Los cánceres más terribles y difíciles de curar son las enfermedades que nos impiden ser testigos de Cristo [reflexión IIª: la tibieza]

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- Pastoral de la salud -

EL CÁNCER MÁS TERRIBLE Y DIFÍCIL DE CURAR SON LAS ENFERMEDADES QUE NOS IMPIDEN SER TESTIGOS DE CRISTO

[ IIª REFLEXIÓN: la tibieza ]

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Muchas comunidades de la iglesia están infestadas de este tipo de enfermedades: tibieza. Tutto está contaminada por esta enfermedad: relaciones fraternales, amar la vida, l’aspetto economico, la selección y elección de los líderes de la comunidad, vida litúrgica, la caridad …

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Autor
Ivano Liguori, ofm. tapa.

 

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Fragilità, obra romana del pintor Anna Boschini, Es a partir del catálogo de Arte Mondadori, 2019 [cf. Vitarte Galeria, AQUI]

Sfido i lettori de La Isla de Patmos a non aver mai udito nell’ambiente ecclesiale — includendo gruppi di laici, comunità religiose, sacerdoti o ambienti curiali — l’espressione: «si è sempre fatto così».

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Esta oración, lungi dal voler salvaguardare la Tradizione — quella vera, non i tradizionalismi — è in realtà il pericolo più grande per la maturazione di una comunità ecclesiale. Dietro il «si è sempre fatto così», si nasconde il tranello che impedisce al cristiano di essere autentico testimone del Signore risorto.

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Ecco allora fare il suo ingresso la seconda malattia spirituale: la Tiepidezza. Llegamos a contraer esta patología cuando nos acostumbramos a hacer las cosas del Señor para rutina. Así como enseñan los viejos manuales de espiritualidad, la tibieza puede afectar tanto a lo incipiente como a lo perfecto.

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Parece extraño, pero a menudo podemos encontrarnos tibios justo después de haber alcanzado un grado suficiente de fervor y unión con el Señor. De hecho, clausura a la gracia o a las inspiraciones del Espíritu Santo, se caracterizan por ser elementos peligrosos que arrastran hacia la tibieza; así como la cristalización en una fe que satisface una visión puramente humana sólo. En este caso, la satisfacción de una fe artificial tiene prioridad sobre el "vino nuevo" (cf. MC 2, 22) che il Signore vuole versare con abbondanza nella mia vita e mi vedrò imprigionato a ripetere lo stesso schema che prosciugherà la vitalità del Vangelo, conducendomi all’appiattimento spirituale.

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Volendo azzardare una definizione di tiepidezza podemos decir eso: è il culto ripetitivo verso l’opera dell’uomo che si oppone alla virtù di religione che consiste in una prontezza d’animo verso Dio. E la Parola di Dio è chiara, circa la condanna della tiepidezza e la condanna dell’uomo tiepido:

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«Conozco tus obras: no eres ni frio ni caliente. ¡Ojalá fueras frío o caliente!! Pero por cuanto eres tibio, no eres ni frío ni caliente, Yo te vomitaré de mi boca " (cf. Ap 3,14-16).

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Dopo la tempesta, obra romana del pintor Anna Boschini

Molte comunità ecclesiali sono infestate da questo tipo di malattia e tutto viene contaminato da questo morbo: relaciones fraternales, amar la vida, l’aspetto economico, la selección y elección de los líderes de la comunidad, vida litúrgica, la caridad … Frecuentemente, davanti a un giusto richiamo davanti a questo stile di vita soporifero, ci si giustifica dicendo: «Che male faccio? Le mie preghiere cerco di recitarle, la messa domenicale più o meno la seguo, che altro devo fare?». Quello che manca in queste persone e in queste comunità è una santa inquietudine a conoscere Gesù ed a farlo amare.

