Il Disegno di legge Zan e l’importanza di mediare senza compromessi, quello che certi cattolici “integrali”, peggiori degli omosessualisti radicali, non intendono capire, perché non conoscono la sapienza del Vangelo

—  Attualità ecclesiale —

IL DISEGNO DI LEGGE ZAN E L’IMPORTANZA DI MEDIARE SENZA COMPROMESSI, QUELLO CHE CERTI CATTOLICI “INTEGRALI”, PEGGIORI DEGLI OMOSESSUALISTI RADICALI, NON INTENDONO CAPIRE, PERCHÉ NON CONOSCONO LA SAPIENZA DEL VANGELO

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Ridotti come siamo a un’armata Brancaleone, Christi fideles per un verso e chierici per altro verso, contro quale agguerrito nemico si pensa di poter combattere? Volete sapere chi sono in realtà quei veri cattolici “integrali” che imperversano per i social media brandendo corone del rosario e Madonne parlanti con grave danno per l’immagine della Chiesa intera, che paventano fantascientifiche battaglie mistiche annunciando l’imminente trionfo del Cuore Immacolato di Maria? Presto detto: sono delle povere crocerossine ignave che se dalla stanza dei leoni da tastiera fossero portati per davvero in una trincea di guerra, morirebbero soffocati tra la loro urina e i loro escrementi, perché la paura, dinanzi alle armi del nemico e al sangue dei morti ammazzati sul campo di battaglia, sarebbe tanta e tale che non riuscirebbero a trattenere neppure per cinque minuti i loro orifizi.

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Ricordi di vita e di rapporti umani – Padre Ariel con l’amica trans Vlady Guadagno nella sala trucco degli studi Mediaset di Cologno Monzese (maggio 2021)

Con quella divertita leggerezza estiva che non guasta, confido che dopo gli ultimi miei interventi televisivi al programma Zona Bianca condotto da Giuseppe Brindisi, il 19 maggio, ed a Dritto e Rovescio condotto da Paolo Del Debbio, il 24 giugno, mi sono dovuto sorbire critiche in sé sempre legittime, seguite però da insulti che in sé non sono invece legittimi. Ne prendo uno tra i tanti e neppure il peggiore. Un tale, convinto di essere un autentico cattolico “integrale”, così commenta il mio colloquio con l’amico Alessandro Cecchi Paone e l’amica trans Vlady Guadagno al programma del 19 maggio:

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«Eri così remissivo che potevi dare il culo a Cecchi Paone direttamente negli studi di Mediaset» (!?).

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Sorvoliamo sullo stile per concentrarci su altro: l’imbecille metafisico, presunto cattolico “integrale” o meno che sia, ha la capacità di farsi riconoscere all’istante con una epigrafe sintetica, senza bisogno di cimentarsi in un’articolata e complessa lectio magistralis. Sicché, in tono ilare, risposi in privata sede al “cattolico integrale”:

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«Credo che l’amico Alessandro Cecchi Paone abbia possibilità di scelta molto migliori, rispetto al culo di un prete».

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Anche perché, se devo dirla apertis verbis, solo l’amabile e delicato Dottor Rocco Lapenta, mio colonoscopista di fiducia, ha il privilegio unico e irripetibile di entrarmici dentro col sondino una tantum, presso la Clinica Villa del Rosario di Roma, dove mi sottopongo a questa pratica affatto erotico-giocosa. Mio padre morì cinquantenne per un tumore al colon-retto, che in alcuni casi può essere ereditario, per ciò meglio controllarsi periodicamente e nel caso prevenire. E qui — sempre nell’ambito della leggerezza estiva — va detto che la mia colonoscopia è sempre un avvenimento in quella clinica, più delle partite in cui gioca la Roma, di cui le suore anziane sono tifose. Forse persino più atteso della stessa festa in cui si fa memoria liturgica di San Vincenzo Maria Pallotti, fondatore di quella Congregazione di suore, dette appunto Suore Pallottine, per gli amici Suore Pallottoline. Presto detto il motivo: vi sembro forse un soggetto da euforizzare, essendolo già fin troppo per natura? Immaginate per ciò cosa accade se sono sedato con anestetici che mi gasano. Questi i risultati: la suora assistente di sala operatoria, scuotendo la testa dinanzi agli sproloqui che uscivano dalla mia bocca mentre ero in stato di euforica incoscienza, sbotta:

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«ma che bocca de fogna c’ha questo! Ma c’avete portato ‘n sala operatoria pe ‘a colonoscopia ‘n prete, o er carbonaro ‘mbriaco der Marchese der Grillo?».

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A chi non fosse chiaro ribadisco per l’ennesima volta: leggerezze estive. Comprensibili e forse anche opportune, considerando che tutti siamo reduci da mesi di lavoro e da vari lockdown che in tante persone hanno lasciato il segno. Dio volesse che avessero lasciato anche una indelebile lezione di vita, come noi Padri de L’Isola di Patmos spiegammo tra le righe del nostro libro La Chiesa e il coronavirus, in cui narriamo la nostra esperienza pastorale tutt’altro che facile in quei momenti di emergenza. Per questo ritengo che sorridere faccia tutt’altro che male. Nella vita bisogna essere seri e non seriosi, morali e non moralisti.

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E mentre l’Italia si dibatteva in preda a una emergenza inaspettata senza precedenti, con rischi di collasso della nostra sanità ― che alla prova dei fatti ha retto però molto meglio rispetto ad altri Paesi europei specializzati a guardare l’Italia e gli italiani con la puzza sotto il naso ― con l’aggiunta di una crisi economica che a detta degli esperti non si vedeva dal dopoguerra, tra le priorità in agenda del nostro legislatore c’era il Disegno di legge Zan contro la omotransfobia.

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Per poco possa valere il mio parere di persona con una pregressa formazione giuridica, debbo dire che ho faticato a trovare un vuoto normativo da colmare con una apposita legge, soprattutto con una legge che crea di fatto delle nuove categorie protette. Volutamente non mi lancio nel diritto penale e nel diritto costituzionale, che pure credo di conoscere e ricordare a sufficienza, né intendo disputare sui difetti di questo disegno per come al momento è formulato in bozza, cosa peraltro pressoché normale per tutti i Disegni di legge. Oppure spiegare ai sensi di diritto in che modo possa confliggere con alcune libertà fondamentali garantite dalla Costituzione, dalla libertà di pensiero e di opinione alla libertà d’insegnamento. Senza dimenticare il Concordato tra Stato e Chiesa, ricordato di recente dalla Santa Sede tra i gridi all’ingerenza clericale di giuristi e costituzionalisti che si sono improvvisati tali sulle piazze, attraverso le idiozie sparate da qualche influencer tutto tatuaggi e poco cervello, per seguire con alcune parate del Gay Pride dove l’eccesso grottesco è di casa. Il Concordato, revisionato nel 1984 da un Governo presieduto da un laicissimo Primo ministro socialista, garantisce alla Chiesa una libertà di pensiero, espressione e insegnamento che questo Disegno, se convertito in legge tal quale è stato scritto, finirebbe per limitare. Lo dissi direttamente a suo tempo anche all’Onorevole Alessandro Zan nel corso di una puntata di Dritto e Rovescio, quella del 9 ottobre 2020, citando un passo tratto dall’epistolario del Beato Apostolo Paolo, per poi domandare:

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«Posto che alla fine della lettura di questa epistola nella quale si stigmatizza la sodomia, noi non diciamo parola dei Vescovi o parola del Padre Ariel, ma Parola di Dio, domani, leggendo e commentando questo testo, rischio per caso di trovarmi con i Carabinieri che mi attendono in sacrestia alla fine della Santa Messa?».

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E qui va chiarito che si stigmatizza la sodomia, non il sodomita. Passaggio non chiaro a coloro che agiscono mossi da passioni emotive irrazionali, contestando a priori e per partito preso una Chiesa di cui non conoscono la dottrina, il magistero e una condotta di vita morale che noi offriamo e proponiamo, ma che non imponiamo né mai imporremmo a nessuno. Per questo colsi l’occasione per spiegare in seguito in un altro programma, quello del 24 giugno 2021:

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«Non è facile far capire alle persone la differenza che corre tra peccato e peccatore. La Chiesa condanna il peccato ma accoglie sempre il peccatore, se non lo facesse, tradirebbe la missione che Cristo le ha affidato».

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Per non parlare della non discriminazione, che la Chiesa ha fissato tre decenni prima del Disegno di legge Zan nel Catechismo che recita:

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«Un numero non trascurabile di uomini e di donne presenta tendenze omosessuali profondamente radicate. Questa inclinazione, oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte di loro una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione. Tali persone sono chiamate a realizzare la volontà di Dio nella loro vita, e, se sono cristiane, a unire al sacrificio della croce del Signore le difficoltà che possono incontrare in conseguenza della loro condizione» [n. 2358].

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Dinanzi alla parola «disordine», non pochi esponenti dell’omosessualismo ideologico radicale, maestri insuperabili della estrapolazione selvaggia e della parolina presa e isolata dal suo contesto, se potessero impugnare una legge mal fatta e ambigua non esiterebbero a chiedere la condanna della Chiesa e la cancellazione ― va da sé con tanto di procedimenti penali o di scuse ― di questa espressione da loro reputata altamente offensiva, o per meglio dire omofoba. Talmente incapaci sono a leggere che sulle righe si condanna con chiarezza non passibile di equivoci la pratica dell’omosessualità, non l’omosessuale, che troverà invece sempre accoglienza, comprensione e ascolto. In caso contrario, se lo rigettassimo o peggio discriminassimo, come dicevo poc’anzi tradiremmo il messaggio stesso di Cristo Dio e la missione che Egli ci ha affidato. I ciechi omosessualisti radicali ignorano con spirito di chiusura e cecità ideologica che la Chiesa, nella edizione del Catechismo del 1992, scrive:

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«[…] A loro riguardo [Ndr degli omosessuali] si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione».

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Il tutto fu scritto quando l’Onorevole Alessandro Zan aveva appena 18 anni e sedeva sui banchi delle scuole medie superiori, non certo su quelli del Parlamento della Repubblica.

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Sempre nella puntata del 19 maggio di Zona Bianca, entro i brevi tempi concessi a tutti gli opinionisti ospiti nei salotti televisivi ― dove certo non si possono fare conferenze né scendere troppo su complesse tematiche specialistiche ―, andando all’essenziale spiegai la differenza sostanziale che corre tra “compromesso” e “mediazione”. E lo feci portando come esempio uno dei miei formatori, diplomatico di lungo corso a servizio della Santa Sede, uomo di fede e santo vescovo, che mi trasmise l’importanza della mediazione scevra da compromessi.

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In questi ultimi tempi ho subito vari attacchi più o meno … colonoscopici da parte di cattolici che dinanzi a certe mie parole hanno urlato al tradimento e alla resa, dopo che in più occasioni pubbliche ho affermato: né la Conferenza Episcopale Italiana né la Santa Sede hanno espressa e mostrata contrarietà alcuna verso questo Disegno di legge. Io sono membro del Corpo Mistico che è la Chiesa, di cui Cristo è capo e noi membra vive [cfr. Col 1, 18], se pertanto mi presento come presbitero e teologo in qualsiasi contesto pubblico, esprimo e diffondo il pensiero oggettivo della Chiesa, della Santa Sede e dei nostri Vescovi italiani, non certo il pensiero soggettivo mio, che non avrebbe né mai potrebbe avere alcuna rilevanza. Pertanto, se da pochi o molti è ritenuto necessario, che questo Disegno sia pure convertito in legge, nulla da dire e nulla da obiettare in tal senso da parte cattolica, come hanno espresso la Conferenza Episcopale Italiana prima e poi la Santa Sede a seguire. Però dopo averlo rivisto, garantendo una doppia tutela: l’azione penale e la condanna contro eventuali omofobi violenti ma al tempo stesso la libertà di pensiero, parola ed espressione, quindi il libero esercizio del ministero della Chiesa che ha il diritto di trasmettere la propria morale, previa tutela della libertà d’insegnamento nelle scuole, senza che in esse sia imposto ― in quelle statali come in quelle paritarie cattoliche ― l’indottrinamento al gender. Ma soprattutto senza che nessuno, dal giorno dopo il varo di quella legge a seguire, ci subissi di querele, chiedendo ai tribunali di obbligarci a cancellare intere pagine della dottrina e della morale cattolica, che ripeto è offerta e proposta agli uomini di buona volontà, mai imposta a chiunque abbia la liberà volontà di rigettarla. Su questo bisogna mediare e trovare un accordo, non un compromesso. Proprio come fecero i nostri Padri Costituenti, dando all’Italia appena uscita dalla guerra una Carta Costituzionale che sintetizza quelle che furono le istanze di tutte le correnti: comunisti, socialisti, liberali, repubblicani, cattolici popolari …

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In serena coscienza penso di poter dire che non c’è differenza tra certi omosessualisti appartenenti alle correnti più radicali e certi cattolici cosiddetti “integrali”, tenendo conto che i primi recano grandi disagi e imbarazzi alla comunità omosessuale, i secondi grandi disagi e imbarazzi alla Chiesa e alla comunità cattolica, perché gli uni come gli altri ragionano e lottano su basi puramente emotivo-ideologiche. Esattamente ciò che nel dibattito televisivo del 20 ottobre 2020 rimproverai all’Onorevole Alessandro Zan affermando:

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«[…] il legislatore dovrebbe ripartire dalla antica sapienza di Aristotele: la legge è ragione priva di passione. Mentre invece questo Disegno di legge pare giocato sulle passioni emotive».

