L’Anticristo e la profezia di Vladimir Soloviev: il S.O.S. del Titanic e la Chiesa che cola a picco …

 

L’ANTICRISTO E LA PROFEZIA DI VLADIMIR SOLOVIEV: IL S.O.S. DEL TITANIC E LA CHIESA CHE COLA A PICCO …

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«Ma se proprio vuoi una regola, ecco cosa ti posso dire: sii saldo nella fede, non per timore dei peccati, ma perché è molto piacevole per un uomo intelligente vivere con Dio» [Vladimir Sergeevič Solov’ëv, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo]

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Autore Ariel S. Levi di Gualdo

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Ariel S. Levi di Gualdo

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Cari Lettori,

se c’è una cosa che mi reca profondo fastidio sono le affermazioni, spesso trionfali, a volte compiaciute di certi soggetti che citando se stessi esordiscono: «… come avevo detto in anticipo vedendoci giusto», «come avevo scritto in passato avendo poi ragione». Dinanzi alla prova provata dei fatti, devo ammettere che certe severe analisi da me fatte sulle sorti future della Chiesa, scritte e pubblicate dieci anni fa, in tempi e momenti nei quali certi elementi della nostra attualità sarebbero stati presi come vera e propria fantascienza, sono risultate oggi tristemente vere. Detto questo ammetto però che il mio intento è sempre stato quello di avere torto, quindi poter scrivere un giorno, con la debita onestà intellettuale, che anni prima mi ero sbagliato, nello scrivere certe cose. Non provo infatti alcun compiacimento ad averci visto giusto, dinanzi alla Chiesa che oggi affonda come il Titanic nelle gelide acque, mentre l’orchestrina seguita a suonare e la gente prosegue a danzare nel salone delle feste di un piroscafo che — scrissero i giornali britannici in occasione della sua prima traversata — «neppure l’ira di Dio avrebbe mai affondato». Questo è lo spirito col quale vi ripropongo oggi uno dei miei primi articolo pubblicati su L’Isola di Patmos nel 2014 [vedere archivio, QUI].

Ariel S. Levi di Gualdo 

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una splendida immagine fotografica di San Giovanni Paolo II

Nella sua seconda visita in Germania, San Giovanni Paolo II disse nel lontano 1984: «… oggi il mondo sta vivendo il XII capitolo del Libro dell’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni». Affermazione che dovrebbe indurci ad un preciso quesito: se il Santo Pontefice si esprimeva trent’anni fa a questo modo, oggi, in quali termini si esprimerebbe?

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Come però i fatti dimostrano, pare che da un po’ di tempo a questa parte gli Augusti Pontefici è più facile proclamarli santi e beati anziché ascoltarli e seguirli, venerando in essi e nel loro sommo magistero il mistero ed il dogma di fede del mandato conferito dal Verbo di Dio a Pietro [cf. Mt 16, 14-18]. È infatti noto e risaputo che il fare una bella cerimonia di canonizzazione in fondo non costa niente. Come non costa mettere in piedi fondazioni dedicate a San Giovanni XXIII, a San Giovanni Paolo II, al Beato Paolo VI. Qualche banca con un consiglio di amministrazione composto da massoni sempre lieti di foraggiare a botte di soldi la spocchia incontenibile di qualche vescovo e cardinale, allo scopo di colpire e di distruggere quanto meglio possibile la Chiesa da dentro, in giro per l’Italia si trova sempre, ciò che paiono invece scarseggiare sono vescovi e cardinali che facendosi carico di tutti i pericolosi rischi del caso accettino di essere linciati dalla piazza non più disposta ad ascoltare e recepire certi messaggi evangelici. O peggio: ad essere dilaniati all’interno dello stesso mondo ecclesiale per avere invitato l’esercito sempre più fitto di modernisti e di eretici a mettere in pratica ciò che certi santi e beati pontefici esortano a praticare attraverso gli atti del loro magistero, scritto per la gloria di Dio e per la salvezza dell’uomo, non per la gloria dell’uomo, che di secolo in secolo è capace di usare come pretesto Dio, la sua Chiesa e tutti i suoi Santi a gloria del proprio egocentrismo.

