«Guai ai pastori d’Israele che pascono se stessi!». A essere giustiziati dai nazisti eravamo preparati, a essere giustiziati dai plotoni di esecuzione della Chiesa misericordiosa no, non eravamo preparati.

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— attualità ecclesiale —

«GUAI AI PASTORI D’ISRAELE CHE PASCONO SE STESSI!». A ESSERE GIUSTIZIATI DAI NAZISTI ERAVAMO PREPARATI, A ESSERE GIUSTIZIATI DAI PLOTONI DI ESECUZIONE DELLA CHIESA MISERICORDIOSA NO, NON ERAVAMO PREPARATI.

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diceva di recente un vescovo: «Parliamoci chiaro, la Chiesa così come la conoscevamo un tempo non esiste più». In effetti ce ne siamo accorti, basta esaminare le macerie …

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli … [articolo, QUI]

La lettera di un giovane sacerdote pubblicata sul blog Duc in Altum del vaticanista Aldo Maria Valli [vedere testo, QUI] mi ha riportato alla mente il capitolo XXXIV del libro del profeta Ezechiele sui pastori d’Israele che hanno abdicato il loro compito di guide del popolo per pensare ai propri interessi [cf. Ez 34, 1-31, testo integrale QUI].

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Leggendo questa lettera mi sono sentito subito molto vicino a questo confratello e – essendo forse più grande di lui come età anagrafica – un sentimento fraterno di amicizia mi ha unito a lui seppur spiritualmente.

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Anzitutto una precisazione che ritengo molto importante: non sempre queste lettere-sfogo devono essere lette con la lente della polemica o della disobbedienza. Così come, allo stesso modo, si compie un cattivo servizio quando questi testi sono impugnati dai cristiani duri e puri per fomentare chissà quale rivolta contro il Re e la sua Corte. È bene infatti rammentare che la storia ci insegna in qual modo i Masaniello facciano sempre una fine spiacevole.

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Dietro questi scritti, spesso si nasconde uno sfogo autentico che è il gemito inespresso di coloro che desiderano che il Regno di Dio si compia visibilmente sulla terra e che, in un mondo lacerato da discordie, la Chiesa risplenda come segno profetico di unità e di pace [cf. Preghiera Eucaristica V/d – La Chiesa in cammino verso l’unità].  

 

Ci stiamo avvicinando alla solennità di Pentecoste che è il grembo all’interno del quale nasce la Chiesa di Cristo, quella Chiesa che da due millenni porta la buona notizia: Cristo è risorto dai morti, Alleluia! Lo Spirito Santo è unità e crea unità, la Chiesa gode di questa caratteristica quando si ritrova coesa con il suo Sposo e tra i suoi membri e in ciò trova la sua unità e forza. Ma la libertà che lo Spirito Santo dona alla Chiesa, suscita non poche volte anche voci fuori dal coro che, come i profeti d’Israele spesso inascoltati, cercano di rendere consapevoli gli uomini, ed in particolare gli uomini preposti a esercitare il cosiddetto potere, di quello che sarà il nostro naturale ritorno a Dio.

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O per dirla in altri termini: spesso ci troviamo di fronte a fratelli che nella schiettezza dello Spirito Santo ci indicano che il Re è nudo e che è arrivata l’ora di coprire le sue pudende per restituire ad esso la dignità perduta, che poi è la dignità di tutti noi, sia come singoli sia come Popolo di Dio.

