I cattivi amici del Santo Padre: il Gesuita Antonio Spadaro tra utopismo e secolarismo

Padre Giovanni
difendere il Santo Padre dai falsi amici — 

I CATTIVI AMICI DEL SANTO PADRE: IL GESUITA ANTONIO SPADARO TRA UTOPISMO E SECOLARISMO

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Il Padre Antonio Spadaro a questo punto si allontana non solo dalla teologia della liberazione, ma sembra cadere nell’eccesso opposto di un certo atteggiamento remissivo e pacifista, che lo avvicina all’utopismo liberal-massonico di matrice rousseauiana ed illuminista, che ignora il fatto che il peccato originale ha lasciato nell’umanità appunto una tendenza all’ingiustizia e alla violenza, che non può essere neutralizzata se non con un moderato uso della forza, in difesa dei deboli e degli oppressi.

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Autore
Giovanni Cavalcoli, O.P.

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Antonio Spadaro, S.J. [aprire video QUI].

In un articolo su La Civiltà Cattolica dedicato al problema del fondamentalismo politico, che ha suscitato molte discussioni, il Padre Antonio Spadaro S.J. ha fatto la seguente dichiarazione:

«Lo schema teopolitico fondamentalista vuole instaurare il regno di una divinità qui e ora. E la divinità ovviamente è la proiezione ideale del potere costituito. Questa visione genera l’ideologia di conquista. Al contrario lo schema teopolitico davvero cristiano è invece escatologico, cioè guarda al futuro e intende orientare la storia presente verso il Regno di Dio, regno di giustizia e di pace. Questa visione genera il processo di integrazione, che si dispiega con una diplomazia che non incorona nessuno come “uomo della Provvidenza”» [cf. testo integrale QUI].

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Osserviamo che lo schema teopolitico cristiano ha effettivamente un orientamento escatologico, nel senso di preparare fin da adesso l’umanità dei risorti, che regneranno con Cristo in cielo al suo Avvento glorioso e vittorioso alla fine del mondo e con il Giudizio universale, con la sconfitta definitiva delle forze del male e la liberazione finale dei giusti dall’oppressione degli empi. Tale esito escatologico viene preparato dall’azione congiunta della Chiesa — azione spirituale dei pastori e azione politica dei laici — e degli uomini di buona volontà sotto l’impulso dello Spirito Santo nel cammino della storia.

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L’enciclica Pacem in Terris del Santo Pontefice Giovanni XXIII [testo integrale QUI]

Occorre tuttavia distinguere, in questa promozione dell’umanità e della società escatologiche, il compito della gerarchia ecclesiale da quello dei laici, credenti e non credenti, ossia dello Stato. Compito della Chiesa, nella promozione della giustizia e della pace — Pacem in terris — è quello di insegnare all’intera umanità, nel nome del Vangelo e sulla base della ragion pratica, comune a tutti gli uomini, quello che è il fine dello Stato — la promozione del bene comune temporale — e le leggi morali naturali stabilite da Dio, che devono essere alla base della legislazione dello Stato, per cui, se una legge civile è contraria alla legge naturale, è invalida e nulla e sarebbe criminale osservarla, almeno da parte dei credenti.

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Occorre fare attenzione che la prospettiva escatologica del Regno di Dio non è genericamente una semplice prospettiva politica di “giustizia e di pace”, come sembrerebbe credere Padre Antonio Spadaro, in ciò assimilando le sue posizioni a quelle della Teologia della Liberazione, ma è una meta ben più elevata, oggetto della divina Rivelazione e del Magistero della Chiesa.

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… «nel nome del Padre …»

Temo infatti che quanto egli afferma cada sotto la censura dell’Istruzione sulla teologia della liberazione pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede nel 1984 [cf. testo QUI], là dove essa osserva che la teologia della liberazione «si pone nella prospettiva di un messianismo temporale, che è una delle  espressioni più radicali della secolarizzazione del Regno di Dio e del suo assorbimento nella immanenza della storia umana» [cf. n.6].

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Quando infatti si parla di escatologia e di Regno di Dio, non basta limitarsi, come fa Spadaro, a un vago accenno alla prospettiva della “giustizia” e della “pace” — ciò costituisce già l’aspirazione di tutte le politologie umane —, ma occorre precisare ed aggiungere l’originalità e la novità delle finalità specificamente cristiane, col loro contenuto evangelico, soprannaturale e rivelato, dedotto dalla Scrittura e dalla Tradizione.

