Autore Padre Ariel

Il Santo Padre Francesco rettificato con una pezza cucita su un vestito vecchio

IL SANTO PADRE FRANCESCO RETTIFICATO CON UNA PEZZA CUCITA SU UN VESTITO VECCHIO

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«Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore» [Mc 2, 18-22]

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Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

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papa e lombardi

il Sommo Pontefice Francesco con il direttore della Sala Stampa Vaticana Federico Lombardi, S.J.

Mi è stata posta una domanda a proposito della conversazione del Papa al Convegno della Diocesi di Roma. Dopo la Terza domanda, il Papa, nella risposta data «a braccio» sulla «cultura del provvisorio», ha detto oralmente: «per questo una grande maggioranza dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli» (così appare dalla registrazione), mentre il testo pubblicato dalla Sala Stampa oggi riporta: «una parte dei nostri matrimoni sacramentali sono nulli». Perché questo cambiamento? È una manipolazione del pensiero del Papa? La risposta è che, quando il Papa parla «a braccio» spontaneamente, il testo trascritto è sempre oggetto di una revisione da parte di chi è responsabile per la cura dei testi del Papa, per rivederne la lingua o eventuali inesattezze o punti particolari che sia giusto precisare. Quando si toccano argomenti di un certo rilievo il testo rivisto viene sempre sottomesso al Papa stesso. Questo è ciò che è avvenuto in questo caso, quindi il testo pubblicato è stato approvato espressamente dal Papa [il testo è disponibile QUI].

 
Federico Lombardi, S.J.

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Ho letto con interesse il comunicato nel quale adempiendo al suo ruolo di portavoce ufficiale e di direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Padre Federico Lombardi S.J. precisa che la Santità di Nostro Signore il Sommo Pontefice Francesco, «parlando a braccio ha detto oralmente» una frase poi ritoccata nel testo scritto. Per giustificare il ritocco di una frase destinata a creare sconcerto in giro per il mondo [cf. QUI, QUI, QUI, QUI, etc..], egli precisa sul finire del comunicato che «il testo pubblicato» – ossia quello corretto − «è stato approvato espressamente dal Papa».

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Vorrei capire meglio: ciò vuol forse dire che io, in una meditazione fatta a braccio durante la predicazione degli esercizi spirituali al clero, possa esprimere una inesattezza sulla processione delle Persone Divine, ritoccando poi il testo successivamente in sede editoriale, quando quella meditazione dovrà essere pubblicata in un libro, il tutto con mia previa approvazione postuma?

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papa e vallini 2

il Vescovo di Roma (in bianco a destra) con il suo Vicario Generale diocesano (in nero e rosso a sinistra) 

Ebbene mi domando: è forse accaduto che in hoc Anno Domini 2016, i Gesuiti, si sono mutati d’improvviso nelle sante vergini e martiri Agata, Lucia, Agnese, Cecilia, Anastasia … o forse suppongono che nessuno, inclusi presbìteri e teologi, conosca più il Vangelo, sempre più sostituito con surrogati emotivi di matrice nazional-popolare? E dico questo perché sul Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, il Verbo di Dio fatto uomo si esprime in questi termini:   

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«Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore» [Mc 2, 18-22].

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La pezza postuma cucita rende peggiore lo strappo, perché l’Augusto Pontefice seguita imperterrito a esprimersi a braccio mostrando una tantum imbarazzanti limitatezze, che non sono solo mancanza di proprietà di linguaggio, spesso risultano infatti in gioco le sue carenti conoscenze dottrinarie, storico-ecclesiali e pastorali, ed il tutto potrebbe essere letto anche come carenza di prudenza.

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Papa e Vallini 3

il Vescovo di Roma (in bianco a sinistra) ed il suo Vicario Generale diocesano (in nero e rosso a destra)

Un Romano Pontefice non parla per luoghi comuni e non da sfogo pubblico alla propria emotività. Ciò per il semplice fatto che egli non è più Simone, ma Pietro, la roccia sulla quale Cristo ha edificato la sua Chiesa [cf. Mt 13, 16-20]. Pietro è colui che «una volta ravveduto» è chiamato ad una precisa missione a lui affidata da Cristo Dio: «Conferma i tuoi fratelli».

