That Word of God that frees man from the worldly anxiety of sterile chatter and the frantic search for success

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

QUELLA PAROLA DI DIO CHE SOTTRAE L’UOMO ALL’ANSIA MONDANA DELLE STERILI CHIACCHIERE E DELLA SPASMODICA RICERCA DEL SUCCESSO

Il disegno di Dio si compie sempre, far beyond our predictions and our impatience, as he had already stated through the prophet: «La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata»

 

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF print format article

 

.

In the Holy Gospel di questa XI domenica del tempo ordinario (year B) Gesù pronuncia un lungo discorso in parabole che rivolge sia ai discepoli che alle folle richiamate dalla sua predicazione sul Regno veniente:

"During that time, Gesù diceva [alla folla]: “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, then the ear, then the full grain in the ear; and when the fruit is ripe, immediately he sends the scythe, perché è arrivata la mietitura”. He said: “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, when sown on the ground, it is the smallest of all the seeds that are on the ground; ma, when it is sown, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra”. Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in private, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa» (MC 4,26-34).

All’apparenza enigmatico, il linguaggio metaforico delle parabole adoperato da Gesù è il suo modo privilegiato di rivolgersi a tutti, di seminare quel seme della Parola (MC 4, 14) che può diventare «mistero» per alcuni, coloro che lo seguono più da vicino, che usufruiscono delle sue spiegazioni. Ma altri, che pure «potevano intendere», sono destinati a rimanerne fuori (cf.. «exo», in MC 3,31-32; 4,11), perfino i parenti più stretti di Gesù: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole».

Gesù parla in parabole perché gli ascoltatori modifichino il loro modo di pensare e diventino capaci di accogliere il nuovo che Egli sta annunciando, in termini di cambiamento del modo di vivere, di sentire, giudicare e operare. Lo fa cogliendo esempi alla portata di tutti o insospettabili paragoni, manifestando una non comune capacità di osservazione del reale e una conoscenza dell’uditorio che solo a tratti si meraviglia della incredulità o incapacità di cogliere l’aspetto nascosto del suo predicare. Nella pericope evangelica di questa domenica, dopo aver pronunciato la parabola del seminatore, spiegata in seguito ai soli discepoli come semina della Parola di Dio (MC 4,1-20), e i due brevi detti, uno sulla lampada «che viene» per essere vista e l’altro sulla misura dell’ascolto (MC 4,21-25), Gesù narra due ultime parabole che vogliono attestare l’efficacia della Parola seminata. The first, presente solo in Marco, afferma che:

«Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa».

Gesù parla nuovamente del seme, un elemento che lo intrigava e sul quale aveva molto meditato. Il seme è sempre qualcosa che rimane dal raccolto precedente: è il frutto di una pianta che, harvest, secca e sembra morto. Ma se viene piantato, allora nella terra marcisce, si disfa e scompare; in reality, But, genera vita, che diventa un germoglio, poi una pianta, e alla fine apparirà nei suoi frutti abbondanti, addirittura come una moltiplicazione e una trasformazione dell’originario singolo seme. Per questo motivo la vicenda del seme, nelle parole di Gesù, è adatta ad esprimere il mistero del Regno.

La venuta del regno di Dio, il suo apparire, è infatti paragonata da Gesù al processo agricolo che ogni contadino conosce bene e che vive con attenzione e premura: semina, nascita del grano, growth, formazione della spiga e maturazione. Di fronte a tale sviluppo, occorre meravigliarsi, rimirando la virtualità celata in quel piccolo seme seccato, che appare addirittura morto. Così è il regno di Dio: piccola realtà, con in sé una potenza misteriosa, silent, irresistibile ed efficace, che si dilata senza che noi facciamo nulla. Seminato il seme il contadino non ne ha un controllo speciale, sia che dorma o vegli per andare a controllare ciò che accade, la crescita non dipende più da lui. On the contrary, se il contadino volesse misurare la crescita e andasse a verificare cosa accade al seme sotto terra, minaccerebbe fortemente la nascita e la vita del germoglio.

Ecco allora l’insegnamento: occorre meravigliarsi del Regno che si dilata sempre di più, anche quando noi non ce ne accorgiamo e di conseguenza occorre avere fiducia in esso e nella sua forza. E il seme è la Parola che, seminata dall’annunciatore, darà frutto anche se lui non se ne accorge, né può verificare il processo: di questo deve essere certo. Nessuna ansia, ma solo sollecitudine e attesa; nessuna angoscia di essere sterili nel predicare: se il seme è buono, se la parola predicata è Parola di Dio essa darà frutto in modo insospettato.

Di seguito Gesù propone un’altra parabola, ancora su un seme, ma questa volta di senape:

“It's like a mustard seed that, when sown on the ground, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno».

Il Regno è una realtà piccolissima, così come piccolissima era la presenza di Dio tra gli uomini in quell’uomo che era Gesù, da quel minuscolo villaggio di Nazareth Egli percorre le strade di una porzione terra, con un limitato gruppo di discepoli. Eppure questo piccolo seme donato alla nostra umanità diventa un albero grandissimo. Tutto questo in un modo misterioso che chiede semplicemente di accogliere il seme, di custodirlo in un cuore che attende. Non a caso Gesù parla in questa sua parabola solo della semina, mentre tace su tutto il lavoro che viene dopo per far crescere il seme. Tralascia tutto questo non perché non sia importante, ma vuole offrirci la lezione precisa sul fatto che il Regno cresce comunque e non sono gli uomini a dare forza alla sua Parola, né possono fermare la vita che porta in sé. Di nuovo richiama i discepoli a lasciare ogni ansietà per abbandonarsi a questo dono:

«…Viene seminato, it grows and becomes larger than all the plants in the garden and makes branches so large that the birds of the sky can make their nests in its shadow ".

Così l’idea efficace di Gesù che paragona il Regno al seme, la quale aveva già le sue radici bibliche in quell’albero intravisto da Daniele, simbolo del regno universale di Dio (cf.. Dn 4,6-9.17-19), permane nell’immaginario dei futuri missionari della primissima generazione cristiana. Paolo ricorda che la Parola di Dio può sembrare piccola cosa, rivestita com’è di parola umana, fragile e debole, messa in bocca a uomini e donne semplici, non intellettuali, non saggi secondo il mondo (cf.. 1Color 1,26). Eppure essa è: «Power of God» (RM 1,16). Ma di un’efficacia non mondana, non misurabile in termini quantitativi, perché la Parola del Signore è: «Parola della croce» (1Color 1,18).

L’Apostolo Pietro sottolinea nel suo scritto che quella stessa Parola diventa un seme di vita immortale e fonte di amore:

«Amatevi intensamente, di vero cuore, gli uni gli altri, rigenerati non da un seme corruttibile ma incorruttibile, per mezzo della parola di Dio viva ed eterna» (1PT 1,23).

La rivelazione dell’efficacia della Parola di Dio è decisiva per cristiani, perché li sottrae alle ansie mondane del risultato e del successo. Il disegno di Dio si compie sempre, far beyond our predictions and our impatience, as he had already stated through the prophet:

«La Parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata» (Is 55,11).

 

From the Hermitage, 15 June 2024

 

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

The Pentecost of the "called alongside" as defender, rescuer and comforter

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

THE PENTECOST OF THE «CALLED ALONGSIDE» AS THE DEFENDER, RESCUER, COMFORTER

The Synoptic Gospels say that Jesus spoke of the Holy Spirit, descended upon him in baptism, he then promised it as a gift to the disciples, in particular for the hour of persecution, when the Spirit will be their true defense: speaking into them and teaching them what needs to be said.

 

 

 

 

 

 

 

 

PDF print format article

 

.

 

The lectionary of the Italian Church presents per this Pentecost Sunday two passages taken from the Fourth Gospel which in truth are somewhat artificial constructions, as they are made up of verses belonging to different contexts. In this year B the text is composed of two verses where Jesus promises the disciples the Holy Spirit (GV 15,26-27) and by four others in which he specifies the action of the same Spirit in the days of the Church (GV 16,12-15). Jesus pronounces these words while he is still at the table with his disciples after the washing of their feet (cf.. GV 13,1-20) and communicates words of farewell, because "the hour has come to pass from this world to the Father" (GV 13,1). Here is the evangelical passage of the Solemnity:

Pentecost, fresco by Quirino De Ieso (1999)

"During that time, Jesus told his disciples: «When the Paraclete comes, which I will send to you from the Father, the Spirit of truth who proceeds from the Father, he will bear witness about me; and you too bear witness, because you have been with me from the beginning. I have much more to say to you, but by the time you are not able to bear them. When he comes, the Spirit of truth, he will guide you to all the truth, because he will not speak for himself, but he will speak everything he hears, and he will tell you things to come. He will glorify me, because he will take from what is mine and declare it to you. Everything the Father has is mine; this is why I said that he will take from what is mine and announce it to you" (GV 15,26-27; 16,12-15).

The Synoptic Gospels they say that Jesus spoke about the Holy Spirit, descended upon him in baptism (cf.. MC 1,10), he then promised it as a gift to the disciples, in particular for the hour of persecution (cf.. MC 13,11 e par.), when the Spirit will be their true defense: speaking into them and teaching them what needs to be said. We find the same promise in the Gospel according to John (cf.. GV 14,26-27). It will come Parakletos (supplicant) a term that is not immediately understandable, the meaning of which is: «the one called next» as defender, rescuer and comforter. The sanctifying Spirit that Jesus, ascended to the Father, will send. Then the Spirit will bear witness to Jesus, just as the disciples themselves will do, who have been with him since the beginning of his mission. This is the decisive function of the Holy Spirit who, how he was "Jesus' inseparable companion" (Basil of Caesarea), after Jesus sent him from his glory to the Father, becomes the inseparable companion of every Christian.

