Il est très dangereux d'affirmer: "Je suis ce que je sens que je suis", car c'est imposer le monde de l'irréel, souvent même violemment

IL EST TRÈS DANGEREUX DE DÉCLARER « JE SUIS CE QUE JE SENS QUE JE SUIS », PARCE QUE C'EST IMPOSER LE MONDE DE L'IRREEL, SPESSO ANCHE IN MODO VIOLENTO

Dopo mezzo secolo di lotte femministe, enfin un garçon remporte le premier prix d'un concours de beauté pour femmes. Un successo straordinario per noi uomini!

— Storia e attualità —

.

Article au format PDF imprimable

 

.

Esistono dei negri insopportabili, alcuni persino criminali pericolosi appartenenti a etnie notoriamente molto violente? Oui, ma con buona pace della semantica latina homines nigri non vanno indicati come “negri”, ma come “uomini di colore”. La parola “negro” è una espressione razzista.

Transexual, Transylvanian” – The Rocky Horror Picture Show, Jim Sharman (1975)

Penso sia lecita una domanda: come mai quando loro indicano gli Homines albi (uomini bianchi), ci chiamano “bianchi” anziché “uomini senza colore”? Questi negri detti “uomini di colore”, sono forse razzisti? Come mai è razzista dire Niger (negro) ma non lo è dire albi (bianco)? Se in qualsiasi Paese europeo, durante un diverbio, uno dicesse a un nero “sporco negro”, prima finirebbe alla gogna mediatica, poi alla sbarra dei nostri tribunali con accuse di razzismo, cosa sulla quale si può essere anche d’accordo, posto che non dovrebbe esistere un disprezzo passibile dell’accusa di razzismo e un disprezzo analogo considerato invece solo accesa espressione fuoriuscita di bocca nel corso di un diverbio, con il giudizio sostanziale e formale che varia secondo il colore della pelle indicata. O qualcuno conosce forse il caso di qualche negro svergognato su tutta la stampa politiquement correct e poi trascinato alla sbarra di un tribunale con accusa di razzismo per avere detto a qualcuno “sporco bianco”?

Volendo essere equi, forse sarebbe il caso di trascinare alla sbarra del tribunale anche l’africano che si rivolge a un europeo indicandolo come bianco, o peggio usando l’espressione razzista di “sporco bianco”. Se infatti i neri non sono neri o negri bensì “uomini di colore”, a nostra volta noi bianchi non siamo dei bianchi bensì “uomini senza colore”, o se preferiamo “uomini di colorazione non scura” o “uomini scoloriti”. Si scelga quindi tra queste tre la definizione più politicamente corretta, perché così dovremmo essere chiamati, allo stesso modo in cui un africano non è chiamato “negro” o “nero” ma “uomo di colore”.

Per quanto riguarda le varie popolazioni nere del Continente Africano, andrebbe chiarito che spesso sono molto diverse le une dalle altre, all’incirca come un europeo della Norvegia può esserlo da un europeo italiano nativo della regione Calabria. A tal proposito il vocabolario fornisce questa indicazione:

«negroide, adjectif et nom masculin et féminin [composto di negro e oide]. In antropologia fisica, ramo negro, uno dei due rami delle forme primarie equatoriali, comprendente i ceppi degli steatopigidi, dei pigmidi e dei negridi. In senso generico (e spesso sostantivato), di individuo che presenti le caratteristiche dei negri (pelle molto scura, camerrinia, prognatismo, capelli crespi, dolicocefalia)» [cf.. Enciclopedia Treccani].

Se però andiamo a leggere la enciclopedia più inaffidabile di tutto il globo terracqueo, ossia Wikipedia, dove spesso il politicamente corretto è spinto sino al parossismo e alla negazione stessa dei fondamenti delle varie scienze, incluse quelle antropologiche e biologiche, possiamo leggere:

«Il termine negroide o negride, talvolta congoide, indica una classificazione antropologica ormai obsoleta dellHomo sapiens, definibile a partire dalla forma del cranio ed altre caratteristiche craniometriche ed antropometriche: tale termine identifica gli esseri umani autoctoni dell’Africa subsahariana» [cf.. QUI].

