In occasione del terremoto Enzo Bianchi rispolvera una nota eresia

Padre Giovanni

IN OCCASIONE DEL TERREMOTO ENZO BIANCHI RISPOLVERA UNA NOTA ERESIA

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Un terremoto si può considerare un castigo di Dio? Non certamente come castigo dei peccati commessi dalle vittime, ma come conseguenza del peccato originale, come è la sofferenza; e a queste conseguenze nessuno sfugge : persino Cristo e la Madonna, infatti,  benché esenti dal peccato originale e dalle sue conseguenze, furono soggetti alla sofferenza.

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli, OP

Dio castiga e usa misericordia [Tb 23,2]

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Enzo Bianchi e Nunzio Galantino

Enzo Bianchi tiene una conferenza alla presenza del Segretario generale della CEI, S.E. Mons. Nunzio Galantino

In Avvenire del 27 agosto scorso [vedere QUI] Enzo Bianchi ha pubblicato alcune sue riflessioni sul recente terremoto, e pensando di consolare gli afflitti e di dare una risposta illuminante al perchè Dio ha permesso una tale sciagura, rispolvera la ben nota eresia, secondo la quale «Dio non castiga», falsità contraria alla sana ragione, alla Sacra Scrittura, al Magistero della Chiesa e all’insegnamento di tutti i Santi; ma, secondo lui, Dio è sempre e solo «misericordioso» con tutti e porta tutti, credenti e non credenti, in paradiso. Un’asserzione dolciastra del genere, gravissima sulle labbra di chi dovrebbe essere un uomo di Dio, toglie agli sventurati quell’impareggiabile conforto che viene dalla nostra fede, aggiunge amarezza ad amarezza, lasciandoli nell’angoscia, e spinge a bestemmiare un Dio che sarebbe «buono» nel mandare i terremoti.

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Enzo Bianchi e Paolo Romeo

Enzo Bianchi inviato a tenere una lectio nella chiesa cattedrale di Palermo, dall’allora Arcivescovo, il Cardinale Paolo Romeo

Cerchiamo di rimediare alla “droga tagliata male” [1] spacciata da Bianchi proponendo il vero insegnamento evangelico, e supponendo nel lettore la disponibilità all’ascolto della Parola di Dio. Il mistero cristiano non esclude la ragione, ed è meglio una medicina amara che una bevanda dolce ma avvelenata. Diciamo allora innanzitutto che Bianchi si dimentica che la misericordia solleva dalla sofferenza o la impedisce ; si dimentica altresì che, in linea di principio, la sofferenza è la pena del peccato. E quindi la sofferenza non dipende dalla misericordia, ma dalla giustizia. Sicché, chiamare «misericordioso» uno che mi maltratta, è una presa in giro. Dunque, quando Dio permette le sciagure, non dimostra immediatamente la sua misericordia, ma la sua giustizia. È assurdo e derisorio tentare di spiegare la sofferenza con la sola misericordia trascurando la giustizia. Questo non vuol dire che quando mi capita una disgrazia, ciò sia sempre la punizione divina per un peccato che ho commesso. Ciò può essere in certi casi; ma non è detto che sia sempre così. Infatti, in realtà, in questa vita accade che ci siano dei malfattori di professione che la fanno franca e degli innocenti senza colpa alcuna che sono colpiti da sventure.

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Enzo Bianchi con arcivescovo di Palermo

Uno dei primi inviti rivolti dal neoeletto Arcivescovo Metropolita di Palermo, S.E. Mons. Corrado Lorefice: Enzo Bianchi invitato a tenere una lectio nella chiesa cattedrale

Come risulta infatti dalla rivelazione cristiana, tutte le pene della vita presente, infatti, sia che colpiscano i giusti, sia che colpiscano i peccatori, sono tutte nella loro lontana origine protologica, castigo di Dio, conseguenze del peccato originale e in tal senso giuste pene, anche se di fatto c’è chi è colpito poco e c’è chi è colpito molto. Ma anche questo disordine è conseguenza del peccato originale. A parte le sofferenze causate dai peccati o dalla negligenza o dalla ignoranza degli uomini. Del resto, bisogna fare attenzione a che cosa intende dire la Sacra Scrittura, quando parla di “castigo di Dio”. Essa usa un linguaggio metaforico, come del resto è il caso della parola “ira”, tratto dai rapporti umani, ma che va opportunamente adattato nel caso di Dio, per non rendere ripugnante l’idea di un “castigo divino”.