He is that breath of God that Jesus breathes on the disciples after the resurrection and the very life of God which is also of Jesus becomes life in the disciples and enables them to be his witnesses. A synergy will be produced between the testimony of the Spirit and that of the disciples. And this regarding Christ. Even when men feel that Christians are strangers, in the persecutions or hostilities suffered by the world, in the power of the Spirit Christians will continue to bear witness to Jesus.

Pentecost then is the fullness of Easter. With it the Church celebrates the gift of the Spirit, on the one hand it recalls what God has already done in Jesus of Nazareth and on the other it invokes what is not yet, that is, the universal and cosmic extension of the energies of life and salvation deployed by God himself in the resurrection of Jesus. Pentecost is simultaneously celebration and invocation. The first reading of today's Solemnity (At 2,1-11) it shows the Spirit in his aspect of gift from above which makes the disciples capable of communicating the great actions of God in the languages ​​of men. It is an openness to the languages ​​and communication skills of others. The Spirit is thus at the origin of a mission that is at the same time one of inculturation, to reach the other where he is; and corresponding deculturation, so as not to announce as Gospel what is simply culture. Just as the Scripture says:

«The spirit of the Lord fills the universe and, embracing everything, knows every voice" (cf.. Sap, 1,7).

The second reading presents the fruits of the Spirit. He who is invisible makes himself recognizable by the fruits he produces in man if he welcomes his presence. The Spirit with his "indwelling" makes man go from being a closed and self-referential individuality, Paul alludes to this when he speaks of "satisfying the desires of the flesh" (Gal 5, 16-21); to be open to relationships with others and with God. Paul states: «The fruit of the Spirit, however, is love, gioia, pace, magnanimity, benevolence, goodness, fidelity, mildness, self-control… Therefore if we live by the Spirit, let us also walk according to the Spirit" (Gal 5, 22.25). Thus the Spirit shapes the face of the believer in the image of the face of Christ, guiding him on the path to holiness: fruit of the Spirit is the holy man.

In the second part of today's evangelical passage Jesus says a few more words about this divine breath which is the Spirit. He is aware of being the revealer of the Father as stated in the Johannine prologue: "It gave, no one has seen him: the only Son, who is God and is at the Father, it is he who has made him known " (cf.. exegetical Of GV 1,18, the greek explainer). He did it with events and words and above all by loving his people until the end (cf.. GV 13,1), but he also knows that he could have said many more things. Jesus warns us that there is a progressive initiation into the knowledge of God, a growth in this same knowledge, which cannot be given once and for all. In this way the disciple learns to know the Lord every day of his life, «from beginning to beginning, for beginnings that never end" (cf.. Gregory of Nyssa). The life of the disciple opens up to ever greater understanding and everything that a person experiences, thanks to the action of the Holy Spirit, acquires a new meaning in God. Each of us experiences it; the more we progress in personal life and in responding to the Lord's call in history, the more we know him: «In the illumination of the Spirit, we will see the true light that illuminates every man who comes into the world" (cf.. San Basilio).

“Jesus Christ is the same yesterday and today and forever” (EB 13,8), does not change, but the Spirit will guide us to the whole truth. These, sent to the disciples, remind them of his words (cf.. GV 14,26), it deepens them and new events and realities are illuminated and understood precisely thanks to the presence of the Holy Spirit. Christ is not succeeded by the Holy Spirit, the age of the Son is not followed by that of the Spirit, because the Spirit who proceeds from the Father is also the Spirit of the Son: “All that the Father has is mine”. Where there is Christ there is the Spirit and where there is the Spirit there is Christ. He is the perennial source of the Spirit who never runs out and always renews the Church, as John himself reminds us: «On the last day, the big day of the party, Jesus, pillow block feet, he shouted: «If anyone is thirsty, come to me, and let him who believes in me drink. As Scripture says: From her womb rivers of living water will flow. This he said of the Spirit that those who believe in him would receive: in fact there was not yet the Spirit, because Jesus had not yet been glorified" (GV 7, 37-39).

For this reason the Church continually invokes this water, the Spirit of the Father and of the Son, which is also the ever-creating breath of life, according to the words of the Psalm: «Send your Spirit, everything will be created and you will renew the face of the earth" (Shall 104, 30).

 

From the Hermitage, 19 May 2024

 

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

The Church is the daughter of the first hesitant disciples

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

THE CHURCH IS THE DAUGHTER OF THE FIRST HESITANT DISCIPLES

People can appreciate religion very much, but then they rarely come to faith. On the occasion of Easter we saw, multiply come on social, religious manifestations of the popular tradition that we call “sacred” and which play a lot on the edge of emotion and feeling, but then they really arrive at Jesus Christ and his Word?

 

 

 

 

 

 

 

 

PDF print format article

.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

The Gospel of this Third Sunday of Easter tells the last appearance of the Risen Jesus, according to the narrative plan of the Gospel of Luke. We are between the scene of Emmaus and that of the ascension and Jesus shows himself to the disciples who have just listened to what two travelers told them. Here's the song:

Resurrection, work of Quirino De Ieso, 1996

"During that time, [the two disciples who had returned from Emmaus] narravano [to the Eleven and to those who were with them] what had happened along the way and how they recognized [Jesus] in breaking bread. While they were talking about these things, Jesus himself stood among them and said: "Peace be with you!”. Shocked and full of fear, they thought they were seeing a ghost. But he told them: “Because you are upset, and why doubts arise in your heart? Look at my hands and my feet: It's really me! Touch me and see; a ghost has no flesh and bones, as you can see that I have". By saying this, he showed them his hands and feet. But because of joy they still did not believe and were filled with amazement, he said: “You have here something to eat?”. They offered him a portion of roasted fish; he took it and ate it in front of them. Then he said: “These are the words that I spoke to you when I was still with you: all things written about me in the law of Moses must be fulfilled, in the Prophets and Psalms". Then he opened their minds to understand the Scriptures and said to them: “So it is written: Christ will suffer and rise from the dead on the third day, and in his name conversion and forgiveness of sins will be preached to all peoples, starting from Jerusalem. You are witnesses of this "". (LC 24,35-48).

Always on the same day, "the first of the week" (LC 24,1), but this time in the evening, two disciples who have returned to Jerusalem are in the upper house (cf.. LC 22,12; MC 14,15), to tell the Eleven and the others "how they recognized Jesus in the breaking of the bread" (LC 24,35). And here it is, suddenly, they realize that Jesus is among them and makes his voice heard. He does not address them with words of reproach for how they behaved in the hours of his passion. The fact of mentioning that there are now eleven of them and no longer twelve, as when he had chosen them, It says a lot about their state of mind. Rather, he addresses them like this: «peace to you! (Peace be with you!)»; an apparently usual greeting among Jews, but that evening, aimed at disciples deeply shaken and troubled by the events of the passion and death of Jesus, means first and foremost: "Do not be afraid!».

Things seem to be back to normal, but that's really how it is? The resurrection radically transformed Jesus, he transfigured it, made "other" in appearance, because he has now "entered into his glory" (LC 24,26) and can only be recognized by disciples through an act of faith. This act of faith, however, is difficult, tiring: the Eleven struggle to live it and put it into practice. It is no coincidence that Luke notes that the disciples were «shocked and full of fear, they think they see a spirit" (spirit they consider), in the same way that the disciples of Emmaus thought they saw a pilgrim or Magdalene a gardener. In particular, Jesus' body changed, he has now risen, glorioso. We might ask ourselves, indeed, why with such a great event as a resurrection from the dead the body of the Lord did not emerge from the repaired tomb, but you retain the evident signs of passion. Jesus questions the disciples:

«Because you are upset, and why doubts arise in your heart? Look at my hands and my feet: It's really me! Touch me and see; a spirit has no flesh and bones, as you can see that I have".

In saying this, show them your hands and feet with the signs of crucifixion. The Risen One is none other than the one who was crucified. This display by Jesus of his hands and feet pierced by the crucifixion is a gesture that according to some means that it is now possible to encounter the Lord in the suffering, in the poor and despised who suffer injustices. This is true, but it is also first and foremost a question of faith that is based on evident signs that refer to everything that Jesus was and the meaning of what he underwent: the resurrection of Jesus is not a religious myth, it's a real fact, physical.

Because of this, paradoxically, we must be grateful for the reluctance of the disciples preserved in the Gospels. Despite Jesus' words and gesture, the disciples cannot believe, despite the joyful emotion they do not reach faith. Perhaps this is not the experience that is still perpetuated in our communities? People can appreciate religion very much, but then they rarely come to faith. On the occasion of Easter we saw, multiply come on social, religious manifestations of the popular tradition that we call "sacred" and which play a lot on the edge of emotion and feeling, but then they really arrive at Jesus Christ and his Word? In what happened to the Eleven we can read the story of our communities, in which faith is lived and confessed, but disbelief also manifests itself. Yet the Risen One has great patience, for this reason he offers his community a second word and a second gesture.