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«Simone, Simone, ecco Satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli». E Pietro gli disse: «Signore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morte». Gli rispose: «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi» [cf. Lc 22, 31-34].

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Siccome l’invito a confermare i fratelli è preceduto dal monito «una volta ravveduto», ma soprattutto seguito dalla profetica anticipazione «Pietro, io ti dico: non canterà oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermi», sinceramente mi domando: Jorge Mario Bergoglio, ha veramente cessato di essere Simone, ed una volta «ravveduto» e divenuto Pietro, ha dato avvio alla propria missione cristologica, che è quella di confermare i fratelli nella fede, non certo indurli a quella confusione derivante da espressioni ambigue e inesatte? Perché sia sul piano della esegesi, sia sul piano teologico, a questa frase bisogna prestare molta attenzione, dato che all’inizio di essa si parla di «ravvedimento» ed alla fine di «tradimento», al centro del discorso si esorta «conferma i fratelli», ma questa frase centrale rimane appunto nel mezzo, tra il «ravvedimento» ed il «tradimento». O qualcuno intende forse manipolarla per far dire al Verbo di Dio ciò che esso non ha di fatto detto, estrapolando unicamente «conferma i fratelli»?

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Papa e Vallini 4

il Vescovo di Roma (in bianco a destra) ed il suo Vicario Generale diocesano (in nero e rosso a sinistra)

La Santa Sede, oltre che dei Vigili del Fuoco, di cui Federico Lombardi S.J. è divenuto ormai comandante, dispone di dicasteri, pontifici consigli e segretariati; di filosofi, teologi, canonisti, storici, ecclesiologi e specialisti nei vari settori. E tutti questi servitori di Pietro e della Sede Apostolica hanno sempre lavorato ai testi e sui testi dei Sommi Pontefici, o perlomeno di tutti quei Sommi Predecessori del Regnante Pontefice che avevano l’umiltà di farsi aiutare, cosa questa che li ha resi, oltre che amati e venerati, anche santi e modelli di eroiche virtù per l’intera Chiesa universale. O qualcuno ricorda forse una clamorosa gaffe di San Giovanni XXIII, del Beato Paolo VI, del Servo di Dio Giovanni Paolo I o di San Giovanni Paolo II? Qualcuno volle additare come gaffe il celebre discorso del Sommo Pontefice Benedetto XVI a Ratisbona, ma oggi, a distanza di anni, quel discorso è risultato una lucida profezia [cf. QUI].

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Se il Santo Padre, la cui autorità è fuori d’ogni cattolica discussione, pensa di seguitare a questo modo, oltre al progressivo svuotamento delle chiese corre il rischio di finire fischiato in pubblico dai cattolici, che saranno poi criticati e redarguiti dagli ultra-laicisti, dai comunisti radical-chic e dai massoni che da alcuni anni inneggiano alle meraviglie di questo pontificato, con la civettuola teologa femminista catto-luterana Marinella Perroni e con Alberto Melloni, incontrastato leader della Scuola di Bologna, ospiti d’onore presso il Grande Oriente d’Italia [cf. QUI, QUIQUI pag. 6], ed il tutto, va’ da sé, a somma ingiuria del mondo cattolico, del quale, questi due empi, si sono presentati in Loggia come esponenti teologici e storici di alto lignaggio.

