Può un Romano Pontefice legittimamente eletto e Successore legittimo del Beato Apostolo Pietro essere privo della grazia di stato ?

— attualità ecclesiale —

PUÒ UN ROMANO PONTEFICE LEGITTIMAMENTE ELETTO E SUCCESSORE LEGITTIMO DEL BEATO APOSTOLO PIETRO ESSERE PRIVO DELLA GRAZIA DI STATO ?

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Cari e numerosi Lettori: io non vi prenderò mai in giro, perché «Dio vi ha affidati a me», ed un padre non può né mai deve prendere in giro i figli che domandano conforto, aiuto e sostegno nella prova, pur di non affrontare gli spettri dei Dèmoni che ci volteggiano attorno e che ci spaventano moltissimo in questa notte buia.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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la statua di San Pietro Apostolo nella omonima arcibasilica vaticana

In questo momento dovremmo far tesoro delle parole del Cardinale Charles Journet [1891-1975] che nella sua opera Eglise du Verbe Incarné  spiega: 

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«L’assioma “dov’è il Papa lì è la Chiesa”, vale quando il Papa si comporta come Papa e Capo della Chiesa; in caso contrario, né La Chiesa è in lui, né lui è nella Chiesa».

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Sono stanco di dibattere inutilmente con coloro che in modo deciso e assoluto negano di prendere solo in vaga considerazione l’ipotesi che un Sommo Pontefice possa essere chiuso alle azioni di grazia dello Spirito Santo, su di lui riversate con indubbia abbondanza, ma che in lui ed attraverso di lui possono operare solo se egli accetta i doni di grazia e li mette a frutto. Ecco allora che questi soggetti si arrampicano sugli specchi del loro totale rifiuto, ed a questo problema reagiscono confermando e sostenendo come dei juke box a gettone la cantilena … «Si, però il Sommo Pontefice non può mai errare quando si pronuncia in materia di dottrina e di fede, è dogma, dogma, dogma!».

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Domanda molto seria: ma è la grazia di Dio che parla e agisce attraverso di lui, od è invece lui che agisce a prescindere dalla grazia, giacché essendo magicamente non defettibile in materia di dottrina e di fede, può esprimersi infallibilmente anche se chiuso alla grazia e fuori dalla grazia santificante di Dio? Perché in tal caso non siamo né dinanzi alla metafisica né dinanzi alla dogmatica, ma dinanzi alla magia. È infatti la magia che in sé e di per sé è totalmente irrazionale, mentre la dogmatica ed il dogma non sono affatto irrazionali, si edificano su principi razionali, per quant’è vero che il Verbo s’è fatto carne, non s’è fatto pensiero vaporoso, si è fatto fisicamente e razionalmente carne.

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Dinanzi a queste forme di chiusura al ragionamento che sono la conseguenza della fuga dalla realtà da parte di tutti coloro che presumono di avere sempre una decisa risposta logica per tutto, salvo rinchiudersi in quattro formule protettive quando di risposte da dare al momento non ve ne sono, torno a ripetere che non siamo nell’ambito né della metafisica né in quello della dogmatica, ma nell’ambito della magia, se non peggio dello gnosticismo. Come può infatti lo Spirito Santo, attraverso le sue azioni di grazia, annullare la volontà o la non volontà dell’uomo, vale a dire la sua libertà ed il suo libero arbitrio, per sdoppiarlo a proprio piacimento e renderlo così all’occorrenza totalmente indefettibile, qualora la sua natura non fosse liberamente aperta alla grazia di Dio? Perché se ciò avvenisse, in tal caso Dio entrerebbe in contraddizione con il mistero della creazione e quindi con sé stesso per opera dello Spirito Santo, ed in tal caso il nostro Dio sarebbe un dio magico, un dio gnostico. Il tutto sempre per tornare alle grandi menti speculative che di fronte a problemi sino a pochi anni prima inimmaginabili, ma purtroppo oggi reali, anziché speculare veramente si rinchiudono dentro la gabbia delle loro quattro formule dogmatiche ribadendo decisi e inamovibili dinanzi alla tragica evidenza dei fatti: «… è indefettibile, non può errare, è dogma, dogma, dogma!» …

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… e qui merita ricordare che i dogmi non sono gabbie per uomini che rivendicano a un certo punto il diritto a non ragionare, ma sono il cuore più profondamente ragionato del mistero della fede, perlomeno stando ad un grande maestro della scolastica, Sant’Anselmo d’Aosta, che afferma in che misura «la fede richieda l’intelletto e l’intelletto la fede» [Fides quaerens intellectum. In Prosl., Proemio], ed ancora: «Credo per comprendere, comprendo per credere» [credo ut intelligam, intelligo ut credam]. E questi due sono i fondamenti portanti della filosofia scolastica, la quale mai, a proprio fondamento, ha posta la magia.