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L’espressione “castigo divino”, infatti, materialmente presa, fa pensare all’atto di un giudice che irroga una pena convenzionale ad un malfattore. Invece la pena del peccato non è un male causato da Dio nel peccatore. Dio non fa male a nessuno. La pena del peccato non è altro che il male o il danno che il peccatore stesso, col suo peccato, si tira addosso. Sarebbe come dire che chi beve troppo vino è “punito” con la cirrosi epatica.

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enzo bianchi duomo di padova

Enzo Bianchi tiene una lectio dall’ambone della chiesa cattedrale di Padova

Dio non “manda” nessuno all’inferno come farebbe un giudice che manda il reo in prigione, ma all’inferno ci vanno solo quegli stolti, la cui superbia è tale che preferiscono penare lontano da Dio che esser beati con Lui in paradiso. Se il nostro bene è l’essere uniti a Dio, è logico che il nostro male sia il rifiuto di unirci a questo Bene. Tuttavia, la fede ci insegna a vedere all’opera la misericordia di Dio anche nel momento della sofferenza, in quanto per noi cristiani questo momento ci richiama il castigo del peccato originale, e forse anche al castigo dei nostri peccati. Ma il cristiano non si ferma qui. Accetta serenamente quanto gli accade, perché sa approfittare di questa sofferenza per unirsi con amore, fiducia e speranza a Cristo crocifisso, che espia per noi, ci ottiene la misericordia e il perdono del Padre per i nostri peccati, per cui, con atto di grande generosità, ma anche nel suo interesse, può giungere ad espiare in Cristo anche per i peccati degli altri.

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La bontà divina non si manifesta solo nelle consolazioni, ma anche con la correzione. Anche questa è misericordia. E se soffriamo da innocenti, non turbiamoci, pensiamo a Cristo, che, innocente, ha sofferto ed ha espiato per la nostra salvezza e uniamo la nostra sofferenza alla sua per fare la nostra parte per la salvezza del mondo. Cristo col suo sangue ha pagato per noi il debito del peccato ― satisfecit pro nobis, come dice il Concilio di Trento ― , ma questo non ci impedisce di dare il nostro contributo. Quindi, in questa luce di fede, quella che è l’esperienza del castigo divino si trasforma nell’esperienza della sua misericordia. Infatti è per misericordia che il Padre ci ha donato Gesù, nel Quale e grazie al Quale noi possiamo espiare per i  nostri peccati. E non solo possiamo essere salvi dal peccato (gratia sanans), ma anche diventare «figli di Dio» [I Gv 3,1, gratia elevans], partecipi nel Figlio della vita del Figlio.

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Tuttavia bisogna tener presente che, benchè Cristo offra a tutti la possibilità di salvarsi mediante la croce, non tutti di fatto accettano questa offerta, per cui non tutti si salvano. Il che vuol dire che Dio offre a tutti la sua misericordia salvifica, a patto che, pentiti dei loro peccati, ne facciano penitenza. Per cui, come osserva la Lettera agli Ebrei [Eb 10, 26-31], se già merita castigo la disobbedienza alla legge naturale, che qui essa chiama «Legge di Mosè», ben più grave castigo meriterà il rifiuto della misericordia divina a causa della ribellione alla legge di Cristo. Cristo è chiarissimo nell’insegnarci che alcuni accoglieranno questa misericordia e si salveranno, mentre altri, per la loro disobbedienza, la rifiuteranno e si danneranno[2].

