«Chiesa aperta» III puntata — A cura di Giovanni Zanchi: in questo momento di grave emergenza i vostri Sacerdoti, seppure da soli, seguitano a celebrare le Sante Messe offrendo il Sacrificio Eucaristico per la salute dei corpi e delle anime

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (III puntata) — A CURA DI GIOVANNI ZANCHI: IN QUESTO MOMENTO DI GRAVE EMERGENZA I VOSTRI SACERDOTI, SEPPURE DA SOLI, SEGUITANO A CELEBRARE LE SANTE MESSE OFFRENDO IL SACRIFICIO EUCARISTICO PER LA SALUTE DEI CORPI E DELLE ANIME  

Offriamo ai nostri Lettori questo terzo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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Giovanni Zanchi

Benvenuti alla III puntata di Chiesa Aperta!

In questi difficili giorni nella nostra Italia le chiese fatte di pietre e di mattoni rimangono aperte, come segno della Chiesa che resta presente e operante in mezzo al nostro popolo (cf Conferenza Episcopale Toscana, 14 marzo 2020), le chiese restano aperte anche se non vi si svolgono celebrazioni pubbliche. Nelle chiese comunque aperte rimangono presenti almeno i sacerdoti, che ogni giorno continuano a celebrare la Santa Messa, anche da soli. San Paolo VI insegna che anche se celebrata da un sacerdote solitario, dalla Santa Messa «deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo» (Mysterium fidei 33).

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Fra le abbondanti grazie spirituali che la santa Messa dona vi è anche il suffragio per i defunti. Parliamone brevemente. Per andare in Paradiso non basta infatti morire in grazia di Dio e quindi essere liberi dalla colpa per i peccati commessi; per andare in Paradiso occorre anche essere liberi dalle pene dovute per i propri peccati; l’anima di chi muore in grazia di Dio ma ha ancora pene da scontare per i peccati commessi è purificata dalla giustizia di Dio dopo la morte: è quello che la Santa Chiesa chiama il Purgatorio.

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Ormai separate dal corpo, le anime purganti non possono aiutare se stesse, ma possono pregare per noi ancora viventi sulla terra e possono ricevere il nostro aiuto spirituale per abbreviare la loro purificazione e giungere all’eterna beatitudine in Dio. Sono molte le buone opere che possiamo offrire a Dio per soccorrere le anime dei defunti, esse sono: ogni forma di penitenza e di elemosina, le indulgenze, la preghiera e soprattutto l’offerta del sacrificio eucaristico.

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Nelle chiese aperte i nostri sacerdoti anche da soli continuano ogni giorno a celebrare la Santa Messa per la salvezza spirituale dei vivi e pure dei defunti. Anche le nostre case sono delle piccole “chiese domestiche” che rimangono aperte alla preghiera di supplica e di intercessione presso Dio per tutti i bisognosi, sia vivi che defunti.

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In questo tempo di Quaresima la Santa Chiesa ci invita ad intensificare il nostro impegno nel digiuno, nella preghiera, nella elemosina. Della nostra elemosina, cioè della nostra carità hanno bisogno anche le anime dei defunti, specialmente quelli deceduti a causa dell’epidemia.

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Tutti si preoccupano per la situazione difficile del personale medico e di tutti gli altri impegnati per il bene sociale; i defunti finiscono invece per essere considerati solo un numero che incute timore. I morti in conseguenza del coronavirus sono ormai centinaia; a causa delle loro condizioni cliniche particolari se ne sono andati soli, senza il conforto dei Sacramenti e della vicinanza dei familiari. I sacerdoti si preoccupano di accompagnarli almeno alla sepoltura, ma senza poter celebrare le Esequie.

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Non priviamo questi defunti anche della preghiera per le loro anime. È ora urgente aiutarli con i nostri cristiani suffragi, perché non c’è solo questa vita terrena; il corpo muore, ma l’anima vive immortale. Il suffragio dei defunti è un soccorso urgente e indispensabile, che solo noi cristiani possiamo mettere in atto. La carità della Chiesa è così grande e così potente da poter soccorrere non solo i vivi, ma pure i trapassati; la carità della Chiesa è così grande e così potente da poter agire non solo in questo mondo ma anche nell’altro.

