Autore Padre Ariel

L’elogio dell’eresia di Paolo Pasqualucci

L’ELOGIO DELL’ERESIA DI PAOLO PASQUALUCCI

[…] adempiendo giornalmente alle mie funzioni sacramentali ho l’indegno onore di annunciare il Verbo di Dio all’assemblea dei fedeli, proclamando il quale non dico mai – e come me non lo dicono i miei Venerabili Fratelli Sacerdoti, inclusi gli epistemologi — « Dal Iota Unum secondo Romano », né il Popolo di Dio risponde: « Lode a te Amerio ».

Il testo del Prof. Paolo Pasqualucci al quale è stata data la risposta che sotto segue è leggibile QUI

Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

Carissimo figliolo.

La professorite cronica è una malattia dalla quale spesso non si riesce a guarire e non di rado può portare a sprofondare in parte nella tuttologia cosmica in parte nel delirio di onnipotenza. Per questo comincio subito col dirle che qualora lei avesse visto il kolossal cinematografico I Dieci Comandamenti con la splendida interpretazione di Charlton Heston nel ruolo del Patriarca Mosè e di Yul Brynner nel ruolo del faraone egizio [vedere QUI], ciò non la autorizza a sentirsi un esperto in scienze bibliche né a dispensare una sapienza che mostra di non avere nel merito specifico dei temi che ha presunto di trattare nel suo articolo oggetto di questa mia risposta, al di là delle sue intenzioni interiori che io non posso leggere né giudicare. Stando però a ciò ch’ella scrive ed esprime pubblicamente — non ultimo attraverso ampi copia e incolla fatti su testi di autentica fantascienza canonistica tratti dagli scritti diffusi dai circoli lefebvriani — devo prendere atto che dalle sue righe non traspaiono né buone intenzioni né autentici sentimenti cattolici.

Per il mandato a me conferito dalla Santa Chiesa di Cristo sono stato chiamato attraverso il sacerdozio ministeriale all’esercizio della paternità universale sui Christi fideles che il Signore Gesù ha affidato a Pietro e agli Apostoli comandando loro di pascere il suo gregge [cf. Gv 21, 15-17]. Noi presbiteri siamo i diretti collaboratori degli Apostoli depositari della pienezza del sacerdozio i quali hanno trasferito su di noi parte delle loro potestà sacramentali, docenti e di governo; ed in piena comunione e devota obbedienza ai nostri vescovi siamo chiamati all’esercizio del sacro ministero secondo il nostro grado sacramentale.

Ariel evangeliario

il presbitero Ariel S. Levi di Gualdo porta in processione il Santo Vangelo durante una celebrazione presieduta dal Vescovo

Esercitando il sacro ministero ed i poteri sacramentali e docenti ad esso correlati per il servizio alla Chiesa Cattolica e al Popolo di Dio, nei miei scritti parto sempre citando il Santo Vangelo; al contrario di lei che chiamando in causa anche la Signora Maria Guarini che ha ospitato il suo scritto nel proprio blog, parte invece all’attacco dirompente citando avanti a tutto l’opera Iota Unum di Romano Amerio.

Ritengo doveroso informarla che nell’adempiere ogni giorno alle mie funzioni sacramentali ho l’indegno onore di annunciare il Verbo di Dio all’assemblea dei fedeli, proclamando il quale non dico mai — e come me non lo dicono i miei Venerabili Fratelli Sacerdoti, inclusi gli epistemologi — «Dal Iota Unum secondo Romano», né il Popolo di Dio risponde: «Lode a te Amerio». All’assemblea riunita per la celebrazione del Sacrificio Eucaristico, prima che il sacerdote acclami il Santo Vangelo, uno o più lettori proclamano letture e salmi tratti dai Libri della Rivelazione. Posso assicurarle che in nessuna chiesa si legge il Denzinger durante l’azione liturgica, né i trattati narcisistici dell’estetica filosofica in cui si proclama che «la bellezza ci salverà», perché è stato il sangue dell’Agnello Immolato che ha lavato il peccato del mondo [cf Gv 1, 29], non la bellezza di certi filosofi ameriani intrisi di una estetica estetizzante che ha quasi il sapore della gnosi, oltre ad una languorosa carenza di virilità spirituale.

Tutte cose che la prego di riferire anche alla Signora chiamata in causa nel suo scritto da lei, non da me che ho già detto ad essa in coscienza, per il suo sommo bene e per la salvezza della sua anima, ciò che ero tenuto a dirle [vedere QUI]; perché per quanto ella possa piccarsi di essere una che s’intende non solo di liturgia ma addirittura della sola, autentica e vera liturgia cattolica, resta pacifico che non è certo questa Gentildonna a celebrare i sacri misteri nella nostra Santa Chiesa ordinata su precisi ruoli, all’interno della quale ciascuno dovrebbe stare al proprio posto ed adempiere a quanto gli è concesso adempiere nella economia della salvezza. Infatti, nei tempi paradisiaci dei quali questa come altre Gentildonne della vera “Traditio” piangono lacrime di nostalgia — per esempio sotto l’augusto pontificato del Santo Pontefice Pio X — non solo, non sarebbe mai stato a loro permesso di parlare di teologia o di liturgia, ma non sarebbe stato neppure a loro permesso di cantare nel coro parrocchiale. Ammonisce infatti San Paolo Apostolo:

«Come in tutte le Chiese dei santi, le donne tacciano nell’assemblea, perché non è loro permesso di parlare. Obbediscano invece, come dice la legge. Se desiderano apprendere qualcosa, interroghino a casa i propri mariti, poiché è sconveniente per una donna parlare nell’adunanza» [I Cor 14, 33-35].