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Enzo Bianchi in cattedrale ad arezzo

Enzo Bianchi tiene una lectio nella chiesa cattedrale di Arezzo

Il Papa dovrebbe ricordare queste cose, altrimenti la sua predicazione della misericordia rischia di essere fraintesa e che ne approfittino i furbi, che i buoni vengano sconcertati, che il sistema giudiziario venga paralizzato, e che agli oppressi non venga resa giustizia, mentre vengono ostacolati la riforma e il miglioramento dei costumi e vengono favoriti il lassismo morale e la corruzione. Inoltre, dato che i terroristi dell’ISIS, secondo la visione rahneriana, sono «cristiani anonimi», oggetto della divina misericordia, possiamo accogliere la loro proposta di sostituire il Corano al Vangelo, tanto più che, stando alla teologia di Rahner, Vangelo e Corano si pongono sul piano «categoriale», dove un concetto vale l’altro, mentre tutti possediamo l’ «esperienza trascendentale di Dio», che è la cosa che conta e che garantisce a tutti la salvezza.

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Enzo bianchi predica ai sacerdoti di siena

Enzo Bianchi tiene una lectio presso il seminario arcivescovile di Siena, uno dei primi aperti dopo il Concilio di Trento e dopo cinque secoli di attività formativa chiuso per mancanza di seminaristi …

Restar sordi agli avvertimenti del Signore per una falsa idea della misericordia, cancellare dalla Bibbia i versetti che parlano di castigo, come purtroppo oggi molti fanno, col credere che tutti si salvano, li illude di poter regolare la propria condotta a proprio piacimento, a sciogliere ogni freno morale e a peccare liberamente, con la convinzione dell’impunità e che comunque nell’inferno non c’è nessuno. Ma siccome queste idee ignorano l’avvertimento del Signore, questa loro vana fiducia, come già avvertì il Concilio di Trento per i luterani, non serve a nulla, per cui, se non si pentiranno in tempo, finiranno effettivamente nell’inferno. L’amore per la virtù non basta a rendere virtuosi, se non si pensa alle conseguenze della pratica del vizio.

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Il momento della sventura ricorda al cristiano le conseguenze del peccato originale e la possibilità di redenzione che gli è data da Cristo, per cui, se avesse qualche colpa da scontare, può cogliere l’occasione per regolare i conti col Signore. E se fosse innocente può prender occasione per offrire la sua croce per la salvezza dei peccatori.

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Bianchi-Martini

Enzo Bianchi in compagnia di un altro diffusore di pensieri ambigui (vedere archivi dell’Isola di Patmos), il Cardinale Carlo Maria Martini

Noi dobbiamo certamente operare il bene per amore del bene e in vista del premio celeste che è la visione beatifica di Dio. L’esercizio della virtù è certamente già di per se stesso sorgente di gioia; ma la virtù non è, come credevano gli stoici e Kant, fine o premio a se stessa; l’esercizio della virtù non è ancora il contenuto della felicità, ma solo il mezzo per il suo conseguimento, che sta nel raggiungimento del fine ultimo e sommo bene, che consiste nell’unione con Dio.

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La felicità dell’uomo non è immanente all’uomo, ossia non consiste in un atto dell’uomo, per quanto sublime e perfetto, ma nel fatto che l’uomo, per libera scelta, si unisce per sempre ed intimamente a un bene esterno, personale, trascendente ed infinito, che è Dio. Ma appunto questo atto sarà perfetto in quanto è atto col quale l’uomo si congiunge pienamente ed eternamente con Dio nella carità.

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Enzo bianchi con Francesco

Enzo Bianchi, che ricordiamo non ha mai ricevuto gli ordini sacri, non ha mai professato i voti religiosi, non è mai stato né un chierico né un religioso, che è soggetto solo all’obbedienza di se stesso, si presenta “mascherato” da abate dal Sommo Pontefice, senza che alcuno in anticamera gli abbia detto: «Dove intende andare, vestito a quel modo?»

L’agire per il timore del castigo è cosa saggia e logicamente connessa all’agire disinteressato, per puro amore della perfezione e di Dio. Infatti non si può scindere l’amore per il bene dalla fuga o dall’odio del male. Il pensiero che se faccio la tal cosa, Dio mi punisce o ne avrò un danno, mi spinge a fare il bene.

