Il Sommo Pontefice ad alta quota: «Martin Lutero era intelligente». Certo, come lo era anche Jack lo Squartatore

IL SOMMO PONTEFICE AD ALTA QUOTA: MARTIN LUTERO «ERA INTELLIGENTE». CERTO, COME LO ERA ANCHE JACK LO SQUARTATORE

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Anche il famoso serial killer noto come Jack lo Squartatore era sicuramente intelligente, n’è prova il fatto che il meglio della polizia di Scotland Yard non riuscì mai a scoprire chi fosse e tutt’oggi la sua identità è avvolta nel mistero. Sebbene sulla sua intelligenza si potrebbe discutere, analizzando la cosa da altra angolatura. Così come si dovrebbe discutere sul fatto che non è da cristiani veramente intelligenti cadere nell’eresia e distruggere la Chiesa, per cui, come era ovvio, Lutero non ha saputo dare alcuna giustificazione intelligente e plausibile dei danni che ha fatto.

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Autori
Giovanni Cavalcoli, O.P – Ariel S. Levi di Gualdo

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Anche il famoso serial killer noto come Jack lo Squartatore era sicuramente intelligente, n’è prova il fatto che il meglio della polizia di Scotland Yard non riuscì mai a scoprire chi fosse …

In uno dei nostri colloqui privati, il Padre Ariel S. Levi di Gualdo è tornato a esprimermi una sua convinzione: «Pare che il Sommo Pontefice tenda a dare il meglio di sé in aereo, ad alta quota, parlando coi giornalisti». Detto questo ha espresso altre sue personali teorie legate alla «ossigenazione del cervello», sulle quali sorvolo. In verità fu ad alta quota, intervistato da un giornalista durante il viaggio di ritorno dall’Armenia, che il Santo Padre ha espresso a braccio alcune opinioni sue personali su Lutero, prive di qualunque valore magisteriale, alcune certamente notevoli, altre del tutto discutibili, perché in parte contrastanti con quanto il Magistero della Chiesa ha già espresso su Lutero, soprattutto con Leone X e il Concilio di Trento [la risposta del Santo Padre è registrata QUI dal minuto 30,53 — N.d.R. In questo filmato si noti a destra il volto di Padre Federico Lombardi s.j. che alla domanda rivolta dal giornalista al Santo Padre «… se non è arrivato il momento di ritirare la scomunica a Martin Lutero», si mette a sorridere. Poi, durante la risposta data del Santo Padre, fin quando non è distolta l’inquadratura da lui, la sua faccia e tesa come una corda d’arco. D’altronde, nel mondo dell’immagine, nel quale la Chiesa è voluta entrare a spron battuto e spesso anche in modo imprudente, le immagini parlano, inevitabilmente le immagini parlano].

Jack lo Squartatore a caccia di vittime …

Questo non vuol dire che l’idea della Chiesa su Lutero sia ferma a quei famosi interventi del XVI secolo, contenenti giudizi che non vanno corretti, ma integrati, utilizzando criteri di giudizio forniti del Concilio Vaticano II e tenendo conto dei risultati dell’attuale ecumenismo, come la Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione, pubblicato dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, del 31 ottobre 1999, il quale, peraltro, ricordiamo che è un organo semplicemente consultivo della Santa Sede, che come tale non fa magistero [1], tanto per essere chiari.

Prima di commentare le parole del Papa, credo sia bene premettere una breve presentazione dello status quaestionis. Nell’impresa di Lutero giocano due fattori fondamentali, caratteristici della spiritualità agostiniana: il problema del proprio personale rapporto con Dio e la cura del bene della Chiesa. Mentre però Agostino è riuscito a mettere come cardine della sua spiritualità lo amor Dei usque ad contemptum sui, Lutero fu sempre tentato dall’amor sui usque ad contemptum Dei. Egli così cercò la soluzione non nella carità, ma nella sua fede fiduciale:  Dio mi salva nonostante il mio peccato. Sant’Agostino gli avrebbe detto: vis fugere a Deo? Fuge in Deum! In Lutero invece la fede in Dio prende il posto dell’amore di Dio.