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Detto questo aggiungo per onestà intellettuale che i secondi soggetti ― i cattolici “integrali” ― hanno un’altra caratteristica che li rende particolarmente venefici e forse persino peggiori degli omosessualisti radicali: confondere la fede con il cieco e bieco fideismo, che della fede non è neppure cugino di terzo grado.

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Per tutta una complessa serie di ragioni che analizzai ed esposi undici anni fa nel mio libro E Satana si fece trino, oggi la Chiesa Cattolica sta vivendo un momento di grande debolezza e profonda decadenza che ha generato una crisi morale nel nostro clero senza precedenti storici. Il principio di autorità non è semplicemente entrato in crisi, è stato proprio distrutto. Quei certi preti che ogni tanto, come verginelle vilipese, si stracciano le vesti per una mia parola colorita ― detta rigorosamente in modo del tutto voluto proprio per irritarli, come ho fatto nella parte introduttiva di questo articolo tra culi e colonoscopie ―, sono gli stessi che poi disattendono i comandi dei loro vescovi diocesani o dei loro superiori maggiori religiosi, o che di loro sparlano male in giro per tutta la diocesi, solo perché il Sommo Sacerdote si è permesso di dargli un paterno e pacato suggerimento, offendendo e oltraggiando in tal modo il loro narcisismo clericale ipertrofico. Di tutt’altra pasta sono fatto io, rispetto a queste suscettibili vergini clericali, perché il mio Vescovo l’ho sempre venerato come immagine apostolica del Cristo che regge e tiene unite tutte le membra del corpo e quindi l’ho di rigore sempre ubbidito, o miei cari e implacabili critici clericali! Critici tra i quali spiccano, tra le vergini più vergini ― oltre che tra le più litigiose e velenose ―, i presbiteri appartenenti agli Ordini religiosi storici, che sempre di meno sanno dove alberga quella obbedienza da loro suggellata con un particolare voto solenne.

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Ridotti come siamo a un’armata Brancaleone, Christi fideles per un verso e chierici per altro verso, contro quale agguerrito nemico si pensa di poter combattere? Volete sapere chi sono in realtà quei veri cattolici “integrali” che imperversano per i social media brandendo corone del rosario e Madonne parlanti con grave danno per l’immagine della Chiesa intera, che paventano fantascientifiche battaglie mistiche annunciando l’imminente trionfo del Cuore Immacolato di Maria? Presto detto: sono delle povere crocerossine ignave che se dalla stanza dei leoni da tastiera fossero portati per davvero in una trincea di guerra, morirebbero soffocati tra la loro urina e i loro escrementi, perché la paura, dinanzi alle armi del nemico e al sangue dei morti ammazzati sul campo di battaglia, sarebbe tanta e tale che non riuscirebbero a trattenere neppure per cinque minuti i loro orifizi.

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A tutti quei sedicenti cattolici “integrali” che non sanno cosa sia veramente il Vangelo e quanto eterna e senza tempo sia la parola santissima e sempre attuale in esso contenuta, per capire cosa sia la mediazione da perseguire, quando non si possono fare battaglie e tanto meno vincerle ― con buona pace dell’imminente e magico trionfo del Cuore Immacolato di Maria ridotta da certi tristi figuri a una via di mezzo tra la dea Athena e la fata Turchina ― basterebbe leggere questo passo:

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«[…] quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace» [Lc 14, 31-32].

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Questa è la sapienza della mediazione, con buona pace di certi cattolici “integrali” che impazzano sui social media tra immagini di cristi androgini photoshoppati e madonnine languide da cartone animato, più o meno leoni da tastiera che, alla resa dei conti, la sanno più lunga di Gesù Cristo, ma soprattutto sono parecchio più sapienti di Lui. Avere creato infatti una cattolicità emotivo-narcisistica che non tiene conto della parola e del messaggio del Verbo di Dio incarnato, è moralmente cosa molto peggiore della pratica dell’omosessualità, lo dice con chiarezza Cristo tra le righe affermando:

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«”In verità vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. È venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli”» [Mt 21, 31-32].

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Proprio così: «Non vi siete nemmeno pentiti per credergli», come invece hanno fatto, nel corso del tempo, numerosi omosessuali racchiusi da Cristo, assieme a tanti altri peccatori di vario genere, nelle figure dei «pubblicani» e delle «prostitute», che sono una metafora e un paradigma che racchiude al proprio interno le miserie e le debolezze dell’intera umanità composta sia da eterosessuali sia da omosessuali.

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dall’Isola di Patmos, 8 luglio 2021

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Cari Lettori,

a proposito di “omosessualisti radicali”, vi prego di prendere visione dell’articolo scritto dal presidente delle nostre Edizioni [vedere QUI], nel quale chiediamo un sostegno per il fondo delle mie spese processuali. Sono stato reso oggetto di una querela che, per quanto infondata, mi impone però di procedere alla mia difesa in sede di giudizio e quindi mi obbliga a spendere soldi per le spese legali. La logica è palese: colpirne uno per spaventarne e metterne a cuccia mille. Per questo confido tanto sul vostro prezioso aiuto.

Ringrazio coloro che sino a oggi hanno inviato un contributo per il fondo spese processuali, ed ai quali ho inviato in privato un messaggio di ringraziamento. Purtroppo, ad alcuni, non ho potuto invece rispondere, perché assieme alla loro donazione non hanno inviato un messaggio con la loro email. Li ringrazio tanto in queste righe, dispiaciuto per non avergli potuto inviare un messaggio di ringraziamento.

 

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ma portare, diffondere e difendere la verità non solo ha dei
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78 commenti
  1. Anna
    Anna dice:

    Caro Lorenzo, io ho avuto voglia di leggere…..
    Mi è piaciuto questo “Suo nuovo modo” di interloquire, mutato nei toni… sereni e ragionevoli. Intensificherei ” il fuoco” solo sull’ affermazione…… “Anche se il Padre ama immensamente il figlio ed è disposto a perdonargli tutto senza chiedergli nulla, fino a quando il figlio sta a pascolare i porci, il perdono del Padre non gli cambia la vita…..”. Ecco, trovo incompleta la frase che avrei invece elaborata così :……..”sino a che il figlio si ostinera’ ad esprimere la LIBERA VOLONTÀ di continuare a pascolare i porci, il perdono, sempre pronto, del Padre non gli potrà cambiare la vita”…
    Inoltre, nel punto 3)”,” trovo un certo accostamento alla situazione che si è venuta a creare avverso p. Ariel, accusato di calunnie ed offese quando è chiaramente riscontrabile dai carteggi da lui resici noti, di essersi sempre difeso senza aver mai per primo offeso.
    Prego il Signore che Lei possa trarre beneficio dalle ns continue preghiere. Vera manna dal cielo!!..

    • orenzo
      orenzo dice:

      Gentile signora Anna, se io, pur libero di muovermi, sto male ma continuo a starmene seduto dove sono senza alzarmi per chiamare un dottore, esprimo o non esprimo la mia “LIBERA VOLONTÀ” di continuare a sentirmi male?
      Riguardo al punto 3, accusare un cattolico di non essere a conoscenza delle basi della dottrina Cattolica affermando che ignora il fatto che il peccato originale non è un peccato di lussuria, non le sembra offesa sufficiente?

  2. orenzo
    orenzo dice:

    Per chi ha voglia di leggere:
    1. Nelle risse andavo a nozze… quando vengo offeso rispondo per le rime.
    2. Anche se il Padre ama immensamente il figlio ed è disposto a perdonargli tutto senza chiedergli nulla, fino a quando il figlio sta a pascolare i porci, il perdono del Padre non gli cambia la vita: quando il figlio decide di alzarsi e tornare alla casa del Padre, il perdono del Padre gli cambia gratuitamente la vita.
    3. Quando mi confronto con qualche lgbt, solitamente discuto di leggi di natura e di come il loro malessere provenga da loro stessi e dal loro modo di vivere; non sono mai il primo ad iniziare ad offendere ma ribatto colpo su colpo: hanno minacciato più volte di denunciarmi ma hanno sempre desistito quando ho fatto notare che i primi ad iniziare ad offendere sono stati loro.
    4. Ringrazio per le preghiere e la benedizione che sono sempre una manna dal Cielo e contraccambio.

  3. Gianbattista
    Gianbattista dice:

    Carissimo padre Ariel,

    non faccio fatica a concordare con la sua analisi. Alla fine poi vi vengono sempre degli scrupoli probabilmente causati da sensi di colpa non superati. Vero che Cristo condanna il peccato e non il peccatore. Vero che il peccatore va perdonato 70 volte 7 quindi sempre. Ma alla centesima volta che una persona viene da lei a confessare lo stesso peccato non pensa mai che forse ci sta “ciucciando” un pochino?

    Le prime comunità cristiane se ben ricordo non è che andavo poi così leggeri nel giudizio sul peccatore e, dopo il peccato, non bastava la contrizione del cuore e prima di essere riammesso nella comunità doveva passare sotto le forche caudine pubbliche.

    Probabilmente i miei sensi di colpa nascono da qui … masochismo ? Ma mi pare che anche nei canoni apostolici si parli di questo percorso.

  4. stefano
    stefano dice:

    Gent.mo p. Ariel, le segnalo che nelle opzioni del filtro automatico è stata in qualche modo impostata la traduzione di parti dei commenti in inglese col risultato di modificarne il tono in scherzoso e goliardico, con venature di grottesco. Può verificare anche dall’ultimo suo commento qui sopra.

  5. Andrea
    Andrea dice:

    Detto molto sinceramente: a tacere di altro faccio fatica a dimenticare (e a perdonare) la signora Guadagno quale protagonista di quello che parve a molti un sacrilegio eucaristico, durante le esequie di don Farinella. Ricordo che anche lei ne scrisse con severità, anche nei confronti dell’arcivescovo officiante. Ciò premesso, ho ben presente che è suo preciso dovere sacerdotale ricercare con sollecitudine e amorevolezza anche il peggiore dei peccatori. Auguri di ogni bene per il suo ministero.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Erano i funerali del presbitero genovese Andrea Gallo, mentre Paolo Farinella, anch’esso presbitero genovese, è sempre vivo.
      L’episodio da lei narrato risale al 2013.
      In otto anni molte cose possono cambiare nelle persone, nel bene come nel male.

  6. Lucia
    Lucia dice:

    Caro Padre Ariel quando ho parlato di martirio pensavo come lei ha spiegato proprio al carcere per quelli che non vorranno inchinarsi al pensiero lbgtq, abortista ed eutanasico, a scherni e sputi come accadde qualche anno fa causa scandalo abusi su minori e non per cui ad alcuni preti e suore che nulla c ‘ entravano con gli abusatori ma ciò non toglie che qualcuno temo ci rimetterà la vita,avrà letto delle chiese bruciate in Canada e se ci fosse stato qualcuno dentro? Per quanto riguarda la situazione delle suore latinoamericane e africane conosco il problema, mia zia posso dirle non permette che vengano in Italia prima di parecchi anni dalla loro entrata e tende a farle rimanere in patria proprio per il motivo di cui parlava lei e perché è contraria al” traffico di preti e suore “. Ecco il motivo per cui a lei dispiace tanto della mancanza di vocazioni italiane perché lei e la sua congregazione pagano questa loro onestà intellettuale con la chiusura dei conventi in Italia anno dopo anno. Da qui anche il mio invitarla a ringraziare il Cielo per le suore che entrano in Africa e Sud-America, diciamo che sono vocazioni con il marchio Doc per quanto è umanamente possibile. Grazie della sua gentilezza.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Grazie a lei, cara Lucia.
      Abbiamo dato tristi ma necessarie informazioni a lettori cattolici che devono, giustamente, conoscere le situazioni difficili e a volte tragiche che viviamo.
      Sua zia appartiene a una di quelle congregazioni che in modo lucido e realistico hanno deciso per il meglio. Purtroppo non tutte agiscono così, perché come sa c’è di tutto e purtroppo accade di tutto, come lei stessa ha ricordato con piena e reale cognizione di causa.

  7. Antonio Bonifacio
    Antonio Bonifacio dice:

    Il genderismo.
    A mio modo di vedere rappresenta l’apice della “diserzione antropologica” e in questa quarta di copertine di un libro mi sembra ben proposto il concetto “Henry Corbin è, senza mezzi termini, un inestimabile testimone contro il nostro tempo e, per quanto siano ormai trascorsi circa quarant’anni dalla sua scomparsa e ben di più dall’edizione dei suoi capolavori fondamentali, immutata resta la forza della poderosa spallata che questo “filosofo” ha dato alle illusioni che si coltivano quotidianamente nella fase terminale dell’età del ferro. In questa ottica, e a proposito delle nuove aberranti rivoluzioni antropologiche, non più all’orizzonte ma già in atto, abbiamo deciso di riprendere i suoi scritti e “ricostruire” la natura dell’essere umano sotto l’angolo visuale della Tradizione, provando idealmente a restituire ai contemporanei la percezione della condizione umana anteriormente alla “diserzione antropologica” propria della “razza” dei tempi ultimi.

