Autore Padre Ariel

Difendiamo i Vescovi italiani. Alla C.E.I il Santo Padre invita alla “povertà”. Il Padre Ariel mette in vendita la sua Porsche e con l’occasione domanda perdono al Cardinale Angelo Bagnasco

DIFENDIAMO I VESCOVI ITALIANI. ALLA C.E.I IL SANTO PADRE INVITA ALLA “POVERTÀ”. IL PADRE ARIEL METTE IN VENDITA LA SUA PORSCHE E CON L’OCCASIONE DOMANDA PERDONO AL CARDINALE ANGELO BAGNASCO

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Con il suo discorsi di apertura alla 69° Assemblea Plenaria dei Vescovi d’Italia, il Santo Padre ha detto delle cose giuste e vere, ma comunicate in modo sbagliato, con un pizzico di livore e soprattutto senza un prudente senso delle universali proporzioni, facendo così l’ennesima gioia dei nostri nemici di sempre e umiliando al tempo stesso una intera assisa di vescovi quindi umiliando noi presbiteri che li veneriamo e li ubbidiamo come nostri Pastori.

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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ariel vendesi porsche

nella foto: la Porsche da corsa di Padre Ariel messa in vendita. Il ricavato sarà devoluto in parte al comitato per la istituzione delle feste musulmane nelle scuole [cf. QUI], in parte per la costruzione di nuove moschee a Bologna [cf. QUI] e in parte per la costruzione di una pista ciclabile dentro la cattedrale metropolitana di Palermo [cf. QUI]

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Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato.

[G 15, 18-21]

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Il Santo Padre Francesco, più del suo Sommo Predecessore Giovanni Paolo II è un uomo che gioca coi mass-media, ma con una differenza: San Giovanni Paolo II dai mass-media è stato fatto in pezzi per lunghi anni. Infatti, in questo mondo affetto da gran carenza di memoria storica, tutti ricordano il vecchietto col corpo ormai deforme e col bastone di sostegno per muovere pochi passi. Tutti ricordano la delicatezza delle reti televisive che spostavano l’inquadratura durante le sacre celebrazioni quando sulle labbra del Santo Padre prostrato dalla malattia affiorava un filo di bava, mentre si sforzava di scandire le parole in modo comprensibile. Ecco allora cuori toccati, uomini e donne inteneriti, giovani piangenti … ma sul finir della sua vita!

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WOJTYLA SARA' BEATIFICATO IL PRIMO MAGGIO 2011 / SPECIALE

30 marzo 2005, pochi giorni prima della sua morte, una straziante immagine di San Giovanni Paolo che cerca di parlare, ma senza riuscirvi, affacciato al balcone per salutare la numerosa folla convenuta per l’Angelus in Piazza San Pietro.

Il sofferente vecchietto è stato infatti solo l’ultimo Giovanni Paolo II, non il primo, né il secondo. Se facessimo memoria storica dovremmo ricordare che questo Santo Pontefice, a partire dal 1978 – anno in cui chi scrive aveva 15 anni – è stato osteggiato e per anni insultato da quella stampa liberista che oggi inneggia «Viva Francesco!». A San Giovanni Paolo II dobbiamo riconoscere in ossequio alla verità che dei mass-media egli si è servito a caro prezzo per annunciare nel suo lungo pontificato ciò che il mondo non voleva sentirsi dire. Forse Eugenio Scalfari, direttore dell’attuale Osservatore Romano parallelo, ha perduto memoria, ma noi ci ricordiamo bene di lui, quando dalle colonne de La Repubblica, oggi organo ufficioso della Santa Sede, irrideva Giovanni Paolo II – accusato di essere contrario all’aborto – invitandolo a studiarsi un trattato-base di istologia. Giovanni Paolo II non piaceva al mondo laicista, non piaceva anche a una buona fetta di mondo cattolico, a un certo mondo teologico ed ecclesiastico, non piaceva ai comunisti, non piaceva ai massoni, non piaceva ai liberal-capitalisti; e per anni, il suo sommo magistero è stato diffuso dai mass-media attraverso le polemiche e gli attacchi spesso più virulenti; il tutto perché Giovanni Paolo II non si è mai curato di fare e di dire ciò che piaceva al mondo [cf. Gv 15, 18-21], ed è proprio su questo che si regge la eroicità delle sue virtù. Del Sommo Pontefice Francesco, al terzo anno del suo Augusto Pontificato possiamo dire invece l’esatto contrario: egli ha espresso ciò che il mondo, ed in particolare gli ultra liberisti volevano sentirsi dire, anche e soprattutto in toni critici, a volte anche furenti nei confronti della Chiesa, dei suoi vescovi e del suo clero. Tra i numerosi paradigmi resta per me sintomatico quello della massoneria: quando mai nel corso della sua storia, dalla nascita di questa perniciosa sètta gnostico-esoterica, con non indifferenti punte di satanismo, si erano mai sentiti i massoni ed i loro più alti vertici lodare un Sommo Pontefice e il suo pontificato? Perché le possibilità sono due e dubito che ve ne sia una terza: se i massoni lodano ed esaltano un Pontefice ed il suo pontificato, come ripetutamente hanno fatto e come stanno facendo, o costoro si sono convertiti, oppure c’è qualche cosa che non funziona; e questo qualche cosa ci deve molto inquietare.

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Con il suo discorso di apertura alla 69° Assemblea Plenaria dei Vescovi d’Italia, il Santo Padre ha detto delle cose giuste e vere, ma comunicate in modo sbagliato e senza un prudente senso delle universali proporzioni, facendo così l’ennesima gioia dei nostri nemici di sempre e umiliando al tempo stesso una intera assisa di vescovi, quindi umiliando noi presbiteri che li veneriamo e li ubbidiamo come nostri Pastori [testo integrale del discorso, QUI].

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Udienza generale del mercoledi'

solitamente, quando il Santo Padre non sorride, o parla dei vescovi o parla dei preti …

Ma partiamo dalle immagini, visto che oggi viviamo condizionati e schiavi del mondo dell’immagine. Tutti noi abbiamo visto il Santo Padre sorridere a piena bocca dinanzi a profughi veri o presunti, a carcerati, a donne mussulmane, a eretici luterani, pentecostali e anglicani. L’abbiamo visto sorridente in foto come “uno di noi” o come “er papa de noartri”, mentre dopo essersi servito al self-service della mensa della Domus Sanctae Martae si metteva a sedere col suo vassoio a un tavolo per consumare il suo pasto con cinque operai impiegati presso la Santa Sede … quando però comincia a parlare di vescovi o di preti, la sua faccia diventa seria, quasi cupa, il suo parlare è accompagnato da segni di smorfie sul volto. E queste sono immagini fotografiche e filmiche, non opinioni personali.

