Il Sacramento del Matrimonio di Padre Gabriele Giordano M. Scardocci a Santa Maria Novella in Firenze. Siete invitati: vi aspettiamo!

IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO DI PADRE GABRIELE GIORDANO M. SCARDOCCI A SANTA MARIA NOVELLA IN FIRENZE. SIETE INVITATI: VI ASPETTIAMO!

Invitiamo i nostri Lettori che si trovano a Firenze e dintorni a partecipare all’appuntamento per festeggiare il Sacramento del Matrimonio di Padre Gabriele Giordano M. Scardocci il 17 maggio alle ore 18:00 presso il Convento di Santa Maria Novella in Firenze.

— Novità editoriali —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Questa pubblicazione del Padre Gabriele Giordano M. Scardocci centrata sugli aspetti del matrimonio nelle Summe dell’Aquinate ha il pregio di dimostrare come oggi il pensiero di questo Santo Dottore della Chiesa è stato perfezionato e migliorato, ma non superato, perlomeno al momento.

In questo nostro presente storico bisognerebbe accettare che avremmo più che mai bisogno di ascoltare coloro che sono venuti prima di noi e che ci hanno lasciato il meglio di se stessi per costruire il presente in divenire e per il nostro futuro in fieri, a partire da due grandi giganti come Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino.

Il valore principale di questo testo possiamo coglierlo “tra” e “nelle” righe, ed è anzitutto quello della testimonianza familiare del Padre Gabriele: il libro si apre con i ringraziamenti alla famiglia perché è solo dopo aver ricevuto, osservato e partecipato che si può meditare qualcosa d’importante come il dono del matrimonio sul quale fare poi una indagine speculativa. Questo è il filo conduttore di tutto il libro dove ai quesiti sulle tematiche così attuali e allo stesso tempo così aride e spinte a generare divisione e incomprensione nella società attuale ― come per esempio la indissolubilità del matrimonio ― l’Autore risponde anzitutto in quanto figlio, poi come teologo, infine attraverso il dono della grazia sacramentale del sacerdozio che ha ricevuto.

La caratteristica principale che risalta in questo lavoro è l’uso che il Padre Gabriele fa del consolidato metodo dell’Aquinate: fondare le speculazioni su ciò che hanno detto i Santi Padri e dottori della Chiesa cogliendo il meglio di ognuno di loro prima di rispondere con le proprie parole. Non si può costruire niente dal nulla o dall’immaginazione, si costruisce attraverso il patrimonio di sapienza a noi lasciato da questa grandi Autorità Morali della Chiesa facendo tesoro di ciò che ci hanno lasciato.

L’Autore parte riprendendo la Summa contra gentiles, l’opera dell’Aquinate più filosofica che presenta una possibilità non solo di riscoprire o conoscere oggi l’opera del Doctor Angelicus, ma dimostra come le tematiche del matrimonio si possono riscontrare per mezzo dell’esercizio della ragione in qualsiasi uomo, società o cultura, anche in forma primitiva o molto elementare. 

L’Autore spiega in che modo quello sessuale non è solo un atto di procreazione ma un atto nel quale l’uomo, come altri animali, deve essere presente da lì in avanti per soddisfare tutte le necessità della vita umana sia della femmina (donna) che dei figli, quindi l’emissione dello sperma non è un atto egoistico, non è finalizzato al piacere e basta, o solo per la riproduzione, ma un primo atto che si perpetua e si aggiorna nel divenire come coppia e come genitore, successivamente come padri. Questo al contrario delle tante coppie che si riproducono senza aver mai pensato a fare i genitori e quindi a essere padre e madre.

La nozione di parità tra uomo e donna non è stata una lotta degli ultimi decenni, uno slogan elevato a pilastro sociale contemporaneo. Padre Gabriele spiega e dimostra che la femmina non è solo un oggetto e un mezzo di riproduzione o di abbellimento della propria vita alla maniera di un trofeo, ma deve essere compagna, dunque rispettata anche quando comincia a passare il tempo e l’incanto giovanile estetico deve lasciare spazio ad altre bellezze più genuine e delicate che nascono dell’interiorità umana e dal correre della vita stessa.

In conclusione finisce per risaltare nell’opera l’argomentazione sul bisogno di stabilità e di sicurezza nei rapporti umani che non sono solo certezza e veridicità di un sentimento, ma anche un valore antropologico necessario per l’uomo chiamato a vivere un senso e una pienezza profonda del suo essere singolo e sociale.

Invitiamo i nostri Lettori che si trovano a Firenze e dintorni a partecipare all’appuntamento per festeggiare il Sacramento del Matrimonio di Padre Gabriele Giordano M. Scardocci il 17 maggio alle ore 18:00 presso il Convento di Santa Maria Novella in Firenze.

dall’Isola di Patmos, 13 maggio 2023

Beata Vergine Maria di Fatima

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I Padri dell’Isola di Patmos

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«Digressioni di un prete liberale». Il nuovo libro di Ariel S. Levi di Gualdo all’insegna del politicamente scorretto, ma soprattutto del conoscere la verità che ci farà liberi

«DIGRESSIONI DI UN PRETE LIBERALE». IL NUOVO LIBRO DI ARIEL S. LEVI di GUALDO ALL’INSEGNA DEL POLITICAMENTE SCORRETTO, MA SOPRATTUTTO DEL CONOSCERE LA VERITÀ CHE CI FARÀ LIBERI

 

Meglio che certi fatti ed errori siano messi in luce da chi ama e venera la Chiesa di Cristo, anziché tacere e attendere che a porli in risalto siano i suoi peggiori nemici, abituati a trattare la verità con tutt’altro stile e per ben altri scopi, altrimenti nascono poi quei disastri spesso irreparabili che finiscono impressi sulle pagine di storia a nostra perenne vergogna.

