Il Disegno di Legge Zan e l’importanza della presenza sui mezzi di comunicazione di sacerdoti e religiose competenti in grado di dare voce anche alla Chiesa e ai cattolici in un Paese che voglia essere veramente laico e pronto al dialogo

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Autore
Redazione de L’Isola di Patmos

Non occorrerebbero presentazioni, che facciamo solo per dovere di cronacaSuor Anna Monia Alfieri, religiosa della Congregazione delle Suore Marcelline, giurista ed economista, è un volto noto al grande pubblico per la sua partecipazione come opinionista ed esperta dei problemi della scuola e della formazione al programma Mediaset Quarta Repubblica, condotto da Nicola Porro. Con il nostro Padre Ariel S. Levi di Gualdo, opinionista dalla fine del 2019 al programma Dritto e Rovescio e successivamente a Zona Bianca, entrambi hanno affrontato più volte, nei vari programmi televisivi, il problema del Disegno di Legge Zan, che se varato com’è stato redatto potrebbe ledere la libertà di opinione garantita dalla Carta Costituzionale e mettere un bavaglio all’insegnamento nelle scuole cattoliche. Suor Monia è intervenuta il 3 giugno 2021 presso la IIª Commissione del Senato della Repubblica per conto della USMI (Conferenze delle Superiore Maggiori Italiane degli Ordini e Congregazioni Religiose) e della CISM (Conferenza Italiana Superiori Maggiori degli Ordini e Congregazioni Religiose). Il 24 giugno, Suor Monia e Padre Ariel hanno anche risposto al rapper Fedez che per difendere questo Disegno di Legge ha rivolto un attacco falso e fuori luogo al Vaticano per mancato pagamento di tasse sugli immobili posseduti sul territorio italiano (!?). Successivamente è intervenuto anche il Presidente dell’APSA (Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica) S.E. Mons. Nunzio Galantino, che ha smentito ulteriormente notizie infondate fatte giungere da questo “noto intellettuale” a milioni di suoi followers. Già questo dovrebbe bastare per far comprendere ad alcuni dubbiosi la delicatezza di certi temi e la vitale importanza della presenza di sacerdoti e religiose preparati sul piano dottrinale e giuridico, in grado di comunicare attraverso i mezzi televisivi. In caso contrario si rischia di rimanere chiusi nel ghetto delle nostre sacrestie e delle nostre scuole paritarie cattoliche, fingendo di non vedere — semmai persino con pericoloso spirito di incurante superiorità — che una gran fetta di mondo ostile attorno a noi mal tollera la nostra stessa esistenza. Suor Monia e Padre Ariel non hanno mai mostrata contrarietà a questo Disegno di Legge, come mai è stata mostrata dalla Conferenza Episcopale Italiana e dalla Santa Sede, di cui si sono fatti portavoce sui mezzi di comunicazione, chiarendo che è necessario rivedere questo testo affinché non si finisca col perseguire il reato di opinione [vedere ultimo intervento del 24 giugno, dal minuto 01.38]. Riportiamo di seguito il testo delle audizioni in videoconferenza con l’intervento di Suor Monia nell’ambito dell’esame dei disegni di legge n. 2005 e 2205 sul contrasto della discriminazione o violenza per sesso, genere o disabilità.

 

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— Attualità ecclesiale  —

IL DISEGNO DI LEGGE ZAN E L’IMPORTANZA DELLA PRESENZA SUI MEZZI DI COMUNICAZIONE DI SACERDOTI E RELIGIOSE COMPETENTI IN GRADO DI DARE VOCE ANCHE ALLA CHIESA E AI CATTOLICI IN UN PAESE CHE VOGLIA ESSERE VERAMENTE LAICO E PRONTO AL DIALOGO

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I rischi di ricorrere alla “cultura di massa” e alla “punizione” per creare un pensiero unico sono i due principali limiti che ci impongono almeno una rivisitazione del Disegno di Legge Zan, affinché sia per davvero indirizzato a contrastare la discriminazione e non ad acuirla con nuove figure. Se però il Disegno di Legge recupera uno sviluppo armonico, allora potrà, forse, essere una legge positiva, indirizzata a lanciare ponti di integrazione; altrimenti resta il ragionevole dubbio che altri siano gli interessi che muovono il legislatore

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Anna Monia Alfieri, I.M.