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Ebbene confesso che di questi ragionamenti sono stanco. Sono stanco di coloro che dinanzi ad un incendio in una biblioteca di testi sacri destinati ad andare perduti per sempre, si precipiterebbero a salvare il libro Iota Unum di Romano Amerio mentre il Santo Vangelo brucia. Come del resto sono un po’ stanco in generale, tanto da chiedermi con una certa frequenza: merita seguitare a speculare, analizzare e scrivere, oppure sarebbe più opportuno rinchiudersi per tutta la vita che mi resta in una certosa con voto di assoluto silenzio, dedicandomi alla preghiera e alla penitenza sino alla morte? Nel mese di agosto, pochi giorni dopo il compimento del mio 55° compleanno, mentre il tempo scorre veloce mi sono proposto più che mai di lavorare ad impiegare bene tutto il tempo di questa vita che mi separa dalla morte, né intendo sprecarlo per difendere l’indifendibile o per salvare l’insalvabile, meno che mai per esporre la mia dignità umana e sacerdotale al pubblico ridicolo pur di cercare nei documenti del Sommo Pontefice Francesco I ciò che egli non ha mai detto e scritto, tirando fuori a tutti i costi da essi il buono che semmai non c’è, attraverso artifici interpretativi che hanno invero del patetico, perché non gli si può mettere sulla bocca quel che di buono non ha detto dopo avere fatto il processo alle sue più profonde intenzioni …

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… e dinanzi all’indifendibile le soluzioni sono tre: i rimproveri e le denunce di San Giovanni Battista, il quale come sappiamo perse la testa; la analisi speculativa della situazione per ciò che è, non invece per ciò che vorremmo che fosse; il completo ritiro dal mondo e il voto di totale silenzio per tutta la vita. Sono tre modi diversi ma tutti efficaci per operare al meglio in questa situazione disastrosa e irreversibile. Per adesso io ho scelto la prima soluzione, il modello Giovanni Battista, ma potrei anche decidere di scegliere la terza, con efficacia forse persino maggiore.

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Il problema, non è infatti lieve: come possiamo, noi, interpretare colui che dovrebbe essere il custode e l’autentico interprete della fede? O duole proprio molto a certe menti dover accettare ed ammettere che il custode della “magica infallibilità”, da cinque anni a questa parte ha dimostrato con le sue deliberate e per nulla involontarie ambiguità, di aver fatto esplodere nella Chiesa il relativismo teologico e morale, assieme allo sconcerto e alla divisione, come mai prima s’era visto nella Chiesa visibile? Possibile che tra i soloni della grande teologia, non ce ne sia uno solo che si ponga un quesito, semmai destinato a rimanere senza risposta, vale a dire questo: potrebbe verificarsi un caso nel quale un Sommo Pontefice, chiuso alle azioni della grazia santificante dello Spirito Santo, finisca col risultare privo della grazia di stato che è propria del suo alto ufficio, semmai con tutte le conseguenze che oggi abbiamo sotto gli occhi, il tutto a prescindere dalla sua legittima elezione e dal ruolo da egli altrettanto legittimamente occupato?

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E con questo è presto detto, cari e numerosi Lettori: io non vi prenderò mai in giro, perché «Dio vi ha affidati a me», ed un padre non può né mai deve prendere in giro i figli che domandano conforto, aiuto e sostegno nella prova, pur di non affrontare gli spettri dei Dèmoni che ci volteggiano attorno e che ci spaventano moltissimo in questa notte buia.