L’Apostolo non è un misogino, sia chiaro, egli intende solo ammonire ricordando alle Guarini dell’epoca il loro preciso ruolo nell’economia della salvezza, il tutto in una situazione sociale — quella dell’antica città di Corinto — nella quale le donne cercavano di predominare e dettare legge anche a vescovi, presbiteri e diaconi, investiti per grazia divina di un ruolo non concesso alle donne, incluse quelle più o meno pie, più o meno esperte in liturgia e in teologia. Evitino pertanto certe Gentildonne e Gentiluomini di sbraitare “Traditio, Traditio! ” e prendere poi dalla Tradizione Apostolica e dalla storia della Chiesa solo ed esclusivamente quello che fa a loro comodo, trattando infine la dignità sacerdotale letteralmente a pesci in faccia per opera di laici “cattolici” che come lei, Chiarissimo Professore, mostrano sì vere carenze, ma non sulla teologia, ch’è cosa parecchio profonda e seria, bensì sul Catechismo della Chiesa Cattolica, ch’è cosa altrettanto profonda e seria, il tutto con buona pace per i suoi ampi copia e incolla di fantascienza canonistica tratti dagli scritti dei circoli lefebvriani.

Respingo le accuse a me rivolte di «carenze filosofico-teologiche» non perché indignato, meno che mai perché da esse ferito, ma per il sacro rispetto che nutro verso il Vescovo che mi ha consacrato sacerdote e per il suo successore all’obbedienza del quale sono oggi filialmente sottomesso, posto che il primo non avrebbe mai consacrato sacerdote un adulto ignorante, il secondo non lo avrebbe mai lasciato proferire impunemente errori, specie considerando che i miei scritti sono letti da migliaia di lettori e non di rado tradotti anche in lingue diverse dall’originale italiano. Nel respingere certi addebiti ingiusti e privi di fondatezza non intendo quindi difendere la dignità mia — cosa che ripeto non m’interessa fare — ma quella del Vescovo che mi ha consacrato sacerdote e quella del Vescovo alla cui obbedienza  sono oggi sottomesso.

Ribadisco per questo che né il mio Vescovo — che come Sommo Maestro di Dottrina ha giurisdizione su di me, quindi precisi doveri di correzione e di richiamo nei miei confronti — né la Congregazione per la Dottrina della Fede sposerebbero mai questa accusa a me rivolta, che ripeto mi lascia del tutto indifferente. Se darmi però dell’ignorante lacunoso può allietare il microcosmo dei vostri cupi farisei e dei vostri pelagiani tristi, in tal caso faccia pure, sempre ammesso che lei trovi qualche cattolico disposto a prestarle ascolto al di fuori del vostro ghetto auto-referenziale, oltre il quale e fuori dal quale c’è il mistero della Chiesa con il suo Popolo in cammino, che lungi dal vivere immobile, o dal saltare come le rane sempre nella medesima pozzanghera d’acqua rafferma, abita in Cristo e procede ben oltre i vostri delimitati e limitanti recinti fatti di mille sofismi e di virgole soppesate in modo parossistico.

Il fatto che lei, o chi ha ispirato la sostanza del suo scritto, proclami su un celebre blog la pagliuzza delle mie annunciate ma non provate «carenze filosofico-teologiche», non dovrebbe in alcun modo esentare il suo ghost writer dal vedere la trave che Lei&Compagni portate conficcata nell’occhio, per esempio le sue effettive carenze teologiche, ecclesiologiche e canoniche che non sono mie mere opinioni ma dati racchiusi nei suoi scritti sconcertanti e mistificanti, perché strutturati principalmente su estrapolazioni operate in modo selvaggio dai contesti complessi e articolati dei pregressi documenti del Magistero antecendenti al “tremebondo” Concilio Vaticano II, o da brandelli de-contestualizzati tratti dalla letteratura degli antichi Padri della Chiesa di cui lei tende a fare maldestri collage per produrre effetto su quei semplici che — al contrario di me e di altri miei confratelli teologi — non hanno potuto dedicare anni della propria vita a studiare i testi patristici nella loro articolata interezza e negli originali greci e latini. Tutto questo la unisce in triste sodalizio a coloro che errano perché spinti dagli impulsi di quella superbia che impedisce loro di accettare un dato dogmatico elementare: la custodia della fede è affidata alla Santa Chiesa di Cristo che venera nella figura del Successore del Principe degli Apostoli l’espressione vivente del suo supremo custode e garante essendo lui chiamato a confermare i fratelli nella fede [Lc 22, 31-32]. È pertanto con severa amorevolezza pastorale e dottrinale che la ammonisco dicendole: chi è contro Pietro non è contro Jorge Mario Bergoglio, come crede lei e come credono i suoi sodali in pubblica e fiera eresia, ma è contro Cristo di cui Pietro, roccia edificante della Chiesa [cf. Mt 16, 18-19], svolge per sua divina volontà e mandato funzione vicaria: «Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde» [Mt 12, 30].

