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Il sito di questa Rivista e le Edizioni prendono nome dall’isola dell’Egeo nella quale il Beato Apostolo Giovanni scrisse il Libro dell’Apocalisse, isola anche nota come «il luogo dell’ultima rivelazione»
«ALTIUS CÆTERIS DEI PATEFECIT ARCANA»
(in modo più alto degli altri, Giovanni ha trasmesso alla Chiesa, gli arcani misteri di Dio)
La lunetta usata come copertina della nostra home-page è un affresco del Correggio del XVI sec. conservato nella Chiesa di San Giovanni Evangelista a Parma
Creatrice e curatrice del sito di questa rivista:
MANUELA LUZZARDI
Certo che l’eccessivo (e quarantennale) entusiasmo dimostrato da Teilhard de Chardin per la strana scoperta Uomo di Piltdown, l'”anello mancante” (la più grande truffa scientifica della storia moderna), i dubbi su un suo indiretto coinvolgimento nella truffa e la sua riluttanza a affrontare l’episodio dopo il ’53, non possono che lasciare interdetti quanti si sono fidati della sua serietà (non dico onestà) scientifica e si sono lasciati affascinare dalla sua speculazione teologica.
Altre menzioni positive su Teilhard de Chardin si riscontrano nel 1981, in occasione del centenario della sua nascita, in due lettere: una di Padre Arrupe, Superiore Generale della Compagnia di Gesù e un’altra dell’allora Segretario di Stato Agostino Casaroli, scritta a nome di Giovanni Paolo II e indirizzata all’allora Rettore dell’Institute Catholique di Parigi mons. Paul Poupard. Infine, nella enciclica Laudato si’ (2015), Papa Francesco cita Teilhard de Chardin alla nota n. 53 , nel n. 83 del documento, a proposito dell’idea, certamente presente nel pensiero del gesuita francese, che «il traguardo del cammino dell’universo è nella pienezza di Dio, che è stata già raggiunta da Cristo risorto, fulcro della maturazione universale».
Passaggio tipico del modo di esprimersi poco chiaro di questo pontificato. “Maturazione universale” infatti fa pensare ad un processo tutto interno al Divenire di questo mondo, cioè ad un’attuazione di ciò che vi è di potenziale in questo mondo, nella quale il fine è stato perfettamente raggiunto, per parlare in “aristotelese”. Ma subito dopo, sempre al n. 83, si dice, rimettendo le cose a posto: “Invece tutte [le creature] avanzano, insieme a noi e attraverso di noi, verso la meta comune, che è Dio, in una pienezza trascendente dove Cristo risorto abbraccia e illumina tutto.” Ecco qua: “pienezza trascendente”, il che significa che la “maturazione universale” prepara solo la “pienezza dei tempi”, cioè il momento della fine del mondo, del giudizio, e quindi di una nuova terra e un nuovo cielo nella casa celeste.
Cari Padri, grazie per questo articolo di cui sentivo il bisogno per chiarirmi alcune idee, io mi sono avvicinato al cristianesimo da relativamente poco tempo lasciandomi dietro meditazione ed esoterismo “chic” Guenoniano, e de Chardin lo ricordo come citato praticamente solo da religiosi stile De Mello che sembravano ansiosi di tenere lontane persone come me buttando l’unicità cristiana nel grande calderone del “tutte le fedi parlano della stessa esperienza cosmico/irrazionale”. Un lettore sopra si stupisce del fatto che siano viste come idee pericolose ma posso garantirgli che il Dio immanente alla materia di Chardin e il Cristo/Cosmico che non lascia scampo, o te salvi o te salvi, non mi avrebbero smosso di un millimetro dalle mie posizioni precedenti, per cui grazie condanna del Sant’Offizio.
Se permettete una domanda , ricordo un’argomentazione di creazionisti americani riguardo l’impossibilità dell’evoluzione della vita sino alla soglia dell’umano, in quanto sia la morte che la natura ostile necessaria per il processo di selezione sono conseguenze dell’ambiente cosmico post Caduta e non erano possibili prima di questa. In cosa questa argomentazione è fantateologica?
Caro Padre,
alla Gregoriana, a inizi anni ’80, in quella che avrebbe dovuto essere la mia tesi dottorale, mossi forti critiche a Teilhard de Chardin.
Fui prima invitato a riformulare le mie critiche in … “modo più scientifico”, e quando risposi che la mancanza di criterio scientifico non andava ricercata in me ma nel Teilhard de Chardin, mi misero nella condizione di non andare avanti.
Grandi democratici, i gesuiti anni ’70 / ’80 !