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Il disagio diffuso che questo giovane sacerdote presenta nella sua lettera è palpabile, non tanto in relazione a coloro che si definiscono credenti non praticanti, ma proprio in quelle persone che hanno fatto della fede all’interno della Chiesa la loro missione e il loro vanto. Così, questo disagio che si muta in turbamento, è la malattia di molti fedeli cristiani di oggi e di altrettanti sacerdoti e religiosi. E si noti bene: il turbamento è quella realtà dalla quale nella Santa Messa, subito dopo la recita del Pater Noster, chiediamo la grazia di esserne liberati insieme con il peccato:

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«Liberaci Signore da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, perché con l’aiuto della tua misericordia saremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo»

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Il turbamento non è segno della presenza di Dio, c’è poco da girarci intorno, quando mi trovo davanti a fedeli turbati, come pastore devo, per dovere di giustizia, rispondere cercando di infondere quella pace che è il frutto più bello dello Spirito Santo. Il segno del turbamento, oggi diffuso all’interno della Chiesa, si evidenzia attraverso uno scollamento massivo tra i pastori e le pecorelle, proprio all’interno di quelle tematiche in cui un tempo c’era chiarezza di vedute e una certa uniformità.

Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Dobbiamo poi rabberciare le cose in giustificazioni perché quel tal politico – a qualunque orientamento esso appartenga – è inquadrato come il cattivone di turno e mi sconquassa i piani? Non sono necessarie scuse a ogni piè sospinto per manifestarci affidabili, fin troppo chiara è quella locuzione latina che dice: «Excusatio non petita, accusatio manifesta». Infatti, a forza di scusarci sempre e per ogni cosa, finiremo anche per scusarci a causa della morte del nostro Divino Redentore. Altre volte categorizziamo invece i nostri fratelli in schieramenti: tradizionalisti contro progressisti, odiatori contro lovvatori, gli entusiasti supporter di questo o di quel ponteficie ed i suoi detrattori

Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Venerati Padri Vescovi e Confratelli Sacerdoti, è inutile giocare a mamma Ciccio mi tocca e poi attribuire la colpa ad altri per i nostri fallimenti come uomini di Dio. Se molti fratelli nel Popolo di Dio ci percepiscono come uomini disfunzionali, schizofrenici e nevrotici, probabilmente, qualche cosa di vero ci sarà pure. Forse ci stanno indicando quel venticello flebile della presenza di Dio che Elia ha percepito distintamente [cf. 1Re 19,1-16] e che noi non vogliamo sentire e tanto meno assecondare. Vogliamo per davvero giungere a un tipo di rivoluzione di questo genere?

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Mi è stato riferito che un vescovo, parlando a laici impegnati, ha testualmente detto: «Parliamoci chiaro, la Chiesa così come la conoscevamo un tempo non esiste più». Ebbene – dico io – se questo è già così chiaro, perché non cerchiamo di tornare al Signore, Lui che è il vero pastore del suo gregge e che probabilmente di qui a poco ci sbatterà fuori, là dove sarà pianto e stridore di denti? [cf. Mt 13,42]. E purtroppo, non pochi di noi, sono già fuori da tempo dalla mente e dal cuore del popolo di Dio, pronti per quel luogo di dannazione eterna dove sarà pianto e stridore di denti.

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Piangiamo che i nostri cresimandi non mettono più piede in chiesa, che i nostri fidanzati hanno già sperimentato tutto lo sperimentabile e che il rito del matrimonio è solo uno svago per uscire dalla monotonia di una vita convissuta già da parecchio tempo. Anche i nostri ammalati non ci chiamano più al loro capezzale per amministrare il Santo Viatico e l’Unzione, perché ci vedono interessati a tutt’altro fuorché alla loro anima.

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Le grandi basiliche e le grandi piazze sono sempre più vuote, noi sacerdoti siamo disperati che le nostre assemblee liturgiche sono ormai ridotte ai minimi termini. E di fronte a tutto questo, la cosa più “saggia” che ci viene in mente – invece di fare i preti – è di dare in appalto le nostre chiese ai movimenti ecclesiali e laicali nella speranza di vendere qualche biglietto in più e di fare il tutto esaurito la domenica successiva.