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In questo momento la nostra salvezza è racchiusa nella virtù teologale della speranza, sulla quale scrissi abbondantemente nel 2014 [vedere QUI]. La speranza è la grande virtù mediana che lega assieme fede e carità. E siccome io sono stato istituito a servizio del Popolo di Dio ed immesso col sacerdozio nella paternità universale, a questo Santo Popolo intendo offrire la via della speranza, mai però la via dell’illusione, proprio perché sono un sacerdote di Cristo, non uno spacciatore di acidi allucinogeni, ma soprattutto perché considero quello di Dio un Popolo Santo, non un popolo bue al quale dare una carezza e un’aspirina mentre un cancro in fase terminale corrode da tempo il nostro corpo ecclesiale ed ecclesiastico, mentre la Chiesa visibile è già nell’anticamera di un obitorio ridotto per l’occasione ad un circo equestre di pagliacci, nani e ballerine.

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Volete sapere che cosa ha sempre salvato il mio sacerdozio? Forse la scolastica, che ho studiata e approfondita; forse la metafisica, che ho studiata e approfondita; forse San Tommaso d’Aquino, che ho studiato e approfondito? Ebbene, il mio sacerdozio non è stato salvato da questi “mezzi” efficaci, ma pur sempre mezzi. È stato salvato dal mio profondo amore per la Chiesa Corpo Mistico, di cui Cristo è Capo e noi membra vive; è stato salvato dall’amore per quella Chiesa che è opera divina nata dall’amore del Cuore Divino. È con questa consapevolezza che tutti i giorni sollevo il Corpo e il Sangue di Cristo sull’altare acclamando:

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Per ipsum, et cum ipso, et in ipso

est tibi, Deo Patri omnipotenti,

in unitate Spiritus Sancti,

omnis honor et gloria

per omnia saecula saeculorum.

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O qualcuno pensa forse che io avrei dato un solo giorno della mia preziosa vita a questa povera mignotta di Chiesa visibile che oggi abbiamo sotto gli occhi, devastante opera tutta quanta puramente umana di nani, ballerine e buffoni in carriera alla Corte dei Miracoli del grande Re Nudo ?

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dall’Isola di Patmos, 16 dicembre 2018

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Questo articolo è solo l’ultima parte rivisitata di un articolo molto più articolato pubblicato il 10 settembre 2018 e che potete trovare nel nostro archivio sotto il titolo: «Dinanzi ad una Chiesa visibile affetta da una decadenza dottrinale e morale irreversibile, è necessario aprire quanto prima la banca del seme» [il testo è leggibile QUI]

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18 commenti
  1. Francesco Paolo Vatti
    Francesco Paolo Vatti dice:

    Grazie di questo articolo!
    Per quanto riguarda chi le oppone l’infallibilità papale, devo però confessare che lo capisco: è difficile, per chi vuole restare fedele alla Chiesa di Roma, accettare che il Papa possa gestire male la Chiesa (benché sia successo già in passato). Si teme di essere in errore quanto si è in contraddizione. E’ difficile per un laico, che non ha la vostra stessa preparazione teologica: si tratta di stare in equilibrio fra la fedeltà al Papa e il vedere che certe volte il Vangelo va da un’altra parte (o almeno così pare)…
    Spero che la scelta certosina non prevalga: personalmente, ho bisogno di leggerLa!
    Una curiosità: sono nato il 15 agosto, lei in che giorno di agosto?

  2. Francesco Paolo Vatti
    Francesco Paolo Vatti dice:

    Grazie, Padre Ariel, per quanto scrive! Però, Le dico francamente che non mi stupisce che continui a ricevere obiezioni basate sull’infallibilità papale: è difficile, per noi laici, comprendere quello che sta succedendo e trovare il giusto equilibrio fra capire gli errori del regnante Pontefice e non perdere la fede nel cattolicesimo che ha fra i suoi fondamenti l’obbedienza al Papa… Spesso, parlando con tanti buoni cattolici, mi sento dire che certe cose non dovremmo dirle fuori dai nostri ambiti, perché, sostanzialmente, i panni sporchi si lavano in famiglia e non bisogna dare argomenti ai detrattori della Chiesa…. Non sono d’accordo, ma non posso negare di venire messo in difficoltà da siffatte affermazioni….
    Spero non voglia fare il Certosino: personalmente, ho bisogno della Sua chiarezza.
    Una curiosità: in che giorno di agosto fa gli anni? Io il 15 (ma ho un anno meno di Lei).

