Confidenze agli elettori di un italiano prete: vi spiego perché io non vado a votare

— fuori dalle ordinarie righe de L’Isola di Patmos —

CONFIDENZE AGLI ELETTORI DI UN ITALIANO PRETE: VI SPIEGO PERCHÉ IO NON VADO A VOTARE

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Vi sono due principali motivi per i quali esprimo da sedici anni la mia volontà attraverso il non-voto, che sono rispettivamente: il problema dell’ignoranza abissale diffusa tra il Popolo italiano e proditoriamente incrementata da chi ha grandi interessi ad incrementarla; la situazione del gran serbatoio di voti del Meridione d’Italia, che seguita ad essere in mano al potere trasversale di gestione delle varie potenti mafie, che da sempre gestiscono il mercato di quei voti senza i quali, nessuno schieramento politico, potrebbe mai vincere le elezioni politiche nazionali.

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Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: Siracusa, il centro di Ortigia, cuore storico archeologico dell’antica città greca, con i sacchi di spazzatura gettati da molti degli elettori aventi diritto al voto agli angoli delle strade

Come sanno le molte migliaia dei nostri Lettori giornalieri, la rivista L’Isola di Patmos si occupa di teologia ecclesiale e di aggiornamento pastorale, non di attualità politica. A poche ore di distanza dall’apertura dei seggi elettorali, dove il corpo elettorale della Repubblica Italiana avente diritto al voto confluirà per le elezioni politiche nazionali, desidero offrire in via del tutto eccezionale ai Lettori, ma sopratutto egli Elettori, un mio pubblico commento sul perché, da ormai sedici anni, non mi reco alle urne a votare per le elezioni politiche nazionali e amministrative.

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È necessario anzitutto sfatare un equivoco duro a morire: il voto è sia un diritto sia un dovere, ma non un obbligo. Pertanto, chi in un sistema democratico decide di esprimere la propria libera volontà astenendosi dal voto, non è un cattivo cittadino, ma un degno membro di quel Popolo che compone il corpo dei consociati della Repubblica Italiana. E non è vero che coloro che non votano «danno il voto alla maggioranza», o «favoriscono la vittoria della maggioranza», perché dire questo è come affermare che chi non passa per un casello autostradale di Roma, quindi non ritira il biglietto col quale poi pagare all’uscita di Napoli o di Salerno, è come se lo avesse ritirato ed avesse pagato lo stesso. E capite bene che una simile affermazione, è del tutto illogica.

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Il voto, di per sé, è una libera espressione di volontà che può essere espressa in vari modi. Un qualsiasi atto di volontà, come c’insegna l’antica sapienza dei maestri del pensiero greco, può essere infatti espressa, in modo altrettanto efficace, sia con l’azione sia con la mancanza d’azione. Il tutto con buona pace del pensiero illuminista, che come ricordiamo non s’impone attraverso baci e abbracci, ma con la barbarie delle ghigliottine. È infatti per il pensiero illuminista che la mancanza d’azione, all’occorrenza anche violenta e sanguinaria, equivale a una mancata assunzione di responsabilità. E l’Illuminismo, tanto per ricordare, giunge al culmine attraverso quella ben poco gloriosa Rivoluzione Francese che in nome di un’idea alquanto discutibile di libertà, commise gravi violazioni e ingiustizie pagate col sangue di molti innocenti dopo processi sommari, con condanne a morte inflitte non su base di prove ineccepibili, bensì inflitte spesso solo per odio, gelosia e invidia sociale.

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: questa immagine non è tratta dal repertorio fotografico della casba di Algeri degli anni Cinquanta del Novecento, siamo a Siracusa, nel cuore storico di Ortigia, a pochi metri dal sito archeologico del Tempio di Apollo, uno dei templi dorici più grandi della Magna Grecia. La spazzatura che vedete in foto, è stata lasciata dagli elettori aventi diritto al voto, proprio quelli che poi urlano «No, ai politici corrotti, ripuliamo il Paese!»