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Domandiamoci con serietà: come potrebbero i nostri fedeli entrare nel tempio del Signore dopo che è stato usato come refettorio, tribuna politica, galleria d’arte, auditorium, mercatino dell’usato e via discorrendo? E il tutto – cosa più grave – senza che sia stato neppure tolto il Santissimo Sacramento dal tabernacolo, spento il lume rosso, lasciata la porta della sacra riserva aperta, tolta la tovaglia e le candele dall’altare. Come si faceva una volta quando con l’espressa autorizzazione del vescovo del luogo, una chiesa consacrata era occasionalmente usata per attività non liturgiche. Domanda: chi fa questo, crede ancora alla reale presenza di Cristo Dio vivo e vero, presente in anima, corpo e divinità nelle sacra specie eucaristiche?

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Lo stesso santo sacrificio della Messa rischia di essere banalizzato affinché sia più friendly e – credetemi – non serve essere un devoto di Marcel Lefebvre o di Gricigliano per migliorare le cose. Le nostre omelie sono intrise di umanesimo ateo che ha tra i suoi dogmi la promozione di presunti diritti incompatibili con la nostra fede, tanto da farci dismettere il sacro abito talare o religioso per indossare la tuta dell’elettricista, dell’attivista verde, dell’assistente sociale, del politico o del disk jockey.

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Mi viene in mente il film Nel nome del Papa Re girato da Luigi Magni del 1977, in cui il personaggio di Monsignor Colombo da Priverno – interpretato dal grande Nino Manfredi – dice una frase a mio parere decisiva:

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

«Fratelli, semo vecchi… c’avemo l’ore contate. Volemo fa’ ‘na b’bona azione, prima de mori’? Una sola: mannamo er boja in pensione e chiudemo in bellezza. Cercamo d’esse preti, d’ esse preti, che nun ce perdemo gnente!».

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Che bello, cerchiamo di essere preti, sacerdoti e pastori così con le nostre debolezze, mancanze, incongruenze ma preti. È questo che la gente semplice ci chiede e che Dio si aspetta, facendo così non ci perderemo niente, ma c’è di più: a quel punto, il buon Popolo di Dio, vedendo comunque il nostro impegno, ci perdonerà con grandissima magnanimità anche tutte le nostre debolezze umane, i nostri difetti e le nostre colpe.

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Nel chiamare gli apostoli Cristo non ha scelto certo i migliori del suo tempo ma ha scelto quelli più idonei per i suoi scopi. Questo ci deve entrare in testa e nel cuore, siamo qui per portare avanti gli scopi del Salvatore che la solennità dell’Ascensione ci ha ricordato:

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«Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» [cf. Mt 28,19-20].

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Scrive un giovane sacerdote ad Aldo Maria Valli …

Le presunte ventate di novità ecclesiale, se non derivano dallo Spirito Santo che dona la pace, sanno di vecchio, nihil novi sub sole, anche le presunte novità sono già vecchie, puzzano di naftalina, solo Cristo è moderno, perché è il vivente, Colui che era, che è, che sarà, come acclamiamo durante la Veglia di Pasqua.

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Mandiamo dunque in pensione il boia del turbamento e con lui anche i moderni boia della misericordia. L’uno e l’altro mietono vittime e tagliano tante teste innocenti dentro le nostre comunità ecclesiali eseguendo le loro condanne a morte su mandato dei peggiori colpevoli. Via, quel boia che, pur vestendosi di una lussuosa ed elegante cappa rossa fino ai piedi, è costantemente grondante del sangue degli innocenti martiri che, come ai tempi di Cristo, pagano la loro testimonianza ad un re Erode che pretende di essere rivoluzionario nel suo essere Messia e Salvatore di un popolo eletto che non ha mai amato e che ha usato per arricchirsi e per stringere connivenze: via!

