«Vi dico che se questi taceranno, grideranno le pietre». Ridatece Pasquino: presto!

– attualità ecclesiale –

«VI DICO CHE SE QUESTI TACERANNO GRIDERANNO LE PIETRE»  RIDATECE PASQUINO: PRESTO! 

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La verità, che è madre di ogni democrazia, è di per sé stessa liberante, non è impositiva, illumina l’intelligenza e informa la libertà di ogni individuo. Davanti alla verità, l’uomo non può non schierarsi, esso deve decidere se abbracciarla o rifiutarla. Nel momento che la si abbraccia se ne diventa il cercatore, non per tornaconto personale, ma perché la verità è suadente e seduce l’uomo verso quel bene ― personale o comunitario ― che non conosce doppiezza o compromesso, pena il disconoscimento della verità stessa che deteriora così in menzogna. 

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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Roma, statua di Pasquino

Chi si trova a passare per il rione Parione a Roma, non avrà difficoltà a raggiungere Piazza Pasquino, dove il visitatore noterà, all’angolo di Palazzo Braschi, la celebre statua parlante del satirico epigrammatico chiacchierone più famoso della storia della Capitale.

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Pasquino, statua del periodo ellenista del III secolo a.C., è stato colui che ha dato voce al popolo, utilizzando la satira e lo sberleffo per mettere in luce situazioni politiche, sociali o anche religiose che non era più possibile tollerare. Dalle pungenti pasquinate non furono risparmiati neanche i Papi. Sotto i pontificati di Adriano VI, di Sisto V e di Clemente VIII, la statua rischiò di essere frantumata e distrutta. Solo la saggezza di qualche lungimirante prelato all’interno dello Stato Pontificio dissuase il Romano Pontefice Sisto V da un tal proposito, dopo che era apparsa l’epigrafe: «Quer boia der Papa Sisto che nun perdona manco Cristo». Pena per la distruzione della statua, sarebbero state le ripercussioni e le incontrollabili reazioni del popolo romano.

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Allora bisogna convenire, obtorto collo, che er pupazzo de Pasquino svolgeva con la sua attività un servizio utile a molti: ai potenti che si vedevano redarguiti e ricondotti alla riflessione; al popolo che si sentiva tutelato, unendosi sotto un simbolo comune; alla libertà di pensiero che poteva finalmente esprimersi al di là dell’immancabile censura che rischiava di offuscare la verità delle cose. Forse è questo il motivo per cui una certa sana satira e un’equa auto-critica, nei dovuti modi, nei giusti tempi e contesti, può essere molto più utile rispetto a certi provvedimenti ufficiali.

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Roma, statua di Pasquino

Il personaggio di Pasquino, tralasciando l’uso strumentale, politico o ideologico che questo simbolo ha incarnato nel tempo, costituiva di fatto la voce del popolo. Di un popolo papalino, fedele al trono e all’altare ma che al bisogno non rinunciava di praticare la ben nota schiettezza romanesca tanto invocata dall’odierno mainstream ecclesiastico con il termine di parresia. Già … Parresia, ma di che cosa stiamo parlando? La parresia è una realtà antica, secondo gli studiosi già il drammaturgo Euripide [ca. 480-406 a.C.] esprimeva con questo termine la virtù di affermare con forza la verità. Altri filosofi del mondo classico del calibro di Socrate [ca. 469-399 a.C], Platone [ca. 428-348] e Aristotele [ca. 384-322 a.C.] si dichiaravano cercatori della verità e nella pratica e nell’insegnamento della parresia contribuivano a costruire le basi per quello che sarebbe stato il sistema democratico ateniese. Una società può rimanere in piedi solamente se rimane saldamente ancorata alla verità, la menzogna e la doppiezza costituiscono per tanto l’unico vero ostacolo ad ogni buon sistema democratico di governo.

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Il filosofo e saggista francese Paul-Michel Foucault espresse per questo motivo il proprio pensiero con il famoso aforisma: «perché ci sia democrazia ci deve essere parresia». Ma è proprio a questo punto del ragionamento che si rende necessario un chiarimento. Platone distingueva due tipologie di parresia: una veritiera denotata come virtù sapiente e costruttiva e una falsa denotata come ingannevole e illusoria. Desidero soffermarmi sulla prima tipologia, tralasciando per il momento la seconda ad altri approfondimenti successivi. Capiamo bene come la parresia spinga l’uomo verso la faticosa ricerca della ben rotonda verità, rispetto al pericolo di assolutizzare le opinioni personali promuovendole a verità d’éliteA questo proposito, basti pensare ai più famosi regimi dittatoriali della storia che si sono caratterizzati proprio in seguito alle verità personali dei loro leaders.