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La sostanza di fondo del discorso è ineccepibile ed i difetti e vizi del clero e dell’episcopato che il Santo Padre ha enunciato sono gli stessi che pure io ho indicato ripetutamente nel corso del tempo, già anni prima dell’inizio del suo pontificato; ed in toni più accesi e severi. Ebbene perché, nessuna delle correnti del laicismo strutturalmente e da sempre anticlericale e anti-cattolico, ha mai dato risalto a quegli scritti e a quelle pubblicazioni nelle quali un prete scriveva, proprio in quanto tale, dall’interno e con cognizione di causa, sui gravi mali che affliggevano la Chiesa e il suo Clero? Vi spiego subito il motivo: perché non potevano strumentalizzarmi. Perché più alti erano i miei toni critici più alta si percepiva la mia devozione alla Chiesa. Più severe erano le mie critiche più veniva confermato che anche ai vescovi più mediocri e scandalosi, anche a quelli infarciti di eresie moderniste e di errori dottrinali, era dovuta filiale obbedienza e rispetto. E queste cose, ai mass-media laicisti, anticlericali e massoni che oggi gridano «viva Francesco!», non interessano.

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Helder Camara

Il vescovo brasiliano Helder Câmara [1909-1999]

Il Santo Padre ha umiliato i Vescovi d’Italia sulle righe e dietro le righe di questa ennesima rampogna anche portando loro come modello di episcopale virtù un personaggio a dir poco ambiguo come il vescovo brasiliano Hélder Câmara, che mai personalmente mi sognerei di portare come esempio, ed in specie poi come esempio di dottrina e di pastorale. Un vescovo per il quale oggi, ad invocarne la beatificazione, è il gotha della Teologia della Liberazione, con in testa eretici e sacerdoti rinnegati come Leonard Boff e Giovanni Franzoni, come Hans Küng e via dicendo. E citare un così piccolo personaggio come modello per i vescovi di un Paese che ha donato alla Chiesa un celeste esercito di pastori veramente santi e illuminati, è offensivo e umiliante, se pensiamo al genere di levatura e di santità di vita alla quale sono giunti nel tempo molti modelli del nostro episcopato italiano. E voi capite che già questa sola citazione ha toccato al cuore come una freccia di cupido i mass-media laicisti e quelli della sinistra radical-chic, gli anticlericali ed i massoni che oggi gridano tutti in coro: «viva Francesco … el castigador !». Certo, si potrebbe dire che il Santo Padre ha detto anche alcune altre cose, ma resta il fatto che sui giornali di mezzo mondo, il messaggio che è passato, è stato l’ennesimo rimprovero a vescovi e preti italiani. E qui è lecito chiedersi: sbaglia il comunicatore a comunicare od i mezzi di comunicazione a riportare ciò che a loro solo aggrada? In ogni caso, c’è il rischio di un … “concorso in colpa”.  

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Nel suo approccio con i Vescovi d’Italia noto purtroppo che il Santo Padre manca del senso delle proporzioni, oltre a essere gravato, come più volte ho scritto e spiegato, dei tipici pregiudizi anti-romani che sono diversamente ma similmente propri di un certo clero tedesco e latinoamericano. E il senso delle proporzioni, assieme alla realtà oggettiva, imporrebbe di valutare e di riconoscere il fatto che quello italiano – seppur gravato di non pochi problemi, difetti e vizi congeniti – rimane ed è tutt’oggi il migliore episcopato del mondo, soprattutto da un punto di vista pastorale e dottrinale.

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Alessandro VI

Dipinto di Rodrigo Borgia, il Sommo Pontefice Alessandro VI [1492-1503]

È vero che nel corso della nostra storia, in periodi sociali molto complessi noi abbiamo avuto figure di potere discutibili come i cardinali delle famiglie Orsini, Farnese, Borghese, Colonna, Chigi, de’ Medici … ma è pur vero che se la Chiesa è sopravvissuta e se Roma non ha fatto la fine di Costantinopoli divenuta Istambul con la sua grande cattedrale convertita in moschea, lo dobbiamo anche a grandi uomini come il Sommo Pontefice Alessandro VI, la cui vita in generale e quella sua privata in particolare era tutta un programma; ma ciò non gl’impedì di essere un difensore della fede e della dottrina. E se oggi a Buenos Aires esiste un’arcidiocesi e se in Argentina esiste una Chiesa Cattolica, ciò non lo si deve di certo agli indios né ai poveri delle villas de las miserias ma lo si deve anche e soprattutto a figure di potere discutibili come i cardinali delle famiglie Orsini, Farnese, Borghese, Colonna, Chigi, de’ Medici … dei soggetti forse meno “politici” di quanto sta mostrando invece di esserlo il Santo Padre Francesco, ed il perché ve lo spiego subito …

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… la Chiesa più sfacciatamente ricca, anzi opulenta nella sua ricchezza, non è quella italiana ma quella tedesca. E questa ricchezza è tanta e tale che le parrocchie possono permettersi di stipendiare persino i membri del consiglio parrocchiale ed i catechisti.

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kirchensteuer

attraverso la Kirchensteur, la tassa di culto, la Chiesa Cattolica tedesca giunge a percepire sino a 10 miliardi di euro all’anno

A Roma io ricevetti i sacri ordini del diaconato e del presbiterato a pochi giorni di distanza da un mio confratello tedesco, caro amico e compagno di studi. A distanza di pochi mesi, quando dopo l’estate lui fece rientro a Roma dalla Germania e c’incontrammo di nuovo, parlando del più e del meno venni a scoprire che il mio primo stipendio percepito dall’Ente Sostentamento Clero era pari a 740 euro, il suo pari a 2.860. Assieme a questo “primo stipendio”, il confratello tedesco percepiva anche tutti i cosiddetti “extra”, perché ogni servizio pastorale nonché l’amministrazione di certi Sacramenti o la celebrazione delle Sante Messe, comportavano precisi e inderogabili compensi. Quindi il mio confratello percepiva in totale sui 3.400 euro al mese circa, senza spese di vitto, alloggio, forniture da pagare, ecc …

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Un parroco con 25 anni di servizio, in Germania giunge a prendere di stipendio tra i 5.000 ed i 6.000 euro al mese, del tutto esenti da spese, interamente coperte dalla parrocchia.