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Cagliari, 4 giugno 2019

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Redazione

A essere giustiziati dai nazisti eravamo preparati, ad essere giustiziati dai plotoni di esecuzione della Chiesa misericordiosa no, a quello non eravamo preparati …

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16 commenti
  1. Marco Aurelio
    Marco Aurelio dice:

    Capisco sempre di più come sia stato possibile che il “cammino neocatecumenale” abbia preso piede nel mondo. Con i Vescovi latitanti, cosa potevano fare i preti da soli, senza una guida, senza un aiuto.
    Questi spacciatori di fede adulta, hanno rimpiazzato San Pietro con la Domus Galilee, le chiese con le salette parrocchiali, tutte le liturgie importanti con incontri privati nelle salette degli alberghi, i monasteri con i Redemptoris Mater, i sacerdoti con i catechisti, il Papa con Kiko Arguello. Il tutto sotto gli occhi di una Chiesa che fa finta di non vedere. Ma come ci vede bene quando a farne le spese sono sacerdoti che pretendono risposte e prese di posizione.
    Cari sacerdoti, se non facciamo come Gesù che entrando nel tempio buttò all’aria tutto quello che non doveva esserci, la chiesa sarà sostituita dal primo imbroglione che saprà ingannarci meglio degli altri….

  2. Elena
    Elena dice:

    Pensavo di essere solo io, povera laica in forte crisi di fede, a sentirsi abbandonata e negletta dai pastori, invece ecco che sento la voce di preti che soffrono più di me. E’ una situazione drammatica ma pure imbarazzante. Ogni volta che ho provato ad approcciare il mio parroco per condividere le mie preoccupazioni spirituali, mi son state voltate le spalle. Quando però sono stati presentati i catecumeni della nostra parrocchia, e’ stata invitata all’altare (stavo per dire “palco” perché ormai salgono in tanti a “recitare”!!) la “moglie” di una donna!!! Qualcuno mi spiega che tipo di messaggio sarebbe? Non c’e’ stato bisogno di parole circa l’accoglienza del diverso e bla bla bla.
    E’ bastato questo diretto, semplicissimo gesto a spiegare tutto. E a me, che presa dalla disperazione per la malattia di mia figlia e conseguente crisi di fede, che sarebbe bastato un “pregherò per lei”, neanche una pacca sulle spalle. Capite che ci vuol davvero fede e perseveranza per continuare ad essere Cattolici!!

  3. Ettore Barbieri, presbitero
    Ettore Barbieri, presbitero dice:

    Il problema, a mio avviso, è quello di rapportarsi col proprio vescovo, come se questi dovesse essere quello che dovrebbe essere, ossia padre, pastore, eccetera.

    E’ dai tempi del seminario che mi sono del tutto disilluso e l’esperienza successiva di 23 anni di sacerdozio non ha fatto altro che confermare questa amarezza e questo disgusto di fondo.

    Pensare di avere aiuto o conforto dal proprio vescovo o ancor di più una guida è del tutto illusorio. Noi preti siamo soli nel senso più radicale del termine; occorre andare avanti, seguendo ciascuno la propria coscienza (ovviamente informata e formata).

    Certo, se il contrasto diviene inevitabile, come nel caso del sacerdote che non voleva dare la propria chiesa per eventi inopportuni, i casi sono due: o si fa resistenza aperta, costringendo il vescovo, se ne ha il coraggio, di chiedere l’intervento della forza pubblica per mandare via il parroco (e ci si diverte anche un po’, con i mass media) oppure si va nelle parrocchiette a testa alta.

    Ma non ritengo opportuno entrare in conflitto negli altri casi, perché non serve a nulla, come l’altro sacerdote ha potuto sperimentare.

  4. Dorotea
    Dorotea dice:

    Cari Sacerdoti,

    non scoraggiatevi perchè… se mollate voi, per noi laici è finita e vi ricordiamo che fa più rumore una foresta che cade, del sottobosco che cresce e questo sottobosco c’è.

    In quanto madre di famiglia, sposa da 35 anni e quasi nonna, catechista da 33 anni e terziaria domenicana, le cose per noi non sono più facili, anche noi subiamo isolamenti, accuse, ostracismi vari, noi i vescovi non li possiamo neppure avvicinare e spesse volte teniamo tosto anche per voi, col Padre Ariel ne parliamo, ci si sostiene, ci si aiuta, si prega… perché, alla fine della fiera, la sola che conta è che manteniamo tutti la preghiera e la certezza che tutto prima o poi finirà, l’importante è rimanere fedeli a Colui che solo può darci la vera pace e la vita eterna.