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Benedetto XVI atto di rinuncia

Cliccare sopra l’immagine per ascoltare l’atto di rinuncia del Sommo Pontefice Benedetto XVI con traduzione del testo latino

Oggi che abbiamo mezzi di comunicazione in grado di trasmettere immagini in tempo reale, il ricordo della cerimonia di beatificazione, appresso quella di canonizzazione di Giovanni Paolo II, dovrebbe indurre a riflettere, perché mai s’erano visti sino a prima tutti i principali responsabili della condizione di degrado in cui versa oggi la Chiesa di Cristo immortalati dalle televisioni come stars a quello che loro stessi chiamavano «grande evento», intrisi di mondano clericalese e privi ormai di adeguati linguaggi ecclesiali. A festeggiare il nuovo beato e santo pontefice hanno così sfilato, in rosso e violaceo, sulle passerelle d’onore, anche tutti coloro sui quali incombe la responsabilità d’aver gettato la Sposa di Cristo sul marciapiede come una prostituta. Gli stessi a causa dei quali il Sommo Pontefice Benedetto XVI farà atto di rinuncia al ministero petrino pochi anni dopo, dichiarando di non essere più in grado, per età e per mancanza di forze fisiche, di reggere certe situazioni, che in altre parole equivale a dire: l’incapacità di far fonte a certe persone, posto che “situazioni” — semmai a qualcuno sfuggisse — vuol dire “persone”, ossia coloro che siffatte situazioni le hanno generate e che tutt’oggi le reggono in piedi facendo uso del peggiore autoritarismo e delle peggiori vessazioni verso coloro che osano denunciare il male solo perché desiderano risollevare la propria amata sposa dal marciapiede dove questi scellerati l’hanno gettata, non certo per l’inutile piacere di denunciare il male fine a se stesso.

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Lapidazione di Santo Stefano, opera pittorica del XVI sec.

Alla cerimonia di beatificazione di Giovanni Paolo II, per reale paradosso legato come tale a quel mistero del male che ci insidia sin dall’alba dei tempi, in pratica s’è assistito a questo: … come se coloro che avevano assassinato il diacono Stefano a colpi di pietre [Cf. At 6, 8-12; 7, 54-60], pochi anni dopo lo avessero dichiarato protomartire, partecipando primi avanti a tutti alla sua cerimonia di beatificazione e magnificando a giornali, televisioni e ad un nugolo di vaticanisti privi di memoria storica, la eroicità delle sue virtù. E pensare che molti romantici sono convinti che le meretrici esercitano il loro antico mestiere solo dentro i lupanare e non dentro i palazzi ecclesiastici …

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Vladimir Soloviev

ritratto di Vladimir Sergeevič Solov’ëv [Mosca, 16 gennaio 1853 – Uzkoe, 31 luglio 1900]

Solov’ëv scompare a inizi Novecento, secolo nel quale s’era affacciato dopo aver vissuto i travagli dell’Ottocento e profetando un futuro fatto di tanti ismi: filosofismi, liberalismi, modernismi, comunismi, psicanalismi, sociologismi, teologismi. Egli si colloca quindi nel mondo della belle époque, in anni in cui l’uomo era certo del sorgere di un mondo felice, ispirato dalle nuove grandi spinte di un progresso tecnologico che giunge talora a vere e proprie forme di idolatria della tecnologia; una tecnologia in nome della quale spesso, il pensiero moderno, ha cercato di sfrattare l’idea stessa di Dio dalla società contemporanea. Il tutto all’ombra orientata e ispirata dalla nuova religione del progresso, del principio evangelico di carità divenuta mecenatismo svuotato di sentimenti e di sostegni metafisici, in un mondo sicuro di marciare verso una èra illuminata dalla libertà di una nuova sicurezza sociale.

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Una copia d’epoca del New York Times che annuncia il disastro del Titanic

Nel primo decennio del Novecento, il mondo fu toccato da un episodio che scosse l’opinione pubblica: l’affondamento del Titanic inabissatosi alle ore 2.20 nella notte tra il 14 e il 15 aprile del 1912 in acque temperate attorno a zero gradi. Di 2.223 passeggeri 1.523 persero la vita morendo per assideramento. Tutti erano provvisti di salvagente ed avrebbero potuto salvarsi grazie ai soccorsi, che quando giunsero poterono solo raccogliere centinaia di corpi che galleggiavano nelle acque gelide. Questo disastro, considerato il più grande nella storia della navigazione, ha prodotto una copiosa letteratura, alla quale s’è poi unita la cinematografia.