Comment venir in modo tacito e silenzioso certe università americane danno agli studenti neri di origine afro-americana dei test di ammissione più facili rispetto a quelli dati agli studenti bianchi di origine europeo-americana? Può essere che ciò avvenga allo stesso modo in cui qualsiasi bianco di origine europeo-americana avrebbe serie difficoltà nel gareggiare in certe competizioni sportive con degli afro-americani? Peggio che mai con dei puri africani di certe particolari popolazioni del Continente Nero, notoriamente favoriti in vari sport da quella loro felice conformazione fisica che noi “uomini senza colore” non abbiamo, per nostra diversa genetica, perché in molte cose siamo inferiori a loro, dotati di capacità e risorse fisiche che noi non abbiamo, inclusa quella estensione vocale che nel canto rende certe voci uniche, tanto da essere definite voci nere o negre proprio per la loro particolarità. puis, se taluni pensano sia possibile e fattibile far gareggiare dei giapponesi con dei camerunensi in una gara di corsa in velocità col salto a ostacoli, che facciano pure, ma temo che i risultati sarebbero alquanto scontati, oltre che ridicoli. In ogni caso il problema non si porrebbe perché i giapponesi, memori delle loro grandezze ma al tempo stesso anche di quelli che potrebbero essere certi loro limiti fisici dinanzi ad altri competitori, con l’atavico senso di onore che hanno non si esporrebbero mai al pubblico ridicolo. Noi europei invece sì, perché abbiamo perduto da tempo il senso dell’umano pudore, ma più ancóra quello della vergogna.

Ciascuno è libero di affermare che i più grandi maestri del pensiero filosofico e quelli delle principali scienze esatte sono nati tutti in Congo, nel Camerun, nel Togo, in Ghana, in Liberia e nel Burkina Faso, dove gli archeologi hanno scoperto antichi siti che per ingegneria, architettura e pregio artistico superano di gran lunga quelli dell’antico Egitto e delle civiltà degli Incas e degli Aztechi, degli etruschi, les Grecs et les Romains. La cosa indubbiamente tragica è che se cose del genere qualcuno le affermasse dinanzi a una platea di esperti studiosi e specialisti, tutti taceranno e nessuno di loro farà un sospiro. nous demandons: pouquoi?

La correttezza politica più degenerata ci spinge persino a credere all’esistenza di popoli e popolazioni che non esistono più, per esempio gli egiziani e i greci. Capisco che gli uni e gli altri, considerato il patrimonio legato alle loro terre, possano vantare certe antiche origini, resta però il fatto che la civiltà egizia ― e con essa gli egizi ―, si è estinta da secoli. Coloro che dicono di essere gli attuali egizi sono una popolazione arabica; lo sono da quando i “popoli delle sabbie”, noti anche come maomettani, invasero quella regione nel VII secolo facendo tabula rasa di ciò che rimaneva di quella cultura che già da alcuni secoli aveva dato avvio a una lenta decadenza. Gli antichi egizio-maomettani erano anche amanti dei grandi falò, perché furono loro, guidati dal Califfo Omar, ad appiccare il fuoco definitivo che distrusse l’antica biblioteca di Alessandria nel 640. Come secoli e secoli dopo furono dei jihadisti musulmani a distruggere nell’agosto del 2015 l’antico sito archeologico di Palmira. È vero che i responsabili della distruzione furono degli integralisti islamisti, come si affrettarono a precisare i maestri occidentali del politicamente corretto, ma è vero altresì che questi integralisti erano comunque musulmani, degenerati e indegni quanto vogliamo, ma comunque musulmani. E al compimento di ogni loro azione criminale, incluso lo sgozzamento filmato di molte vittime cristiane, si proclamavano veri seguaci del Corano. Il tutto contrariamente ai tanto vituperati cristiani che non hanno mai distrutto gli antichi templi pagani romani e greci, li salvarono trasformandoli in chiese, facendoli giungere sino ai giorni nostri.