Qualcosa di simile possiamo ravvisarla oggi a livello socio psicologico nel miserando movimento messo in piedi dal comico italiano Beppe Grillo, il giustizialismo del quale richiama alla storica memoria di chi la storia la conosce e l’ha studiata, certi stili di Robespierre, che al contrario di questo comico genovese era però una mente brillante ed intelligente. Il seguito pecorone di questo comico sbraitante è costituito dal suo onirico e cosiddetto “Popolo della rete”, che ricorda le turbe inferocite sotto i palchi delle ghigliottine; delle turbe composte perlopiù da quegli ignoranti illetterati sullo stile del grillino Luigi di Maio, che applaudirono ebbri di sangue e violenza quando il boia tagliò la testa ad Antoine-Laurent de Lavoisier, una delle menti più brillanti non solo della Francia, ma dell’Europa intera, tanto che pochi anni dopo si disse che forse non sarebbero bastati altri duecento anni, per veder rinascere un’altra mente geniale del genere. E personaggi come Beppe Grillo e Luigi di Maio, con appresso il loro furente “Popolo della rete”, semmai oggi ve ne fossero, sarebbero capaci di ghigliottinarne dieci, di uomini come il de Lavoisier.

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Per inciso, io credo da sempre che Beppe Grillo, pur non finendo a sua volta sulla ghigliottina come vi finì Robespierre, finirà come lui vittima della propria stessa violenza, ed a tempo e luogo dovrà lasciare l’Italia, come a suo tempo dovette lasciarla Bettino Craxi, sebbene con una differenza di non poco conto: Bettino Craxi era uno statista, mentre Beppe Grillo è un demente umorale capace solo di gonfiare la piazza delusa e frustrata con umori quasi sempre aggressivi e soprattutto emotivo-irrazionali.

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre a Ortigia, cuore del centro storico dell’antica città greca di Siracusa, a poche decine di metri di distanza dal sito archeologico del Tempio di Apollo

Dall’altra parte c’è un ottantenne, certo Silvio Berlusconi, con una vita alle spalle che con blando eufemismo potremo definire “intensa” e “movimentata”. A differenza di Grillo, questo sgrillettante ottantenne non è affatto un demente umorale, ma una persona con grandi capacità pratiche sul piano della organizzazione e su quello della gestione, ma anche sul piano politico.

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Se poc’anzi ho espresso che mai darei il voto ad un piccolo Robespierre redivivo come Grillo, proseguo spiegando che i motivi per i quali mai voterei ― e per i quali mai ho votato ― Berlusconi, sono sommariamente i seguenti: perché costui incarna ed esprime il meglio del peggio della società edonista, narcisista e soprattutto lassista. Non oserei mai definire Berlusconi persona immorale, perché ciò sarebbe davvero riduttivo. Berlusconi è un soggetto a-morale che esprime come tale la vivente negazione di tutti quelli che sono i miei personali sentimenti e valori cristiani di vita. Berlusconi, pur alla sua tenera età di ottant’anni passati, è un povero affetto da priapismo fallocentrico supportato dagli artifici del Viagra.

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Fanno da corolla a questi due poli principalmente in lizza, tutta una serie di micro partiti nati più o meno dalla sera alla mattina in occasione delle elezioni, ma necessari a dare agli elettori l’illusione del voto offerto a qualche piccola aggregazione. Purtroppo però gli elettori, avvolti spesso e per gran parte da santa ignoranza, ignorano che votare a questi micro partitini, equivale in tutto e per tutto a dare a ‘na mignotta un assegno firmato in bianco, senza importo e senza data. A quel punto, in modo del tutto legittimo, la pia mignotta deciderà lei a qual pappone o magnaccia portare l’assegno, quale importo di danaro metterci e presso qual banca incassarlo.

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre nell’Ortigia di Siracusa, con le immondizie lasciate dinanzi ad un palazzo storico del XVII secolo, di fronte alla chiesa della Madonna del Carmine, XVI secolo

Pertanto, chi deciderà di votare per protesta a Matteo Salvini, o od altre mignotte diverse ma comunque analoghe, offrirà il proprio assegno in bianco a colui al quale costoro decideranno di portarlo: a Berlusconi, a Grillo, od al Partito Democratico. Se infatti il partito più votato non raggiungerà da solo la maggioranza, avrà bisogno dei voti di questi altri partitini, che venderanno a caro prezzo il proprio pacchetto di voti in cambio di precisi condizionamenti e condizioni.