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cliccare sopra l’immagine per vedere il filmato del relitto

Il Titanic fu l’espressione di un uomo certo di dominare sulle leggi della natura, invincibile e sicuro di dare vita a cose indistruttibili, inattaccabili. C’è poi un forte elemento simbolico, per dirla con un celebre maestro e col suo celebre allievo divenuti poi avversari: Sigmund Freud e Carl Gustav Jung: il ghiaccio. Questo titano inaffondabile e invincibile creato da un uomo auto proclamatosi altrettanto invincibile, non è colpito dalla calda passione del sole, ma dal ghiaccio, dal gelo al quale aveva iniziato a dare vita l’uomo moderno che può fare a meno di Dio. E mentre i maestri del moderno pensiero spingevano i locomotori verso barriere di ghiaccio, Solov’ëv non si lascia ammaliare e preannunzia in modo lucido e profetico i mali che sarebbero nati dalle metastasi che l’uomo stava mettendo in circolo; mali che poi, alla concreta prova dei fatti, ad uno ad uno si sono avverati.

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lenin e stalin

Lenin e Stalin, dipinto sovietico degli anni Cinquanta

Discorrendo nel 1880 sul Secondo discorso sopra Dostoevskij, sembra quasi che Solov’ëv intuisca le brutalità del Comunismo che dopo la Rivoluzione di Ottobre del 1917 principieranno a ripercuotersi sull’umanità, dando al mondo un assetto del tutto diverso dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. L’uomo viene spersonalizzato nel progetto sociale e politico del Socialismo Reale, divenendo da protagonista biblico dell’umanità creata a immagine e somiglianza di Dio, anonimo ingranaggio vittima di una ideologia creata a immagine e somiglianza di un uomo socialmente e umanamente corrotto, attraverso il quale si giungerà ai noti processi di disumanizzazione portati avanti da Lenin e soprattutto da Stalin.

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San Michele giardini vaticani

Statua a San Michele Arcangelo eletto protettore della Città del Vaticano, voluta dal Sommo Pontefice Benedetto XVI e poi collocata nei pressi del Palazzo del Governatorato, con la scritta sottostante a Lucifero trafitto dalla lancia: “Et portae Inferi non praevalebunt“…

Nella sua ultima pubblicazione, I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo, [leggibile qui] opera compiuta la domenica di Pasqua del 1900, è impressionante rilevare la chiarezza con cui Solov’ëv prevede che il secolo XX° sarà l’epoca delle ultime grandi guerre, delle discordie intestine e delle rivoluzioni [Cf. Ed. Marietti pag. 184]. Dopo di che afferma che tutto sarà pronto perché perda di significato la vecchia struttura in nazioni separate e quasi ovunque scompaiano gli ultimi resti delle istituzioni monarchiche [pag. 188]. Si arriverà così alla Unione degli Stati Uniti d’Europa [pag. 195]. È invero stupefacente la perspicacia con cui Solov’ëv descrive la gran crisi che colpirà il Cristianesimo negli ultimi decenni del Novecento, raffigurata attraverso l’Anticristo che riuscirà ad influenzare e condizionare un po’ tutti. In lui, come qui è presentato, non è difficile ravvisare l’emblema della religiosità confusa e ambigua di questi nostri anni: egli — seguita a narrare Solov’ëv — sarà un convinto spiritualista, un ammirevole filantropo, un pacifista impegnato e solerte, un vegetariano osservante, un animalista determinato e attivo. Sarà, tra l’altro, anche un esperto esegeta: la sua cultura biblica gli propizierà addirittura una laurea honoris causa della facoltà di Tubinga. Soprattutto, si dimostrerà un eccellente ecumenista, capace di dialogare con parole piene di dolcezza, saggezza ed eloquenza [pag. 211]. Nei confronti di Cristo non avrà un’ostilità di principio [pag. 190]; anzi ne apprezzerà l’alto insegnamento. Ma non potrà sopportarne — e perciò la censurerà — la sua assoluta unicità [pag. 190]; e dunque non si rassegnerà ad ammettere ed a proclamare che egli sia risorto e oggi vivo.