He does not answer doubts – «because doubts arise in your heart?», LC 24,38 – in the way we would expect, but it is rather placed on another level, that of the meeting, e, what is even more significant, in the form of conviviality. Jesus eats with his, as he had usually done in his earthly life. On the contrary, this time he says it himself: «You have something to eat?» (LC 24,41). Such a simple gesture surprises us, everyday and normal, which Jesus accomplished many times. On the contrary, it really seems like the gesture of a beggar who asks for food and humbly searches for it when entering the house, just as the others are already at the table. With the same discretion that we saw in the Emmaus episode. Jesus, it will be said in the book of Revelation, he is the one who stands at the door and knocks: «If someone hears my voice and opens the door for me, I will come, I sup with him and he with me " (AP 3,20).

But evidently there is more. Jesus eats in front of them not because there is a cause to continue and the meal becomes, like at funerals, a way to ease the pain of separation and strengthen the memory of those who are no longer here. Jesus offers signs and makes gestures so that people believe that he is truly Risen and that his crucified body is now a living body, "a spiritual body" (1Color 15,44), that is, living in the Spirit, the Apostle Paul will say. This is why even today the Church encounters the Risen One in the Sacraments and in particular in the Eucharistic celebration.

The disciples, narrates the Gospel, they remain silent, muti, overwhelmed by the emotions of joy and fear, who together are unable to turn on the light of Easter faith. Luca will write later, at the beginning of the Acts of the Apostles, that Jesus "presented himself alive to his disciples... with many proofs" (At 1,3). Then Jesus, to finally make them believers he asks them to remember the words spoken while he was with them and above all how everything that had been written about him had to find fulfillment, the Messiah, in the Law of Moses, in the Prophets and Psalms, that is, in the holy Scriptures of the Ancient Covenant. This hermeneutic action carried out by the Risen One that we relive every Sunday in the Eucharist is described by the words: «He opened their minds (dienoixen autôn ton noûn) to understand the Scriptures".

The verb used here (dianoígo) in the Gospels it has the meaning of "opening and communicating". Thus the ears of the deaf are opened, the mouth of the dumb (cf.. MC 7,34) and the blind eyes of the disciples of Emmaus (LC 24,31). In this circumstance he indicates the operation carried out by the Risen One who, like an exegete, helps the disciples to understand that the Scriptures spoke about him. Hadn't he perhaps conversed with Moses and Elijah about that Paschal Exodus which was to take place in Jerusalem? (LC 9,30-31)?

The Church is the daughter of those first hesitant disciples to whom Jesus immediately makes this promise: "And here, I send upon you the one whom my Father promised; but you stay in the city, until you are clothed with power from on high" (LC 24,49). Thanks to the gift and strength of the Spirit of the Risen One, the disciples still listen to the Scripture today, supremely in the Liturgy, which speaks of Him, they feed on Him in the Eucharist and He bears witness by inviting conversion and forgiveness which began in Jerusalem. Since that first day, Christians have not ceased to profess and then bear witness to their faith condensed in the Symbol: «He died and was buried. On the third day he was resurrected, according to the Scriptures (He rose again on the third day according to the Scriptures)» (cf.. 1Color 15,3-4).

Happy Sunday everyone!

From the Hermitage, 14 April 2024

 

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

“Blessed are we” that despite not having seen we believed in Christ, true God and true man

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

“BLESSED ARE WE” WHO HAVE NOT SEEN WE HAVE BELIEVED IN CHRIST, TRUE GOD AND TRUE MAN

What Thomas is reproached for is not having seen Jesus. The reproach falls rather on the fact that at the beginning Thomas closed himself off and did not give credence to the testimony of those who told him they had seen the Lord alive. It would have been better for him to give some initial credit to his friends, waiting to redo in person the experience they had already had. Instead, Thomas almost claimed to dictate the conditions of faith.

.

 

 

 

 

 

 

 

 


.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

 

 

The song for this Second Sunday of Easter, or also called Divine Mercy, it is the last of the narrative compositions that end with the final "first" of the Gospel of John (vv. 30-31) and are divisible into four small squares: Mary Magdalene going to the tomb; after which it is Peter and the other disciple who go to the tomb; then Mary Magdalene meets the Lord and believes he is the gardener; at last, the last painting, sees the disciples and Thomas as protagonists.

Disbelief of St. Thomas, work by Michelangelo Merisi known as Caravaggio, Picture gallery

The evangelical text is as follows:

«The evening of that day, the first of the week, while the doors of the place where the disciples were were closed for fear of the Jews, Jesus came, stood in the middle and told them: "Peace be with you!”. Said this, he showed them his hands and his side. And the disciples rejoiced at seeing the Lord. Jesus said to them again: "Peace be with you! As the Father sent me, I send you too ". Said this, he blew and said to them: “Receive the Holy Spirit. To those to whom you will forgive sins, will be forgiven; to those you won't forgive, they will not be forgiven". Tommaso, one of the Twelve, called Didymus, he was not with them when Jesus came. The other disciples told him: “We have seen the Lord!”. But he told them: “Unless I see the mark of the nails in his hands, and put my finger into the mark of the nails, and put my hand into his side, I don't believe". Eight days later the disciples were back in the house and Thomas was also with them. Jesus came, behind closed doors, he stood in the middle and said: "Peace be with you!”. Then he said to Thomas: “Put your finger here and look at my hands; reach out your hand and place it in my side; and do not be incredulous, but a believer!”. Tommaso answered him: “My Lord and my God!”. Jesus told him: “Because you saw me, you believed; Blessed are those who have not seen and have believed!”. Jesus, in the presence of his disciples, he did many other signs which have not been written in this book. But these were written so that you may believe that Jesus is the Christ, the Son of God, and why, believing, have life in his name" (GV 20,19-31).

Even an inattentive reader realizes that so many themes are brought together in this text that it would be truly pretentious to collect them in a single short comment. Think about the time indication, that first day of the week which will forever mark the liturgical memory of the Resurrection of Jesus for Christians. Then there are the three gifts of peace, of the mission and forgiveness that flow from the Risen One who is "among" the disciples and who feel joy in it. Think of the theme of "seeing" which becomes synonymous with believing, in the sequence featuring Tommaso as protagonist.

There is also the gift of the Spirit from Jesus. The way the Fourth Gospel speaks of this is unique in the entire New Testament. Only Giovanni, indeed, and only here in the verse 22, it says that Jesus "breathed" on the disciples. A verb is used, emphysao, «inflate, alliteration», first used in the book of Genesis, during the story of the creation of man. All created reality, it is told there, it comes from the word of God, but to make a man this is not enough: God must breathe inside his nostrils. Looking carefully, But, Jesus' action is not just that of "blowing on", but it also indicates the "breathing" of Jesus: because He is alive again! It is proof that he is not a ghost and in fact it is not enough for him to show his hands and side: Jesus breathes. This verb emphysao it is found still other times in the Bible, for example in 1Re 17,21 and in This 37,9. In the text of Ezekiel the people can only be resurrected if the Spirit from the four winds comes to "breath" life into the dead.

It emerges from Old Testament usage of our verb a constant that can be linked to John's story. These «symbolically proclaim that, just as in the first creation God breathed a spirit of life into man, so now, at the moment of the new creation, Jesus breathes his own Holy Spirit into the disciples, giving them eternal life. In the baptismal symbolism of Giovanni 3,5, Gospel readers are told that from water and the Spirit they are born as children of God; the present scene serves as a baptism for Jesus' immediate disciples and as a pledge of divine birth for all believers of the future, represented by the disciples. It is little wonder that the custom of breathing on people to be baptized has entered the rite of baptism.. Now they are truly brothers of Jesus and can call his Father their Father (20,17). The gift of the Spirit is the final culmination of the personal relationships between Jesus and his disciples." (R. Brown).

