Quel modello di coerenza comunista di Vauro Senesi al quale ho narrato: «Prima io avrei protetto i comunisti ricercati dai fascisti, poi i fascisti ricercati dai comunisti»
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Quel modello di coerenza comunista di Vauro Senesi al quale ho narrato: «Prima io avrei protetto i comunisti ricercati dai fascisti, poi i fascisti ricercati dai comunisti»
Guardi don Ariel io sono romano, di periferia ma non borgata, e all’uopo secondo il suo meritevole esempio, potrei secondo altro punto di vista tessere l’elogio di tal “Brasile” che solo negli ultimi mesi ho scoperto esistere.
Ora sappiamo tutti cosa disse Nostro Signore il Cristo, Gesù-Dio, a chi chiama stupido il suo fratello e non lo sto scrivendo come se non si potesse giudicare (cosa che certuni amano millantare) un dato di fatto.
Non voglio quindi affatto spingerla a ritrattamento, né al ricercare cosa, in questo borgataro, ci sia stato di buono proprio nelle sue parole, oltre al di cosa si stesse alludendo(quell’inviata è rinomata per camuffare vicende criminali-borgatare e mafiose, ma forse è proprio la razza).
Padre si risparmi dunque questi elogi, soprattutto a quel ruffiano di Cruciani, elogi che si capisce già cosa dovrebbero aiutarci giust’appunto a scorgere – come giustamente si commenta qui sotto ed appresso, ed approvo – ma non ho più dubbi che sia meglio la certosa all’ironia colta od al contenuto puntuale ben espresso, perché la situazione è peggio di come si crede.
Stia attentissimissimo per piacere.
“beato chi in Lui si rifugia” Amen.
Dire che una persona, alla prova provata dei fatti, non è intelligente, non è un’offesa né un insulto, ma una constatazione di fatto.
Applicando poi la sua logica che di cristiano non ha proprio niente, corredata di citazioni del Vangelo fatte a sproposito, ne conseguirebbe che uomini come Shaul di Tarso (San Paolo Apostolo), Aurelio di Tagaste (Sant’Agostino), sino a giungere a San Giovanni di Dio e a Sant’Ignazio di Loyola, non si sarebbero mai convertiti, divenendo gli uomini che per grazia di Dio sono poi divenuti.
Singolare il fatto che mi si ammonisca “Stia attentissimo per piacere”, aggiungendo poi “beato chi in lui si rifugia”, il tutto nell’insieme del testo di un messaggio che si commenta da se.
Don Ariel preciso: il poco che c’era da capire di quel che tal Brasil ha espresso non poteva coglierlo e mi sembra futile sottolineare perché, perquanto io abbia fatto precedentemente accenno alla giornalista a cui si riferiva.
Se però di ebeti dobbiamo parlare, il gioco è impari. Fatto salvo che sul fascismo non si è mai d’accordo su cosa sia in realtà, appoggiare una visione composita e genericamente opportunista come quella è sempre segno di meno ritardo mentale che esser liberali o comunisti…ricordando che ragione ed intelletto sono distinti, e la cultura lascia il tempo che trova.
Ma il nocciolo non era questo: lei sa bene che la coerenza umana non esiste e se vede coerenza in Vauro non sa chi è, o meglio, ignora il perché stia lì. Cruciani è un leccaculo , un animale da televisione, e lo avalla così?
Se poi lei, don Ariel, vuol dedurre che io abbia sancito l’inferno irrevocabile essendo impossibile la loro conversione come se fossi Dio, spero di averla indotta io con la mia sintassi sconclusionata a tale esternazione.Di certo se vuol credere che io cieli nella cripticità il nulla, questo è invece del tutto pacifico a farsi.
Stia più attento e Dio ci protegga.
Caro Padre Ariel,
non posso – e non voglio – criticare il tuo atteggiamento benevolo verso Vauro; posso solo dire che in passato il suddetto vignettista in una trasmissione di Santoro si scagliò con ferocia inaudita contro la Via Crucis, violentando al limite della bestemmia le scene di Nostro Signore sulla Via del Dolore, fra le risatine agghiaccianti del popolo di sinistra.
Ovviamente, non sta a noi giudicare, però certe libertà che si prendono i tromboni della sinistra, fanno veramente male…
Detto ciò, ti ringrazio per gli esempi e i modelli che riesci a portare anche nel buio della televisione di intrattenimento.
Con stima e affetto.
Caro Luca,
non hai ragione una ma cento volte.