 

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La tiepidezza si riconosce da diversi sintomi, vediamone insieme qualcuno: il primo sintomo, è la normalizzazione. Oggi si ha la tendenza a normalizzare tutto e quindi a giustificare ogni cosa. Ad esempio il peccato. Normalizzare il peccato significa riconoscere che tale ferita all’amore di Dio, poiché viene compiuta da molti e con una certa frequenza, perde la propria problematicità. Oppure si tende a normalizzare gli atti peccaminosi minimizzandoli: «ho commesso dei peccatucci, ho avuto una passioncella, ho mantenuto dei vizietti».

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Sfida, obra romana del pintor Anna Boschini

Il tiepido tende a normalizzare e a ridurre il più possibile la realtà che lo circonda con l’illusione di portare serenità e misericordia. Si auto-convince che non c’è più nulla da migliorare nella propria vita perché – in fondo – ha raggiunto uno stabile equilibrio rassicurante. Sin embargo, Gesù nel Vangelo non loda i tiepidi ma domanda l’innalzamento del livello del discepolato verso una giustizia potenziata dalla grazia santificante:

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«Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli» [cf. Mt 5,20].

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Il terzo sintomo della tiepidezza è il dubbio, figlio della tiepidezza, el cual el hombre tibio tiene una gran propensión a dudar -no porque sea un escéptico convencido- sino porque la duda le permite no tomar una posición clara sobre la fe y en la relación con Dios. A menudo repite frases como estas.: “Creo que soy creyente pero siempre he tenido muchas dudas de fe sin resolver”, y a pesar de que se produce en él un buen acompañamiento que tiende a resolver ciertos problemas, las dudas persisten ancladas a la voluntad de la persona. a que ccomo Moisés, el tibio que duda, no puede entrar en la Tierra Prometida donde la relación con Dios se realiza plenamente [cf. Dt 32,48-52]. Se contenta con ver las realidades espirituales de lejos.. Aunque hay una diferencia sustancial, ciò che per Mosè diventa motivo di vergogna e sottolinea una certa incompletezza alla propria vocazione; nel tiepido il dubbio si concepisce come sollievo che lo sgrava, Una vez más, dal problema di Dio.

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Incontro alla libertà, obra romana del pintor Anna Boschini

Quarto sintomo della tiepidezza è il libero sfogo della concupiscenza. L’uomo che è immerso nella tiepidezza, perde ben presto il riferimento alla persona di Dio, la capacità di rinunziare a se stesso e lo status di hombre nuevo che San Paolo invoca per l’uomo che è stato redento da Cristo [cf. Mt 16,24; MC 8,34; Lc 9,23; Ef 4,24]. Con la proliferazione nell’animo di vari disordini che rendono la natura umana lontana dalla grazia, il tiepido si trova schiavo della concupiscenza che lui stesso ha contribuito a nutrire. Ecco dunque che la concupiscenza conduce così alla maturazione di alcuni frutti molto pericolosi – i sette vizi capitali – che conducono verso disordini morali sempre maggiori, tanto da rovinare la bellezza dell’uomo creato da Dio. In questo modo la concupiscenza porta l’uomo a regredire verso una condizione che lo rende schiavo del proprio istinto e delle proprie passioni.

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Nel passato i santi padri del monachesimo Evagrio Pontico, Giovanni Damasceno, Gregorio di Nissa, Antonio Abate poiché espertissimi delle profondità dell’animo umano, avevano elaborato diverse modalità per combattere i vizi capitali, oltre alla costante vigilanza del cuore, era necessaria l’evangelizzazione della coscienza, dei pensieri e dei sentimenti.

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Con questo secondo contributo che ha cercato di analizzare la malattia spirituale della tiepidezza, si vuole mettere in guardia i cristiani affinché ci sia sempre una costante progressione nel cammino di conoscenza del Signore, poiché come insegna giustamente Sant’Agostino, il non avanzare sulla via di Dio significa tornare indietro. E poiché il desiderio di Dio è la santità per tutti i suoi figli [cf 1Ts 4,3], non possiamo che combattere il morbo della tiepidezza che ammantandosi al giorno d’oggi di buonismo e di tolleranza miete molte vittime nel campo della Chiesa.

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[fine della IImeditación ª]

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Cagliari, 5 Febrero 2019

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