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La verità, che è madre di ogni democrazia, è di per sé stessa liberante, non è impositiva, illumina l’intelligenza e informa la libertà di ogni individuo. Davanti alla verità, l’uomo non può non schierarsi, esso deve decidere se abbracciarla o rifiutarla. Nel momento che la si abbraccia se ne diventa il cercatore, non per tornaconto personale, ma perché la verità è suadente e seduce l’uomo verso quel bene ― personale o comunitario ― che non conosce doppiezza o compromesso, pena il disconoscimento della verità stessa che deteriora così in menzogna. E dinanzi alla verità non si può tacere, perché «Se questi taceranno, grideranno anche le pietre» [cf. Lc 19, 40].

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Roma, statua di Pasquino

Di fronte al pericolo, sempre più incombente, di un relativismo contemporaneo che distorce e falsifica la verità, c’è bisogno di ribadire con forza che la verità è unica e possiede un nome: Gesù Cristo. Non esistono altre verità ― o verità parallele ― a cui l’uomo può approcciarsi per giungere al bene desiderato. A spiegarcelo è il magistero della Chiesa: «Chiamati alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo, «luce vera che illumina ogni uomo» [Gv 1,9], gli uomini diventano «luce nel Signore» e «figli della luce» [Ef 5,8] e si santificano con «l’obbedienza alla verità» [1 Pt 1,22 – cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Veritatis Splendor n° 1], che realizza ogni parresia e permette di sperimentare quella grazia divina che previene e soccorre l’uomo davanti allo spirito menzognero per eccellenza ― Satana ― e alla sua opera. Se infatti l’operare e l’agire di Dio si declinano attraverso la mediazione della verità del Verbo incarnato nel mondo, l’opera del Maligno e dei suoi seguaci si declina attraverso il disconoscimento di Dio e del Cristo fino alla disobbedienza volontaria e consapevole i cui frutti della modernità e della contemporaneità vanno dal relativismo e dallo scetticismo [cf. Gv 18, 38], fino alla ricerca di una illusoria libertà al di fuori della stessa verità. [cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Veritatis Splendor n° 1].

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Con l’avvento del Cristianesimo la Parresia assume un ruolo sempre più netto a partire dalla verità evangelica e dalla sua morale che ha nella persona di Cristo ― Verbo fatto uomo ― la sua fonte e il suo culmine. L’allenamento faticoso che il cristiano deve praticare per poter attraversare la porta stretta che gli consente di permeare nella verità di Cristo [Lc 13,24] è simile allo sforzo che il filosofo Socrate praticava per far scaturire dai suoi uditori la verità, con la differenza che in Socrate non agiva la grazia divina donata a ciascun uomo con il battesimo. La verità si è manifestata all’uomo e la grazia che gli è stata accordata per rende possibile tutto questo: «Perché la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo» [Gv 1,17].

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Roma, statua di Pasquino

Sono sempre più convinto che per il cristiano l’agire o il parlare con parresia non implica solo una discussione accademica o un confronto di vedute e opinioni al fine di operare una sintesi, ma è anzitutto la scoperta e il riconoscimento di quella realtà eterna che insiste nella persona del Dio Verità. Il cristiano perciò agisce con parresia quando, riconoscendo la verità del Dio Trinità, attribuisce a ogni cosa creata il suo giusto posto e valore, giungendo all’ordine che è il contrario del caos menzognero.

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Viviamo in un periodo storico in cui la Verità della Rivelazione viene adattata e, nei casi più gravi, negata per fare spazio a opinioni e giudizi personali che gonfi di personalismo e individualismo assurgono a verità. Oggi tutti possono esprimersi con il fatidico: «secondo me…», la formula magica che spalanca l’alternativo e contrasta ogni verità scomoda al fine di sdoganare ogni illecito. Davanti agli eventi storici o filosofici, davanti all’evidenza naturale o biologica, di fronte a ogni insegnamento divino rivelato si erge impietoso il setaccio del «secondo me…», nuovo mantra del pensiero unico contemporaneo e di una certa ecclesiologia in uscita.