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Impariamo dai nostri antenati: in tempo di calamità non solo seppellirono i morti, ma pregarono a lungo per le loro anime: le tante chiese erette proprio per il Suffragio e sparse per l’Italia ce lo ricordano ancora. Preoccuparci del suffragio dei morti a causa dell’epidemia giova anche a noi: ci fa acquistare meriti presso Dio in vista della vita eterna e ci insegna anche a far penitenza per i nostri peccati adesso, per farne meno dopo la nostra morte. La Chiesa che in tempo di epidemia soccorre non solo i vivi ma anche i defunti è veramente una Chiesa che rimane aperta.

A risentirci domani per una nuova puntata di Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 16 marzo 2020

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6 commenti
  1. Giulio
    Giulio dice:

    Scusate, qui la polemica non la faccio io.
    Piuttosto ho l’impressione che state etichettando come facinorosi quelli che vogliono un ritorno non dico alla normalità, ma quanto alla libertas ecclesiae.
    E non mi pare proprio che mi sia stato risposto nel merito ma solo con “Lei non sa chi sono io” e “Non seccare e stai chino”.
    Allora vi pongo alcune domande (per le quali naturalmente, vista la vostra sapienza, avrete tutte le risposte).
    1. Dove sono i vescovi, gli illuminati vescovi italiani, per quei sacerdoti denunciati, vilipesi mentre facevano la Messa da soli (vedi Cerveteri), con tanto di profanazione e abuso contro il Concordato?
    2. Perché in Polonia, invece di rinunciare alle messe pubbliche, le hanno raddoppiate, per mettere d’accordo prudenza e esercizio della fede? Forse perché i vescovi polacchi sono dei criminali, e da noi sono saggi?
    3. Perché state facendo una serie reiterata di articoli per difendere le scelte dei vescovi, raccontando anche situazione negli ospedali che, francamente, in prima linea (Lombardia, Veneto) sono amarcord? Lì i cappellani li tengono ormai solo in anticamera o nell’obitorio.

    Grazie per ogni vostra risposta …

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      E meno male che lei non fa polemica, figurarsi se la facesse.
      Anzitutto, invocare la “profanazione” del Concordato, è una espressione talmente roboante e fuori logica dinanzi alla quale morirebbero letteralmente dalle risate teologi dogmatici, ecclesiologi e canonisti.
      Comunque le rispondo in merito alla questione polacca facendole qui copia/incolla di un commento di spiegazione che ho pubblicato ieri sulla mia pagina Facebook:

      LE COLOSSALI BUFALE DEI GIORNALISTI E BLOGGHETTARI “CATTOLICI”: «IN ITALIA NON SI CELEBRANO PIÙ SANTE MESSE IN PUBBLICO A CAUSA DEL CORONAVIRUS MENTRE IN POLONIA I VESCOVI LE AUMENTANO A CAUSA DEL CORONAVIRUS»

      se i numeri non sono un’opinione

      Un affezionato lettore de L’Isola di Patmos mi ha posto questo quesito interessante: «La Conferenza Episcopale Polacca, per ottemperare alle logiche e dovute misure di sicurezza e di prevenzione della diffusione del virus, sembra abbia deciso di intensificare il numero delle messe per dar modo che pochi fedeli per volta riescano a parteciparvi».

      Ciò è vero, i Vescovi polacchi hanno agito così e ciò ha fatto dire ad alcuni giornalisti cattolici di lungo corso, oggi specializzati nel tiro al bersaglio sui vescovi e sul clero italiano, che «mentre in Polonia si aumenta il numero delle Sante Messe, in Italia si chiudono le chiese».

      Delle due l’una: o questi soggetti ridotti ormai a vecchi avvoltoi e cecchini non conoscono le situazioni ecclesiali dei vari Paesi, oppure non sono neppure in grado di leggere i numeri. Perché la risposta è proprio scritta nei numeri, ossia i seguenti:

      I cattolici polacchi sono 35 milioni circa e il loro clero è composto da 31.442 sacerdoti secolari e 8.412 sacerdoti regolari (“sacerdoti regolari” sono i religiosi dei vari ordini maschili). Il numero delle parrocchie è pari a 10.379.
      L’età media del clero polacco è pari a 44,08 anni.
      Dividendo il numero delle parrocchie per il numero dei soli sacerdoti secolari, il risultato è che per ogni parrocchia polacca ci sono 3,04 sacerdoti. Ripeto: il tutto senza contare i religiosi, ossia i membri del clero regolare.