— Novità editoriali delle Edizioni L’Isola di Patmos —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Dio è per definizione liberale perché la libertà l’ha creata e donata all’uomo assieme al libero arbitrio. Liberamente ha donato il Suo unigenito figlio Gesù Cristo, che ha invitato ogni uomo a praticare la propria libertà, improntando le proprie relazioni nel rispetto dei principi di fraternità e di uguaglianza. Il Verbo di Dio ci ha anche impartito un comando: «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» operando una netta separazione tra sfera politica e religiosa molti secoli prima che nascessero l’Illuminismo, il Liberalismo e la Rivoluzione Francese con la tragica entrata in azione delle sue ghigliottine dopo sommari processi celebrati farsescamente in nome della libertè, fraternitè, egalitè.

 

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Questo libro può essere letto anche come un costruttivo sberleffo rivolto a quei clericali ― molto più numerosi tra i laici cattolici di quanto non lo siano tra ecclesiastici e teologi ― incapaci a comprendere cosa sia la fede, pur convinti di possedere la vera fede e poterla insegnare e trasmettere agli altri. La fede è un dono che può essere accolto e pienamente sviluppato solo da degli autentici liberali, capaci a esercitare con fides et ratio la libertà dei figli di un Dio che è il più grande liberale della storia dell’umanità da Lui generata, prima dei tempi e al di là dei tempi.

Con un lavoro storico condotto in modo rigoroso e interamente sorretto sulle fonti, l’Autore ha fatto anche una analisi critica sui pontificati dei Santi Pontefici Paolo VI e Giovanni Paolo II, entrambi vissuti in contesti socio-culturali e geopolitici di estrema e delicata complessità. Ben chiarendo che i Santi, ai quali per essere proclamati tali è richiesta la eroicità delle virtù e non la perfezione, non sono stati esenti da errori. Per questo le loro figure storiche possono essere tutelate solo attraverso la verità dei fatti, non con quelle manipolazioni clericali attraverso le quali si pensa che la polvere possa essere nascosta sotto i tappeti. Anzi, proprio per la loro somma tutela è meglio che certi fatti ed errori siano messi in luce da chi ama e venera la Chiesa di Cristo, anziché tacere e attendere che a porli in risalto siano i suoi peggiori nemici, abituati a trattare la verità con tutt’altro stile e per ben altri scopi, mentre i clericali pavidi preparano il lauto pasto ai lupi affermando col cinismo che li caratterizza: «Chi me lo fa fare di andare a cercarmi problemi con simili analisi pericolose? A risolverli ci penseranno poi quelli che verranno dopo, io preferisco vivere una vita quieta e godermi la bella carriera ecclesiastica che mi sono costruito». Sì, la devastante carriera delle tre leggendarie scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. E nel mentre la Casa di Dio brucia e i nostri nemici confezionano le peggiori leggende nere su brandelli di verità. Però ci penseranno quelli che verranno dopo.

Proprio da questo modo di pensare e agire che racchiude in sé del perverso, nascono poi quei disastri spesso irreparabili che finiscono impressi sulle pagine di storia a nostra perenne vergogna.

dall’Isola di Patmos, 20 aprile 2023

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I Padri dell’Isola di Patmos

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È in distribuzione il libro dei «Gattoloqui satirici» di Ipazia Gatta Romana

È IN DISTRIBUZIONE IL LIBRO DEI «GATTOLOQUI SATIRICI» DI IPAZIA GATTA ROMANA 

La nostra fede personale è a rischio, ma proprio questa è la sfida che dobbiamo superare e che tra tutte le sfide è da sempre la più difficile: la grande prova della fede che, come ammonisce l’Autore della Lettera agli Ebrei: «[…] è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono».

— Novità editoriali —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Per i tipi delle Edizioni L’Isola di Patmos è in distribuzione il libro della nostra autrice Ipazia Gatta Romana. Un libro molto felino e graffiante, equiparabile a quello che fu lo stile della comicità di Alberto Sordi, dietro la quale spesso, o forse quasi sempre, si nascondeva la tragedia, rappresentata non piangendo ma ridendo, sebbene quel riso lasciasse sempre un retrogusto amaro.

L’opera di Ipazia Gatta Romana è presentata da Padre Ariel S. Levi di Gualdo che ne ha scritta la prefazione.

 

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PREFAZIONE A CURA DI 

Ariel S. Levi di Gualdo

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Molte persone non sanno che i gatti sono particolarmente amati dai presbiteri del clero secolare. Non lo sanno perché non frequentano i preti e i loro spazi, o perché dei preti conoscono solamente ciò che si lega alle surreali leggende nere in circolazione a livello planetario, soprattutto dal periodo successivo la Rivoluzione Francese, nel quale se ne ebbe un fiorire e una diffusione davvero straordinaria. Numerose sono le case religiose, i monasteri e i conventi maschili e femminili dove da sempre c’è presenza di gatti, pressoché quasi di rigore. In nessuna di queste case i gatti sono stati voluti e presi, sono loro a essere arrivati. Anche perché il gatto è capace a presentarsi alle porte di monasteri e conventi con straordinaria aria da ruffiano, capace di recitare a meraviglia la parte della povera creatura tremolante, abbandonata e affamata, dinanzi alla quale monaci, monache e frati difficilmente hanno il coraggio di sbatterlo fuori.