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negli anni Settanta una singola parrocchia tedesca era in grado di mantenere una intera diocesi missionaria nell’America Latina

Negli anni Settanta, una singola parrocchia tedesca, grazie al rapporto sproporzionato che c’era tra il marco tedesco e le monete di altri Paesi, era in grado di mantenere da sola un’intera diocesi missionaria del Brasile. E detto questo qualcuno si domanda come mai la Teologia della Liberazione è nata nel Nord dell’Europa e sia stata poi incubata dai teologi tedeschi tra il Brasile e vari altri paesi del Latino America? La Teologia della Liberazione – e non solo quella – è stata incubata dai tedeschi a botte di soldi;  gli stessi tedeschi che oggi, romanofobi più che mai, vogliono colpire sempre a botte di soldi l’episcopato e il clero italiano. 

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La Germania, seguita appresso dagli Stati Uniti d’America, è sempre stata il più grande contribuente della Santa Sede; in tempi recenti s’è aggiunta come grande contribuente la Chiesa Cattolica coreana, ch’è anch’essa ricchissima, essendosi il Cattolicesimo sviluppato in quel Paese nei ceti sociali più alti e ricchi. E non a caso questo Paese ha ricevuto la visita apostolica degli ultimi Pontefici, compreso il Pontefice Regnante amante dei poveri, dei profughi e delle periferie esistenziali, il quale non mi risulta abbia speso un sospiro sul tenore di vita condotto da molti preti coreani, gran parte dei quali provenienti dalle famiglie della più alta borghesia, in particolare di quelli che, strapieni di soldi, vengono a studiare a Roma.

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Quello che viene chiamato IOR, l’Istituto Opere di Religione, la cosiddetta Banca Vaticana, di fatto è una banca tedesca, perché i depositi si trovano presso un istituto bancario di Francoforte. Quindi possiamo dire che i tedeschi, in un certo senso, “amministrano” anche i fondi della Santa Sede.

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Dopo avere visto nelle chiese della Germania abusi liturgici d’ogni sorta, disciplina dei Sacramenti arbitraria … o peggio “vescovesse” luterane ospiti che durante la Santa Messa erano invitate a fare l’omelia al Vangelo … giustamente mi chiesi: «… ma se a Roma sanno tutto, perché non hanno mai fatto niente?». E ben presto compresi che non avevano mai fatto niente per il semplice fatto che i tedeschi reggon le corde della borsa. E come purtroppo sappiamo, per alcuni Dio è “uno, trino e … quattrino“!

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papa repubblica

La Repubblica, la quintessenza dell’anticlericalismo radical chic divenuta oggi l’organo ufficioso della Santa Sede

Se il Santo Padre ha da rivolgere delle rampogne, ecco allora che le rivolge solo al clero italiano. Forse anche perché i nostri vescovi non l’hanno informato del fatto che in Italia, non pochi parroci di comunità non abbienti – le quali non sono affatto poche – si trovano costretti a chiedere aiuto ai vecchi genitori pensionati per pagare la bolletta della luce della casa parrocchiale. E se il Santo Padre vuole eventualmente convocarmi, recandomi da lui coi conti alla mano potrei spiegargli che non potrei mai sopravvivere con 800 euro al mese di stipendio percepiti dell’Ente Sostentamento Clero, se da sempre non avessi mia madre e mio fratello che mi sostengono, affinché loro figlio e loro fratello prete possa condurre una vita entro quelli che sono gli schemi della umana dignità e servire così quanto meglio la Chiesa e il Popolo di Dio; cosa quest’ultima che preme molto ai miei familiari, ma che a quanto pare non preme invece più di tanto al mio Principale.

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Conosciamo bene sia i difetti del nostro episcopato sia quelli del nostro clero, ma li riconosciamo col dovuto senso delle proporzioni basate sui fatti, che sono questi: il nostro episcopato e il nostro clero, dinanzi a degli episcopati mondiali ed ai loro presbìteri che sono ormai nei concreti fatti completamente perduti, rimane tutt’oggi uno dei migliori episcopati del mondo.

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bastone e carota

bastone all’episcopato italiano e carote all’episcopato tedesco

Duole molto che quando si tratta di ricchezze ed amministrazione dei beni, il Santo Padre usi la mazza ferrata con l’episcopato e il clero italiano, ma non proferisca un sospiro sul clero tedesco, la cui ricchezza è veramente opulenta, tanto e quanto invece non lo è quella della Chiesa Italiana, ma soprattutto del suo clero.

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Detto questo ci si potrebbe domandare: politicamente che cosa accomuna Rodrigo Borgia, il Sommo Pontefice Alessandro VI e Jorge Mario Bergoglio, il Sommo Pontefice Francesco? Perché pare che entrambi, a distanza di secoli dalla loro elezione, una cosa in comune ce l’abbiano: l’avere trattato con un occhio di particolare riguardo i loro cosiddetti … elettori. A partire da uno dei peggiori vescovi-teologi citato in gloria dal Santo Padre Francesco dinanzi alla piazza in mondovisione a pochi giorni dalla sua elezione: il Cardinale Walter Kasper, ossia la presumibile anima pia che forse, assieme ad altri disastrosi affini, gli ha suggerito di andare a festeggiare, nel 2017, non il centenario delle apparizioni della Madonna di Fatima, ma la pseudo “riforma” dell’eresiarca Lutero. E dinanzi alle eresie diffuse da chi ha rotto la comunione con la Chiesa, la quale resta per mistero di fede una, santa, cattolica e apostolica, non abbiamo quindi proprio nulla da festeggiare, come ha ricordato quel grand’uomo del Cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede in uno dei momenti forse più tragici della nostra storia ecclesiale ed ecclesiastica [cf. QUI].

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Già in passato ho scritto in toni di rammarico e di allarme che il Santo Padre Francesco sta modificando la “personalità” dell’episcopato italiano con la nomina di vescovi che sono dei suoi veri e propri cloni, capaci solamente a parlare − viepiù con nauseabonda piaggeria – di periferie esistenziali, di profughi e di poveri. Cosa questa che mi induce ad esprimere delle parole di particolare stima e di profonda e sincera devozione sacerdotale nei riguardi dell’Arcivescovo Metropolita di Genova, il Cardinale Angelo Bagnasco, Presidente dei Vescovi Italiani:

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Angelo Bagnasco

il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Metropolita di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

«Eminentissimo Padre Cardinale, non passerà molto tempo che noi, con la morte nel cuore e le lacrime agli occhi risogneremo i tempi recenti nei quali avevamo come punto di riferimento e modelli di equilibrio pastorale uomini straordinari come lei. Domani noi vivremo nel vostro ricordo e sentiremo in modo drammatico la vostra mancanza. E quelli che, come il sottoscritto, in alcuni momenti vi hanno trattati con severità, si pentiranno − ma se è per questo io sono già pentito – d’esser stati severi con voi e renderanno la vostra vecchiaia meno sofferente venendovi a baciare la mano e dicendovi con profonda devozione che in verità voi eravate degli autentici Padri della Chiesa; e ve lo diremo sinceri e convinti dopo avere provato il peggio del peggio che sulla nostra pelle di presbìteri fedeli alla Santa Chiesa di Cristo e alla sua dottrina si sta ormai preparando».