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Marietti soloviev

I Tre Dialoghi ed i Racconti dell’Anticristo editi dall’Editrice Marietti

In queste righe prende forma la critica al Cristianesimo dei “valori”, delle “aperture” e del “dialogo”, dove pare rimanga poco spazio al mistero della Persona del Verbo di Dio fatto Uomo, crocifisso per noi e risorto. Tutto appare assorbito nelle melasse sentimentali delle tenerezze vaporose. Certo, abbiamo di che riflettere, se pensiamo alla militanza di fede ridotta ad un’azione umanitaria di tipo socio-culturale; al messaggio evangelico identificato nel confronto irenico con tutte le filosofie e con tutte le religioni; alla Chiesa di Dio scambiata per un’organizzazione di promozione sociale nella quale si moltiplicano “eventi” costruiti su strategie di marketing. Siamo sicuri che Solov’ëv non abbia davvero previsto ciò che è effettivamente avvenuto e che non sia proprio questa l’insidia odierna più pericolosa per la “nazione santa” redenta dal sangue di Cristo? È un interrogativo molto inquietante che proprio per questo non dovrebbe essere eluso; ed invece proprio per questo viene rifiutato, a volte anche in modo violento, dentro la Chiesa e fuori dalla Chiesa.

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martiri del 2014

tavolta si ha l’impressione che il mondo sul baratro della follia sia troppo impegnato a difendere i “diritti” alle peggiori perversioni proprinate dalla cultura del gender, per volgere lo sguardo verso un massacro di cristiani che negli ultimi anni ha superato quello dei primi secoli di storia del Cristianesimo

Solov’ëv ha compreso a fondo il XX° secolo, forse siamo noi che non abbiamo capito lui, o non vogliamo capirlo per una chiusura reattiva-difensiva, tanto da non avergli mai prestato ascolto. Lo dimostrano molti atteggiamenti odierni di numerosi cristiani che si reputano colti ed impegnati sul versante ecclesiale, o che si reputano “cristiani adulti”. Proviamo solamente a pensare alle forme sempre più esasperate ed esasperanti di individualismo egoistico determinanti i nostri costumi e le nostre leggi attraverso le quali è progressivamente sovvertito l’ordine naturale. Basta solo analizzare quella “cultura” del gender che sta assumendo sempre più i connotati di una devastante dittatura, con tanto di censure ai sensi di legge e di condanne dei tribunali a carico di soggetti riconosciuti rei di avere espresso attraverso la libertà di pensiero e di parola un pacifico dissenso, considerato però non più diritto alla libertà di pensiero e di parola bensì reato, se in qualche modo tocca la potente mafia sociale e politica dei sodomiti, che già in più Stati hanno imposto protocolli attraverso i quali si insegnano i “valori” delle peggiori perversioni sessuali sin dalle scuole elementari, camuffati sotto la falsa etichetta luciferina di “diritto alle diversità“. In certi Paesi della decadente Europa — che ormai ammalata d’odio verso se stessa e verso le proprie radici cristiane si sta progressivamente consegnando all’Islam —, chi afferma che quella propinata da certe potenti mafie di pederasti e di lesbiche incattivite è una venefica cultura di morte che ci porterà al collasso, come già accaduto nel corso della storia a molte antiche civiltà sprofondate dalla gloria alla decadenza e per questo spazzate via, rischia ormai di finire condannato per omofobia. Per seguire col pacifismo mutato spesso in violento pacifondismo e la non-violenza mutata spesso in aggressione ideologica intrisa di sprezzo verso gli altri.

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Gli ideali di pace e di fraternità non sono più letti in chiave evangelica ma illuministica e come tali strutturati sul furore giacobino, vale a dire in chiave ideologica anti-cristiana, col conseguente risultato che dinanzi alle aggressioni ed alle peggiori prepotenze, non pochi dei nostri pastori finiscono debolmente col cedere e correndo subito a trattare con i padroni di questo mondo, oppure, come Esaù, svendono la legittima primogenitura per un piatto di lenticchie [Cf. Gen 25, 29-34], lasciando senza alcuna difesa i deboli e gli oppressi, in modo del tutto particolare se sono cattolici e cristiani perseguitati a causa della loro fede, dentro la Casa di Dio e fuori dalla Casa di Dio, perché oggi, le peggiori persecuzioni, non sono quelle dei perseguitati per la Chiesa, ma dei perseguitati dentro la Chiesa ad opera degli uomini di Chiesa. 

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In tutto questo si collocano certi potenti filoni della moderna teologia che, dopo avere confuso il concetto metafisico di assoluto inteso come assolutezza della fede, col concetto socio-politico del tutto diverso di assolutismo, hanno proceduto ad una vera e propria de-costruzione e distruzione del dogma, dopo avere minato quel concetto di assolutezza della fede in virtù del quale Cristo è per noi il Verbo di Dio incarnato, morto è risorto, che come tale rappresenta il centro del nostro presente, del nostro essere e divenire futuro, quindi il fine ultimo escatologico del nostro intero umanesimo.