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Concordo invece col Padre Antonio Spadaro nel chiamare «schema fondamentalista», si potrebbe dire anche totalitario, la volontà «di instaurare il regno di una divinità qui e ora. E la divinità ovviamente è la proiezione ideale del potere costituito. Questa visione genera l’ideologia di conquista».

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Non è difficile riconoscere a quali progetti politico-statali il Padre Antonio Spadaro può riferirsi. Per fermarci solo alle teorie apparse nel XIX secolo, possiamo senz’altro pensare alla filosofia politica hegeliana, per la quale lo Stato è l’immanenza di Dio sulla terra, per cui la classe politica al governo rappresenta senz’altro la guida divina della società. Stando così le cose, lo Stato non riconosce alcun diritto naturale o alcuna legge morale che lo preceda e lo fondi, ma lo Stato si considera il fondamento ultimo del diritto e della morale, il cosiddetto «Stato etico».

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l’11 febbraio 1929, il Capo del Governo Benito Mussolini e il Segretario di Stato di Sua Santità Cardinale Pietro Gasparri, firmano i Patti Lateranensi

Si capisce allora il motto di Benito Mussolini, tipicamente hegeliano: «Niente al di fuori dello Stato, niente al di sopra dello Stato, niente contro lo Stato». È vero che il Duce fu chiamato, come è noto, da Pio XI, «uomo della Provvidenza». Nel suo scritto, infatti, Padre Antonio Spadaro allude, pur senza nominarlo, a questo Pontefice, e precisamente ad una sua famosa frase di commento indirizzata a Mussolini. È però necessario ricordare che esisteva allora il pericolo di una diffusione in Europa dei princìpi atei della Rivoluzione d’Ottobre, fenomeno che si sarebbe accentuato dopo la seconda guerra mondiale. Inoltre, Mussolini ebbe il merito di firmare con la Chiesa i Patti Lateranensi e il Concordato con l’Italia. Con tutto ciò, è chiaro che in queste materie il giudizio dei Papi non è infallibile. Del resto, non possiamo non auspicare che chi ci governa ci rappresenti la divina Provvidenza.

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Nel citare le parole di Pio XI, l’Autore dell’articolo ironizza in maniera inopportuna e troppo facile sull’espressione di un Pontefice, che non poteva prevedere la tragedia nella quale l’Italia sarebbe precipitata vent’anni dopo con l’alleanza con Hitler. D’altra parte i fascisti, conquistato il potere, non avrebbero mancato, con la loro mentalità neopagana e la loro arroganza, di esercitare sulla Santa Sede e sulla Chiesa una pressione che ne avrebbe limitato la libertà, similmente a quanto stanno facendo oggi i modernisti. 

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Iosif Vissarionovič Džugašvili, in arte Iosif Stalin [1879-1953]. Non andrebbe dimenticato che dall’altra parte della cortina di ferro, dopo la Rivoluzione dell’Ottobre 1917, c’era quest’altro grande «uomo della provvidenza» …

Conosciamo bene i danni che, a partire soprattutto dal 1938 in poi, fece l’ «uomo della provvidenza», ma Padre Antonio Spadaro dovrebbe anche sapere che dall’altra parte, l’altro «uomo della provvidenza», non era affatto un San Luigi IX di Francia o un San Venceslao, ma Stalin, feroce persecutore della Chiesa e massacratore di coloro che non volevano essere comunisti. Quindi, in quegli anni, non è che le scelte fossero molte: o Mussolini o Stalin. Si scelse il meno peggio.

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Quanto ad Hegel, ispiratore di Nietzsche e di Hitler, lo Stato è la Persona assoluta e il Führer è la concretizzazione di questa Persona. Il cittadino non ha sussistenza individuale propria, ma ha la sua sostanza e sussistenza nella Persona dello Stato concretizzata nel Führer. Lo Stato non è effetto della decisione dei singoli cittadini; ma sono i cittadini ad essere fondati nello Stato, come lo Sostanza divina. A queste condizioni la volontà del cittadino coincide con la libera e sovrana volontà del Führer, mentre questa è la sostanza della volontà dei cittadini, ed in tal modo la volontà del cittadino è libera della stessa libertà divina del Führer  [1].

