Il Mistero della Pentecoste: «La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori»

Padre Gabriele

Omiletica dei Padri de L’Isola di Patmos

—  omiletica —

IL MISTERO DELLA PENTECOSTE: «LA BELLEZZA NON È CHE IL DISVELAMENTO DI UNA TENEBRA CADUTA E DELLA LUCE CHE NE È VENUTA FUORI»

«Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano» [At 2,1].

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Cari fratelli e sorelle,

vetrata istoriata del XVIII secolo: Lo Spirito Santo

chiudiamo il lungo periodo di Pasqua e il mese mariano con la festività di Pentecoste. È la discesa dello Spirito Santo, come sappiamo, sugli Apostoli e Discepoli, quindi su tutti noi come Chiesa. Di questo bellissimo legame fra lo Spirito e la Chiesa, madre di tutti i santi, scriveva Alessandro Manzoni nel suo inno La Pentecoste:

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«Madre de’ Santi, immagine della città superna/ del sangue incorruttibile conservatrice eterna/ Tu che, da tanti secoli/ Soffri, combatti e preghi/ che le tue tende spieghi/ dall’uno all’altro mar»

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Questi versi eterni del Manzoni ci introducono ad una meditazione sulle letture di oggi, della Pentecoste quale Mistero vivificante di preghiera, comunione e missione. A partire dalla prima lettura dove leggiamo:

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«Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano» [At 2,1].

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Questo essere chiusi dentro ricorda la nostra esperienza di quarantena vissuta proprio nel periodo marzo-aprile scorso. Se immaginiamo la scena, vediamo che gli apostoli stanno pregando ― durante la pentecoste ebraica ― chiusi dentro e lo Spirito irrompe in forma di lingue di fuoco. Entra nei cuori degli apostoli che iniziano a parlare tutte le lingue allora conosciute. Lo Spirito Santo/Amore entra nei loro cuori mediante la preghiera e questo gli permette di parlare il linguaggio universale, mondiale proprio dell’amore che non conosce distinzioni etniche e culturali. Ecco allora anche per noi l’importanza della preghiera come apertura ad uno sguardo diverso in grado di rileggere gli eventi quotidiani che ci accadono in un’ottica alta e contemplativa.

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Dalla preghiera di Pentecoste, viene allora la comunione con Dio e con il prossimo.  San Paolo scrive infatti:

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«Nessuno può dire «Gesù è Signore!», se non sotto l’azione dello Spirito Santo. Vi sono diversi carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversi ministeri, ma uno solo è il Signore» [1 Cor 12, 3-4].

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Lo Spirito Santo viene a Pentecoste e ci dona la comunione, come unità nella distinzione. Tutti abbiamo infatti una chiamata alla santità, in cui lo Spirito aiuta a renderci santi. Questo essere uniti, non toglie la distinzione nella propria identità, alla propria vocazione e doni carismatici; anzi indica anche che il Signore ci ha creati unici e irripetibili, con i nostri talenti, virtuosismi e specialità e che se le poniamo al servizio del prossimo, divengono momento di crescita umana e spirituale. Al tempo stesso, nell’essere in comunione l’uno con l’altro riconosciamo che Gesù è Dio nella professione della fede nell’esercizio delle opere di misericordia, dove vediamo Gesù nel povero bisognoso. Da questo allora indica che la Pentecoste è preghiera e comunione in vista di una missione. Gesù dice:

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«”Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi”. Detto questo, soffiò e disse loro: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati”» [Gv 20,21].

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Quel soffiò nell’originale greco sarebbe “generò lo Spirito in loro”. Dunque come l’Eterno Padre manda il Figlio e oggi lo Spirito Santo, manda anche noi innestati in loro a proseguire questa missione di propagazione della Verità e del Perdono dei peccati. Da un lato, questo perdono dei peccati richiama il Sacramento della Penitenza, affidato ai vescovi e sacerdoti. Dall’altro, è importante notare che Dio manda tutto il popolo di Dio ad annunciare che il perdono dei peccati è la rigenerazione da una tenebra profonda, una uscita da uno stato di isolamento e lontananza da Dio.

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Scriveva la poetessa Alda Merini: «La bellezza non è che il disvelamento di una tenebra caduta e della luce che ne è venuta fuori».

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Chiediamo al Signore di essere inviati a Pentecoste a mostrare quanto grande è l’abbraccio del Dio Trinitario, di essere noi stessi quel dono di bellezza che propaghi la luce di Gesù Risorto.

Così Sia.

Roma, 31 maggio 2020

Solennità di Pentecoste

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