Il nuovo Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede e ciò che la Chiesa si attende sul problema di Karl Rahner
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La citazione rahneriana «Questo momento trascendentale…» è proprio un bell’esempio di quell’arte del dire e non dire che nasconde le proprie contraddizioni (e i propri significati ultimi) dietro le pieghe di un linguaggio nebuloso e ossimorico.
A) Prendiamo la prima parte: «Questo momento trascendentale della rivelazione corrisponde alla modificazione gratuita della nostra coscienza trascendentale operata soprannaturalmente da Dio,…».
1) L’espressione “coscienza trascendentale” sembra essere intesa in senso kantiano più che “cristiano”, cioè come qualcosa di aprioristicamente posseduto, cui (sembra, ma non è così) viene ad aggiungersi qualcosa di nuovo; e non tanto come la coscienza, o la presa d’atto, che deriva dall’esperienza, di una condizione di miseria, di sofferenza e d’incompletezza che proviamo in questo mondo, che per semplicità chiamiamo Divenire, e che rimanda ad una realtà che lo trascende, che chiamiamo Essere o Dio: e come vi può essere – cristianamente – una trascendenza se non vi è una dialettica, un rapporto, una diversità tra Divenire ed Essere? Siamo in pratica agli antipodi del fideismo.
2) L’esistenza di una “modificazione” presuppone “un prima e un dopo”, ma vedremo che nel seguito della citazione questi “un prima e un dopo” vengono di fatto negati.
3) La “modificazione gratuita operata soprannaturalmente da Dio” sembra indicare che l’uomo, cioè il suo libero arbitrio, non vi gioca alcuna parte: l’azione della Grazia (o di qualcosa di simile alla Grazia) non prevede l’accoglimento da parte della volontà.
B) Prendiamo poi il resto: «…ma questa modificazione è realmente un momento originale e permanente della nostra coscienza, una sorta di illuminazione originaria della nostra esistenza e, in quanto momento della nostra trascendentalità costituita dall’autocomunicazione di Dio, è in senso proprio già rivelazione.»
1) L’espressione ossimorica “momento permanente” adombra l’eternità; con l’aggiunta dell’aggettivo “originale” fa pensare a qualcosa come l’ “ab aeterno”; e in ogni caso fa pensare come minimo ad una qualità innata, “realmente” (cioè in realtà) costitutiva del nostro essere: ma come si concilia ciò con una “modificazione” che implica “un prima e un dopo”?
2) E se questo “momento della nostra trascendentalità”, che non è affatto un “momento”, come abbiamo visto, ma una qualità costitutiva del nostro essere, è costituita dall’autocomunicazione di Dio, cos’è questa “comunicazione” se non l’assunzione (ancora inconsapevole nel cristiano “anonimo”) della natura divina da parte dell’uomo? Insomma, il succo implicito di tutti questi contorsionismi lessicali è che l’Essere viene ad annullarsi nel Divenire e Dio nell’Uomo, e che non vi fu alcun peccato originale.
Il punto A)1) del mio commento si conclude con una frase che forse suona un po’ sibillina: “siamo in pratica agli antipodi del fideismo”. Voglio dire che mentre nell’errore fideista l’uomo col peccato originale ha perso letteralmente tutto ed è così corrotto da non poter rispondere o collaborare alla Grazia, nell’errore “rahneriano” l’uomo – in sostanza, al di là dei giochi di parole – non ha perso proprio nulla: la “modificazione gratuita” (che non è una modificazione ma un elemento costitutivo – “permanente e originale” – del nostro essere) non è altro che un’operazione di recupero (inconsapevole prima, e consapevole poi nel cristiano esplicito) di quello che già abbiamo, alla stregua, più o meno, di un frutto che matura. L’autocomunicazione divina diventa perciò una specie di Autorivelazione umana. Che poi da errori antitetici si abbiano conseguenze simili (per esempio, la messa in disparte del libero arbitrio) non è una novità.
Oggi 16 luglio la Chiesa onora la Beata Vergine Maria del Monte Carmelo:
affidiamo a Lei, Madre Ausiliatrice, le nostre umili suppliche perché assista il neo prefetto nella battaglia per la difesa della verità e contro i rischi delle derive moderniste e delle eresie.
«Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo» ci ricorda p. Cavalcoli in questo bell’articolo:
http://www.iltimone.org/32388,News.html
Sembra sia già iniziata un’opera di infangamento di Ladaria, stando almeno a un articolo di Galli della Loggia nel Corriere, in cui si accenna a accuse di aver coperto preti pedofili. L’aspetto tragico è che di casi di pedofilia ce ne furono tra i gesuiti tedeschi e che p. es. certi gesuiti a Roma mostravano curiosità morbosa quando alcuni ragazzi dovevano confessarsi da loro (Istituto Pio IX); ma tutti questi personaggi sono classificati come “progressisti” e dunque sono rimasti a galla.
http://www.corriere.it/opinioni/17_luglio_12/non-si-giudica-passato-22d05d56-6655-11e7-99cd-8ba21567bad4.shtml