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Vladimir Il’ič Ul’janov, in arte Lenin [1870-1924], un altro grande «uomo della provvidenza» che oltre la cortina di ferro seminava pace e bene, un autentico francescano in versione russo-ortodossa …

Altra dottrina sociale che può entrare nello «schema fondamentalista» di Padre Antonio Spadaro, è certamente la teoria marxista della rivoluzione sociale, per la quale l’uomo alienato per essere derubato del prodotto del proprio lavoro, rientra in possesso della propria essenza espropriando mediante la violenza la classe padronale, che detiene privatamente il possesso degli strumenti di produzione. In questa visione lo Stato non è, come in Hegel, la sostanza divina della società civile, ma è concepito come transitorio strumento di potere, attualmente nelle mani dei padroni, ma destinato ad entrare, mediante la rivoluzione, nelle mani dei lavoratori, per instaurare la “dittatura del proletariato”, avente la funzione di eliminare l’oppressione della classe padronale ed instaurare la società comunista senza classi, nella quale, come avrebbe spiegato Lenin, sarebbe avvenuta l’estinzione dello Stato, non più necessario nella sua funzione repressiva, perché nella società comunista, fatta di giusti, di uguali e di liberi, non sarà più necessario l’uso della forza.

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In Marx non lo Stato ma l’uomo, il Gattungswsen, ossia l’uomo non come individuo, ma come essere sociale, come genere umano, è Dio: «l’uomo è Dio per l’uomo». Nella società borghese capitalista, della divisione del lavoro e della divisione in classi, l’uomo stesso è diviso e posto contro se stesso, perché l’uomo opprime l’uomo; l’uomo è alienato della propria divina essenza.

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quel pericoloso gioco della lotta di classe …

Il metodo marxista insegna allora all’uomo alienato nel lavoro — il lavoratore —, cosciente  del suo potere rivoluzionario, a liberare se stesso e con ciò stesso i padroni, anch’essi alienati nella proprietà privata; da qui la liberazione dell’intera umanità dall’alienazione religiosa e ad un tempo dall’alienazione del lavoro. Il tutto, s’intende, nell’orizzonte della storia, non essendo concepibile, per Marx, una prospettiva escatologica ultraterrena di eternità, poiché è negata la trascendenza dello spirito sulla materia e l’esistenza di Dio.

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La Teologia della Liberazione, alla quale Padre Antonio Spadaro sembra avvicinarsi, ammette bensì un’escatologia, ma — come nota il documento della Congregazione per la dottrina della fede [cf. testo QUI] — non dà garanzie di trascendenza rispetto all’orizzonte della storia e quindi della politica: il mondo, come dice Gutiérrez, è questo mondo e non c’è un altro mondo nell’al di là, oltre a questo. Dio certo non viene negato, ma, in queste condizioni, appare piuttosto un Dio mondano, un Dio della storia, più che il vero Dio metastorico, eterno e trascendente cristiano, anche se Padre Antonio Spadaro vorrebbe proprio rifiutare un Dio mondano ed immanente.

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i prodotti visibili della Teologia della Liberazione: Ernesto Guevara detto El Che avanti, il Cristo dietro [opera di Sergio Michilini, Che Guevara con el Cristo amarillo, 1996, olio su tela, cm.60×70]

La Teologia della Liberazione è altresì attratta dalla prospettiva rivoluzionaria, come nota il documento della Congregazione per la dottrina della fede, il quale, al riguardo, mette in guardia contro il rischio della violenza. Tuttavia, riguardo al problema della rivoluzione, cade qui opportuno ricordare che il Beato Paolo VI nell’enciclica Populorum progressio del 26 marzo 1967 ammise, in circostanze particolarmente gravi, la liceità della rivoluzione [cf. n.31], esattamente come da sempre, il Catechismo della Chiesa Cattolica, ammette il ricorso alla forza e l’uso della «guerra giusta» in precise situazioni di aggressione [CCC n. 2263, nn. 2307-2317], naturalmente per la difesa del bene comune o della pace.

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Il Padre Antonio Spadaro a questo punto si allontana non solo dalla teologia della liberazione, ma sembra cadere nell’eccesso opposto di un certo atteggiamento remissivo e pacifista, che lo avvicina all’utopismo liberal-massonico di matrice rousseauiana ed illuminista, che ignora il fatto che il peccato originale ha lasciato nell’umanità appunto una tendenza all’ingiustizia e alla violenza, che non può essere neutralizzata se non con un moderato uso della forza, in difesa dei deboli e degli oppressi. In tal senso anche l’attuale Codice di Diritto Canonico ci ricorda che «Nativum et proprium Ecclesiae ius est christifideles delinquentes poenalibus sanctionibus coercere » [«La Chiesa ha il diritto nativo e proprio di costringere con sanzioni penali i fedeli che hanno commesso delitti»] [can. 1311].