Per sereno imperativo di coscienza sono tenuto a dirle che i suoi scritti sono un autentico ricettacolo di eresie, ed in breve le spiego perché: da anni lei rigetta pubblicamente in essi il magistero dell’ultimo mezzo secolo di storia ecclesiale, pone in discussione la autorevolezza di un Concilio Ecumenico  di cui rigetta le dottrine, il tutto con gravi e inaccettabili accuse di errore e di deviazione dalla Traditio catholica puntualmente rivolte a tutti i pontefici succedutisi sulla Cattedra di Pietro dal 1958 a oggi. Accuse, queste sue, rivolte con particolare durezza nei suoi numerosi articoli proprio a quei Sommi Pontefici che sono stati canonizzati o beatificati dalla Santa Chiesa di Cristo: San Giovanni XXIII, il Beato Paolo VI, San Giovanni Paolo II.

Riponga quindi nello scaffale certe teorie discutibili del vostro “divinizzato” Romano Amerio, così talentato e intelligente ma così cupo e privo di fiduciosa speranza, al quale riconoscete una “infallibilità” non riconosciuta invece ad un’intera assise ecumenica; e specie in questa Quaresima prenda in mano i quattro Vangeli, perché quelli e solo quelli sono Parola di Dio, non il Iota Unum di questo grande e talentato filosofo che ha prodotto anche non pochi danni quando ha principiato ad usare il proprio metro filosofico per fare il teologo e l’ecclesiologo che di fatto non è.

In spirito di fede, speranza e carità non cesserò di pregare con sacerdotale paternità affinché lei e la Signora Maria Guarini possiate correggervi da questi gravi errori che con vostra grande responsabilità diffondete quali false verità tra i credenti; errori che vi rendono chiusi all’ascolto e alle azioni della grazia di Dio; errori venefici nei quali vi state confermando gli uni con gli altri e che vi spingono in modo diabolico a considerare la Santa Chiesa di Cristo come la prima, la peggiore e la più grande nemica della vostra distorta ed erronea idea di fede e di Traditio catholica, sino a considerare e presentare il Successore di Pietro, supremo pastore e garante del depositum fidei, come un “distruttore” e un “falsificatore” delle verità di fede; e tutto questo fa di voi dei pericolosi eretici in quanto diffusori di velenosi errori tra il Popolo di Dio.

Questo agire è in parte stoltezza in parte aberrazione, specie per lei che nella sua veste di filosofo del diritto presume di riuscire a muoversi in modo agevole sul terreno di complesse e delicate dinamiche teologiche e di altrettante complesse e delicate discipline canoniche, che nei concreti fatti mostra però coi suoi pubblici scritti di non conoscere né bene né a fondo. Prendere poi per buone le “ragioni” dei lefebvriani che tentano di giocare su cavilli bizantini campati in aria e mirati soprattutto ad alterare la solare verità dei fatti e di come i fatti si sono palesemente svolti, sappia che può solo condurla sul baratro di quel farisaismo di cui questi soggetti sono naturali eredi. Quando infatti i farisei non poterono contestare al Signore Gesù il dato di fatto che aveva guarito dinanzi a numerosi testimoni un uomo cieco dalla nascita, volendolo comunque attaccare alterarono a tal punto la realtà sino ad accusarlo di avere compiuto un miracolo di sabato, giorno nel quale è proibito lavorare, quindi compiere persino miracoli [Gv 9, 16].

Vi affido quindi di nuovo alla misericordia di Dio con una preghiera speciale allo Spirito Santo in questa IV domenica di Quaresima.

 

 

Ariel S. Levi di Gualdo – presbitero

Dall’Isola di Patmos, 15 marzo 2015  – Domenica Laetare

rosone 1

Veni Creator Spiritus

Veni, creátor Spíritus,
mentes tuórum vísita,
imple supérna grátia,
quæ tu creásti péctora.

Qui díceris Paráclitus,
altíssimi donum Dei,
fons vivus, ignis, cáritas,
et spiritális únctio.

Tu septifórmis múnere,
dígitus patérnæ déxteræ,
tu rite promíssum Patris,
sermóne ditans gúttura.

Accénde lumen sensibus,
infúnde amórem córdibus,
infírma nostri córporis
virtúte firmans pérpeti.

Hostem repéllas lóngius
pacémque dones prótinus;
ductóre sic te prǽvio
vitémus omne nóxium.

Per Te sciámus da Patrem
noscámus atque Fílium,
teque utriúsque Spíritum
credámus omni témpore.

Deo Patri sit glória,
et Fílio, qui a mórtuis
surréxit, ac Paráclito,
in sæculórum sǽcula.

17 commenti
  1. Paolo dice:

    Padre Ariel, la ringrazio per la premura, conosco i rischi.

    Detto questo, almeno ogni tanto anche la mia anima ha bisogno di una Messa ben celebrata sotto tutti i punti di vista e sono sicuro che alla fine del Triduo sarò più in comunione con Cristo e con il suo Vicario e Sommo Pontefice Francesco andando dalla FSSPX piuttosto che da altre parti!

    Buona festa dell’Annunciazione!