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Anna Monia Alfieri negli studi Mediaset al programma Quarta Repubblica condotto da Nicola Porro

Oggetto di grandi discussioni e dibattiti in questi giorni è il Disegno di Legge Zan, il cui contenuto, in tutta onestà, andando a fondo, non mi pare convincente. Certamente è doveroso contrastare qualsiasi forma di discriminazione, nel rispetto della dignità umana e del principio di uguaglianza, a presidio del quale non mancano certo adeguate protezioni giuridiche nel nostro ordinamento, anche penale. Credo, tuttavia, che questo Disegno vada nella direzione opposta. Se, nell’intendimento del legislatore, ci fosse solo la tutela della persona, sarebbe sufficiente (aggiungo doveroso) applicare la normativa esistente fissata dalla Costituzione della Repubblica Italiana all’art. 3, quindi all’art. 604 bis e 61 del Codice penale.

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Non esiste, pertanto, una lacuna normativa da colmare, in quanto il nostro ordinamento tutela già la vita, l’onore, l’incolumità delle persone, senza distinzione di sesso, religione, lingua, razza e via a seguire. Non ultimo, è prevista l’aggravante per aver agito per motivi abietti e futili. Si ha per ciò la sensazione che, siccome è complicato intervenire con la certezza della pena e sull’impunità, come sulla formazione dei giovani alla non discriminazione, si tenda a moltiplicare la normativa e la conseguente confusione. La normativa, non dovendo colmare alcun vuoto, crea necessariamente confusione, data da un inutile proliferare delle tipologie di reato da perseguire, che andrà chiarita dalla magistratura. Tale situazione accresce in modo abnorme il raggio di azione del potere giudiziario e inquirente. Siamo tutti consapevoli della necessità di rivedere la riforma della giustizia proprio alla luce degli ultimi eventi di cronaca.

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Anna Monia Alfieri negli studi Mediaset al programma Quarta Repubblica condotto da Nicola Porro

Evidentemente è nelle pieghe del dettaglio che si insinua la discriminazione. Infatti, quando la legge precisa con eccesso di tutela, in realtà discrimina, introducendo categorie. Io stessa avverto un certo disagio di fronte a una legge che mi tutela per via dell’abito che indosso: chiunque discrimina una religiosa, in quanto tale, viene punito con un’aggravante. Mi chiedo: a motivo della mia scelta di vita, debbo essere inserita in una sorta di “categoria protetta”? Chi è fiero della propria diversità la vive nell’ordinarietà, nella normalità. Nessuna legge potrà mai sostituirsi al rispetto, all’integrazione, alla capacità di prossimità. Imporre il rispetto significa il fallimento della civiltà. Ecco in sintesi descritte le prime due ragioni che mi vedono contraria.

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Vengo alla terza motivazione che svela il vero intendimento della legge. La proposta di legge, creando una “categoria protetta”, apre la strada ad una nuova visione antropologica di persona issata ad anonimo sistema. La confusione viene coperta con la legge e il pensiero dominante viene diffuso a tappeto dalle scuole: qualsiasi rigurgito di buon senso viene trasformato in reato.

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Anna Monia Alfieri negli studi Mediaset al programma Quarta Repubblica condotto da Nicola Porro

L’identità di genere ― chiariamolo ― è ben lungi dall’essere connessa con la condivisibile condanna della omofobia, è tutt’altro capitolo che non fa rima con garanzia, tutela, bensì con indottrinamento, pensiero unico, probabilmente per assicurare guadagni certi e diffusi a qualche circuito. Ed è qui che si inseriscono i tre grossi diritti contrastati e mortificati dal Disegno di Legge Zan, che così come è scritto limita di fatto la libertà di pensiero e di espressione. Perché tutelare una libertà (cfr. art. 4 Disegno di Legge Zan) mettendola allo scontro con la “libertà di pensiero” riconosciuta all’art 21 della Costituzione, evidentemente non è solo un errore legislativo, ma un passo assai pericoloso per l’ordine costituzionale dello Stato laico e di diritto. Recita infatti l’Art. 4 di questo Disegno a riguardo del “Pluralismo delle idee e libertà delle scelte”:

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«Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime ri­conducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a de­terminare il concreto pericolo del compi­mento di atti discriminatori o violenti».

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E qui non si capisce come «le condotte legittime» possano condurre agli «atti discriminatori». Delle due l’una: o le condotte non sono legittime, o gli atti non sono discriminatori. È evidente come l’art 4 vada nella direzione opposta alla libertà di espressione e svuoti cosi l’art. 21 della Costituzione che recita:

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«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione».