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Papa e Vallini 5

il Vescovo di Roma (in bianco a sinistra) ed il suo Vicario Generale diocesano (in nero e rosso a destra)

Roma è sopravvissuta ai singoli Pontefici per il semplice fatto che Roma è la Chiesa, che Roma è Pietro. Urge quindi spiegare al Santo Padre che le piazze romane non si gestiscono con le furberie argentine e con quei colpi a effetto forse suggeriti da quel maldestro esperto in comunicazioni di Antonio Spadaro S.J. Le piazze di Roma hanno portato i propri Pontefici in trionfo, all’occorrenza i romani si sono fatti trucidare per consentire la sicura fuga del loro Pontefice in un momento di sommossa o durante l’invasione di un esercito straniero. Le piazze gremite di Roma hanno gridato veramente e sinceramente «viva il Papa», ma … attenzione: le piazze di Roma si sono anche inferocite verso taluni Pontefici, diversi cadaveri dei quali sono finiti gettati nel Tevere, non sepolti nelle grotte vaticane avvolti dalla devozione dei Christi fideles.

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Roma e la romanità, che da venti secoli è segno della universalità cattolica, va capita e conosciuta, ma anche amata e rispettata, altrimenti si corrono grossi rischi, specie da parte di un Sommo Pontefice applaudito sempre di più da tutto ciò che non è cattolico e che da sempre è storicamente e socialmente avverso al nostro mondo cattolico.

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Benedetto e Vallini

… cambia la musica, cambia direttore d’orchestra, ma … i suonatori sono sempre gli stessi.

In coscienza io mi sento di dire che l’epilogo di questo pontificato rischiano di essere i fischi in piazza. E quando ciò avverrà, come già ho scritto [cf. QUI], a difendere il Santo Padre Francesco ci saremo noi figli devoti, quelli che lui si è dilettato a prendere più volte a sberle per compiacere il mondo degli ultra-laicisti plaudenti e dei modernisti ruffiani che hanno ormai invaso i sacri palazzi. E costoro, che dopo averlo compiaciuto si sono accaparrati «l’uovo, la gallina e il culo caldo», quando la piazza strillerà contro il Santo Padre Francesco, loro saranno al sicuro e al riparo altrove, facendo in tal modo risuonare la terrificante frase del Vangelo: «Allora tutti i discepoli, abbandonatolo, fuggirono» [cf. Mt 26,56]. E quando al termine della tempesta torneranno, occupando semmai posti ancor più prestigiosi di quelli che erano riusciti ad accaparrarsi, da sopra il carro del nuovo condottiero diranno che in fondo, loro, il Santo Padre Francesco non lo hanno poi così approvato; e se lo hanno approvato è stato solo perché dovevano farlo per l’ossequio dovuto al Sommo Pontefice, per il dovere legato al loro alto ufficio ecclesiastico.

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È una profezia amara che affido ai lettori dell’Isola di Patmos, vedremo poi se il tempo, come più volte accaduto in vari altri frangenti passati, mi darà ragione, posto che io spero e prego di avere torto, augurandomi di non vedere mai il mio Sommo Pontefice preso a fischi dai cattolici, ed al tempo stesso difeso da quell’ateo, anticlericale e comunista radical chic di Eugenio Scalfari, difeso dalle Logge Massoniche che oggi, per incomprensibile mistero, si sono scoperte più fedeli al Romano Pontefice della Guardia Svizzera; ma se ciò è accaduto, è solo perché si illudono di poter distruggere la Chiesa da dentro, ad esoterica gloria del Grande Architetto dell’Universo … 

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Pregate quindi con me affinché io abbia torto, totalmente torto; affinché domani, per queste mie parole scritte oggi, debba fare ammenda e chiederne pubblicamente perdono a capo chino e con la cenere in testa.

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5 commenti
  1. ettore dice:

    Troppo “umani” tanti preti in corsa per la mitra, troppi che ambiscono al cardinalato, attenti alle relazioni, più che alla fede! Effetti malefici della modernità!
    Troppo ingenui noi poveri fedeli, ricordando S.Paolo Rom 5, 1-5, pensavamo che, per la scelta dei successori degli apostoli, venisse premiato anzitutto l’esempio, la testimonianza!
    Un tempo la formula solenne di conferimento del “galero” recitava:

    Ad laudem omnipotentis Dei et Sanctae Sedis ornamentum, accipe galerum rubrum, insigne singularis dignitatis cardinalatus, per quod designatur quod usque ad mortem et sanguinis effusionem inclusive pro exaltatione sanctae fidei, pace et quiete populi christiani, augmento et statu Sacrosanctae Romanae Ecclesiae, te intrepidum exhibere debeas, in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti

    Usque ad mortem et sanguinis effusionem… te intrepidum exibere debeas. Quanti sono pronti al martirio?
    Miserere nobis, Domine
    !