Fosse vera la leggenda nera che i crudeli conquérants spagnoli, con altrettanti crudeli domenicani e francescani al seguito, distrussero i templi di quelle antiche civiltà, resta comunque da capire come mai, in Messico e nel Perù i siti archeologici sono tutt’oggi integri e visibili. Perché inventare leggende nere e incolpare gli altri, pur di non dire che molte distruzioni furono fatte dalle popolazioni locali nel corso delle varie guerre civili che si susseguirono a partire dagli inizi del XX secolo, dopo che gli spagnoli cessarono di dominare quei territori come loro protettorati o colonie? Con l’invasione napoleonica nel 1808 prese avvio la disgregazione dell’impero spagnolo in Sudamerica attraverso le guerre d’indipendenza ispanoamericane, l’ultima delle quali nel 1898, nota anche come “grande disastro”. Non potendo né volendo dire che i conquistadores, giunti nelle Americhe nel XVI secolo, trovarono la civiltà azteca in stato avanzato di decadenza e che per prima cosa impedirono la prosecuzione della pratica dei sacrifici umani, si preferisce seguitare a diffondere leggende nere sugli spagnoli giunti con domenicani e francescani al seguito che imponevano in modo coatto il battesimo a intere popolazioni. Tutt’altra la verità storica: a convertire gli indigeni delle popolazioni dell’attuale Messico nel XVI secolo, a seguire quelle dell’America Latina, fu la Virgen Morenita, nota come Madonna di Guadalupe, che non fu portata dagli spagnoli, apparve al giovane azteco Juan Diego Cuauhtlatoatzin. Lo stesso nome “Guadalupe” è un termine di origine azteca che deriva da Coatlaxopeuh e significa «colei che schiaccia il serpente». Anche in questo evento gli spagnoli, assieme ai tremebondi domenicani e francescani non c’entrano niente. Si noti altresì che nella cultura azteca il Quetzalcóatl era il serpente divino che simboleggiava la conoscenza e la guerra. Donc, colei che schiaccia il serpente, in quella antica cultura simboleggia la sconfitta della guerra e l’inizio di una nuova conoscenza. Ecco chi convertì quegli antichi popoli, La Sainte Vierge, non i battesimi forzati, condannati e puniti da sempre, en outre, dal diritto ecclesiastico.

Gli attuali egiziani parlano in arabo e scrivono usando i caratteri dell’alfabeto arabo perché in verità questa era la lingua originaria che parlava nel XIII sec. a.C. il Faraone Ramses II detto il Grande, ne sono ulteriore prova le iscrizioni interne delle piramidi che abbondano di caratteri alfabetici arabici, detti non a caso: “lingua araba cuneiforme”. puis, a chi non fosse informato, basti ricordare che Maometto si ispirò ai geroglifici egizi astrali per capire bene dove costruire la Mecca.

Gli attuali greci sono fieri più che mai della loro storia, sentendosi profondamente e intimamente tali, peccato che non lo siano. Se infatti per greci intendiamo gli abitanti di quella regione geografica, rien à dire, ma tenendo conto che lo sono solo a livello geografico. Gli attuali abitanti di quella regione sono infatti greci allo stesso modo in cui gli abitanti di quel territorio chiamato Egitto sono egiziani. Donc, gli abitanti di quella regione sono eredi e discendenti degli antichi greci allo stesso modo in cui gli svedesi sono eredi e discendenti degli abitanti del Madgascar. In quella regione geografica chiamata Grecia i turchi hanno dominato per quattro lunghi secoli, du 1453 Al 1821. Gli antichi greci ci hanno lasciato un grande patrimonio d’arte che testimonia quella che era la morfologia e la conformazione fisica del tutto tipica e caratteristica degli uomini e delle donne di quell’antico popolo. Gli attuali ateniesi che vantano in lungo e in largo la loro antica grecità, dovrebbero fare i conti con un dato di fatto tanto semplice quanto evidente: che gli piaccia o meno, morfologicamente sono turchi. Qualcuno ne vuole la prova? Basta andare a passeggio per le vie di Istanbul e per quelle di Atene per appurare che tra gli abitanti dell’una e dell’altra Città non c’è differenza, perché sono uomini di ceppo turco gli abitanti di Istambul come sono turchi nella loro conformazione fisica gli abitanti di Atene, che dopo quattro secoli di dominio pretendono di spacciarsi per discendenti degli antichi greci, come se oggi avessero la conformazione e le fattezze delle sculture di Skopas, Praxitèle et Lysippe. Liberi i greco-turchi di sentirsi tali e quali ai bronzi di Riace, libero al tempo stesso qualsiasi conoscitore della storia, della antropologia e dell’arte di ridergli in faccia dinanzi a simili pretese.

Noi italiani non abbiamo di questi problemi, essendo uno dei popoli tra i più bastardi del mondo. Ecco un esempio esaustivo: in una delle nostre isole maggiori, la Sardegna, è possibile vedere figure maschili di medio-bassa statura, tarchiati e di ossatura pesante, mori di capelli e dalla pelle olivastra, che ricordano certi musulmani della casba di Algeri. Allo stesso tempo è possibile vedere uomini biondi, alti di statura e con gli occhi azzurro ghiaccio che ricordano i vichinghi della attuale Scandinavia. Com’è possibile, domandò un ingenuo milanese in vacanza proprio a un antropologo cagliaritano, che con gran senso di umorismo rispose:

«Le nostre nonne erano donne molto accoglienti e ospitali con tutti gli stranieri che hanno visitato nei secoli la nostra terra».