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Anna Monia Alfieri negli studi Mediaset al programma Quarta Repubblica condotto da Nicola Porro

Un secondo ordine di problemi sempre su questo passaggio è: cosa e chi definisce il concreto pericolo? Una modalità di espressione cosi vaga e contraddittoria che evidentemente crea non solo un vuoto ma apre una voragine legislativa e quindi di orientamento per il singolo. Nei reati di pericolo concreto il pericolo è elemento costitutivo della norma e spetta al magistrato inquirente, alle Procure accertare in concreto se il bene giuridico protetto sia stato messo in pericolo. Quindi si allarga in modo pericoloso la discrezionalità del giudice e si spalanca la inquietante stagione della delazione come facile strumento per opporsi a un diverso pensiero sull’uomo.

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Non basta una legge per non discriminare, perché non ci sarà mai una legge che potrà colmare non il vuoto normativo – che peraltro non c’è – ma quello di pensiero che a volte si rivela una voragine. La parità di genere domanda l’utilizzo del diritto che c’è, della magistratura che deve funzionare e soprattutto di una cultura che è ben altro rispetto all’indottrinamento e alla formazione di massa.

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All’art 7 il Disegno di Legge Zan limita la libertà di scelta educativa dei genitori prevista all’art. 30 della Costituzione. E qui ricordiamo che l’educazione dei figli è responsabilità primaria dei genitori e che nessuno, la scuola, la Chiesa, lo Stato possono sostituirsi a loro. Introdurre nella scuola temi fortemente divisivi, ideologici e per di più attinenti alla sfera dell’identità sessuale e dell’educazione all’affettività ha certamente effetti negativi. Primo fra tutti quello di dividere. Poi, se a questo si aggiunge la considerazione che il Disegno di Legge Zan prevede condotte non chiaramente definite (cfr. anche uso di termini non chiari che possono essere sanzionati penalmente), il timore aumenta.

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Anna Monia Alfieri durante il ritiro del premio dell’Ambrogino d’Oro, Medaglia di Benemerenza Civica, per il suo impegno civile a favore della libertà di scelta educativa e del pluralismo scolastico a lei conferito il 7 dicembre 2020

Questo art. 7 limita la libertà di insegnamento dei docenti riconosciuta all’art. 33 della Costituzione. La libertà di insegnamento verrebbe svuotata dei suoi contenuti essenziali, ossia della autonomia didattica e della libera espressione culturale del docente. Una libertà garantita proprio dall’art 33 della Costituzione: «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento». Ratio: la libertà di insegnamento è funzionale allo sviluppo del senso critico necessario per il raggiungimento degli obiettivi di formazione integrale dei minori.

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La libertà educativa dei genitori e di insegnamento dei docenti, così come la libertà di espressione, sono fortemente messe in discussione, ancor più con un art. 2 (istigazione alla discriminazione) e un art. 4 talmente vago che apre al reato di opinione senza alcun orientamento. È presto detto: cosa si potrà dire e non dire? Non si sa, allora sarà meglio tacere. Il passaggio al pensiero unico, al monopolio, diventerebbe così una direzione obbligata per il Paese.

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È evidente che nel combinato disposto fra l’art. 2, l’art. 4, cosi vago, e l’art 7 è da ritrovarsi il limite del testo del Disegno di Legge Zan che, così come è scritto, aumenta la forbice della discriminazione, la alimenta, crea nuove figure giuridiche di reato, mortifica la libertà di espressione, di educazione dei genitori e di insegnamento, indirizza la società verso un vero e proprio indottrinamento ideologico.

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Il testo va rivisto proprio in questi aspetti che tendono a creare un pensiero unico attraverso la formazione a tappeto che non è più informazione, non fornisce gli strumenti per i ragazzi perché imparino a orientarsi … ma li indottrina. Praticamente la discriminazione e la violenza al contrario.

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il sorriso di una donna che rassicura e che onora il mondo religioso cattolico femminile

I rischi di ricorrere alla “cultura di massa” e alla “punizione” per creare un pensiero unico sono i due principali limiti che ci impongono almeno una rivisitazione del Disegno di Legge Zan, affinché sia per davvero indirizzato a contrastare la discriminazione e non ad acuirla con nuove figure. Se però il Disegno di Legge recupera uno sviluppo armonico, allora potrà, forse, essere una legge positiva, indirizzata a lanciare ponti di integrazione; altrimenti resta il ragionevole dubbio che altri siano gli interessi che muovono il legislatore e che sono:

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1. Divide et impera per diffondere un pensiero unico. Il monopolio è sempre pericoloso ed è propedeutico al regime;

2. di natura commerciale e marketing.