  3. fabio
    fabio dice:

    caro padre ARIEL

    vorrei domandarle il pensiero di rahner è eretico si o no ?
    i gesuiti sono eretici si o no?
    vi ringrazio

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Fabio,

      anzitutto premetto che non le rispondo esprimendo opinioni personali, ma le rispondo basandomi su dati di fatto storici, non passibili di facile smentita, a prescindere dal profondo dolore che può arrecare al mio animo cattolico e sacerdotale dover ammettere certe verità; ma nascondere la verità, o alterarla, sarebbe grave dinanzi a Dio e dinanzi alle membra vive del suo Popolo Santo, che non è composto da poveri beoti, come a volte pare che taluni credano.
      Pertanto, dinanzi alle verità dolorose due sono le soluzioni: o tacere e rinchiudersi nel silenzio della preghiera e della penitenza, oppure dire ciò che è vero e ciò che è falso a livello rigorosamente oggettivo, non a livello soggettivo, al fine primo e ultimo di esorcizzare le nostre paure ed i nostri disagi, negando di fatto la palese verità oggettiva.

      La teologia di Karl Rahner è molto insidiosa e con degli elementi non indifferenti di eterodossia. Più pericoloso di ciò che lui ha detto e scritto, il vero pericolo – e tale poi si è rivelato – è stato ciò che sul suo dire e sul suo scrivere spesso ambiguo e ambivalente è stato poi elaborato in seguito.

      Quando si lanciano sul terreno certi semi, accade poi, inevitabilmente, che i frutti generati siano pessimi, col risultato che dal pensiero eterodosso ed a tratti molto confuso di Rahner, si giunga alla formulazione di vere e proprie eresie, alle quali è giunto per primo avanti a tutti in ordine di serie il suo allievo prediletto, il più curato e anche il più talentato dei suoi allievi a livello speculativo, il Reverendo Prof. Hans Küng, il quale partì mettendo in discussione con un suo saggio edito a inizi anni Settanta il dogma della infallibilità pontificia.

      Come spesso ho inutilmente lamentato a diversi teologi, prendersela con Rahner, con i suoi allievi e con i frutti da tutti costoro prodotti, rasenta a tratti l’irrazionale, visto e considerato che Rahner e la sua teologia sono passati indenni attraverso ben quattro pontificati:

      1. il pontificato di Giovanni XXIII, oggi canonizzato;
      2. il pontificato di Paolo VI, oggi canonizzato;
      3. il pontificato di Giovanni Paolo II, oggi canonizzato;

      e sono altresì passati indenni:

      1. dalla Congregazione per la dottrina della fede presieduta per oltre un ventennio dal Cardinale Joseph Ratzinger, che Karl Rahner lo conosceva bene ed a fondo ed altrettanto conosceva la sua insidiosa teologia;
      2. dal pontificato di Benedetto XVI.

      A questo punto io le dico: chiunque scrive libri, articoli e tiene conferenze sul pericolo della teologia rahneriana, senza tenere conto del dato di fatto che ben quattro Pontefici, tra i quali tre santi, hanno omesso di:

      1. vigilare sulla dottrina della fede;
      2. difendere la verità dall’errore;
      3. confermare i fratelli nella verità della vera fede;

      hanno commesso in tal senso gravi e grossolani errori.

      E affermando questo, tutt’altro che a cuor leggero, mi baso su dati di fatto storici, palesi ed evidenti, negabili solo da chi pretende di calare la scure su Rahner ma sorvolare totalmente su chi ha la responsabilità storica, teologica e pastorale di avere permesso il suo sviluppo e la sua diffusione.

      Il tutto a conferma del fatto che i Pontefici, santi inclusi, sono defettibili e possono commettere gravi errori, fatta eccezione quando si esprimono infallibilmente su questioni di dottrina e di fede, secondo quelli che sono i rigidi schemi sanciti dalla costituzione dogmatica Pastor Aeternus del Concilio Vaticano I e dal successivo documento Ad tuendam fidem promulgato da Giovanni Paolo II.