In cammino verso i 57 anni proverò allora a spiegarmi, per farlo devo però di necessità entrare nel personale: tra i 25 ed i 35 anni io mi rifiutai non solo di partecipare alla vita della Chiesa, non solo mi allontanai dai Sacramenti, perché per un decennio mi rifiutai persino di mettere piede, dentro le chiese.
E’ stato un periodo buio della mia vita?
Sinceramente, a ripensarci oggi, non credo, se consideriamo che tra i 35 ed i 39 anni intrapresi un profondo cammino di ri-conversione, prima dei 40 anni avvertii la chiamata al sacerdozio, a 45 anni compiuti fui consacrato sacerdote.
Il tutto, per inciso, con buona pace di certe “comari”, perlopiù preti ai quali non sto particolarmente simpatico, i quali vanno dicendo in giro che un vescovo, dopo avermi in pratica raccattato per la strada, in un paio d’anni mi ha fatto prete.
Tanto per chiarire: la mia formazione al sacerdozio è durata 10 anni, mentre quella di un ventenne – faccio notare – ne dura di media 5 o sei. Aggiungo altresì che ero un uomo adulto e già formato sul piano storico, filosofico, umanistico e giuridico, avevo acquisita anche una prima formazione teologica nell’ambito della teologia fondamentale, per poi passare successivamente agli approfondimenti e studi specialistici.
Queste esperienze mi inducono a essere particolarmente benevolo verso certe persone e figure, perché so, avendolo sperimentato, di che cosa è capace la grazia di Dio verso molti di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, o che sono da sempre distaccati o molto critici verso la Chiesa.
Una benevolenza che però richiede sempre, di prassi e rigore, prudenza e lucido realismo. Mancando infatti l’una o l’altra cosa, si può cadere nello squilibrio, dare giudizi azzardati e fare quindi danni.
Caro Padre Ariel,
ti ringrazio per la magnifica ed esemplare storia (tua, personale!), che hai deciso di comunicare a me ed altri, ed in particolare modo per le parole di Speranza, che ne sono il cuore pulsante (“…so, avendolo sperimentato, di che cosa è capace la grazia di Dio verso molti di coloro che si sono allontanati dalla Chiesa, o che sono da sempre distaccati o molto critici verso la Chiesa…”).
Con immutata stima ed affetto, insieme nella Buona Battaglia per la Verità della Chiesa di Gesù!
Salve padre Ariel
vorrei domandarle ma la scomunica che Papa Pio XII fece sul comunismo è ancora oggi valida?
O è stata abolita da Paolo VI?
Vi ringrazio.
Attenzione, dire “la Chiesa ha scomunicato il Comunismo” non è propriamente corretto: la Chiesa ha condannato l’ateismo dell’ideologia marxista, non ha condannato il Comunismo in quanto tale e meno che mai i singoli aderenti al Partito Comunista.
Il Santo Pontefice Giovanni XXIII scrive nella Enciclica Pacem in terris del 1963:
«Va altresì tenuto presente che non si possono neppure identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l’origine e il destino dell’universo e dell’uomo, con movimenti storici a finalità economiche, sociali, culturali e politiche, anche se questi movimenti sono stati originati da quelle dottrine e da esse hanno tratto e traggono tuttora ispirazione. Giacché le dottrine, una volta elaborate e definite, rimangono sempre le stesse; mentre i movimenti suddetti, agendo sulle situazioni storiche incessantemente evolventisi, non possono non subirne gli influssi e quindi non possono non andare soggetti a mutamenti anche profondi. Inoltre chi può negare che in quei movimenti, nella misura in cui sono conformi ai dettami della retta ragione e si fanno interpreti delle giuste aspirazioni della persona umana, vi siano elementi positivi e meritevoli di approvazione? Pertanto, può verificarsi che un avvicinamento o un incontro di ordine pratico, ieri ritenuto non opportuno o non fecondo, oggi invece lo sia o lo possa divenire domani. Decidere se tale momento è arrivato, come pure stabilire i modi e i gradi dell’eventuale consonanza di attività al raggiungimento di scopi economici, sociali, culturali, politici, onesti e utili al vero bene della comunità, sono problemi che si possono risolvere soltanto con la virtù della prudenza, che è la guida delle virtù che regolano la vita morale, sia individuale che sociale. Perciò, da parte dei cattolici tale decisione spetta in primo luogo a coloro che vivono od operano nei settori specifici della convivenza, in cui quei problemi si pongono, sempre tuttavia in accordo con i principi del diritto naturale, con la dottrina sociale della Chiesa e con le direttive della autorità ecclesiastica».