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l’opera di Charles Lutwidge Dodgson, firmata con lo pseudonimo di Lewis Carroll

Il Padre Antonio Spadaro sembra risolvere l’azione della Chiesa nel mondo per la giustizia e la pace in una semplice tranquilla opera di “integrazione” e di “diplomazia”, dimenticando che, come insegna l’Apocalisse, alla Chiesa, pastori e laici, ognuno al suo posto, non sono risparmiate la prova, la lotta e la sofferenza, perché, se sempre la Chiesa incontrerà forze che l’asseconderanno e saranno pronte a collaborare, sempre anche dovrà incontrare nemici irriducibili. Padre Antonio Spadaro sembra invece immaginare un mondo sul tipo di Alice nel paese delle meraviglie, composto soltanto da uomini di buona volontà e benintenzionati, che non attendono altro che di ascoltare la Parola di Dio ed esser guidati dalla Chiesa al Regno di Dio. È il mondo che immagina Rahner, dove gli uomini sono definiti dallo «orientamento trascendentale a Dio» e dal possesso della grazia.

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Purtroppo le cose non stanno esattamente così. Non siamo più sul paradiso terrestre. Nel mondo operano il peccato, la morte e Satana. «Tutto il mondo è sotto il potere del maligno» [I Gv 5,19], che di Cristo e di Dio proprio non ne vogliono sapere. Che possono fare dunque, la “integrazione” e la “diplomazia” da sole? Al massimo farci prendere in giro dai furbi e dagli approfittatori. Temo che anche il Padre Antonio Spadaro, similmente al suo Preposito generale Padre Arturo Sosa, non sia troppo persuaso dell’azione del demonio nel mondo. Questi utopisti che vivono fuori della realtà sembrano concepire la predicazione del Vangelo come la pubblicità di una nuova auto per fare meglio le vacanze in montagna o nel Mar Nero.

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dalle lettere di Santa Caterina da Siena al Sommo Pontefice presso la corte di Avignone

Il Regno di Dio si conquista con una «violenza» [Mt 11,12], che non ha nulla dell’odio, se non con l’odio per il peccato, ma è dettata dall’amore e significa coraggio e forza liberatrice; tuttavia non è possibile instaurare quaggiù la giustizia e la pace senza l’uso della forza e la vittoria sui nemici della giustizia e della pace [Gv 18,36]. Essere miti non vuol dire essere imbelli. In Dio e nell’uomo giusto la misericordia non esclude la severità. Saggi erano i Romani, quando dicevano: «si vis pacem, para bellum » [«Se vuoi la pace, prepara la guerra»]. Come disse Virgilio: «parcere subiectis et debellare superbos» [«risparmiare i sottomessi ed abbattere i superbi»]. Perché Cristo dice che è venuto a portare una spada? [Mt 10,34], se non perchè è il Principe della pace? E chi è che ha detto «ha rovesciato i potenti dai troni» [Lc 1,52]?

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Questo è il Vangelo.

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Una Chiesa pavida e molle, col collo torto, serva dei potenti, che fugge dallo scontro col mondo, non può essere luce del mondo, sale della terra e forza liberatrice e pacificatrice. Una Chiesa opportunista che piace al mondo, non può piacere a Cristo, che ha vinto il mondo. Cristo certamente vince il mondo con la croce, ma il nemico della croce può esser vinto solo con la forza.

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Varazze, 22 luglio 2017

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[1] Cf G.G.F.Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Editori Laterza, Bari 1963,§§ 535-552.

 




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8 commenti
  1. non metuens verbum dice:

    Non è poi tanto dolce, il Paese delle Meraviglie con una Regina di Cuori tagliatrice di teste. Mussolini non era “l’uomo della Provvidenza”, ma “la Provvidenza Ci ha fatto incontrare un uomo…” eccetera eccetera.
    La Provvidenza ci fa sempre incontrare gli altri; anche il Papa (pro-tempore) ce lo ha fatto incontrare la Provvidenza. Perché ? E’ un suo mistero, e non chiederemo al signor Spadaro (padre no, perlomeno mio no) di spiegarcelo.

  2. orenzo
    orenzo dice:

    Nella sua allocuzione «Vogliamo anzitutto” del 13 febbraio 1929, papa Pio XI dice testualmente: “E forse ci voleva anche un uomo come quello che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare”.
    Se l’italiano ha un senso, affermare che un tizio è “l’uomo che la Provvidenza Ci ha fatto incontrare” ha un significato diverso dall’affermare che quel tizio è “l’uomo della Provvidenza”.