      I Pontefici, santi inclusi, sono infallibili limitatamente alle materie di dottrina e di fede, ma non sono indefettibili, anzi: il loro gravoso ufficio può portarli a compiere errori e danni molto più gravi di quelli che mai potrebbe compiere un qualsiasi Vescovo o Presbìtero.

      Per quanto riguarda i Gesuiti: la Chiesa deve molta gratitudine a Sant’Ignazio di Loyola ed alla vecchia Compagnia di Gesù, morta definitivamente tra la metà e la fine degli anni Sessanta.
      Quella che oggi abbiamo sotto gli occhi è altra cosa.
      Affermare però che “i gesuiti sono eretici” sarebbe azzardato e ingeneroso. Possiamo dire che al loro interno c’è sicuramente un esercito di eretici, ma non possiamo affermare che tutti siano eretici, anche se da un albero ormai marcio non possono nascere frutti sani, a partire dal loro attuale Preposito Generale, lanciatosi ripetutamente in affermazioni infelici e fuorvianti a livello dottrinale.

  4. Beppe44
    Beppe44 dice:

    Mafia di San Gallo? o gruppo di San Gallo? non era una società segreta (come la mafia) e vi partecipava anche il card. Martini

    • Padre Giovanni Cavalcoli
      Padre Giovanni Cavalcoli dice:

      Non era affatto una «società segreta» tipo mafia. Sarebbe offensivo il crederlo. Tuttavia, fu effettivamente un gruppo di Cardinali rahneriani, che, lavorarono segretamente, senza il permesso di S.Giovanni Paolo II, per elevare il rahnerismo al rango di dottrina ufficiale della Chiesa, al posto di quella di San Tommaso d’Aquino.

  5. Gaetano2
    Gaetano2 dice:

    “PUÒ UN ROMANO PONTEFICE LEGITTIMAMENTE ELETTO E…”
    Ma, mi chiedo, può essere considerato “legittimamente eletto” chi lo è stato (come pubblicamente dichiarato dal card Daneels, e senza smentite successive) dalla “mafia di San Gallo”?

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Gaetano,

      la storia della Chiesa è antica di 2000 anni e non si esaurisce affatto nel corso delle ultime vicende susseguite tra il 2005 ed il 2018.
      Se rapportata a quella che è stata nel corso di venti secoli la storia della Chiesa e del papato, la cosiddetta “Mafia di San Gallo” andrebbe inserita nell’elenco delle pie confraternite della carità e del mutuo soccorso.
      In caso contrario, applicando invece i dubbi da lei espressi e quindi il suo criterio, dovremmo procedere a posteriori a dichiarare retroattivamente invalide le elezioni di almeno la metà dei Sommi Pontefici, diversi dei quali assurti al sacro soglio attraverso la simonia, l’inganno ed il ricatto politico, per non parlare di quei non pochi pontefici che fecero cardinale un amato nipote poi succeduto a sua volta allo zio sulla Cattedra di Pietro …
      E via dicendo a seguire.

      Sa come mai, il cardinale vicario di Sua Santità per la Diocesi di Roma, era comunemente chiamato nel lessico corrente dell’epoca er cardenal nepote? Per il semplice fatto che per un lasso di tempo affatto breve, i Sommi Pontefici, nominavano un proprio nipote vicario generale ponendolo in quel ruolo particolarmente delicato, specie cosiderando che all’epoca, Roma, era la capitale dello Stato Pontificio ed il vicario generale di Sua Santità, sul piano politico e giuridico, aveva poteri non indifferenti.

      Dunque, per chi conosce la storia, la tanto recriminata “Mafia di San Gallo”, se rapportata alla storia del papato, è da considerare alla stregua della Pia Società delle Dame della Carità di San Vincenzo de’ Paoli.

      • Lorenzo
        Lorenzo dice:

        Padre Ariel,
        Chiunque conosca la storia della Chiesa non può che concordare e ripetere quanto lei ha espresso. Tuttavia in passato si trattava di puri giochi di potere politico e favoritismi, mai si sarebbero azzardati a cambiare o stravolgere la legge del Signore.
        Cosa che invece la cosiddetta Mafia di San Gallo aveva tutta l’intenzione di fare, non si è limitata all’intrigo di corte.