Il compianto Indro Montanelli, quando avevo appena 25 années, con il suo spirito fiorentino al veleno dolce mi disse:

«L’Italia ha la forma geografica di uno stivale, ma nei fatti concreti è paragonabile al letto di una puttana, sul quale tutti quanti si sono sdraiati, rendendoci il popolo più bastardo del mondo. Cosa questa dai risvolti anche molto positivi, perché come risaputo i bastardi ― si prendano come esempio i cani ― sono più intelligenti e anche più longevi rispetto a quelli di pura razza».

Intelligenti e creativi, J'ajoute, pour le meilleur ou pour le pire, ma anche in questo caso con una differenza: se affermiamo che certi napoletani hanno messo a segno furti e truffe da meritare ammirazione, non certo per il crimine, bien sûr, ma per l’ingegno geniale, questo si può dire, perché è consentito. Se invece si afferma che gran parte degli zingari ― non alcuni, ma gran parte dei cosiddetti Rom ― vivono di furti e traffici illeciti, in tal caso si è tacciati di razzismo, il tutto a prescindere dalle sentenze dei tribunali e dal continuo recupero di refurtive nei Campi Rom. Se infatti il napoletano mette a segno furti e truffe con raro ingegno, è un delinquente, se però uno zingaro ruba, in quel caso si tirano in ballo tutte le colpe, anche quelle più improbabili, della società, secondo le tesi di quello sciagurato rovinatore del pensiero giuridico europeo di Jean Jacques Rousseau, che dette vita nel XVIII secolo alla teoria del cosiddetto “buon selvaggio”. Secondo il pensiero roussoiano l’uomo in origine era unanimalebuono e pacifico e solo successivamente, corrotto dalla società e dal progresso, entrambi colpevoli, è divenuto malvagio. Un pensiero molto pericoloso che oggi va per la maggiore e che spesso porta ad affermare che coloro che delinquono lo fanno non perché hanno scelto di perseguire la via del crimine, ma perché la colpa è degli altri, o peggio della società intera.

bientôt dit: i negri violenti che mossi da impulsi tribali fanno a pezzi a colpi di machete anche donne e bambini, non agiscono per istinti criminali mossi da disumanità, perché il loro agire sarebbe la causa dell’imperialismo coloniale che li ha incattiviti. pouquoi, comme connu et connu, prima dell’arrivo dei cattivi colonizzatori nel Continente Africano, non si scannavano affatto tra di loro, ma vivevano pacifici come in un idillico Paradiso di Eden. E i colonizzatori furono a tal punto spietati e cattivi da proibire e impedire la pratica del cannibalismo diffuso in non poche tribù assieme ai sacrifici umani. Tra i tanti casi recenti che smentiscono quanti identificano l’uomo negro con il buono, la vittima e lo sfruttato dalla spregiudicatezza dell’Occidente, cito il genocidio del Ruanda che produsse a inizi anni Novanta del Novecento circa un milione di morti nelle lotte tribali tra Hutu e i Tutsi. gran parte dei quali donne e bambini.

I dati forniti in seguito dalla Banca Nazionale del Ruanda, documentarono attraverso migliaia di transazioni commerciali internazionali che circa un milione di machete usati per i massacri erano stati importati attraverso vari canali e che per la maggior parte erano di fabbricazione cinese. Le transazioni bancarie dimostrarono che furono acquistati e pagati con fondi stanziati da vari Paesi Occidentali donatori per sostenere lo sviluppo economico e sociale del Ruanda. Lo stanziamento dei fondi prevedeva che quei soldi non potessero mai essere usati per armi o altri materiali militari. L’accordo con la Banca Mondiale era più restrittivo ancóra e prevedeva che i fondi non potevano essere usati per importare neppure prodotti civili, se questi erano destinati all’uso militare o paramilitare. Dopo accurate indagini la Banca Mondiale appurò che il governo del dittatore Juvénal Habyarimana (1973-1994) fece uso dei fondi della Banca Mondiale per finanziare l’importazione di machete dalla Cina, classificandola come importazione di “prodotti civili” per uso non militare e non para-militare. Dans tous les cas, il cattivo, rimane di prassi “l’uomo bianco”, mentre “l’uomo nero” è buono, puis, se diventa cattivo, la colpa è tutta quanta dell’Occidente, non certo degli impulsi derivanti dalla sua mai assopita cultura tribale, che solo un altro genere di cultura è riuscita ad assopire e in alcuni casi persino a sconfiggere: Christianisme.