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Nel frattempo, facendo mia la nuova esortazione del Santo Padre, ho deciso di mettere in vendita la mia Porsche sportiva. Forse potrebbero acquistarla i Frati Minori Francescani, se la magistratura svizzera gli ha sbloccato i conti che aveva loro congelati in una banca Elvetica in seguito a operazioni finanziarie non molto pulite. E tutte queste malversazioni finanziarie portate avanti in nome di Monna Povertà, sono avvenute proprio quando Ministro Generale dell’Ordine, per nove anni, era colui che, in quanto francescano e in quanto poverello, il Santo Padre ha voluto Arcivescovo Segretario della Congregazione per i religiosi, sempre sulla base del principio: i poveri e la povertà avanti a tutto, quindi è bene nominare a certi uffici chi la povertà la conosce bene; e con spirito di lodevole povertà ha mostrato santo sprezzo verso lo sterco del Demonio, il danaro, messo per questo a prudente distanza dentro le banche svizzere.

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Noi Presbìteri italiani siamo molto gelosi dei nostri Vescovi, come i nostri Vescovi sono da sempre gelosi dei loro Presbìteri, il tutto in un legame di profonda e antica fedeltà. E questa santa gelosia è frutto dei nostri venti secoli di storia cristiana italiana, una storia bagnata dal sangue dei martiri e fortificata dal genio dei nostri santi. E tutti assieme, Vescovi e Presbìteri, ci piacerebbe essere santamente gelosi del Regnante Pontefice, se il suo sport preferito non fosse quello di prenderci a schiaffi in faccia, non per correggerci, ma solo per piacere al mondo, per piacere a tutto ciò che da sempre non è cristiano, per essere applaudito ad ogni suo schiaffo dato sulle nostre facce da un esercito di gaudenti post-comunisti, massoni e liberal capitalisti …

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da L’Isola di Patmos, 18 maggio 2016

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31 commenti
  1. Achille dice:

    Salve amici, posso chiedervi perché non avete pubblicato i miei commenti di ieri, relativi alla questione di Papa Francesco, la povertà è il Vangelo ecc ecc?

    Grazie.

    • Padre Ariel
      Redazione dell'Isola di Patmos dice:

      Caro Achille.

      Questo è l’unico messaggio che ci è giunto da lei, altri suoi messaggi non ne sono arrivati.
      Quando li ha scritti, è sicuro di avere fatto correttamente l’invio?
      Può comunque rimandarceli senza problema.

  2. Padre Ariel
    Lettera Firmata dice:

    Caro Padre Ariel.
    T’ho incrociato tre volte il 16 e 17 c.m, sebben purtroppo, il mio “pudore nordico”, m’ha impedito di far due chiacchiere con te.
    Sono segretario di un vescovo e nei giorni della Cei ero a Roma con lui.
    La mattina tu sei arrivato nella sala da pranzo dell’albergo religioso con il tuo assistente, e prima di metterti a sedere vicino al mio tavolo mi hai salutato e detto “scusa se ti volto le spalle”. Dentro di me mi son detto “caspita, che signore!”.
    Peccato! Non ho avuto il coraggio di dirti che leggo tutti i tuoi articoli.
    Poi ti ho rivisto in Vaticano uscir dall’aula Paolo VI con mons. Negri, che hai accompagnato sin alla cancellata degli svizzeri, e passando a poca distanza da me, che ero lì, ho udito tre parole piene di … di …. colore che mi hanno fatto ridere per tutto il giorno, però ho capito che quel vescovo deve averti voluto molto bene. E nel pomeriggio ti ho rivisto ancora a poca distanza, mentre accompagnavi il tuo vescovo, bella figura di persona.
    La sera, al mio vescovo (che anch’esso ti legge) ho detto … “ho visto padre Ariel”. Mi ha chiesto … “che tipo è?”. Gli ho risposto che, per stile e figura, corrispondi ai tuoi scritti.
    La prossima volta, prendo coraggio e ti fermo. Per ora ti ringrazio, molto, per questo tuo articolo, sul quale, ogni commento, sarebbe un inutile sovrappiù.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Confratello.

      Anch’io mi ricordo di te. Alla prossima occasione ti aiuterò a uscire dalla tua timidezza venendoti incontro.

      Se per caso, durante quel nostro amorevole transito dall’aula Paolo VI alla cancellata che si affaccia sulla Piazza del Sant’Uffizio, mentre passeggiavamo come le due sante martiri Felicita e Perpetua, ti è giunta all’orecchio qualche “parola piena di colore”, in tal caso io declino ogni responsabilità a carico dell’Arcivescovo di Ferrara, Figurarsi, io sono al tal punto timorato e pudico che se in mia presenza qualcuno dice “cacca”, arrossisco immediatamente come una educanda di un collegio di orsoline di fine Ottocento, semmai pure col rischio di perdere i sensi.

  3. Padre Ariel
    Don Stefano Bellobuono dice:

    Un giorno i vescovi italiani ti ringrazieranno per queste, e per molte altre tue parole.
    Per adesso ti ringrazio io, anche se i ringraziamenti miei sono poca cosa …

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Confratello.

      Le parole tue sono a tal punto sufficienti e abbondanti che come ho recitato poco fa nella compieta, potrei dire come il vecchio Simeone:

      Nunc dimittis servum tuum, Domine,
      secundum verbum tuum in pace:
      Quia viderunt oculi mei salutare tuum
      Quod parasti ante faciem omnium populorum:
      Lumen ad revelationem gentium,
      et gloriam plebis tuae Israel.