Prima di diventare religioso e sacerdote in età adulta, mi ero laureato in astrofisica ed avevo fatto un dottorato in astrofisica teorica. Dal poco che avevo appreso nel corso di laurea e in seguito negli studi per il dottorato di ricerca, presumevo di avere imparato a distinguere uno scienziato da un autore di fantascienza.
Non ho mai conseguito il dottorato alla Gregoriana e oggi, superati ormai gli ottant’anni, sono felice di non aver “gettato il cervello all’ammasso”, come diceva il buon Guareschi, solo per compiacere i figli di questo padre della fantascienza, che con le loro fantascienze son giunti sino alle pantofole di Pietro …
Ho fatto voto di pregare per la Chiesa e per il Papa per tutti gli anni di vita che Dio mi darà da vivere all’interno del mio monastero.
Avanti, cari fratelli dell’Isola di Patmos, sono con voi, prego per voi e vi seguo con piacere !
Padre Bernardo
Bisognerebbe spiegare queste cose a un gesuita americano di nome Robert Faricy, che da decenni è fissato con la riabilitazione di Teilhard de Chardin e lo presenta come vittima di persecuzioni ingiuste. Il medesimo p. Faricy è fondatore di una comunità carismatica a Roma la quale ripete i suoi giudizi positivi su Teilhard. Spiace, perché l’afflato carismatico è genuino e non ha niente a che vedere col razionalismo paraprogressista ormai dominante nel mondo ecclesiastico (tra l’altro certi gesuiti, p. es. il famoso storiografo padre Martina ma anche l’allora più giovane Bergoglio, prendevano in giro i carismatici).
D’altra parte, dato ormai il clima vigente di ossequio a tutto ciò che riguarda i gesuiti di oggi (quelli di oggi, non quelli antisinistra di una volta!), è facile prevedere che la riabilitazione di Teilhard andrà in porto, come, per altri versi, quella di personaggi non gesuiti come don Milani.
Piccolo inciso un po’ fuori tema: il famoso Gentiloni che sta a Palazzo Chigi non è discendente di quello del Patto Gentiloni ma è nipote di un Gentiloni ex gesuita spretatosi per sposare una sua alunna più giovane e poi finito a scrivere sul “Manifesto” ..
“pensiero pericoloso” quello di Teilhard de Chardin? un padre gesuita “eretico”
EppureDopo il Monitum del 1962, teologi e Papi hanno sottolineato l’importanza del suo lavoro, soprattutto da un punto di vista apologetico e per l’ispirazione che ha saputo portare agli interrogativi di tanti uomini di scienza. Un esempio su tutti è quello di Theodosius Dobzhansky, uno dei padri della teoria dell’evoluzione biologica che ha fatto sue le tesi del paleontologo gesuita dedicandogli l’ultimo capitolo del suo libro di riflessioni filosofiche sulla vita The Biology of Ultimate Concern.Non sono mancati apprezzamenti dal lato ecclesiale. Poco prima del Monitum fu pubblicato il volume del teologo Henri De Lubac, Il pensiero religioso del Padre Teilhard de Chardin, in cui si offrono le chiavi per un’ermeneutica attenta al pensiero dell’autore. Papa Paolo VI, pochi anni dopo il Monitum, in un discorso sulle relazioni fra scienza e fede del 1966, parlò di Teilhard come di uno scienziato che aveva saputo, scrutando la materia, trovare lo spirito, e che aveva dato una spiegazione dell’universo capace di rivelare in esso la presenza di Dio, la traccia di un Principio Intelligente e Creatore…
Caro Beppe,
Teilhard trova lo spirito nella materia, ma non va oltre. Questa infatti è la spiritualità umana; ma trova sempre la materia nello spirito; non sa concepire una pura spiritualità, esente dalla materia, da sè sussistente senza la materia. Sarebbe questa la spiritualità dell’anima separata, dell’angelo e di Dio, la pura spiritualità della grazia, della vita eterna e dello Spirito Santo.
Per questo non riesce neanche a concepire una pura intellegiblità, un puro pensiero, un puro essere, una pura essenza, una pura sostanza. Non riesce a trascendere l’immaginazione.
Per questo gli ripugna la metafisica e vorrebbe sostituirla con un “iperfisica”, che non è altro che la fisica gonfiata all’infinito.
Da qui la fatica anche a concepire l’universale, l’astratto, l’immutabile, l’eterno, il sovraspaziale e il sovratemporale.