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La confidenza in Dio e nella sua misericordia dà slancio alla nostra azione, ci rende «semplici come colombe», ferventi nella carità, tenaci nelle convinzioni, coraggiosi nelle imprese, mentre il pensiero che alcuni sono dannati e che io potrei dannarmi, presente in tutti i Santi, è un pensiero salutare, che ci spinge al bene, ci rende «prudenti come i serpenti» [cf. Mt 16,18], modesti nelle opinioni, consci della nostra debolezza, vigili nell’agire, cauti ed avveduti nei pericoli, avvertiti delle insidie, umili, pronti a correggerci, penitenti, forti nelle tentazioni e nelle prove, circospetti e diffidenti nelle situazioni infide, facendoci evitare la precipitazione, l’ingenuità, la dabbenaggine, l’eccessivo ottimismo, la presunzione, la troppa sicurezza, la millanteria e l’arroganza.

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È tuttavia l’amore del bene che fa odiare il male. Per questo, il motivo principale dell’azione buona è l’amore di Dio e non il timore del castigo. Ma d’altra parte, occorre anche evitare quella falsa sicurezza che tutti si salvano. Il timore è un motivo solo sussidiario, e tuttavia necessario, appunto per evitare quella falsa sicurezza. Timore che non è paura, ma amore e rispetto.

Un terremoto si può considerare un castigo di Dio? Non certamente come castigo dei peccati commessi dalle vittime, ma come conseguenza del peccato originale, come è la sofferenza; e a queste conseguenze nessuno sfugge: persino Cristo e la Madonna, infatti,  benchè esenti dal peccato originale e dalle sue conseguenze , furono soggetti alla sofferenza.

Abbiamo bensì esempi biblici di città castigate per i peccati dei loro abitanti. Ma qui abbiamo a che fare con concezioni primitive del castigo, per le quali buoni e cattivi erano coinvolti in un unico disastro. La Scrittura preciserà ad un certo punto che ognuno viene castigato per le proprie colpe [Ger 31, 29ss] e non per quelle di altri.

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terremoto 2

una delle piccole vittime innocenti messe in salvo dopo le scosse sismiche

Un evento così grave come un terremoto, nel momento in cui mette alla prova la nostra solidarietà e misericordia per i bisognosi e stimola la ricerca di rimedi o di difese da tante disgrazie, si può e si deve considerare come una croce che Dio ci manda per la nostra purificazione e per la conversione dei peccatori. Si può pertanto vedere in esso un segno della sua misericordia, in quanto cogliamo occasione da esso per unirci a Gesù crocifisso per la salvezza del mondo.

Molti fenomeni di una natura creata perfetta da Dio ma resa imperfetta dall’uomo e quindi matrigna, ci procurano sventure, che stanno tra le dolorose conseguenze del peccato originale, benchè il Creatore abbia voluto porre in essi delle regole e delle leggi, alle quali essi obbediscono infallibilmente. Ma nella futura resurrezione godremo di una natura madre, che avrà ritrovato l’armonia con l’uomo e il significato originario,voluto da Dio, della sua esistenza.

Varazze, 29 agosto 2016

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NOTE

[1] Nel contesto, la parola “droga” è usata come sinonimo di eresia, altrettanto lo spaccio inteso come “spaccio di eresie”

[2] Cf il mio libro L’inferno esiste. La verità negata, Edizioni Fede&Cultura, Verona 2010.

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14 commenti
  1. ToniS dice:

    E vuoi vedere che ci scappa pure la nomina a Cardinale di Santa Romana Chiesa?
    Magari lo è già “in pectore”…

  2. ettore dice:

    Dall’agenda del Priore, tra tanti impegni tre perle di settembre:
    1. martedì 13 set 2016 – San Giovanni Rotondo FG
    con Galantino, Cantalamessa, etc..
    Santuario di san Pio da Pietrelcina (auditorium Maria Pyle) ore 9,30
    Quarta Settimana internazionale della Riconciliazione: “Il sacramento della riconciliazione mistero di misericordia”
    Conferenza: La gratuità della misericordia
    http://www.conventosantuariopadrepio.it/it/eventi/settimana-della-riconciliazione-383.html
    2. venerdì 23 set 2016 Pozzuoli (NA)
    Parrocchia Santa Famiglia, Pianura ore 18,00
    Convegno ecclesiale annuale
    Intervento: L’enciclica Evangelii Gaudium di papa Francesco
    Alla presenza del vescovo di Pozzuoli Gennaro Pascarella
    3. sabato 24 set 2016 Roma Pontificia Università Urbaniana, ore 16,00
    XX Congresso Internazionale: «Misericordiae vultus »: compendio delle beatitudini e delle parabole evangeliche della misericordia
    Conferenza: Gesù racconto della misericordia di Dio
    alla presenza del cardinale Beniamino Stella
    http://www.movimento-shalom.org/wp-content/uploads/2016/06/Programma-XX-Congresso-24-e-25-settembre-2016.pdf