    Ricordiamoci di quel centuplo ma anche di quel grido d’amore di santa Maddalena: «L’amore non è amato; l’amore non è amato; l’amore non è amato…».

    Pensiamo a Lui e tutto potremo fare con vittoria certa.

    Coraggio, vi abbraccio uno ad uno, e Voi dateci la vostra benedizione.

    Dorotea Lancellotti

  5. Padre Ariel
    Don Lorenzo (Milano) dice:

    Cara “mamma”,

    Ho già risposto poco fa a don Davide, può leggere, se vuole.
    Quando 57 anni fa uscii prete dal seminario arcivescovile di Milano (il seminario che fu), il vescovo ordinante, Card. Giovanni Battista Montini (un anno dopo divenne Papa Paolo VI), fece tutta una prolusione rivolta ai vescovi e ai presbiteri anziani, sulla importanza della cura dei sacerdoti in generale, dei giovani sacerdoti in particolare.
    Forse qualche cosa, deve non avere funzionato, perché, solo pochi anni dopo, a partire dalla nostra grande diocesi, le domande di dispensa dei preti che chiedevano di lasciare il sacerdozio erano alquanto alte; quelli che la chiedevano, perché, poi, c’erano quelli che se ne andavano e basta.

    Quando fu avviato il processo di beatificazione di Paolo VI, io mandai una relazione alle cause dei santi, e chiesi anche di essere ascoltato; nessuno mi rispose, e nessuno mi ascoltò mai. Nulla di che, volevo solo fare alcune serene precisazioni e basta.

    Appena compiuti 75 anni, sono stato messo in pensione.

    Confesso molti preti, e, spesso, mi capita anche di ascoltare mamme e papà come lei.
    Che dirle, cara “mamma”: se in me, sacerdote, c’è una fetta di chiesa, per la fetta di chiesa che è in me, domando io perdono a don Davide (di cui sopra), ai suoi figli, e a lei, cara “mamma”.
    Il male peggiore, è quello che viene fatto con spirito di totale indifferenza.
    Questa schizofrenica chiesa odierna, è come un padre che trascura i figli propri, per andare a riversare premure e attenzione sui figli degli altri, convinto di avere più obblighi e doveri verso i secondi, non verso i primi.

    • Emanuele
      Emanuele dice:

      Caro padre, ma quel che dice nel finale non somiglia alle lamentele che nella parabola del figliol prodigo pronuncia il fratello ‘buono’?
      Detto questo, figuriamoci, il blog di don Ariel è straordinario perché mette in luce le frustrazioni, i dolori, le angosce e, soprattutto, la solitudine di una parte del clero d’oggi. E non sempre solo dei più vecchi. Il papa regnante non se ne occupa perché intento in un’altra battaglia che conduce con le poche truppe scalcagnate che ha. Del resto anche il nostro pontefice sembra soffrire quella solitudine e vede la Chiesa di Cristo minoritaria in un mondo cinico. Per questo fa appello anche alle altre ‘fedi’, perfino a quei tristi luterani che rischiano di scomparire (e con loro il cristianesimo delle regioni ricche d’Europa). Insomma la situazione è pessima, la cultura sudamericana di Bergoglio complica le cose. Ben venga a galla il borbottio di certi parroci. Purché non produca contrapposizioni al papa e ai vescovi.

