Dal Sodoma allo Spinello sino agli esercizi spirituali alla Curia Romana, mentre nel mondo dell’irreale nessuno si rende conto che la vita monastica è morta e ciò che ne resta è una parodia: «Tu chiamale se vuoi, emozioni»
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Vorrei leggere qualcosa di buono qualche volta, per favore!
Sono stato a Barroux dove ho incontrato monaci benedettini di tutt’altro stampo e credo ce ne siano altri in altri monasteri non solo in Europa.
Altro esempio è San Benedetto al Monte, a Norcia.
In un precedente articolo raccontava di come per la giornata mondiale del sacerdozio si scelse Bianchi per insegnare qualcosa di valido. Mi permetta l’invasione di campo di un laico. Ma perchè? Basterebbe un lettore per fargli leggere un libro di spiritualità:
“Qui non ci devono essere mezze misure, uomini mediocri,
cristiani per metà: o tutto o niente. Un principio assoluto,
conclusioni rigorose, conseguenze estreme, e si accetta tutto
senza batter ciglio, e si eseguie colla freddezza della ragione e
l’ardore della fede. Non calcoli interessati, bando ai vili pretesti
ed alle paurose distinzioni: principii, principii!… il cristianesimo
integrale, nell’assoluta pienezza della sua verità.
O cuore, che Dio fece tanto grande, tu non sei fatto per
vegetare nelle mezze misure, e per rasentare la terra co’ tuoi
meschini espedienti. Non senti d’aver bisogno d’aria libera, di
piena luce e di cibi sostanziosi? Come potresti adattarti a vivere
meschinamente ed a morir come un essere inutile? Vieni qua ed
impara i segreti dea i segreti della vita, della vita in tutta la sua pienezza e
nella sua incomparabile verità…”
Prefazione di Cristianesimo Vissuto, Dom Pollien
Padre Ariel,
sei stato molto gentile e garbato, e vorrei lodarti, per questa tua gentilezza descrìttiva. Io non sarei capace a descrivere l’anticamera dell’Inferno in modo pacato come hai fatto tu.
Ho vissuto in quell’abbazia dal 1977 sino alla metà degli anni ’80, uscendo da essa già professo solenne e sacerdote dopo avere visto molto peggio di ciò a cui tu solo accenni. E soprassediamo su chi oggi la regge e su chi l’ha retta prima …
Tu hai detto però ciò che “non si deve dire”, e sai bene che, certa gente, in qualche modo cerca di fartela pagare, anche perché non mancano di amici potenti, soprattutto a Roma.
Oggi io sono felicemente sacerdote diocesano da 25 anni e ciò che ho vissuto tra quelle mura torna ogni tanto alla mia mente sotto forma di incubi che cerco di scacciare.
Sono da sempre in contatto con altri due ex monaci, oggi come me sacerdoti secolari in due diocesi italiane, che ho sentito entrambi questa mattina, parlando del tuo articolo.
Se tu avessi problemi di qualsiasi genere non indugiare a contattare me ai recapiti che ti ho inviato con email privata, perché tutti e tre deporremmo a tuo favore davanti a qualsiasi autorità ecclesiastica dicendo che nel tuo articolo hai solo accennato, con grande delicatezza e pacatezza, ad una tragedia che si protrae da decenni.
(lettera Firmata)
A me a dover leggere dei vizi e dei problemi di salute altrui sinceramente viene o da pregare e sacrificare per loro oppure chiudere gli occhi per non osare credermi degna di puntare, tutta la vita, il dito sulle fragilità altrui.
Cara Rosa Rita,
detto da uno che per avere osato dire la verità in tempi non sospetti – quando su certe questioni vigeva l’omertà clericale assoluta – la pagherà cara e per tutta la vita, le domando: non crede che se oggi ci troviamo nelle evidenti e innegabili condizioni in cui ci troviamo, è proprio perché si è applicato il malinteso “chi sono io” o “chi sei tu per puntare il dito?”.
O forse non si è per caso accorta che i tribunali, a torto od a ragione, hanno già condannato al carcere alcuni cardinali?
E se domani, il prossimo conclave, anziché nella Cappella Sistina si tenesse nel carcere romano di Regina Coeli, lei cosa pensa di dire … “Chi sono io per puntare il dito sulla fragilità altrui”?
La mia esperienza mi insegna – parlo dell’ambito ecclesiastico – che coloro che si sono a lungo nascosti dietro al non puntare il dito, mentre la Chiesa veniva vilipesa e prostituita dai propri stessi figli sotto i loro occhi, sono i vigliacchi di ieri, di oggi, di domani e di sempre.
Provo inoltre un certo fastidio pastorale e teologico sulla oggi tanto usata parola “fragilità”.
Infatti, ciò che io narro, non sono affatto delle non meglio precisate “fragilità”, sono peccati turpi che per usare una espressione biblica «gridano vendetta al cospetto di Dio»
L’iconografia dimostra che i Gay Pride non hanno inventato niente, e che sempre lì si va a parare, malgrado il diverso grado di finezza. Anche in certi “teleri” veneziani dell’epoca si vedono (da dietro) certi gondolieri che altro non sono che aggraziatissime, giovani e sognanti figure femminili, vere e proprie fanciulle, ché di per sé non ci turberebbero affatto se non sapessimo che rappresentano impossibili maschi. Il cronachista veneziano Marin Sanudo narra spesso della diffusione del vizio sodomitico in città e della preoccupazione della Repubblica a tal riguardo. Tanto che essa poi si mise a incentivare indirettamente la produzione su scala industriale della prostituzione, a partire dalla “pubblicizzazione” delle tette, pur di portare gli uomini sulla “retta via”. Per questo poi Venezia divenne la capitale mondiale delle “cortigiane”. Evidentemente una civiltà finisce sempre allo stesso modo: in un lurido buco. Me lo domando spesso quando camminando per strada vedo tanti uomini, persino attempati, così ridicolmente vezzosi nella cura della propria immagine, o strizzati in abitini attillati, anche quando – per mancanza di lineamenti delicati – non propriamente effeminati.
… ma vallo a dire a certi “tradizionalisti” cultori dell’epoca d’oro medievale, quando, a loro detta, dal lavorante più infimo all’artigiano più facoltoso, dal mercante al monaco, dal vassallo al re, tutti facevano il proprio mestiere in un mondo squisitamente ordinato al Sommo Bene, o per dirla in modo più ortodosso, all’Essere Sussistente, cioè Dio.
Questi campioni di un malinteso tradizionalismo non riusciranno mai a capire che ciò che chiamiamo “modernità” non nasce come un frutto cattivo solo dal diavolo, ma anche da un’esigenza, da una necessità di purificazione e chiarezza, di cui il Concilio di Trento è espressione.
La sua critica a certi tradizionalisti ha colto pienamente nel segno: non hanno senso storico e idealizzano non soltanto il medioevo, ma anche l’ancien règime in generale, esaltando figure come il principe Eugenio di Savoia perché aveva combattuto contro i Turchi. Peccato che fosse anche il principale protettore di Pietro Giannone e che, a Vienna, mettesse a disposizione degli intellettuali italiani la sua ricca biblioteca, piena di libri eterodossi e già protomassonici. Ma questo non lo sentirà mai dire dai tradizionalisti.
Come fa capire bene don Ariel nei suoi articoli, ogni epoca storica ha avuto i suoi gravi problemi da affrontare.
…..si avverte tutta e la profonda amarezza di chi, conoscendo come e quando il male aggredisce e fa il suo nido , si addolora e non può fare altro che mettere in guardia il prossimo….