdo in una sua nota ― da noi Padri de L’Isola di Patmos pienamente condivisa ― ribattendo a un post infelice pubblicato da un sacerdote palermitano su Facebook. E ancora: pensate all’adorazione eucaristica, a quanto silenzioso, maestoso e tremendo è il Dio Cristo che è lì ad ascoltarci. Siamo noi che entriamo nel suo “campo visivo” sacramentale. Possiamo porgergli tutte le nostre paure, tutte le nostre speranze, tutti i nostri sogni. Li possiamo poggiare sul suo cuore eucaristico, il suo Sacro Cuore e Lui ci ascolta nel Suo Silenzio.

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Forse non avevamo mai pensato a tutto questo. Ma in fondo la Quaresima è anche approfondimento e ritorno a queste certezze della fede. Approfittiamone per riscoprire questi tesori della fede, ringraziando sia Bohr che l’Aquinate per averci aiutati a riscoprire la bellezza dell’unicità relazionale fra Dio e il miracolo dei miracoli: la Santissima Eucaristia, che è miracolo della «cristica realtà», non «presunto miracolo».

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Roma, 8 marzo 2021

Giovanni di Dio, Santo della Carità

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3 commenti
  1. Iginio
    Iginio dice:

    Non vorrei però che la frase di Bohr fosse da un lato una critica al positivismo – e quindi positiva, dato che chiarisce come la Scienza non esista al di fuori dell’uomo – ma dall’altro un effetto della filosofia di Kant con la distinzione tra fenomeno conoscibile e noumeno non conoscibile.

  2. Andrea
    Andrea dice:

    Caro Padre Giordano

    segnalo a Lei e ai lettori interessati i testi del benedettino Stanley Jaki, professore universitario di fisica e teologo (Dio e i cosmologi, Il salvatore della scienza, Cristo e la scienza e altri).
    Sono di lettura francamente impegnativa ma di sicuro valgono la pena. Su Bohr mi pare che avesse un giudizio molto critico ma non vorrei sbagliarmi, e’ da molto che non lo rileggo…

  3. Davide Maria Caprano
    Davide Maria Caprano dice:

    La scienza è sempre in ritardo rispetto alla fede e spiega soltanto come e non perché!
    Quello che recita la teoria dei quanti sugli elettroni ce l’aveva già spiegato il prete alle elementari: Dio è in cielo e in terra e in ogni luogo allo stesso tempo.

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