    Corbin condensa tutto ciò che sul tema si può scrivere in questo doppio aforisma: “Fuori da questa funzione teofanica ed ermeneutica dell’Angelo, ogni altro mondo è soltanto silenzio per l’uomo. La sua ascensione spirituale di Cielo in Cielo, di mondo in mondo, non può realizzarsi senza la conduzione dell’Angelo. Non trovare o perdere il contatto con l’Angelo significa dunque smarrirsi nel deserto dell’incerto e dell’inconoscibile, significa ‘disertare’.
    La causa che ha innescato questo ciclo è il desiderio malvagio delle anime individuali, che rinunciano al loro stato di individualità angeliche per rivestire, cedendo a una inclinazione aberrante, la maschera di individualità fisiche materiali”.

    • Lucia
      Lucia dice:

      Per quanto riguarda il destino del patrimonio immobiliare in Italia credo che le Conferenze episcopali e l’Apsa pian piano interverranno posso immaginare con immensa gioia, tranne poi finire comunque al centro di scandali a ripetizione stile palazzo di Londra e ville diocesane “a luci rosse” tipo Honduras e Argentina… Eh si, ammetto di seguire anche queste ultime vicende che definire boccaccesche è un simpatico eufemismo.

      Come avrà capito io non sono affatto ottimista come può aver pensato leggendo il mio primo commento al signore a cui avevo risposto in un primo momento…

      P.S.
      La congregazione di mia zia cerca di vendere tutti i conventi che mano a mano chiude, cosa ovviamente necessaria per continuare a mantenersi e assicurare una vecchiaia decente alle consorelle che hanno dedicato tutta la loro vita ai ragazzi nelle scuole e agli ammalati nel loro ex ospedale… Triste realtà ma quest’è.
      Ancora grazie della bella discussione

  8. Lucia
    Lucia dice:

    Caro Roberto,

    condivido il suo pensiero, quando leggo di alcuni giovani che diventano sacerdoti provo ammirazione ma anche tanta pena, perché si ritroveranno ad essere sacerdoti in società sempre più anticristiane, secolarizzate e “statalizzate” per così dire, non potranno proferire neanche una vocale senza essere linciati dagli ultras del pensiero relativistico eretto a Leviatano, per essi sguardi di disprezzo per nulla celati e magari insulti e forse anche aggressioni fisiche al loro passaggio, come già accaduto troppe volte.

    Ne ho parlato con mia zia suora che ricopre un ruolo importante in una congregazioni religiosa, lei è dispiaciuta perché da anni nessuna italiana entra nel loro noviziato e io le ho risposto “Ma cosa pretendi? Ringrazia il Cielo che ci sono le latino-americane e africane che per quanto poche ancora entrano…”. In realtà lei è convinta che ad aspettare i credenti ormai c’è il martirio esattamente come la penso io, ma quel suo dispiacere credo sia una vera lacerazione del cuore per chi come lei è entrata in convento a 17 anni tra l’opposizione dei genitori. Altri tempi, altra società…

    Buona giornata

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Cara Lucia,

      quando in tono quasi scherzoso, un mio confratello, disse «in fondo il Demonio è per sua natura stupido», replicai: «Stai scherzando, vero? Il Demonio è un concentrato di intelligenza allo stato puro».

      Capisco bene il discorso della sua familiare suora e soprattutto il suo comprensibile dolore. Sono discorsi che ho sentito fare a diversi sacerdoti, religiosi e religiose, che ho sempre dissuaso dal pensare che si possa andare incontro a quelle che furono le vecchie forme classiche di martirio. E questo proprio perché il Demonio è appunto intelligente, sa bene che il sangue dei martiri è da sempre il più grande fertilizzante della Santa Chiesa di Cristo, che offrì per primo sé stesso in sacrificio.

      Non moriremo martiri, già stiamo morendo nel ridicolo, destituiti di ogni credibilità, dissacrati dalla testa ai piedi sino alla radice.
      Possiamo scordarci un novello Napoleone che cattura e porta via prigioniero il Sommo Pontefice Pio VII, oggi abbiamo Maurizio Crozza che il Pontefice regnante, ed il suo predecessore forse di più ancora, li ha messi alla berlina in tutti i modi, con spirito dissacrante, in nome della legittima libertà di satira. Però, al tempo stesso, si vuole una legge ad hoc che possa sbattere nelle patrie galere chi osa fare una satira sui gay, per esempio.

      No, può rassicurare la sua familiare suora che non moriremo perseguitati e martiri, moriremo nel ridicolo, nel quale già ci stanno facendo morire. Non si accaniranno contro di noi, useranno la forma in assoluto peggiore: l’indifferenza. Tutto questo perché, ripeto, il Demonio è intelligente.

      Personalmente sono privo del suo ottimismo e della sua toccante innocenza, quando afferma «Ringrazia il Cielo che ci sono le latino-americane e africane che per quanto poche ancora entrano». Temo infatti che ci sia ben poco da ringraziare, posto che non poche di queste africane che giungono in Italia per far numero nelle morenti congregazioni religiose ridotte ormai a poche decine di suore anziane, sono spesso problematiche e non facili da gestire. Non nascondiamoci dietro a un dito, sappiamo benissimo che molte congregazioni di suore sono costrette a mantenere le famiglie delle loro suore nei rispettivi Paesi di origine, se non vogliono correre il rischio – come accaduto – che lascino la congregazione e se ne tornino a casa loro o altrove. Altro ci sarebbe da dire sulle latinoamericane, o sulle indiane nate in famiglie buddiste, battezzate a 15/16 anni e diventate suore pochi anni dopo perché le famiglie erano povere e non potevano far loro la dote. E se nella società indiana la famiglia non può fare la dote, la ragazza non può sposarsi, purtroppo ha due sole scelte: o fare la prostituta, oppure … battezzarsi, divenire cristiana e poi farsi suora.

      Conosco congregazioni di suore che dopo queste infelici campagne acquisti, si ritrovano con religiose che dopo 10 anni di vita vissuta in Italia non riescono a esprimersi correttamente in italiano. E così, qualche congregazione che per alcuni secoli si è distinta per il modo in cui si è dedicata alla formazione delle giovani e dei giovani, gestendo scuole all’interno delle quali le suore, tutte diplomate e laureate, svolgevano ruolo di insegnanti, ed in modo eccellente, oggi si ritrovano con squadre di certe nigeriane, di certe indiane e di certe latinoamericane che hanno difficoltà a parlare un italiano decente, figurarsi mai se potrebbero ricoprire il ruolo di insegnanti in quelle che furono le loro prestigiose e ottime scuole! E così, le vecchie suore, hanno convertito gli stabili delle loro scuole in alberghi, alcune addirittura in centri benessere a cinque stelle.

      Qui può vedere una ex scuola di una Congregazione di suore orsoline trasformata in hotel e centro benessere, gestita da quelle stesse suore che per oltre un secolo hanno cresciuto generazioni di studentesse e studenti:

      https://www.domusmariaebenessere.com/centro-benessere-spa

      Può una ragazza italiana entrare in una congregazione di suore per fare la dipendente di un albergo?
      Certo che no, sono disposte a farlo alcune giovani provenienti da altri Paesi.
      E quando le vecchie suore che tengono stretti nelle loro mani i cordoni della borsa moriranno, chi gestirà certi patrimoni immobiliari alberghieri? Che fine faranno certe congregazioni?
      Speriamo intervenga per tempo la Santa Sede, se non vogliamo vedere una squadra di certe africane o di certe latinoamericane svendere al primo avvoltoio che passa un intero patrimonio immobiliare.

      «E’ così se vi pare», diceva Luigi Pirandello.
      E chi negasse questa realtà, mentirebbe in modo a dir poco spudorato.

      Spero di non averla amareggiata, ma questa è la realtà con la quale dobbiamo fare i conti.

      • Un religioso
        Un religioso dice:

        Reverendo padre,

        grazie per questo spaccato di vita religiosa. Da religioso penso che sia importante che anche i fedeli si rendano conto dello stato delle cose, prima che escano scandali, veri o montati che siano.

        Purtroppo io sono forse ancor meno ottimista e temo che la Santa Sede sia in qualche modo condannata ad arrivare sempre troppo tardi sulle gravi situazioni di degrado spirituale, culturale e umano in cui versano antichi e meno antichi Istituti, che tanto diedero alla Chiesa e al Signore. E perché troppo tardi? Perché gli strumenti di governo e di controllo previsti pur dal diritto sono troppo spesso usati male o in modo puramente formale, al punto che le visite ordinarie, che pure si fanno, per la stessa ammissione di molti visitatori, non possono incidere realmente nella vita delle comunità. E se gli stessi visitatori ritengono di non poter incidere, quali risultati pensiamo di poter ottenere? Quale visita ordinaria produce ancora veri e proprî decreti? Pensiamo davvero che si possano governare e controllare le situazioni in cui versa la vita religiosa solo con consigli e raccomandazioni?

        Poi non possiamo stupirci che la CIVCSVA intervenga con estrema forza quando lo fa! Per rientrare nell’argomento principale, oso dire che mi piacerebbe che la Chiesa usasse al suo interno la stessa finezza giuridica con cui — giustamente per me — è intervenuta con la nota sul ddl Zan al governo italiano.

        Un religioso

  9. ROBERTO
    ROBERTO dice:

    Caro Padre Ariel, a prescindere dall’essere o meno d’accordo con Lei su questi difficilissimi temi, Lei mi ha fatto capire quanto è dura fare il prete per chi ci crede veramente. E quanto sarà dura sempre di più nei tempi a venire.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Roberto,

      rispondo a lei e poco sotto anche a Lucia che ha commentato il suo post.

      Lo so che ogni tanto esordisco con affermazioni, frutto di fatti ed episodi sempre e di rigore reali e per questo documentati, che infastidiscono certi fideisti che hanno mutato Cristo Dio nel Gesù compagnone e la Beata Vergine Maria in una figurina da baci Perugina. Ma anche questo è il mio mestiere, visto che ogni tanto, qualche coscienza, riesco a scuoterla e indurla a porsi seri quesiti.

      Anni fa, trovandomi in una zona di mare della Campania durante l’estate, celebrai la Santa Messa in una chiesa parrocchiale. Erano presenti due seminaristi per la giornata dedicata alle vocazioni che al termine della celebrazione dettero ai fedeli la loro testimonianza. Debbo dire che irritai un po’ anche il parroco di quella parrocchia, perché ai due concessi sì di parlare, ma solo dopo aver dato la benedizione e annunciato “la Messa è finita andata in pace”, perché prima di allora parla il sacerdote, al quale si risponde con le frasi previste dal rito. Tutto il resto, dagli annunci agli avvisi o quant’altro, si fa a Messa finita. Quindi li feci parlare dai gradini dell’altare, non dall’ambone, che non è un semplice “leggio” ma il luogo e lo spazio liturgico dal quale si annuncia ai fedeli la Parola di Dio.

      Uno dei due spiegò di voler diventare prete per «realizzare me stesso ed essere felice». Li presi in sacrestia tutti e due e gli dissi: «Avete appena fatto da ministranti al presbitero, all’alter Christus, tale io sono per Sacramento di grazia. E neppure vi siete accorti e resi conto che sono salito sul Monte Calvario rinnovando in forma incruenta il sacrificio di Cristo sulla croce?». E a quello che aveva narrato di diventare prete per realizzare se stesso, dissi: «Hai mai letto il passo del Santo Vangelo che dice: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua”? [Lc 9,23]. E per imperativo di coscienza gli dissi: «Cambia immediatamente strada, onde evitare di fare del male a te stesso e poi agli altri, casomai i tuoi disgraziati formatori ti portassero a diventare prete. Sei un immaturo emotivo e non hai i requisiti basilari per incamminarti verso il sacerdozio e io ho il dovere morale di dirtelo, soprattutto se nessuno te l’ha mai detto».

      Il parroco, sapendo in seguito la cosa, rimase male, il rettore del seminario, venendo a conoscenza del tutto, si infuriò. E il primo e il secondo si lamentarono con il loro vescovo affinché contattasse il vescovo mio per farmi obbligare a chiedere scusa al povero tesoro che era rimasto tanto male.
      Due anni dopo è ordinato sacerdote.
      A un anno dall’ordinazione, passando dal mondo surreale e deformante del seminario alla realtà ecclesiale e pastorale, entrò in crisi appena dieci mesi dopo. Lo mandano a Roma per fare un corso specialistico, come dire: facciamogli cambiare un po’ aria che il piccolo tesoro si riprenderà. A Roma comincia ad avere frequentazioni, per così dire, non propriamente raccomandabili per un giovane prete. Trascorrono altri mesi e il piccolo tesoro in cerca di felicità, la trova altrove e lascia su due piedi il sacerdozio.

      Nel mese di maggio mi presento fuori dall’Aula Paolo VI in Vaticano dove si tiene la planaria della C.E.I, aspetto il vescovo di quella diocesi, mi presento, gli ricordo il fatto e gli domando: «Non ritiene forse, Vostra Eccellenza, che il parroco protettore di questo tesoro andrebbe spazzolato dalla testa ai piedi, mentre il rettore e il padre spirituale del suo seminario cacciati a pedate nel culo?». Risponde il vescovo: «Avessi la tua grinta lo avrei già fatto, ma tu sei nato leone e io cerbiatto». E quel vescovo – oggi emerito – diventò ed è tutt’oggi mio amico carissimo.

