Eppure la soluzione esiste: «Amare i nemici è l’unica via perché non resti sulla terra neanche un nemico»

Padre Gabriele

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

EPPURE LA SOLUZIONE ESISTE: «AMARE I NEMICI È L’UNICA VIA PERCHÉ NON RESTI SULLA TERRA NEANCHE UN NEMICO»

La mentalità della legge del taglione va superata, non perché sia sbagliata la giustizia distributiva, che è il valore che la stessa legge vuole insegnare: se infatti commetto un torto, è giusto rifonderlo. Ma l’amore per il nemico e la preghiera per chi ci offende, ci fa del male e ci considera dei nemici è un comandamento grandissimo che va oltre quella legge. Quella attuale, che è sempre più una cultura senza Dio, questo messaggio non sa riceverlo, come abbiamo visto parlando del film di Tarantino.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

la serie cinematografica di Quentin Tarantino

chi ha visto il film di Quentin Tarantino: Kill Bill vol. 1 – 2, ricorderà che la protagonista Beatrix Kiddo, conosciuta come la Sposa, vola tra Giappone e Stati Uniti, con un unico fine: vendicare i propri parenti uccisi nel giorno del suo matrimonio. Beatrix vuole uccidere Bill, il mandante degli omicidi che l’hanno coinvolta. La pellicola è un insieme di fotogrammi che narrano una violenza gratuita, dunque una fredda cronaca di una vendetta.

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Questo terribile messaggio sfugge dall’ottica evangelica. Il messaggio di Gesù, in questa VII domenica del tempo ordinario [cfr. Liturgia della Parola, QUI] è diametralmente opposto. È un invito ad un amore grandissimo, che nasce dal desiderio di santità, di essere in piena amicizia con Dio. Di questa santità ce ne parla innanzitutto il Levitico, dove Dio dice agli israeliti:

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«Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello» [Lv 19,2].

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Questo essere santi per gli israeliti indicava dunque un’appartenenza a Dio. Loro erano il popolo eletto, scelto affinché anzitutto si ricevesse il decalogo, poi si propagasse la testimonianza della presenza di YHWY in tutto il mondo. Per questo, Dio li rende partecipi della santità dell’essere staccati dalle altre cose del mondo, in particolare dal sentimento dell’odio, che facilmente si genera nell’uomo insieme all’ira.

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Questo richiamo alla santità è anche per noi: un richiamo dunque a non covare odio, ma amore di Dio. Un amore più grande, universale e che coinvolge non solo noi stessi ma chi incontriamo. Perciò siamo santi, non del mondo ma nel mondo, pronti a far entrare tutto il mondo nella santità di Dio. È questa la nostra vocazione, come ci dice San Paolo:

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«Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» [I Cor 3, 21-23].

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L’invito di Paolo ai corinzi è di non centrare la loro attenzione a tutte queste cose. Perché tutte queste cose, l’amicizia di Paolo, Apollo, Cefa, tutte le cose del mondo come la vita e la morte, la conoscenza degli eventi presenti e futuri sono già offerti ai credenti in Cristo. Possedere il mondo vuol dire per il credente riempirlo del messaggio di Cristo e di dargli un senso nuovo: di brillare dunque come portatore e testimone di un messaggio che lo supera, ma che al tempo stesso ne mostra la specialità e unicità davanti a tutti.  La santità personale è allora la sorgente della testimonianza e della carità nella verità per il mondo bisognoso di Dio.

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Ma la santità ha un effetto più forte, più evidente, e che in un certo senso scandalizza il mondo stesso. È l’insegnamento centrale del vangelo di oggi:

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«Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli» [Mt 5, 43-44].

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La mentalità della legge del taglione va superata, non perché sia sbagliata la giustizia distributiva, che è il valore che la stessa legge vuole insegnare: se infatti commetto un torto, è giusto rifonderlo. Ma l’amore per il nemico e la preghiera per chi ci offende, ci fa del male e ci considera dei nemici è un comandamento grandissimo che va oltre quella legge. Quella attuale, che è sempre più una cultura senza Dio, questo messaggio non sa riceverlo, come abbiamo visto parlando del film di Tarantino. Questo amore per il nemico sgorga da una speciale santità che è donata dall’Eterno Padre a tutti noi. Il primo ad averla mostrata è stato lo stesso Gesù: sulla croce infatti ha continuato ad amare, perdonare e pregare per i suoi aguzzini. Quello è il comandamento di Gesù per eccellenza, e con il suo aiuto tutti possiamo arrivare a questo. Come infatti scriveva il saggista Giovanni Papini: «Amare i nemici è l’unica via perché non resti sulla terra neanche un nemico».

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Chiediamo al Signore il coraggio, la perseveranza e la tenacia di amare santamente chi ci odia, per generare un regno di fede e pace, in cui l’amore trinitario sia giorno dopo giorno il raggio di luce che illumina le tenebre del mondo che odia.

Così sia.

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