Gli arabo-egizi sono liberi di sentirsi i discendenti degli antichi faraoni come i turco-greci possono dichiararsi discendenti della antica civiltà ellenica. Possiamo trascinare alla sbarra dei tribunali chi osa dire “negro” anziché “uomo di colore”, ovviamente sorvolando sui negri che a noi ci chiamano “bianchi” con tutta la solare ovvietà del caso, perché tali siamo: bianchi. Possiamo seguitare ad avvelenare il pensiero del decadente Occidente con le teorie roussoiane e credere che l’uomo è fondamentalmente buono e che se diventa cattivo, o se delinque, la colpa non è sua ma della società liberal-capitalista.

Allo stesso modo un uomo è libero di sentirsi donna, come quella transessuale che giorni fa ha vinto in Olanda il premio di Miss Universo. Premio dinanzi al quale ammetto di essermi sbizzarrito anch’io sui réseaux sociaux l'écriture:

«Dopo mezzo secolo di lotte femministe, enfin un garçon remporte le premier prix d'un concours de beauté pour femmes. Un successo straordinario per noi uomini!».

Dinanzi a certi ostinati rifiuti della realtà, spesso esercitati in modo anche violento, talora persino a colpi di leggi o con il ricorso alle leggi sulle non meglio precisate “discriminazioni”, chiunque ragioni e intenda seguitare a farlo, sulle prime può gettarla in ridere, ma dopo una risata reattiva capirà subito che in verità ci sarebbe da piangere.

Penso sia legittimo e affatto razzista e discriminante porsi una domanda: se un uomo decide di sentirsi donna e di presentarsi a un concorso di bellezza per donne, per quanto mi riguarda è libero di farlo, così come i responsabili delle ammissioni al concorso affetti da evidente idiozia, seguiti appresso da una giuria composta da evidenti imbecilli, sono liberi sia di ammettere una trans sia di premiarla come la donna più bella. Mais, de même, dovrebbe essere altrettanto legittimo, per esempio da parte mia, porre una domanda affatto ironica, ma veramente innocente e soprattutto realistica: se alla trans olandese neo-eletta Miss Universo fosse diagnosticato un varicocele al testicolo destro e fosse necessario un intervento chirurgico, di quelli ai quali talvolta sono sottoposti anche i bambini, dove la ricoveriamo: nel reparto di ginecologia, in quanto si sente donna benché biologicamente uomo, oppure nel reparto di urologia, in quanto di fatto, benché si senta donna, è un uomo, tanto da richiedere un piccolo intervento chirurgico a un testicolo?

Qualsiasi mente raziocinante capisce bene quanto sia insidioso a livello sociale, politico e giuridico avallare la tesi che una persona non è ciò che nella sua realtà fisica e biologica è, ma ciò che sente di essere o che ritiene o vuole essere.

Le parole di Gilbert Keith Chesterton risuonano profetiche più che mai, quando nella sua opera Hérétiques scrisse nel lontano 1905:

« La grande mars de destruction intellectuelle continue. Tout sera refusée. Tout deviendra un credo. Il est raisonnablement en mesure de nier les pierres de la rue; deviendra un dogme religieux pour réaffirmer. Il est un argument rationnel qu'il prend tout plongé dans un rêve; sera une forme sensible de mysticisme dire que nous sommes tous réveillés. Les feux seront super content d'être témoin que deux plus deux égalent quatre. Épées seront dégaina pour montrer que les feuilles sont vertes en été. Nous nous trouvons défendre non seulement les vertus incroyables et l'incroyable signifiance de la vie humaine, mais quelque chose encore plus incroyable, cette immense, univers impossible à regarder nous dans le visage. Nous allons nous battre pour des miracles visibles comme si elles étaient invisibles. Nous examinerons l'herbe et le ciel impossible avec un étrange courage. Nous serons parmi ceux qui ont vu et qui ont cru ".

Et ainsi, en cas de nécessité, ricovereremo Miss Universo nel reparto di ginecologia e non in quello di urologia, anche se deve essere operata a un varicocele al testicolo destro, perché ciò che conta non è il dato di fatto oggettivo e biologico che costei abbia i testicoli; conta solo che questa trans si sente donna e rivendica il diritto a esserlo.

Stiamo precipitando nel mondo dell’irreale, ma nessuno se ne vuole accorgere, chi poi se ne accorge tace per paura o per quieto vivere, evitando così di essere accusato di omotransfobia. Perché non è vero ciò che è vero, ma è vero ciò che il soggetto vuole, ciò che sente e ciò che a lui piace.

de l'île de Patmos, 16 juillet 2023

.