Then there is the episode of Thomas which is very important and it is no coincidence that it marked not only a way of translating the Gospel, but above all the way of understanding Jesus' words to Thomas, in particular in the comparison between Catholics and Reformed people. We immediately notice that in the original Greek the verb is in the aorist (believers) and even in the Latin version it was put in the past tense (they believed): «You believed because you saw» – Jesus says to Thomas – «blessed are those who without having seen [that is, without having seen me, directly] they believed". And the allusion is not to the faithful who come later, that they should "believe without seeing", but to the apostles and disciples who first recognized that Jesus had risen, despite the paucity of visible signs that testified to it. In particular the reference is to John, the other disciple who with Peter had run to the tomb first (Gospel of Easter Day). Giovanni, entered after Peter, he had seen clues, the empty tomb and the bandages that remained empty of Jesus' body without being untied and, despite the paucity of such evidence, he had begun to believe. Jesus' phrase «blessed are those who have not seen [me] they believed" refers precisely to "he saw and believed» referring to John at the moment of his entry into the empty tomb. Proposing the example of John to Thomas again, Jesus means that it is reasonable to believe the testimony of those who saw signs, signs of his living presence. It is therefore not a request for blind faith, but the blessedness promised to those who humbly recognize his presence starting from even small signs and give credit to the word of credible witnesses. What Thomas is reproached for is not having seen Jesus. The reproach falls rather on the fact that at the beginning Thomas closed himself off and did not give credence to the testimony of those who told him they had seen the Lord alive. It would have been better for him to give some initial credit to his friends, waiting to redo in person the experience they had already had. Instead, Thomas almost claimed to dictate the conditions of faith. There is a translation error in the CEI version. When Jesus subjects his wounds to the empirical test requested by Thomas, accompanies this offer with an exhortation: «And don't become incredulous, but it becomes (become) believer". It means that Thomas is still neither one nor the other. He is not yet incredulous, but he's not even a believer yet. The CEI version, like many others, translates instead: «And don't be incredulous, but a believer". Now, in the original text, the verb "to become" suggests the idea of ​​dynamism and a change brought about by the encounter with the living Lord. Without the encounter with a living reality one cannot begin to believe. Only after seeing Jesus alive can Thomas begin to become a "believer". Instead the incorrect version, which is the most popular, replacing the verb to be with the verb to become, it eliminates the perception of this movement and almost seems to imply that faith consists of a decision to be made a priori, an original movement of the human spirit. It's a total reversal. Thomas sees Jesus and on the basis of this experience is invited to break free and become a believer. If becoming is replaced by being, it almost seems as if preliminary faith is required of Thomas, which alone would allow him to "see" the Lord and approach his wounds. As idealism would have it, therefore it is faith that creates the reality to be believed, but this is in contradiction with everything the Scriptures and the Tradition of the Church teach. The apparitions to Mary Magdalene, to the disciples and to Thomas are the normative image of an experience that every believer is called to have in the Church; like the apostle John, for us too, "seeing" can be a gateway to "believing". Precisely for this reason we continue to read the Gospel stories; to redo the experience of those who have moved from "seeing" to "believing": think of the contemplation of the evangelical scenes and the application of the senses to them, according to a long spiritual tradition. The Gospel of Mark ends by testifying that the preaching of the apostles was not just a simple story, but it was accompanied by miracles, that they might confirm their words with these signs: «Then they left and announced the Gospel everywhere, while the Lord acted together with them and confirmed the word with the signs that accompanied it" (MC 16,20). Many Fathers of the Church, from the western Augustine to the eastern Athanasius, they insisted on this permanence of the external visible signs that accompany preaching, which are not a concession to human weakness, but they are connected with the very reality of the incarnation. If God became man, resurrected with his true body, he remains a man forever and continues to act. Now we do not see the glorious body of the Risen One, but we can see the works and signs he does. «Codes in our hands, done in the eyes», says Augustine: «in our hands the codes of the Gospels, the facts in our eyes" (WHO). As we read the Gospels, let's see the facts that happen again. And Athanasius writes in the Incarnation of the Word:

«Come, being invisible, it is known based on the works of creation, like this, once he became a man, even if it is not seen in the body, from the works it can be recognized that the one who carries out these works is not a man but the Word of God. If once dead you are no longer capable of doing anything but gratitude for the deceased reaches to the grave and then ceases - only the living, indeed, they act and operate towards other men - let whoever wants to see and judge by confessing the truth based on what is seen". All Tradition firmly preserves the fact that faith is not based only on listening, but also on the experience of external trials, as the Catechism of the Catholic Church recalls, citing the dogmatic definitions of the First Vatican Ecumenical Council: «Nevertheless, so that the observance of our faith was in conformity with reason, God wanted the internal help of the Holy Spirit to be accompanied by external evidence of his revelation." (CCC, no 156).

 

From the Hermitage, 07 March 2024

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

The fear of women: “They took the Lord away from the tomb and we don't know where they put him”

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

THE SCARE OF WOMEN: «THEY TOOK THE LORD FROM THE TOMB AND WE DON'T KNOW WHERE THEY PLACED HIM»

Saint Augustine, with the acuity that distinguishes him, honestly reads what these words say: «He entered and didn't find it. He should have believed that he was resurrected, not that it had been stolen"

.

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF print format article

.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

 

.

While on Easter night we have read the oldest gospel story about the resurrection of Jesus, Marco's, today the beginning of the twentieth chapter of John is proclaimed, probably the last text of the Gospels on the resurrection of Jesus to be written. We are, in this way, in front of a parable that starts from what is contained and taken up by Mark, that is, a "pre-Marc" account of the passion and resurrection of Jesus and reaches up to the last story, the Johannine one, dating back to the end of the first century. The Liturgy, in the space of a single night, from the Easter Vigil to the mass on Easter day, it collects sources and traditions that have settled over several decades and allows us to enjoy the different perspectives of the evangelists. This is the proclaimed text:

Salvador Dali, The dawn, 1948

«The first day of the week, Mary Magdalene went to the tomb in the morning, when it was still dark, and he saw that the stone had been removed from the tomb. He then ran and went to Simon Peter and the other disciple, what Jesus loved, and told them: "They have taken the Lord out of the tomb and we know not where they have laid!». Peter then went out together with the other disciple and they went to the tomb. They both ran together, but the other disciple ran faster than Peter and reached the tomb first. He bent down, he saw the sheets laid there, but he did not enter. Meanwhile, Simon Pietro also arrived, who followed him, and he entered the tomb and observed the cloths laid there, and the shroud - which had been on his head - not placed there with the cloths, but wrapped in a place apart. Then the other disciple also entered, who had reached the tomb first, and he saw and believed. In fact they had not yet understood the Scripture, that is, he had to rise from the dead" (GV 20,1-9)

Reading this passage a profound emotion grips us, the same experienced by the first witnesses of the Resurrection, a woman and two disciples. This seems to be the evangelist's intention. We would expect, indeed, a mature and convinced confession about the event, however in our text we do not yet have the Easter announcement, rather, what Mary Magdalene runs to tell the two disciples is: “They took the Lord away from the tomb and we don't know where they put him”. Maria, prey to fear and discouragement, he takes it for granted that the body of Jesus has been stolen and his concern focuses on "where" the body can now be found. The Gospel story therefore shows the genesis of the Easter faith by presenting its inchoative moment, the release of the spark that will soon become a fire. The internal journey that will lead to the cry and announcement "He is risen" passes through the awareness of the evidence of death constituted by the bandages and shroud that wrapped the body and the tomb in which it had been placed.. The Holy Gospel makes these disciples feel very close to us, to our gradual journey towards a firm faith in the Resurrection of Jesus. Full faith will be that of Thomas who says: "My Lord and my God" (GV 20,28); but not without having also had to go through the temptation of not believing and distrust.

The absence of faith in the Resurrection is symbolically anticipated by the note that "it was still dark outside" (GV 20,1) when Mary Magdalene went to the tomb. And the "dark" in Johannine symbolism refers to that which is opposed to the light (GV 1,5; 3,19), designates the problematic situation of the disciples in the absence of Jesus (GV 6,17), it is the condition of uncertainty and confusion in which those who do not follow Jesus find themselves wandering (GV 8,12), who does not believe in him (GV 12,46). In short, we are on the "first day of the week" (GV 20,1), but dawn hasn't broken yet, we are still in the dark.

In this context the evangelist presents the reactions of three disciples faced with the empty tomb and in particular the inchoative faith of the beloved disciple who, having seen the bandages on the ground and entered the empty tomb, «believed» (GV 20,8), or better, "he began to believe" (cf.. the ingressive aorist: the epistemological and he believed). Only in this way can we explain the note that the evangelist makes for immediate comment: “For they had not yet understood the Scripture that he must rise from the dead” (GV 20,9). Saint Augustine, with the acuity that distinguishes him, honestly reads what these words say: «He entered and didn't find it. He should have believed that he was resurrected, not that it had been stolen" (cf.. WHO). Easter faith is not born from the mere observation of an empty tomb: this can also lead to the hypothesis of the theft of the body. The facts must be compared to the words of Scripture and illuminated by it. Only then will they give life to the Easter faith. Faith that will find its fullness with the gift of the Spirit which illuminates minds, opening them to the understanding of the Scriptures, as it was for the disciples of Emmaus (cf.. LC 24,45), Why: «When he comes, the Spirit of truth, will guide you to all the truth” (GV 16, 13).

In fact, the resurrection is an unheard of event, unthinkable and disconcerting. Paul will know something about it when he tries to announce it to the Athenians (At 17, 32). It is God's absolute novelty and the disciples are totally unprepared for the event. Only the beloved disciple, precisely because of that intimate knowledge that binds him to Jesus, he begins to understand and make room in his soul for the newness accomplished by God.

However, it is there in these three disciples the emotional aspect that at the time had led them to leave everything to follow Jesus. In Magdalene who fears that she will no longer be able to see and touch her Lord and for this reason she runs. He runs towards Peter and the beloved disciple, the two points of reference of the group of disciples. And in turn they run too, this time on the contrary, back towards the tomb. The moment the emotional level is let loose, everyone expresses themselves without enforcing the rules of the group.. However, having reached the tomb, the beloved disciple waits for Peter and lets him enter first, respecting the primacy established by the Lord. Maria's emotional and affective level (running to the two disciples) and of the beloved disciple (who waits for Peter and lets him enter the tomb first) they remain ordered and submitted to community objectivity. But to guide emotion and affectivity to full faith, intelligence of Scripture and faith in it will be needed., which is the ineliminable and objectifying foundation of the Paschal faith and ecclesial life.

We today who hear these words once again of the Holy Gospel proclaimed we express gratitude towards these important disciples who wanted to maintain their hesitation in the face of such an unusual event. We feel them close, grateful for their testimony of faith that they handed down to us in the Scriptures. They taught us to look for the Risen One no longer in the tomb (mnemonic in Greek: became. "memorial"; GV 20 1.2.3.4.6) which is cemetery memory, dead. But now living in his glory and present when we love each other, when we witness it in the places of our existence, when we encounter suffering or when we bring hope. As we gather every Sunday, Easter of the week, without which we can no longer live. Because there we confess not only our sins, but we listen again to the Scripture that speaks to us about Him and we feed on Him, waiting for Him to come.