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Allora mi rivolgo ai ragazzi: abbiate il coraggio di conoscere, di approfondire, per non essere influenzabili né da me, né da nessun burattinaio. Sappiate orientarvi. Quindi, se davvero al legislatore, come a tutti coloro che si sono riscoperti paladini dell’Art. 3 della Costituzione, interessa realmente la difesa di un diritto, lo facciano fugando il campo da ogni ragionevole dubbio di interesse terzo.

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Dal Senato della Repubblica, 3 giugno 2021

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8 commenti
  1. Padre Ariel
    Don Gaetano Genovese dice:

    Vado a riposare tra le 21.30 e le 22 massimo, perché sono abituato ad alzarmi alle 5,30. Però, quando c’è Suor Monia a Quarta Repubblica, faccio volentieri tardi. Insomma, sforo il mio orario consueto solo per la Messa di Natale, la Veglia Pasquale e quando c’è Suor Monia su Rete Quattro.

  2. Luca
    Luca dice:

    Intervento impeccabile!
    Ma non possiamo pensare di vincere la battaglia contro l’ideologia del secolo, parlando la sua stessa lingua . Da questo punto di vista, anzi, la battaglia è già persa.
    Infatti, non dobbiamo ingannarci sul fatto che il testo del DDL , così come è stato scritto e proposto, non sia stato prima ponderato. Si tratta di una scelta consapevole.
    Sono convinto anzi che la ratio nascosta del disegno di legge in via di approvazione in Italia, sia proprio contenuta nei tre articoli oggetto delle considerazioni di Suor Anna.
    Ciò che si vuole ottenere è colpire coloro che credono nella Verità e non certo tutelare diritti sogettivi altrimenti lesi. Diritti, peraltro, già garantiti e protetti dall’ordinamento giuridico, come Suor Anna ha spiegato chiaramente nel suo intervento.
    Dobbiamo convicerci una volta per tutte che sono le potenze del mondo a volere che si approvino leggi come queste. In Italia come nel resto della Cristianità.
    E contro tali potenze non ci sono ragionamenti in punto di diritto che tengano.
    A ragione di ciò, la missione dei pastori, delle religiose e dei religiosi dovrà essere piuttosto quella di forgiare per il gregge lo scudo, l’elmo e la spada. E di guidarci sulla via del martirio, insegnandoci a essere saldi nella fede, perseveranti nella preghiera e vigili nell’attesa.

  3. Padre Ariel
    Don Angelo Rossit dice:

    Carissima Sorella,

    spero che questo sia solo il primo di una serie di articoli sull’Isola di Patmos.
    Tanti complimenti proporzionati alla tanta stima

    Angelo, presbitero

    • Padre Ariel
      Don Ciro (Napoli) dice:

      Lo spero anch’io, anzi lo spero tanto che sia solo il primo articolo di una serie futura

  4. Giovanni
    Giovanni dice:

    Ottimo intervento e “nota” già inviata alla commissione prima dell’audizione. ? Chiara come sempre e senza fronzoli lo stile oratorio. Come dice spesso anche il Prof. Stefano Zecchi, è una questione di cultura non di legge. E come dice suor Anna ampliando, chi è fiero della sua diversità la vive nella normalità, non possiamo categorizzare tutto. Ma, “Divide et Impera” e il Diavolo ci va a nozze, appunto. Chissà se un giorno questi Zan e Company capiranno che sono nell’errore, e che questa legge, semmai loro fossero in cattiva fede, ? prima o poi gli si ritorcerà contro. ???

  5. Padre Ariel
    Don Francesco Messina dice:

    Con questo intervento i Padri dell’Isola ci hanno fatto un bel regalo estivo e data anche molta speranza sul fatto che tutto è da decidere e che quindi niente è perduto.
    Complimenti Suor Monia e una preghiera garantita da parte mia

  6. Giovanni
    Giovanni dice:

    Che piacere trovare qui da voi la bravissima Suor Anna Monia Alfieri, che bella sorpresa?? Che bella persona di chiesa che seguo sempre ogni Lunedì in trasmissione da Nicola Porro.
    Grazie. ???

  7. Padre Ariel
    Vincenzo Iaconianni dice:

    Grazie a padre Ariel Levi di Gualdo e suor Anna Monia Alfieri. Per poter utilizzare i media è fondamentale essere competenti e la suora è estremente competente (3 lauree) e puntuale nei suoi interventi.
    Inoltre è molto significativo quanto ha detto padre Ariel Levi di Gualdo nel suo intervento a Dritto e Rovescio, cioè che bisogna fare mediazione non compromessi.

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