Con i religiosi i felini hanno un altro rapporto, trattandosi di persone che vivono in comunità. Pertanto, il gatto, con gli abitanti di quelle sacre mura instaura un rapporto comunitario, finendo per divenire un animale con un carattere tutto quanto religioso, monastico o conventuale. Si tratta dei cosiddetti “gatti di vita contemplativa”. Del tutto diverso il rapporto che instaurano con i presbiteri del clero secolare, che quasi sempre vivono singolarmente presso le loro case canoniche o abitazioni private.

Il gatto è quello splendido animale indipendente, ma profondamente affettuoso e fedele, capace a spezzare la solitudine del prete, divenendone compagno e amico.

Mentre non pochi vescovi, incuranti, lasciavano i loro preti, giovani e anziani, in stato di abbandono e solitudine, semmai col potenziale rischio di cadere in modo reattivo nelle sindromi depressive o nella dipendenza dall’alcol, per non dire di peggio, ecco che la presenza di un gatto è riuscita a fare ciò che molti di questi vescovi non facevano: stare vicini ai loro preti.

Talvolta, per un prete, può fare molto più un gatto che il suo vescovo impegnato a struggersi il cuore come attore melodrammatico per poveri, migranti e profughi …

Omelia per il Santo Natale? Poveri, migranti e profughi. Anzi, direttamente nuova versione e lettura del Santo Vangelo: «Gesù era povero … Gesù era un migrante … Gesù era un profugo …».

Sancta Missa in Coena DominiPoveri, migranti e profughi. Come infatti risaputo ― l’ho detto e scritto ma non mi stanco di ripeterlo ― durante l’Ultima Cena Gesù Cristo prese un povero, o se preferiamo un migrante o un profugo, lo esibì agli Apostoli e disse loro: “Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue”. Il tutto dopo averli istituiti assistenti sociali, non Sacerdoti della Nuova Alleanza, dando loro un preciso comando: “Andate per il mondo e fondate ONG”.

Pasqua di Risurrezione? Manco a dirsi. Per chi è risorto Gesù Cristo, se non per i poveri, i migranti e i profughi, resi ennesimo oggetto dell’episcopal omelia sul mistero del Sepolcro vuoto del Risorto che sconfigge la morte?

Molti di noi sono forse infastiditi da poveri, migranti e profughi? Certo che no! Lo siamo solo dal conformismo del momento di certi ecclesiastici che al primo cambio di vento non esiteranno a mutare atteggiamento e bandiera all’istante. È questo che reca comprensibile fastidio.

In simile situazione di deriva ecclesiale e dottrinale, capite bene la straordinaria importanza per un prete di quegli animali eccezionali che sono i gatti, autentici maestri nell’insegnare l’arte del … ma ignorali!

Ipazia Gatta Romana, arguta e ironica felina senza peli sulla lingua, è un’autentica maestra in quest’arte sintetizzata a suo modo nella frase: «Nun pijateli sur serio, li dovete da pija solo perculo!».

Alcuni anni fa morì un anziano sacerdote, con alle spalle una vita dedicata alla cura dei Christi fideles senza alcun risparmio di sé. Divenuto infine vecchio e malato fu lasciato a sé stesso, con tutti gli inconvenienti e i disagi che la vecchiaia e la malattia può trascinarsi dietro.

Volevano metterlo in Città in una casa di riposo per preti, ma lui che aveva vissuto tutta la vita in un ambito rurale montano rispose che in quella struttura sarebbe morto entro un mese.

Nella casa canonica del paese ricavata da un ex convento francescano del XVI secolo il posto non mancava, ma il nuovo parroco non gradì che il suo predecessore, ormai parzialmente inabile, rimanesse nella struttura parrocchiale. Un parrocchiano gli mise così a disposizione un vecchio appartamentino di sua proprietà, due stanzette al primo piano affacciate su una piazza del paese, dove il nuovo parroco si recava in tutta fretta a fargli un saluto per Natale e per Pasqua, pur vivendo a 100 metri di distanza. In una di queste due occasioni, alla sua uscita fece una battuta molto ironica e infelice a dei parrocchiani che si trovavano per strada, dicendo loro con rara sensibilità: «… e anche questa è fatta, arrivederci a Pasqua!».

L’anziano prete semi-infermo poteva però contare su alcune preziose risorse: diversi parrocchiani grati e riconoscenti per l’apostolato da lui svolto che a rotazione lo visitavano per fargli compagnia e pregare con lui, alcune donne anziane che quotidianamente lo accudivano nei lavori domestici e il suo amato e inseparabile gatto, di nome Tobia. Inoltre un vecchio confratello più volte al mese, a semplice chiamata, gli prestava assistenza spirituale.

Infine il vecchio prete morì. Il suo funerale fu celebrato dal vescovo nella chiesa parrocchiale di cui era stato parroco per ben cinquant’anni. Vescovo insediato da circa un anno e che mai, le due volte che si era recato in quella parrocchia, una per la festa del Patrono, una per le Sante Cresime, aveva trovato tempo per andarlo a visitare. Cosa più che comprensibile in questi tempi nei quali vescovi new generation rispettano altre, nuove priorità; hanno poveri, migranti e profughi che li attendono in ogni angolo. A volte vanno a salutarli persino dentro le moschee, perché se proprio non li incontrano per strada li vanno a cercare loro, al lungimirante scopo di dare ai maomettani le corde con le quali a breve sarà impiccata l’Europa.