I end with these words of the Florentine poet Mario Luzi (1914 – 2005). Pope John Paul II asked him to comment on the stations of the Way of the cross at the Colosseum on Good Friday 1999. And that's how it ended:

«From the tomb life exploded. / Death has lost its harsh battle. / A new era begins: the man reconciled in the new alliance sanctioned by your blood / he has the path before him. / It's difficult to stay on that path. / The gate of your kingdom is narrow. / Now yes, or Redeemer, that we need your help, / now we ask for your help, / you, guidance and supervision, don't deny it to us. / The offense to the world was immense. / Your love was infinitely greater. / We ask you for love with love. / Amen». (Mario Luzi, Way of the cross at the Colosseum, 1999)

Surrexit Christus SPEs MEA ... Dominus vere, and he appeared to Simon, Alleluia!

Happy Easter everyone.

 

From the Hermitage, 31 March 2024

Holy Easter of Resurrection

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

Better for a single man to die than for an entire nation to perish

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

MEGLIO MUOIA UN SOLO UOMO CHE PERISCA LA NAZIONE INTERA

Per Gesù la vera morte non è quella fisica che gli uomini possono dare, but it lies in the refusal to give one's life for others, the sterile closure on oneself; on the contrary, true life is the culmination of a process of self-giving.

.

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF print format article

.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

 

.

Fraintendere, ovvero prendere una cosa per un’altra. Questa attività che si è diffusa ai giorni nostri contrassegnati dall’uso consistente dei social, per l’autore del Quarto Vangelo diventa un espediente letterario per mezzo del quale, utilizzando la momentanea incomprensione, il lettore è guidato verso una conoscenza ulteriore, spesso più profonda, della realtà, del mistero che vive in Gesù. Lo abbiamo visto nell’incontro fra Lui e la samaritana e prima ancora con Nicodemo, nel Vangelo di domenica scorsa. Lo ritroviamo ancora qui, nel brano evangelico di questa quinta Domenica di Quaresima. Cosa c’è di più semplice e naturale del desiderio di vedere Gesù? Non sarebbe una richiesta che anche noi porremmo ogni giorno? Eppure l’Evangelista ci dice che Egli sembra, apparently, non prenderla in considerazione; distratto o, better to say, concentrato su una prova imminente, su ciò che potrebbe distoglierlo e dunque su una presentazione di sé che la semplice curiosità di vederlo potrebbe non capire. Che cosa o chi dobbiamo guardare quando desideriamo vedere Gesù?

Secondo Tempio di Gerusalemme, modello di ricostruzione, Museo dello Stato d’Israele

"During that time, tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli domandarono: “man, vogliamo vedere Gesù”. Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose loro: “È venuta l’ora che il Figlio dell’uomo sia glorificato. In truth, verily I tell you: se il chicco di grano, fell to the ground, it doesn't die, it remains only; but if it dies, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà. Adesso l’anima mia è turbata; che cosa dirò? Dad, salvami da quest’ora? Ma proprio per questo sono giunto a quest’ora! Dad, glorifica il tuo nome”. Venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e lo glorificherò ancora!”. La folla, che era presente e aveva udito, diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: “Un angelo gli ha parlato”. Disse Gesù: “Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. And I, when I am lifted up from the ground, attirerò tutti a me”. Diceva questo per indicare di quale morte doveva morire» (GV 12, 20-33).

Per comprendere la pericope appena letta occorre far riferimento alla montante ostilità verso Gesù segnalata dalle seguenti parole che precedono il brano appena riportato:

«”Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”. Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, he told them: “Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!”. Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo» (GV 11, 48-53).

Nelle parole delle oppositori vi è anche la constatazione che: «Il mondo (ho kósmos) gli è andato dietro» (GV 12,19). In this context, nel quale le decisioni degli avversari sono già prese, alcuni greci vogliono vedere Gesù. È un primo passo, non ancora quel vedere perfetto che fa contemplare con lo sguardo trasformato dallo Spirito il senso delle cose, tutta la profondità della realtà che farà proferire a Gesù: «Chi ha visto me ha visto il Padre» (GV 14,9). Questo desiderio però è positivo, di tutt’altro tenore dell’aspirazione omicida degli avversari di Gesù. Ma i greci, presenti per la Pasqua a Gerusalemme, forse simpatizzanti del monoteismo ebraico o addirittura già circoncisi, non possono entrare nella parte più interna del tempio dove probabilmente Gesù si trovava: il recinto riservato agli ebrei. A segnare questo spazio vi era infatti una balaustra di cui ci parla anche lo storico Giuseppe Flavio che riportava delle scritte, ancora oggi conservate a Gerusalemme e Istanbul, le quali recitavano in lingua greca, per essere comprese dai non ebrei:

«Nessun straniero penetri al di là della balaustra e della cinta che circonda lo hierón (la zona del Tempio riservata, n.d.r.); chi venisse preso in flagrante sarà causa a se stesso della morte che ne seguirà».

Questi che vogliono vedere Gesù si rivolgono al discepolo che porta un nome greco, Filippo, che era di una città abitata anche da molti greci e forse lui stesso parlava la loro lingua. La richiesta doveva essere singolare se lo stesso Filippo si fa aiutare ed accompagnare da uno dei primi due discepoli di Gesù, anch’egli con un nome greco: Andrea.

Ricevuta la notizia Gesù coglie il momento come un altro segnale che la sua «ora» è venuta (Venit hora), quella della sua glorificazione nella sua Pasqua (GV 17,1). A Cana di Galilea, quando si era nella fase iniziale, Gesù ne fa menzione a sua Madre, adesso qui, instead, si dice espressamente che l’ora: «È giunta». E come allora gli sposi delle nozze di Cana spariscono dalla scena, anche qui i greci paiono scortesemente messi da parte, affinché emerga una rivelazione su Gesù. Stavolta non un segno, ma le sue stesse parole la palesano. La sua morte sarà feconda come accade al chicco di grano che per moltiplicarsi e dare frutto deve cadere a terra e quindi marcire, die, altrimenti resta sterile e solo. Accettando di marcire e morire, il chicco moltiplica la sua vita e dunque attraversa la morte e giunge alla resurrezione.

Ritorna il paradosso delle parabole che Gesù sente il bisogno di chiarire:

«Chi ama la propria vita, la perde, e chi odia la propria vita in questo mondo, la custodisce per la vita eterna».

Per Gesù la vera morte non è quella fisica che gli uomini possono dare, but it lies in the refusal to give one's life for others, the sterile closure on oneself; on the contrary, true life is the culmination of a process of self-giving. La vicenda del chicco di grano è la vicenda di Gesù ma anche quella di ogni suo servo, who, seguendo Gesù, conoscerà la passione e la morte come il suo Signore, ma anche la resurrezione e la vita per sempre. Non sarà solo Gesù a essere glorificato dal Padre ma anche il discepolo, il servitore che, seguendo il suo Signore, diventa suo amico (GV 15,15).

Che cosa, so, Gesù promette di vedere? La sua passione, morte e resurrezione, la sua glorificazione, la croce come rivelazione dell’amore vissuto fino alla fine (cf.. GV 13,1). A ogni discepolo, proveniente da Israele o dalle genti, è dato di contemplare nella sua morte ignominiosa la gloria di chi dà la vita per amore. L’Evangelista ci permette anche di gettare uno sguardo sui sentimenti più intimi vissuti da Gesù e sulla sua coscienza filiale. Come i sinottici racconteranno l’angoscia di Gesù al Getsemani (cf.. MC 14,32-42 e par.), nel momento che precede la sua cattura, Giovanni riporta la sua confessione: «Ora l’anima mia è turbata». Egli è turbato per quel che sta per accadere, come già si era turbato e aveva pianto alla morte dell’amico Lazzaro (cf.. GV 11,33-35). Ma questa angoscia umanissima non diventa un inciampo posto sul suo cammino: Gesù è si tentato, ma vince radicalmente la tentazione con l’adesione alla volontà del Padre. In modo diverso dai sinottici, ma concorde con loro, per Giovanni Gesù non ha voluto salvarsi da quell’ora, né esserne esentato, ma rimane fedele alla sua missione compiendo la volontà del Padre, in unione profonda con Lui, tanto che la gloria è fra loro condivisa: "Dad, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e lo glorificherò ancora». Ritornano alla mente le parole della Lettera agli Ebrei:

«Nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui (sua reverentia), venne esaudito» (EB 5,7).

Ma l’ora di Gesù corrisponde anche al giudizio sul mondo che non conosce l’amore del Cristo e vi si oppone:

«Ora avviene il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo è gettato fuori. And I, quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me»

un rimando a quel serpente innalzato da Mosè (cf.. Nm 21,4-9; GV 3,14) che salvava gli israeliti. L’«ora» messianica di Gesù espelle il principe del mondo che preferisce le tenebre del male e lascerà spazio all’autentico Re che, anche se governa da una croce, attrae tutti per amore e verso il quale bisogna rivolgere uno sguardo di fede. Ecco la vera risposta a quanti volevano, e ancora oggi vogliono, «vedere Gesù».