  6. Padre Ariel
    Mamma di due preti (Lettera Firmata) dice:

    Reverendo Padre Ivano,

    poco possa valere, la prego di accettare i miei ringraziamenti per questo suo scritto. Dalle sue fotografie vedo che è giovane, io ho 74 anni e potrei esser sua madre. Sono madre di 4 figli, di cui due divennero sacerdoti.
    Uno ha lasciato il sacerdozio, l’altro è riuscito a superare la crisi, dopo che il caro Padre Ariel si prese cura di lui anni fa (Padre Ariel sa chi le sta scrivendo questo commento e può dirle come era messo male e sofferente il mio figlio prete “sopravvissuto”). Crisi superata, ma bene non se la passa, di questi tempi di grande amore, accoglienza e misericordia verso tutto ciò che è “migrante” e “non cattolico”.
    Cosa hanno lamentato, i miei figli preti, quello che ha lasciato, e quello che, con enormi difficoltà, è rimasto? Il completo, totale, assoluto abbandono dei vescovi che non vogliono problemi, si scocciano ad ascoltare, e non danno risposte a questi preti.
    Sa cosa osò dire il vescovo, a mio figlio, quello che poi chiese la dispensa e la dimissione dallo stato clericale, quando andò a spiegargli che stava vivendo un momento di crisi, e che per questo aveva necessità d’esser aiutato? Osò rispondere, il vescovo, che lui non era un psicologo, e gli dette il nome di una sua amica psicologa, sì una donna, che avrebbe dovuto … trattare un prete in crisi !?
    Questo vescovo, oggi, è tutto un parlare di accoglienza dei migranti. Certo, l’importante è non accogliere e custodire i propri preti!
    L’uomo che sappiamo, cioè l’uomo della misericordia, e i suoi uomini attorno, i dolori che hanno dato a tanti preti, a tanti loro genitori, ai loro famigliari e ai loro amici, sono molto profondi.
    Ma solo una cosa conta: abbattere i muri e lanciare i ponti ai migranti!
    Non creda Padre, anche io, per mantenere la fede, ho dovuto fare tanta fatica, tanta, tanta.

    Mamma di due preti (Lettera Firmata)

  7. Padre Ariel
    prete "misericordiato" dice:

    «come potrebbero i nostri fedeli entrare nel tempio del Signore dopo che è stato usato come refettorio, tribuna politica, galleria d’arte, auditorium, mercatino dell’usato e via discorrendo? E il tutto – cosa più grave – senza che sia stato neppure tolto il Santissimo Sacramento dal tabernacolo, spento il lume rosso, lasciata la porta della sacra riserva aperta, tolta la tovaglia e le candele dall’altare. Come si faceva una volta quando con l’espressa autorizzazione del vescovo del luogo, una chiesa consacrata era occasionalmente usata per attività non liturgiche. Domanda: chi fa questo, crede ancora alla reale presenza di Cristo Dio vivo e vero, presente in anima, corpo e divinità nelle sacra specie eucaristiche?»

    Bravissimo Padre Ivano!
    Devi sapere che con parole diverse ma identica sostanza è quel che dissi al vescovo.
    Essendo infatti parroco di una parrocchia in pieno centro storico, vicina al comune, alla prefettura, alle sedi dell’espiscopal “partito amico” (per chiarirsi il PD), a Natale la chiesa a me affidata doveva essere mutata in una vetrina mediatica con pranzo per poveri e migranti. Il vescovo doveva infatti mostrare di essere in perfetta linea con Sua Santità Kim Jong.

    Risposi al vescovo che non avrei mai mutata una chiesa del ‘700 in una taverna e che se voleva farlo doveva venire lui di persona a organizzare tutto.

    Quando mi disse che dovevamo essere in linea con Sua Santità Kim Jong io gli risposi che non ero diventato prete per fare il gestore di trattorie.

    Gli feci saltare la “comunione mediatica” che doveva compiacere da Kim Jong al PD.

    Appena passata l’ottava di natale ricevo una cortese lettera …

    Oggi sono parroco di tre parrocchie di campagna che tutte e tre assieme contano meno di 1000 abitanti.

    A Pasqua nella mia ex parrocchia si è mangiato, si è fatto festa, si è suonato, fatte danze tribali africane … poi a maggio si è invitato un imam a dire quattro parole dal pulpito e a ricevere gli auguri di buon ramadan.

