Un caso serio: da Lutero a Rahner attraverso Hegel. Giochi di prestigio e salti mortali …

Padre Giovanni

– Theologica –

UN CASO SERIO: DA LUTERO A RAHNER ATTRAVERSO HEGEL. GIOCHI DI PRESTIGIO E SALTI MORTALI …

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Sotto pretesto dell’ecumenismo, è accaduto che un rinato, devastante e seducente modernismo ha ceduto agli errori di Lutero. È questo il falso ecumenismo promosso per quant’anni dal Cardinale Walter Kasper, influenzato dall’idealismo tedesco.

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli OP

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[…] i Rahneriani, questi nuovi farisei, convinti di essere all’avanguardia della Chiesa, non fermati a suo tempo tempestivamente da un episcopato miope e pauroso, e quindi per troppo tempo tollerati ed imprudentemente ammirati, hanno avuto agio, sin dall’immediato post-concilio, di organizzarsi e di crescere, puntando sistematicamente e sfrontatamente alla conquista del potere romano, e raccogliendo adepti negli ambienti accademici e dell’episcopato. E adesso Roma si trova attorno a sé questa folla invadente di intriganti, che la lisciano, la soffocano, vorrebbero imporle le loro idee, ne intralciano l’azione e fanno apparire Roma macchiata da una mondanità, che in realtà essa non possiede.  

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20.05.2016 Giovanni Cavalcoli, OP – «UN CASO SERIO: DA LUTERO A RAHNER. GIOCHI DI PRESTIGIO E SALTI MORTALI …»

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5 commenti
  1. Eros Francesco Tallarico dice:

    Pur non condividendo la posizione di padre Giovanni Cavalcoli su Amoris Laetitia, anzi, la sua posizione relativamente al dibattito sinodale, giacché, mi pare, il caro padre su di essa (sull’esortazione cioè) non sia entrato nel merito dei contenuti, anche se una certa convergenza tra essa e l’esortazione del Romano Pontefice pare sia forte; non posso, ciò nonostante, non manifestare sentimenti di gratitudine per una persona come padre Cavalcoli, il quale, nel mio percorso all’interno della Romana Chiesa, costituisce un punto di luce e di equilibrio.
    Se non erro, padre Cavalcoli ha ricevuto l’offesa di non essere più pubblicato da certi fogli telematici, proprio a motivo della sua posizione all’interno del dibattito sinodale. Non è ammissibile un simile comportamento nei confronti di un teologo e di un metafisico alla cui scuola io, indegnamente e furtivamente mi pongo, allo scopo, appunto, di ricavare luce ed equilibrio circa la autentica fede. Seppure da persona non colta e a seguito della conversione, e, quindi, per necessità di cose, mi diletto a leggere i grandi del pensiero tradizionale. Ebbene, sono loro a dirmi, implicitamente, del valore di uno come Cavalcoli.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Eros Francesco.

      Entro nel discorso per dirle che l’episodio al quale lei si riferisce è stato umiliante non per il Padre Giovanni Cavalcoli e per me, ai quali fu negata la pubblicazione di articoli di pura speculazione teologica da dei Signori Laici che si erano messi a fare i politicanti lefebvriani mascherati da cattolici duri e puri; perché in verità la cosa fu umiliante per loro, non per noi. E gliene spiego il motivo: se il Padre Giovanni ed io producessimo degli scritti di carattere socio-politico, in quel caso dovremmo essere soggetti a tutte le contestazioni e le scelte di “direttive editoriali”. Se però produciamo – come sempre abbiamo fatto – scritti di teologia speculativa o di teologia ecclesiale, fondati sul deposito della fede, sulla dottrina e sul magistero della Chiesa, non esiste proprio che dei Signori Laici, senza alcuna seria e profonda formazione teologica, si mettano a censurare dei teologi perché a loro “politico” dire certi scritti non corrispondono alla “loro” linea “teologica“.

      Il tutto vuol dire, tra l’altro, ammantarsi di una non meglio precisata traditio catholica ma ignorare al tempo stesso, dolosamente e ideologicamente, che il munus docendi è stato conferito a noi; e ci è stato conferito dalla Chiesa, per la Chiesa e dentro la Chiesa per Sacramento di grazia, ed è la Chiesa attraverso la sua Apostolica Autorità costituita, la sola a poterci dire, eventualmente, cosa scrivere e come scrivere in materia di dottrina e di fede, non certo dei laici privi spesso di una formazione teologica di base.

      Io che sono un presbitero, ogni volta che amministro confessioni ai sacerdoti miei penitenti, alla fine della confessione, dopo l’assoluzione, bacio sempre la mano ai confratelli che mi hanno scelto come confessore; e ciò come chiaro segno della venerazione che io ho per il Sacerdozio ministeriale e per tutti coloro che, per mistero di grazia, per quanto indegni e peccatori, per arcano mistero partecipano al Sacerdozio ministeriale di Cristo.

