Dal conflitto alla confusione. Una breve analisi critica del «Documento congiunto cattolico-luterano»

Padre Giovanni

DAL CONFLITTO ALLA CONFUSIONE. UNA BREVE ANALISI CRITICA DEL «DOCUMENTO CONGIUNTO CATTOLICO-LUTERANO».

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I lefebvriani non hanno da allarmarsi e i modernisti non credano di vincere. La visita del Papa si inserisce nella linea degli ormai tradizionali incontri ecumenici attuati dai Sommi Pontefici a partire dal Concilio Vaticano II. E se un giorno Lutero ha gridato Los von Rom, [Via da Roma!], possano oggi i suoi discepoli desiderare, sotto l’impulso dello Spirito Santo, di tornare a Roma, che li accoglierà a braccia aperte, offrendo loro la pienezza di quella comunione, che essi per adesso possiedono solo in parte. 

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Autore Giovanni Cavalcoli OP

Autore
Giovanni Cavalcoli, OP

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Piazza dedicata dal Comune di Roma a Martin Lutero.

Nell’ambito del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani fu pubblicato nel 2013 un documento congiunto di cattolici e luterani intitolato «Dal conflitto alla comunione» in preparazione alle prossime celebrazioni del 2017 dell’inizio della “riforma” luterana del 1517.

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Per un giudizio cattolico su questo documento, può essere utile far riferimento alla «Risposta della Chiesa Cattolica alla Dichiarazione congiunta tra la Chiesa Cattolica e la Federazione Luterana Mondiale circa la dottrina della giustificazione» [1] del 1998. Questa Dichiarazione, invece, fu pubblicata dallo stesso Consiglio nel 1999. Documento, che ho avuto già modo di esaminare su questa nostra Isola di Patmos e al quale rimando i Lettori [mio precedente articolo, QUI].

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Il documento del 1998 rileva gli aspetti positivi e quelli negativi della Dichiarazione congiunta del 1999, la quale è largamente utilizzata dal documento del 2013, che è molto più ampio.

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foto ANSA Vaticano – la Delegazione luterana dona al Santo Padre Francesco una pregevole copia delle 95 Tesi di Martin Lutero

Qui vorrei fare alcuni rilievi e alcune annotazioni critiche, soprattutto di carattere dogmatico, sul documento del 2013, fatto con molto impegno, e che spazia su molti temi del pensiero luterano e sulla storia del luteranesimo, nonché sui rapporti tra cattolici e luterani nella storia di ieri e di oggi. Innanzitutto c’è molto da compiacersi per la forza e la chiarezza, con le quali il documento ricorda che Lutero conservò alcune delle verità fondamentali della fede cristiana: il Mistero Trinitario, l’Incarnazione e la Redenzione, la Scrittura, il Padre Nostro, il Battesimo, la Memoria della Cena del Signore, la grazia, il peccato, i comandamenti, il ministero, la Chiesa, la salvezza. Ma tuttavia il documento soffre di alcuni vizi di fondo.

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Primo vizio di fondo. La questione della verità e dell’errore è occultata da espressioni eufemistiche come «differenze», «accentuazioni» e «diversità». Ora, la questione fondamentale dell’ecumenismo è una questione di verità. Chi ha ragione? Lutero o il Papa? Leone X e il Concilio di Trento hanno fatto bene, o hanno fatto male a condannare le dottrine di Lutero? Sono queste le cose da chiarire.

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la statua raffigurante Martin Lutero portata dalla Delegazione luterana in visita dal Santo Padre

Secondo vizio di fondo. I luterani parlano di «divisioni» e si mostrano addolorati di queste divisioni. Tuttavia, il documento sembra parlare indifferentemente di «differenze» e di «divisioni». Ora, le differenze e le varietà, di per sè, sulla base dell’unica fede, sono cose buone, sono una ricchezza della Chiesa.

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Le differenze sono un fatto positivo, del quale non c’è che da rallegrarsi. Nessuno pensa di sopprimere le differenze tra domenicani e francescani in nome della unità. Ma le «differenze» tra cattolici e luterani sono tutt’altra cosa. Queste sono vere divisioni, una vera disgrazia, alla quale occorre assolutamente rimediare in nome dell’unità della Chiesa. È questo lo scopo dell’ecumenismo.

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Terzo vizio di fondo. Ma come rimediare a queste divisioni? In che cosa consistono essenzialmente? Esse toccano certe verità di fede. E spiega tali divisioni il Decreto Unitatis redintegratio, là dove, al n. 3, dice che nel passato «comunità non piccole si sono staccate dalla Chiesa». Esse mantengono «parecchi beni che provengono da Cristo e a Lui conducono, per cui esse appartengono all’unica Chiesa di Cristo». Sebbene «solo la Chiesa Cattolica possiede tutta la pienezza dei mezzi della salvezza», mentre comunità — tra le quali evidentemente ci sono le comunità luterane — , posseggono delle «carenze», per cui esse «non godono di quella unità che Gesù Cristo ha voluto elargire alla Chiesa», guidata «dal collegio apostolico con a capo Pietro» —. Per questo, occorre che esse siano «pienamente incorporate ad essa».