      [Ora lascia, o Signore, che il tuo servo
      vada in pace secondo la tua parola,
      perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
      preparata da te davanti a tutti i popoli,
      luce per illuminare le genti
      e gloria del tuo popolo, Israele]

  4. Padre Ariel
    Don Salvatore da Palermo dice:

    Carissimo fratello.
    Complimenti. Condivido e sottoscrivo.
    Bisogna ammettere però che con te “il senso delle proporzioni” lo hanno usato, e lo hanno usato bene. Mi risulta, infatti, che nessuno dei nostri superiori ecclesiastici abbia mai sospirato suoi tuoi scritti, e il tutto è dovuto, credo, all’uso del” senso delle proporzioni” che, nel caso tuo, hanno giustamente applicato, tacendo e, forse, dandoti chissà quante volte ragione dentro se stessi, o nei loro colloqui privati.
    Infatti, se tacciono davanti a nostri confratelli tipo il seguente che ti segnalo, chi mai potrebbe osare emettere un sospiro, per ciò che di teologicamente, dottrinalmente e pastoralmente giusto tu da tempo scrivi?

    http://palermo.blogsicilia.it/muore-pannella-e-non-bagnasco-la-frase-di-don-fabrizio-fiorentino/339018/

    http://www.pastoralefamiliare.diocesipa.it/index_file/fabriziofiorentino.htm

    Auguri a tutta l’Isola.

    don Salvatore (Palermo)

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Confratello.

      Temo che “anche” con preti di questo genere, tutti quanti e di rigore con biografie nelle quali si proclamano allievi passati o “postumi” del Beato Pino Puglisi, il neoeletto Arcivescovo di Palermo avrà da correre molto; e temo che non gli basterà – per correre – la bicicletta con la quale ha fatto un giro goliardico di recente per il presbitèrio della cattedrale metropolitana [cf. QUI]

  5. piertoussaint dice:

    Comunque, credo che il record dei cattivi maestri fatti passare per buoni da Papa Francesco, sia stato quando disse che don Lorenzo Milani è stato “un grande educatore”:

    http://www.donlorenzomilani.it/

    …mentre il priore di Barbiana aveva palesi tendenze classiste, sanguinarie, in favore della lotta armata e perfino pedofile, vedi qui

    https://lafilosofiadellatav.wordpress.com/2014/04/18/don-lorenzo-milani-maestro-buono/.

    E così il Papa ha inguaiato ancor di più Firenze e Toscana, già preda dei cattocomunisti – per i quali don Milani giustamente è un’icona – da tempo immemorabile.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      mini-saggio sulla cattiveria dei toscani, bastardi nel profondo dell’anima, anzitutto tra di loro

      Caro Lettore.

      Per inguaiare Firenze non c’era assolutamente bisogno del Santo Padre Francesco, perché i fiorentini (ossia i tusci) sono inguaiati e tendono a inguaiarsi ed a inguaiare già dal XVI secolo. Il tutto lo dico come toscano dell’Etruria, perché io sono un antico etrusco e non un parvenu tuscio e come tale rivendico il mio libero diritto alla scarsa stima verso una Città d’arte che si è auto-ridotta ad un centro commerciale per giapponesi che vengono bidonati con la vendita di chincaglierie cinesi.
      E con questo ho detto tutto.

      Un ulteriore colpo alla propria città, i fiorentini lo dettero a cavallo tra Ottocento e Novecento, grazie soprattutto alle famiglie “in“, composte perlopiù da nobili anticlericali e massoni, i quali non potevano essere e sentirsi veramente nobili se non erano insanguati tramite matrimoni coi british. Il risultato fu che intere zone della Città risalenti al XIV/XVII secolo furono demolite per costruire case e ville in stile liberty-british, in neo-falso-gotico e via dicendo.

      Ma il discorso sarebbe lungo e la mia “feroce cattiveria” salirebbe sempre di più di discorso in discorso, perché dinanzi ai fiorentini ed alla loro atavica arroganza fiorentinocentrica rischio di perdere persino il più lontano barlume della carità cristiana. E non parliamo poi di quelle che sono certe espressioni contemporanee del mondo cattolico fiorentino, di cui … gli è paradigma que’i’ bischero de i’Matteo Renzi .

      Non mi è mai piaciuto Don Lorenzo Milani e male lo digerivo quando adolescente ci obbligavano a studiarlo nelle scuole medie, grazie a insegnanti provenienti tutti e di rigore non dall’Azione Cattolica ma dalle fila del Partito Comunista. Non posso però accettare l’accusa grave e ingiusta di pedofilia ad esso rivolta.
      Che in una istituzione a lui ispirata si siano verificati casi di pedofilia molti anni dopo la sua morte, non è imputabile ad alcun titolo al Priore di Barbiana.

      • piertoussaint dice:

        Caro e stimato Padre Ariel,
        da fiorentino, per quanto d’adozione, non posso che essere d’accordo con te sulla cattiva tempra dei miei fratelli concittadini. Aggiungendo a quanto tu hai detto che il cedimento viene ancor da prima, piuttosto dal secolo XIV , cioè da quel Rinascimento – del quale Firenze è stata la maggior culla – da quell’orgoglio dell’uomo che ha poi portato alla Rivoluzione protestante, all’Illuminismo, e poi di seguito alla Rivoluzione francese e a tutto l’ambaradan successivo che ben conosciamo. Per quanto, nella nota modernità, preciserei che ormai Firenze, Milano, Roma… in questo senso sono uguali: ovunque, il popolo è stato decerebrato dal potere.
        Possiamo dire che il “donmilanismo” si inscrive in questa linea. Non a caso nel mio intervento precedente ho parlato di “tendenze”: don Milani ha predicato – parole sue! – lo spargimento del sangue dei borghesi e la lotta armata, anche se di persona non ha mai preso in mano un fucile. Resta comunque un pessimo maestro. Ugualmente, egli rivendica orgogliosamente qui http://www.ilcovile.it/scritti/COVILE_878_Forteto_5_Lettera_don_Milani.pdf la sua tendenza pedofila. Ergo…

  6. Beppe1944 dice:

    Una precisazione sul finanziamento delle Chiese in Germania: si paga una tassa, è vero, che lo stato trasferisce alle Chiese, ma questo avviene su base VOLONTARIA… Mi spiego, la pago se, e solo se, mi dichiaro cattolico o luterano… se mi dichiaro ateo o agnostico o comunque indifferente alle diverse chiese NON la pago…

    In Italia l’8 per mille viene trattenuto sulle tasse sul reddito di TUTTI i contribuenti e distribuito proporzionalmente alle scelte dei contribuenti… se io non faccio la scelta, perché sono ateo agnostico o indifferente, ugualmente l’8 per mille di quanto io verso sotto forma di imposta viene suddiviso in proporzione alle scelte fatte a livello nazionale fra le diverse chiese…

    In Germania posso NON pagare la tassa e ciò significa pubblica dichiarazione di non appartenenza a nessuna chiesa (e quindi, ovviamente, non avrei diritto ad usufruire dei servizi di nessuna chiesa)… In Italia, al contrario, in ogni caso PAGO; se non faccio la scelta l’8 per mille delle tasse sul mio reddito va a TUTTE le chiese e allo stato in proporzione alle scelte fatte a livello nazionale … cioè in Italia le finanzio tutte… Preferisco la Germania

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Beppe.

