Dai cieli risuoni sulla terra l’eco mirabile de “il nome della rosa”, la nostra: quella vera …

Padre Gabriele

DAI CIELI RISUONI SULLA TERRA L’ECO MIRABILE DE IL NOME DELLA ROSA, LA NOSTRA: QUELLA VERA …

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Ognuno di noi porta un nome che i nostri genitori hanno scelto. Forse per una tradizione familiare, per un desiderio personale, o per perpetuare il nome di qualche nonno o bisnonno. O forse per dare il nome di qualche scrittore, autore, artista e attore che ai nostri genitori è piaciuto molto. Questo per chiarire che già solo il nome, dice qualcosa della nostra origine.

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Autore:
Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

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Il nome della rosa: poster del film del 1986 con Sean Connery

Ci sono devozioni che è necessario riscoprire e meditare, come quella del Santissimo Nome di Maria, che è molto importante perché credo racchiuda un insieme di insegnamenti bellissimi sulla nostra fede.

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Soffermiamoci sulla natura del nome. Ognuno di noi porta un nome che i nostri genitori hanno scelto. Forse per una tradizione familiare, per un desiderio personale, o per perpetuare il nome di qualche nonno o bisnonno. O forse per dare il nome di qualche scrittore, autore, artista e attore che ai nostri genitori è piaciuto molto. Questo per chiarire che già solo il nome, dice qualcosa della nostra origine.

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Ne Il Signore degli Anelli, l’elfo biondo che accompagna la Compagnia dell’Anello ha un nome molto particolare: Legolas. Tolkien ha ideato il linguaggio elfico appositamente per la sua saga epica. E infatti, Legolas, in elfico significa Verde Foglia e indica, di nuovo, le origini dell’arciere, originario non a caso del Reame Boscoso.

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Prendiamo adesso un esempio dal mondo reale: se sentite qualche amico molto credente chiamarsi Efisio, molto probabilmente ha origini sarde, perché Sant’Efisio è un santo cagliaritano. Ciò per ribadire che il nome può dire la nostra origine identitaria, ed a questo nome il Signore lega una missione particolare affidata a ciascuno di noi: la nostra missione.

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Nell’ambito della vita religiosa, per secoli, vestendo l’abito della famiglia monastica o religiosa, si è assunto un nome diverso rispetto al proprio nome di Battesimo. In alcuni casi anche gli stessi sacerdoti secolari, che non hanno mai avuto questa tradizione, hanno chiesto in certi casi ai propri vescovi di assumere un altro nome. Questa richiesta è stata fatta varie volte soprattutto da uomini divenuti sacerdoti in età adulta, quasi come a voler segnare, anche nel nome stesso, il marchio della propria scelta radicale di vita. Ecco allora che il nome, scelto e dato dai superiori religiosi, oppure scelto e proposto dal religioso, oppure assunto dal sacerdote secolare su sua richiesta fatta al vescovo, è qualche cosa di strettamente legato alla scelta vocazionale, al carattere e alla spiritualità della persona.

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Il fatto che un nome caratterizzi una persona è un elemento che coinvolge in modo primario la nostra Madre, Maria. Infatti, mentre facevo ricerche sulla dicitura Santissimo Nome di Maria, provvidenzialmente ho trovato una bellissima poesia che il letterato italiano Alessandro Manzoni compose fra 1812 e il 1815. Il letterato e poeta, scrivendo del Nome di Maria, afferma:

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Nelle paure della veglia bruna, / Te noma il fanciulletto; a Te, tremante,/ Quando ingrossa ruggendo la fortuna,/ Ricorre il navigante.

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I versi sembrano proprio rivolgersi a tutti noi. Il nome di Maria accompagna i bambini e gli adolescenti che partecipano all’oratorio e alle altre attività e al tempo stesso il navigante. Interpretando liberamente potremmo dire che il navigante è ognuno di noi, cybernauti non più bambini e adolescenti; il navigante è ogni credente che naviga col vascello di Gesù: la Chiesa. E si affida a Maria quando nella sua vita di fede, e anche nelle vicissitudini quotidiane, arrivano dei momenti di tempesta, che richiamano appunto il manzoniano ruggire della fortuna.

