El Pentecostés de los "llamados al lado" como defensores, salvador y consolador

Homilética de los Padres de la Isla de Patmos

EL PENTECOSTÉS DEL «LLAMADO AL LADO» COMO DEFENSOR, SALVADOR, CONSOLATORE

I Vangeli sinottici dicono che Gesù aveva parlato dello Spirito Santo, descendió sobre él en el bautismo, Luego lo prometió como regalo a los discípulos., en particular para la hora de la persecución, quando lo Spirito sarà la loro vera difesa: parlando in loro e insegnando loro ciò che occorre dire.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Il lezionario della Chiesa italiana presenta per questa Domenica di Pentecoste due brani tratti dal Quarto Vangelo che in verità sono costruzioni un po’ artificiali, in quanto costituiti da versetti appartenenti a contesti diversi. In questo anno B il testo è composto da due versetti dove Gesù promette ai discepoli lo Spirito Santo (Juan 15,26-27) e da altri quattro nei quali egli specifica l’azione dello stesso Spirito nei giorni della Chiesa (Juan 16,12-15). Gesù pronuncia queste parole mentre è ancora a tavola con i suoi discepoli dopo la lavanda dei piedi (cf.. Juan 13,1-20) e comunica parole di addio, perché è «venuta l’ora di passare da questo mondo al Padre» (Juan 13,1). Ecco il brano evangelico della Solennità:

Pentecostés, affresco di Quirino De Ieso (1999)

"En ese momento, Jesús dijo a sus discípulos: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Tengo mucho más que deciros, pero por el momento no son capaces de soportarlas. Quando verrà lui, el espíritu de verdad, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà» (Juan 15,26-27; 16,12-15).

I Vangeli sinottici dicono che Gesù aveva parlato dello Spirito Santo, descendió sobre él en el bautismo (cf.. MC 1,10), Luego lo prometió como regalo a los discípulos., en particular para la hora de la persecución (cf.. MC 13,11 y par.), quando lo Spirito sarà la loro vera difesa: parlando in loro e insegnando loro ciò che occorre dire. La medesima promessa troviamo nel Vangelo secondo Giovanni (cf.. Juan 14,26-27). Verrà il Parákletos (παράκλητος) un termine non di immediata comprensione, el significado de que es: «il chiamato accanto» come difensore, salvador y consolador. Lo Spirito santificatore che Gesù, salito al Padre, invierà. Allora lo Spirito darà testimonianza a Gesù, così come faranno i discepoli stessi, che sono stati con lui fin dall’inizio della sua missione. Questa è la funzione decisiva dello Spirito Santo che, come fu «compagno inseparabile di Gesù» (Basilio di Cesarea), dopo che Gesù lo ha inviato dalla sua gloria presso il Padre, diventa il compagno inseparabile di ogni cristiano.

Egli è quell’alito di Dio che Gesù soffia sui discepoli dopo la risurrezione e la vita stessa di Dio che è anche di Gesù diventa vita nei discepoli e li abilita ad essere testimoni suoi. Si produrrà una sinergia fra la testimonianza dello Spirito e quella dei discepoli. E questo riguardo al Cristo. Anche quando gli uomini sentiranno estranei i cristiani, nelle persecuzioni o nelle ostilità subite da parte del mondo, nella potenza dello Spirito i cristiani continueranno a rendere testimonianza a Gesù.

La Pentecoste allora è la pienezza della Pasqua. Con essa la Chiesa celebrando il dono dello Spirito, per un verso ricorda ciò che Dio ha già operato in Gesù di Nazaret e dall’altro invoca ciò che non ancora è, ovvero l’estensione universale e cosmica delle energie di vita e salvezza dispiegate da Dio stesso nella resurrezione di Gesù. La Pentecoste è simultaneamente celebrazione e invocazione. La prima lettura dell’odierna Solennità (Hc 2,1-11) mostra lo Spirito nel suo aspetto di dono dall’alto che rende i discepoli capaci di comunicare le grandi azioni di Dio nelle lingue degli uomini. È un’apertura ai linguaggi e alle capacità comunicative dell’altro. Lo Spirito è così all’origine di una missione che sia al contempo di inculturazione, per raggiungere l’altro là dove egli è; e di corrispettiva deculturazione, per non annunciare come Vangelo ciò che è semplicemente cultura. Così come dice la Scrittura:

«Lo spirito del Signore riempie l’universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce» (cf.. Savia, 1,7).