  2. enrico lutman dice:

    E un pò che seguo questa “polemica” fra questo sito e i “Tradizionalisti”.
    Ma dove pensate di arrivare, entrambi, con i toni che avete impostato?
    Posto che le posizioni tradizionaliste di rigettare parte se non totalmente il Concilio Vaticano II risultano errate nell’ottica stessa della tradizione, che senso ha far ribattere ad un ipotetico gatto “Ipazia” le tesi, anche se errate, di un uomo.
    A me non sembra rispettoso.
    Che senso ha questo continuare in una polemica di botta e risposta.

    Symon de Cyrene mi stupisco della sua intelligenza.
    Che senso ha scrivere “i cani fanno i cani” e firmare “in Pace”.

    Papa francesco dice di avvicinarsi alle periferie, forse che le periferie sono solo i poveri materiali o soprattutto i poveri peccatori.
    Ci si avvicina con lo scherno?
    Mah.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Enrico.

      Mi assumo tutta la responsabilità di questa “polemica” che le assicuro non essere affatto tale.
      Proprio perché lei solleva una questione molto ragionevole devo risponderle e spiegarle i motivi. Per comprendere però le mie ragioni, deve provare a calarsi nella mia dimensione di vita sacerdotale e pastorale, soprattutto nel mio ministero di confessore e di direttore spirituale.
      La Santa Chiesa di Cristo sta vivendo un momento di straordinaria delicatezza dovuto anche, purtroppo, ad una profonda decadenza.
      Ricevo giornalmente, durante le confessioni o gli incontri di direzione spirituale, penitenti o devoti cattolici che si sentono smarriti e scoraggiati, anche e soprattutto per le pessime condotte di non pochi sacerdoti che rendono talvolta veramente pagliaccesche le sacre liturgie; e non parliamo dei vescovi aventi giurisdizione su di loro, nella migliore delle ipotesi latitanti, messi quasi lì in una bella vetrina, con la loro mitria in testa ed il loro pastorale sfavillante in mano, a non-governare le diocesi, a non-esercitare la loro autorità apostolica, a non-richiamare e correggere i propri preti anche per questioni a volte di inaudita gravità, pure per quanto riguarda la disciplina dei Sacramenti.

      Molti di questi fedeli scoraggiati e abbattuti, hanno creduto spesso di cogliere nei lefebvriani un senso di profonda sacralità, di rispetto del sacro, di decoro liturgico e sacerdotale … che in un certo senso c’è, sono io il primo ad ammetterlo, ma il tutto si fonda però sull’errore e sulla disubbidienza imperterrità all’autorità della Chiesa, da essi accusata di essere caduta persino in apostasia dalla fede.

      Detto questo si metta adesso nei miei panni di prete, ma soprattutto di confessore e di direttore spirituale: sa quante di queste persone, giustamente scoraggiate e avvilite, ho dovuto riprendere e seguito a riprendere per i capelli?
      Sa quanti fedeli, da certi nostri movimenti laicali d’invasati con lo Spirito Santo a loro personale servizio carismatico, hanno fatto il salto definitivo passando dalla Chiesa Cattolica ai Pentecostali, riconoscendoli infine più ripieni ancora di Spirito Santo di certi nostri “laici santoni” che scorazzano impuniti e incontrollati nei nostri movimenti carismatici?
      E ancora una volta ritorniamo ai nostri vescovi incapaci a esercitare l’autorità di decisa correzione che non dovrebbero omettere di esercitare, specie in certe situazioni.

      Ora, non avendo io il potere e la giurisdizione dei successori degli Apostoli ma essendo solo un loro collaboratore, mi ingegno con tutti i mezzi, inclusi quelli telematici, a riprendere per i capelli non solo quelli che rischiano di andare a cercare conforto dai lefebvriani, ma anche quelli che cominciano certe loro sceneggiate nel Rinnovamento dello Spirito e le portano infine a “lieto” compimento entrando nella setta degli evangelici o dei pentecostali.

      Di questi tempi, fare il prete, con sopra la testa dei vescovi latitanti che scuotono le spalle e che dicono “… e che ci posso fare?”, comporta di necessità virtù ingegnarsi nel migliore dei modi.

      Tutto questo per dirle che dietro a certi articoli, tutto c’è fuorché polemica per lo sterile gusto della polemica, tutt’altro: c’è il fermo intento di adoperarsi a far sì che i nostri fedeli non seguitino ad abbandonare la casa invasa da sporcizia, con perdite di acqua, infiltrazioni di umido e fughe di gas metano dai tubi delle condutture.

      • enrico lutman dice:

        @ Ariel S. Levi di Gualdo

        Caro Padre Ariel
        capisco che il suo intento e buono, del resto tenere un blog immagino sia uno sforzo non da poco.
        Già solo scrivere qualche commento comporta una certa fatica per trovare il tempo di farlo.
        Forse ai suoi penitenti e devoti cattolici potrebbe rispondere che se loro si accostano alla direzione ed alla confessione, confidando che nonostante le loro/nostre miserie, Dio scrive su linee storte, allo stesso modo abbiano carità verso quelle che a loro sembrano o sono comportamenti errati.
        Pregando per ” le pessime condotte di non pochi sacerdoti … pure per quanto riguarda la disciplina dei Sacramenti”.
        Forse sarebbe utile preparare, ordinatamente, delle risposte rispetto ai punti di dissenso o perplessità, che i lefebvriani hanno sul concilio Vaticano II.
        E poi pregando per loro cosa che sono sicuro lei già sta facendo.

      • Paolo dice:

        Padre Ariel, buongiorno.