      Oggi, per diventare prete, occorre un tasso di testosterone al di sopra della norma. Ai seminaristi, prima di ammetterli fanno fare colloqui con qualche psicologo di fiducia, che non si sa perché sono quasi sempre e di rigore donne. A nessuno passa invece per la mente di farli visitare da un bravo urologo, perché i coglioni che oggi sono richiesti per fare il prete, con i fedeli che ci ritroviamo e con la società che marcia sempre più verso il rifiuto e l’odio nei confronti di tutto ciò che è cristiano, devono essere di necessità e rigore al di sopra della norma. Per il bene del futuro prete e per il bene del Popolo di Dio sempre più allo sbando che dovrà assistere e sostenere a prezzo della sua vita.

      Meglio chiudere le parrocchie per mancanza di preti, anziché originare infelici che generano a loro volta infelicità e sgomento nel Popolo di Dio che ha bisogno, oggi più che mai, di guide solide, sicure e … se mi si passa il termine: cazzute!

      • Padre Ariel
        Andrea dice:

        Caro Padre,

        Già forse l’ho scritto in qualche altro commento, ma la situazione da lei descritta sulla grave crisi morale dei seminari l’ho vissuta sulla mia pelle.

        Il caso di quel seminarista che lei dice aver abbandonato il sacerdozio dopo 10 mesi beh … storia vista con i miei occhi.

        Secondo tale seminarista che era in una nota congregazione religiosa nella quale ebbi la malaugurata idea di entrare (sebbene Dio si è servito anche del male che ho vissuto in quella struttura di peccato) beh… anche lui era tutto un tripudio di gioia, canti, balli… facendogli anche io notare, che a me sembrava invece che il sacerdozio dovesse essere conformazione a Cristo crocifisso, senza toppa melensità ed emozioni frivole, prendendo ad esempio il curato d’Ars patrono dei sacerdoti, mi disse che tale curato d’Ars non capiva un tubo, che i tempi erano cambiati e che ormai il prete era tutt’altra cosa. Nessuno vuol mettere in dubbio che i tempi siano cambiati, per carità. Tuttavia, questo suo nuovo modello sacerdotale improntato sulla gioia effimera e frivola di una fede emozionale, l’ha portato ad abbandonare il sacerdozio dopo qualche anno, non appena qualcuno gli disse che non poteva più continuare a farsi i fatti suoi con l’ordinazione sacerdotale (per inciso, tale tizio aveva usato la sua ordinazione come trampolino di lancio per entrare a far parte dell’atelier di un noto artista di arte sacra).

        E così, dopo aver mangiato, bevuto, studiato a sbafo di tale congregazione, e dopo essere stato ordinato sacerdote da un attentissimo e prudente rettore, è crollata la sua vocazione.

      • Padre Ariel
        Stefania Celli dice:

        dico sul serio, non è una battuta di spirito. Lei, padre, ha mai pensato che un giorno potrebbe diventare vescovo? Se la nominassero, penso farebbero un’ottima scelta.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Cara Stefania,

          se è per questo potrei diventare anche Romano Pontefice, posto che i requisiti richiesti per l’elezione al sacro soglio sono solo due: essere maschio e battezzato. Non è richiesto neppure di essere celibe, in comprensibile ossequio al Beato Apostolo Pietro che era sposato e conobbe il Signore Gesù quando guarì sua suocera. Poi, lui e altri Discepoli, lasciarono le famiglie per seguire il Divino Maestro.

          Anch’io le rispondo sul serio dicendole che l’Autorità Ecclesiastica – alla quale non passerebbe mai per la mente di promuovermi all’episcopato e di conferirmi la pienezza del sacerdozio apostolico – , farebbe invece una scelta pessima e non ottima, se mi nominasse.

          Conosco la situazione in cui versano la gran parte delle diocesi ed essendo intimo e confidente di molti vescovi so quanto debbano sudare per farsi rispettare e ubbidire da molti preti che proseguono tranquillamente a non rispettarli e a non ubbidirli, a fare quel che vogliono e a sparlare del vescovo in giro per tutta la diocesi. Se una cosa del genere un prete la facesse con me vescovo, dopo la prima ammonizione privata e la seconda ammonizione dinanzi a due presbiteri anziani cadute nel vuoto, alla terza lo chiuderei dentro una stanza con me e gli spezzerei il bastone pastorale sulla schiena. Poi gli toglierei la facoltà di celebrare la Santa Messa, di predicare e di amministrare confessioni finché non si sarà rimesso in riga. E se il prete reagisse caricandomi contro tutti i sui parrocchiani – fatti accaduti ripetutamente e frequentemente, con tanto di vescovi fischiati giungendo nella parrocchia per la festa patronale o per la visita pastorale – per tutta risposta castigherei anche i parrocchiani sopprimendo canonicamente la parrocchia.

          Questo solo per fare un esempio, molti altri ce ne sarebbero da fare.

          Posto quindi che nessuno si sognerà mai di selezionarmi come candidato per l’episcopato, in ogni caso rifiuterei io, perché come le ho detto conosco lo stato delle diocesi e dei presbiteri che le formano. Ci sono situazioni ormai incancrenite e degenerate da decenni, in un susseguirsi di vescovi senza colore, odore e sapore ostaggi dei loro vicari generali e di un gruppo di parroci intoccabili che fanno il bello e cattivo tempo. A quel punto il vescovo si limita a fare il grigio funzionario in un reciproco rapporto di disistima: lui non stima quella informe accozzaglia che sono i suoi presbiteri, divisi e litigiosi, ed i suoi presbiteri non stimano il vescovo.

          Sono un peccatore, indubbiamente, ma secondo lei, potrei meritare veramente una simile pena da scontare su questa terra?

          Un mio confratello, divenuto vescovo tre anni fa, non riuscì a trattenere un esultante … “ce l’ho fatta!”. Gli risposi: «Sì, ce l’hai fatta diventare il becchino preposto a trasportare il cadavere che giace sul lettino anatomico della camera mortuaria. Però ti metteranno una croce al collo, un anello al dito, una mitria in testa e un pastorale in mano, ti chiameranno Eccellenza Reverendissima e a questo modo cercheranno di farti dimenticare che sei solo un povero becchino impotente».

          Mi ha tolto il saluto, cosa di cui sono molto contento.

          • Padre Ariel
            Ennio Piras dice:

            Scusi padre, cerco di capire ma non ci riesco.
            Rispondendo a Roberto lei ha raccontato la storia di un seminarista che poi ha lasciato il sacerdozio appena un anno dopo l’ordinazione e a questo suo racconto ha risposto certo Andrea dicendo di avere vissuto (credo di aver capito come ex seminarista) vicende analoghe. Per questo le dico che, con un vescovo come lei, quello prete non sarebbe diventato e, il seminario, avrebbe funzionato in modo corretto.
            Personalmente (forse sbaglierò) credo occorrerebbero proprio quelli come lei.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Ennio,

            mi rendo conto che certi discorsi non sono di facile comprensione, per quanto uno si sforzi di renderli tali, perché toccano dinamiche intra-ecclesiali di difficile comprensione anche per i cattolici veramente devoti, praticanti e legati alla Chiesa.

            C’è un mio libro al quale sono molto affezionato, Nada te turbe, è un romanzo storico ambientato a fine Settecento che racchiude dietro le righe una profonda meditazione sul martirio in clima di persecuzione, il Periodo del Terrore di Robespierre. Protagoniste un gruppo di monache carmelitane che poi finiranno ghigliottinate in odium fidei. Questo mio intero lavoro è costruito perlopiù sui dialoghi di queste donne e di altri personaggi.

            Deve essere eletta la nuova priora in un momento di grande crisi e pericolo. Le monache sono propense a eleggere una loro consorella molto coraggiosa, battagliera, intelligente e con la risposta pronta senza remora alcuna dinanzi a chicchessia. Ma proprio lei le invita a non eleggerla spiegando che in quel momento avrebbe potuto risultare dannosa, proprio per la tempra che aveva.

            Cerco adesso di risponderle su quelle complesse questioni interne di non facile comprensione, a partire dal fatto che sì, è vero che quel certo seminarista, con me vescovo, non sarebbe mai diventato presbitero, questo è fuori discussione, ma che il seminario avrebbe funzionato in modo corretto, questo non è proprio detto. Le spiego perché: negli ultimi cinque decenni in Italia sono stati chiusi decine di seminari. Prima, anche le piccole diocesi avevano il loro seminario. Oggi esistono perlopiù seminari inter-diocesani o seminari regionali, dove il vescovo è di fatto obbligato a mandare i suoi seminaristi, in virtù delle decisioni prese dalla Conferenza episcopale regionale, inutile duplicazione della Conferenza episcopale nazionale, con il solo risultato di sminuire e avvilire il potere di governo dei vescovi all’interno delle loro diocesi.

            Mi spiego meglio: il vescovo di una piccola o anche media diocesi, non può permettersi un seminario per tre o quattro seminaristi, se di grazia riesce ad averli. Meno che mai potrebbe avere una scuola teologica o corso di studi teologici per i seminaristi. Quindi è obbligato, volendo o no, a mandarli al seminario inter-diocesano o regionale che dispone dello studio teologico e relativi corsi.

            Personalmente ritengo da sempre totalmente inaffidabile la formazione che viene data negli studi teologici di questi seminari inter-diocesani e regionali, dove gli improvvidi rettori hanno formato generazioni di futuri preti irridendo la filosofia, la scolastica e la metafisica classica, dichiarando superato San Tommaso d’Aquino sostituito con quel cancro della teologia di Karl Rahner, tirando su i seminaristi sui testi di teologi protestanti, chiamando come superstar a tenere conferenze teologi eterodossi del calibro di Andrea Grillo, Marinella Perroni, o invitando l’oggi finalmente decaduto Enzo Bianchi a seminare florilegi di eresie e mandando persino i seminaristi a fare ritiri presso di lui al cosiddetto monastero di Bose.

            Può un vescovo accettare che i suoi seminaristi siano letteralmente deformati? Io non lo accetterei mai, se però – sempre parlando per esempio – mi rifiutassi di mandarli al seminario regionale tacciando di palese eterodossia chi lo dirige, chi ci insegna e chi ci viene invitato a tenere conferenze, tutti i vescovi della regione la prenderebbero a dir poco male e tirerebbero fuori la classica accusa di … mancanza di comunione episcopale.
            A quel punto, chi lo spiega a loro, o alla Santa Sede dove si fionderebbero a protestare, che un vescovo, maestro e custode della dottrina, non può far “comunione” con l’eresia e con insegnanti che tirano su i futuri preti a suon di autori protestanti e di filosofi che con la formazione cattolica ci stanno come i cavoli a merenda, tipo per esempio Hegel?

            Non tanto l’assemblea nazionale dei vescovi, ma il suo duplicato, tali sono appunto le Conferenze regionali, hanno inesorabilmente limitato quelle che sono le potestà del vescovo, che nella propria diocesi dovrebbe essere un vero e proprio pontefice, come del resto è sempre stato.

            Colpa di quella gran fregatura chiamata in modo del tutto improprio e pretestuoso: collegialità, perché la collegialità è tutt’altra cosa.
            Pertanto, da questo Collegio Episcopale, è bene tenersi lontani e guardarsi bene dall’aspirare a entrarci dentro, perché morire di totale impotenza mentre attorno a noi tutti cade, è peggio che morire di un doloroso cancro contro il quale, pur morendo infine, si può cercare perlomeno di reagire.

      • Anna
        Anna dice:

        Riguardo all’ultima risposta del padre a Lorenzo:

        Risposta grandiosa padre, attraverso quel particolare e pregiatissimo modo di esprimersi che Le è proprio, capace di “mirare e colpire duramente” ma, ancor più, di amare immensamente ed emozionare. Possa questo gran bene irradiare di luce “un cuore”

  10. Padre Ariel
    Nicola Liberio dice:

    Vlady se non si converte per tempo come tutti noi , ovviamente va all’Inferno da satana per i tormenti eterni, purtroppo credo che oggi il vero problema è che si è falsato la fede e dottrina cattolica bimillenaria, un esempio è la concezione di peccato come semplice disordine relazione, che in verità è anche questo, ma non lo si percepisce più come morte ontologia dell’anima immortale, che richiede un pentimento e confessione x la salvezza eterna. Io credo che questo sia il dramma di molti ecclesiastici oggi , infatti se si ha questa giusta Visione del peccato mortale dell‘anima , si accolgono e si prega e si avvisano questi fratelli di fede x la loro salvezza eterna e non ci si limita a semplice relazione amichevole umana che pur ci deve essere. Ora le chiedo non è questo il compito di in prete?? E la Chiesa non ha come legge suprema la salus animae , per cui credo che i suoi discorsi siano quelli dei modernisti che vedono solo il piano umano e mai quello spirituale. E con questo non mi considero un cattolico integrale perché credo nel dislogo e apertura ma per portare a Cristo e salvezza e salvare dalle grinfie di satana e inferno, certo poi uno è libero di non credere pazienza.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Ma lei è un pedagogo nato!

      dinanzi a eventuali soggetti chiusi alle azioni di grazia, lei, per aprirli al mistero della misericordia di Dio, pensa di avvisarli e quindi convincerli paventandogli inferno e dannazione eterna?