  3. Padre Ariel
    don Andrea Ferrari dice:

    Caro P. Giovanni Cavalcoli.

    Ho finito adesso di leggere i commenti dei confratelli sacerdoti che totalmente condivido. Ma devo dire che a colpirmi di più è stato quello dell’ex seminarista al quale assicuro le mie sincere preghiere … ma non per lui, ma per il vescovo di quella diocesi !!
    La mia domanda a Padre Cavalcoli, se pensa di poter rispondere, è la seguente: com’è possibile che a questo Bianchi sia data simile visibilità, simili accessi agli organi ufficiali di stampa della Chiesa cattolica ..? Come può, questo non-teologo, non-pastoralista, non-prete, non-religioso, salire in cattedra dentro le chiese dei vescovi piene di gente dopo che i vescovi hanno imposto ai parroci di pubblicizzare l’evento in tutte le parrocchie? Può un vescovo proporre quello che P. Ariel ha definito più volte su questa Isola (a sacrosanta ragione dottrinale!) “cattivo maestro” e “falso profeta”? Chi lo porta avanti, chi lo protegge, chi ha alle spalle di così potente questo oscuro personaggio?
    Ecco, queste sono le domande che mi rivolgo da molti anni, riguardo il “fenomeno Bianchi”, avallato (purtroppo!) dai vescovi italiani, perché se gli è permesso scrivere su Avvenire, ciò vuol dire che i vescovi lo approvano. Non è forse Avvenire (che io non compro e non leggo più), l’organo ufficiale della Conferenza episcopale italiana?

  4. Padre Ariel
    Don Angelo Rossit dice:

    Padre Giovanni.
    Possa la Vergine Maria del Rosario cui tanto devota è la Tua Famiglia domenicana intercedere per Te, e anche per p. Ariel, naturalmente.
    Infatti, voi, vi siete presi il pesante carico di fare “il lavoro sporco” (in senso figurato), che può implicare “pagare” in prima persona per tutti i “senza voce”, preti compresi.
    Non voglio amareggiare Te e p. Ariel, ma penso sia giusto, dire il vero, per far capire a quali livelli siamo …
    Nella nostra diocesi sono diversi, i preti che Vi seguono, e capita, spesso, di scambiarci opinioni tra noi, sui vostri scritti.
    A settembre 2015 facemmo questa proposta … perchè non invitare l’illustre teologo domenicano Giovanni Cavalcoli, a predicare gli esercizi spirituali al clero, e di seguito, l’altrettanto dotato e profondo teologo Ariel Levi di Gualdo, a tenere una conferenza per il corso di aggiornamento al clero?
    Proposta respinta immediatamente, decisamente, seduta stante.
    Non vi dico chi, per l’una e l’altra occasione, sono stati invitati, perché infliggerei una inutile umiliazione a voi, e “istigherei” al disprezzo i lettori verso certe cose.

    Immagino sarete al corrente tutti e due che, dopo Avvenire, anche l’Osservatore Romano, ha riproposto le perle del Bianchi …
    Signore pietà!