      In Italia la popolazione cattolica è pari a 47.021.200, le parrocchie sono 25.741, i membri del clero secolare sono 34.121 e i membri del clero regolare 9.112.
      L’età media del clero secolare italiano è pari a 67, 09 anni.

      È presto detto: noi abbiamo 1,02 sacerdoti per parrocchia, con una differenza di non poco conto: una media di età superiore di 23,01 anni rispetto a quella media del clero polacco.

      Ergo, giornalisti cattolici di lungo corso e blogghettari cattolici all’arrembaggio, stanno scrivendo e sostenendo delle cosiddette grandi ed emerite cazzate, se cortesemente mi passate il termine aulico.

      Padre Ariel S. Levi di Gualdo
      24.03.2020

  2. Giulio
    Giulio dice:

    Ma figuriamoci … che assurdità chiedere la ripresa della partecipazione pubblica ai sacramenti “nel rispetto delle misure messe in atto dal governo”, vero?
    Noi siamo assetati di Cristo, e chiederemo insistentemente che ci venga ridato ciò di cui abbiamo bisogno, nell’ambito dell’umanamente possibile.
    E non è tristezza, ma la gioia di aver incontrato Qualcosa di più grande, oltre la fallacia degli uomini!
    Si guardi cosa sta succedendo in Polonia ed altri paesi …

    • Padre Ariel
      Redazione de L'Isola di Patmos dice:

      Se è veramente assetato di Cristo come scrive, incominci a seguire ciò che i Pastori della Chiesa hanno deciso in questi momenti di emergenza, perché sono loro che Cristo ha costituito come apostoli e guide.
      E non confonda la “sete di Cristo” con la gratuita polemica, per cortesia.

      https://isoladipatmos.com/stage/il-coronavirus-ha-suggellato-il-fallimento-delleuropa-chiudono-le-chiese-mentre-gli-lbgt-fanno-feste-orgiastiche-al-muccassassina-si-fanno-disegnare-ai-bimbi-arcobaleni-al-grido-ce-la-faremo/

    • Iacopo
      Iacopo dice:

      Alla sua domanda devo rispondere si, lo rintengo vero, primo perchè non è specificato il modo: si dicevano dei vaghi “mantenere le distanze” e “moltiplicare le messe” e io vorrei sapere con quali protezioni mediche che già scarseggiano e con quali sacerdoti si potrebbe fare.
      Secondo perchè il pubblico che partecipa alle Messe è esattamente la fascia più a rischio, per non parlare dei sacerdoti stessi la cui età media non è certo bassa.
      Terzo perchè le disposizioni della Chiesa sono queste, e se si può non apprezzarle bisognerebbe almeno cercare di capirle nel contesto anomalo in cui avvengono prima di urlare al tradimento (ed è per questo che aggiungevo “tristemente” all’ aver assunto questa posizione da parte di un commentatore solitamente lucido come Tosatti)
      Per il resto la invito a riflettere su quel “Noi”, che ha usato e sull’implicito delle sue parole, ovvero che chi non chiede questa ripresa dei sacramenti immediata non è veramente cristiano e non ha incontrato quel Qualcosa; spero non fosse il senso in cui lo intendeva.

  3. Iacopo
    Iacopo dice:

    Grazie davvero per aver segnalato questi video, almeno fanno chiarezza sulla situazione. Purtroppo in questo momento vedo che buona parte dei commentatori cristiani un po’ più “underground” impegnano il tempo libero gridando all’apostasia manifesta; c’è persino una petizione tristemente firmata da Marco Tosatti e da altri che invoca la ripresa della partecipazione pubblica ai sacramenti “nel rispetto delle misure messe in atto dal governo” (la modalità effettiva e con quali sacerdoti attuarla è rimessa alla fantasia della CEI).

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