      Ho dovuto lavorare talvolta anni, per recuperare persone che avevano sviluppato avversione e schifo verso la Chiesa Cattolica per avere conosciuto persone come lei e per averle identificate con il pensiero della Chiesa e con la sua dottrina. Faccia quindi attenzione, l’Inferno lo rischia lei in quanto responsabile di allontanare e schifare a questo modo molte anime che potrebbero essere recuperate alla grazia, presentandogli la sua idea di Vangelo come se fosse il Codice Penale della Corea del Nord.

      • Padre Ariel
        Nicola Liberio dice:

        certo che no, mica vado a spaventare le persone, come lei dice e io confermo, ci
        vuole pedagogia ecc, ma ho voluto ricordare che il fine deve esse la salvezza eterna delle anime immortali, ovviamente in questo contesto ho voluto precisare, è grave invece che mi accusi di persone come me ecc che hanno allontanato ecc, non crede che sta dando giudizi su chi non conosce e non sa, credo che il confronto sereno serva a tutti, ma se lei giudica chi non conosce allora si interroghi lei per primo. Poi risponda a se stesso se crede a satana, inferno e paradiso, sa con alcuni ho avuto confronto serrato perchè dicevano che è un mito, inferno vuoto o inesistente e paradiso fantasia , per cui facevo notare che al fondo di tutto forse la questione è di fede e dottrina cattolica salvifica, certo non sto dicendo di lei ovviamente, io non la conosco se non attraverso i social e suoi articoli e per cui non mi permetto di dire niente, ovviamente anche in questo rientra la questione di Come intendere il peccato mortale, lo rilegga su e vedrà che mi attengo a fede e dottrina cattolica bimillenaria. Del resto ho seguito padre Amorth e personalmente dei sacerdoti esorcisti operativi e quindi so per esperienza diretta di cosa parlo x cui consiglio a tutti, di fare, se possibile questa esperienza, ovviamente sempre nello spirito di fede e preghiera per supporto a tali sacerdoti e così si comprende la verità assoluta dei vangeli. Credo che nel periodo del seminario in primis i futuri sacerdoti dovrebbe fare questa esperienza.

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Aspetti … aspetti … lei mi accusa di eresia modernista e poi, dopo che le ho risposto nel merito delle sue assurde questioni fantadottrinali, reagisce accusandomi di giudicarla?

          Lo sa che cosa vuol dire accusare un presbitero e un teologo di essere un eretico modernista? Ma lei è davvero esilarante!

          Dunque, tanto per usare una parola sopra le righe le ricordo: ha idea di quanto fosse incazzato il fratello ligio e fedele al padre narrato dalla parabola del Figliol Prodigo, quando vide tornare a casa il fratello non perché pentito, ma perché affamato e in miseria totale? Perché proprio questo narra quel passo del Santo Vangelo (Cfr. Lc 15, 11-32). Ecco, lei rischia di fare la stessa identica cosa:

          «[…] ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso».

          E le ripeto, il Figliol Prodigo non tornò perché era pentito, ma perché non aveva più soldi e vestiti e perché era affamato. O le risulta che il Santo Vangelo narri la storia in altro modo? Le risulta che il padre gli abbia intimato: prima ti penti e poi entri, altrimenti andrai a bruciare tra le fiamme dell’Inferno?

          Ci dica … ci dica …

          • orenzo
            orenzo dice:

            Il figlio prodigo aveva due amici:
            – uno gli diceva: “continua pure così, tuo Padre ti ama e verrà a cercarti”;
            – un altro diceva: “se non ti alzi e non torni da tuo padre, morirai di fame tra questi porci”.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Sofista da quattro soldi bucati, risponda nel merito, se vuole battere e controbattere!
            io ho affermato e qui ripeto quanto già detto:

            «il Figliol Prodigo non tornò perché era pentito, ma perché non aveva più soldi e vestiti e perché era affamato. O le risulta che il Santo Vangelo narri la storia in altro modo? Le risulta che il padre gli abbia intimato: prima ti penti e poi entri, altrimenti andrai a bruciare tra le fiamme dell’Inferno»?.

            A questo deve rispondere: è vero o non è vero che il padre narrato da Cristo in persona non condiziona l’accoglimento del figlio al pentimento e che tanto meno si guarda bene dall’imporgli: prima ti penti e poi ti accolgo?

            Se anziché rispondere solleva altre questioni da sofista di bassa lega, i suoi commenti da troll allo stato selvaggio non saranno più pubblicati, chiaro?

          • orenzo
            orenzo dice:

            Il sofista da quattro soldi bucati, se il saggio presbitero non lo censura, vorrebbe sommessamente far notare che sta scritto: “Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. ”
            Mi potrebbe il saggio presbitero ricordare il significato teologico, perché è assai probabile che io me lo sia sofisticamente scordato, dei verbi greci: “ἔρχομαι”, “ἀνίστημι” e “ἁμαρτάνω”?
            Mi potrebbe inoltre il sapientissimo presbitero, chiarire se il pentimento di un figlio che torna a casa per non morire di fame è ugualmente accetto al padre come quello di un figlio che torna a casa per amore del padre?
            Ed infine la cosa più importante: come potrebbe il figlio decidersi a tornare a casa se qualcuno lo supporta affermando che il pascolare i porci è una sana vita a contatto con la natura, che le carrube non sono poi così male e che un po’ di digiuno fa bene alla salute?
            Un abbraccio in Cristo dal troll allo stato selvaggio.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Con la sua strafottenza lei metterebbe alla prova persino la pazienza di Giobbe!

            Le ho già detto – anzi intimato – di smetterla di fare taglia e cuci sui pezzi del Santo Vangelo.
            Comunque, questo è quanto:

            «Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa» (Lc 15, 20-24).

            Proprio non comprende che il padre lo accoglie, gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia, prima che il figlio possa aprire bocca ed esprimere il suo pentimento? Non mi faccia la lezioncina di greco dopo aver fatto copia incolla di alcuni verbi a effetto, perché la cultura di questa parabola non è greca ma tutta quanta giudaico-ebraica. Quindi vada piuttosto a verificare che cosa significa nella cultura giudaica dell’epoca – in cui questa parabole appunto si colloca – il “correre incontro”, “gettarsi al collo” e “baciare un figlio” che aveva osato chiedere la sua parte di eredità prima che il padre morisse.

            Questo è il punto centrale, solo un cieco ostinato può non comprenderlo anche se è scritto a così chiare lettere: la Parabola del Figliol Prodigo è in verità la Parabola del Padre, ed al suo interno l’azione del padre si basa tutta quanta sulla gratuità totale, ed il padre agisce per primo accogliendo e donando gratuitamente, senza attendere che gli sia espressa neppure mezza parola di pentimento e ammissione di colpa. Agisce prima che il peccatore tornato alla casa del padre possa aprire bocca ed emettere anche un solo sospiro.

            Evito di spiegarle la sostanziale differenza che corre tra il pentirsi per vitale necessità di sopravvivenza e il pentirsi quando uno se la passa invece alla grande e non manca di alcuna necessità e bene materiale superfluo, altrimenti mi manda qualche altra manipolazione del testo. Comunque sia la differenza è quella che potrebbe correre tra un giovane di un Paese povero in via di sviluppo che diventando prete acquisisce uno status sociale e una condizione di vita privilegiata molto migliore, rispetto a quella che potrebbe essere invece la situazione del figlio di un petroliere texano multimilionario che divenendo prete perde la sua condizione sociale, i suoi privilegi e scende a un livello materiale di vita di gran lunga inferiore.
            Chiaro? Eppure tutti e due sono preti a pari diritti e dignità sacramentale.

            In conclusione: vuol dire che non è così?
            Lo dica.
            Vuole avere ragione dinanzi al suo palese errore basato su vere e proprie manipolazione del testo?
            Se la prenda e se la tenga tutta la ragione, all’occorrenza non si nega neppure ai pazzi, figurarsi se può essere negata a una persona di grande lucidità e scienza come lei.

          • orenzo
            orenzo dice:

            Ma ci sei o ci fai?
            “Ed infine LA COSA PIU’ IMPORTANTE: come potrebbe il figlio decidersi a tornare a casa se qualcuno lo supporta affermando che il pascolare i porci è una sana vita a contatto con la natura, che le carrube non sono poi così male e che un po’ di digiuno fa bene alla salute?”
            Pertanto, senza continuare a giocare di fioretto ti chiedo espressamente: hai ricordato a Vladimiro ed Paone che il peccato omosessuale è un peccato che grida al cielo e che potrebbe condurre all’inferno o hai preferito fare il piacione?

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            «IL SANGUE DEGLI INNOCENTI RICADRA’ SU DI VOI»

            Rispondere a lei è tempo perso, perché ogni frase, espressione e spiegazione finisce stravolta e capovolta. Come infatti diceva Oscar Wilde, tanto per rimanere in tema di omosessuali: «mai discutere con un idiota, ti batte in esperienza e ti trascina al suo livello», perché il cervello dell’idiota è come l’isola di Peter Pan: non c’è.
            Precisato questo vado oltre.

            Lei è il classico troll o leone da tastiera che se dinanzi a una platea di persone si ritrovasse dinanzi a un soggetto come me, che leone lo sono per natura e per davvero, nello spazio di meno un minuto figurerebbe come un coniglietto timido e spaurito.

            Ma non è questo il punto bensì altro.

            Ha letto sulle nostre colonne l’articolo di Suor Monia Alfieri nel quale è riportata la sua relazione fatta presso la Commissione del Senato della Repubblica come rappresentante delle Scuole Cattoliche a proposito del Disegno di Legge Zan? Ha avuto modo di ascoltare gli ultimi tre interventi televisivi che io ho fatto su questo tema, riportando con estrema precisione ciò che hanno espresso prima la C.E.I. e poi la Santa Sede?
            Ha notato con quale precisione ci siamo espressi, senza proprio cadere in alcuna “piacioneria”, come lei accusa in modo veramente infame e infamante?

            Ebbene le dico: lei e quelli come lei, violenti e aggressivi, nascosti dietro una tastiera sulla quale sfogano le loro peggiori frustrazioni umane, sociali, affettive e sessuali, rischiano di essere i diretti responsabile qualora il Disegno di legge Zan passasse – spero di no – così com’è scritto, con danni enormi per la Chiesa, i vescovi e i sacerdoti, i fedeli cattolici, le scuole cattoliche e la nostra missione pastorale.

            Le lobby LGBT, che non mancano di soldi e di personale attivo e operoso, hanno da tempo raccolto decine di migliaia di commenti odiosi e insultanti come i suoi e li hanno presentati in documentazione al Senato, affermando che alcuni ecclesiastici, studiosi e intellettuali cattolici, si sono espressi e si esprimono sì, in modo lucido e pacato, ma che «la gran maggioranza dello zoccolo duro cattolico usa sui social media un linguaggio aggressivo, violento, insultante e discriminante contro i gay».

            E domani, per colpa dei soggetti come lei, che sono la vivente negazione del pensiero e del sentimento cattolico e cristiano, nascosti dietro a una tastiera a sfogare nell’anonimato il peggio delle loro frustrazioni, noi rischiamo di finire indagati o sotto processo – proprio come è accaduto a me – semplicemente per avere espresso delle opinioni che nulla hanno di insultante e di discriminatorio. E io, sotto processo, ci sono finito perché come tutti i maschi con i coglioni mi esprimo con il mio nome e cognome, mettendoci la mia faccia e assumendomi tutte le responsabilità per ciò che dico e affermo. Lei invece lancia il sasso nell’anonimato e ritira la mano, dopo avere bordato insulti aggressivi di ogni genere.

            Domani, a causa sua e di quelli come lei, ci potremmo sorbire – ripeto spero di no – una legge che limita l’esercizio della libertà di opinione e l’esercizio della libertà di insegnamento della Chiesa, ed a pagare non sarà un pavido anonimo come lei, leone da tastiera nella sua chiusa stanza e coniglio frustrato in pubblico, ma saremo noi a pagare l’intero conto, noi che siamo presenti e visibili in prima linea, quindi immediatamente rintracciabili, reperibili e facili da colpire.

            Dire questo a lei è solo tempo perso, infatti non ho risposto a lei, ma ho dato solo una spiegazione a chi ci legge, ribadendo che quelli come lei stanno al mondo cattolico e alla comunità cattolica come Cicciolina sta alla castità.

            E che domani, il sangue degli innocenti che saranno duramente colpiti per causa sua e di quelli come lei, possa ricadere sui colpevole come lei, come voi, attraverso il misericordioso e giusto giudizio di Dio.

          • orenzo
            orenzo dice:

            Come volevasi dimostrare: sei solo un ottuso saputello, tronfio delle sue idee, il 98% delle quali debbo riconoscere condivido, che non accetta di essere contraddetto e che, quando si trova in difficoltà, inizia ad offendere abbaiando come i cagnolini da lecca.
            Signorinella pallida, io avrei paura a confrontarmi con te? Ce ne vorrebbero almeno 10 di quelli come te per farmi paura… 🙂 😀

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            La ringrazio per avere tristemente confermato quello che ho appena scritto.
            Se infatti un sedicente cattolico, schifoso nel linguaggio come una fogna e arrogante come un Demonio, si rivolge a questo modo a un presbitero di 58 anni, è presto detto in quale modo si rivolgerà con suoi post sui social media ai membri delle potente e politicamente pericolosa lobby LGBT.