A questi temi si aggiunge una forte attrazione per il Cristo di San Paolo Apostolo che «ha dato se stesso per me» [Gal 2,20], tema questo carissimo, a tutta la spiritualità medioevale, soprattutto francescana e domenicana.

Jack lo Squartatore a caccia di vittime …

Lutero, inizialmente tormentato, irritato, angosciato e spaventato da una coscienza esagerata dei propri peccati e della sua fragilità, da un’eccessiva esigenza di perfezione e dall’idea di un Dio inesorabilmente severo, con lui adirato e minaccioso, credette di risolvere il suo insopportabile dramma interiore con la famosa dottrina della fede fiduciale, o giustificazione forense, per la quale egli si convinse irremovibilmente per tutta la vita che Dio non avrebbe tenuto conto dei suoi peccati e lo avrebbe salvato, a patto soltanto che egli credesse questo, senza preoccuparsi dei peccati, che gli sarebbero sempre stati comunque perdonati. Si trattava in sostanza dell’incapacità di praticare serenamente il sacramento della penitenza, che a lui appariva una tortura, un’umiliazione ed un esercizio inutile, a causa del suo orgoglioso perfezionismo, per il quale non sopportava di doversi accusare sempre degli stessi peccati.

Lutero credette che la fede fiduciale fosse un atto di grande umiltà davanti a Dio, in quanto si riconosceva peccatore, affermava l’inutilità ed anzi l’impossibilità delle opere buone e si convinceva che nell’opera della giustificazione il Dio «misericordioso» faceva tutto, mentre lui non aveva niente da fare, per cui poteva tranquillamente continuare a peccare, che del resto non avrebbe potuto fare a meno, dato che confondeva la permanente tendenza a peccare ― “concupiscenza” ― col peccatoPer questo, decise di smettere di confessarsi, giacché era convinto di essere sempre in grazia, benché sempre immerso ― come egli credeva ― nel peccato mortale. Invece la vera umiltà è quella di riconoscere che le opere buone sono doverose, possibili e necessarie, benché non sufficienti, ed insieme con i conseguenti meriti esse sono doni di Dio.

Jack lo Squartatore a caccia di vittime …

Il grande dramma di Lutero, non era però ancora cominciato, perché egli, soprattutto come religioso e sacerdote, ed anche per un’apertura naturale del suo animo ― suo padre voleva indirizzarlo all’avvocatura ―, non sentiva solo il bisogno di curare la propria salvezza, ma anche quella degli altri e il bene della Chiesa. E difatti i suoi Superiori nell’Ordine notarono subito queste attitudini e ben presto gli affidarono numerosi incarichi, soprattutto quello dell’insegnamento della teologia.

L’idea della fede fiduciale che Lutero considerava però come basata sull’umiltà e la fiducia nella misericordia di Dio, aveva messo tali radici nel suo animo sottilmente superbo [2], che egli la sosteneva come fosse vera Parola di Dio e la scoperta del vero Vangelo.

Lutero possedeva un carattere molto attivo ed energico, generoso ma anche autoritario, capace di grandi sforzi e fatiche nelle opere esterne, nel contempo debole nel dominio delle passioni. La sua ben nota  tesi dell’inutilità delle “opere” non va intesa in senso quietistico, come fece Molinos, ma si riferisce al rifiuto della disciplina ascetica, non all’occuparsi del bene del prossimo, dove Lutero invece spese molte energie e sapeva raccogliere collaboratori e seguaci. Da qui nasce il suo intento riformatore, sebbene questo suo attivismo e questo zelo spesso duro e violento non nasceva, a differenza da Sant’Agostino e di tutti i veri riformatori, da un’ardente carità divina, quindi da un’autentica motivazione soprannaturale ― quello che Santa Caterina da Siena chiamava «ardentissimo desiderio» ―, ma del suo eccezionale dinamismo naturale e dalla sua convinzione di essere giustificato dalla fede fiduciale.

immagine storica dell’archivio forense: le vittime di Jack lo Squartatore

Quindi non si trattava di vera carità fraterna, che sgorga dalla carità divina, o di vero servizio a Dio e al prossimo, ma ― senza probabilmente che se ne rendesse conto ―, di bisogno o impulso di autoaffermazione e di dominio sugli altri. E così la suddetta arbitraria e presuntuosa idea di essere giustificato gli procurò un’eccessiva sicurezza di sé e la cocciuta convinzione che Dio fosse sempre in lui e con lui, tanto da avere ad un certo punto l’audacia, lui, eretico, di accusare di eresia Papa Leone X che aveva “osato” censurarlo. In tal modo Lutero avocò a sé quell’infallibilità nell’interpretazione della Scrittura, che Cristo concesse a Pietro; e come ben capite, questo, non ha proprio nulla a che vedere con l’umiltà.