.

Le nouveau livre du Père Ariel vient de sortir et est en cours de distribution, vous pouvez l'acheter en cliquant directement sur l'image de couverture ou en entrant dans notre librairie QUI

.

______________________

Chers lecteurs,
ce magazine nécessite des frais de gestion auxquels nous avons toujours été confrontés uniquement avec vos offres gratuites. Ceux qui souhaitent soutenir notre travail apostolique peuvent nous envoyer leur contribution par le moyen pratique et sûr Pay Pal en cliquant ci-dessous:

Ou si vous préférez, vous pouvez utiliser notre
compte bancaire au nom de:
Éditions L'île de Patmos

n Agence. 59 De Rome
IBAN:
IT74R0503403259000000301118
Pour les virements bancaires internationaux:
Code SWIFT:
BAPPIT21D21

Si vous effectuez un virement bancaire, envoyez un mail à la rédaction, la banque ne fournit pas votre e-mail et nous ne pourrons pas vous envoyer de message de remerciement:
isoladipatmos@gmail.com

Nous vous remercions du soutien que vous souhaitez offrir à notre service apostolique.

Les Pères Patmos Island

.

.

.

2 réponses
  1. Indigène
    Indigène dit :

    Toi Père Ariel, su argomenti quali la schiavizzazione dell’Africa e delle Americhe la fa facile, un poco troppo facile, di una faciloneria che sfiora l’impudenza e che suscita l’indignazione, pouquoi, detto grossolanamente, qui si parla di milioni e morti e di società piccole e grandi divelte e distrutte nelle loro fondamenta sociali ed etniche e per questo l’estremo pudore nella trattazione è necessario, anzi indispensabile.

    Sembra che i suoi fans (e io in parte lo sono) quasi si aspettino le parole che Lei deve dire intorno a certi spinosi argomenti e così, spegnendo il cervello costoro si abbeverano a Lete di certe soluzioni preconfezionate (légendes noires) e si mettono a dormire sonni tranquilli.

    Invece come ci insegnano gli Orfici è a Mnemosyne che ci si deve dissetare per avere sapienza e così è il caso diricordarealcune delle cose strutturalmente infami (estremamente infami) che sono state compiute che butto così a casaccio perché ci vorrebbe almeno un articolo di dieci pagine per evidenziarle con sufficiente nettezza.

    I milioni di morti amerindiani, come ci ricorda anche Focus, furono anche il frutto di un deliberato piano e non solo l’effetto inatteso dell’azione di virus sconosciuti

    La peste fece un’enorme quantità di vittime in Europa ma poi l’indice demografico riprese a salire, pouquoi, mentre il quadro istituzionale europeo garantiva comunque una forte coesione sociale, quello imposto nel nuovo mondo era improntato alla totale frammentazione di ogni orfinamento indigeno, per questo i nativi non si ripresero mai dall’inverno demografico e, in molti casi, si estinsero (sto maldestramente cintando un esperto di tali problemi, il prof M Livi Bacci).

    In ogni caso lastrutturadell’infamia riposa su due pilastri fondamentali. Per le Americhe la bolla Inter Caetera (che è priva di fondamento giuridico come ha ben argomentato il filosofo del diritto Luca Baccelli nel libro: Bartolomé de Las Casas. La conquista senza fondamento) che dette seguito ai pedissequi provvedimenti normativi: il Requirimeniento, il Ripartimiento e l’Encomienda. (chissà quanticarusisono morti di fatica o quantomeno sono rimasti deformi nel lavoro nelle miniere perabbellirele chiese cattoliche, ma questo materiale umano non fa cronaca).

    Va da se che, venendo meno il principio, cadono tutte le conseguenze ad esso legate.

    Per quanto riguarda l’Africa si ricorda la bolla Romanus Pontifex con la quale si sanciva la libertà di schiavizzare gli africani come da estratto sottostante .5. Nous, pensando con debita meditazione a tutte e alle singole cose premesse, con altre nostre lettere, abbiamo già concesso, entre autres choses, piena e completa facoltà al suddetto re Alfonso di invadere, conquistare, espugnare, sconfiggere e soggiogare tutti i Saraceni e pagani e altri nemici di Cristo ovunque vivono e i loro regni, ducati, principati, signorie, possessi e tutti i beni mobili e immobili da loro detenuti o posseduti e le loro persone ridurre in perpetua schiavitù e di occupare, appropriarsi e convertire a proprio uso e profitto proprio e dei suoi successori tali regni, ducati, contee, principati, signorie, possessioni e beni. da Catopedia)

    je demande: le sue tesi perdoniste, se Lei è un esperto come vuole mostrare di essere, perché non le sottopone a qualche congresso di africanisti e americanisti magari nativi, vedremo cosa avranno da rispondergli.