Viceversa nello stesso ragionare scientifico fa intervenire arbitrariamente fattori vitalistici e spiritualistici che non risultano affatto da un serio metodo scientifico, con la pretesa di ammettere uno spirito e una vita latenti nelle realtà inanimate.
Aggiungerei che la (relativa e quasi sempre indiretta) popolarità, a volte anche fra persone in buona fede, dei Teilhard, o delle sgangherate “filosofie” New Age, o, per altro verso, delle prediche dei vari Bianchi, Ronchi, Maggi, i quali – per estendere il suo concetto – sostituiscono la metafisica con un “iper-umano” inteso come sublimazione totalizzante dell’umano, tutte suggestioni immanentistico-panteiste che sottendono un rifiuto della paternità di Dio e un rifiuto ad entrare infine nel suo “riposo”, cioè a trovare pienezza di vita nella sua casa celeste, questa popolarità, dicevo, deriva dal fatto che l’orizzonte metafisico viene oggi percepito come freddo, arido, intellettuale, cervellotico, straniero. E qui è mancata un’adeguata opera pedagogica da parte della Chiesa, che non ha saputo comunicare come quell’orizzonte metafisico adombri una realtà necessariamente più famigliare, in anima e corpo, alla nostra vera essenza.
Cari Padri,
apprezzo con particolare attenzione questo documento, chiaro e sintetico, che mi permette di chiudere i conti con la teologia di De Chardin. Perché “chiudere i conti”? Per un motivo, che poi sfocia in una domanda che vi pongo: i rapporti tra il pensiero del teologo e Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Io leggevo commenti (positivi) su De Chardin e concludevo: questo è un pazzo, o uno scrittore di fantascienza mancato (vedo che andavo vicino al giudizio di Mauritain). Poi però leggevo decisi apprezzamenti da parte dei due papi citati… e ne concludevo che ero io a non averlo capito. Ora devo concludere che i due papi, su Chardin, si sono spiegati malissimo … sapete meglio di me a cosa mi riferisco, i passaggi sono molti; p.es. certi riferimenti alle “liturgie cosmiche” e al “cosmo ostia vivente”. Forse sarebbe utile chiarirli.
PS Il che mi porta anche ad un’altra considerazione: è certo giusto voler prendere le cose positive che pur esistono in sistemi teologici bacati… ma se non si è più che perfetti nel chiarirsi, di questi tempi è cosa molto pericolosa per la salute dei fedeli.
Caro Fabrizio,
San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno espresso un parere positivo su Teilhard come scienziato e per la sua istanza, in sé giusta, di origine paolina, alla quale pure io ho accennato, di vedere nel Cristo parusaico l’Alfa e l’Omega di tutta l’evoluzione del modo, dell’uomo, della Chiesa e della storia.
Come già accennò il Padre Ariel S. levi di Gualdo in un suo articolo apparso su questo sito nel 15 febbraio 2015, Il Christus Totus di Sant’Agostino: dal prologo alla Lettera agli Efesini alla storia della teologia dogmatica, la visione teilhardiana può essere assimilata quella agostiniana del “Christus Totus”, abbracciante Cristo come Capo della Chiesa suo Corpo mistico e dell’umanità e Signore dell’universo. Senonché però S.Agostino distingue chiaramente Cristo dal mondo e si guarda bene dal farne il vertice dell’evoluzione del mondo.
Così pure,come ho detto, non può essere approvata la visione teilhardiana della Messa e dell’Eucaristia, che risponde ad un’istanza in sé gusta, quella di mostrare come la celebrazione della Messa e la consacrazione del pane e del vino nella Messa operata dal celebrante causano nel mondo un irraggiamento di grazia ed un’energia elevante e salvifica che si espandono e vanno a stimolare l’evoluzione e il progresso del mondo fisico e spirituale verso il Cristo Omega.
Quello che è sbagliato in questa visione è un’allargamento o transfinalizzazione indebiti, arbitrari, fantastici, spropositati e illegittimi dell’azione liturgica, che hanno un sapore di magia o di manipolazione dissacrante, quasi nell’idea che l’atto liturgico acquisti un maggior potere, al di là o contro le funzioni proprie ed ufficiali e al di là dell’ambito della celebrazione liturgica e della confezione del sacramento eucaristico, al di là dei loro limiti essenziali voluti da Cristo e dalla Chiesa, come se la liturgia non fosse un “fare e un dire quello che Cristo ha fatto e detto”, ma un prender spunto o input da cui partire per aggiungere dell’altro di conio personale, una libera creazione con la quale si crede o ci si immagina di raggiungere un’unione con l’universo e con Dio migliore della puntuale, fedele, diligente, coscienziosa, precisa ripetizione ed esecuzione di quanto Cristo ha fatto e detto e del rito da Lui stabilito.