        Premesso che i fedeli della FSSPX stanno dando il peggio di sé, credo sia giusto farle notare che se l’intento dei suoi articoli e dei suoi commenti è quello sopra riportato, l’obiettivo è completamente mancato.

        La sensazione che si prova nel leggerla è più di tristezza che di altro.

        Cordiali saluti,
        Paolo

          • Paolo dice:

            Padre, la tristezza riguarda il tono delle risposte e di certi articoli (non tutti).

            E anche se “simpatizzo” per la FSSPX (sono stato a due messe in quel di Montalenghe e ci andrò di nuovo per Pasqua) ho pure scritto che i loro fedeli qua stanno dando il peggio di sé…

            Cordiali saluti, Paolo.

          • Padre Ariel
            Ariel S. Levi di Gualdo dice:

            Carissimo.

            Le suggerisco di non andare assolutamente presso la Fraternità lefebvriana né per Pasqua né mai più, perché partecipando alle liturgie valide ma illecite celebrate dai sacerdoti di questa aggregazione settaria che nega con ostinazione la dottrina e il magistero della Chiesa da essi definito come “ereticale” o “apostatico”, lei si pone in una condizione di deliberato peccato, ed anche di grave peccato, perché quei sacerdoti celebranti, pur avendo ricevuto una ordinazione valida, sono stati illecitamente consacrati sacerdoti da dei vescovi a loro volta consacrati illecitamente nel grado episcopale da un vescovo scismatico.
            Siamo dinanzi ad una aggregazione senza alcun riconoscimento canonico da parte della Chiesa, vale a dire dinanzi al doloroso fenomeno di vescovi e di chierici vaganti che seminano gravi errori e pericolose eresie ponendosi in antagonismo alla Santa Chiesa di Cristo in nome della loro stolta pretesa di essere i veri e autentici custodi della retta dottrina e della autentica traditio catholica.

            https://isoladipatmos.com/stage/leresia-lefebvriana-e-lo-stato-di-peccato-mortale/

            I sacerdoti alle cui celebrazioni ella dice che parteciperà sono sospesi dall’esercizio del sacro ministero all’atto stesso della loro sacra ordinazione sacerdotale e non possono esercitare alcun ministero legittimo nella Chiesa Cattolica e con i fedeli della Chiesa Cattolica.
            Chiunque le dica il contrario attaccandosi a cavilli e sofismi pseudo dottrinari e pseudo canonici del tutto insussistenti e che come tali non stanno né il cielo né in terra, le dice il falso e se lei segue queste perniciose falsità sappia che può compromettere seriamente la salute della sua anima, perché è stato in tutto e per tutto avvisato, le è stato dettagliatamente spiegato nei particolari quanto c’era da sapere, quindi non potrebbe appellarsi in alcun modo né alla “buona fede” né alla cosiddetta “ignoranza inevitabile”, ma avrà scientemente accolto e fatto suo un gravissimo errore.
            Veda quindi di non spingere più a fondo la corona di spine sulla testa di Nostro Signore Gesù Cristo.

            Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, pur di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo i propri capricci, rifiutando di dare ascolto alla verità per perdersi dietro alle favole. Tu però vigila attentamente, sopporta le sofferenze, compi la tua opera di annunciatore del Vangelo, adempi il tuo ministero” (II Tm 4, 3-5).

            Non si perda dietro alle favole degli eretici lefebvriani.

  3. Padre Ariel
    Simon de Cyrène dice:

    Mi permetto di sottolineare il fatto che abbiamo deciso con Minstrel di togliere il link sulla nostra colonna di destra con Chiesa e Post-Concilio: infatti non possiamo partecipare, anche indirettamente, alla propagazione di un sito così manifestamente contro la Chiesa cattolica, proponitore di ludibrio continuo contro il Santo Padre, il Magistero della Chiesa cattolica ed i Vescovi in unione con il Santo Padre.

    Ultimamente quel sito si è fatto notare per cercare di tirare per la giacchetta grandissimi cardinali, come Burke, Sarah, Caffara e tanti altri, che non hanno niente a che vedere con le posizioni della persona che lo gestisce, in vista del suo appoggio esplicito e reiterato alla realtà extra-ecclesiale, scismatica ed eretica della FSSPX, come ben definito nell’ Ecclesia Dei Afflicta di San Giovanni Paolo Magno colle pene che ne conseguono se la si sostiene.

    Si è fatto anche distinguere con la pubblicazione di evidenti falsi letterari come pseudo interviste di pseudo-carmelitani senza mettere i lettori debitamente in guardia; con il farsi grancassa di risonanza alle elucubrazioni egotistiche di Scalfari senza spirito critico e desiderio di amare il Santo Padre: oppure da voce ad improbabili “sacerdoti” anonimi che esprimono la loro “paura” di Papa Francesco: e cosi via su decine se non centinaia di blogposts.

    Quel sito è l’espressione di deliri autolesionisti paranoidi che si qualificano da se e che non hanno niente a che vedere con il cattolicesimo e degni della peggior stampa e spirito protestante e gallicano dell’inizio del secolo scorso.