    • minstrel dice:

      Domanda/proposta per voi Don: ma perché invece di puntare così in alto (cioè far predicare a Padre Cavalcoli o Don Ariel l’incontro che forse più interessa al Vescovo), non puntate ANCORA PIU’ IN ALTO e vi mettete d’accordo fra voi Parrocchie e fate fare un piccolo tour ai due predicatori di qualche giorno, ospitandoli presso di voi, ma ATTENZIONE NON SOLO PER CONFERENZE, ma PROPRIO PER FARE I DON! E allora non solo conferenza, ma omelia secca sul pulpito! Non solo conferenza, ma pomeriggio a confessare con un Don Ariel a disposizione. Non solo conferenza, ma una bella lezione di catechismo ai ragazzi fatta da un OP d’eccezione!
      Una giornata da prete insomma vissuta con un prete in più. Deve essere una bella carica anche per voi, no? Immaginate per i vostri fedeli!
      Eccheccaspita! Pensate poi se diventa un appuntamento fisso! Boh, io la lancio… poi ignoro ovviamente se una cosa simile debba avere l’ok dell’alta corte paonazza. Questo non aiuterebbe…

  5. Padre Ariel
    Don Elio dice:

    Padre Giovanni carissimo, dottissimo e … coraggiosissimo.

    Da 70enne a 70enne (io però ne ho 77, tu sei più giovane, 75!), grazie per quello che hai scritto, grazie!
    Il mio vescovo invitò 2 anni fa il Sig. Bianchi a tenere una conferenza al clero per l’occasione dell’apertura dell’anno pastorale. Io e altri 4 miei confratelli non ci andammo. Questi furono i risultati nel corso dell’anno che seguì:

    1. ci inviò a tutti e 5 una lettera di rimprovero accusandoci di negare la “comunione” con il vescovo e la chiesa particolare.
    2. non venne nelle nostre parrocchie nell’occasione della festa del santo patrono della chiesa parrocchiale.
    3. non venne per le cresime e mandò al suo posto il vicario generale/il vicario episcopale.

    Tutto sommato ci è andata bene, poteva andarci peggio, perchè, come ben sappiamo, si può contestare il magistero della chiesa, ma non si può mancare alla conferenza di un laico chiamato da un vescovo a parlare ai preti, e, per di più, nell’occasione dell’apertura dell’anno pastorale.
    Tra i 5 confratelli, io fui il più deciso, vista la mia età (ho già detto che ho 77, il vescovo ne ha 58, ed è vescovo da 3), e senza peli sulla lingua risposi così alla epistola episcopale: “dopo 52 anni di fedele servizio sacerdotale, non intendo prender lezioni di pastorale, all’inizio dell’anno pastorale, da un laico invitato dal vescovo a catechizzare i preti. Se il vescovo avesse invitato un esperto predicatore o un saggio vescovo anziano con tanti anni di esperienza pastorale sulle spalle, sarei stato presente”.
    Sono passati, da allora, 2 anni, e ancora, il vescovo, deve sempre rivolgermi la parola …
    Agendo in quel modo, protessi 4 sacerdoti appena 40enni, prendendomi io la colpa, e facendo credere che ero stato io, a condizionare gli altri.

    Grazie, Santità! Grazie, per i vescovi che ci sta donando, continui in questo modo … grazie!

    • minstrel dice:

      Le storie di autentica sofferenza o quotidiana umiliazione che qui si leggono fatte da Vescovi ai loro, no scusate, ai NOSTRI preti sono scandalose.
      Speriamo in un continuo tamtam che porti a questo sito un vero fiume di gente che dal quale possa bere da una fonte ricca e fresca. Che sappia soppiantare con la forza dei numeri digitali, i numeri di una conferenza del Sig. Bianchi, ancora troppi.
      Date un’occhiata poi a come si muovono questi furbi. Cercatevi cosa sono i circoli della RE-sistenza, a come fanno girare un verbo che è un passato remoto defunto rispetto al futuro prossimo che è la Parola performatrice divina! PRobabilmente quest’anno farò parte, tangenzialmente, di uno di questi circoli. Son quasi curioso di veder cosa salterà fuori…
      Nel frattempo una preghiera a voi Don e Padri che scrivete e leggete questa rivista di frontiera non ve la leva nessuno!