        • Padre Giovanni Cavalcoli
          Padre Giovanni Cavalcoli dice:

          Chiunque conosce la vera storia del Papato e soprattutto chi crede nel carisma di Pietro, non accetta quanto asserito da Don Ariel. Il gruppo di San Gallo, anche ammesso, come è quasi certo, stando ai nomi di chi vi partecipava, che fosse un gruppo modernista, non ha avuto e non ha alcun potere di «cambiare o stravolgere la legge del Signore», giacchè, come ha promesso Cristo, portae inferi non praevalebunt.

          • Lorenzo
            Lorenzo dice:

            Stimato Padre Cavalcoli,

            Non credo Don Ariel volesse intendere ciò che lei ha inteso, né io ho mai pensato che precedenti “elezioni” papali fossero invalide.
            Tuttavia sappiamo bene che in passato, in alcuni casi, questioni puramente politiche hanno giocato la loro parte. Ciò non toglie merito alle qualità che i pontefici successivamente eletti hanno avuto.

            La differenza che volevo far notare, così come lei ha scritto in un commento successivo, risiede nella vera finalità delle intenzioni del gruppo di San Gallo. Quella è la differenza chiave.
            Ovviamente tutti conosciamo la fine che fa chi vuole far guerra a Dio…

      • Giov
        Giov dice:

        C’è una non lieve differenza però: nessuno aveva ancora stabilito che quelle elezioni erano invalide, e i partecipanti con l’eletto Papa tutti scomunicati latae sententiae (ovvero seduta stante). L’ha fatto Giovanni Paolo II nel 1996: non bisognerebbe tenerne conto, da quel momento in poi? Oppure si fa finta di niente perché è antica divertente usanza, e quindi Wojitila sicuramente scherzava?
        Just saying…

        • Padre Giovanni Cavalcoli
          Padre Giovanni Cavalcoli dice:

          È chiaro che le nuove disposizioni date da S.Giovanni II nel 1996 invalidano gli usi precedenti, anche se erano legittimi. Ma appunto perchè le dette disposizioni non valevano prima di quella data, non potrebbero avere un valore retroattivo. Sarebbero invalide quelle elezioni che fossero fatte senza tener conto delle nuove disposizioni di S.Giovanni Paolo II. Ma c’è da pensare che esse, nel conclave del 2013, siano state rispettate.

      • Padre Giovanni Cavalcoli
        Padre Giovanni Cavalcoli dice:

        L’affermazione di Don Ariel che «dovremmo procedere a posteriori a dichiarare retroattivamente invalide le elezioni di almeno la metà dei Sommi Pontefici» è storicamente infondata, mina la credibilità ed autorevolezza del Magistero pontificio e crea vuoti giuridici inammissibili nella successione apostolica, che ne spezzerebbe la continuità, tutto ciò contro la fiducia di fede che il cattolico ha nell’autorevolezza dottrinale e morale della serie ininterrotta dei Papi, garantita dallo Spirito Santo e storicamente dimostrata, da S.Pietro a Papa Francesco.
        Quanto al gruppo modernista di San Gallo, è possibile che esso abbia violato le norme canoniche concernenti la discussione circa colui che poteva essere il miglior candidato all’elezione del nuovo Papa. Ma un conto è la validità dell’elezione di un Papa e un conto sono le norme che ne regolano il procedimento.
        Quello che è storicamente dimostrato, per quanto è possibile, e che si deve credere con certezza proxima fidei, è che tutti i Papi elencati nell’Annuario Pontificio da S.Pietro a Papa Francesco sono stati legittimamente eletti e quindi sono validi, per quanto siano stati differenti nel corso dei secoli, i procedimenti e…

        • Padre Ariel
          Ariel S. Levi di Gualdo dice:

          Caro Padre Giovanni,

          se non fosse divertente sarebbe davvero tragico il fatto che tu non ti prenda neppure cura di leggere ciò che ho risposto al Lettore, dando alle mie parole un senso totalmente distorto e avulso dal loro significato, sino ad attribuirmi cose che non ho mai scritto, basta solo leggere sopra la mia risposta incriminata, quella data a Gaetano, perché lo sforzo è davvero minimo.