    Abbi pietà per tutti noi… poveri di fede sempre più piegati alla debolezza, alla vanità per compiacere il mondo.

    ______________________

    NdR

    Traduzione: A lode di Dio onnipotente ed ornamento della Santa Sede, ricevi il galero rosso, segno insigne della dignità cardinalizia, per il quale devi essere rivestito di coraggio sino alla morte ed allo spargimento del tuo sangue per la difesa della Santa Fede, per la pace, la quiete del popolo cristiano, la diffusione e la stabilità della Santa Romana Chiesa. Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen.

    Ma tu guarda un po’, il nostro caro Ettore mi fa fare pure le traduzioni latine, spero solo, essendo andato di fretta, di non avere sbagliato!
    Ringrazio comunque Ettore, infatti non conoscevo questa formula, non essendo avvezzo ad andare a ritirare cappelli rossi, io uso il colore nero presbiterale, che sarò onorato di portare per tutta la vita.

    Ariel LdG

  2. Attilio dice:

    Un Papa amato da chi in chiesa non ci mette piede manco per sbaglio e tollerato dai credenti. In realtà ci si chiede che fine farà la fede dentro il nostro stesso cuore dato che purtroppo dalle dimissioni di Benedetto XVI, io per primo, mi continuo a chiedere chi sia il Vicario di Cristo. Cristo fu chiaro e non ha mai detto che ci potessero essere due persone,mi pare. Poi perché due papi e non tre? se tre perché non tutti? Misteri. — “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? – Non lo sappiamo però sappiamo che il suo Vicario ci ha detto che Cristo non sia cattolico!!! ci ha detto che ”Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce”!!. Poi le preghiere con le religioni …. Sapete la profondità dell’induismo? Quando una persona muore, i parenti portano sul tetto una ciotola di riso, se un corvo arriva e mangia il riso vuol dire che la persona è in paradiso, se invece il corvo non arriva vuol dire che è ancora sulla terra. Ma non ci si rende conto della ridicolaggine? la Chiesa riprenda a contemplare Dio piuttosto che inseguire le mode di questo posto chiamato Terra.

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Attilio.

      In un messaggio privato lei mi invita a sentirmi libero di non pubblicare questo suo commento, se non lo reputo opportuno.
      Facendo riferimento a questa sua frase, non violo in alcun modo i contenuti di quel messaggio privato, ma colgo anzi l’occasione per rassicurarla dicendole che noi sacerdoti, da diversi mesi a questa parte, raccogliamo dai Christi fideles espressioni molto più severe della sua; ed a noi tocca appunto l’arduo e delicato compito di dare risposte, visto che le spiegazioni, i buoni fedeli, non possono chiederle al Sommo Pontefice, né al Cardinale Walter Kasper, né all’Arcivescovo Bruno Forte, né al Vescovo Nunzio Galantino …
      E la severità dei cattolici aumenta di giorno in giorno, sempre stando alla realtà oggettiva, vale a dire a ciò che vedo e che sento, io come molti altri miei confratelli sacerdoti.

      Solo una precisazione sulla frase «Cristo non è cattolico», perché la frase esatta era «Dio non è cattolico» e questa frase fu espressa anni fa dal Cardinale Carlo Maria Martini.

      Nell’archivio dei video dell’Isola di Patmos, lei può trovare una mia lectio dove tratto proprio questo argomento: QUI.