La seconda lettura presenta i frutti dello Spirito. Egli che è invisibile si rende riconoscibile dai frutti che produce nell’uomo se accoglie la sua presenza. Lo Spirito con la sua «inabitazione» fa passare l’uomo dall’essere una individualità chiusa e autoreferenziale, a questo allude Paolo parlando di «soddisfare i desideri della carne» (Gal 5, 16-21); ad essere aperto alla relazione con gli altri e con Dio. Paolo afferma: «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, ritmo, magnanimità, benevolenza, bondad, fedeltà, suavidad, dominio di sé… Perciò se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5, 22.25). Così lo Spirito plasma il volto del credente a immagine del volto di Cristo guidandolo sulla strada della santità: frutto dello Spirito è l’uomo santo.

Nella seconda parte dell’odierno brano evangelico Gesù dice ancora alcune parole su questo soffio divino che è lo Spirito. Egli è consapevole di essere il rivelatore del Padre secondo quanto affermato dal prologo giovanneo: «Dio, nadie lo ha visto: el único Hijo, ¿quién es Dios y está en el Padre, es él quien ha dado a conocer " (cf.. exégesis de Juan 1,18, del griego ἐξηγητής). Lo ha fatto con eventi e parole e soprattutto amando i suoi fino alla fine (cf.. Juan 13,1), ma sa anche che avrebbe potuto dire molte cose in più. Gesù ci avvisa che esiste una progressiva iniziazione alla conoscenza di Dio, una crescita in questa stessa conoscenza, che non può essere data una volta per tutte. In questo modo il discepolo impara a conoscere il Signore ogni giorno della sua vita, «di inizio in inizio, per inizi che non hanno mai fine» (cf.. Gregorio di Nissa). La vita del discepolo si apre ad una comprensione sempre più grande e tutto ciò che una persona vive, grazie all’azione dello Spirito Santo, acquista un senso nuovo in Dio. Ognuno di noi lo sperimenta; più andiamo avanti nella vita personale e nella risposta alla chiamata del Signore nella storia, più lo conosciamo: «Nell’illuminazione dello Spirito, noi vedremo la vera luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo» (cf.. San Basilio).

«Gesù Cristo è lo stesso ieri e oggi e per sempre» (Eb 13,8), no cambia, ma lo Spirito ci guiderà alla verità tutta intera. Estos, inviato ai discepoli, ricorda loro le sue parole (cf.. Juan 14,26), le approfondisce e nuovi eventi e realtà sono illuminati e compresi proprio grazie alla presenza dello Spirito Santo. A Cristo non succede lo Spirito Santo, all’età del Figlio non segue quella dello Spirito, perché lo Spirito che procede dal Padre è anche lo Spirito del Figlio: «Tutto quello che il Padre possiede è mio». Dove c’è Cristo c’è lo Spirito e dove c’è lo Spirito c’è Cristo. Egli è la fonte perenne dello Spirito che mai si esaurisce e sempre rinnova la Chiesa, come lo stesso Giovanni ci ricorda: «Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù, bloque de almohadilla pies, él gritó: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Como dice la escritura: Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva. Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti non vi era ancora lo Spirito, perché Gesù non era ancora stato glorificato» (Juan 7, 37-39).

Per questo la Chiesa continuamente invoca quest’acqua, lo Spirito del Padre e del Figlio, che è anche alito di vita sempre creante, secondo le parole del Salmo: «Manda il tuo Spirito, tutto sarà creato e rinnoverai la faccia della terra» (Sal 104, 30).

 

Desde la ermita, 19 Mayo 2024

 

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