La svolta tragica nella vita di Lutero avviene quando egli rompe col Papa a proposito della questione della giustificazione, attorno al 1518-19. Fino a quel momento egli accetta la Chiesa nella sua divina essenza e, con le famose 95 tesi del 1517, è mosso dall’intento di riformarla, liberarla dalla mondanità, purificarla, ritrovare il Vangelo originario, togliere le incrostazioni e gli appesantimenti, gli elementi inutili e gli intralci, correggere i costumi, combattere i vizi, incrementare la virtù e lo studio della Parola di Dio, formare le coscienze, ridar loro slancio e fervore. Alcune delle idee di Lutero di questo periodo sarebbero state fatte proprie dalla riforma avviata dal Concilio Vaticano II, ma ovviamente in tutt’altri modi e termini dottrinali e pastorali.

storico ritratto di Martin Lutero

Quando però il Papa gli condanna la sua idea della giustificazione con la famosa bolla Exsurge Domine del 1520, esplode nell’animo di Lutero un vero furore contro il Papa e in generale contro il Magistero della Chiesa, che d’ora innanzi egli sente come sommo impostore, falsificatore del Vangelo, oppressore della libertà del cristiano e della Chiesa, servo del Demonio.

L’idea di riformare la Chiesa si trasforma così in distruzione della Chiesa: Lutero perde la percezione di ciò che può essere cambiato e ciò che dev’essere conservato e si mette a togliere o cambiare elementi essenziali. Da notare che adesso la sua istanza di fondo è una vantata o millantata istanza di verità e non soltanto e non principalmente una semplice riforma dei costumi o delle istituzioni. Egli solo sa e ha trovato o ritrovato, contro le menzogne del Papa, come si interpreta la Scrittura, qual è il vero insegnamento di San Paolo, che cosa è la fede, qual è il vero Vangelo, come si acquista la salvezza, che cosa è la Chiesa.

Fino al 1517 Lutero accetta la verità della Chiesa e la vuole solo riformare. Dal 1520, egli comincia a demolire la Chiesa, convinto di sapere lui qual è la vera Chiesa. Non più una ri-forma, ma una de-forma. Fu l’inizio della catastrofe. Per questo bisognerebbe andarci molto cauti ― come più volte da noi spiegato in numerosi articoli su questa nostra Isola di Patmos ―, a chiamare quella di Lutero e quella luterana “riforma”.

il grande squarcio di Lutero lo Squartatore

Ritenendosi infine libero dal controllo del Magistero della Chiesa interprete indiscutibile della Rivelazione, direttamente ispirato dallo Spirito Santo, Lutero finisce col divenire una fucina di eresie e le enormità si susseguirono in lui, una dietro all’altra, per il resto della sua vita, come un torrente in piena, incontrando notevole successo fino ai nostri giorni. Non sto qui ad elencarle, tanto esse sono note da cinque secoli. Tra i luterani, alcuni errori sono stati corretti, altri sono peggiorati. Fa però piacere il fatto che, anche a seguito delle attività ecumeniche, alcune frasi di Lutero, accostate da alcuni esegeti cattolici [3] con maggiore attenzione critica, hanno mostrato, al di là dell’espressione infelice, la loro intenzione ortodossa.

