Infallibilità e fallibilità del Sommo Pontefice

Padre Giovanni

INFALLIBITÀ E FALLIBILITÀ DEL SOMMO PONTEFICE

 

Il Romano Pontefice, per quanto dotato del carisma dell’infallibilità come maestro della fede, resta pur sempre un essere umano fallibile e peccatore, laddove non gioca questo carisma. Se nel campo della dottrina della fede è infallibile, nel campo della sua azione pastorale e di governo, nonché nella condotta privata può peccare in vari modi, come per esempio nella prudenza, nella giustizia e nella carità.

 

 

Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

Pope Francis

il Santo Padre con un copricapo indigeno durante la visita in Brasile

La questione dell’infallibilità o meno del Romano Pontefice coincide in qualche modo con quella dell’infallibilità o meno del Magistero della Chiesa. Che si intende infatti con questa espressione? Il potere che il collegio episcopale ha, sotto la guida del Papa, di insegnare, interpretare e diffondere il Vangelo. Certo esiste un potere magisteriale proprio e personale del Papa: ciò che egli insegna da sè di sua iniziativa, a prescindere dal consenso o meno del corpo episcopale. Per esempio, le catechesi sulla “teologia del corpo” svolte da San Giovanni Paolo II dal 1979 al 1983. Abbiamo qui allora il magistero pontificio. Ma siamo daccapo: il collegio dei vescovi ha il dovere di far proprio questo magistero, in quanto applicazione del comando di Cristo a Pietro: “confirma fratres tuos” [cf. Lc 22,31-34]. E, d’altra parte, è inconcepibile un magistero dei vescovi che non sia presieduto ed approvato dal Papa.

Pope Francis

il Santo Padre con un copricapo indigeno durante la visita in Brasile

Parlando di infallibilità o non infallibilità del Papa, è come se si parlasse quindi di infallibilità o non infallibilità della Chiesa stessa, in quanto guidata dal corpo episcopale unito al Papa, la cosiddetta “Chiesa docente”, benchè poi alla fin fine, come dice il Concilio Vaticano II, tutta la Chiesa e quindi ogni fedele, sia infallibile nel credere e nel proclamare la Parola di Dio, si intende sempre sotto la guida dei vescovi e del Papa. La lettrice delle Letture della Messa, quando le proclama, è infallibile. Il bambino del catechismo, se risponde bene alle domande della maestra, è infallibile.

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il Santo Padre indossa il cappello di uno sposo in Piazza San Pietro

Comunque, nella Chiesa il Papa è il solo membro a godere di un carisma personale di infallibilità. Tutti gli altri vescovi e cardinali, per quanto dotti e santi, non posseggono nessun carisma personale di infallibilità e possono cadere nell’eresia, come è dimostro dalla storia. Oppure si può dire che sono infallibili, singolarmente o in gruppo, si trattasse di un’assemblea conciliare, solo in quanto uniti a Pietro e sottomessi a Pietro. Il conciliarismo, più volte apparso nella storia, è un’eresia, non corrisponde alla volontà di Cristo. Così pure il semplice “primato d’onore” senza potere magisteriale e giurisdizionale sostenuto dalle Chiese scismatiche orientali, è un’eresia contraria a ciò che Cristo ha voluto e comandato a Pietro e ai suoi successori.

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il Santo Padre con il cappellino dell’infiorata della Città di Spello

Il Papa è infallibilmente assistito dallo Spirito Santo quando svolge il suo compito di annunciare e interpretare il Vangelo e di confermare i fratelli nella fede. Naturalmente il Papa, in quanto uomo peccatore, figlio di Adamo, sarebbe fallibile anche nelle cose della fede e della morale cristiane, se non godesse di questa assistenza ed è effettivamente fallibile, quando, per vari motivi, non gode di questa assistenza. E fallibile vuol dire che può sbagliare, che può lasciarsi sfuggire un errore. O che può dar per certo quello che non lo è, o viceversa può dar per opinabile quello che è certo. La maggior certezza che il Papa ci è Maestro nella fede e quando insegna infallibilmente la Parola di Dio, l’abbiamo quando egli stesso dichiara di parlare a nome di Cristo e intende definire un dogma della fede, come è insegnato nel Concilio Vaticano I.