      Lei ha il diritto di esprimere le sue amarezze, perché se il Signor Enzo Bianchi può esprimere colossali e pericolose eresie ed essere nominato consultore presso un pontificio segretariato della Santa Sede, lei ha sacrosanto diritto a esprimere ciò che ha espresso, non altro per il senso delle proporzioni e, soprattutto, sulla base del principio della libertà dei figli di Dio a lei riconosciuta.

  3. ettore dice:

    Difronte alle “limitatezze linguistiche e lessicali”, e conseguentemente ad alcune espressioni infelici che fanno pensare a presunte “elasticità dottrinali” dell’uomo che è Cefa, occorre chiedersi dove sia Paolo che, pur riconoscendone l’autorità, ardisca richiamarlo con fermezza? Almeno privatamente, se non pubblicamente.
    «Ma quando Cefa venne ad Antiòchia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto» [Gal 2,11].
    E’ molto pesante la Croce di Pietro e forse Francesco se ne rende pienamente conto. Che sia questa la ragione per cui chiede sempre di pregare in suo soccorso?
    Anche a protezione di P. Federico Lombardi, tenuto sulle spine! Preghiamo per loro e per noi come Davide nei salmi 15 e 16.

    Intanto il filosofo Spaemann – amico di papa Benedetto XVI fa rilevare ragionevolmente: «ANCHE NELLA CHIESA C’È UN LIMITE DI SOPPORTABILITÀ»
    http://magister.blogautore.espresso.repubblica.it/2016/06/17/spaemann-anche-per-la-chiesa-c%E2%80%99e-un-limite-di-sopportabilita/

    • Padre Ariel
      Ariel S. Levi di Gualdo dice:

      Caro Ettore.

      Io che non sono facilmente accusabile di usare le parole a caso, almeno fino a non facile prova contraria, comincio proprio per questo motivo a temere veramente e seriamente i fischi in piazza, proprio perché «Anche nella Chiesa c’è un limite di sopportabilità»; e temo che questo limiti si stia davvero valicando.

      Siccome nel pronto soccorso della Chiesa ospedale da campo ci stiamo noi presbìteri, vivendo a diretto contatto con il cosiddetto “polso della situazione”, sia io sia molti miei confratelli cominciamo ad essere veramente e seriamente preoccupati, per un semplice e oggettivo motivo: i fedeli si lamentano sempre di più ed in toni sempre più aspri di questo pontificato.

      Questa è la situazione oggettiva. E coloro che vivendo a stretto contatto con il Sommo Pontefice non lo informano di ciò, semmai per loro quieto vivere o semmai per la speranza di poter passare dal color violaceo al color rosso, nuocciono gravemente alla Chiesa e al Sommo Pontefice.

      E la cosa che sempre più frequentemente lamentano proprio quei fedeli che inizialmente erano entusiasti di questo pontificato, è «la confusione», la mancanza di «chiari si e chiari no», al posto dei quali si tende a rispondere che «forse potrebbe essere si, ma forse anche no …»

      Io che vivo nel pronto soccorso della Chiesa ospedale da campo, vedo questo, tutti i giorni; quindi non posso riferire cose diverse da quelle che vedo e sento.

      Per quanto riguarda Paolo, posso risponderle che il beato Apostolo, ad Antiochia, affrontò Pietro a viso aperto senza problema, per il semplice fatto che egli non aspirava a diventare cardinale. E detto questo tenga anche conto di un’altra cosa: se qualche Paolo oggi c’è – e questi potrebbe essere alla prova dei fatti il Cardinale Gerhard Ludwig Müller – purtroppo Pietro non lo ascolta, essendo troppo impegnato a prendere per oro colato le pericolose inesattezze teologiche ed ecclesiologiche del rettore dell’Università Cattolica argentina, l’Arcivescovo Víctor Manuel Fernández, il quale non è certo quella grande e nobile aquila reale tale era il Cardinale George Marie Cottier, OP [25 aprile 1922 – 31 marzo 2016] teologo della Casa Pontificia.

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