Il Santo Pontefice Paolo VI, nella costituzione dogmatica sulla Chiesa Gaudium et spes del Concilio Vaticano II, scrive:
«La Chiesa, fedele ai suoi doveri verso Dio e verso gli uomini, non può fare a meno di riprovare, come ha fatto in passato, con tutta fermezza e con dolore, quelle dottrine e quelle azioni funeste che contrastano con la ragione e con l’esperienza comune degli uomini e che degradano l’uomo dalla sua innata grandezza. Si sforza tuttavia di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente degli atei e, consapevole della gravità delle questioni suscitate dall’ateismo, mossa dal suo amore verso tutti gli uomini, ritiene che esse debbano meritare un esame più serio e più profondo».
Il contesto nel quale quelle condanne dei Sommi Pontefici Pio XI, Pio XII e confermate dallo stesso Giovanni XXIII nel 1959, non sono riferite ai vari Partiti Comunisti, ma solo all’ateismo ideologico.
Caro padre Ariel,
grazie per il lavoro molto prezioso che svolgi assieme agli altri padri di quest’isola.
Per poco possa servire ecco la mia testimonianza: sono un prete emiliano di 81 anni.
Entrai in seminario a 11 anni nell’oramai lontanissimo settembre 1950.
Io e un altro mio coetaneo, divenuto anch’esso prete con me nel 1964, eravamo entrambi orfani di padre.
Mio padre, che era socialista, fu percosso a bastonate dai fascisti morendo tre giorni dopo per i traumi fisici dell’aggressione; il padre di questo mio compagno di seminario era fascista, pochi giorni dopo la caduta del fascismo fu prelevato da casa dai partigiani comunisti e fucilato nella piazza del paese assieme ad altri quattro uomini.
Tutti e due, la prima S. Messa, la celebrammo: io in suffragio dell’anima di suo padre, lui in suffragio dell’anima di mio padre.
Quando il vescovo giorni dopo lo seppe, disse: “quale migliore e più santa pacificazione poteva mai esserci?”.
Non so quanto possa servire parlare di fascismo e antifascismo a 76 anni di distanza dalla sua caduta, semmai anche in tono animoso, ma forse sono io che sbaglio.
Nella mia famiglia c’è stata una storia simile, raccontatami da una mia zia anziana.
Mio nonno, uno stimato professionista notoriamente fascista, un giorno durante la guerra, mentre era in giro in campagna per sbrigare i suoi affari, venne arrestato da due partigiani, che lo condussero in un luogo appartato per fucilarlo. Provvidenzialmente il terzetto si imbatté nella suocera di mio nonno, che li vide, capì al volo la situazione e, conoscendo i due partigiani, si mise a gridare: “Ma vergognatevi! Mio genero è un uomo buono e onesto! Sì, è fascista, lo sanno tutti! Ma lui aiuta tutti e lo sanno tutti, e lo sapete bene pure voi, che siete suoi compaesani!”. A queste parole, i due partigiani si vergognarono e lasciarono andare mio nonno.
A distanza di 20 anni mio nonno, sempre stimato professionista e sempre intimamente fascista, condusse un importante affare con un socio. Ad affare in corso, il socio gli confessò: “Prima di questo affare, non ti conoscevo bene e ti avevo giudicato male. Ricordi quel giorno in cui ti arrestarono per fucilarti? Te li avevo mandati io. Ho sbagliato, perdonami!”. Mio nonno perdonò di cuore il suo socio pentito e concluse felicemente l’affare…
Il suo articolo è molto bello, però onestamente mi confonde un po’: premessi i limiti mentali di Brasile, rivedendo il filmato mi sembra che Vauro non aspettasse altro che potergli urlare contro “Fascio di merda” con un pretesto qualsiasi (le frasi equivocate, nel caso specifico). Personalmente fino a qualche anno fa mi trovavo in una posizione ideologica credo molto simile se non identica a quella di Vauro, e so il livello di disprezzo che si prova non per le idee avversarie ma per l’avversario proprio, che viene spesso ridotto a subumano perché non a favore del progresso sociale che va di moda in quel momento. Oltre a questo disprezzo ci sono vari mali di cui si diventa complici assolutamente in buona fede, come quella che (credo) animi la presunzione del suo confratello omosessuale presente tra gli ospiti . Mi domando se si può davvero fare un elogio di una coerenza che fa persistere in questo tipo di posizioni e che può benissimo essere testardaggine, o, di questi tempi (non credo nel caso di Vauro o Cruciani) anche conformismo; non è ovviamente una polemica, solo se possibile una richiesta di chiarimento, magari mi è sfuggito qualcosa.
