Purtroppo questo pontificato finirà molto male, mentre i vescovi che compiacciono il Re Nudo giocando ai “preti di strada” finiranno parecchio peggio, intanto i laici perdono La Nuova Bussola…

PURTROPPO QUESTO PONTIFICATO FINIRÀ MOLTO MALE, MENTRE I VESCOVI CHE COMPIACCIONO IL RE NUDO GIOCANDO AI “PRETI DI STRADA” FINIRANNO PARECCHIO PEGGIO, INTANTO I LAICI PERDONO LA NUOVA BUSSOLA

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Dinanzi alla dignità apostolica così profondamente ferita, il dolore ci toglie proprio le parole, avanti alle gesta di certi vescovi buffoni …

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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Chi ha sempre venerato il Vescovo come sacra figura apostolica, oggi non può che versare lacrime di sangue, dinanzi all’attuale ascesa sulle cattedre episcopali di giullari e buffoni, ma soprattutto di emulatori senza dignità, giunti all’episcopato dopo essersi costruiti l’immagine di “preti di strada” e di “preti di periferia”.

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Oltre a pregare per questi poveretti, ai quali da tempo non è più chiara la dignità apostolica che ad essi è stata conferita, è necessario pregare soprattutto per i loro preti.

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Per i pochissimi buoni preti che ci restano, avere a che fare con vescovi che spaziano in bilico tra le soubrette vanitose e le figure del teatrino comico grottesco d’avanspettacolo, è una sofferenza difficilmente descrivibile: se fallisce il vescovo, fallisce anche il prete, perché il sacerdozio del prete è totalmente legato alla pienezza del sacerdozio apostolico del vescovo. Qualcuno lo ricordi, a chi nella Domus Sancthae Marthae si diletta a tirare fuori dal cilindro del prestigiatore nidiate di conigli pazzi. I conigli sono infatti particolarmente pericolosi, perché hanno una veloce e straordinaria capacità di riprodursi tra di loro.

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Una strana e, ovviamente, pura coincidenza: La Nuova Bussola Quotidiana, rivista vetero-democristiano-ciellina diretta da Riccardo Cascioli, sempre così veloce e severa nel fare le pulci e nel tirare le orecchie a vescovi e cardinali ogni volta che escono dalle righe, a distanza di tre giorni dal felice evento non ha proferito gemito dinanzi alla sceneggiata del vescovo rockettaro. D’altronde bisogna però comprendere: si tratta di un vescovo ciellino sin dal seminario e legato ai vertici di Comunione e Liberazione. Il bello è che lo chiamano pure giornalismo cattolico di autentica e imparziale informazione, insomma: un autentico servizio alla verità. Proprio sullo stile dei comunisti europei che di fronte ai carri-armati russi che invasero Praga nel 1968, voltarono la faccia dall’altra parte e non fecero neppure mezzo commento.

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dall’Isola di Patmos, 14 luglio 2019

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17 commenti
  1. Iginio
    Iginio dice:

    Il punto è anche un altro. E se a un giovane non piacesse il rock, le manifestazioni di massa in piazza, il casino (in tutti i significati), le partite di calcio, la spiaggia…? Che fa? Si suicida? Deve “andare dallo specialista” (come dicono i salesiani dell’UPS e come lasciò capire papa Bergoglio tempo fa)?

  2. enzo
    enzo dice:

    Caro Padre Ariel

    condivido in pieno l articolo sui destini dell attuale Pontificato. Le rivolgo una domanda breve e semplicissima che da tempo si faranno milioni di fedeli cattolici. Data la situazione che da tempo state commentando, dove sta attualmente la Chiesa che fu guidata da San Giovanni Paolo II, da Pio XII e da tutti i Papi , dove si trova in questo momento? Vale ancora il famoso detto di S. Ambrogio Ubi Petrus ibi Ecclesia.

    Dato che per ogni cattolico Roma e Magistero devono essere inseparabili qual è la bussola a cui dovranno fare riferimento i poveri fedeli?

    Spero avrà la pazienza di confortarmi con una risposta.
    Grazie

  3. Antonio Mignozzetti
    Antonio Mignozzetti dice:

    Caro don Ariel,
    nella situazione in cui ci troviamo noi cattolici sprezzantemente definiti “tradizionalisti”, cioè con tutta la grande stampa (laica, paolina, gesuitica e vescovile) contro, per me è consolante che esistano delle “voci” (riviste, blog ecc.) fedeli alla Chiesa di sempre, e ne sono un fedele e riconoscente lettore. Ma rendendomi conto che sono poche, vorrei che, almeno, andassero d’accordo fra di loro, e non si beccassero come facevano i famosi capponi di Renzo. Perciò non capisco i suoi periodici attacchi a La Nuova Bussola Quotidiana. A meno che mi sfuggano le malefatte sue e del suo direttore. Nel qual caso le sarei riconoscente se mi illuminasse in proposito. Saluti.