    Riguardo l’eresia lefebrviana rimandiamo a queste due letture che riassumono sistematicamente la nostra posizione espressa da anni ( che poi è la sola posizione ufficiale della Chiesa cattolica):

    https://isoladipatmos.com/stage/leresia-lefebvriana-e-lo-stato-di-peccato-mortale/

    https://isoladipatmos.com/stage/altre-brevi-considerazioni-sulleresia-lefebvriana/

    Per informazione: il “vescovo” Williamson, degno seguace dello scomunicato Lefebvre che lo ha consacrato, ha deciso di continuare a consacrare il 19 marzo altri vescovi di testa sua (leggere qui: http://rorate-caeli.blogspot.com/2015/03/breaking-exclusive-former-sspx-bishop.html ). I cani fanno i cani.

    In Pace

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Cari Amici.

      Vi ringrazio moltissimo perché mi avete fatto veramente molto sorridere.
      Da sempre io amo molto essere preso in giro dalle persone ironiche e intelligenti, inoltre, sono a tal punto privo di permalosità e seriosità, che mi diverto a prendermi in giro pure da me stesso.
      Ogni bene per il vostro blog.

      • minstrel dice:

        Grazie a voi per il vostro lavoro qui!
        MI permetto di chiarire che il commento sotto riportato, copiato pari pari da un intervento di un co-fondatore di Croce-via e firmato con il suo nick, non è stato scritto da Simon.
        Non vorrei si cominciasse a pensare che si voglia fare cross posting o addirittura pubblicizzare il blog con questi metodi… liberi eventualmente di lasciarlo, ma la precisazione era d’obbligo.
        Buona quaresima!

        • Padre Ariel
          Redazione dell'Isola di Patmos dice:

          Carissimo.

          Grazie.
          Noi lo abbiamo pubblicato tal quale ci è arrivato, probabilmente qualche lettore lo ha girato.
          In tal caso, se l’autore non ha nulla in contrario, possiamo lasciarlo con la vostra precisazione, oppure fateci sapere.
          Un caro saluto e auguri di ogni bene.

  4. Padre Ariel
    Alessandra Rosselli dice:

    Gentile Padre, ho 32 anni e quindi non sono Matusalemme … a maggior ragione le do ragione come cattolica e come donna. Mia nonna che ha 83 anni e che è una ex maestra elementare, dopo che le ho fatto leggere questo suo articolo ha risposto (riferisco testuale … testuale): “questo prete ha sacrosanta ragione a dire a certe donne quello che di giusto gli ha detto. Quando io avevo 18 anni in chiesa entravamo a testa bassa, rimanevamo sedute nelle panche delle donne, con il velo di trina in testa che dovevano portare le donne, con maniche lunghe inverno ed estate, coperte dal collo fino a 20 cm di gonna sotto le ginocchia, sospirando piano le risposte alla messa, perchè neppure nelle nostre risposte i preti volevano sentire che le donne alzavano troppo la voce in chiesa, anche per dire solo amen! Io non so usare questa diavoleria di computer, ma rispondigli così tu a nome mio”.
    E io ho scritto come una scolaretta sotto dettatura, con tanti saluti di simpatia da parte della mia amata e saggia nonna.

    Alessandra

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Cara Alessandra.

      Colgo l’occasione per precisare che il Padre Giovanni ed io non abbiamo mai negato che i lefebvriani esprimono anche disagi comprensibili e talvolta condivisibili, per esempio su ciò che riguarda un tema a loro molto caro: la sacra liturgia. Entrambi noi saremmo disposti – e lo abbiamo fatto talvolta anche nei nostri pubblici scritti – ad affermare che i lefebvriani hanno ragione quando denunciano gli abusi, le creatività inaccettabili, la sciatteria liturgica che vige in molte delle nostre chiese e la sensibilità verso il sacro che in certi nostri confratelli pare a volte giunta ai minimi storici.
      I lefebvriani cadono però in un errore non semplicemente grave, ma purtroppo ereticale. Essi imputano infatti al Concilio Vaticano II questo stato inaccettabile e contestabile di cose, affermando che proprio attraverso i documenti usciti da questa assisa ecumenica e divenuti dottrine vincolanti, la Chiesa è caduta niente meno che in apostasia dalla fede (sono parole di Lefebvre).
      I lefebvriani hanno la totale incapacità di vedere e di accettare un dato palese: ciò che vediamo fare in certe chiese o in certe celebrazioni di taluni neocatecumenali scalmanati, non sono affatto i risultati dei documenti del Concilio o della sua riforma liturgica, bensì sono il frutto della non-applicazione dei documenti e della riforma liturgica che non prevede e soprattutto non consente certe cose, proprio come ribadiscono dichiarazioni, esortazioni e richiami fatti dalla Santa Sede nel corso degli ultimi quarant’anni, basti solo pensare alla Redemptionis Sacramentum

      http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/documents/rc_con_ccdds_doc_20040423_redemptionis-sacramentum_it.html

      Per dirla in altri termini: Martin Luther in molte critiche aveva ragione, perché l’apparato ecclesiastico dell’epoca, a partire dalla curia romana, viveva momenti di grande rilassamento e di grande decadenza morale. Il problema è che Lutero, per combattere certi mali ha scelto la strada più sbagliata, dando infine vita ad un male parecchio peggiore, mentre poco dopo, il Concilio di Trento, attraverso tutta una serie di dettagliati canoni anche di carattere disciplinare, regolamentava la corretta istruzione del clero, la istituzione dei seminari, le modalità delle sacre ordinazioni, l’obbligo di residenza dei vescovi, ecc …
      Se Lutero – come in seguito Lefebvre – non avesse rivolto le sue istanze contro la Chiesa ed avesse agito nella Chiesa, per la Chiesa e soprattutto dentro la Chiesa in devota obbedienza alla Chiesa, forse, come molti altri riformatori, avrebbe avuto meriti riconosciuti dal concilio stesso.
      Il problema è che Lutero non è un riformatore e soprattutto non ha fatto proprio alcuna “riforma”, anche se alcuni chiamano così il movimento protestante; Lutero ha lacerato la Chiesa per la gioia dei principi germanici che avevano i loro propri interessi politici ed economici per separarsi da Roma, dando vita ad una pericolosa e dolorosa eresia.