La pagina odierna del Vangelo è la buona notizia soprattutto per tutti quei discepoli che conoscono la dinamica del cadere a terra, del «marcire» nella sofferenza, nella solitudine e nel nascondimento. In alcune ore della vita sembra che tutta la sequela si riduca solo alla passione e alla desolazione, all’abbandono e al rinnegamento da parte degli altri, ma allora più che mai occorre guardare all’immagine del chicco di grano consegnataci da Gesù; più che mai occorre rinnovare lo sguardo della fede: «They will look at the one they have pierced» (GV 19,37).

Secondo un’antica tradizione il Vescovo Ignazio di Antiochia (35 circa – Roma, 107 circa) conobbe l’apostolo San Giovanni. Non sorprende perciò ritrovare in una sua lettera indirizzata ai cristiani di Roma, dove troverà il martirio, una concordanza di termini e di vedute con il Vangelo che oggi abbiamo letto:

«Sono frumento di Dio e sarò macinato dai denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo… È meglio per me morire per Gesù Cristo che estendere il mio impero fino ai confini della terra… Il principe di questo mondo vuole portarmi via e soffocare la mia aspirazione verso Dio. Ogni mio desiderio terreno é crocifisso e non c’é più in me nessuna aspirazione per le realtà materiali, ma un’acqua viva mormora dentro di me e mi dice: “Vieni al Padre”».

From the Hermitage, 17 March 2024

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

If one is not born from above, he cannot see the Kingdom of God

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

SE UNO NON NASCE DALL’ALTO, NON PUÒ VEDERE IL REGNO DI DIO

La morale giovannea è una morale della verità: «Instead, he who does the truth comes towards the light, so that it appears clearly that his works were done in God ". In the growing awareness that "without me you can do nothing", le conseguenze dell’essere cristiano, anche a livello morale, vengono collegate in Giovanni al tema del rimanere. Il rimanere con Gesù implica come dovere a livello di coerenza, ma prima e innanzitutto come conseguenza a livello dell’essere, vivere come Gesù: «Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato».

.

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF print format article

.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

 

.

Poiché il Vangelo di Marco è più breve degli altri, alcuni brani del Vangelo di Giovanni concorrono a coprire tutte le domeniche dell’anno liturgico, especially during Lent. Sono testi che aiutano a comprendere quel mistero pasquale che si celebrerà in particolare nei giorni del «Triduo». Essi anticipano temi importanti, come quello dell’innalzamento del «Figlio dell’uomo» a cui accenna il seguente brano evangelico che si proclama nella quarta domenica di Quaresima.

Henry Ossawa Tanner: Gesù e Nicodemo, oil on canvas, 1899, Pennsylvania Academy of the Fine Arts (USA)

"During that time, Gesù disse a Nicodèmo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, so the Son of man must be raised up, so that everyone who believes in him may have eternal life. In fact, God so loved the world that he gave the only Son so that whoever believes in him would not be lost, but have eternal life. It gave, indeed, did not send the Son into the world to condemn the world, but for the world to be saved through him. Whoever believes in him is not condemned; but those who do not believe have already been sentenced, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: the light has come into the world, but men loved darkness more than light, because their works were evil. Anyone in fact does evil, He hates the light, and it does not come to light so that its works are not reproved. Instead, whoever does the truth comes towards the light, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”» (GV 3,14-21)

Nei Sinottici, Gesù predice che dovrà soffrire molto; annuncia che «sarà schernito, flagellato e crocifisso» (Mt 20,19) e che il terzo giorno risorgerà. Giovanni, instead, annunciando la passione di Gesù la presenta come una «esaltazione». Lo fa nei capitoli 3 (vv. 14-15), 8 (v. 28) e 12 (v. 32). L’ultimo è il brano più esplicito: «Quando io sarò innalzato [exaltatus] da terra attirerò tutti a me». Nel versetto precedente Gesù aveva detto: «Ora è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo [Satan] sarà cacciato fuori». Jesus, innalzato da terra, prenderà il suo posto, divenendo re e attirando tutti a sé. Ma l’esaltazione di Gesù non avverrà in Paradiso, bensì sulla croce. Molti hanno interpretato, indeed, l’innalzamento di Gesù come un anticipo giovanneo della sua Ascensione, mentre qui si fa invece esplicito riferimento alla morte del Signore. Tutto questo potrebbe apparire sconcertante perché nel nostro brano, The Other Brother, siamo all’inizio del Vangelo e non alla fine, eppure Gesù già parla della sua morte. Del resto anche nel prologo avevamo letto che: «I suoi non l’anno accolto» (GV 1,11). E non dimentichiamo che questa è anche la Domenica «In Laetare» come proclama l’antifona d’ingresso della liturgia eucaristica. Dove trovare dunque i motivi per rallegrarsi? Evidentemente in questa verticalità evangelica che da vertigini.

Il primo ad essere sconcertato è Nicodemo, l’interlocutore di Gesù, al quale viene chiesta una rinascita dall’alto (desuper), cioè dallo Spirito effuso dall’alto. La reazione stupìta di Nicodemo ― «Come può accadere questo?» ― incontra una risposta da parte di Gesù che sconcerta anche noi:

«Se non credete quando vi ho parlato di cose della terra, come crederete se vi parlerò di cose del cielo?» (GV 3,12).

Stando al contesto le cose terrestri consistono proprio nella dinamica di rinascita spirituale che deve avvenire in vita, here on Earth, nell’umanità della persona che, grazie alla fede, si apre all’azione dello Spirito. Mentre le cose celesti sono il paradosso di un innalzamento che coincide con una condanna a morte e una crocifissione che, secondo Giovanni, è esaltazione e glorificazione. Ritroviamo l’eco delle parole del profeta Isaia: «Chi crederà alla nostra rivelazione(53,1); le quali seguono l’annuncio che il «servo del Signore sarà innalzato» (Is 52,13). Il verbo greco, in versione della Settanta (LXX), ypsóo, sarà usato anche da Giovanni nel nostro testo per indicare l’innalzamento del Figlio dell’uomo. Così al cuore della fede cristiana vi è qualcosa di sorprendente specificato subito dopo: l’innalzamento del Figlio dell’uomo è l’evento che adempie e realizza in pienezza il dono che il Padre ha fatto all’umanità: il dono del Figlio. L’innalzamento sulla croce che sembra apparire come il punto più infimo della vita di Gesù, per lo sguardo di fede è il momento nel quale si nasce dall’alto, come veniva chiesto a Nicodemo: "In truth, in verità io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio»; grazie al dono dello Spirito che il crocifisso effonde. È qui il motivo per rallegrarci, poiché se «nessuno mai è salito al cielo se non colui che è disceso dal cielo» (GV 3,13), l’evento che potremmo leggere come il più basso della vita di Gesù, la sua croce, diviene secondo Giovanni il momento più alto per lui e per noi: occasione di un dono che palesa tutto l’amore di Dio. Un amore che, as such, non intende minimamente condannare, ma solo salvare. Un amore gratuito e incondizionato che si può diffondere e può manifestare le sue energie in chi vi fa spazio accogliendolo in sé attraverso la fede: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito». Un dono che è verticale e asimmetrico perché non cerca reciprocità: «As the Father loved me, così io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (GV 15,9); «Come io ho amato voi, così voi amatevi gli uni gli altri» (GV 13,34).

Qui dobbiamo insistere sull’assoluta novità di una affermazione. Nelle altre religioni si parla per esempio della profondità del mistero di Dio, della sua grandezza, della sua eternità, della sua giustizia, etc.. Ma solo il cristianesi­mo ci insegna:

«For God loved the world so much that he gave his only begotten Son, perché chiunque crede in lui […] abbia la vita eterna» (GV 3, 16).

Una tale rivelazione trasforma la morale cristiana. Gesù ci ha lasciato un solo comandamento, che è un comandamento nuovo, quello di amarci gli uni gli altri, come lui ha amato noi (GV 13, 34). Solo così si spiega il fatto, a prima vista paradossale, che tutta la morale giovannea è praticamente una morale della verità. Si compendia in due pre­cetti fondamentali: la fede che ci apre al Mistero e l’amore che ci fa vivere nel mistero della rivelazione. Per converso Giovanni sembra conoscere, nella sua essenzialità e semplicità ricchissime, solo due peccati: il rifiuto della fede in Gesù e l’odio del fratello.

Così la morale giovannea è una morale della verità: «Instead, he who does the truth comes towards the light, so that it appears clearly that his works were done in God ". In the growing awareness that "without me you can do nothing", le conseguenze dell’essere cristiano, anche a livello morale, vengono collegate in Giovanni al tema del rimanere. Il rimanere con Gesù implica come dovere a livello di coerenza, ma prima e innanzitutto come conseguenza a livello dell’essere, vivere come Gesù: «Chi dice di rimanere in lui, deve anch’egli comportarsi come lui si è comportato» (1 GV 2,6). «Chiunque rimane in Lui non pecca; chiunque pecca non lo ha visto né l’ha conosciuto» (1GV 3,6). Se il cristiano, like John, rimane stupito a guardarlo, anzi se veramente rimane in Lui, allora non pecca più. In quanto chi rimane in quello stupore e in quella grazia non può peccare. È bellissimo, nella sua sinteticità, il commento di Agostino a questo versetto: «In quantum in ipso manet, in tantum non peccat». Una percezione comune soprattutto tra i padri della Chiesa orientale. Anche Ecumenio, un teologo della tradizione antiochena di Crisostomo, nel suo commento alla Prima lettera di Giovanni, writes:

«Quando colui che è nato da Dio si è completamente dato a Cristo che abita in lui mediante la filiazione, egli resta fuori della portata del peccato».