    • Padre Ariel
      Ex seminarista di Siena dice:

      Santa ragione, don Elio, santa !! Non per nulla, nell’articolo di P. Giovanni Cavalcoli, s’accompagnan varie foto del “Sor Bianchi” che “predica” nelle chiese cattedrali italiane. C’è pure una foto dove il “patriarca bosiano” predica nella sala del nostro ex seminario, dopo che il nostro arcivescovo aveva dato di persona, lui stesso a mano, prete per prete, il biglietto d’invito, durante il pranzo prima della Messa crismale (2014).
      E pertanto io so quant’è vera la didascalia messa a quella foto … “Enzo Bianchi tiene una lectio presso il seminario arcivescovile di Siena, uno dei primi aperti dopo il Concilio di Trento e dopo cinque secoli di attività formativa chiuso per mancanza di seminaristi”.
      Sono un ex seminarista di quel seminario, dal quale uscii dopo aver capito che “prima di salvare la vocazione, va salvata la fede”. E la frase qui tra virgolette, me la disse padre Ariel, e mai io mi pentirò d’aver seguito il suo consiglio e lasciato quel seminario, oggi chiuso, ed i pochi seminaristi, mandati a quello di Firenze.

      Un ex seminarista del Seminario Arcivescovile di Siena

    • minstrel dice:

      Circoli della R-esistenza, scusate. In breve l’edizione 2016 prevede un piccolo contributo spese con il quale tu formi un circolo al quale chiunque può unirsi. Il contributo serve per acquistare un libro dal quale poi il circolo comincierà una riflessione di qualche incontro (uno al mese di solito per 4/5 incontri). A fine riflessione tutti accorrono in massa in un teatro ad ascoltare e applaudire l’autore di questo libro.
      Libro proposto quest’anno: Dono e Perdono del Sig. Bianchi.
      Vedo nero.
      Ma al di là di questo: capito i furbi? Ti fanno pagare per comprare un libro che non solo devi leggere, ma pure far finta di approfondire. Alla fine ti danno il contentino di poter baciare da lontano la mano che vergò tanta grazia in un incontro con l’autore stracolmo di gente che ha fatto il tuo stesso errore.
      Mi si chiederà: e tu parti per un percorso con questo in testa? Eh beh, non ho mai pensato di far vincere i pregiudizi che ho su una possibile esperienza formativa rispetto all’esperienza stessa. Che sia forse questa situazione la pietra tombale di questo mio principio personale?
      Vi saprò dire…

  6. Padre Ariel
    Don Stefano Bellobuono dice:

    Rev.mo e Carissimo Padre, dopo fiumi di parole espresse a sproposito, anche da certi nostri (come direbbe p. Ariel) “vescovoni”, abbiamo l’autentica grazia di leggere, a proposito della tragedia del terremoto, qualche cosa di cattolico sull’Isola di Patmos, che, non a caso, è … il giovanneo luogo dell’ultima rivelazione.
    Tanta gratitudine!

  7. Zamax dice:

    Solo una considerazione sulla posizione di Kant e degli stoici sulla virtù. Bisogna mettere in conto che Kant arriva dopo diciassette secoli di cristianesimo; la sua posizione non può essere innocente; egli sa bene che il suo concetto di virtù risulta anticristiano. La Stoa, invece, fu sostanzialmente, una filosofia pre-cristiana. Fin dal suo nascere ebbe grosso modo due anime, una tendente al panteismo, un’altra tendente a un Dio personale, come nel caso di Seneca, ad esempio, filosofo al quale sono molto affezionato (nel suo “De Providentia”, fra l’altro, troviamo delle riflessioni sul valore della sofferenza quale segno della sollecitudine di Dio verso i “buoni” che gli sono cari e che intende correggere). Vi è poi da dire che l’esercizio della virtù provoca in effetti un senso di soddisfazione, una forma di “tranquillità dell’animo”, per dirla con lo stoico, o di “pace” per dirla col cristiano, che altro non è che un’imperfetta partecipazione al “riposo” ultraterreno in Dio di biblica o paolina memoria. Solo che nel filosofo pre-cristiano tale concetto poteva solo venire adombrato – quasi una pudica speranza – in mancanza della “risposta definitiva” della Rivelazione…

  8. Mario Di Dio Busa dice:

    Quella di p. Cavalcoli è una vera “lectio” ! Purtroppo il sig. Bianchi Enzo ha sempre più seguito tra prelati e porporati e vanta amicizie altolocate ed influenti. Il Signore ci protegga e liberi dai falsi profeti!

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