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giornata del massone

Della serie ” e mo’ che m’envento pe’ stupì ” – Padre Geraldo Magela de Silva, presbitero della Diocesi di Pesqueira nel Brasile, celebra una Santa Messa per i massoni che sfilano nella Parrocchia di Nostra Signore della Concezione, ricevono l’Eucaristia e salgono sul presbiterio con squadre e compassi.

Cosa dire della virtù teologale della Carità, la più importante, come la definisce San Paolo [Cf. I Cor 13, 13], alla quale a poco a poco si è sostituito uno dei concetti più cari alla cultura massonica: la solidarietà? Non mi ripeto e mi limito a rimandare al mio articolo sulla neolingua in cui parlo delle parole svuotate del loro significato e riempite d’altro [vedere qui], il tutto sulla scia di un dramma odierno che a volte pare irreversibile: abbiamo perduto il nostro linguaggio, che è quello metafisico, per andare incontro non a “parole nuove”, ma a concetti senza senso che minano i fondamenti della nostra fede, che per esprimersi ha bisogno di chiare e precise parole, di un vocabolario comune che ci permetta di ricercare la perfezione nell’unità [Cf. Gv 17, 20-21.23].

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Qual è invece quella concreta realtà ecclesiale che molti nostri vescovoni e cardinaloni fingono di non vedere, per evitare di dover correre quanto prima ai ripari? Narrata da chi come me vive molto da dentro la vita ecclesiale come membro del Collegio Sacerdotale, la desolante realtà è questa: se mettiamo assieme tre o quattro preti scopriremo che ciascuno di loro ha un “suo” linguaggio, una “sua” ecclesiologia, una “sua” pastorale … e tutto questo finisce spesso per tradursi in una “sua” dottrina. In una sola cosa questi preti saranno uniti in un nefasto elemento comune: nello spirito clericale, nella malitia clericorum, perché quando si mina e si distrugge lo spirito ecclesiale sorge al suo posto il peggio dello spirito clericale. Se poi prendiamo come paradigma la Diocesi delle Diocesi, quella di Roma, sede della Cattedra Episcopale di Pietro, ed andiamo in giro per le parrocchie durante la celebrazione delle Sante Messe, scegliendone per esempio dieci a caso sparse per l’Urbe, scopriremo in esse dieci preti che celebrano il Sacrificio Eucaristico in dieci modi diversi, alcuni mossi pure dall’evidente spirito del …”e mo’ che m’envento pe’ stupì “? Sorvoliamo del tutto su certi gruppi neocatecumenali e carismatici che ormai hanno di fatto dei “riti” propri, inclusi riti propiziatori, animisti e sincretistici finiti nel rituale cattolico; ma sorvoliamo allo stesso modo anche su certi cosiddetti tradizionalisti, nell’ambito dei quali il numero di coloro che “adorano” gli accidenti esterni della sacra liturgia anziché le sostanze immutabili ed eterne del Memoriale Vivo e Santo, è purtroppo molto alto. Insomma: sembra talvolta di essere in un campo aperto senza possibilità alcuna di riparo con le granate che piovono da tutte le parti.

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dolce e gabbana

Se non fossero chiari i risultati della “mitica” rivoluzione sessuale e della “liberazione” della donna, ecco una pubblicità dell’azienda degli stilisti Dolce&Gabbana nella quale si simula lo stupro di una autentica donna oggetto del XXI secolo, figlia della donna finalmente “liberata” quattro decenni prima dal furore dei movimenti femministi

Dopo una rivoluzione sessuale che ha manifestato un tripudio di egoismo che non ha liberato affatto la donna, ma l’ha resa veramente “oggetto” più di quanto storicamente e socialmente sia mai stata e che ha scisso la sessualità dall’amore umano, il Novecento è infine giunto a livelli tali di perversione istituzionalizzata da rendere difficile trovare adeguati eguali storici, persino andando a prendere a prestito le immagini di Sodoma e Gomorra, che però non rendono l’idea, soprattutto non rendono “giustizia” alla realtà del nostro presente.

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Il Novecento è stato il secolo più oppressivo della storia, privo di rispetto per la vita umana e privo di misericordia; e certi istinti ormai in circolo da un secolo nel sangue delle nuove generazioni non si eliminano con inviti cinetelevisivi alla tenerezza, perché il lavoro che si richiede è molto più complesso, ma soprattutto più drastico, perché basato su un rischio che non si può evitare di correre: il non piacere alle masse ed alle elites di potere. Per non parlare della misericordia vera, quella correttamente intesa, recepita e praticata secondo il Mistero della Rivelazione, esposta e riassunta in numerosi passi dei Vangeli, prendiamone solo uno tra i diversi:

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«Se il tuo occhio destro è motivo di scandalo cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna» [Mt 5, 29-30]

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piede diabetico 2

quale saggio medico, sarà così scelleratamente “misericordioso”, da lasciare che la cancrena assalga l’intero corpo, anziché salvarlo attraverso l’amputazione dell’arto infetto?