Diventiamo impeccabili in quanto ci abbandoniamo totalmente a Gesù Cristo, in quanto rimaniamo in Lui.

Per concludere e riassumere, se mai fosse possibile, temi di così grande densità teologica ricavabili dal brano evangelico di questa domenica, riporto un brano della costituzione dogmatica The light:

«Cristo, indeed, innalzato da terra, attirò tutti a sé; risorto dai morti, inviò sui discepoli il suo Spirito vivificante e per mezzo di lui costituì il suo corpo, the church, quale universale sacramento di salvezza; assiso alla destra del Padre, opera incessantemente nel mondo per condurre gli uomini alla Chiesa e per mezzo di essa unirli più intimamente a sé e renderli partecipi della sua vita gloriosa nutrendoli con il suo corpo e il suo sangue».

From the Hermitage, 10 March 2024

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.

Journey into the night with Nicodemus

Homiletic of the Fathers of The Island of Patmos

VIAGGIO NELLA NOTTE CON NICODEMO

"It gave, indeed, did not send the Son into the world to condemn the world, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui»

Author:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

 

PDF print format article

 

 

Dear brothers and sisters,

nelle nostre vite abbiamo avuto momenti di grande notte e tenebra esistenziale e spirituale. In quei momenti il Signore ci è stato vicino con la sua Luce, anche se forse all’inizio non ce ne siamo accorti. In questo cammino di Quaresima possiamo ripensare a quei momenti e scoprire il senso della speranza come carità teologale. Nicodemo stesso era andato da Gesù di notte. I due hanno un lungo scambio di cui oggi effettivamente è riportata solo una parte. La sezione più importante:

Cristo e Nicodemo, opera di Pieter Crijnse Volmarijn, XVII sec.

"During that time, Gesù disse a Nicodèmo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, so the Son of man must be raised up, so that everyone who believes in him may have eternal life. In fact, God so loved the world that he gave the only Son so that whoever believes in him would not be lost, but have eternal life. It gave, indeed, did not send the Son into the world to condemn the world, but for the world to be saved through him. Whoever believes in him is not condemned; but those who do not believe have already been sentenced, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: the light has come into the world, but men loved darkness more than light, because their works were evil. Anyone in fact does evil, He hates the light, and it does not come to light so that its works are not reproved. Instead, whoever does the truth comes towards the light, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio”» (GV 3, 14-21).

Inizialmente Gesù fa riferimento al serpente nel deserto innalzato da Mosè (14-15), sostenendo con gran forza che Lui è il nuovo innalzato che donerà la vita eterna. Effectively, il richiamo al serpente non era nuovo per Nicodemo. For here, Jesus, fa riferimento all’episodio in cui Mosè aveva preso un serpente e postolo su di un’asta liberava dalla morte gli ebrei avvelenati (cf.. Nm 21,8 ss).

Ecco allora che Gesù è il Nuovo Innalzato: colui che se accolto con fede e amore libera da tutti i veleni della nostra vita. I peccati, i vizi e le fragilità. Accogliere la vita vera ed autentica è scoprire tutte le proprie potenzialità, i doni di Dio e offrirli nella carità al prossimo. Occorre dunque purificare lo sguardo della nostra fede per cercare di incontrare Gesù innalzato anche nei momenti di difficoltà e sofferenza. Anche quel momento, se vissuto con fede dona momenti di crescita: si entra nella vita nuova quando si è innalzati sulla propria croce in Lui, nei momenti cruciali of life.

Questo fiorire nella vita nuova in Cristo spalanca la speranza per un mondo migliore già adesso, che costruisce il Bene Comune nella Carità, e anche la speranza escatologica. La speranza cioè di essere redenti e un giorno di andare in Paradiso. Gesù stesso lo promette a Nicodemo:

"It gave, indeed, did not send the Son into the world to condemn the world, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

La salvezza che Gesù ci offre avviene proprio sulla croce, in which, con un’opera supererogatoria ci ha riscattato dal dominio del peccato e del demonio; noi abbiamo attinto a questa salvezza direttamente nel nostro battesimo e l’abbiamo rinvigorita nella cresima.

In this time of Lent possiamo rinvigorire la fede e la speranza della vita eterna, sempre con degli atti di carità, ma anche con uno sguardo di speranza e di bene sulla storia che viviamo. Indeed, la micro-storia personale che viviamo nella nostra quotidianità è un grande dono di grazia: Dio ci ha donato vita, libertà e vocazione personale, therefore, le nostre scelte personali influiscono nella costruzione del nostro quotidiano. Il nostro quotidiano se vissuto con fede e carità ci permette di sperare di costruire una macro-storia del mondo in cui viviamo, che spalanca la strada della speranza per la vita eterna. So, nel nostro piccolo percorso quotidiano amiamo, crediamo e operiamo nel Bene al contempo fondiamo la speranza di una vita che sarà eternamente bella perché al cospetto di Dio. La vita eterna che sarà inaugurata dalla mattina di Pasqua in cui con Cristo saremo chiamati a nascere per non morire mai più.

La Quaresima ci purifica per imparare a sperare nell’Eterno e non più solo sulle realtà temporanee. Chiediamo al Signore di crescere sempre più nella speranza e generare sempre più un cuore effuso dal suo Santo Spirito e dall’amore mariano.

Amen!

Santa Maria Novella in Florence, 10 March 2024

.

.

Subscribe to our Channel Jordan the Theological club directed by Father Gabriele by clicking on the image

 

THE LATEST EPISODES ARE AVAILABLE IN THE ARCHIVE: WHO

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

Being scrutinized by the heart of God

Homiletic of the Fathers of The Island of Patmos

ESSERE SCRUTATI DAL CUORE DI DIO

Gesù scruta il cuore degli uomini testimoni dei suoi miracoli e si accorge che la loro non è una vera fede ma solo emozione. It is a faith that seeks only sensationalism, what today we would define as “fideism”. Gesù cerca invece di donare loro una fede che sia autentica e forte.

Author:
Gabriele Giordano M. Scardocci, o.p.

.

PDF print format article

 

 

 

Dear Readers of The Island of Patmos,

In questa terza tappa verso la Pasqua osserviamo un momento molto forte della vita di Gesù. L’unico episodio in cui il Signore sembra quasi utilizzare delle azioni violente in cui combatte la mentalità del suo tempo. In effetti ogni scena di combattimento è sempre forte agli occhi. Pensiamo alle scene di guerra descritte nelle grandi opere classiche come l’Iliade o la Jerusalem Liberated. Il combattimento di Gesù, But, non è finalizzato alla guerra, ma finché nel cuore dell’uomo e in ciascuno di noi sgorghi un sentimento di fede e di conversione continua.

In questa III domenica di quaresima Leggiamo il celeberrimo passo della cacciata dei mercanti dal tempio nel (testo del Vangelo QUI). Una scena davvero forte. Una modalità da parte del Signore per purificare il Tempio, cioè la casa di Dio, dalle impurità che le vendite non sempre giuste venivano qui operate. However, il Tempio, è spazio sacro in cui i mercanti davvero non potevano entrare per finalità di compravendita.

This episode si applica generalmente al nostro tempo come condanna del mercato e delle speculazioni finanziarie disumane e che non rispettano la dignità e la sacralità dell’uomo. Ma questo è anche segno che Gesù non è attento alla singola materialità economica in sé stessa ma come mezzo per il fine. Il denaro, so, per quanto mezzo necessario, non può mai diventare un sostituto di Dio.

Il dialogo successivo è scusa che Gesù usa per annunciare la sua Passione. Per affermare il suo atto d’amore finale. Questo atto d’amore è Redenzione e liberazione dal peccato. Ed è anche il Grande Segno di Gesù, più grande di tutti gli altri segni, che dobbiamo riscoprire anche noi in questa Quaresima. Se infatti leggiamo con attenzione questa pericope:

«Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, a lot of, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Jesus, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo».

Comprendiamo in che modo Gesù, tramite la sua conoscenza divina per via eternitatis, scruta il cuore degli uomini che erano testimoni dei suoi miracoli. E si accorge che la loro non è una vera fede ma solo emozione. It is a faith that seeks only sensationalism, o quello che oggi definiremmo “fideismo”. Gesù cerca invece di donare loro una fede che sia autentica e forte.

Questo è il nostro cammino quotidiano che in questo periodo forte possiamo intraprendere con coraggio. Facciamoci aiutare con la preghiera, i Sacramenti e l’affidamento al Signore a liberarci da una fede poco matura, emotiva e fragile. Questo percorso può anche aiutarci a comprendere quali sono le nostre difficoltà e distrazioni nella preghiera e nella pratica delle opere di misericordia.

Il tutto ci porterà a crescere nell’essere conosciuti per divenire gradualmente sempre più intimi col Signore. E questa intimità sarà fonte di gioia e soddisfazione.

We ask the Lord di avere sempre un cuore aperto alle sue ispirazioni d’amore e di verità per diventare uomini nuovi in Lui.

Amen!

Santa Maria Novella in Florence, 3 March 2024

.

.

