La pazienza e la misericordia di Dio sono finalizzate alla nostra salvezza, non allo sdoganamento del peccato come stile di vita

L’angolo dell’omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

LA PAZIENZA E LA MISERICORDIA DI DIO SONO FINALIZZATE ALLA NOSTRA SALVEZZA, NON ALLO SDOGANAMENTO DEL PECCATO COME STILE DI VITA 

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Cerchiamo di capire anzitutto questo: che Dio sia misericordioso e magnanimo non esenta di certo il peccatore dalla fatica di condurre un cammino di verità sulla propria vita. Se non guardo con verità dentro il mio cuore e non riconosco la spazzatura che vi si accumula, io sono solo un ipocrita che nasconde la polvere sotto un bel tappeto.

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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il fico sterile

La Misericordia di Dio è la terapia che trasforma i peccatori in santi e, come tutte le terapie, necessita di pazienza, di tempo, di costanza e di fatica. Non esiste una misericordia divina a buon mercato senza un sano riconoscimento della propria colpa e un autentico desiderio di cambiamento.

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Cerchiamo di capire anzitutto questo: che Dio sia misericordioso e magnanimo non esenta di certo il peccatore dalla fatica di condurre un cammino di verità sulla propria vita. Se non guardo con verità dentro il mio cuore e non riconosco la spazzatura che vi si accumula, io sono solo un ipocrita che nasconde la polvere sotto un bel tappeto.

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Nel Vangelo di questa III Domenica di Quaresima [cf. testo della Liturgia della Parola, QUI] Gesù reagisce vigorosamente alla cosiddetta Teologia della Retribuzione che consiste nel ritenere le disgrazie come la conseguenza di colpe, più o meno note, commesse dagli uomini. Nel Vangelo di Giovanni ritorna questo tipo di visione teologica nell’episodio del cieco nato: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché egli nascesse cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio» [cf. Gv 9,2-3].

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Ovviamente questa visione teologica è sballata, Dio non si diverte a punire gli uomini, tuttavia Gesù ha la possibilità per fare alcune considerazioni utili. Il Signore esprime chiaramente che la conversione è necessaria per poter fare una vera esperienza di Dio. Il problema non sono le disgrazie o la morte – che possono colpire tutti in ogni momento dell’esistenza – il vero problema consiste nel fatto di non volersi convertire a Dio e non voler ritornare a lui con tutto il cuore.

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La conversione, si sa è opera dello Spirito Santo, ma avviene solamente quando l’uomo riesce a mantenere un certo timor di Dio. Se non c’è timore ma spregiudicatezza e insolenza, la nostra vita è spacciata! La morte naturale sarà la conseguenza logica di quella morte alla grazia che abbiamo manifestato con la lontananza da Dio.

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Poiché la conversione presuppone il timor di Dio, il Signore ci dona tempo affinché la nostra vita si possa ravvedere il più possibile. Dio esprime una pazienza affinché il peccatore possa essere fecondato dalla Parola, dai sacramenti, dalla preghiera fiduciosa e dall’esperienza di comunione ecclesiale. Gesù è il fattore che quotidianamente domanda al Padre il tempo affinché ciascuno di noi si converta. Siamo irrigati e fecondati dal sangue di Cristo in attesa di produrre frutti di cambiamento.

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All’interno della liturgia della Parola di questa domenica, esiste la proclamazione di un annunzio di misericordia e di pazienza, ma questo viene messo come obiettivo necessario per una fruttuosità e una conversione. Non possiamo affermare che Dio nella sua misericordia e pazienza non considera il peccato, fa finta di niente davanti alle colpe, chiude gli occhi diventando nostro complice e ammantando tutto con un denso strato di buonismo melenso.

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Dio Padre non si stanca mai di accogliere i peccatori, ma i peccatori pentiti! Egli conosce la nostra debolezza, pur tuttavia ci domanda di lasciarci salvare da Gesù affinché il peccato non diventi un cancro insanabile che ci porta alla morte. Dio non vuole che alcun uomo si perda, non desidera la morte del peccatore ma la vita in abbondanza, è necessario credere sempre in questa buona notizia.

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La Sacra Scrittura ci assicura che non esiste sterilità e morte che non possa essere rinvigorita o risanata, oggi non soffermiamoci sulla grandezza del nostro peccato, ma sulla grandezza del Padre che ci chiede solo di colmare la nostra distanza da lui, così come ha avuto il coraggio di fare il figlio prodigo.

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Cagliari, 23 marzo 2019

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il blog personale di Padre Ivano

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2 commenti
  1. fabio
    fabio dice:

    gentile padre ivano

    il problema oggi è che la gerarchia fa intendere una misericordia a buon mercato per tutti,senza conversione anzi non se ne sente parlare ,tranne poche eccezioni come lei,si negano verità di fede come l inferno ,e i novissimi non vengono mai ricordati ,anzi con la riforma liturgica è stato eliminato ogni elemento a riguardo esempio il dies irae o la morte eterna concorda? la saluto e vi ringrazio

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  1. […] *Questa stessa omelia è stata pubblicata su “L’Isola di Patmos“. […]

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