Volendo fare un bilancio della cosiddetta “riforma” luterana, lasciamo a Dio il giudizio sulle intenzioni intime di Lutero e stando invece alle sue intenzioni esplicite e dichiarate, stando a ciò che di fatto Lutero ha realizzato, stando ai risultati della sua “riforma”, stando al giudizio della Chiesa e della storia, al di fuori di ogni servile fanatismo e di ogni riprovevole demonizzazione, per dare una valutazione complessiva dell’opera di Lutero, bastano alcune semplici indiscutibili considerazioni accessibili a tutti, per dire con sicurezza, animo sereno e responsabile ― e questo è il giudizio più benevolo che si possa dare ― che la sua “riforma” ha fatto molto più male che bene.

la vittima di Lutero lo Squartatore: l’Unità della Chiesa

Prima considerazione. Vogliamo chiamarlo “riformatore”? Facciamolo pure, ma non senza tener conto del contrasto del personaggio Lutero con i veri riformatori santi, che hanno prodotto dei santi, molti canonizzati dalla Chiesa. Tanto per fare alcuni nomi noti a tutti:  San Benedetto da Norcia, Gregorio VII, San Pier Damiani, San Bernardo di Chiaravalle, Innocenzo III, San Francesco d’Assisi, San Domenico di Guzmán, Santa Caterina da Siena, il Servo di Dio Gerolamo Savonarola, Sant’Ignazio di Loyola. Per seguire con la grande Riforma operata dal Concilio di Trento in una stagione che è stata un grande fiorire di santi: Santa Teresa d’Avila, San Pio V, San Carlo Borromeo. Per seguire con i riformatori contemporanei: San Pio X, San Giovanni XXIII, la Riforma del Concilio Vaticano II che ha dato a sua volta vita a numerosi santi: il Beato Paolo VI, San Giovanni Paolo II, San Pio da Pietrelcina, San Josemaria Escrivà de Balaguer, Santa Teresa di Calcutta … Sono tutti confronti illuminanti che non hanno bisogno di commenti.

Seconda considerazione. Se c’è voluto il Concilio di Trento per rimediare alla “riforma” di Lutero, vuol dire che qualcosa non ha funzionato. Basti pensare alle guerre di religione ed alla tragica divisione religiosa dell’Europa. La riforma tridentina ha prodotto frutti immensi di santità. Quale santità ha prodotto invece quella luterana?

il Concilio Vaticano II ha riconosciuto che alcune istanze di Lutero potevano essere valide, ma non ha mai negata la portata di tutti i suoi elementi altamente negativi e dannosi

Terza considerazione. Il Concilio Vaticano II ha promosso il riconoscimento degli aspetti validi della riforma di Lutero, senza ignorare però quelli negativi. I fratelli protestanti in dialogo, ne stanno tenendo conto?

Il Santo Padre, con parole che hanno fatto il giro del mondo, ha affermato:

«Io credo che le intenzioni di Martin Lutero non fossero sbagliate: era un riformatore».

Credo che giudicare delle intenzioni non è facile, ma in certi casi può essere possibile ed utile, soprattutto quando si tratta di valutare il pensiero e l’azione di personaggi famosi, molto studiati, che ci hanno lasciato molte testimonianze e molti documenti Ma questo è proprio il caso di Lutero, benché nella sua condotta e nei suoi scritti si trovino contraddizioni, oscurità ed ambiguità. Le intenzioni intime, morali, al limite sono note solo a Dio che può leggere la coscienza dell’uomo, ed all’interessato. Esistono però intenzioni comunicabili di un autore, che appaiono dalla loro espressione linguistica e comportamentale. Su questo piano non è storicamente vero dire che tutte le intenzioni di Lutero fossero giuste, perché le sue parole ed i suoi comportamenti provano invece l’esatto contrario. Tanto per fare alcuni esempi: non fu giusto l’intento di separarsi dalla Chiesa Romana. Non fu giusto l’intento di abolire il papato. Non fu giusto l’intento di abolire la gerarchia. Non fu giusto l’intento di abolire il Magistero della Chiesa. Non fu giusto l’intento di abolire la Messa e i Sacramenti. Non fu giusto l’intento di abolire l’adorazione eucaristica. Non fu giusto l’intento di abolire il culto dei santi. Non fu giusto l’intento di abolire la vita religiosa. E con tutto ciò, è molto importante notare che Lutero non ha distrutto la Chiesa completamente; altrimenti non sarebbe stato un eretico, ma un apostata. Così, nel luteranesimo, sono rimasti i dogmi fondamentali della fede: Dio Uno, la creazione, la provvidenza, l’uomo immagine di Dio, gli angeli, il dogma trinitario, l’Incarnazione, la Redenzione. E assieme a questa “memoria” è rimasta anche la struttura fondamentale della Chiesa: il battesimo, la grazia di Cristo, la salvezza, il popolo di Dio, i ministri, la Scrittura, il profetismo, i carismi dello Spirito, la preghiera, la Cena del Signore, l’etica cristiana. Tutti questi valori sono alla base dei rapporti ecumenici.