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il Santo Padre indossa il cappello degli alpini

Perché ci sia l’infallibilità non sono necessarie queste dichiarazioni esplicite e solenni, piuttosto rare, ma è sufficiente che il Papa ci proponga insegnamenti che comunque si rifanno al dogma o alla Tradizione o li sviluppano e chiariscono o insegnano qualche dottrina necessariamente connessa al dogma o che tocchi in qualunque modo la verità di fede insegnataci da Nostro Signore Gesù Cristo. Così pure le dottrine dei Concili ecumenici, che spiegano o approfondiscono o interpretano le verità della Scrittura e della Tradizione, anche se non sono definite, sono comunque definitive, ossia assolutamente e perennemente vere ed infallibili; e ripetono la loro autorità da quella dello stesso Sommo Pontefice che le ha approvate. Anzi, come risulta dalla Lettera Ad tuendam fidem di San Giovanni Paolo II del 1998, esistono tre gradi di infallibilità delle dottrine del Magistero della Chiesa. Il primo, che richiede nel fedele la fede divina o teologale, è quella propria delle verità di fede definite, comunemente dette “dogmi”. Respingere questa dottrina è eresia.

Pope: General audience

il Santo Padre con l’elmetto dei vigili del fuoco

Al secondo grado stanno le dottrine non definite e tuttavia definitive, ossia assolutamente e perennemente vere, oggetto da parte del fedele di fede nell’autorità della Chiesa, la cosiddetta “fede ecclesiastica”. Possono toccare il dato rivelato, oppure verità storiche o speculative necessariamente connesse col dato rivelato, come per esempio l’esistenza dell’anima umana, di Dio, della verità o della libertà o la legittimità di un Papa o di un Concilio; cose che, se non fossero vere, farebbero crollare o renderebbero impossibile la verità di fede. Respingere questa dottrina è errore prossimo all’eresia.

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il Santo Padre con un copricato sportivo

Le dottrine del terzo grado riguardano ancora temi della fede o connessi alla fede, quindi si tratta sempre di dottrine vere e certe, ma alle quali il fedele non deve dare un assenso di fede, bensì solo prestare “l’ossequio della sua intelligenza”. Non si tratta qui della Chiesa, che propone, senza definirla dogmaticamente, una dottrina di fede, ma di una dottrina della Chiesa, che ha connessione con la dottrina della fede. Dottrina di questo tipo è per esempio il principio della libertà religiosa o il principio dell’ecumenismo o del dialogo interreligioso proclamati dal Concilio Vaticano II. Respingere questa dottrina è errore contro la dottrina della Chiesa. Nel primo grado abbiamo la dottrina definita, nel secondo la dottrina definitiva, nel terzo la dottrina vincolante.

Perché questi tre gradi? Essi non si riferiscono alla questione della verità, come se, per esempio, fossero vere solo le dottrine di primo grado. Essi invece rispondono ad una ragione pastorale e al modo di aderire al vero proprio della mente umana. Rispondono, in altre parole, ad uno scopo didattico e alla natura stessa della mente umana di accogliere la verità.

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il Santo Padre col casco degli operai delle acciaierie di Terni

La Chiesa ha ricevuto da Cristo il deposito della Rivelazione nella sua interezza sin dall’inizio. Ma essa non ha appreso sin dall’inizio con pari chiarezza e certezza tutte le verità della fede. Alcune, quelle sulle quali Cristo aveva maggiormente insistito o che maggiormente apparivano in continuità con l’Antico Testamento, o che apparivano più consone alla ragione, sono emerse subito sin nei primi Simboli della fede. Altre, che si potevano dedurre dalle prime o che erano latenti o implicite sotto le prime, magari di minore importanza o forse anche più difficili da capire, “da portarne il peso”, all’inizio rimasero velate o non così sicure come le prime. Da qui questo processo di differenziazione di più gradi di certezza.

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il Santo Padre con il cappello dei bersaglieri

Il progresso della Chiesa nella conoscenza del dato rivelato non comporta il fatto che Dio nel corso della storia aggiunga nuove verità, ma nel fatto che la Chiesa conosce sempre meglio e con maggior chiarezza tutte quelle verità, che Cristo ha insegnato agli apostoli prima di tornare al cielo. Ora Cristo dal cielo, adesso e fino alla fine del mondo, non aggiunge nulla a quello che ha consegnato allora agli apostoli, ma per mezzo del suo Spirito assiste la Chiesa sotto la guida di Pietro nel comprendere e spiegare sempre meglio il patrimonio della verità rivelata.