  4. fabio
    fabio dice:

    il problema di oggi è che i vescovi e i preti non pensano più alle anime non è vero caro padre Ariel?

  5. Luigi Saruggia
    Luigi Saruggia dice:

    Questi sono i frutti di molti seminari di oggi. Sacerdoti e Vescovi che non hanno la minima idea di cosa sia la dignità del sacerdozio e dell’episcopato. Un tempo, quando si veniva nominati vescovi, i prescelti spesse volte si mettevano a piangere o scappavano sentendosi indegni di tale missione. Se non ricordo male don Ariel proponeva tempo fa una riforma dei seminari per riparare ai danni causati dai rettori, formatori etc. degli ultimi 50 anni.
    Mi permetto di segnalare una preziosa iniziativa di Aldo Maria Valli sullo stato dei seminari italiani e la “formazione” dei sacerdoti e quindi dei futuri vescovi:
    https://www.aldomariavalli.it/2019/07/12/se-il-parroco-non-crede-alla-presenza-reale-di-cristo-nelleucaristia/amp/

  6. Fabrizio Giudici
    Fabrizio Giudici dice:

    Benson, penso che sia così. Ovviamente non ce l’ho in generale con forme di aggregazione ed associazione in seno alla Chiesa: in passato ce ne sono state tante, fondate anche da Santi, meritorie e benefiche. È il “movimentismo” così come si è configurato negli ultimi decenni che è dannoso.

    Don Ariel usa a volte il termine “concilio egomenico“: ecco, magari anche con ottime intenzioni in partenza, si nota una specie di furia di molti che hanno voluto rifare la Chiesa a propria misura, proiezione del proprio ego, dei propri gusti e dei propri desideri; che hanno voluto cambiare certe cose solo perché non le avevano inventate loro (in altri campi questa cosa si chiama sindrome NIH: “Not Invented Here“). Il contrario dell’umiltà evangelica.

    Certo che il tutto è divisivo; la cosa ridicola è che poi frequentemente sono gli stessi membri delle conventicole ad accusare di essere “divisivi” quelli che cercano di riportare ordine e sana dottrina…

  7. Dorotea
    Dorotea dice:

    Nel video dell’intervista ascolto, poco adeguato, che un neo vescovo arroghi a se stesso il canto del Magnificat (!?). Dalle sue parole sembra di udire: “tutti mi chiameranno beato…” , Dio è usato per analizzare e giustificare un proprio tributo, il contrario di quel “scomparire” affinché Egli sia innalzato …

    Si avverte una poca umiltà di fronte al vero carico della croce di cui la Chiesa l’ha caricato. Non conosco il soggetto e dunque gli auguro il martirio dello stato del vescovo appena assunto, ma non posso che rimanere basita per l’intervista che sprizza uno tsunami – come lo ha definito lui stesso – di elogi alla sua storia. Uno tsunami non è mai foriero di cose belle, è una tragedia, semmai poteva parlare di doni della grazia (questa sconosciuta), fiumi dello Spirito Santo.

    Capisco il linguaggio giovanile, ma non la puerilità di linguaggio in un neo vescovo. E non sto giudicando la persona, che non conosco, ma ciò che dice sì, come mi insegna il Cristo, riferimento a Gv 7,24.

  8. Fabrizio Giudici
    Fabrizio Giudici dice:

    I movimenti sono stati l’inizio del disastro. La gente che appartiene o è vicina ad un movimento lo considera più importante della Chiesa, dunque non si può mai criticare; va sempre tutto bene, e semmai si chiude un occhio. La Chiesa può anche crollare, ma non toccatemi la mia conventicola!

    • Benson
      Benson dice:

      Non è che il sorgere dei movimenti, più che una nuova primavera dello Spirito, sia sintomo della perdita di unità della Chiesa?

  9. Adriana Rioda
    Adriana Rioda dice:

    Ha ragione don Ariel,

    il dolore davanti a tanta decadenza ti toglie le parole. Come madre di un sacerdote sono sempre più preoccupata di cosa sta succedendo nella Chiesa.

    Grazie per il suo impegno a portare avanti la Verità e la dignità sacerdotale. Vivo in diocesi di Treviso dove non è più richiesto ai sacerdoti di portare almeno il “colletto” e dove, spesso, gli stessi sacerdoti hanno deriso mio figlio perché veste “da prete” perché ordinato sacerdote nella Diocesi di Venezia dove, fin dalla prima tappa dell’ammissione agli ordini, portano la talare o l’abito nero rigorosamente con la camicia con il colletto.

    Nel vedere i video di questo nuovo vescovo di Imola mi si è stretto lo stomaco.