    Sai perché non firmo?
    Mica perché sono vigliacco (se lo fossi stato avrei agito in altro modo con il vescovo), ma perché tra le varie proibizioni ho ricevuto quella di scrivere qualsiasi cosa di pubblico senza prima avere avuta l’autorizzazione e esibito lo scritto.

    Mi ricordo un canto più o meno liturgico che diceva … «io sono, misericordia»

    • Padre Ariel
      Don Davide (prete di mamma e babbo) dice:

      Prima di tutto complimenti a padre Ivano per il suo bell’articolo, dove già immagini e filmato finale parlano proprio da se.
      Detto questo …

      Caro confratello e compagno di ventura (o sventura?),

      ti hanno date tre parrocchie sperdute nelle campagne con meno di mille anime in totale?
      Ti è andata bene, si far per dire, comunque, tutto sommato, “meno peggio”.

      Questo è quanto: assemblea del clero, il vescovo dice di attenersi alle disposizioni pastorali dettate da Amoris Laetitia, detta anche Amoris Tristitia.
      Tutti tacciono.
      Tre di noi, a partir da me, domandano: “che vuol dire attenersi?”.
      E il vescovo (anzi arcivescovo e cardinale fino a ieri woytiliano e poi ratzingeriano): “sono stato chiaro, dovete attenervi al testo”.
      Un altro di noi domanda: “per noi parroci una delle principali questioni è questa ed è semplice: dobbiamo o non dobbiamo dare la Comunione ai divorziati risposati che vivono in stato di adulterio?”.
      Preciso io: “già, che dice Amoris Laetitia, dobbiamo o non dobbiamo, è permesso o proibito? Noi abbiamo bisogno di risposte e di direttive certe”.

      … sentite cosa dice il vescovo (anzi arcivescovo e cardinale fino a ieri woytiliano e poi ratzingeriano): “io non dico che dovete o non dovete, dico che dovete essere accoglienti e misericordiosi”.

      Avrò sbagliato, forse, ma a quel punto piglio coraggio e rispondo: “Eminenza, fino a che la Chiesa non mi dice puoi/devi dare la Comunione ai divorziati risposati, io non lo farò e mi atterrò alla disciplina data da san Giovanni Paolo II, e se quella disciplina è superata, me lo dovete dire per scritto, e con un documento chiaro, non con una noticina ambigua a fondo pagina”.
      Nel silenzio totale, gli altri due affermano: “anche noi, si, anche noi”.

      Tre mesi dopo sono sollevato dall’incarico di parroco. Non è stato possibile avere un alloggio di proprietà della diocesi, vivo a casa con i miei anziani genitori, celebro la Messa in un istituto di suore e in una casa di riposo.

      Nella mia diocesi il clero è avanti in età, e i due precedenti vescovi hanno fatto incetta di preti africani, latinoamericani, indiani, tutti amministratori parrocchiali, quelli che ancora non sono cittadini italiani, o parroci, quelli che hanno avuta la cittadinanza. 15 anni fa fu accolto un falso prete rumeno, e solo dopo quasi un anno fu scoperto che le carte e i documenti di presentazione erano falsi e che non era un prete ma un ex seminarista, e lì dovettero intervenire con la sanatio canonica ecc.. ecc..

