La Quaresima e la “mission impossible” che nella via della fede e della purificazione diviene invece possibile

Padre Gabriele

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

LA QUARESIMA E LA MISSION IMPOSSIBLE CHE NELLA VIA DELLA FEDE E DELLA PURIFICAZIONE DIVIENE INVECE POSSIBILE 

La Quaresima è quindi un invito a riscoprire un poco la missione che il Signore ci ha dato. Riscoprire quella vocazione a cui tutti quanti siamo indirizzati, ognuno in modo diverso, ma comunque secondo una vocazione santa.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

locandina del celebre film

non so se vi ricordate il film di Tom Cruise, il celebre Mission Impossible del 1996. In quel film, il protagonista Ethan Hunt ha appunto una missione impossibile: una missione anti terrorismo. A tal fine, chiama con sé dei colleghi fidati, a cui dà incarichi importanti e difficili.

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La Quaresima è quindi un invito a riscoprire un poco la missione che il Signore ci ha dato. Riscoprire quella vocazione a cui tutti quanti siamo indirizzati, ognuno in modo diverso, ma comunque secondo una vocazione santa.

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Le tre letture di questa seconda domenica di Quaresima ci parlano di questo, a partire dal testo vetero testamentario [vedere il testo della Liturgia della Parola, QUI]:

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«In quei giorni, il Signore disse ad Abram: “Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò”»

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Quel «vattene» non va inteso come un cacciare via Abram da parte di Dio. È sì, un imperativo, ma letteralmente suona più come un comando militare. Ecco allora che la missione ha un mandato che Abram non ha inventato ma ha ricevuto dal Signore. Un mandato pensato e voluto esclusivamente per Abram, che diventerà Abramo e inizierà la grande missione di guidare il popolo di Israele.

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Questo si riferisce anche a noi: proviamo a riflettere sulle origini del mandato che abbiamo ricevuto. Qualsiasi sia lo stato di vita a cui siamo chiamati, ecco che il Signore ci ha chiamati per nome, invitandoci a uscire da noi stessi, dalla nostra terra, le nostre sicurezze e serenità per aprirci a una missione più grande. E per farlo non ci ha lasciati da soli. Leggiamo infatti San Paolo quando scrive:

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«Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia».

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Ecco che San Paolo scrive all’amato Timoteo nel momento della prigionia. Nel momento in cui la sua missione di predicatore e apostolo è davvero messa alla prova. Però Paolo sa bene che ha ricevuto la grazia. La grazia è la forza che Dio ci dona per poter partecipare al meglio alla nostra missione insieme con Lui, e con Lui e metterla in pratica.

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Anche noi, dunque, abbiamo ricevuto la grazia per la nostra vocazione. E possiamo rinvigorirla mediante la vita di grazia, di preghiera e in questo periodo anche di qualche penitenza. Anche in questo momento di sofferenza a livello nazionale, sappiamo di avere l’aiuto vicino del Signore.

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Questo annuncio di avere vicino il Signore, ci è dato dal Vangelo di questa domenica:

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«Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti”».

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Gesù si è trasfigurato. Gli apostoli hanno saputo dal Padre che quello che insegna, vive e parla con loro è il Figlio prediletto; è il Figlio di Dio. Si rivela anche a loro, per quello che è, dopo che a Natale si era mostrato ai pastori tramite l’annuncio angelico. E dice quella frase. Chiede il segreto messianico: Gesù passerà da una terribile sofferenza, poi risorgerà. Da quegli atroci momenti, che gli apostoli presenti non riescono a capire, verrà la grazia. Verrà la nostra gioia e la nostra liberazione.

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In questo tempo di quaresima cominciamo sin d’ora a riflettere sugli eventi della passione come eventi che preparano l’Era Nuova della grazia: in cui ciascuno di noi avrà la sua personale Pasqua, e il passaggio ad una vita autentica.

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Scriveva Jean Paul Sartre:

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«Chi è autentico, assume la responsabilità per essere quello che è, e si riconosce libero di essere quello che è».

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Il Signore ci doni sempre il coraggio di abbracciare la nostra vocazione, per vivere sempre più con l’autenticità e il coraggio dei figli di Dio.

Così sia.

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Roma, 8 marzo 2020

 

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