          Il tutto, peraltro, scritto e inviato da te il 25 dicembre, nella Natività del Signore, giorno nel quale i sacerdoti ed i religiosi dovrebbero essere affaccendati in ben altre cose, per esempio a spiegare ai fedeli il mistero dell’incarnazione del Verbo, come è stato fatto con tre diverse omelie anche sulle colonne de L’Isola di Patmos; dei testi che hanno edificato molto di più il Popolo di Dio di quanto non lo edifichino invece delle questioni di lana caprina.

          Insomma, hai scelto proprio il giorno di Natale per prendere dieci righe, non capire quello che in esse era stato scritto attraverso l’uso di un evidente paradosso che tutti hanno perfettamente compreso, fuorché tu, per fare infine un regalo del genere ad un confratello che in quattro anni di lavoro su queste colonne si è solo adoperato a valorizzare al massimo il tuo lavoro ed i tuoi scritti. A questo, se vuoi, puoi aggiungere anche il fatto che quando nel 2016 sei stato coinvolto in spiacevoli questioni e duramente attaccato, ad esempio per il programma radiofonico su Radio Maria, quando su di te si scatenò l’ira per una tua affermazione sui castighi divini fatta a pochi giorni di distanza dal terremoto nel reatino, dinanzi ad una nutrita serie di cosiddetti pezzi da novanta della Curia Romana e dell’Episcopato italiano che ti attaccarono e che ti smentirono pubblicamente, noi non ci mettemmo la coda tra le gambe dinanzi a cotanti potenti, né dicemmo «…il Cavalcoli? Ma noi non lo conosciamo mica!» … Tutt’altro, noi ti difendemmo a spada tratta, non ti voltammo le spalle, né ti criticammo né ti attaccammo duramente, puntando i piedi come invece hai fatto tu in questo caso affinché questo tuo commento davvero infelice fosse assolutamente pubblicato a tutti i costi. E ti ricordo pure che io ti difesi a mio totale rischio e pericolo. O forse dimentichi quel che in seguito ho pagato io, in salatissimo prezzo, per avere preso di petto l’allora sostituto alla Segreteria di Stato, che ti smentì con argomenti teologicamente inopportuni, sino a ricorrere alla vecchia eresia marcionita, ed al quale per questo motivo io detti pubblicamente dell’ «asino teologico» e del «pigmeo»? O pensi forse che l’ex sostituto ed attuale Cardinale Angelo Becciu nonché attuale Prefetto della Congregazione delle cause dei Santi, per quell’ «asino» e per quel «pigmeo» usati in tua somma difesa, me l’abbia fatta passare liscia?

          Comunque ti ringrazio per la tua manifesta e pubblica riconoscenza e soprattutto per il tuo regalo di Natale. Più volte, diversi tuoi confratelli domenicani, portandomi l’esempio di come ti sei ostinato a dare nel corso del tempo dell’eretico al tuo confratello domenicano Giuseppe Barzaghi malgrado le proibizioni e le censure in tal senso dei tuoi superiori, mi avevano spiegato quali sono i tuoi atteggiamenti e che d’improvviso prendi due parole, le stravolgi e poi ci costruisci sopra quel che non esiste; ed una volta fatto questo, non c’è verso di farti sentire ragioni. Purtroppo, io non gli avevo mai creduto, ed ho sempre protetto te. Noto invece oggi – e lo noto a mie amare spese – che invece avevano ragione loro, devo ammetterlo.

          Ripeto: attribuirmi di avere affermato che la metà delle elezioni al sacro soglio sarebbero invalide, quindi pretendere di smentire quello che mai io ho affermato, creando questioni su qualche cosa che proprio non esiste, dopo avere frainteso un paradosso ed una iperbole che tutti hanno perfettamente compresa, se non fosse in sé e di per sé comico, sarebbe davvero tragico.

          Purtroppo, questi nostri, sono tempi di grandi tragedie ecclesiali, dalle quali nessuno di noi è purtroppo esente, compresi certi regali di Natale da parte di chi mai ti saresti aspettato.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      No, non è una risposta.
      E’ solo un tema trattato in modo diverso, come dire: visto da destra e visto da sinistra.
      Le verità dogmatiche della fede sono intangibili, mentre le interpretazioni teologiche sono invece varie; nessuna interpretazione teologica, a partire dalle mie, può mai assurgere a verità assoluta e dogma di fede.

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