Durante l’omelia il vescovo ebbe un “vuoto di memoria”, se così vogliamo chiamarlo: non ricordava il nome del prete morto, che gli fu suggerito a bassa voce dal parroco seduto poco distante. Che sia stato un segno del cielo questo non si sa, ma proprio mentre al misero episcopo tutto poveri, migranti e profughi veniva sussurrato il nome, nello stesso istante entrò in chiesa Tobia, il gatto del prete defunto, con passo felpato e solenne percorse tutta la navata e andò ad accovacciarsi sotto la bara del suo padrone, dove rimase per tutta la Santa Messa attento e sornione senza mai muoversi, tanto lo conosceva bene e lo aveva amato.

Il felino aveva visto gli addetti delle pompe funebri deporlo prima nella bara e poi sigillare la stessa, in seguito portarla via. Lasciato solo in casa era sgattaiolato da una finestra socchiusa del primo piano, era poi saltato in strada e si era diretto verso la chiesa.

Che dire: certi vescovi dovrebbero imparare dalla sapienza e dalla fedele amorevolezza di certi gatti che non parlano affatto di poveri, migranti e profughi. Anzi, se qualche topo cercasse di emigrare clandestinamente nella loro casa per danneggiarla, forse gli farebbero persino la festa, sicuramente non toglierebbero il crocifisso dal muro per non disturbare il roditore, casomai fosse un sorcio musulmano che prima di addentare il formaggio urla: الله أَكْبَر Allah akbar! (Allah è il più grande!).

I gatti non hanno alcuno spirito di carità pelosa, però sono capaci a seguire il loro padrone fin sotto la bara, mentre il pio vescovo new generation tutto poveri, migranti e profughi, manco conosceva il nome di quel suo prete che per cinquant’anni aveva servito la Chiesa e il Popolo di Dio.

Detto questo: potrebbe mai, la mordace Ipazia Gatta Romana, non prendere certi soggetti per il culo? Come vedrete leggendo i capitoli di questa raccolta sistematica, sono ormai diversi anni che Ipazia, filosofa paziente e sagace, ha saputo osservare con occhio attento e ha saputo cogliere, fotografare e commentare con linguaggio spesso bonario, ma arguto, qualche volta anche caustico, momenti, episodi, fatti e situazioni che hanno caratterizzato in negativo la partecipazione alla vita della Chiesa nell’ultimo decennio, a partire dai suoi esponenti più titolati fino all’ultimo piccolo e umile fedele. Una crisi progressiva che viene da lontano e sembra non aver fine, un degrado generale della istituzione ecclesiastica e delle sue strutture, una mancanza di chiarezza e un gioco continuo all’ambiguità da parte della gerarchia, una pericolosa perdita di autorevolezza da parte delle Autorità preposte a guidare i dicasteri vaticani, le diocesi e giù a seguire fino alle parrocchie. Sono sempre meno le eccezioni al declino della pratica religiosa e sempre più preziosi e difficili da individuare gli esempi virtuosi. La nostra fede personale è a rischio, ma proprio questa è la sfida che dobbiamo superare e che tra tutte le sfide è da sempre la più difficile: la grande prova della fede che, come ammonisce l’Autore della Lettera agli Ebrei:

«[…] è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono» (Eb 11, 1).

Tra un’ironia e l’altra Ipazia ci ricorda sempre un principio fondamentale al quale nessun cattolico, chierico o laico, deve venire mai meno:

«[…] bisogna baciare la mano che ci schiaffeggia, se quella mano è la mano del Sommo Pontefice o del nostro Vescovo».

Chi la pensa a questo modo e di conseguenza agisce nella vita di fede, può fare anche ironia, perché è un lusso che gli è concesso e che si può permettere a pieno diritto.

 

Roma, 20 gennaio 2023

San Sebastiano martire

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Seguite le dirette de L’Isola di Patmos sul canale “Jordanus” del Club Theologicum” condotte dal nostro teologo domenicano Gabriele Giordano M. Scardocci

SEGUITE LE DIRETTE DE L’ISOLA DI PATMOS SUL CANALE JORDANUS DEL CLUB THEOLOGICUM CONDOTTE DAL NOSTRO REDATTORE DOMENICANO GABRIELE GIORDANO M. SCARDOCCI

I Padri de L’Isola di Patmos sono lieti di mettervi a disposizione delle dirette su importanti e interessanti temi di dottrina e di fede. Iscrivetevi numerosi e soprattutto partecipate, se veramente cercate ciò che a parole sui social media dite di cercare. 

— Le video-dirette de L’Isola di Patmos —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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il teologo domenicano Gabriele Giordano M. Scardocci, padre redattore de L’Isola di Patmos

La principale lamentela: «… i preti non fanno catechesi … i preti non non spiegano più le Sacre Scritture … i preti non predicano bene … i preti, i preti, i preti …». Questo è ciò che leggiamo sui Social Media in un susseguirsi di lamentazioni senza fine.

A certi lamentatori possiamo dare anche parzialmente ragione, ma bisogna precisare: e quando i preti si danno da fare per offrirvi sostegno spirituale, catechesi e omelie, la reazione dei “lamentosi” quale è? Purtroppo i fatti dimostrano che invece di cogliere al volo certe opportunità, rimangono sui social media a lamentare: «… i preti non fanno catechesi … i preti non non spiegano più le Sacre Scritture … i preti non predicano bene … i preti, i preti, i preti …».

