Al termine di questa quarantena, Cristo ci attende come la samaritana al pozzo d’acqua

Padre Gabriele

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

AL TERMINE DI QUESTA QUARANTENA, CRISTO CI ATTENDE COME LA SAMARITANA AL POZZO D’ACQUA 

Il dischiudersi della donna a Gesù, che è Dio realmente presente, permette alla samaritana innanzitutto di scoprire la verità su sé stessa. Si lascia scoprire da Dio e non si ferma alla superficie di sé stessa. Il dialogo con Dio realmente presente è una rivelazione su sé stessi, entrare in profondità rispetto alla propria identità.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

“Cristo e la Samaritana al pozzo”, opera di Alessandro Vodret Fava. Roma, collezione privata

in questi momenti nei quali un intero Paese è sottoposto a quarantena, con attività esterne quasi inesistenti e di molta attività interna dentro la nostra comunità e le nostre famiglie, è possibile trovare dei momenti per riflettere un po’ su alcuni temi della nostra fede che facilmente sfuggono a una meditazione profonda.

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In una gara di pallacanestro, c’è uno schema chiamato “isolamento” in cui si lascia il giocatore attaccante da solo contro il difensore. Uno contro uno, isolati dal resto delle loro squadre. In quel momento, chi attacca deve ricordare bene quali sono le sue caratteristiche, i suoi talenti atletici, per vincere la partita.

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Lo schema di isolamento è spiegato dal cestista Tony Mitchell [cf. video QUI].

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Uno dei temi che in questa Quaresima possiamo allora meditare è il tema della Presenza Reale e concreta di Dio nella nostra vita. La prima lettura ci mostra un quadro un po’ particolare. Leggiamo infatti:

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«Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: ”Il Signore è in mezzo a noi sì o no?”».

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Se diamo un’occhiata all’originale ebraico, quella protesta con cui il popolo ebraico si rivolge a Dio, è espressa con la parola Rib, indicante nel giudaismo una forma di litigio giuridico a due, che si risolve senza mettere a morte il colpevole. Ecco allora che il popolo ebraico si lamenta in continuazione e, in quella protesta, sembra quasi mettere in dubbio la capacità profetica di Mosè, in un litigio senza fine.  Anche dopo il miracolo, il popolo ebraico è indeciso. È insomma un popolo che affannosamente, ansiosamente e senza serenità cerca segni sensazionalistici. Il giusto intermediario che gli è mandato, Mosè, non lo soddisfa.

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Questa può essere una meditazione per noi: la nostra fede è affannosa, in continua ricerca di segni, miracoli e prodigi?  Il Signore ci chiede di abbandonarci a Lui, rileggendo gli eventi che ci succedono con lo sguardo di fede, senza continuamente mettere in dubbio la sua azione con noi. Potremo domandarci se anche noi, come il popolo ebraico, “litighiamo” con Dio e i suoi intermediari, perché non ci fidiamo di nessuno. Da qui la domanda: quanto ci fidiamo della presenza reale concreta del Signore?

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In questo senso il Vangelo della samaritana vuole rompere con la tradizione giudaica. Si ripropone lo scenario dell’Antico Testamento. Il deserto, la sete, e un dialogo. Ma qui è tutto diverso. Nel dialogo fra la donna e Gesù, c’è un’apertura a un dialogo col Tu Eterno di Dio. La richiesta di acqua, è un po’ una scusa del Signore, per entrare in contatto con la donna. Tanto che poi le dirà

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«Hai detto bene: ”Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».

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Ecco allora che il dischiudersi della donna a Gesù, che è Dio realmente presente, permette alla samaritana innanzitutto di scoprire la verità su sé stessa. Si lascia scoprire da Dio e non si ferma alla superficie di sé stessa. Il dialogo con Dio realmente presente è una rivelazione su sé stessi, entrare in profondità rispetto alla propria identità.

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Immediatamente dopo è uno schiudersi anche alla verità su Dio. Gesù infatti le dirà:

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«So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».

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Le dice Gesù:

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«Sono io (lett. Io sono = nome di Dio), che parlo con te».

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Ecco l’insegnamento per noi su come costruire un vero autentico rapporto e non una ricerca spasmodica di segni, prodigi, fantasticherie: ma un dialogo vivo e fecondo, nel silenzio del deserto, mentre Cristo ci disseta dell’acqua della verità.

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Chiediamo al Signore di essere giorno dopo giorno sempre più come la samaritana e sempre più come Maria, che nella tenerezza dell’ascolto orante, si fecero prime predicatrici delle verità divine.

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In questo momento di dolore e di prova, noi Sacerdoti di Cristo eleviamo più che mai suppliche. Nelle nostre celebrazioni eucaristiche fatte senza popolo, per i motivi di sicurezza che ben conoscete, imploriamo ogni giorno Dio Padre affinché preservi la salute dei corpi e delle anime dei nostri amati fedeli.

Così sia.

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Roma, 15 marzo 2020

 

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