            Pertanto ribadisco: il Disegno di legge Zan rischia di passare tal quale è stato scritto – spero di no – per colpa delle persone come lei, tragicamente confuse e presentate dagli LGBT come paradigma e dimostrazione dello “stile” e del “modo di aggredire” e di “discriminare” messi in atto “dalla base e della massa dei cattolici”.
            Sappiamo che non è così, ma quelli come lei ci impediranno di dimostrare il contrario, purtroppo!

            Per quanto riguarda i contenuti del suo florilegio, tanto per cominciare, caro leone da tastiera:

            1. si qualifichi anzitutto con nome e cognome;
            2. scelga il luogo a sua comodità e piacimento;
            3. si presenti e mi ripeta tutto ciò che mi ha scritto dinanzi a una platea guardandomi in faccia.

            Io mi sono confrontato con più persone, numerose volte, non solo in contesti pubblici, ma a volte con un pubblico di ascoltatori dall’altra parte che oscillava da uno a quattro milioni.
            Nessuno può dirmi, quindi, di sfuggire al confronto, qualunque esso sia.

            Ritiene di avere le palle per farlo?
            Ebbene lo faccia, oppure taccia per sempre!

          • orenzo
            orenzo dice:

            1. Con te mi sono già qualificato con nome, cognome e sacramenti ricevuti, e non mi va di farlo nuovamente.
            2. Purtroppo mi dispiace moltissimo, ma mi risulta assai difficile scegliere un luogo per un confronto faccia a faccia con te perché con te combatto da 11 anni col tumore e da 2 con le metastasi.
            3. Non mi fa paura la morte e dovrei aver paura di un pretino come te?

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Ho assistito persone affette da tumori inguaribili, morte serenamente dopo avere lasciato indelebili insegnamenti di vita e chi li circondava e a chi ha avuto a che fare con loro, a una di queste, morta in giovane età lasciando un marito e una bambina di 9 anni, ho dedicato anche uno dei miei libri, Nada te turbe.

            Mi duole che la malattia, anziché più sensibile e umano, l’abbia incattivita, reso aggressivo e verbalmente violento.
            Non sprechi, quindi, la “opportunità” della malattia, che non è mai gradevole e soprattutto da non augurare a nessuno, ma anche il dolore racchiude una profonda sapienza evangelica, oltre che salvifica.
            Se non io, a farla riflettere potrebbe riuscirci il Santo Pontefice Giovanni Paolo II, di cui le consiglio la lettura della lettera apostolica
            SALVIFICI DOLORIS
            L’elemento salvifico del dolore e della sofferenza umana.

            La ricorderò nelle mie preghiera per la sua conversione e di cuore la benedico.

          • stefano
            stefano dice:

            Gentile p. Ariel,

            parafrasando Nostro Signore, i troll li avete sempre tra voi. Non perdiamo di vista il nocciolo del problema: se anche la legge Zan fosse fatta per sbattere in galera i leoni da tastiera sarebbe ugualmente sbagliata, ingiusta e inefficace. Ma, in verità, ne sono moralmente certo, la legge Zan ha lo scopo non di perseguire tal Lorenzo, ma, tra i due, di mettere al gabbio proprio lei, per quanto lei si affanni a lisciare il pelo alla potente lobby.

            Neanche a me piacciono la polemica volgare, la violenza verbale e le offese gratuite, ma, in un Paese dove da oltre due decenni la bestemmia non è più reato, che la libera espressione del pensiero – diritto costituzionalmente garantito – diventi ad un tratto assimilato ai reati d’odio per il capriccio prepotente del gaio tiranno, dovrebbe provocare un’insurrezione civile, non la caccia ai presunti colpevoli di aver scatenato l’ira divina (del gaio tiranno).

            Nessuna espressione parlata o scritta contro qualsivoglia categoria umana giustifica la repressione del libero pensiero. Anche Luca Rocolfi, mente critica della sinistra e del ddl Zan, ha osservato come il problema stia proprio nella legge Mancino a cui il ddl Zan si ricollega “ovvero nell’idea che per combattere violenza e discriminazioni la strada sia quella di moltiplicare le categorie protette” (https://www.ilgiornale.it/news/politica/bullismo-etico-sinistra-ricolfi-demolisce-ddl-zan-1960030.html).

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Gentile Stefano,

            Nei miei scritti e interventi pubblici televisivi, incluso questo ultimo articolo che lei sta commentando, ho sempre ribadito quella che è la posizione morale della Chiesa Cattolica, che nessuno è obbligato ad accettare ma che nessuno può dichiarare in alcun modo “fuori legge”, posto che noi, come chiarisco, la nostra morale, che è legata alla divina rivelazione e al messaggio evangelico di salvezza, la proponiamo ma non la imponiamo a nessuno.
            Lei per caso – lo dico senza alcuna ironia, sia chiaro – intende invece imporla?

            Respingo decisamente al mittente il fatto che io mi «affanni e lisciare il pelo alla potente lobby», non solo perché la Lobby mi ha reso oggetto di una querela infondata, ma perché uno dei segmenti più radicali, nella fattispecie una associazione LGBT, si è persino costituita parte civile al futuro processo, qualora si celebrasse, perché non è detto.

            Con questa frase lei mi offende in modo del tutto gratuito, o meglio offende in modo superficiale e ingeneroso una persona che ha sempre detto si quando è sì e no quando è no.

            Lei ha fornito purtroppo la riprova di quante siano le persone che non leggono gli articoli, o se li leggono ne ricavano ciò che vogliono. Infatti, sempre in questo ultimo articolo che lei sta commentando, io mi rifaccio alla sapienza evangelica con totale aderenza citando un preciso passo del Santo Vangelo.

            Lo ha letto, prima di commentare?
            Glielo ripeto, anzi glielo copio/incollo direttamente dall’articolo:

            «[…] quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace» [Lc 14, 31-32].

            Lei ritiene di avere un numero sufficiente di soldati, in questo momento storico socio-ecclesiale, per muovere battaglia a un “potentissimo re”?
            Quando io ho spiegato l’importanza della mediazione e la differenza che corre tra la mediazione e il compromesso, lei ha letto e inteso le mie parole, oppure, proprio mentre sono oggetto di un procedimento penale con una agguerrita associazione LGBT che vuole la mia condanna, era troppo impegnato a consolarmi con le sue perle di saggezza dicendomi: « … per quanto lei si affanni a lisciare il pelo alla potente lobby»?

            Secondo lei, uno che liscia il pelo, finisce in tribunale per presunto reato di diffamazione a mezzo stampa in danno di un attivista gay, con tanto di Lobby che si costituisce parte civile?

            Persone come lei, dall’alto della loro non meglio precisata cattolicità, mi recano più offesa e dolore dei lobbisti gay che mi hanno querelato.

            E che Dio la benedica e le doni quel ben dell’intelletto che rende lucide e ragionevoli le menti di coloro che presumono commentare senza prima avere letto e riflettuto.

          • stefano
            stefano dice:

            Mi scuso, ogni offesa da parte mia è da considerarsi involontaria e semmai da imputarsi ai limiti del mezzo di comunicazione in uso, oltre che ai limiti connaturati alla mia capacità di esprimermi. Io comunque ero intervenuto non a commento dell’articolo (l’ho già fatto all’inizio, più sopra), ma nel mezzo della polemica tra lei e Lorenzo, solo per significarle che tal Lorenzo è un non problema. Secondo me. Rispetto il lavoro che fa e le assicuro che mi duole sinceramente averle procurato offesa.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Nessun problema, carissimo. Come vede, occorre ben poco per chiarirsi e cancellare all’istante il tutto.

  11. daouda
    daouda dice:

    Caro padre Ariel, i suoi commenti qui sotto sono molto illuminanti e meritano riflessione.
    Grazie.
    Ammetto che a me la retorica de “il peccato non il peccatore” ha sempre fatto ridere, ma in ogni caso mi pare che troppi cattolici piangano perché lo stato non sia più confessionale, anzi scusi, perché non è direttamente teocratico alla maniera degli antichi pagani.
    Il che a ben vedere, non converrebbe prima di tutto a loro…e soprattutto forse denota una carenza d’osservazione rispetto a ciò che è inerente il diritto naturale e quel che è inerente la Rivelazione, che se fosse imposta, sarebbe stupido prima che essere nefando rispetto la Fede.

    Un saluto

    p.s. nun ciò ‘na lira…Daje

  12. Antonio Bonifacio
    Antonio Bonifacio dice:

    Amicizie pericolose (?)
    Nel Genesi c’è scritto che Adamo ebbe la facoltà di dare un “Nome” agli animali e, come Lei m’insegna, il nome segreto di Roma (ammesso che non fosse Amor come molti sostengono) era conosciuto solo alle élites sacerdotali e tramandato con grande segretezza affinché non cadesse i mano ai nemici della città eterna, che, conoscendolo, avrebbero potuto distruggerla.
    Il “nome” è quindi l’essenza della “cosa” e quando il “peccatore” fa volontariamente coincidere il suo “peccato” con la sua “persona” dimostra di voler appartenere al peccato fin nella più intima fibra della suo essere.
    Nei miei appunti ho trovato questo passaggio di cui non ho registrato l’autore “Nelle più remote profondità del Tartaro Dante pone l’androgino inverso, ovvero l’essere che commischia le due nature opposte e non complementari dell’Agnello e del Serpente. L’anima si perde in ciò che è ad essa opposto e in luogo di trasumanare precipita nella disumanizzazione. La catabasi giunge così alla sua compiutezza dall’androginia paradisiaca alla blasfemia di quella infernale”
    MI do uno pseudonimo che per me ha un grande significato e con esso mi firmo
    Cristiana

    Ps
    A prposito del brano della prostituta mi par che sia un’interpolazione successiva in cui un copista e non Giovanni ci ha messo le mani.
    Mi sbaglio?

  13. Padre Ariel
    Padre Ariel dice:

    Le sfugge un passaggio di non poco conto nella sua mirabolante citazione, perché quando taluni tirano la Parola di Dio come presumono gli convenga, neppure si rendono conto del significato di quello che citano.

    Ma lei, il passo di “Cristo e della prostituta”, lo ha letto? Vada a leggerselo, lo trova nel Vangelo di San Giovanni 7, 53 8-11.
    Cosa accade, prima della frase «vai e non peccare più» che lei non cita a supporto della verità rivelata, ma della personale verità sua? La frase intera è:

    «”Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”». Ed essa rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù le disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”».

    Che le piaccia o meno – in caso contrario se la prenda con l’Evangelista Giovanni – Cristo non la condanna e la perdona senza condizionare il proprio perdono neppure al pentimento della donna, la ricolma di una grazia totalmente gratuita, perché Cristo Dio legge i cuori e può scrutare le coscienze, noi no. Solo dopo avere fatto questo la esorta dicendole «va’ e d’ora in poi non peccare più».
    Capisce? Glielo dice solo dopo non averla condannata e dopo averla perdonata.

    Nel Vangelo di San Luca c’è un racconto persino … “peggiore” sulla figura della prostituta, a cui riguardo Cristo si esprime in questi termini:
    «”Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco”. Poi disse a lei: “Ti sono perdonati i tuoi peccati”» (vedere Lc 7, 47).
    Come può dire Cristo a una prostituta «Le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato»? L’esercizio della prostituzione è forse un modo di amare? E non contento di avere affermato questo, Cristo aggiunge persino: «quello a cui si perdona poco, ama poco». Che vuol dire, forse che per amare bisogna commettere peccati?

    Ecco, o mio grande esegeta da social media del taglia e cuci alla … come mi conviene, ci spieghi questi passi, avanti: ce li spieghi, altrimenti taccia e non citi la Parola di Dio a sproposito.

    • orenzo
      orenzo dice:

      Proprio sicuro che la donna, in quel momento ed in quella situazione, non fosse pentita di quello che aveva fatto?
      “Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi…”
      Non era forse la paura della lapidazione un motivo più che sufficiente per “dire” a Dio che era “pentita” di aver commesso adulterio?
      E sei proprio sicuro che la prostituta di Luca non esercitasse, tanto per fare un esempio, al fine di poter sfamare qualche parente stretto?

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        io mi baso su quello che è scritto sui Santi Vangeli e sulle esegesi fatte nel corso dei secoli dai Santi padri e dottori della Chiesa, il processo alle intenzioni lo lascio invece a lei.

        • orenzo
          orenzo dice:

          Strano:
          – Non ero a conoscenza che il pentirsi del peccato commesso solo per il male che ce ne deriva (… ho meritato i vostri castighi…) non fosse dottrina dei Santi padri e dei dottori della Chiesa.
          – Non ero a conoscenza che nei Santi Vangeli fosse esplicitamente scritto che la l’amore che Cristo riconosce alla prostituta fosse esclusivamente quello verso Dio o versi i clienti con cui si intratteneva.
          – Grazie per avermi illuminato.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Sono molte le cose di cui lei non è a conoscenza e sulle quali è il caso di illuminarla, o grandissimo manipolatore delle risposte date in modo chiaro e preciso sul piano sia lessicale sia dottrinale. E quando certi elementi della dottrina le vengono spiegati, lei reagisce in modo strafottente e sfottente, cadendo in quel peccato capitale terribile che si chiama “superbia”, che di tutti i peccati capitali è la regina che se li trascina dietro tutti quanti.