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il manifesto dell’incontro ecumenico con il Santo Padre della Delegazione luterana: «Mit Luther zum Papst» [con Lutero dal Papa]. Un modo del tutto diverso di rapportarsi al papato, se pensiamo che Lutero tuonava «Lost von Rom!» [via da Roma!]

Quarto vizio di fondo. Si cerca in alcuni punti di far apparire Lutero come cattolico, come per esempio sulla dottrina della grazia, mentre si interpretano in senso luterano certe verità cattoliche, come per esempio il concetto di Tradizione. Non si riconosce a Lutero di aver commesso alcun errore nella fede, e si tacciono le condanne di Leone X e del Concilio di Trento. Ebbene, questo non è onesto. La comunione si raggiunge nell’accettazione comune della verità e non sulla base di equivoci e falsità. Se i luterani non vogliono più provar dolore e non procurarlo più alla Chiesa, abbiano finalmente l’umiltà di riconoscere gli errori di Lutero e che egli non poteva considerarsi interprete della Scrittura più sapiente e perspicace del Papa e dei Concili ecumenici.

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La visita del Santo Padre a Lund si inserisce nella linea degli ormai tradizionali incontri ecumenici attuati dai Sommi Pontefici a partire dal Concilio Vaticano II. Egli non va né a festeggiare Lutero né a rimproverare i luterani, ma a condividere e a pregare con i fratelli separati. È un gesto di grande magnanimità e di apertura d’animo, per il quale noi cattolici ci aspetteremmo dai luterani un gesto di avvicinamento a Roma. Pertanto i lefebvriani non hanno da allarmarsi e i modernisti non credano di vincere. E se un giorno Lutero ha gridato Los von Rom, [Via da Roma!], possano oggi i suoi discepoli desiderare, sotto l’impulso dello Spirito Santo, di tornare a Roma, che li accoglierà a braccia aperte, offrendo loro la pienezza di quella comunione, che essi per adesso possiedono solo in parte. 

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Varazze, 27 ottobre 2016

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[1] Nota del Pontificio Consiglio: Questa Nota, che costituisce la Risposta cattolica ufficiale al testo della Dichiarazione Congiunta, è stata elaborata di comune intesa fra la Congregazione per la Dottrina della Fede ed il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, e viene firmata dal Presidente del medesimo Pontificio Consiglio, direttamente responsabile per il dialogo ecumenico [testo integrale QUI].

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5 commenti
  1. ettore dice:

    Rev. Padre,
    conclusa la visita a Lund, sono disponibili i testi integrali della preghiera ecumenica e della
    Dichiarazione Congiunta in occasione della Commemorazione Congiunta cattolico-luterana della Riforma,nonchè dell’omelia odierna, posso chiederLe di commentare il loro contenuto?
    Questi i link vaticani:
    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/homilies/2016/documents/papa-francesco_20161031_omelia-svezia-lund.html
    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/events/event.dir.html/content/vaticanevents/it/2016/10/31/dichiarazione-congiunta.html
    http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2016/october/documents/papa-francesco_20161031_svezia-evento-ecumenico.html
    In serata o meglio domani dovrebbe essere disponibile anche il resoconto ufficiale della conferenza stampa sul volo di rientro, Gia circolano anticipazioni ed indiscrezioni ..

  2. Zamax dice:

    Detto affettuosamente, questo Papa ci fa però soffrire. E prima di partire ha concesso la solita intervista ai suoi “amici” in cui abbondano i toni melliflui verso Lutero e le solite ambigue espressioni. Ora, io sono certo di tre cose: che egli lo fa con retto animo; che non è tanto ingenuo da non sapere di poter generare confusione nel gregge; e che per quanto si tenti di usare la massima chiarezza nel parlare, una certa ambiguità è sempre connaturata al linguaggio. Ma egli è fiduciosamente convinto che questo sia un prezzo (un prezzo onesto, visto che non è causato da falsità o da aperto errore dottrinario) da pagare in vista di un maggior bene, e che col tempo tutto s’incanalerà nella verità. Rimane il fatto che la sparuta schiera dei “lefebvriani” e quella grande dei “modernisti”, per motivi diametralmente opposti, vorrà leggere nelle sue parole la stessa cosa: la rottura con la tradizione. Siccome fatalmente un giorno i nodi arriveranno al pettine, temo che i falsi amici di oggi gli si rivolteranno contro tanto più violentemente quanto più entusiasticamente si erano illusi di strumentalizzarlo. Certo, la Provvidenza saprà poi mettere a profitto anche l’imprudenza di…

  3. Paolo dice:

    Ho come l’impressione che l’ecumenismo comunemente inteso, questo dialogare prima di tutto, sia diventato di fatto un idolo.

    Al quale sacrificare tutto, visto che il Sommo Pontefice in Svezia non aveva intenzione di celebrare nessuna messa, perché voleva “insistere su una testimonianza ecumenica”.

    Va beh, non mi allarmerò. Eventualmente prenderò una bella statua di San Lutero Eresiarca e la metterò vicino a quella di San Giuda Iscariota Traditore e come lettura serale mi procurerò una bella versione delle 95 tesi.

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