      Abbiamo quindi lasciato entrambi certe persone libere di vivere la loro idea soggettiva di Chiesa e la loro idea più soggettiva ancora di rispetto verso la figura sacerdotale; da essi rispettata solo ed esclusivamente se il sacerdote fa quel che dicono loro, pensa quel che pensano loro, conferma ciò che spesso di dottrinalmente sbagliato – od a volte persino ereticale – sostengono loro.

      Il Padre Giovanni Cavalcoli ed io, assieme al nostro giovane collaboratore e valente filosofo e teologo Jorge A. Facio Lince, con il prezioso aiuto tecnico della nostra webmaster Manuela Luzzardi, abbiamo chiuso l’anno 2015 con oltre 3.000.000. di visite.
      In questo corrente anno – anche se in quei giorni non ne demmo notizia perché impegnati con tutt’altri scritti – nei primi quattro mesi di attività, dal 1° gennaio al 30 aprile abbiamo superato i 3.000.000. di visitatori.
      Alla data odierna 23 maggio, il numero delle visite è giunto già a 3.652.000.

      Ritengo pertanto – e tutti assieme riteniamo – di avere avuto molto più di quanto ci saremmo aspettati come compenso per il nostro lavoro apostolico svolto attraverso la rete telematica.

      Il tutto per dirle che tra certi laici filo-lefebvriani e certi neocatecumenali scalmanati che fanno danze tribali attorno all’altare e che mutano l’Eucaristia in una esotica cena “celebrata” spesso fuori dagli spazi sacri, non c’è differenza alcuna, perché di fondo, ad entrambi, non è chiara la figura del sacerdote come maestro, guida e pastore in cura di anime.

  2. Gianluca Bazzorini dice:

    Ho letto il commento giustamente critico di Mons. Antonio Livi nei confronti di Amoris Laetitia. Esattamente il contrario che invece ne fa Padre Cavalcoli elogiando questa blasfema esortazione. Bergoglio, a differenza di quanto afferma Cavalcoli, è il Problema in quanto è anch’esso insieme a quanti lo circondano un rahneriano e teillardiano per cui è chiaramente un’eretico. Anche il Concilio Vaticano II è in sé stesso inquinato da eresie per cui non a nulla a che fare la sua più o meno interpretazione eterodossa.

    • Padre Ariel
      I Padri dell'Isola di Patmos dice:

      Caro Sig. Bazzorini.

      Anche noi abbiamo sollevato e possiamo sollevare alcune perplessità sullo “stile” del testo della Amoris Laetitia, sulla scelta del suo “linguaggio espressivo”, sulla sua “lunghezza”, sulla sua “non particolare chiarezza” in alcune pagine … perché tutto questo rientra nella lecita, anzi nella preziosa critica teologica, fatta con carità e soprattutto in ossequio alla Suprema Autorità della Chiesa. E questo è ciò che ha fatto Antonio Livi, come altri teologi e studiosi.

      Lei può esprimere ciò che vuole, è affar suo e sotto certi aspetti è gravame tutto quanto della sua anima. Ciò che invece non può fare è di coinvolgere l’eminente filosofo e teologo Antonio Livi a suffragio delle sue idee personali, che a nostro parere sono alquanto peregrine.

      Noi conosciamo molto bene Antonio Livi, non solo perché nell’ottobre 2014 fondò assieme a noi questa rivista, sulla quale rimane il suo nome come padre fondatore, ma perché conosciamo le sue opere e soprattutto il suo zelo sacerdotale.

      Antonio Livi è l’ultimo erede della grande scuola romana ed è un raffinato epistemologo.

      Seguendo la tecnica antichissima del Demonio, lei cerca di seminare zizzania mettendo le persone le une contro le altre; e questo è, per l’appunto, diabolico.

      Per questo la invitiamo, sia in questa sede sia altrove, a non coinvolgere il nome di Antonio Livi in queste sue affermazioni, ed il tutto per questo semplice motivo:

      – Antonio Livi non accetterebbe mai che un atto di magistero del Sommo Pontefice sia definito «blasfemo»;
      – Antonio Livi non accetterebbe mai che il Sommo Pontefice sia definito «eretico»;
      – Antonio Livi non accetterebbe mai che l’ultimo concilio ecumenico della Chiesa sia definito «inquinato da eresie».

      Perché il tutto, per lui come per noi, sarebbe la negazione del nostro ministero sacerdotale e del servizio reso alla Chiesa come teologi.

      Pertanto, se lei vuole sostenere queste tesi assurde in supremo odio alla Chiesa e al Romano Pontefice – ed è sua libertà e diritto farlo – lo faccia a nome suo, ma non coinvolga a suffragio di esse il nome di un teologo ortodosso e di uno zelante presbitero anziano come Monsignor Antonio Livi, il quale, come noi, ha promesso devota e filiale obbedienza al vescovo che lo ha consacrato sacerdote in comunione con il Vescovo di Roma; ed a questa promessa, che rientra nei misteri della fede e nel mistero della partecipazione al Sacerdozio ministeriale di Cristo, egli non è mai venuto meno e mai verrà meno, glielo garantiamo noi che lo conosciamo bene sia come zelante presbitero sia come zelante filosofo e teologo al quale non cesseremo mai di volere bene e di tributare fraterna stima sacerdotale.

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