La Chiesa non ha solo da chiarire a se stessa la qualità e il numero delle verità rivelate, ma una volta che essa, sotto la guida del Papa, ha chiarito, è suo dovere insegnarle al mondo. E anche a questo punto si impone la necessità di una gradualità: gradualità nel proporre in modo successivo i contenuti dottrinali, cominciando dai più facili o dai più importanti o dai più urgenti. E gradualità nell’enfasi o nel vigore o nell’accentuazione o nella severità coi quali proporre le medesime dottrine, a seconda dei bisogni o delle necessità dei fedeli.

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due cappelli regalati al Santo Padre dalla guardia costiera a Lampedusa

L’infallibilità del Papa è storicamente dimostrata: non è mai accaduto che un Papa abbia smentito un suo predecessore in materia di fede. La tesi di Küng pertanto è falsa. Può accadere invece che un Papa cada accidentalmente nell’eresia o perché non in pieno possesso delle sue facoltà mentali o perché minacciato. Gli insegnamenti del Papa o le sue prese di posizione in campo dottrinale devono esser presi in considerazione sempre con benevolenza, fiducia e rispetto, ma anche con saggio discernimento, onde valutare le modalità, il livello di autorevolezza e il genere di interventi o pronunciamenti o delle disposizioni pratiche o degli atti di governo.

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il Santo Padre indossa il cappello della delegazione Special Olympics

Dopo essersi accertati, presso fonti sicure, oggettive ed autorevoli del vero contenuto di quanto egli dice o ha detto, la prima cosa da fare è catalogare il tipo e il livello di pronunciamento. I Papi del post-concilio, soprattutto a partire da San Giovanni Paolo II, hanno accresciuto e ulteriormente diversificato i generi dei loro interventi pubblici. Non infrequente è il fatto che essi intendano manifestare semplici opinioni personali, per esempio pubblicazioni, discorsi o interviste, magari seguendo certe tendenze teologiche od esegetiche. È evidente che qui non sono infallibili. Sono, questi, interventi che si aggiungono all’esercizio tradizionale del loro magistero dottrinale e morale, che si esprime nei documenti a vario livello, dalle encicliche ai discorsi, alle udienze generali o alle omelie nelle visite apostoliche; essi conservano l’espressione del loro potere giurisdizionale, pastorale, disciplinare, di governo, diplomatico, legislativo.

Nel loro insegnamento morale, occorre fare attenzione a quanto è riconducibile a verità di fede distinguendolo dalle direttive, che possono essere oggetto di discussione. Al riguardo, degno di ogni rispetto, anzi di obbedienza di fede, è l’insegnamento morale pontificio che fa rifermento alla legge morale naturale, come per esempio le norme dell’etica sessuale o sociale, la pastorale per le persone omosessuali, la proibizione dei contraccettivi, della fecondazione artificiale, o la difesa dei diritti dei poveri e degli oppressi.

papa copricapo 14

il Santo Padre con un cappello delle guide alpine

Parimenti con rispetto devono essere prese in considerazione la disciplina dei sacramenti e le norme liturgiche, anche qui però distinguendo ciò che si rifà ai valori essenziali di fede da ciò che può avere un semplice valore pastorale rivedibile o mutevole. Anche nell’indicarci le vie della salvezza in quei fratelli e sorelle che esemplarmente le hanno percorse — i santi — il magistero pontificio non può che essere infallibile.

Diverso è il caso di sentenze giudiziarie in cause di scomunica o di scisma o comunque di delitti in campo canonistico, mentre il Papa non può sbagliare nel giudicare eretica una dottrina. Quanto a pronunciamenti relativi a fenomeni carismatici, come per esempio le apparizioni mariane, qui il giudizio non è infallibile, comunque si deve supporre che sia improntato a prudenza.

Papa Francesco e la regina elisabetta

la Regina Elisabetta con il suo cappello delle grandi occasioni accanto al Santo Padre durante l’udienza

Il Magistero pontificio e in generale quello della Chiesa possono e devono essere valutati sì alla luce della Tradizione e della Scrittura, non però con l’atteggiamento occhiuto, diffidente presuntuoso, potremmo dire farisaico, di colui che si tiene pronto col fucile puntato a scoprire il Papa in fallo, magari per accusarlo di modernismo, ma con la fiducia che da lui abbiamo la giusta interpretazione della Tradizione e della Scrittura. È cosa saggia e giusta interpretare in bene certe sue espressioni che a tutta prima possono sorprendere. Così similmente, prima di negare l’infallibilità delle dottrine del Concilio Vaticano II, come alcuni fanno, si rifletta bene sul fatto che esse, se non contengono nuovi dogmi definiti, tuttavia presentano nuovi sviluppi della Tradizione e nuove spiegazioni della Scrittura, che non possono non impegnare, magari al terzo grado di autorità, l’ossequio sincero del vero fedele cattolico.