      Sostanzialmente le cose stanno come dice lei, ma le garantisco che in Germania sono più complesse ancora di quanto lei possa pensare.
      Glielo spiego con un triste esempio.
      Nel luglio del 2010, in una città della Germania io amministrai un Sacramento che non richiede per essere amministrato in caso di necessità, l’autorizzazione concessa ad un sacerdote ospite dall’Ordinario Diocesano o da chi per lui; e questo Sacramento era l’unzione degli infermi.

      L’uomo che ricevette il Sacramento era un malato in fase terminale, ricoverato in un ospedale, presso il quale sia il parroco della zona, il suo coadiutore e il cappellano che visitava quel centro clinico, si erano rifiutati di concedere i Sacramenti.
      Il motivo era dovuto al fatto che il malato si era cancellato anni prima per protesta dalle liste della Chiesa Cattolica, cessando in tal modo di pagare la dovuta tassa. E si era cancellato perché, dopo avere segnalato un caso di molestia sessuale in danno di un minore all’autorità ecclesiastica, si era ritrovato a battere prima su un muro di gomma, poi su un muro di cemento.
      Il fatto che quest’uomo avesse ragione e che non fosse affatto uno psicopatico in vena di accusare un prete, era provato dal fatto che anni dopo, questo prete tedesco, spostato discretamente in Austria previo accordo tra il suo vescovo ed un vescovo austriaco, finì non solo denunciato, ma arrestato dalla polizia austriaca e poi condannato dalla magistratura di quel Paese.

      Questa la ragione per la quale, questo fedele, si era cancellato rifiutandosi per protesta di pagare la tassa.

      In molte chiese “cattoliche” tedesche si violano nel modo peggiore le regole canoniche e la disciplina dei Sacramenti: ho visto “intercomunioni” coi protestanti, pastori evangelici predicare dai pulpiti delle chiese cattoliche. Ho visto persino una cosiddetta “vescovessa“, ospite a una Messa “ecumenica”, invitata a tenere l’omelia al Vangelo.

      Ho visto “celebrazioni miste” nelle quali i protestanti presenti andavano a ricevere la Comunione con i cattolici, ecc … ecc…

      Premetto che, canonicamente parlando, «la concelebrazione del Sacrificio Eucaristico insieme ai ministri delle comunità ecclesiali che non hanno la successione apostolica e non riconoscono la dignità sacramentale dell’ordinazione sacerdotale», è un delitto contro il Sacramento dell’Eucaristia e rientra come tale tra i delicta graviora [art. 3 § 4. vedere QUI]. E questi delicta graviora costituiscono peccati la cui assoluzione è riservata alla Sede Apostolica.

      Non pagare la tassa alla Chiesa, invece, non è un delitto contro la fede, specie se la cosa nasce da una protesta basata su una ragione rivelatasi purtroppo del tutto vera.

      I Vescovi tedeschi, non si curano del fatto che molti loro preti – e dico molti e non solo alcuni – compiano autentici delitti contro l’Eucaristia per i quali sono previste sanzioni e pene canoniche gravissime, mentre considerano di motu … loro, come una vera e propria apostasia dalla fede non scucirgli quattrini tramite la tassa di culto.

      Quando quest’uomo morì, io celebrai le esequie funebri, al di fuori della Santa Messa, presso il cimitero.

      Presso la Congregazione per il culto divino e la disciplina dei Sacramenti, giace sempre, da sei anni a questa parte, il dettagliato resoconto di quella vicenda, con indicato il defunto, la sua storia, i preti che si rifiutarono di amministrargli i Sacramenti, quindi la diocesi dove il tutto si è svolto ed il vescovo che all’epoca la governava.

      Secondo lei, hanno fatto qualche cosa?
      A me, non hanno mai risposto.

      Come vede le cose sono più complicate, ma soprattutto più scandalose di quanto si possa pensare.
      E nel mentre, Roma tace.

      Per quanto riguarda l’8X1000, le cose non stanno come lei dice.
      Infatti, barrando l’apposita casella di scelta, lei può dare la sua quota ad una delle confessioni religiose riconosciute dallo Stato, oppure a nessuna, quindi decidere che il suo contributo torni allo Stato.
      In tal caso, non avviene alcuna re-distribuzione.

      • Beppe1944 dice:

        “Per quanto riguarda l’8X1000, le cose non stanno come lei dice.
        Infatti, barrando l’apposita casella di scelta, lei può dare la sua quota ad una delle confessioni religiose riconosciute dallo Stato, oppure a nessuna, quindi decidere che il suo contributo torni allo Stato.
        In tal caso, non avviene alcuna re-distribuzione”

        Che è proprio ciò che io sto dicendo… In Italia l’8×1000 in ogni caso viene dato a qualcuno: ad una delle Chiese (quella che scelgo) o allo Stato (se scelgo lo Stato al posto di una delle Chiese o (se non faccio nessuna scelta) il mio 8×1000 va suddiviso in proporzione dalle scelte espresse a livello nazione alle Chiese e allo Stato. In Germania è una tassa che, SE IO VOGLIO, pago alla Chiesa che più mi garba, e – se non me ne garba nessuna – NON PAGO (e ovviamente con ciò stesso dichiaro di NON appartenere a nessuna Chiesa e quindi, GIUSTAMENTE, non posso usufruire dei servizi di nessuna Chiesa… Io il mio 8×1000 vorrei NON darlo a nessuno; in Italia non posso… in Germania – dove la tassa è più alta – se voglio NON LA PAGO

        • Beppe1944 dice:

          “Per quanto riguarda l’8X1000, le cose non stanno come lei dice. Infatti, barrando l’apposita casella di scelta, lei può dare la sua quota ad una delle confessioni religiose riconosciute dallo Stato, oppure a nessuna, quindi decidere che il suo contributo torni allo Stato. In tal caso, non avviene alcuna re-distribuzione”
          Leggo con più attenzione quanto ha scritto. Le cose in Italia NON stanno assolutamente come Lei afferma. Io posso scegliere una delle Chiese ammesse alla suddivisione, oppure posso scegliere lo Stato (che è una delle possibili opzioni), oppure – come fa oltre il 50% degli Italiani – non fare nessuna scelta, non barrare alcuna casella: in questo caso l’8×1000 relativo a quanto io pago di IRPEF viene suddiviso in proporzione alle scelte fatte a livello nazionale fra le Chiese e lo Stato… In sostanza, diversamente che in Germania, è lo Stato che destina l’8 x 1000 del gettito IRPEF (fiscalità generale) alle Chiese ed eventualmente a se stesso. Io posso semplicemente scegliere che la quota che IN OGNI CASO io pago vada a questa o a quella Chiesa o allo stato (e se non scelgo va a tutte!).