Subscribe to our Channel Jordan the Theological club directed by Father Gabriele by clicking on the image

 

THE LATEST EPISODES ARE AVAILABLE IN THE ARCHIVE: WHO

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

On Mount Tabor the disciples receive the revelation of the son of man in a form transfigured by divine light

Homiletics of the Fathers of The Island of Patmos

SUL MONTE TABOR I DISCEPOLI RICEVONO LA RIVELAZIONE DEL FIGLIO DELL’UOMO IN UNA FORMA TRASFIGURATA DALLA LUCE DIVINA

Nella narrazione evangelica e nel cammino quaresimale viene così aggiunto un altro quadro che aiuta a rispondere alla domanda che ponevamo all’inizio: Who is he? Ora è il Padre stesso che rivela l’identità profonda di Gesù non solo a chi assiste sul monte della Trasfigurazione, ma anche ai lettori e ai credenti in Cristo: Egli è il Figlio. Una teologia molto presente nei Vangeli che ci fa tornare alla mente quanto è scritto nel Primo Vangelo, quando Gesù dice: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre»

.

 

 

 

 

 

 

 

.

PDF print format article

.HTTPS://youtu.be/4fP7neCJapw.

 

.

Intraprendere il percorso quaresimale significa porsi di nuovo la domanda fondamentale su Gesù: Who is he? Allo stesso modo dei discepoli seduti sulla barca sballottata dalle onde, figura della Chiesa nel periodo post pasquale, che svegliato il Signore dormiente a poppa e a tempesta sedata si chiedevano: «Chi è dunque costui, che anche il vento e il mare gli obbediscono?» (MC 4, 41). Il racconto marciano della Trasfigurazione che si legge in questa seconda Domenica di Quaresima desidera rispondere a questa domanda.

La trasfigurazione di Cristo, opera di Giovanni Bellini, 1478. Musei Capodimonte, Naples.

"During that time, Jesus took Peter with him, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, on the sidelines, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: “Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, one for you, una per Mosè e una per Elia”. Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: “Questi è il Figlio mio, the beloved: listen!”. E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, with them. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell’uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti». (MC 9,2-10)

Tutti e tre i Vangeli sinottici inseriscono la Trasfigurazione nello stesso contesto, ossia dopo l’annuncio di Gesù della sua passione. Per il lettore si crea così un ponte fra il ministero pubblico di Gesù e la morte che avverrà in Gerusalemme. Ma anche un collegamento fra la odierna proclamazione di Gesù «Figlio di Dio», che si ode dalla nube, e altre due analoghe. Quella del Battesimo, When: «Si sentì una voce dal cielo» che diceva «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (MC 1,11); e l’altra, che si trova solo in Marco, all’inizio del Vangelo, nel primo versetto del primo capitolo: "The beginning of the Gospel of Jesus Christ, Son of God".

È molto probabile che l’episodio narrato, originally, fosse un racconto di apparizione del Risorto, che Marco, il quale ha escluso dalla sua narrazione siffatti racconti, avrebbe inserito al centro del Vangelo, subito dopo la confessione messianica di Pietro, per bilanciare l’annuncio del destino di morte del Figlio dell’uomo (MC 8, 31) con la visione prolettica della sua glorificazione (MC 9, 2-13). Una scelta che ne avrebbe determinato la collocazione anche in Matteo e Luca. A supporto di questa ipotesi sta il fatto che nel prosieguo dei tre racconti l’incomprensione dei discepoli nei riguardi di Gesù resta intatta, malgrado alcuni fossero stati testimoni di un evento tanto eclatante. While, collocato dopo la sua morte, il racconto assume un significato cruciale. È il punto di svolta. I tre discepoli ricevono la rivelazione del Figlio dell’uomo in una forma trasfigurata dalla luce divina. Dopo la sua morte, hanno la visione di Gesù collocato allo stesso livello di Mosè ed Elia, cioè di due figure bibliche già innalzate alla gloria celeste, e ascoltano la proclamazione della sua elezione divina, la stessa che risuona al momento del battesimo. Finalmente i discepoli «sanno» chi è Gesù, ed è alla luce di tale comprensione che l’episodio storico e iniziale del battesimo assume il suo «vero» significato di investitura divina.

Nel versetto che precede la scena della Trasfigurazione che oggi leggiamo nella Liturgia Gesù dice ai suoi discepoli: ' Verily I say: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza» (MC 9,1). Sei giorni dopo questo annuncio Gesù porta Pietro, Giacomo e Giovanni con sé sopra un monte alto, in un luogo appartato, e si trasfigura davanti a loro. L’episodio non solo è descritto da tutti e tre i Vangeli sinottici, ma anche dalla Seconda Lettera di Pietro. Lì l’Apostolo ricorda e scrive di essere stato testimone oculare della grandezza di Gesù:

«Egli ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte» (2PT 1,16-18).

A differenza del Battesimo, dove la voce che proclama Gesù «Figlio» sembra sia stata udita solo da Lui, nella Trasfigurazione le parole sono indirizzate ai discepoli, che non possono ignorarle: «Ascoltatelo». È infatti importante che nel momento in cui Gesù annuncia la sua passione venga ribadita l’idea che Dio non abbandonerà il suo Figlio, anche se verrà consegnato per la crocifissione. Questa non offuscherà la fedeltà del Padre, cosicché anche il duro annuncio della passione e morte sono dentro il Vangelo, sono la buona notizia di cui il lettore deve essere consapevole, allo stesso modo dei discepoli che fecero quella esperienza.

Pietro, insieme ai compagni, è colui che più di tutti ha bisogno di ascoltare Gesù. Dopo la confessione di Cesarea di Filippo, ha preteso di mettersi davanti a lui per evitargli il pellegrinaggio a Gerusalemme. Gesù per questo chiama Pietro «Satana» (MC 8,33), ma poi lo invita a salire sul monte con lui. In altre parole qui siamo di fronte alla reazione of God all’incredulità di Pietro. Not only. Se i discepoli devono prepararsi alla passione del loro maestro, anche Gesù ha bisogno di istruzioni per intraprendere il «suo esodo», come specificherà Luca in 9,31: Mosè aveva condotto gli ebrei fuori dall’Egitto, Elia aveva ripercorso i suoi passi, e ora il Messia, aiutato da coloro che hanno vissuto un’esperienza analoga di sofferenza e liberazione, potrà andare deciso verso Gerusalemme.

L’interpretazione tradizionale della presenza di Mosè ed Elia sul monte dice, indeed, che essi rappresenterebbero la Torà e i Profeti, ovvero tutta la Scrittura prima di Gesù. Ma oggi si pensa piuttosto che il significato della loro presenza sia importante se riferita a quanto Gesù sta vivendo nel momento in cui sale su quella montagna. Mosè ed Elia hanno vissuto eventi paragonabili alla reazione di Pietro all’annuncio della passione di Gesù di cui sopra. L’analogia tra gli eventi è data dal modo in cui Gesù interpreta il rifiuto di Pietro: come una nuova tentazione, analoga a quelle dell’inizio del suo ministero; così Mosè provò l’esperienza del vitello d’oro ed Elia quella della fuga verso l’Oreb. Questi due fatti ebbero luogo proprio su un monte, dopo un fallimento del popolo di Israele che aveva, in the first case, costruito un idolo e, in the second, sostenuto i sacerdoti di Baal contro cui Elia doveva lottare. A fronte di queste due delusioni, sia Mosè che Elia chiedono a Dio di morire (cf.. Is 32,32; 1Re 19,4), ma, in risposta, a tutti e due è concessa invece la visione di Dio. Moses, spaventato, But, si nasconde nella rupe (Is 33,21-22), ed Elia si copre il volto (1Re 19,13). Mentre allora non videro Dio, ora finalmente stanno davanti a Gesù, nella sua gloria e non si velano più il volto; non hanno più paura di lui, perché «Gesù, il «Figlio amato» del Padre (MC 9,7), «l’eletto» (LC 9,35), è egli stesso la visibilità del Padre: «Chi ha visto me, ha visto il Padre» (GV 14,9). In lui Mosè ed Elia si incontrano, vedono Gesù nella gloria, e gli portano il loro conforto. At the end, il Padre conferma ai tre discepoli, Pietro incluso, la strada che Gesù dovrà intraprendere» (M. Gilbert).

Nella narrazione evangelica e nel cammino quaresimale viene così aggiunto un altro quadro che aiuta a rispondere alla domanda che ponevamo all’inizio: Who is he? Ora è il Padre stesso che rivela l’identità profonda di Gesù non solo a chi assiste sul monte della Trasfigurazione, ma anche ai lettori e ai credenti in Cristo: Egli è il Figlio. Una teologia molto presente nei Vangeli che ci fa tornare alla mente quanto è scritto nel Primo Vangelo, quando Gesù dice: «Nessuno conosce il Figlio se non il Padre» (Mt 11,27).

From the Hermitage, 24 February 2024

.

.

Sant'Angelo Cave in Ripe (Civitella del Tronto)

 

.

Visit the pages of our book shop WHO and support our editions by purchasing and distributing our books.

.

______________________

Dear Readers,
this magazine requires management costs that we have always faced only with your free offers. Those who wish to support our apostolic work can send us their contribution through the convenient and safe way PayPal by clicking below:

Or if you prefer you can use our
Bank account in the name of:
Editions The island of Patmos

n Agency. 59 From Rome
Iban code:
IT74R0503403259000000301118
For international bank transfers:
Codice SWIFT:
BAPPIT21D21

If you make a bank transfer, send an email to the editorial staff, the bank does not provide your email and we will not be able to send you a thank you message:
isoladipatmos@gmail.com

We thank you for the support you wish to offer to our apostolic service.

The Fathers of the Island of Patmos

.

.

.

.

.