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Inutile dire ― sebbene sia opportuno dirlo e soprattutto ricordarlo ― che un simile sistema elettorale vanifica la volontà dell’elettore e trasforma per l’appunto il voto dato in un vero e proprio assegno firmato in bianco, senza importo e senza data, messo in totale fiducia nelle mani de ‘na mignotta alla totale mercé del proprio pappone o magnaccia, di cui peraltro non sarà possibile conoscere neppure l’identità fino a quando non sarà stato formato il nuovo Governo del Paese.

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Vi sono poi due principali motivi per i quali esprimo ormai da sedici anni la mia volontà attraverso il non-voto, che sono rispettivamente: il problema dell’ignoranza abissale diffusa tra il Popolo italiano e proditoriamente incrementata da chi ha grandi interessi ad incrementarla; la situazione del gran serbatoio di voti del Meridione d’Italia, che seguita ad essere in mano al potere trasversale di gestione delle varie potenti mafie, che da sempre gestiscono il mercato di quei voti senza i quali, nessuno schieramento politico, potrebbe mai vincere le elezioni politiche nazionali.

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Partiamo allora dal primo di questo punti, che è l’ignoranza, spiegando anzitutto che gran parte degli aventi legittimo diritto al voto, non sanno neppure com’è strutturata a livello costituzionale e politico la Repubblica Italiana. E più questi ignoranti sono ignoranti, più essi si infervorano nel dar vita ad assurde discussioni politiche più o meno equiparabili a quelle di un povero tizio che, totalmente digiuno di tutti i rudimenti basilari della anatomia umana, presume però di poter dissertare sulle scienze mediche. A questo si aggiunga poi di peggio, perché questo genere di ignoranti, non si limitano soltanto a dissertare sulle scienze mediche, ma si prendono pure la libertà di dar dell’incompetente ad uno specialista in anatomia che da trent’anni insegna questa fondamentale materia alla facoltà di medicina chirurgia. Infatti, assieme alla mitica «immaginazione» rivendicata nel Sessantotto, oggi, con essa al potere, c’è andata purtroppo da tempo anche l’ignoranza, supportata dalla peggiore arroganza aggressiva che è tutta quanta tipica del non sapere, dell’ignorante che ignora e che, proprio per questo, sproloquia a ruota libera, il tutto con una pericolosa aggravante per l’intera comunità nazionale: gli ignoranti votano e purtroppo sono tanti, ahimè sono la maggioranza! Se infatti così non fosse stato, come avrebbero potuto, svariati milioni di italiani, mettersi in mano ad un comico che nel 2007 dette avvio alle proprie lungimiranti idee politiche chiamando gli italiani a partecipare in massa al suo primo Vaffanculo Day  ?

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre nell’Ortigia di Siracusa, a pochi metri dalla basilica paleocristiana di San Pietro, risalente al IV secolo: rifiuti di materiali edili di uno dei tanti cantierini abusivi che sorgono in pieno centro storico nelle completa noncuranza degli amministratori locali

Capita così di udire il venefico elettore ignorante affermare spropositi di questo genere: «Se fosse abolita una delle due camere e mandati a casa i membri che adesso la compongono, sarebbero risanate per buona parte le finanze dello Stato». Mi domando: chi glielo spiega a questi venefici ignoranti, di quelli che pensano davvero di far politica coi Vaffanculo Day, che affermare una cosa del genere sarebbe come dire che il Patriarca Mosè, tolti con un secchio tre o quattro litri d’acqua dal Mar Rosso, creò una tale secca da dividere le acque e far passare in mezzo ad esse tutto il Popolo degli israeliti? Detto questo sorvolo senza indugiare su quella che sarebbe di per sé una lunga e qui non possibile dissertazione in diritto costituzionale, per spiegare in brevi parole che il cosiddetto bi-cameralismo, nel nostro Paese, non è stato adottato per creare “deficit pubblico”, ma per dare le massime garanzie di democrazia. E la democrazia, ammesso ch’essa abbia dei costi, non avrà comunque mai un costo troppo elevato, sempre con buona pace dei Vaffanculo Day e di coloro che strillando Vaffanculo sulle piazze gremite al seguito di un comico schizofrenico, pensano davvero di poter salvare il proprio Paese.