  3. liciozuliani dice:

    Cari Padri, mi ero ripromesso di non intervenire per un pezzo: lo scopo dovrebbe essere infatti sempre e comunque contributivo, mai personalmente gratificante. Ripeto, capisco molto bene la Vostra delicata posizione, ben diversa da quella di un laico. Molto simile tuttavia a quella del militare, che viceversa conosco bene, vincolata al giuramento di obbedienza ma che non gli inibisce l’uso del cervello e del buonsenso. La tesi che “il Santo Padre” fa così perchè male consigliato non è sostenibile, meglio sarebbe allora tacere. Il Santo Padre si circonda dei suoi, gli altri li defenestra con un calcio in c… , e con gli scarponi, da par suo (tutta la stima, considerazione e rispetto al Cardinale Mueller, per il prima e il dopo).
    Cordialmente
    Licio Zuliani

  4. fabriziogiudici dice:

    Che poi, quando mai la Santa Sede – come dice Spadaro – “non si schiera”? Per esempio: durante la campagna elettorale Papa Francesco disse chiaro e tondo che Trump “non era cristiano”, per via del progetto di estendere il muro al confine con il Messico. Non disse un parola su Killary Clinton, sostenitrice dell’industria degli aborti; e il terzo incomodo, Bernie Sanders, fu addirittura ricevuto in Vaticano. Questo sarebbe “non schierarsi”?

      • Padre Ariel
        Redazione de L'Isola di Patmos dice:

        Caro Giuseppe,

        ogni tanto, purtroppo, ci capita di non pubblicare suoi commenti, non perché contengano critiche o dissensi che noi accettiamo e dobbiamo accettare e pubblicare, ma perché contengono semplicemente dei palesi errori dottrinari, espressi tra l’altro con una pseudo ironia che non avendo nulla di realmente tale risulta spesso insultante nei riguardi di due teologi che svolgono con serietà il loro lavoro apostolico. Ma soprattutto noi non possiamo diffondere i suoi errori, vista la natura di questa nostra rivista specialistica on-line.

        Alla questione del Padre Antonio Spadaro S.J, il Padre Giovanni Cavalcoli, O.P ha risposto con rigore teologico. Ciò detto, le sue battute da “uscita dallo stadio”, sono inopportune, in questo come in numerosi altri casi.

        Da tempo desideravamo rivolgerle una domanda, alla quale lei non è ad alcun titolo tenuto a rispondere, ed è la seguente: lei, è un fedele cattolico, oppure appartiene a qualche altra confessione religiosa del variegato pianeta del protestantesimo ? Perché se così fosse, allora potremmo aprire una rubrica di dialogo ecumenico ed inter-religioso.

        • Beppe1944 dice:

          Leggo solo ora la vostra risposta….

          In questo caso davo ragione a voi; quando Papa Francesco dichiara che Trump non è cristiano perché erige muri, o quando in piena campagna elettorale riceve Sanders, o anche – sempre in campagna elettorale – non dice una sola parola a proposito della Clinton, esprime (con le sue parole, ma anche con il suo silenzio) un giudizio politico, e quindi – certo – si schiera; e se chi si schiera, deve aspettarsi elogi o critiche… Io dicevo solo che per me (ripeto: per me) si è schierato dalla parte giusta, mentre per il vostro interlocutore (sul cui intervento mi esprimevo) si era schierato dalla parte sbagliata…

          Quanto alla vostra curiosità circa la mia appartenenza religiosa, preciso che non sono cattolico, ma nemmeno appartengo a qualche gruppuscolo della galassia protestante… anche se, in un certo senso, anch’io ho una fede: la mia fede – se per brevità così posso esprimermi – è un po’ quella del dott. Rieux, anche se – come lui – ammiro la fede del Padre Paneloux

  5. Iginio dice:

    A proposito dell’articolo di Spadaro, ciò che mi colpisce di più è che un gesuita dimentichi completamente tutta l’opera a favore della consacrazione al Sacro Cuore di Gesù delle nazioni, con tanto di atti formali pronunciati da re e presidenti e erezione di monumenti, che ebbe modo di svolgersi nei decenni tra Ottocento e Novecento e che venne attivamente caldeggiata proprio dai gesuiti (non solo da loro, peraltro, e con l’appoggio dei papi) sulla scia delle rivelazioni di Paray Le Monial.
    Non capisco come un gesuita possa ignorare o buttare al macero tutto questo e affermare che lo schema cristiano sia solo escatologico, mentre allo stesso tempo i gesuiti di oggi caldeggiano a ogni pié sospinto tutte quelle attività volte a “cambiare il mondo” da un punto di vista puramente materiale (pacifismo, favore verso l’immigrazione incontrollata e illimitata ecc.) e dimenticano del tutto l’aspetto ultraterreno.
    Forse sarebbe il caso di evidenziare queste aporie.

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