Il Santo Padre ha affermato:

«Forse alcuni metodi non erano giusti, ma in quel tempo vediamo che la Chiesa non era proprio un modello da imitare: c’era corruzione nella Chiesa, c’era mondanità, c’era attaccamento ai soldi e al potere. E per questo lui ha protestato».

Lutero ha squarciato l’Unità della Chiesa …

Forse andrebbe ben precisato che non si tratta solo di metodi ingiusti, ma anche di obbiettivi e di contenuti ingiusti o sbagliati, come quelli esposti sopra, che hanno trasformato la “riforma” in una distruzione, in una eresia che ha dato vita ad un drammatico scisma.

Il Santo Padre seguita dicendo:

«Poi era intelligente, e ha fatto un passo avanti giustificando il perché faceva questo. E oggi luterani e cattolici, con tutti i protestanti, siamo d’accordo sulla dottrina della giustificazione: su questo punto tanto importante lui non aveva sbagliato. Lui ha fatto una “medicina” per la Chiesa». 

Anche il famoso serial killer noto come Jack lo Squartatore era sicuramente intelligente, n’è prova il fatto che il meglio della polizia di Scotland Yard non riuscì mai a scoprire chi fosse e tutt’oggi la sua identità è avvolta nel mistero. Sebbene sulla sua intelligenza si potrebbe discutere, analizzando la cosa da altra angolatura. Così come si dovrebbe discutere sul fatto che non è da cristiani veramente intelligenti cadere nell’eresia e distruggere la Chiesa, per cui, come era ovvio, Lutero non ha saputo dare alcuna giustificazione intelligente e plausibile dei danni che ha fatto. La vera intelligenza, è frutto dell’umiltà. L’eretico, di solito, è una persona intelligente, ma superba e manca di carità. Egli non ascolta l’avvertimento di San Paolo: «La scienza gonfia. La carità edifica» [I Co 8,2]. L’intelletto ci vuole, ma, come dice Dante, dev’essere un «intelletto d’amore». Infine, se davvero Lutero ha fatto una “medicina”, come mai allora, il Concilio di Trento, l’ha sostituita con un’altra? In tal caso: quale delle due medicine è quella giusta?

il Romano Pontefice a Lund (Svezia) per la celebrazione del 500 anni della “riforma” di Lutero, abbraccia al termine di una liturgia una Gentile Signora mascherata da “arcivescova” e come tale rivestita delle insegne sacerdotali. In un mondo che vive spesso di immagini, viene da domandarsi: una simile immagine d’impatto, era proprio necessaria? E se necessaria, a che cosa, è stata necessaria?

Il Santo Padre infine conclude: 

«Oggi il dialogo è molto buono e quel documento sulla giustificazione credo che sia uno dei  documenti ecumenici più ricchi, più ricchi e più profondi […] Ci sono divisioni, ma dipendono anche dalle Chiese».

Del documento sulla giustificazione ho già parlato sopra. In esso bisogna distinguere da una parte le divisioni tra le Chiese che toccano la carità ; dall’altra, la divisione o separazione dei luterani dalla Chiesa cattolica, in quanto, questa seconda, tocca molto a fondo la verità, la fede e  il dogma.

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dall’Isola di Patmos, 23 ottobre 2016 

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[1] Ne ho fatto un recente commento nel mio articolo «Il concetto di giustificazione in Lutero», luglio 2017, vedere QUI.

[2] Lutero stesso, qui eco della saggezza agostiniana, dice che esiste un orgoglio nascostissimo nel nostro animo. Cf il Salmo 19,14: “Dall’orgoglio nascosto salva il tuo servo”. Il problema della salvezza è tutto qui. Purtroppo Lutero cadde in quell’orgoglio, del quale aveva un eccessivo timore.