    A me non sembra che tiri aria buona.

    A Bonifacio

    PS

    Sono perfettamente cosciente dellemalefattedei popoli nativi ma queste sono da ricondurre a un sistema di pensiero organico locale, apposta esiste l’antropologia culturale. Per quanto riguarda il “respect” dei templi “pagani” mi fa sorridere. Un tempio vive in funzione di un culto e il culto presuppone una presenza ivi teurgicamente convocata. Una volta exaugurato è una vuota carcassa, senza significato. Inoltre l’accanimento dei cristiani verso le vestigiapaganeè ben documentato da quel settore dell’archeologia che si autodefiniscearcheologia dell’odioche studia appunto le mutilazioni statuarie e templari praticate nel passaggio tra paganesimo (gentilismo) e cristianesimo.

    Infine le vorrei ricordare che L’Egitto fa parte dell’Africa è molti dei suoi faraoni pare fossero “noir” (aggettivo correttissimo perché così si definiscono i panafricanisti: “noir”)

    I movimenti panafricanisti attuali (come Frobenius del resto), guardano all’Egitto e alla sua religione come elemento unificante dell’intera civiltà africana

    L’arte africana (come tutta l’arte nativa) va osservata sotto l’aspetto simbolico che essa sottende non certo per l’estetica con cui questa si propone

    en résumé: per capire bisogna decolonizzare la mente, un duro compito per l’uomo di fede!

    • père ariel
      père ariel dit :

      Très gentil,

      prendere come fonte storica attendibile Focus è come prendere per attendibile un articolo di taglio storico su Amica O Novella2000.

      Focus ha periodicamente affermato e diffuso le peggiori e più false nefandezze anti-storiche sulla Chiesa Cattolica e sempre con un mal celato taglio anti-cattolico, c'est un fait. Un exemple parmi tant d'autres: Focus ha presentato la “famigerata” inquisizione come una sorta di nazismo avant la lettre omettendo di dire e di spiegare che il mondo del diritto dovrebbe essere tutt’oggi profondamente grato al processo inquisitorio, perché fu con esso e solo attraverso di esso che è stata sancita come diritto imprescindibile e inalienabile il principio giuridico della tutela dell’imputato.

      En dehors de cela.

      Lei cita un documento totalmente de-contestualizzato, cosa che sinceramente mi dispiace perché, en outre, questa è cosa grave, specie se vogliamo fare un ragionamento obbiettivo. Mi riferisco alla recriminata bolla Romanus Pontifex dell’8 gennaio 1454 da lei usata per suffragare la tesi del tutto falsa che il Pontefice Niccolò V avrebbe benedetta e incoraggiata la schiavitù.

      Contestualizziamo: l’autorizzazione data dal Sommo Pontefice al sovrano portoghese a poter ridurre in «perpetua schiavitù» le popolazioni pagane e saracene contro le quali i portoghesi si stavano battendo in Africa vanno collocate storicamente con quella che fu la grande e violenta espansione islamica che seguì alla caduta di Costantinopoli nel 1453 e che a più riprese rischiò di portare i musulmani sino a Roma, se non fossero stati sconfitti a Lepanto nel 1571. La violenza che i musulmani usavano sia verso i cristiani sia verso gli ebrei era terribile: dal rapimento dei bambini e degli adolescenti ridotti poi in schiavitù sino agli adulti ai quali veniva imposto di scegliere tra la conversione forzata all’Islam e una morte dolorosa. In questo contesto storico oggettivo si colloca quella bolla, ma lei ha deciso di ignorarlo, o forse più semplicemente lo ignora proprio.

      Lei cita in modo parziale e quindi del tutto errato, di conseguenza falso, l’opera e la cronaca di Bartolomé de Las Casas (1484-1566), che fu prima missionario domenicano e poi a seguire Vescovo di Chiapas (1543-1550). In seguito egli stesso smentì e corresse la sua prima cronaca redatta da lei citata, facendo pubblica ammissione di avere esagerato perché preso da spirito emotivo che gli impedì sul momento di poter fare analisi lucide e obbiettive. Ma di questo non parlano però le suefonti incontrovertibiliche temo spazino da Focus au “enciclopediapiù inaffidabile e ideologizzata del mondo: Wikipédia.