Chiaro. Grazie.
Il DNA di tutti gli esseri viventi è composto da adenina, citosina, guanina e timina.
Solo 1,5% del DNA contiene sequenze codificanti i viventi secondo la loro specie.
Si è scoperto che il restante 98,5% del genoma umano, denominato junk, spazzatura, non sense, muto…, è attivo almeno per l’80% e contiene un sistema di interruttori in grado di controllare come e quando attivare i geni che controllano e determinano lo sviluppo cellulare.
E’ così assurdo ipotizzare allora che, per opera dello Spirito Creatore, un qualsiasi interruttore presente nel 98,5% dello junk DNA di una scimmia abbia fatto in modo che il restante 1,5% DNA diventasse umano trasformando la scimmia in una semplice incubatrice per il primo uomo?
Caro Orenzo,
Come ho detto, l’ipotesi che Dio abbia creato il supplemento di DNA sufficiente alla creazione dell’uomo, ossia alla creazione di un’anima umana in un corpo di scimmia traspare anche dall’enciclica di Pio XII Humani Generis, laddove il Papa parla di una “humani corporis origo ex iam exsistente ac vivente materia” (Denz.3896).
Senonché, però, come ho detto, dato che, secondo la divina Rivelazione, la coppia edenica fu creata in uno stato di nobilissima costituzione fisica e di altissima perfezione morale e spirituale, appare estremamente sconveniente che Dio abbia un coppia di genitori scimmie a nostri progenitori, piuttosto li abbia creati anima e corpo Egli stesso direttamente nell’Eden, come del resto lascia insinuare il testo biblico. Il ”fango” dal quale Dio avrebbe formato la coppia potrebbe essere anche semplice materia inanimata.
Ciò si potrebbe comporre bene con l’esistenza di scimmie su questa terra, esistenza dimostrata dalla scienza prima della comparsa dell’uomo. Ma allora, come ho detto, questo fatto vorrebbe dire che, trattandosi già di questa terra inabitabile ed ostile all’uomo, tale situazione della terra costituirebbe un effetto retroattivo del castigo del peccato originale.
Mentre infatti la scienza non può indagare sulle condizioni dell’Eden, che era uno stato preternaturale della terra (“paradiso terrestre”), da noi noto solo per Rivelazione, la scienza può indagare e di fatto ha indagato sulla storia della terra precedente e conseguente all’Eden, una natura decaduta dall’originario stato sublime di perfezione edenica, che fu una condizione preternaturale temporanea, dalla quale i progenitori sono stati scacciati in castigo del peccato (Gen 3, 23-24).
Ipotesi per ipotesi e tenendo presente che la Genesi non tratta di “come” è stato creato il mondo ma da Chi e perché, è più “sconveniente” aver avuto una scimmia come “incubatrice” o essere stati tratti dal “fango”?
Ipotizzo inoltre che la comparsa dell’uomo decaduto su questa terra sia soggetta alle leggi di natura mentre la sua creazione dell’Eden, nella sua preternaturalità, è questione di fede.
Grazie Padre Giovanni per la Sua dotta esposizione, che ben potrebbe essere una solida base – secondo la sua giusta proposta – per una Commissione di lavoro della Congregazione per la Dottrina della Fede su Teilhard de Chardin, nella circostanza del relativo interpello del Papa da parte del Pontificio Consiglio della cultura.
Un paio di cose:
1. E’ emblematico, ma certo non stupisce, vista l’aria che tira, che un Pontificio Consiglio voglia “riabilitare” una figura come quella in argomento, caratterizzata dai macroscopici errori di pensiero, se non veri e propri momenti di eresia, come quelli da Lei puntualmente evidenziati.
2. Se la materia, come è logico, dovesse essere affidata dal Papa, a ciò interpellato, alla Congregazione per la dottrina della fede, speriamo che non finisca come con Don Lorenzo Milani, che a suo tempo, in una vicenda del tutto analoga a questa, venne incomprensibilmente “sdoganato” dalla medesima Congregazione, dando così la stura a quel malaugurato processo di “riabilitazione pratica” del quale anche L’Isola di Patmos ha dato conto [vedere QUI]
con grave danno per il popolo, visto il “cattivo maestro” che gli è stato portato ad esempio. Sono ancora a domandarmi come abbia potuto S.E. il Card. Gerhard Ludwig Müller, Prefetto della Congregazione al tempo dello sdoganamento milaniano, firmare la relativa delibera.