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Cosa dire poi degli scandali periodici inscenati da eserciti di analfabeti psicologici quando alla grande accademia del Vaffanculo, si mettono a lanciare tuoni e fulmini sui cosiddetti stipendi d’oro dei parlamentari? Mi domando: durante la scuola dell’obbligo che per legge costoro devono comunque avere fatto — pur non avendo molti appreso niente, come l’abissale ignorante Luigi di Maio —, in qualche semplice lezioncina di educazione civica, di quelle che se ben fatte sono capite anche dai ragazzi di dodici e tredici anni, qualcuno gli ha mai spiegato come mai i parlamentari ricevono, ed è giusto che ricevano, un congruo ed anche elevato stipendio?

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A parte il fatto che un parlamentare rappresenta la dignità di un intero Paese, ed è bene quindi che per questa sola ragione non se ne vada girando con le pezze al culo, ciò che andrebbe spiegato con una semplice lezioncina di storia agli accademici che sentenziano alla grande accademia del Vaffanculo, è ciò che accadeva nell’Italia dell’epoca monarchica quando, a certe cariche, potevano accedere solo esponenti di famiglie di aristocratici possidenti, di famiglie d’industriali e di famiglie dell’alta borghesia, perché certe cariche e funzioni politiche non erano in alcun modo remunerate. Pertanto, inizialmente, i senatori ed i parlamentari non ricevevano neppure un rimborso per le spese che dovevano affrontare per recarsi a Roma presso il Regio Senato o la Regia Camera dei Deputati. Vediamo allora chi erano in quegli anni i senatori: lo erano i membri delle famiglie Agnelli, Pirelli, Brera … nessuna persona, seppur dotata di talento politico, avrebbe mai potuto giungere a certe cariche, perché non avrebbe avuto i mezzi per sostenere la propria attività politica di senatore o di parlamentare, specie quando certi impegni gravosi implicano anzitutto la necessità di lasciare il proprio lavoro o posto d’impiego per dedicarsi a tempo pieno all’attività politica, che sarebbe di per sé un alto e nobile servizio alla Madrepatria. Ma ecco pronta la replica degli accademici della grande accademia del Vaffanculo, perché leggere quanto costoro commentano in giro per i blog, quali esponenti del cosiddetto Popolo giacobino della rete, è per certi versi esilarante: «I deputati devono lavorare e mantenersi!». Fatemi capire, illustri membri del gran Popolo della rete: esiste forse qualcuno che affermerebbe, peraltro anche in modo serio e convinto, che se uno vuol fare il primario del reparto di cardiochirurgia, deve andare a lavorare per poter dirigere quel reparto ospedaliero? O forse che un insegnante, se vuole insegnare, deve andare a lavorare per poter insegnare? O forse che un operaio, se vuole permettersi il lusso di lavorare ad una catena di montaggio industriale, deve andare a lavorare per potersi mantenere il posto di lavoro? O forse che un contadino, per potersi permettere il lusso di mungere le vacche nella sua stalla, deve andare a lavorare se vuole poi procedere alla mungitura?

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre nell’antica Ortigia di Siracusa, con sacchi d’immondizia lasciati dagli aventi diritto al voto in una via della Graziella, antico e caratteristico quartiere dei pescatori