Padre Gabriele Giordano Maria Scardocci nostro redattore e teologo domenicano offre un prezioso servizio a tutti quelli che — perlomeno a parole — si dichiarano “orfani” delle buone catechesi, della parola di Dio e della sana e profonda predicazione. Intendete iscrivervi, collegarvi e seguire, oppure preferite rimanere sui social media a lamentare: «… i preti non fanno catechesi … i preti non non spiegano più le Sacre Scritture … i preti non predicano bene … i preti, i preti, i preti …».

Dai numeri, a volte soddisfacenti a volte impietosi, ma soprattutto reali, potremo capire quanto e in che misura certi “orfani” sono alla vera ricerca oppure se ciò che ricercano è solo pane, circo e tanto pettegolezzo sensazionalista, complottista e scandalista. Posto che la Parola di Dio non è né sensazionalista, né complottista, né scandalista. Ma soprattutto offre la verità del Mistero della Croce, non offre: Pane&Circo.

Per seguire la diretta potete cliccare sull’immagine sotto domani sera alle ore 21, dove i Padri de L’Isola di Patmos vi aspettano per parlarvi sul tema: «Il ritorno del Re»:

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Tutti gli aggiornamenti e gli avvisi sulle successive dirette potete trovarli sulla destra della home-page de L’Isola di Patmos sotto la voce «Le dirette di Padre Gabriele».

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Vi aspettiamo.

Dall’Isola di Patmos, 15 settembre 2022

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I Padri dell’Isola di Patmos

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L’angelologo Marcello Stanzione strappa nuovamente dalle grinfie dei moderni sciamani Santa Ildegarda di Bingen

L’ANGELOLOGO MARCELLO STANZIONE STRAPPA NUOVAMENTE DALLE GRINFIE DEI MODERNI SCIAMANI SANTA ILDEGARDA DI BINGEN

 

Quella di Ildegarda è stata una figura straordinaria quanto poliedrica. Nel corso della sua lunga vita si è occupata dalla filosofia alla poesia alla drammaturgia, dalla musica alla cosmologia alla erboristeria curativa. Ebbe il dono della profezia e della chiaroveggenza, fece studi sulla proprietà terapeutica delle gemme e delle pietre …

— Libri e recensioni —

Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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il nuovo libro di Marcello Stanzione su Ildegarda di Bingen (Edizioni il Cerchio, 2022). Per accedere al negozio librario cliccare sull’immagine

Il presbitero Marcello Stanzione, specialista in angelologia, è considerato uno dei massimi esperti europei sugli Angeli. Il suo lavoro di divulgazione dura da tre decenni e come Autore di decine di libri tradotti in più lingue, conferenziere e presenza televisiva ai programmi Rai, Mediaset e Sat2000, è stato sempre molto prezioso in questi tempi nei quali l’uomo, quando decide di abbandonare il vero cammino di fede e voltare le spalle a Dio e al mistero della Redenzione, lungi dall’emanciparsi finisce sempre per credere in tutto. A quel punto gli Angeli finiscono ridotti a figure che possono variare dai tarocchi alla new age, divenendo elementi di cui abusano fattucchiere e ufologi.

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Le sue attenzioni, le sue ricerche e pubblicazioni si sono incentrate anche su particolari figure di Santi e Sante che con gli Angeli hanno avuto uno stretto legame. Tra di loro Santa Ildegarda di Bingen (1098-1179), monaca benedettina beatificata nel 1324 e canonizzata nel 2012 dal Sommo Pontefice Benedetto XVI che la proclamò dottore della Chiesa. E qui sia concesso un inciso tra le righe: speriamo che dopo le recenti polemiche italiane circa la declinazione dei nomi maschili al femminile, dove a parere della Onorevole Laura Boldrini la prima presidente donna del Consiglio dei Ministri non andrebbe chiamata “Signor Presidente del Consiglio” o “Primo Ministro” ma “Presidentessa” e “Prima Ministra”, la stessa, o diversi dei suoi amici all’interno del disastrato mondo cattolico contemporaneo, non entrino anche in casa nostra a polemizzare e quindi a pretendere che Santa Ildegarda o Santa Caterina da Siena siano indicate da oggi in poi non più come “dottori” ma come “dottoresse della Chiesa”.

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Quella di Doamna Ildegarda, com’erano chiamate ieri e come lo sono tutt’oggi le monache benedettine, è stata una figura straordinaria e poliedrica. Nel corso della sua lunga vita si è occupata dalla filosofia alla poesia alla drammaturgia, dalla musica alla cosmologia alla erboristeria curativa. Ebbe il dono della profezia e della chiaroveggenza, fece studi sulla proprietà terapeutica delle gemme e delle pietre.

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Inutile a dirsi: l’opera di Marcello Stanzione, che a questa figura ha dedicato molte pubblicazioni [vedere QUI], è stata particolarmente utile, anzi veramente indispensabile per strappare di mano questo titano di donna dalle grinfie di maghi, ufologi e seguaci delle new age. Ma perché no, anche da quelle di qualche prete squinternato, purtroppo!

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Nel suo ultimo libro, scritto assieme a Elisa Giorgio, l’Autore parla delle proprietà curative delle erbe secondo gli studi, le ricerche e le ricette di Santa Ildegarda. Inutile ricordare che le erbe con proprietà curative sono usate da sempre in medicina e in farmacologia. È fatto noto e risaputo che al Santo Pontefice Giovanni Paolo II ammalato di morbo di Parkinson fu somministrata la papaya, che non lo guarì da quella malattia, ma gli dette buoni benefici.