            Informo pertanto lei e quelli che ragionano come lei, che il peccato originale commesso da Adamo ed Eva non fu un peccato di lussuria, ma di superbia. Fu attraverso la superbia che alterarono l’equilibrio perfetto dell’intero creato, non attraverso la lussuria, che nell’elenco dei Sette peccati capitali non si trova affatto al primo posto, neppure al secondo e al terzo, ma al quinto [Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1866]

            Adesso ne ha imparata un’altra, quindi … avanti con i suoi ormai ben noti sfottò strafottenti basati sulla manipolazione delle risposte date, che rimangono impresse in questa pagina con tutta quella loro chiarezza che lei solo può alterare al voluto scopo di fraintendere e di far dire all’interlocutore quel che mai ha detto.

          • orenzo
            orenzo dice:

            O cicciobello, sommo illuminatore di menti oscure, ti informo che ero a conoscenza che il peccato originale non aveva nulla a che fare con la lussuria già prima che tu nascessi.
            Ed adesso censura pure la mia risposta come sei solito fare quando non sei in grado di rispondere.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            … e prima che io nascessi, uno straccio di genitore o di catechista, non le ha insegnato il rispetto dovuto da un cattolico verso un ministro in sacris, fosse anche il peggiore e più peccatore dei preti di questo mondo?
            Quando sul mio cammino incontro gente come lei, la prima domanda che ragionevolmente mi pongo è: a quale religione appartengono?
            O pensa per davvero di poter essere un fedele seguace di Cristo gettando sui suoi sacerdoti insolenze e infamie che poi, di fatto, tornano sempre indietro su di lei come palate di escrementi gettati controvento?

  14. Padre Ariel
    Giovanni Palumbo dice:

    ” in nessun passo della dottrina e del catechismo è scritto: i peccatori vanno accolti a patto che si pentano.” Ma alla prostituta fu detto “vai e non peccare più” Anche se bisogna far capire che accogliere non significa assecondare.

  15. Padre Ariel
    Germana Biagioni dice:

    Le persone meritano sempre il rispetto, le ideologie no. Quello che è peccato va rifiutato, mentre il peccatore va accolto e aiutato.
    Ma se il peccatore vuole che il peccato diventi verità e chi non vuole accettare e condividere l’ideologia sia definito peccatore mi sembra fuori dal contesto evangelico.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Cara Germana,

      ho spiegato, detto e ripetuto per anni che certi attivisti gay non mirano a far sì che la Chiesa accolga sempre il peccatore – che ha sempre accolto e che deve accoglie – ma che accolga il peccato. Cosa questa che ricordai anni fa quando un improvvido parroco, con il benestare del Vescovo, impartì il battesimo al bambino che Nichi Vendola e il suo compagno si erano comprati da un utero in affitto.

      Sollevai anche una questione teologica alla quale nessuno rispose, questione tra l’altro molto seria: come si può, a una coppia del genere, far fare le promesse battesimali? Si può chiedere loro: rinunci a Satana … e a tutte le sue opere … e a tutte le sue seduzioni? Sono sempre in attesa di risposta. Personalmente non avrei battezzato il bambino, a meno che non lo avessero fatto presentare da un padrino e da una madrina di comprovata fede cattolica. E se il vescovo mi avesse detto di battezzarlo per evitare “problemi politici”, gli avrei risposto: battezzalo direttamente tu durante la Veglia Pasquale con tutto il gotha LGBT che verrebbe in chiesa a dare pubblica prova di forza per poi uscire e dire «la Chiesa ci approva!», o più semplicemente «abbiamo piegato la Chiesa ai nostri voleri!».

      Come vede, le idee io ce l’ho chiare sul piano della teologia sacramentaria e sul piano della umana coerenza.

      Per inciso, i due amici citati nel mio articolo, Vlady Guagnano e Alessandro Cecchi Paone, non solo sono contrari all’utero in affitto, ma aborriscono l’idea che alcuni vogliano o possano fabbricarsi figli attraverso uteri presi in affitto. Lo hanno detto e ripetuto pubblicamente più volte, in una recente occasione anche in mia presenza a un programma televisivo (Dritto e Rovescio, edizione del 24 giugno 2021)

      • stefano
        stefano dice:

        Bè, a dire il vero il Vlady si è detto contrario all’utero in affitto solo quando tale pratica viene usata dalle coppie etero, come le chiama lui (ne abbiamo qui un es.: https://www.today.it/media/tv/ciao-darwin-povia-luxuria-scontro.html).
        E’ bensì vero che i pubblicani e le prostitute ci precederanno nel Regno dei Cieli, ma, almeno per il momento, si dovrebbe evitare di rinfacciare proprio alcuni di loro come esempio di coerenza morale a chi si dibatte tra i tormenti della fede.

  16. Padre Ariel
    Dante Dario Popolla dice:

    La sua “lei” che continua a peccare ed a comunicarsi soprattutto quando è ripresa dalla TV …

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Cara Miranda,

      inizialmente avevo difficoltà a usare il femminile, in seguito ci sono riuscito, dopo avere percepito che la persona interessata avvertiva molto disagio per l’uso del maschile, che mi veniva sul momento da usare. Chiamare una persona per ciò che è o per ciò che si sente di essere, le garantisco che non è un attentato verso la morale cattolica, semmai un gesto di umana delicatezza, che non vuol dire sposare tutte le idee e le convinzioni di questa come di altre persone, che sono anzitutto esseri umani meritevoli di rispetto, perché il rispetto è loro dovuto.

      Certi cattolici – non dico lei, sia chiaro – dovrebbero alle volte imparare dagli atei. Esempio: a me, il Professor Piergiorgio Odifreddi, mi ha sempre chiamato “padre”. Eppure, per lui, ateo totale che è, il sacerdozio è un’invenzione puramente umana che niente ha di divina istituzione e via dicendo. Eppure, in modo rispettoso, mi ha sempre chiamato per quello che io sono e per ciò che sento di essere, anche se per lui il sacerdozio e la paternità che ne deriva non esiste.

      Se un ateo chiama un presbitero con il suo titolo, rivolgendosi a lui per ciò che egli ritiene di essere o che è, non vedo perché, un cattolico, non debba rivolgersi a una trans chiamandola rispettosamente al femminile, sapendo che in caso contrario la trans vivrebbe come offesa l’essere chiamata al maschile.

      E a me, recare offesa a una qualsiasi creatura di Dio, non passa veramente neppure per la mente.

      Questo non vuol dire approvare o condividere tutto il vissuto della persona o le sue scelte, ma semplicemente dargli il rispetto dovuto.

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Dante,

      alle trans latinoamericane che venivano da me a confessarsi mentre facevo il penitenziere in una basilica romana, poi dopo partecipavano con una devozione a dir poco commovente alla Santa Messa, rimanendo poi a pregare dopo la fine della Santa Messa, mentre la gran parte dei fedeli scappavano via di corsa prima ancora che il celebrante avesse finito di dare la benedizione, che cosa avrei dovuto dire? Forse negargli la Santa Comunione che avevano appena ricevuto quelli che mentre predicavo il Vangelo e celebravo i sacri misteri giocavano con il telefono cellulare e che forse, presumibilmente – ma non è da escludere sia così – ricevevano la Santa Comunione senza essersi confessati neppure una volta all’anno?

      Vede, il mese prossimo compirò 58 anni, sono ormai sulla strada dell’anzianità, una stagione della vita nella quale: o si è giunti a percepire quello che è il mistero della grazia e della misericordia di Dio, oppure si rischia di morire disumani nel modo disumano in cui abbiamo vissuto il dono della vita.

      Quando in confessore, assolvendola dai peccati, ha usato semmai l’espressione “va e non peccare più”, dopo che lei ha recitato nell’Atto di dolore «[…] propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato», da quel momento a seguire ha forse cessato di confessarsi avendo smesso di commettere peccati?

      Io continuo a confessarmi, lei non so …

  17. Padre Ariel
    Ada Grossi dice:

    Padre Ariel,

    ma parlare “con lei” o “con lui”? (Ndr riferito alla trans Vlady Guadagno). Sono un po’ confusa, le confesso. Non dubito delle qualità di questa persona, che peraltro non conosco (quindi mi astengo da qualsiasi commento); tuttavia mi piacerebbe una sua spiegazione circa i pronomi, reverendo. Perché la confusione qui regna sovrana.

    • Padre Ariel
      Miranda Baccini dice:

      Mi risulta che la lei sia ancora lui, visto che non ha cambiato sesso e allora qualcuno mi spiega il senso del lei?

      • Padre Ariel
        Padre Ariel dice:

        Cara Miranda / Cara Ada,

        rispondo a tutte e due.

        Inizialmente avevo difficoltà a usare il femminile con Vlady, in seguito ci sono riuscito, dopo avere percepito che la persona interessata avvertiva molto disagio per l’uso del maschile, che mi veniva sul momento da usare. Chiamare una persona per ciò che è o per ciò che si sente di essere, le garantisco che non è un attentato verso la morale cattolica, semmai un gesto di umana delicatezza, che non vuol dire sposare tutte le idee e le convinzioni di questa come di altre persone, che sono anzitutto esseri umani meritevoli di rispetto, perché il rispetto è loro dovuto.
        Certi cattolici – non dico lei, sia chiaro – dovrebbero alle volte imparare dagli atei. Esempio: a me, il Professor Piergiorgio Odifreddi, mi ha sempre chiamato “padre”. Eppure, per lui, ateo totale che è, il sacerdozio è un’invenzione puramente umana che niente ha di divina istituzione e via dicendo. Eppure, in modo rispettoso, mi ha sempre chiamato per quello che io sono e per ciò che sento di essere, anche se per lui il sacerdozio e la paternità che ne deriva non esiste.
        Se un ateo chiama un presbitero con il suo titolo, rivolgendosi a lui per ciò che egli ritiene di essere o che è, non vedo perché, un cattolico, non debba rivolgersi a una trans chiamandola rispettosamente al femminile, sapendo che in caso contrario la trans vivrebbe come offesa l’essere chiamata al maschile.
        E a me, recare offesa a una qualsiasi creatura di Dio, non passa veramente neppure per la mente.
        Questo non vuol dire approvare o condividere tutto il vissuto della persona o le sue scelte, ma semplicemente dargli il rispetto dovuto.

        • stefano
          stefano dice:

          Se posso interloquire, convengo che per umana delicatezza ci si possa rivolgere al femminile a persone di sesso maschile se così preferiscono, ma la stessa delicatezza dovrebbe suggerire di riferirsi a queste stesse persone al maschile quando si parla a terzi, specie se di convinzioni ortodosse. La delicatezza non può essere a senso unico, e, soprattutto, dev’essere chiaro che è solo delicatezza.

        • stefano
          stefano dice:

          P.S.: non sono fatti miei e forse non dovrei impicciarmi, ma sarebbe interessante sapere come la mamma di Vlady si rivolge a lui/lei, cioè se al maschile o al femminile. Dico questo perché lui stesso ha raccontato che quando decise di cambiare sesso chirurgicamente, alla fine rinunciò per amore della mamma che ne avrebbe sofferto. Se dunque per amore di mamma si accetta il proprio sesso biologico, perché non si può fare lo stesso per amore di Dio e per amore del prossimo senza vittimismi e senza rivalse anti omotransfobiche?

        • Antonio
          Antonio dice:

          Caro padre Ariel, stiamo parlando di genere e non di professione, perche’ per il prof. Odifreddi la sua di prete e’ solo una professione!

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Si, una “professione” verso la quale questo ateo dichiarato ha mostrato il rispetto che non mostrano certi cattolici, apostolici, romani, impegnati e militati.
            Le faccio un esempio, così capisce.
            Interrompere la Santa Messa non è possibile, a meno che non ci sia un terremoto o un evento del genere.
            Se per un grave motivo il presbitero dovesse interrompere la sacra celebrazione, può farlo solo prima del Sanctus.
            Anni fa celebrai la Santa Messa in una chiesa parrocchiale dove un gruppo di ragazzini si misero a fare una confusione da mercato. Dovetti interrompere la lettura del Vangelo per richiamarli, con la conseguenza che, in segno di sfida, fecero più confusione ancora.
            Dovetti interrompere l’omelia.
            Premetto che erano presenti i genitori che anziché farli tacere se la ridevano e chiacchieravano tra di loro.
            Prima dell’offertorio interrompo la Santa Messa urlando alle madri che si dovevano vergognare per avere “sgravato” dei tali selvaggio maleducati.
            Sa che cosa accadde?
            Le madri giunsero arrabbiate in sacrestia a pretendere che io mi scusassi per aver osato dare dei maleducati ai loro figli.
            Lei pensa che il prof. Oddifredi avrebbe mai fatto una cosa simile, o che avrebbe permesso ai suoi figli nulla del genere?
            Ma è mai possibile che certi cattolici abbiano sempre la parolina pronta per ribattere a noi preti, come se l’esperienza complessa e di questi tempi difficile, del sacro ministero, la vivessero loro anziché noi?

  18. Padre Ariel
    Isabella Emery dice:

    Padre, ciò che mi mette sempre di buon umore quando la leggo è l’assoluto contrasto tra il suo spirito di precisione (note, virgolette, incisi, citazioni, elucidazioni e sistematiche smontature) e le situazioni reali in cui mette le mani ?. Per me lo spirito cattolico è anche questo, anche se confesso io non ne capisco molto perché sto appena riscoprendo la chiesa. Le dico solo che una volta che ero in grave stato di confusione mentale, ho sognato proprio lei che mi sistemava i cassetti e spicciava casa. Temo sia proprio la sua vocazione questo riordinare il disordine.
    Grazie sempre (anche se io resto un po’ confusionaria e vado ancora a sbirciare anche dal lato madonne parlanti ? prima o poi ci lascerò le penne).