Caro Iacopo,
sicuramente lei avrà notato che parlo delle persone, non della ideologia, sino a concludere con un princìpio che per la Chiesa costituisce un vero e proprio pilastro: la differenza che corre tra errore ed errante, peccato e peccatore.
Avendo assistito a tutta la scena in questione, credo di poter dire che Vauro non era lì come un cecchino in attesa di sparare, ma che si è trovato dinanzi a una situazione imprevista e per niente architettata o studiata a tavolino.
Vauro appartiene a quel genere di comunisti buoni, ed a loro modo animati da sincerità d’intenti, che tanto bene ha raffigurato nella propria opera Giovannino Guareschi, che come sa, da una parte si faceva beffa di loro, ma dall’altra non mancava di lanciare le dovute critiche ai latifondisti ed ai proprietari terrieri, che per bocca di Don Camillo apostrofò «egoisti» preoccupati «solo dei vostri interessi».
La ringrazio molto per la risposta, non avevo in effetti dato la giusta importanza alla parte conclusiva per interpretare il suo discorso, e ammetto che tracciare i limiti di quella differenza tra peccato e peccatore o ideologia e persona mi risulta ancora complicato, probabilmente per brutte abitudini mentali pregresse. Io mi auguro di cuore che tutti coloro che magari più sinceramente di me cercano di fare il bene (magari sbagliando strada) mi passino avanti nel regno dei cieli, anche perchè la sincerità e la coerenza credo siano il requisito minimo per poter a un certo punto amare la Verità, ma a volte interpreto male discorsi simili (essendo un neo battezzato in età adulta negli incontri di catechismo che ho seguito ne sono abbondati di discorsi stile “che bravi tutti gli altri, noi invece come siamo brutti”) e uno finisce a chiedersi “ma se andavo così bene come ateo/agnostico comunista preoccupato per le ong/i diritti lgbtq/altro, chi me lo ha fatto fare?”; un pensiero sbagliato e malizioso, ma purtroppo a volte capita.
Caro Iacopo,
a maggior ragione segua Cristo Dio e il suo Santo Vangelo, provando tenera pena e pregando per coloro che oggi – vescovi e preti in testa – sembrano confondere Cristo con un attivista no-global e che annacquano il Vangelo perché temono che il vino puro d’alta qualità sia troppo forte per i deboli palati che stanno tirando su a nostra somma disgrazia e rovina.
Carissimo Jacopo, credo di condividere il tuo pensiero. Non è da ieri che i cristiani così detti “osservanti” si sentono presi di mira e sottoposti a critiche per una loro supposta presunzione di essere dalla parte giusta….
Ultimamente sta diventando una vera e propria moda. A volte mi chiedo davvero che si dovrebbe fare per avere un minimo di tranquillità spirituale. Male non fare, paura non avere, dice quella pia donna di mia zia Berta. Purtroppo anche senza studi teologici noi che studiammo il Catechismo di San Pio X sappiamo esistere anche il gravissimo peccato della presunzione di salvarsi senza merito, e il dannato tentatore ci aspetta , in agguato, fino all’ultimo respiro.
Del resto, per avere certe sicurezze, si dovrebbe farsi musulmani, e allora…..
Un vero e proprio saggio di equilibrio e anche di realismo.
In poche righe hai chiarito la posizione non facile della Chiesa e dei preti in situazioni a altissimo rischio e ricordata quella che è la nostra missione nel mondo tra gli uomini.
Come di certo sai, nelle nostre zone emiliane dal ’43 al ’46 di preti i partigiani rossi ne hanno fatti fuori diversi, è vero però che prima altrettanti preti sono stati bastonati a sangue dai fascisti.
Concordo sul fatto che Vauro vada apprezzato per la sua coerenza di comunista, non possiamo dire altrettanto dei numerosi che nel nostro paese hanno percorso le liste delle candidature di tutti i partiti e giunti infine alla disperazione sono approdati a volte persino alle sacrestie, o alle curie …
Bella la chiusa sul buon ladrone che ci ruba a tutti il paradiso negli ultimi due minuti di vita.
A dimostrazione di quanto fossero politicamente affini fascismo e comunismo, Nicola Bombacci, uno dei fondatori del partito comunista italiano, finì appeso assieme a Mussolini a piazzale Loreto.