Temo quindi che purtroppo si confondano degli abusi, legati sia alla corruzione della classe politica sia alle sue malversazioni, con quelle che sono e che di per sé nascono come garanzie di democrazia e di massima rappresentatività democratica di tutti i cittadini senza alcuna distinzione di ceto e classe sociale. Ma soprattutto, ciò che le piazze sbraitanti dei Vaffanculo del povero Grillo non vogliono capire ― perché ciò comporterebbe molte assunzioni di responsabilità da parte di milioni di singole persone ―, è che i politici corrotti nascono sempre e di prassi da un popolo corrotto, perché è il popolo che li ha votati e che seguita a votarli, non sono loro che si sono imposti con un colpo di Stato: sono stati eletti a maggioranza dagli aventi diritto al voto! E quello italiano, a mio parere, è un Popolo profondamente e intimamente corrotto, che come tale esprime corrotti e corruzione anche attraverso il meccanismo delle libere elezioni democratiche, in modo particolare alle elezioni locali amministrative, dove eserciti di elettori corteggiano i politici più immorali e corrotti per vedersi da essi riconosciuto e garantito il loro “sacrosanto diritto” a vivere nelle varie forme di “illegalità istituzionalizzata”.

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Il secondo dei punti per i quali esprimo la mia libera volontà attraverso il non-voto è legato al dramma che vede un’intera fetta del nostro Paese governata dalle mafie, le cui varie denominazioni sono: Camorra, N’drangheta, Cosa Nostra e Sacra Corona Unita.

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre nell’antica Ortigia di Siracusa, con sacchi d’immondizia lasciati dagli aventi diritto al voto in una caratteristica piazzetta storica

Da molti decenni le varie mafie si servono delle migliori regole democratiche per imporre il proprio dominio, o per dirla chiara e breve: in intere zone del nostro Paese, chi muove i voti sono le varie mafie. Per sconfiggere il potere del governo mafioso su intere regioni, bisognerebbe incidere in modo deciso e radicale proprio sul meccanismo del voto, posto che né in Campania, né in Calabria né in Sicilia è possibile vincere le elezioni senza il supporto della Camorra, della N’drangheta e di Cosa Nostra. Sicché, in modo diretto o per l’uso di uomini di paglia, queste aggregazioni mafiose incidono sulle amministrazioni locali e poi sulla vita politica nazionale attraverso i propri uomini.

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Per capire questa mia grave affermazione è necessario fare ricorso ad esempi concreti, o se preferiamo a prove visibile ed immagini d’impatto. Per poter fare questo debbo premettere che io risiedo in parte a Roma, dove svolgo vari uffici legati al mio ministero di sacerdote e di teologo, compreso uno in particolare che mi impegna come postulatore presso il dicastero per le cause dei Santi, ed in parte risiedo a Siracusa, dove mi ritiro quando devo studiare con tutta calma certi documenti, o quando io stesso devo preparare attente documentazioni o lavorare a miei scritti di vario genere. Questa spiegazione e precisazione è del tutto dovuta perché serve per capire sia l’esempio portato e poi elevato a paradigma, sia le foto che accompagnano questo articolo come altrettanto paradigma reso visibile attraverso delle immagini.

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Ecco dunque servito l’esempio: nel cuore storico dell’antica città greca di Siracusa, che è Ortigia ― dove io ho una delle due diverse residenze tra le quali mi divido ―, è stato dato avvio alla raccolta differenziata dei rifiuti. Sono stati quindi giustamente tolti tutti i cassonetti da questo centro di grande interesse storico, artistico ed archeologico, perché tutti i residenti o domiciliati sono stati muniti di cassonetti domestici per la raccolta differenziata dei rifiuti. Con solerte zelo, io ed il mio collaboratore che condivide con me il lavoro e quindi gli spazi abitativi sia a Roma sia a Siracusa, differenziamo i rifiuti, poi, nei giorni stabiliti, poniamo i bidoncini domestici fuori dalla porta. Mentre noi ed altre persone facciamo questo, un numero più elevato di abitanti, non essendovi più i cassonetti per strada, getta la spazzatura agli angoli delle vie, coi desolanti risultati visibili in pieno centro: cumuli di sacchetti dei rifiuti all’angolo di palazzi storici monumentali.