  19. Fabio Massimo Addarii
    Fabio Massimo Addarii dice:

    Come sempre, carissimo Padre Ariel, sei stato bravissimo e hai risposto con grande intelligenza e da vero Ministro di Dio ai poveri infelici e presuntuosi che ritengono di poter insegnare a tutti!
    Fabio-Massimo Addarii

  20. stefano
    stefano dice:

    Io non credo che ai promotori del ddl Zan interessi molto “essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza”, specie dalla Chiesa. Non si capisce poi perché debba essere la Chiesa, o suoi rappresentanti in talare, a ricercare un accordo su questa legge, e non le persone di buon senso che siedono in Parlamento. Tale accordo infatti non può che essere politico, e non si deve correre il rischio di farlo anche solo apparire come un compromesso morale.
    Ma c’è di più. La mediazione di un accordo in questo campo è a mio avviso impossibile a priori, perché parte dalle premesse sbagliate. Se infatti la Chiesa distingue tra peccato e peccatore, non così i promotori di queste leggi liberticide. Per loro non solo non c’è né peccato, né peccatore, ma, anzi, c’è un’unità ontologica inscindibile tra i due concetti. Non potrebbe infatti esistere una categoria da proteggere per legge senza l’atto che orgogliosamente la distingue dal resto dell’umanità. La potente lobby che “difende” i gay, in realtà difende la liceità morale e la verità antropologica dell’atto omoerotico. Chiunque può peccare, anche contro natura, senza però identificarsi col proprio peccato e senza reclamare la protezione della legge per il suo comportamento, non così questa lobby.
    A riprova di quanto sopra (e magari sarò smentito), avendo già fatto da parte mia ciò che è giusto, penso di poterle chiedere quante di queste icone gay della TV, della cui amicizia lei si onora, sicuramente con finalità pastorali, le hanno finora mostrato (concreta) solidarietà nella vicenda giudiziaria che la vede coinvolta?

    • Padre Ariel
      Padre Ariel dice:

      Caro Stefano,

      In poche righe ha enunciato dei dati di fatto ineccepibili, per questo la situazione di quel Disegno di legge non sarà facile da risolvere. In tutta sincerità penso di poterle dire che la Chiesa non poteva omettere di difendere il proprio diritto alla libertà di pensiero, parola e insegnamento, perché se venisse in qualche modo compromessa rischieremo seriamente di essere perseguiti ai sensi di Legge per reato di omofobia o altro semplicemente per avere insegnato il Catechismo della Chiesa Cattolica.

      Per quanto riguarda il suo ultimo quesito debbo risponderle che sì, ho ricevuto da diversi, inclusi alcuni celebri esponenti del mondo omosessuale, sincera solidarietà. Diversi personaggi pubblici di una certa notorietà si sono persino offerti di testimoniare che querelare me accusandomi di avere diffamato e discriminato un gay, non solo è cosa assurda, perché a loro dire è qualche cosa di totalmente non corrispondente alla mia personalità, alla mia vita e a tutto il mio vissuto.

      Per contro, invece, posso dirle che quando 11 anni fa, denunciando delle situazioni di grave e rischioso degrado morale che toccavano alcuni ecclesiastici che si rigiravano gli uni con gli altri dei giovani marchettari a pagamento, dopo avere denunciata la cosa a chi di competenza, cioè al Vicariato di Roma, fui letteralmente massacrato da tutti i fedeli protettori che questi membri della lobby gay ecclesiastica avevano all’interno di quel palazzo. E per anni me l’hanno fatta pagare, continuando tutt’oggi a farmela pagare. Il tutto è narrato e documentato nel mio libro E Satana si fece trino pubblicato nel 2011, sul quale l’Autorità Ecclesiastica non ha proferito un sospiro. L’unico che nel 2013 provò a storcere il naso su quel mio libro, fu l’allora Arcivescovo Angelo Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato, poi cardinale, il quale anni dopo ha fatto la fine penosa che oggi è a tutti nota.

      E mentre venivo passato per il tritacarne nella totale indifferenza sia delle Autorità Ecclesiastiche sia dei miei confratelli, posso assicurarle che nessun gruppo di preti amanti della giustizia levò la voce in mia difesa, pur sapendomi ingiustamente colpito, punito e discriminato per avere detto semplicemente la verità e per avere richiesto, con prove e documenti inoppugnabili alla mano, che l’Autorità Ecclesiastica ponesse fine quanto prima a quello sconcio, prima che ne uscisse fuori un altro grave ed ennesimo scandalo pubblico.
      Alcuni di questi protettori, anni dopo li ho visti diventare vescovi, uno anche cardinale.

      Al contrario, invece, dopo essere stato reso oggetto di una querela infondata, alcuni tra gli omosessuali più gaudenti e libertini si sono offerti sia di scrivere memorie in mia difesa sia di chiedere di essere ascoltati dal giudice come testimoni. E questo senza che io abbia mai chiesto loro nulla del genere.

      • Flambeau
        Flambeau dice:

        Attendiamo fiduciosi nome, cognome e memoria difensiva di questi gaudenti ma integerrimi omosessuali pronti a difendere pubblicamente un prete “conservatore” accusato di omofobia.
        Ogni tanto leggendola non so se interpretare certe sue sparate come ingenuitá o eccesso di hubris… opterei per la seconda peró dato che, indubbiamente, lei ha da sempre sofferto della sindrome, ahimé molto diffusa tra i cattolici, dei “capponi di renzo”. Le auguro tanta serenitá, ne avrá bisogno, nella via crucis che ogni processo di questo genere rappresenta. Non coltivi peró acrimonia verso chi, a suo avviso, non le é abbastanza amico; se la prenda con chi é evidentemente suo nemico. Ne trarrá sicuro giovamento spirituale. Questa gente, tanto gentile con lei, condivide una morale assolutamente difforme da quella evangelica e conforme a quella diabolica, magistralmente riassunta da Alinski in rules for radicals nelle – 11 rules of “means and ends” –
        I cattolici cattivi che a lei tanto dispiacciono, invece, forse semplicemente non riescono a vivere al livello della morale che condividono (lei sí?)

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Caro Flambeau,

          il clericale è come un pesce marcio che quando si cosparge di profumo sortisce solo l’effetto di puzzare ancora di più.

          Io ho mantenuto fede alle promesse fatte non certo per merito mio ma per grazia di Dio. Se ho un merito, è solo quello di essere stato sempre aperto alla sua grazia, che mi ha preservato da tentazioni e cadute, che nel caso mio sarebbero potute avvenire, comunque, solo ed esclusivamente con donne.

          Mi piacerebbe udire dalla sua augusta bocca una parola di condanna per quegli ecclesiastici, da me denunciati a mio rischio e pericolo – con tutti i danni che per anni ne conseguirono per me – che dismettevano le sacre vesti da monsignori di curia per andare con i giovani marchettari a pagamento. Pensi che qualcuno di questi, oggi, ce lo ritroviamo persino vescovo. Ciò nonostante, quando documentai senza pena di possibile smentita certe situazioni, tutt’altro che rare, tutt’altro che isolate, in quella Roma sempre più ridotta a refugium peccatorurm mondiale dove molti vescovi del mondo mandano spesso i loro preti più problematici con la scusa degli studi specialistici, per toglierseli così di mezzo e allontanarli dalle loro diocesi, si guardarono bene dal correre ai ripari e, ripeto, se la presero con me, colpevole di avere denunciato queste situazioni all’Autorità Ecclesiastica richiamandola a quelle che sono le sue responsabilità dinanzi a fatti di inaudita gravità morale posti in essere da chierici.

          Il peggio delle perversioni sessuali non le ho conosciute nel mondo secolare in cui ho vissuto per 40 anni prima di diventare prete – mondo nel quale ho conosciuto puttanieri, adultere, mignotte, “froci” e lesbiche d’ogni genere e condizione sociale -, le ho conosciute nel mondo ecclesiastico. Questo mi induce a essere particolarmente misericordioso con certi peccatori, con le loro debolezze e i loro disordini sessuali, considerando che perlomeno non stendono le mani sull’altare dicendo “questo è il mio Corpo … questo è il mio Sangue ….” dopo avere appena giocato con l’uccello in fiore di un giovane marchettaro di 18 anni.

          Se ha altre perle di saggezza da offrirci è ospite gradito su queste colonne.

          • Padre Ariel
            Don Paolo M. dice:

            Solo Dio sa la totale, tragica e lucida verità che c’è in queste parole; e Dio renderà a padre Ariel merito per il coraggio che in certe situazioni ha avuto. A dirlo non è un laicista o un attivista LGBT anticlericale, ma un prete [NdR eliminato il nome della diocesi] ch’ebbe a ritrovarsi come vescovo ausiliare un ex compagno di seminario che per la sua effemminatezza soprannominammo Wanda Osiris, e tutti i formatori sapevano benissimo chi era e come era, ma già era protetto da diversi monsignori. E ciò non si è verificato sotto il pontificato del tanto criticato Papa Francesco che proprio non va giù a certi amanti di non si sa bene qual tradizione; vescovo lo divenne sotto il pontificato di Benedetto XVI, il grande teologo, il grande riscopritore della autentica liturgia, etc.. etc..

            Santa ragione ha perciò padre Ariel perchè almeno, il/la Vlady, famosa trans d’Italia, sui tacchi non ci cammina con la mitra in testa e il pastorale in mano.

            Il giorno che certi cattolici critici e impietosi che tutto pensano di sapere e di poter giudicare, capiranno le situazioni strazianti che noi preti siamo costretti a vivere, sarà sempre troppo tardi … sempre troppo tardi …

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro e stimato Confratello,

            parole sante e soprattutto veritiere dalla prima all’ultima.

            Mi sono permesso di cancellare dal tuo commento il nome della diocesi che, conoscendoti, sicuramente ti è sfuggito senza volere, ed ho messo la sola iniziale del tuo cognome, perché altrimenti sarebbe stato come fare il nome e il cognome del vescovo in questione, all’epoca da te narrata vescovo ausiliare, oggi – aggiungo io per incentivare il tuo discorso – arcivescovo metropolita di una diocesi italiana e impegnato a parlare solo di poveri e migranti, di migranti e poveri, presentandosi in pubblico con un clergyman mezzo scollacciato, mentre sotto il pontificato di Benedetto XVI era tutto un trionfo di paramenti liturgici antichi e di talari d’alta sartoria realizzate su misura dai sarti romani più esosi nei prezzi. Prima è diventato vescovo palesandosi più ratzingeriano di Benedetto XVI, poi ha sperato di diventare cardinale palesandosi più bergogliano di Francesco I.

            Ti ringrazio con sincera fraternità sacerdotale confermando sulla mia stessa pelle la verità della tua conclusione: «Il giorno che certi cattolici critici e impietosi che tutto pensano di sapere e di poter giudicare, capiranno le situazioni strazianti che noi preti siamo costretti a vivere, sarà sempre troppo tardi … sempre troppo tardi …»

        • Isabella
          Isabella dice:

          Ma che grettezza di vita! Hai guardato troppe partite di calcio e ti sei fatto l’idea che a destra dello schermo ci sono sempre i buoni e a sinistra sempre i cattivi…

          • Flambeau
            Flambeau dice:

            Sono passato ovviamente per leggere la sempre pronta e inevitabilmente tagliente risposta di padre Ariel. Devo ammettere però di essere rimasto particolarmente deliziato, cara Isabella, dalla raffinatezza argomentativa con cui lei sfodera argomenti ad hominem e dalla singolare arguzia con cui costruisce le sue allegorie. In Italia credo che anche le pietre sappiano che a metà tempo le squadre invertono il campo da gioco. Lei invece, curiosamente, lo ignora.

          • Padre Ariel
            Padre Ariel dice:

            Caro Flambeau,

            incomincio ad avere una certa età e una certa anzianità sacerdotale, pertanto le dico sinceramente, delle due l’una:

            1. o lei, a suo tempo, fu trombato alla Pontificia Accademia Ecclesiastica;
            2. oppure voleva entrarci ma non fu ammesso.

            Le dico questo perché io ho avuto, come formatori, anche due diplomatici di lungo corso, uno mi presentò al vescovo che poi mi accolse e mi consacrò sacerdote, l’altro, che ha prestato servizio in 25 delegazioni diplomatiche della Santa Sede sparse per il mondo, mi segue da 11 anni nella mia formazione permanente al sacerdozio.

            Da loro ho imparato che la diplomazia è tutt’altra cosa rispetto ai giri di parole nebulosi, il tutto detto molto affettuosamente a lei che pare non averlo imparato.

      • Antonio
        Antonio dice:

        Il pentimento richiede l’abbandono della pratica del peccato. Le risulta che il pentimento di un ipotetico omosessuale abbia portato lo stesso all’abbandono della pratica della sodomia? O piuttosto si sia tranquillizzato la coscienza per continuare nella stessa pratica?

        • Padre Ariel
          Padre Ariel dice:

          Se Dio applicasse i suoi criteri, il Paradiso sarebbe vuoto, a malapena sarebbe abitato da Cristo, dalla Beata Vergine Maria, dagli Angeli e da qualche Santo, ma attenzione: neppure dai Santi, da qualche Santo.

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