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Sfido i nostri Lettori a non aver mai sentito dire in casa o a lavoro, dai vicini o dai lontani, la frase oppositiva «secondo me…», sfoderata contro la radicalità del Vangelo o dell’insegnamento della Chiesa. Così, mettendo in discussione tutto e cercando faziosamente un dialogo sterile, figlio di una parresia ingannevole, i seguaci del «secondo me…» ― che poi si trasforma in secondo noi quando si celano le lobby di potere ― impongono la censura di fatto e, creando ipotetici nemici, dettano l’agenda dei governanti del mondo, destituendo così la libertà democratica che non è più in grado di riconoscere e approcciarsi alla verità.

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In certi ambiti si è già realizzata la profezia di Gilbert Keith Chesterton che dice:

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«Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade verranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate…» [cf. G.K. Chesterton, Eretici, Lindau, Torino, 2010, pp. 242-243].

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Roma, statua di Pasquino

Posando lo sguardo sulla Chiesa, la situazione non è del tutto dissimile da quella presente nel mondo laico. Smarrendo la Verità di Dio, si riciclano smaniosamente verità mondane nella speranza di apparire più convincenti, più accattivanti e spesso più aggiornati di Cristo stesso. Atteggiamento questo che conduce all’incapacità di proferire parola e che richiama da vicino il caso del sacerdote Zaccaria, padre del Battista, che non accettando l’opera di risanamento di Dio, divenne muto fino a quando non avesse proclamato nella verità il nome di quel suo unico figlio generato dalla misericordiosa verità divina.

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Il silenzio dirompente che si leva oggi dalle sacrestie, dai conventi e monasteri, dalle curie e dai vicariati è il conseguente risultato di una perdita di identità profonda che nega l’opera redentrice di Cristo Via, Verità e Vita per glorificare l’opera dell’uomo e del Principe di questo mondo [Gv 12,31]. Così, tutte le realtà più terribili di oggi: dall’attacco alla vita in tutte le sue forme, al disfacimento dell’istituto matrimoniale e della famiglia, alla dignità dell’uomo come immagine di Dio, vengono fatte passare come conquiste umanitarie e di civiltà dai nuovi corifei della verità. Una falsa parresia, insincera e subdola conduce l’uomo nel suo affrancamento prometeico a disconosce sé stesso e a scambiare la redenzione per lotta sociale e la buona notizia del Vangelo per movimento rivoluzionario che include l’odio al nemico e l’eliminazione degli avversari.

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La Chiesa e gli uomini di chiesa non sono più costituiti e formati come luoghi di incontro e di riferimento per trovare la Verità, ma diventano novelli anfiteatri in cui scorrazzano fameliche le fiere delle ideologie pronte a dilaniare i novelli martiri della Verità di Cristo, spinti nell’arena da coloro che un tempo ne erano i custodi. Forse, ci sono troppi preti che se le danno di santa ragione sui social network twittando tutto contro tutti … aridatece Pasquino! Forse, ci sono troppe Eminenze ed Eccellenze che in veste di tuttologi frequentano con più assiduità i talk show anziché le canoniche dei loro sacerdoti per portare conforto e vicinanza paterna … aridatece Pasquino! Forse, troppi religiosi si concentrano di più nel ballare e nel cantare tra i palchi, in preda a un non ben definito irenismo collettivo, invece di riproporre con coraggio e fermezza il carisma della vita consacrata così come è stata vissuta dai propri santi fondatori … aridatece Pasquino!

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anche il Pontefice regnante, come molti suoi predecessori, è stato reso oggetto di una pasquinata

Quanto sarebbe salutare ascoltare delle pasquinate che ci facciano vergognare in modo autentico, che mettano in ridicolo le nostre manie da redentori dell’ultim’ora, che lascino in mutande le nostre pretese da baby dittatori, che ci mettano nuovamente in cuore il desiderio della Verità che salva e che si attua solo facendo quello per cui Cristo ci ha chiamato.

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Fra tanti chiacchieroni moderni e sproloquiatori autorizzati, ridateci l’antica voce del popolo romano che spesso incarna la verità del detto Vox populi, vox Dei. Quindi ridateci lui: ridateci Pasquino!

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Laconi, 23 settembre 2019

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