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Ripenso a tre letture tipicamente mariane che ci mostrano quanti grandi insegnamenti sono racchiusi nel nome di Maria, nostra madre. Il Libro della Genesi, detto anche protoevangelo, che funge da introduzione al Vangelo di Cristo:

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«Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua discendenza e la discendenza di lei; questa discendenza ti schiaccerà il capo e tu le insidierai il calcagno» [Gn  3,15].

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La donna che qui darà la discendenza che schiaccerà il serpente, sarà proprio Maria, che è presente in forma tipica. Passando dal Libro della Genesi all’Epistolario Paolino, possiamo invece leggere nella Lettera ai Galati: «Dio mandò il Suo figlio nato da donna». Qui si mostra come Gesù è davvero quella discendenza profetizzata da Dio, vero Dio e vero Uomo.

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Introduciamoci adesso nel testo evangelico mariano per eccellenza, il brano lucano che narra l’annunciazione. Immaginiamo di essere noi stessi dentro la casa di Maria, e di ascoltare le parole dell’Arcangelo:

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«Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato ad una sposa. La vergine si chiamava Maria» [cf. Lc 1, 26 – 38].

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Il primo insegnamento legato al nome di Maria è legato al suo essere sposa e al tempo stesso vergine. Maria insegna in questo a tutti quanti, attraverso una verginità che va intesa anche come purezza e prontezza a rispondere alla chiamata di Dio. Come un campo puro e vergine, Maria è per noi esempio di persona che si prepara a dire di sì a Dio. Immediatamente dopo l’Arcangelo la saluta:

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«”Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te” […] “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”».

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Maria è la piena di Grazia, immacolata concezione, e l’Arcangelo le affida il motivo per cui è venuta da lei: le annuncia che seppure vergine e promessa sposa, ella concepirà per opera di Dio un figlio: Gesù. Ecco come Maria ci mostra il dono di una maternità che genera ― insegna il dogma mariano ― Gesù nel suo corpo umano. È grazie a Maria e allo Spirito Santo, che Gesù diviene uomo come noi, attraverso il mistero dell’incarnazione del Verbo di Dio. E, come tutte le persone, di fronte ad un grandissimo annuncio, anche la piccola Maria riflette e medita su quanto l’Arcangelo le dice:

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«A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo». 

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Non ha dubbi Maria che il Signore le voglia donare qualcosa di grande: ma si domanda come potrà accadere. E quel «si domandava», letteralmente bisognerebbe tradurlo con “rifletteva, meditava”. In questo la piccola ancella di Nazareth ci è di esempio: anche noi possiamo riflettere sul messaggio che Dio ci lascia ogni giorno. Meditare quel messaggio per rendere la nostra vita piena di senso profondo. Infine, dopo le rassicurazioni dell’Arcangelo, ecco prorompere il sì d’amore mariano:

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«Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola».

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Il sì mariano è che Gesù venga al mondo. Il Figlio di Dio è generato tramite l’Eterno Padre e Maria. E nasce per noi. La missione di Maria ora si può compiere: generare Gesù per noi.

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In ciascuno dei nostri stati di vita anche noi abbiamo questa missione particolare: generare Gesù nelle persone, ovvero far sì che diventiamo testimoni che Gesù è entrato nelle nostre vite, cambiandole radicalmente. Così, chi ci osserverà da lontano, potrà ascoltare la nostra testimonianza: e lo Spirito Santo agirà in lui e spargerà i semi della parola di vita eterna.

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Esaltare il nome mariano, implica l’esaltazione del nome di Maria Madre di Dio qual modello di tutti noi credenti. Quindi ringraziamo Dio, perché oggi tutti i nostri nomi sono scritti nel libro della vita eterna donataci da Gesù. I nostri nomi sono scritti nel cuore ardente della nostra madre celeste che, pulsante di amore e tenerezza, li dona a Dio.

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Il Signore ci doni sempre più la forza e il coraggio di vivere con fedeltà la vita cristiana, sull’esempio della nostra Santa Mamma.

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Gesù dolce, Gesù Amore [Santa Caterina da Siena]

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Roma, 28 settembre 2019

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Articolo tratto da una meditazione tenuta nella festa del Santissimo Nome di Maria ai Padri Marianisti.

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