      Per rispondere in breve a sua nonna: nel 1973 io avevo 10 anni e facevo il chierichetto, stavo reggendo il piattello all’arciprete della mia parrocchia che stava distribuendo l’Eucaristia ai fedeli. D’un tratto il sacerdote, che all’epoca aveva più di sett’antanni, mandò via una signora che era coperta con una camicia fino ai polsi abbottonata sotto il collo, ed aveva pure il velo di trina in testa, ma indossava i pantaloni; e per questo le fu rifiutata la Comunione.
      Solamente pochi anni dopo si assisteva a Messe “grottesche” celebrate al calar del sole sulla spiaggia, seduti in circolo come gli indiani attorno al falò, con i fedeli in costume da bagno, ecc …

      Negli anni Cinquanta, diversi preti furono duramente rimproverati e persino minacciati di sanzione canonica, perché fu riferito ai loro vescovi che nel campo di calcio dell’oratorio avevano giocato a pallone con i ragazzi senza la talare addosso.
      Oggi capita invece, ad esempio a me che la talare la indosso sempre e di rigore per celebrare la Santa Messa e per amministrare i Sacramenti, che qualche confratello, con un sorriso ironico stampato in faccia, mi dica: “Ma dove vai, conciato a questo modo?”. E quante volte, in estate, ho trovato in qualche chiesa confratelli in bermuda con le ciabatte ai piedi che stavano amministrando le confessioni!

      Gli squilibri generano squilibri. Era dunque cosa altamente squilibrata che i vescovi di 50/60 anni fa minacciassero i preti di sanzione canonica per avere giocato a pallone nell’oratorio senza la talare addosso, ed è oggi cosa altamente squilibrata che certi vescovi permettano ai propri presbiteri di vestire sempre in abiti civili e di presentarsi con essi persino alle solenni celebrazioni presiedute dal vescovo stesso, o che consentano loro di stare in chiesa in bermuda e ciabatte ad amministrare confessioni; e via dicendo …

      E’ l’equilibrio, quello che noi, a tratti in modo disperato, stiamo ricercando e invocando: l’equilibrio! Consapevoli che era cosa altamente squilibrata che sino a pochi decenni fa, i seminaristi, dovessero fare la doccia con le mutande e la canottiera addosso e che si dovessero sfilare la talare a letto sotto le coperte; proprio come oggi è cosa altamente squilibrata che molti vescovi abbiano abolito la talare per i seminaristi che hanno già ricevuto i ministeri e la candidatura agli ordini sacri, ai quali viene però concesso di viaggiare con ti-shirt sulle quali spicca l’immagine di Barbara Eleonora Ciccone, in arte Madonna, quella di cui, una suorina farfallina, senza alcun richiamo fatto alla sua scellerata superiora generale da parte della Congregazione per i religiosi, ha cantato di recente le canzoni.

      Con tutto il rispetto dovuto a lei ed ai nostri lettori, vorrei infine riferire una di quelle battute al vetriolo che talvolta noi preti ci facciamo in privato tra di noi. Mi disse tempo fa un prete di 78 anni: “Ormai siamo così ridotti: da una parte, abbiamo i preti con la talare, il saturno in testa ed il ferraiolo sulle spalle; dall’altra abbiamo i preti che sotto i jeans portano il perizoma rosso al posto delle mutande“.
      Ironia mordace da preti, indubbiamente, ma è il paradigma reale della nostra attuale e squilibrata situazione ecclesiale, alla quale solo la Chiesa, con decisa autorità e applicazione dell’autorità, può mettere freno e rimedio, perché anche due salutari bastonate date a chi le merita, sono espressione di vera carità e di vera misericordia, per correggere l’errore negli erranti e per evitare che certi erranti seminino sconcerto e scandalo tra il Popolo di Dio.

      • Padre Ariel
        Lettera Firmata dice:

        Caro giovane e saggio confratello.
        Son più giovane della nonna che ti ha mandato un veritiero messaggio tramite la nipote, giacché la signora in oggetto ha 83 anni, io ne ho 82, e come capirai è roba!
        Sono anche un “nonno” più tecnologico, e posso vantarmi d’esser stato tra i primi, in diocesi, a farmi la posta elettronica, e provo un certo civettuolo compiacimento, quando spiego il funzionamento di certi programmi a qualche giovane prete, come dire … imbranato con il computer.
        Ah, se sarebbe lungo in discorso! Nella risposta alla giovane Alessandra e alla sua nonna, hai saputo concentrare stricto sensu delle … amare verità.
        Spulciando il tuo profilo facebook ho scoperto che sei un giovincello: 51 anni. Pensa, io venivo ordinato, a 23 anni, 7 anni prima che tu nascessi, nel lontano 1956, prete “classe Pio XII” (che Dio l’abbia in gloria).
        Rischiai al tempo due espulsioni dal seminario, e per motivi che oggi farebbero rider i polli. La prima, fu pizzicata una mia lettera scritta a un’amica d’infanzia,una sorella, che si concludeva con una frase … oscena: “ti abbraccio con tanto affetto”. Avevo 20 anni compiuti e giustificando al rettore che non potevo avere “pensieri impuri” verso una vera sorella, pronunciando con decisione la frase “non ho scritto nulla di male”, mi beccai per risposta uno schiaffo … a 20 anni compiuti!
        La seconda, intervenne il vescovo, a salvarmi dall’espulsione, e di anni ne avevo già 22, era il 1955, e lì la combinai veramente grossa: mentre ero in visita presso i miei familiari, andai un pomeriggio con mio fratello e mio cugino al cinema a vedere un film di Totò, pellicola altamente licenziosa perché, l’attrice Franca Valeri, recitava con le spalle scoperte, forse, se non ricordo male, può essere che si intravedesse mezzo ginocchio, in qualche immagine di pochi secondi non tagliata dalla censura vatican-democristiana.L’unico problema era che avevo appena ricevuto il suddiaconato, quello fu l’ostacolo, alla mia espulsione.
        Per menarla breve ti dico ciò che di sicuro sai, ma tu, non i signori di cui con Padre Giovanni Cavalcoli avete scritto, e se anche lo sanno, fingono di non saperlo, o, comunque, risognano quei tempi che nessuno di noi, vorrebbe veder tornare. Il clima repressivo al quale noi siamo stati sottoposti (e non narro ai tuoi lettori che cos’era di quei tempi una confessione!), verso la fine degli anni ’50 ha portati molti di noi preti a comprensibili reazioni. Negli anni ’70, io mi tolsi la tonaca da dosso, e non la rimisi mai più. Mi misi il clergyman, poi, mi tolsi anche quello.
        Eh, sarebbe lunga a dirsi, ma ammetto che, anche per colpa mia (perché anch’io a questo partecipai), abbiamo spesso gettato via il bimbo con l’acqua sporca.
        Per i miei cosiddetti “meriti pastorali”, un giovane vescovo, dopo pochi mesi che era arrivato in diocesi, mi fece … monsignore. Avevo di già 73 anni, e non sapevo se mettermi a ridere, dinanzi a quel cinquantenne, pieno di buone intenzioni (che da li a breve sarebbero scemate di fronte alla realtà), che si era messo in testa di darmi una … gratifica.
        Da un vecchio baule, giorni dopo ritirai fuori la mia vecchia tonaca, importabile! Mezza bucherellata dalle tarme, e poi, quando me la tolsi ero asciutto, ora invece ero gonfio e inflaccidito. Feci un viaggetto a Roma, andai dal sarto Gammarelli, che esisteva sempre (presso di lui mi fecero fare un paio di tonache nuove in regalo per la mia ordinazione, figurarsi, nel 1956!) e ne commissionai una, che mi arrivò tempo dopo in pacco postale.
        Nessuno, vide un vecchio di 73 anni, solo, davanti allo specchio, piangere come un ragazzino. Che vuoi, il prete è prete, abituato più di tanti altri a sentire i sensi di colpa altrui, che a volte, riesce perfino a sentire i propri.
        Non mi sono mai fatto, la tonaca da monsignore, figurati, voglio mica farmi ridere dietro! Ma quella da prete si, me la sono rifatta, dopo tanti anni, dopo 45 anni. Forse, qualcuno, avrà detto: “da vecchio si è rimbecillito”. Ma i giovani mi trattano con rispetto, e, ti dirò, i seminaristi nostri, che non la portano per non dare nell’occhio a certi educatori moderni (o modernisti?), in privato, mi hanno già sussurrato: “appena sarò prete, la porterò anch’io”.
        Ci si può correggere dagli errori, a destra e a sinistra, basta non essere troppo impegnati, nelle proprie assolutezze, impegnati a vedere solo gli errori degli altri, che stanno, comunque, a destra e a sinistra.
        Porgi il mio ossequio anche al padre domenicano Cavalcoli, e digli che leggo, e spesso rileggo anche più volte, i suoi scritti.
        Una preghiera per un vecchio prete.

      • Padre Ariel
        Ariel S. Levi di Gualdo dice:

        Venerabile Confratello.

        Ho inserito tutto il tuo scritto, anche se mi hai precisato che potevo tagliarlo, se era troppo lungo.
        Ti ringrazio per l’incipit iniziale nel quale mi definisci “giovane”, con buona pace dei miei 51 anni. Permettimi invece di respingere il titolo di “saggio”, pur garantendoti che spero di diventarlo, anzi farò di tutto, nella mia vita, per poter diventare un giorno saggio. E’ che purtroppo, i modelli di saggezza che io ho dinanzi, sono figure che a volte mi paiono quasi irraggiungibili.
        Volesse Dio che certuni potessero percepire le verità storiche ed ecclesiali che con tutta la saggezza del presbitero ottantenne presenti in modo così amabile, ironico, incisivo e disincantato.
        Facendomi anche interprete del Padre Giovanni Cavalcoli ti ringrazio ancora per questo contributo veramente prezioso che hai voluto donarci.

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