      I sommi Pontefici fecero irritare più volte i sovrani europei condannando severamente la schiavitù con numerosi documenti pontifici non esitando a minacciare la scomunica, ne cito solo alcuni:

      Bolla Ineffabilis et Summi Patris del Sommo Pontefice Alessandro VI (1497) che condanna della riduzione in «perpetua schiavitù» delle popolazioni indigene, si concede solo l’assoggettamento, ma solo se le popolazioni locali scelgono di accettarlo.

      Bolla Pastorale Officium del Sommo Pontefice Paolo III (1537) in cui si condanna la riduzione in schiavitù degli amerindi da parte degli spagnoli, sous peine d'excommunication immédiate.

      Bolla Sublimis Deus (O Veritas Ipsa) del Sommo Pontefice Paolo III (1537) in cui si ribadisce come nella precedente bolla di pochi mesi prima la scomunica ai commercianti di schiavi, sia cristiani che non cristiani.

      Bolla Licet Omnibus del Sommo Pontefice Pio V (1570) che impone ai mercanti veneziani la liberazione degli schiavi salvo immediata scomunica.

      Bolla Cum Sicuti, con la quale il Sommo Pontefice Gregorio XIV (1591) dietro minaccia di scomunica impone al Re di Spagna la liberazione dei nativi Filippini costretti in schiavitù.

      Bolla Commissum Nobis del Sommo Pontefice Urbano VIII (1639) che vieta agli spagnoli, pena scomunica, la riduzione in schiavitù degli indios nelle Nuove Americhe.

      Instruction 230 data dal Sant’Uffizio sotto il pontificato di Innocenzo XIII (1686) che imponeva che gli schiavi venissero liberati dai padroni e risarciti dei danni subiti attraverso la riduzione in schiavitù.

      Bolla Immensa Pastorum Principis del Sommo Pontefice Benedetto XIV (1741) che rifacendosi al precedente magistero minaccia i portoghesi di scomunica per la riduzione in schiavitù dei nativi del Brasile e il commercio degli schiavi.

      Bolla In Supremo Apostolatus du pape Gregory XVI (1839) che ribadisce il precedente magistero e condanna severamente tutti i cristiani coinvolti nella riduzione in schiavitù dei popoli indigeni e del commercio degli schiavi.

      In tempi recenti hanno fatto seguito le severe condanne dei Sommi Pontefici Pio IX (1866), Léon XIII (1888) Pie X (1912).

      Le ricordo infine che mentre nei meravigliosi Stati Uniti d’America vigeva il più rigido aparté tra bianchi e negri, in Africa già esistevano da alcuni secoli (per esempio nel Congo) vescovi nativi africani e nel 1960 l’Arcivescovo Metropolita di Dar-es-Salaam (Tanzania) Laurean Rugambwa, veniva creato cardinale e in Vaticano riceveva il baciamano a ginocchio flesso dai bianchissimi membri della nerissima nobiltà pontificia mentre negli Stati Uniti i negri non potevano salire neppure sugli autobus con i bianchi.

      È una vita che studio e intendo continuerò a farlo, pertanto le sarei grato, per il futuro, se evitasse di darmi ulteriori “lezionicitando come fonte le leggende nere diffuse da Focus e altri affini, rivista peraltro fondata a Berlino dal peggio del protestantesimo liberale tedesco, per seguire con altre fonti non attendibili basate su malcelato sprezzo verso la storia della Chiesa Cattolica e del Papato, ce qui est tout autre chose, almeno alla prova storica dei fatti.

      Lei ha detto cose ingiuste e inesatte, je ne le dis pas, lo dimostra la storia, ne prenda atto.

      Ma se la sua fonte è Focus et ses environs, può però seguitare ad affermare questo e altro a seguire di inesatto e ingeneroso verso la Chiesa Cattolica e il Papato.

      La storia è però altra cosa.

      PS.

      A partire dagli inizi del XVII secolo i più spregiudicati commercianti di schiavi erano protestanti e quelli più disumani ancóra i calvinisti. Furono altresì protestanti e anglicani a creare l’apartheid Sud en Afrique, non certo i cattolici, che lo hanno condannato in tutti i modi. Però questo il berlinese Helmut Markwort fondatore nel 1993 della rivista Focus stranamente lo ignora, anche perché i calvinisti tengono da sempre tra le mani i cordoni delle borse finanziarie negli U.S.A, sin da quando fondarono Wall Street e anche prima

Les commentaires sont désactivés.