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paradigma di un’intera nazione e del suo popolo: siamo sempre nell’antica Ortigia di Siracusa, con sacchi d’immondizia lasciati dagli aventi diritto al voto in una caratteristica piazzetta storica

Qualsiasi anima ingenua potrebbe chiedersi: come mai, i Vigili Urbani o le Forze dell’Ordine, non si precipitano presso le case di questi incivili bombardandoli di sanzioni amministrative? Tanto più, sanzionare diverse di queste persone sarebbe anche facile, se consideriamo che svariati di costoro, tra un bivacco e l’altro agli arresti domiciliari, vivono in case occupate abusivamente, hanno gli allacci abusivi alla luce, hanno figlioletti dotati di tutti gli strumenti tecnologici più all’avanguardia e più costosi, ma non svolgono alcun lavoro e non sono in grado di documentare alcun reddito percepito. Allora perché, non intervengono?

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Spiego subito alle anime pie i motivi del non-intervento: perché coloro che gettano la spazzatura per la strada agli angoli dei palazzi monumentali, sono una media di sei o sette abitanti su dieci. E questi sei o sette su dieci, politicamente parlando, si chiamano elettori. E quando ci sono le elezioni, questi sei o sette incivili, al primo squillo di tromba partono come pecore per dare in massa il voto al mafioso di turno, od al prestanome politico dietro il quale si cela il mafioso od una cosca mafiosa intera. Ora, siccome le elezioni si vincono con la maggioranza costituita oggi purtroppo da incivili, voi capite bene che nessuno andrà mai a toccare ― e dico mai e in alcun modo ―, questi preziosi elettori, perché sono indispensabili, in quanto maggioranza qualificata, a tenere in piedi un intero sistema corrotto e corruttore.

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Dinanzi a questo esempio concreto, è forse del tutto sbagliato, da parte mia, consapevole di appartenere a quella minoranza costituita da tre o quattro persone civili contro dieci incivili, affermare: prendetevi il voto di questa bella e preziosa gente, ma non certo il voto mio? O per meglio chiarire: a che serve votare, quando c’è già una maggioranza che ha vinto in partenza, che in questo caso è la maggioranza degli incivili, degli abusivisti, di quanti bivaccano tra un piccolo reato e l’altro agli arresti domiciliari, dei beneficiari di pensioni fasulle d’invalidità, o delle pensioni di accompagnamento elargite a soggetti affatto invalidi, per seguire coi beneficiari di finanziamenti regionali a fondo perduto dati per delle assurde quanto mai improbabili attività d’arte ed artigianato, ma che in verità sono solo regalìe — spesso fatte piovere a botte di alcune decine di migliaia di euro —, utilità delle quali è solo quella di tenersi buone intere famigliole di elettori foraggiate dai politici locali coi soldi di tutti i pubblici contribuenti?

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i bidoncini della raccolta differenziata della residenza siracusana del Padre Ariel S. Levi di Gualdo, il certificato elettorale lo ha smaltito nel bidoncino blu, quello per la differenziata di carta e cartone, esercitando in tal modo un proprio libero e insindacabile diritto: il diritto al non-voto.

Eccome, se andrei a votare! Lo farei se il mio voto fosse in qualche modo utile per contribuire a spostare anche di un millesimo l’ago della bilancia. Contrariamente, dinanzi ad un Popolo corrotto e corruttore che esprime corruzione e che detiene la maggioranza, io non vado a firmare un assegno in bianco a ‘na mignotta, senza cifra e senza data, ben sapendo che costei lo consegnerà ad un pappone o magnaccia il quale, come meglio preferirà, sceglierà presso quale banca porlo all’incasso.

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Agendo a questo modo, non penso di essere un cattivo cittadino, tutt’altro! Anzi, seguiterò sempre a considerare l’Italia la mia fiera e amata Patria, facendo frattanto la raccolta differenziata assieme ad una minoranza di persone civili, mentre la maggioranza darà nel segreto dell’urna l’obolo del voto al mafioso di turno, affinché spazzatura produca spazzatura ed incrementi spazzatura, sino al totale collasso di questa miserevole democrazia ormai svuotata di libertà, perché è questo che da tempo hanno inaugurato: la democrazia senza libertà.

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Dio benedica l’Italia, i suoi abitanti ed i suoi governanti in occasione delle elezioni politiche nazionali.

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dall’Isola di Patmos, 3 marzo 2018

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