      Dimenticavo! Pochi giorni fa il Papa è andato in Romania dove ha chiesto perdono ai rom.
      Ma sapete che vi dico? Don Bastiano diceva al Marchese del Grillo “se mi gira mi faccio anche vescovo”, invece io mi faccio zingaro, così semmai chiede perdono anche a me!

      don Davide (prete di mamma e babbo)

      • Padre Ariel
        Don Lorenzo (Milano) dice:

        Non cesso di benedire Dio per il fatto che ho compiuto 82 anni, per tanto (sempre benedicendo Dio) da un momento all’altro raggiungerò il mio meritato purgatorio, dove chi mi ha voluto bene pregherà di certo per me, e io non cesserò di pregare per i giovani sacerdoti in particolare e per i sacerdoti in generale, anche per te, carissimo Davide.
        Spero che anche al tuo vescovo, Dio possa concedere la grazia del purgatorio, lo spero per lui …

  8. Padre Ariel
    don Francesco Messina dice:

    Caro Padre Ivano,

    innanzitutto chi ha montato nella vostra redazione questo articolo con queste foto e con quel filmato finale, chiunque sia è un genio.
    Leggendo l’articolo pensavo che molto spesso la gran parte di noi preti, siamo il sacerdote afflitto che accompagna Don Pietro Pappagallo davanti al plotone di esecuzione, lo conforta e poi si allontana mentre lui viene fucilato.
    Dovremmo invece chiedere tutti delle sedie e sederci attorno a Don Pietro Pappagallo per la fucilazione.
    Se però viviamo la situazione che viviamo ciò è dovuto al poco coraggio di noi preti, e soprattutto alla mancanza pressoché totale di coraggio dei vescovi.
    Orbene … voi Padri dell’Isola di Patmos vi siete seduti sulla sedia con le spalle voltate al plotone di esecuzione, e attendete tutta la sua misericordia …
    Non dovremmo limitarci, a pregare solo per voi.

  9. Zamax
    Zamax dice:

    Scrive Padre Ivano:

    «Le nostre omelie sono intrise di umanesimo ateo che ha tra i suoi dogmi la promozione di presunti diritti incompatibili con la nostra fede, tanto da farci dismettere il sacro abito talare o religioso per indossare la tuta dell’elettricista, dell’attivista verde, dell’assistente sociale, del politico o del disk jockey.»

    E Don Luigi Ciotti lo rivendica pure:
    https://www.repubblica.it/dossier/la-repubblica-delle-idee-2019/2019/06/02/news/don_ciotti-227800515/

    • Padre Ariel
      don Angelo Rossit dice:

      nel 2013 in occasione dei funerali di Andrea Gallo padre Ariel scrisse e spiegò che Andrea Gallo, Luigi Ciotti e Paolo Farinella erano delle vergogne del sacerdozio cattolico, e ne spiegò i motivi, a cominciare dalle prostitute accompagnate personalmente da Gallo al consultorio per abortire, ecc…
      Per quell’articolo padre Ariel ebbe problemi, perché fu giudicato come un attentato di lesa maestà al card. Bagnasco che celebrò il “funerale porcino” del Gallo, lasciando apposta l’assemblea della Cei per tornare a Genova, celebrare il funerale e tornare a Roma.
      Molti nostri confratelli (e ripeto molti), fanno a gara a invitare Luigi Ciotti nelle loro chiese per qualche comizietto, e le dirò caro Zamax, nessuno osa dargli in ringraziamento una busta con meno di 1.000 euro …

  10. Non Metuens Verbum
    Non Metuens Verbum dice:

    prendo un solo spunto, limitiamoci al minimo sindacale, l’amministrazione dei Sacramenti. Battesimo, Prima Comunione, Cresima, Matrimonio, Ordinazione, Esequie, sono stati appaltati in toto alle aziende organizzatrici di eventi, sartorie, ristoranti, locations ecc. Il momento sacramentale è appunto un momento, una parentesi fuggevole, utile soggetto per fotografie e filmini.
    Eppure basterebbe mettere in chiaro una considerazione semplicissima: il Sacramento è GRATIS (gratia,ae), i LUSSI si pagano.
    La Confessione sfugge un po’, sia nel senso che non suscita grandi giri di affari, sia nel senso che sfugge proprio, pochissimi i preti che l’amministrano, pochissimi i momenti in cui lo fanno, e pochissimi i fedeli che la chiedono, salvo poi semel in anno fare una bella liturgia collettiva in cui tutte le vacche sono nere.

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