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Ovvio che da un cancro non si guarisce né con le erbe né con la cosiddetta “medicina alternativa” e che è bene lasciarsi curare dagli oncologi e seguire con scrupolo le loro prescrizioni terapeutiche, non certo quelle di certi sciamani, però, proprio nell’ambito dell’oncologia e del trattamento dei malati terminali senza speranza, l’uso di sostanze naturali nei programmi palliativi per la cura del dolore è sempre più diffuso, incluse sostanze definite comunemente “droghe”, ma che in verità sono null’altro che erbe, a partire da quella solitamente chiamata marijuana, la quale altro non è che canapa indiana, una delle cui proprietà è di essere un potente ed efficace anti-infiammatorio, altrettante e benefiche sono le proprietà terapeutiche delle foglie di coca e delle piante di papavero da cui viene ricavato l’oppio.  

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Con questo suo nuovo libro Marcello Stanzione offre e restituisce ai lettori la figura reale e straordinaria di una donna che è un gigante nella fede, nella scienza e in quella che oggi definiremmo come ricerca all’avanguardia.

 

Dall’Isola di Patmos, 30 ottobre 2022

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Con le nostre edizioni Marcello Stanzione ha pubblicato

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I Padri dell’Isola di Patmos

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Anticipazione: è in uscita «Amoris Tristitia» il nuovo libro dedicato dal Padre Ariel S. Levi di Gualdo alla grande figura del Cardinale Carlo Caffarra

— negozio librario delle Edizioni L’Isola di Patmos —

ANTICIPAZIONE: È IN USCITA «AMORIS TRISTITIA» IL NUOVO LIBRO DEDICATO DAL PADRE ARIEL S. LEVI di GUALDO ALLA GRANDE FIGURA DEL CARDINALE CARLO CAFFARRA

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«Lungi da me tagliarti le ali, desidero rivolgerti una preghiera che non sei tenuto a esaudire: puoi mettere mano a questo lavoro e pubblicarlo tra 5 anni?» (Carlo Caffarra, 19 gennaio 2017)

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Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Il 5 settembre 2022 saranno trascorsi cinque anni dalla morte del Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo metropolita di Bologna, che fu uno tra i più grandi esperti al mondo di dottrina sul matrimonio e la famiglia, di cui il nostro Padre Ariel S. Levi di Gualdo è stato amico, in seguito discreto e riservato collaboratore privato tra il 2015 e il 2017.

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Le oggettive ambiguità della Esortazione Apostolica post-sinodale Amoris Laetitia data dal Sommo Pontefice Francesco dopo la chiusura del Sinodo sulla famiglia hanno toccato molto in profondità numerosi vescovi, presbiteri e teologi ridotti oggi sempre più al silenzio, come talvolta può accadere quando si è troppo aperti, troppo dialoganti, troppo sinodali e soprattutto troppo misericordiosi.

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Un libro lucidamente critico scritto da uno studioso di solida dottrina, capace a redigere pagine all’occorrenza anche dure e severe, ma del tutto inattaccabili sul piano teologico. Di questo suo progetto il Padre Ariel parlò con il Cardinale Carlo Caffarra nel gennaio del 2017, che per tutta risposta gli rivolse una richiesta non vincolante, rimessa alla sua libera decisione: «Potresti attendere cinque anni prima di pubblicarlo?». Glielo espresse con una lunga e dettagliata lettera, di cui l’Autore riporta uno stralcio nell’apertura del libro:

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Carissimo Padre Ariel,

capisco il tuo dolore per l’articolo comparso ieri su Avvenire dove sono stato attaccato con imprecisione e malizia. Immagina il dolore mio. È il giornale della Conferenza Episcopale Italiana, di cui sono stato membro vent’anni come vescovo di due diocesi.

Ho esaminato il progetto del libro che intendi preparare su temi di dottrina legati all’ultimo Sinodo sulla famiglia. Ho sempre riconosciuto le tue doti di scrittura e le tue capacità teologiche alle quali unisci sguardo da aquila e coraggio da leone. Tirerai fuori un ottimo lavoro, ne sono sicuro.

Lungi da me tagliarti le ali, desidero rivolgerti una preghiera che non sei tenuto a esaudire: puoi mettere mano a questo lavoro e pubblicarlo tra 5 anni?

So che non sei un emotivo e che procedi con rigore speculativo, ma queste tue qualità non sono comuni ad altri, e in questo momento gli animi sono troppo caldi.

Se mi esaudirai lo apprezzerò dal cielo, mentre sulla terra sarò un vecchio cardinale dimenticato, giunto dinanzi al giudizio di Dio cosciente di essere un peccatore, ma sicuro di poter dire d’aver fatto ciò che dovevo con le forze che mi erano state date.

Il mese prossimo verrò a Roma e come sempre avremo modo di incontrarci.

 Prega per me.

19 gennaio 2017

XCarlo Caffarra

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Quando i primi di settembre il libro entrerà in distribuzione ne daremo notizia sulle colonne della nostra Isola di Patmos, perché difficilmente potrete apprenderlo da Avvenire e da L’Osservatore Romano.