Ma è parimenti dovere di lealtà ed onestà verso il Sommo Pontefice non tirarlo dalla nostra parte, come fanno i modernisti, solo perchè il Papa si mostra aperto ai valori della modernità, dimenticando però il durissimo attacco che egli rivolge nell’enciclica Laudato si’ contro quello che è stato il peggior veleno della modernità: l’antropocentrismo.

papa sulla cattedra

il Sommo Pontefice Francesco, 266° Successore del Principe degli Apostoli, sulla Cattedra del Vescovo di Roma

Il Romano Pontefice, per quanto dotato del carisma dell’infallibilità come maestro della fede, resta pur sempre un essere umano fallibile e peccatore, laddove non gioca questo carisma. Se nel campo della dottrina della fede è infallibile, nel campo della sua azione pastorale e di governo, nonchè nella condotta privata può peccare in vari modi, come per esempio nella prudenza, nella giustizia e nella carità. Per questo egli ha bisogno del nostro aiuto, anzitutto della preghiera, ma anche, per chi può, di costruttive proposte in campo dottrinale, morale e pastorale, sempre lasciando a lui l’ultima parola. È molto importante pertanto sapere con chiarezza dove il Papa può essere criticato e dove dev’essere obbedito. Questa chiarezza è indispensabile per una continua fruttuosa avanzata sul cammino della salvezza.

Varazze, 13 luglio 2015

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 E io ti dico:

«Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

[Mt 16, 18-19]

7 commenti
  1. Beppe1944 dice:

    No, io ho ben capito: le eresie sono ispirate dal demonio! Ma abbiamo un Papa (anzi ne abbiamo avuti più di uno) che invita gli eretici, cioè gli ispirati dal demonio, ad unirsi in preghiera dell’unico Dio… Li invita a farlo tutti insieme annualmente ad Assisi; egli stesso ha pregato in luoghi di culto eretti da questi eretici ispirati dal demonio, ed invita i “cristiani luterani e cristiani cattolici [noti bene: cristiani luterani, non parla di eretici ispirati dal demonio] a COMMEMORARE CONGIUNTAMENTE il quinto centenario della Riforma” [noti bene: commemorare INSIEME un prodotto del demonio, e usa il verbo commemorare che ha una connotazione positiva]… chissà cosa direbbe Santa Teresina del Bambin Gesù, dottore della Chiesa!

  2. Beppe1944 dice:

    Dunque, se ho capito bene, quanto al primo punto, va chiarito preliminarmente che “le eresie sono ispirate dal demonio”… e quindi: dialoghiamo pure con i luterani, ma mettiamo subito, e preliminarmente, in chiaro che “nel luteranesimo non c’è lo Spirito Santo ma molto più probabilmente il demonio”: diciamolo subito ai protestanti prima ancora di cominciare a parlare con loro, anzi come condizione preliminare al dialogo…

    Ma allora, quando il Papa dice che “nel 2017 [dunque, fra due anni] i cristiani luterani e cattolici commemoreranno CONGIUNTAMENTE il quinto centenario della Riforma”, e rivolgeranno a Dio una “preghiera comune e l’intima richiesta di perdono […] per le reciproche colpe”, cosa intende dire? che si commemorerà l’opera del demonio? si pregherà ASSIEME agli ispirati da Satana?

    Quanto poi al principio delle libertà religiosa, mi par di capire, lo si accetta solo perché più conveniente, e salvaguarda meglio (nelle condizioni storiche attuali) i diritti della Chiesa, l’espansione del cattolicesimo e la pace civile… dunque, lo si accetta SOLO per una ragione di convenienza… perché non è possibile, o non conviene, comportarsi come ci si…

    • Padre Ariel
      Redazione dell'Isola di Patmos dice:

      Dunque, se ho capito bene
      Il punto è proprio questo: lei non vuol capire e tanto meno capire bene.

      le eresie sono ispirate dal demonio
      E da chi vuole che siano ispirate, da Santa Teresina del Bambino Gesù, dottore della Chiesa?

