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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Complimenti per l’interessantissimo approfondimento, presentato in maniera chiara e intellegibile. Mi risulta che papa Francesco abbia aperto alla possibilità di viri probati da ordinare sacerdoti nei paesi dell’America Latina, flagellata dalla penuria di preti. Come vede la cosa Lei Padre Ariel e cosa ne pensa di una tale possibilità in futuro per tutta la Chiesa Cattolica?
La ringrazio
Caro Rossano,
ho già trattato questo argomento più volte in passato, spiegando che la abolizione, anche parziale, del celibato, sovvertirebbe in modo drammatico e molto dannoso la struttura pastorale stessa della Chiesa.
Il celibato non è un dogma della fede ma è una disciplina ecclesiastica molto antica, anzi antichissima: risale all’epoca apostolica.
Inoltre, anche se in certe università pontificie abbiamo maestri cattivi e pure ignoranti che indicano il celibato come una invenzione del Concilio di Trento (!?), bisogna tenere conto che esso, per l’appunto, affonda le proprie radici sin dalla primissima epoca apostolica.
Affermare, come taluni fanno, che gli inizi gli Apostoli erano sposati e che lo erano altrettanto i primi sacerdoti, è solo una mezza pericolosa verità. Infatti, gli Apostoli, per seguire Cristo Signore lasciarono le loro famiglie, come fecero gli allora viri probati che divennero sacerdoti, dopo essersi preoccupati che le loro famiglie avessero il necessario sostentamento e dopo avere ottenuto – come attesta la letteratura degli antichi Padri della Chiesa – il consenso delle loro mogli, lo stesso oggi richiesto prima dell’ordinazione ai diaconi permanenti, che non potrebbero essere ordinati senza l’autorizzazione previa della consorte.
All’epoca del Concilio Vaticano II, quando alcuni, fuori dall’aula, tentarono di sollevare la questione sul celibato, con loro grande stupore, dagli osservatori Ortodossi e Anglicani presenti al concilio, si sentirono rispondere: «Voi che avete il celibato obbligatorio per l’accesso al sacro ordine, tenetevelo … tenetevelo!». E nei dettagli, gli ortodossi, spiegarono che cosa comportava per i loro vescovi la gestione del clero sposato e sopratutto delle loro spesso irrequiete e litigiose mogli attaccabrighe. A tal proposito, uno degli autorevoli presenti disse: «Il mio ministero di vescovo è per il cinquanta per cento assorbito interamente dai problemi derivanti dai preti sposati e dalle loro mogli. E voi, che pure avete tanti problemi, ma che almeno questo genere di problemi non li avete, perché volete andarveli a cercare?».
Domanda …
Posto che non tutte le Chiese nazionali sono come la ricca, opulenta e vuota Chiesa della Germania, che con i suoi circa dieci miliardi di euro all’anno percepiti dalla tassa sul culto, più i suoi ampi possedimenti immobiliari vari, può permettersi di mantenere persino 700 impiegati presso la sola Conferenza Episcopale Tedesca, in tutti quei Paesi del mondo dove invece i preti stentano ad andare avanti e dove molti versano in gravi condizioni economiche, chi manterrà moglie e figli a preti che non possono neppure pagare il riscaldamento in inverno per scaldare la chiesa parrocchiale?
Glielo pagherà forse il Cardinale Clàudio Hummes, senile-ideologico porporato brasilo-tedesco fautore e promotore di questa idea ad experimentum?
Padre Ariel,
vorrei far notare che non solo
“la Chiesa… non può ammettere al Seminario e agli Ordini sacri coloro che:
1- praticano l’omosessualità,
2- presentano tendenze omosessuali profondamente radicate”,
ma non può ammettere nemmeno coloro che:
3- “sostengono la cosiddetta cultura gay”.
Già quando Voi commentate “un’impresa trovare un prete eterosessuale”, concedete troppo al nemico. La parola eterosessuale, fino a pochi anni fa, non esisteva, e nemmeno il concetto di prete comunque sessuale esisteva. Intendiamoci, i preti in quanto esseri umani sono tutti sessuati , ma la caratteristica del prete in quanto prete, se fedele alla sua vocazione, era semplicemente di essere casto, e di insegnare con la parola e con l’esempio il tesoro della castità, compresa quella coniugale. Di scorcio, nelle latrine, alcuni preti infedeli concessi al libertinaggio, ma anche per loro se emersi dalla latitanza, l’alternativa era la punizione secca, oppure la punizione seguita dalla redenzione. Mi accorgo che sto parlando di una Chiesa che forse oggi proprio non c’è più; per cinquant’anni non mi sono reso conto che la Chiesa me la stavano cambiando, di soppiatto, sotto il naso, ma adesso non possono più celare la puzza, e il mio naso non la sopporta più.