 

Dall’Isola di Patmos, 21 agosto 2022

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«Guerra e propaganda ideologica» è il nuovo libro esplosivo dedicato dal Padre Ariel S. Levi di Gualdo al conflitto russo-ucraino

— negozio librario delle Edizioni L’Isola di Patmos —

«GUERRA E PROPAGANDA IDEOLOGICA» È IL NUOVO LIBRO ESPLOSIVO DEDICATO DAL PADRE ARIEL S. LEVI di GUALDO AL CONFLITTO RUSSO-UCRAINO 

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È accettabile che sulle nostre reti televisive sia stato concesso di sera in sera, a esponenti del Popolo ucraino, di esortare gli italiani a compiere sacrifici per la loro improbabile vittoria contro il russo invasore? Ci rendiamo conto che ciò equivale a chiedere a un padre di famiglia, peraltro pure in modo imperioso e arrogante, di sacrificare i suoi figli per il bene dei figli degli altri? E Tutte queste persone hanno potuto esprimere simili assurdità con i conduttori televisivi che li lasciavano sproloquiare rimanendo in religioso silenzio e senza alcuna possibilità di un realistico e doveroso contraddittorio.

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Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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«GUERRA E PROPAGANDA IDEOLOGICA» Introduzione all’opera

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In questo nuovo libro il Padre Ariel S. Levi di Gualdo ha attinto alla sua passata formazione giuridica e geopolitica, unita alla sua successiva di teologo e di profondo conoscitore delle materie storiche. Un libro che potremmo definire “politicamente scorretto” in quanto vero. Perché oggi, parlare semplicemente di ciò che è vero e reale, non costituisce la norma ma rappresenta uno dei peggiori attentati alla correttezza politica della narrativa mainstream.

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Per accedere al negozio cliccare sopra l’immagine di copertina

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Durante il conflitto russo-ucraino i telegiornali hanno trasmesso notizie parziali e di parte al punto da richiamare alla memoria dei meno giovani l’informazione di regime della Bulgaria degli anni Cinquanta del Novecento. I più seguiti talk show delle reti televisive Rai, Mediaset, La7 e Sky sono giunti ad assumere toni propagandistici così univoci da suscitare invidia a quelli che furono i notiziari di TeleKabul. Il tutto sempre ribadendo: «Nel nostro Paese c’è totale libertà di opinione e di informazione». In verità questo conflitto è una guerra di civiltà tra un regime post-comunista molto identitario che si è messo sulle difensive e delle decadenti liberal-democrazie ormai collassate e fallite».

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Nelle sue pagine l’Autore lascia percepire da subito che l’importante non è essere a favore o contro qualcuno, specie in un ambito insolitamente delicato come può esserlo un conflitto bellico, ma di ragionare. Solamente attraverso un ragionamento lucido e un serio approfondimento, si può giungere a partorire un’opinione pro o contro, oppure astenersi dal giudizio, quando non si hanno ancora tutti i necessari elementi per formularne uno.

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Questo libro è una sfida alla ragione e al tempo stesso una solenne sbugiardata della nostra informazione sempre più drogata dall’ideologia, come l’Autore chiarisce sin dall’inizio nella presentazione all’opera che potete leggere QUI.  

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Le Edizioni L’Isola di Patmos ringraziano la Casa di Produzione Eriador Film per averci gentilmente concesso l’immagine di copertina tratta da Il segreto di Italia, un film di Antonello Belluco di cui vi raccomandiamo la visione.

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Dall’Isola di Patmos, 3 maggio 2022 

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«Il cammino delle tre chiavi» romanzo fantateologico di Ariel S. Levi di Gualdo

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«IL CAMMINO DELLE TRE CHIAVI» ROMANZO FANTATEOLOGICO DI ARIEL S. LEVI di GUALDO 

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Avere tradotto in forma di romanzo, in bilico tra fantasy e distopico, l’essenza dei Novissimi, è un modo efficace ― a dire il vero geniale ― per riempire quel vuoto che ha reso sterile il Cattolicesimo, che da mezzo secolo brancola nel buio in un susseguirsi continuo di sperimentazioni autodistruttive. Novissimi è un termine bellissimo che unisce in forma catechetica e pastorale le realtà ultime di ogni cristiano in una prospettiva apocalittica intesa nel suo significato etimologico più genuino: rivelazione.

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Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Per accedere al negozio cliccare sull’immagine di copertina

Raccontare alla luce della fede le vicissitudini della vita di un affermato professionista attraverso la lente dei Novissimi: una scelta d’altri tempi e un argomento piuttosto inusuale nel panorama cattolico attuale. È questo che propone l’Autore in questo romanzo fanta-teologico in bilico tra distopia e fantasy, ripercorrere in forma pastorale e catechetica i momenti fondamentali della vita spirituale di ogni cristiano per prepararlo responsabilmente a quelle realtà ultime — insegnategli molti decenni prima durante le tappe dell’iniziazione cristiana e poi disattese o dimenticate — però essenziali nella prospettiva apocalittica verso la rivelazione.

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Chi siamo, da dove veniamo, verso dove andiamo? Sono le domande esistenziali più profonde nella vita di ognuno di noi. Il cammino delle tre chiavi è un paradigma del viaggio che ciascun uomo è chiamato a percorrere attraverso le numerose tappe della propria esistenza terrena. Si nasce, si vive e si muore. Chi ne è consapevole sa di avere alle spalle un passato, di vivere un presente che scorre veloce e un futuro che si fa sempre più imminente, anzi è già qui e alla fine ci presenterà un conto, talora anche piuttosto salato.

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È questo il dramma della caducità della vita, una interminabile sequela di alterne esperienze. Sui piatti della bilancia ci sono da un lato gli affetti, le amicizie, le gioie, le emozioni, le soddisfazioni professionali, sull’altro lato pesano le delusioni, le sofferenze, le mortificazioni, le malattie e quelle tragedie che ciascuno di noi, crescendo, è chiamato ad affrontare.