      • Beppe1944 dice:

        Sugli episodi che Lei cita non ho nulla da dire:
        – se cattolici e luterani in Germania vogliono concelebrare, liberi di farlo… che c’entra con il finanziamento delle Chiese? che ne so metteranno in comune le offerte che ciascuna chiesa ha ricevuto…
        – per il poveretto che per ragioni sue anche comprensibili si era per così dire cancellato dalle liste della Chiesa cattolica sapeva che cosa questo avrebbe significato… Sta alla Chiesa decidere se fornire i suoi servizi anche a chi per le ragioni più varie ha deciso di cancellarsi…

      • Beppe1944 dice:

        Personalmente preferisco il sistema tedesco che mi consente di non pagare nessuno perché sono agnostico e indifferente (e quindi tenermi in tasca il contributo e di conseguenza non godere dei servizi di nessuna Chiesa visto che non li voglio)

        In Italia le cose stanno come dico io (e non come dice Lei): il contributo è obbligatorio o a una Chiesa o allo Stato; lo Stato compare come opzione accanto a Chiesa cattolica,e le altre Chiese ammesse; se scelgo Chiesa cattolicaa il copntributo va alla Chiesa Cattolica; se scelgo Chiesa Valdese il contributo va ai valdesi e cosi’ via; se SCELGO Stato il mio contributo va allo Stato, se non scelgo NULLA il mio 8×1000 va in proporzione a tutti (le 7/8 confessioni ammesse e lo Stato, ripeto: in proporzione delle preferenze espresse a livello nazionale; la Chiesa cattolica sdi intasca quindi una percentuale anche del contributo di chi NON esprime preferenze) … Quindi si informi!!!

        • Padre Ariel
          Ariel S. Levi di Gualdo dice:

          Chi le ha risposto non deve affatto informarsi e tanto meno imparare da lei, perché è lei a non avere il buon senso, meno che mai l’umiltà, per capire e per rendersi conto che il lettore che le ha spiegato ciò che c’era da spiegare è uno specialista nello specifico settore economico, finanziario e tributario oggetto di questa discussione.
          Pertanto, se anziché imparare qualche cosa, vuol bordare di spocchia, è pregato di andare a bordare altrove.

          • Beppe1944 dice:

            Vedo, padre Arie, che ha cancellato anziché pubblicare la mia risposta. Sono informato più del suo esperto commercialista (e l’umiltà e il buon senso è a Lei che mancano). Ribadisco che oltre il 50% dei cittadini italiani NON esprime alcune preferenza circa la destinazione dell’8×1000, e che questo 50% viene suddiviso in proporzione alle preferenze espresse a livello nazionale fra gli 8 ammessi alla distribuzione (7 confessioni religiose e Stato). Quindi la Chiesa Cattolica incamera un buona percentuale (circa 70%) delle quote di coloro che non hanno espresso preferenza (solo le Assemblee di Dio e la Chiesa Apostolica rinunciano a questa percentuale a favore dello Stato). Può controllare, se mai l’ha compilato, sul modello 740 o sul modello Unico.
            Preferisco il sistema tedesco: mi dichiaro cattolico? bene, paga l’8% (non l’8xmille!) alla mia Chiesa; sono agnostico? non pago nessuno, e mi tengo i soldi in tasca e ai miei bisogni spirituali ci penso io…

    • Padre Ariel
      Cristiano N. dice:

      (Per Beppe)

      La sua spiegazione è solo parzialmente corretta e, a mio modesto parere, contribuisce a creare ulteriori confusioni.

      L’8×1000 italiano non è un meccanismo contributivo ma un meccanismo distributivo. La Kirchensteuer tedesca e austriaca è un meccanismo contributivo legato a una opzione del singolo cittadino.

      In Italia posso scegliere la destinazione dell’ottava parte per mille dell’IRPEF. Poniamo che su un lordo di 2000 EUR, tale IRPEF sia 500 EUR, con il meccanismo dell’8×1000 io decido che 4 EUR (di quei 1000) andranno ex.g. alla Chiesa Cattolica.
      Il mio gettito contributivo rimane pero 500 (e non 504) EUR.

      In Germania pago addizionalmente un ulteriore tassa (8% o 9% dell’IRPEF) sul mio imponibile.
      Riprendendo l’esempio precedente ora, accanto all’IRPEF, che supponiamo sia identica (500 EUR), avrò’ anche la Kirchensteuer (40 EUR). Il mio gettito contributivo sarà pertanto 540 (e non 500) EUR.
      Ossia in Italia guadagno 2000, lo stato mi tassa 500, io intasco 1500 e decido se l’8×1000 va alla CC.
      In Deutschland guadagno 2000, lo stato mi tassa 540, lo stato ne passa 40 alla CC, io intasco 1460.

      Manca da spiegare come si configura l’opzione a cui accennavo sopra. In Germania (e in Austria) è obbligatorio dichiarare all’ufficiale di stato civile all’atto
      dell’iscrizione nei registri civili del comune di residenza (obbligatorio entro 8 giorni dall’arrivo in tale comune) la propria appartenenza religiosa.

      Qualora l’interessato dichiari RK (Roemisch Katholisch) o EV (Evangelisch) scatta automagicamente la procedura di conteggio della Kirchensteuer. Il datore di lavoro riceve tale informazione e provvede a conteggiare la trattenuta mensile.
      Se l’interessato si dichiara “ohne Bekenntniss”/senza religione, egli/ella non è soggetto alla tassa.
      Quindi: vado a vivere a Norimberga, mi vado a registrare in comune e dichiaro nel formulario RK, scatta la tassa che permane al cambiare di lavoro e/o residenza.

      L’unica maniera per non pagare più la tassa è una dichiarazione formale (davanti all’ufficiale di stato civile) che si vuole procedere all’uscita dalla Chiesa (Austritt).