      ecc … ecc …

  3. Beppe1944 dice:

    Dunque, Lei veramente sostiene che “nel luteranesimo si può dubitare di una vera presenza dello Spirito Santo e vien piuttosto da pensare al demonio”…

    e quanto al “principio della libertà religiosa”, proclamato dal Concilio Vaticano II, è qualcosa cui un fedele deve (ma insomma, non è proprio un dovere) prestare ossequio, ma potrebbe anche restare fermo a quanto proclamato da Pio IX nel Syllabus, dove si sostiene che è invece erroneo sostenere che “oggi non conviene più che la religione cattolica si ritenga come l’unica religione dello Stato, esclusi tutti gli altri culti, quali che si vogliano”…

    in sostanza, sono un po’ questi i vostri punti fermi…

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, OP dice:

      Primo punto. La Scrittura dice con chiarezza che le eresie sono ispirate dal demonio. Questo non vuol dire che non abbia valore il dialogo con i luterani. Tuttavia devono essere avvertiti di questo fatto.

      Secondo punto. Il principio della libertà religiosa è già insegnato da Cristo nel Vangelo quando Egli inculca il rispetto della buona fede altrui: «Chi non è contro di voi, è per voi».

      La dottrina del Concilio in merito non è quindi facoltativa, ma è vincolante, come esplicitazione dell’insegnamento di Cristo. Quanto alla dottrina del Beato Pio IX nel Sillabo, essa contiene un elemento dogmatico ed uno pastorale-giuridico.
      ll primo ricorda la superiorità del cristianesimo su tutte le altre religioni, cosa per nulla in contrasto col principio della libertà religiosa, inteso non in senso liberale o indifferentistico, ma evangelico.

      Quanto alla questione del cattolicesimo come religione di Stato, non si tratta di un principio di diritto divino, ma di un principio semplicemente pastorale-giuridico, quindi storicamente condizionato ed abrogabile, oggi superato, perchè non esistono più le condizioni storico-politiche che ne consentano l’attuazione.

      Per questo il Concilio, assumendo le costituzioni dei moderni Stati democratici, come per esempio gli USA, ha deciso di sostituirlo col principio della libertà religiosa, il quale, nelle attuali condizioni storiche, è quello che meglio salvaguarda i diritti della Chiesa, l’espansione del cattolicesimo e la pace civile.

  4. ENZO dice:

    Buon giorno, leggendo il Suo articolo sull’infallibilita’ pontificia necessaria per l’unita’ di fede della Chiesa mi chiedevo come mai le varie Chiese ortodosse da oltre un millennio mancanti di un Magistero infallibile unico hanno mantenuto integra la fede del primo millennio a differenza delle comunita’ protestanti dove sin dall’inizio rifiutando il ministero di Pietro iniziarono gli sbandamenti nella dottrina. Presso gli ortodossi gli scontri tra i vari Patriarchi sono per motivi di competenze territoriali etc. ma anche senza PIETRO mantengono unita la dottrina e la stessa fede.Chiedevo un chiarimento in merito. Grazie

    • Padre Ariel
      Giovanni Cavalcoli, OP dice:

      Caro Enzo,

      mentre con Michele Cerulario fu respinto il primato di giurisdizione del Papa, ma non il suo episcopato, Lutero distrusse il concetto stesso dell’episcopato. Ora è vero che il Sommo Pontefice è il supremo custode e garante della verità di fede, ma questa è già custodita dalla successione apostolica, che è rimasta nell’ortodossia, per cui, se il suo episcopato è valido, vuol dire che deriva da Pietro ed è fondato su Pietro, benchè attualmente Costantinopoli non voglia sommettersi a Roma dal punto di vista giurisdizionale e quindi non riconosca il primato di Roma. Manca quindi certamente l’infallibilità pontificia, ma resta una certa quale infallibilità garantita dalla permanenza dell’episcopato, anche se non sottomesso al Papa.

      Ben più grave è il disastro provocato da Lutero, il quale, col respingere il Sacramento dell’Ordine, ha con ciò stesso minato le basi della dottrina della fede, che, come dice il profeta Malachia, devono essere custodite dal sacerdote. Per questo, mentre nell’ortodossia continua a farsi sentire lo Spirito Santo nel mantenimento della sana dottrina, nel luteranesimo si può dubitare di una vera presenza dello Spirito Santo e vien piuttosto da pensare al demonio.

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