Se all’interno della Chiesa contemporanea qualcuno è però convinto che dinanzi ad un corpo assalito da un devastante diabete degenerativo che ha generato una cancrena al piede, sia invece molto misericordioso non amputarlo, perché non è bene privare un essere umano di un arto, in tal caso è presto detto: ci si prepari alla inevitabile conseguenza della cancrena che da lì a breve assalirà anche tutti gli altri arti del corpo.

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Il Novecento è stato il secolo che ha assistito allo sterminio degli ebrei, che non è stato il solo, anche se pochi ricordano il genocidio degli armeni a cavallo della prima guerra mondiale. Nessuno commemora le decine e decine di milioni di uccisi sotto il regime sovietico e pochi si avventurano a fare il conto delle vittime sacrificate nelle varie parti del mondo all’utopia comunista. Nel corso di questo secolo si è imposto a intere popolazioni l’ateismo di Stato, mentre nell’Occidente secolarizzato si è diffuso un ateismo edonistico e libertario, fino ad arrivare all’idea grottesca della “morte di Dio”.

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Soloviev foto

Vladimir Sergeevič Solov’ëv

Solov’ëv è stato profeta e maestro inattuale e inascoltato, a lungo relegato nella letteratura visionaria. In realtà è stato un appassionato difensore dell’uomo schivo ad ogni filantropia. È stato un apostolo infaticabile della pace e avversario del pacifismo. Auspicò l’unità tra i cristiani e fu duramente critico verso ogni irenismo. Fu innamorato della natura ma totalmente distaccato dalle odierne infatuazioni ecologiche, o per dirla in breve: fu amico innamorato della Verità rivelata del Verbo di Dio e nemico ostile di ogni ideologia e di ogni socio-teologia pseudo religiosa. Queste sono le guide di cui oggi abbiamo estremo bisogno, assieme alla vera misericordia. Non abbiamo bisogno, né mai un corpo infetto da arti in cancrena sarà salvato con l’acqua distillata della vaporosa tenerezza, né con la misericordia mutata in misericordismo, perché è solo con la grande misericordia del bisturi, che un corpo affetto da cancrena può essere salvato …

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da L’Isola di Patmos, 29 dicembre 2014

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1 commento
  1. ettore dice:

    Un’amara considerazione.

    Salendo sui mezzi pubblici di trasporto, i passeggeri vengono avvertiti da appositi cartelli di “Non disturbare il guidatore, non parlare al conducente” sotto minaccia di sanzioni.

    Sembra che nella Chiesa, a cominciare dalle più alte sfere, si stia diffondendo la stessa rigida regola di comportamento … in spregio alla virtù teologale della carità.

    Questo è proprio un pontificato che crea disagio e confusione, basta vedere le scomposte reazioni degli “amici del Papa” verso chi umilmente solleva obiezioni, pone domande e avanza suppliche.
    Come contagiosa emulazione dell’esempio dei superiori, la regola è stata già recepita in certi ambiti diocesani, e va via propagandosi anche alle periferie.

    È quasi impossibile parlare di questi argomenti con i sacerdoti, in sempre più evidente imbarazzo. La maggior parte di essi è trincerata dietro frasi di circostanza, tipo «è stato frainteso», «non ha detto questo», «la colpa è dei giornalisti», «non è cambiato nulla»; se insisti, da alcuni vieni redarguito con rimproveri ed improperi, spesso etichettato come rigido e tradizionalista.

    La parola d’ordine del clero sembra essere il manzoniano «suggerimento» impartito dal conte zio «sopire, troncare, padre molto reverendo, troncare, sopire»; Quasi tutti a far finta di nulla, ad adeguarsi al non vedo, non sento, non parlo, anteponendo il quieto vivere alla chiarezza, alla difesa della Verità, lasciando allo sbando la parte più consapevole del popolo di Dio.

    Isolate e rare le eccezioni che invece, proprio a motivo del disagio e della confusione, invitano a pregare per la Chiesa e il Vicario di Cristo.

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