      Il p. Ariel ha già illustrato quali conseguenze porti con se l’Austritt. La Conferenza episcopale tedesca ha stabilito che coloro che sono usciti in questo modo dalla Chiesa Cattolica non possono per esempio ricevere il Sacramento dell’unzione degli infermi.

      A latere vorrei chiedere ai Padri dell’Isola di Patmos se questo divieto non si avvicina pericolosamente al peccato di simonia – anzi vorrei sapere il fondamento teologico di tale divieto.

      Un eventuale reintegro nella Chiesa Cattolica avviene di nuovo in maniera formale e potrebbe comportare il versamento di tutta o parte della Kirchensteuer per il periodo di “uscita” dalla Chiesa.

      Mi astengo da qualsiasi commento, anche se ne avrei molti, come molti sono i dubbi e le domande che questo sistema mi pone. E non tanto come giusta partecipazione (monetaria) ai bisogni della Chiesa (vedasi Catechismo di Pio X), quanto per quali mentalità a mio avviso distorte e distorcenti esso generi.
      Questo volevo scrivere per fare chiarezza e verità sui termini
      (Astenersi pasticcioni e perditempo)

  7. piertoussaint dice:

    Padre Ariel, sei un mito!
    Schianto sane risate sui tuoi interventi … riso amaro, si capisce.

  8. Padre Ariel
    don Ciro dice:

    … e assieme alla porsche, si potrebbe avere anche il prete in talare come autista?
    Questa vendita è uno scherzo, naturale! Ma che tu, prima di diventare prete, sulla porsche ci andavi veramente, questo non è uno scherzo.
    … scherzi a parte, anch’io sono rimasto tanto male per quel discorso, tanto, tanto!

  9. ettore dice:

    Radio Radicale ha annunciato che Pannella è morto. Cordoglio unanime dei media.
    Umanamente addio, Cristianamente pietà e una prece per Lui.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Ettore.

      Questa sera alle ore 17.30 ho celebrato una Santa Messa di suffragio per la povera anima di Giacinto, meglio conosciuto come Marco Pannella.
      Spero che abbia fatto altrettanto quel … gigione di Padre Federico Lombardi, il quale avrebbe fatto meglio, invece di rendere le dichiarazioni che ha reso, a pregare per un’anima potenzialmente a serio rischio.

      Tutti sappiamo – e lo ripetiamo – che il giudizio è chiuso nel cuore di Dio, ma sappiamo altresì che Pannella non ha seguito una strada che possa portare in sé e di per sé, non dico alla beatitudine eterna, ma neppure nella parte più periferica del Purgatorio.

      Tutto resta però un mistero racchiuso nel mistero della grazia e della misericordia divina, perché nessuno di noi è in grado di sapere cosa è accaduto, anche soltanto pochi minuti prima della morte, tra quella povera anima e Dio.

      E sebbene nessuno lo abbia detto dalla sala stampa della Santa Sede, una cosa è certa: non è assolutamente consigliabile, per la salute dell’anima, vivere come ha vissuto Pannella e professare ciò che lui ha professato per tutta la vita.

      Possa la misericordia divina concedergli almeno il Purgatorio.

  10. Padre Ariel
    don.Miclor02 dice:

    Mt. 11, 17.24
    «”Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e hanno detto: Ha un demonio. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori. Ma alla sapienza è stata resa giustizia dalle sue opere”. Allora si mise a rimproverare le città nelle quali aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si erano convertite: “Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in mezzo a voi, già da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte meno dura della tua!”».

    _________________

    Credo sia scritto tutto qua sopra …
    Certo, bisogna ammettere che Gesù usa un linguaggio veramente poco “misericordioso”, un linguaggio che non sembra proprio essere toccato dalla “tenerezza”, chissà: ha forse paura Gesù della … teneressa ? E poi Gesù parla addirittura di giudizio, di castigo, di inferno e di punizione …
    Ma che linguaggio aggressivo, catastrofico, ma soprattutto poco misericordioso!

    don Michele

  11. Padre Ariel
    Don Marco S. dice:

    … come ti dicevo ieri in privato con un discorso molto più articolato, io sono assai preoccupato per mia madre, che sta per giungere agli 80 anni e che comincia a essere ammalata. Sono preoccupato per lei, ovvio, ma anche per me.
    Conosci infatti la situazione della mia parrocchia di campagna e conosci anche le mie modestissime entrate.
    Mia mamma, con la sua pensioncina, ha sempre provveduto a fare la spesa ed a pagare le bollette della luce e del gas della canonica, ed a dare semmai anche qualche soldo a qualche poverello.
    Ecco … perdere mia mamma, per me, come parroco di una parrocchia per nulla ricca, sarebbe un danno patrimoniale enorme.
    Che cosa dici … in caso di difficoltà, invito una vescovessa luterana lesbica a predicare in parrocchia e chiedo aiuto al tempo stesso all’ente sostentamento clero della Germania, visto che si pocciano 10 miliardi di euro all’anno dalla loro repubblica federale?

  12. Padre Ariel
    Don Franco Messina dice:

    Bellissimo articolo.
    Per sbaglio sono capitato su sat2000 dove andava in onda pane ed acqua, veramente squallido, c’era un tipo che prendeva in giro un cardinale spagnolo, senza dire il nome, per un ricevimento a cui aveva partecipato in Vaticano, esaltando il Papa che lo avrebbe bastonato. Il tutto condito da un pubblico formato da laici e religiosi plaudenti. Veramente una cosa schifosa in tono maoista, ecco come viene speso l’8×1000 per ingrassare questi radical chic. Meno male che questa tv la guardano in pochi e serve solo per far campare i raccomandati dei monsignori furbi, quelli veramente furbi.

  13. ettore dice:

    Studi, formazioni, esperienze, sensibilità molto diverse in campo teologico e sociologico.
    Sempre esortativo, proattivo, un fratello maggiore più che un professore, sotto l’aspetto metodologico e motivazionale, Benedetto XVI citava l’esempio del Santo curato d’Ars e il magistero di San G.P. II sulla formazione del clero.
    http://w2.vatican.va/content/benedict-xvi/it/letters/2009/documents/hf_ben-xvi_let_20090616_anno-sacerdotale.html
    Autoritario e stizzito, come difronte ad una platea ritenuta recalcitrante e poco sensibile allo sprone, più che da padre severo alle prese coi figli discoli, Papa Francesco “ha strigliato” : seguite l’approccio Camara.
    Fiat voluntas Dei!

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