    • ornella
      ornella dice:

      Cara signora Adriana, sono addolorata e dispiaciuta ed esterrefatta, ma non mi meraviglia che chi difende la Verità e la dignità sacerdotale venga preso in giro. Sarà bene che coloro che hanno deriso suo figlio continuino a indossare maglioni e felpe e tute colorate. Non sono degni di indossare la “divisa” del sacerdote, visto che tanto la disprezzano. Vergogna!!

    • Fabrizio Giudici
      Fabrizio Giudici dice:

      Cara Adriana,

      comprendo il suo sentire e quello di suo figlio. Però gli dica questo: che ci sono moltissimi fedeli, me incluso, a cui solo il vedere un prete ben vestito, e magari in talare, si rallegra il cuore; e sono grati a questi preti perché insistono con questo comportamento virtuoso, a dispetto di tutte le critiche e prese in giro.

  10. Costantina Dignani
    Costantina Dignani dice:

    Questa volta non condivido il giudizio. Conosco don Giovanni, cresciuto nel movimento di CL , appassionato di Cristo e della musica. Testimone che l’incontro con Cristo salva la vita, la musica è uno dei tanti mezzi per far incontrare a tutti Cristo, soprattutto nella sua missione tra i giovani

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Cara Costantina,

      io invece non lo conosco questo vescovo, proprio per questo non ho neppure menzionato il suo nome, ma solo il fatto in sé.
      Anch’io voglio bene a tanti sacerdoti, ma quando alcuni di loro sbagliano o compiono gesti non opportuni, non mi faccio prendere dal mio affetto personale dando infine giudizi emotivi, ma dico loro che hanno sbagliato.

      Non conoscendolo, mi sono ben guardato dal dare qualsiasi genere di giudizio sulla persona, che appunto non conosco.

      Tutti i sacerdoti, ed in particolare i vescovi, devono «amare Cristo che ci salva la vita», trasmettendo questo messaggio con tutta la dignità propria dell’episcopato e del sacerdozio.

      Io non so se lei vive in un’isola felice dove le chiese sono stracolme, ed in particolare di giovani, dove i seminari ed i noviziati degli istituti religiosi sono pieni di vocazioni e via dicendo.

      Come prete “non emotivo”, io posso parlarle sulla base dei fatti, che sono questi:

      1. da quando i preti hanno gettate le tonache alle ortiche per presentarsi in maglietta scollata persino dinanzi all’intervistatore che dentro una chiesa cattedrale intervista il presule appena nominato vescovo, i giovani, le spalle, ce le hanno voltate;

      2. da quando i preti si sono messi a fare i compagni di brigata dei “cciovani” in jeans e scarpe da ginnastica, della serie “chiamami per nome e dammi del tu perché sono uno di voi”, le chiese si sono svuotate;

      3. da quando i preti hanno incominciato a presentare un Cristo annacquato, per seguire il quale basta il cuore emotivo palpitante, dimenticando completamente le parole sacrificio, lotta interiore, testimonianza autentica e coerenza, le chiese, oltre a essersi svuotate, sono persino finite messe in vendita.

      ecc … ecc …

      Luigi Giussani, pochi mesi prima di morire, a un intervistatore de Il Corriere della Sera, lamentò che «la Chiesa aveva mummificato Cristo e che si stava di fatto vergognando di lui».

      E quando, la Chiesa, si vergogna di Cristo? Esattamente quando presenta un Vangelo emotivo da baci perugina, un Vangelo alla va’ dove ti porta il cuore, mentre invece, il Vangelo, ci porta alla croce.
      Saranno anche bravi, questo genere di sacerdoti, ma di fatto, putacaso, annunciano sempre ai “cciovani” un Cristo compagnone molto edulcorato, mai il Cristo straziato sulla croce. Quasi come se Cristo, dopo essere morto di sonno, tre giorni dopo sia infine risorto.

      Nessun giudizio sulla persona – che ripeto non conosco – posso però dirle che come prete, dinanzi a un vescovo del genere, sarei quantomeno molto imbarazzato.

      Per grazia di Dio, sino a oggi sono stato salvato: i due vescovi alla cui autorità e giurisdizione sono stato sottoposto nei miei anni di sacerdozio, non avrebbero mai fatto sceneggiate del genere. E il mio primo vescovo – per intendersi – non era semplicemente un membro di Comunione e Liberazione, ma è stato, assieme ad Angelo Scola, uno dei primi allievi di Luigi Giussani nel movimento di Gioventù Studentesca, formato personalmente da lui. E non penso proprio che Luigi Giussani, oggi, avrebbe gradito il concerto pop di un vescovo, in particolare di uno proveniente proprio dalle file di Comunione e Liberazione.

      Lei può volergli bene quanto vuole e fa bene a volergliene e gliene deve volere, ma ciò non toglie che come vescovo ha data e fatta una pessima rappresentazione.

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