[3] Vedi per es: J.Lortz – E.Iserloh, Storia della Riforma, Società Editrice Il Mulino, Bologna 1990.

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3 commenti
  1. ettore dice:

    Penso sia utile far conoscere agli amici frequentatori dell’Isola l’ultima fatica letteraria di Padre Giovanni Cavalcoli, un saggio di 36 pagine intitolato ” Contro Lutero, perché non dobbiamo morire protestanti” disponibile su:
    https://www.amazon.in/Contro-Lutero-dobbiamo-protestanti-Italian-ebook/dp/B077TVTZZG

    Il vaticanista Tosatti recensisce il saggio sul suo blog:
    http://www.marcotosatti.com/2017/12/07/contro-lutero-un-nuovo-libro-di-padre-cavalcoli-per-non-morire-protestanti-da-cattolici/

  2. Zamax dice:

    Come scrissi tempo fa, Papa Francesco è un grande ammiratore di Dostoevskij, e nell’opera dello scrittore russo il male e il bene sono spesso concepiti come le due facce di una stessa realtà, cosicché capita che il grande criminale conviva potenzialmente col santo nella stessa persona. E’- per me – una grande sciocchezza, che peraltro è piuttosto diffusa anche nella cultura cattolica, ma che Dostoevskij, grandissimo scrittore, tratta in maniera così fine e profonda da riuscire a spacciarla per vera. Non sto parlando qui del caso del “grande peccatore” che diventa “santo”, sul quale peraltro si indulge spesso in maniera caricaturale. S. Agostino, ad esempio, non fu mai propriamente un “grande peccatore” nel senso comune del termine, ma uno che visse un periodo giovanile di mondanità sentendone progressivamente tutto il peso e la vanità, periodo sul quale altri avrebbero fatto spallucce. Né dobbiamo immaginare, a mio avviso, che Saulo quando “perseguitava” i cristiani si lasciasse andare alla crudeltà, o che nel vivere quotidiano non tradisse già i segni della magnanimità di S. Paolo.

    Quindi, non è solo “politica” o sapiente e caritatevole gesuitismo quello che gli mette in bocca giudizi assurdamente lusinghieri su Lutero (o su altri sciagurati personaggi) ma un tratto della sua personalità che gli rende arduo disingannarsi e che lo induce alla faciloneria. Così si spiega anche quel dare per scontato che Lutero fosse, almeno all’inizio, in buona fede nelle sue critiche alla Chiesa: ma tutti gli indizi ci dicono il contrario, e cioè che fin dall’inizio, invece – forse oscuramente e mentendo perfino a se stesso, giacché c’era qualcosa di morboso in lui – Lutero stesse posando le fondamenta della sua grande “auto-giustificazione”, la quale magari sarebbe rimasta sepolta fra le pieghe della storia se non fosse diventata strumento di poteri mondani che la fecero deflagrare. Così si spiegano anche certi suoi gesti teatrali verso quel “prossimo” che oggi il politicamente corretto chiama “altro”, sia esso il migrante, il protestante, il musulmano, l’ateo; gesti che però finiscono – al di là delle sue intenzioni – a fare della misericordia una rappresentazione nella quale il ruolo più importante lo gioca la gratificazione mondana.

  3. Alessandro B dice:

    Eh! Le cose bisogna dire come stanno. Riassunto molto chiaro e conciso. Possibile che il Papa non sappia queste cose che anche il credente poco informato puo’ facilmente apprendere e studiare da solo? Ad esempio, in un recentissimo documentario della BBC sulla riforma (vista come positivamente attiva contro l’orco rappresentato dalla Chiesa cattolica “….che comandava tutti gli aspetti della vita sociale del tempo….” come se la Chiesa sia fatta da persone non del proprio tempo, e la società non abbia spesso “devoti miscredenti” , come dice Padre Ariel) uno studioso tedesco ha detto tranquillamente che la parola “sola” in “sola fide” nella traduzione del Vangelo di Lutero non esiste in nessun testo biblico precedente. E’ una pura invenzione. Una goccia di verità in un mare di sproloqui di un presentatore televisivo e professore di storia che una veloce ricerca mi ha poi rivelato convivesse da decenni con il suo partner omesessuale. E te pareva.

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