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Ogni giorno le sempre più innovative applicazioni tecnologiche e la propaganda consumistica ci lusingano a vivere l’epoca della modernità, in un mondo ripiegato nell’edonismo più materialista dove l’apparenza e l’appagamento egoistico dei nostri piaceri e dei nostri bisogni hanno di fatto obnubilato la nostra essenza spirituale, la sola fondamentale ricchezza individuale, la capacità di pensare alle ragioni più profonde della nostra esistenza domandandoci il perché, quale sia il nostro ruolo nella creazione.

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Quest’opera letteraria segna la maturità umana e spirituale di Ariel S. Levi di Gualdo, raffinato teologo dogmatico e storico del dogma, che unendo alle sue competenze teologiche la profonda conoscenza della psiche umana, traduce con maestria in romanzo i temi esistenziali profondi e misteriosi del protagonista, uomo di successo, in cui ciascuno di noi si può facilmente identificare. Narratore di riconosciuto talento sin dalla pubblicazione del suo romanzo storico Nada te turbe, l’Autore riesce a condurre il Lettore attraverso spazi e paesaggi concreti dove si susseguono i dialoghi dei personaggi, facendo gustare, di quadro in quadro, anche i particolari più minuti e crudi delle debolezze umane, dove spesso ama nascondere con artifici originali e mai scontati gli insegnamenti più profondi della religione cattolica.

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Questa presentazione è stata realizzata da Jorge Facio Lince e Ettore Ripamonti

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Dall’Isola di Patmos, 20 dicembre 2021

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Le Edizioni L’Isola di Patmos ringraziano la pittrice romana Anna Boschini autrice della copertina realizzata da un suo quadro a olio su tela e donato all’Autore per questa sua pubblicazione editoriale.

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Prossime pubblicazioni in uscita:

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narrativa (mese di gennaio):

LE ULTIME LACRIME DI GIULIANO, Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

 

 

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Novità editoriale: «Il segno di Caino» fede e tatuaggi nella storia un connubio possibile? Andiamoci molto cauti a demonizzare i tatuaggi. Un imperdibile libro di Padre Ivano Liguori

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NOVITÀ EDITORIALE: «IL SEGNO DI CAINO» FEDE E TATUAGGI NELLA STORIA UN CONNUBIO POSSIBILE? ANDIAMOCI MOLTO CAUTI A DEMONIZZARE I TATUAGGI. UN IMPERDIBILE LIBRO DI PADRE IVANO LIGUORI

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Con questo suo libro Padre Ivano Liguori rende un servizio ai cattolici, giovani e meno giovani, attraverso una analisi storico-antropologica che dissipa tanti dubbi. Anzitutto spiegando che non si può definire il tatuaggio a cuor leggero come un “marchio satanico”, ignorando che esiste una antica tradizione della tatuatura cristiana, legata anche ai pellegrinaggi, al termine dei quali nel passato, ma anche oggi, presso le località dove si trovano celebri Santuari e luoghi di culto, i pellegrini si fanno imprimere un “marchio” come segno del loro cammino di fede, che in molti ha segnato delle vere ri-conversioni e il loro ritorno nel seno della Chiesa. 

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Per andare al negozio e ordinare il libro potete cliccare QUI

I Padri de L’Isola di Patmos non esitano a trattare argomenti sui quali spesso si preferisce sorvolare, non altro per non avere problemi. Ciò che volendo potremmo chiamarlo Complesso di Don Abbondio.

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Poi ci sono persone, cattolici inclusi o soggetti che si credono tali, che con l’avvento di Internet e dei social media credono di potersi formare una conoscenza solida saltando da un blog all’altro. A quel punto finiscono per udire i cori degli Angeli dove gli Angeli non possono cantare, oppure vedere il Demonio ― che è persona, esiste e opera oggi più che mai ― dove il Demonio non c’è.

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Con questo suo libro Padre Ivano Liguori rende un servizio ai cattolici, giovani e meno giovani, attraverso una analisi storico-antropologica che dissipa tanti dubbi. Anzitutto spiegando che non si può definire il tatuaggio a cuor leggero come un “marchio satanico”, ignorando che esiste una antica tradizione della tatuatura cristiana, legata anche ai pellegrinaggi, al termine dei quali nel passato, ma anche oggi, presso le località dove si trovano celebri Santuari e luoghi di culto, i pellegrini si fanno imprimere un “marchio” come segno del loro cammino di fede, che in molti ha segnato delle vere ri-conversioni e il loro ritorno nel seno della Chiesa.

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cliccare sull’immagine per ingrandire la quarta di copertina

Poi, che certi satanisti facciano altro uso del tatuaggio, ciò non toglie a questo segno una valenza cristiana antica e profonda da molti ignorata.

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Argomento sul quale l’Autore fa chiarezza, quello della demonologia, invitando a non vedere il Demonio dove non c’è, ma a cercare di capire dove davvero bivacca e opera e a difendersi da lui:

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«Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il Diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi» [I Pt 5, 8-9].

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I libri dei nostri Autori, caratterizzati da alta qualità di contenuto, mirano a dissipare tanti dubbi e leggende metropolitane a volte anche molto pericolose, ad accrescere nel sapere e aiutare verso un cammino di fede cosciente e matura. Tutto questo non possono darvelo certo Facebook, Twitter e Instagram, né si può acquisire saltando freneticamente da un blog all’altro. Acquistando i nostri libri sosterrete il lavoro apostolico dei Padri, la  rivista e le Edizioni L’Isola di Patmos. Ma soprattutto, in occasione di questo Santo Natale, potete fare a delle persone care un bel regalo, un regalo di qualità. 

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Dall’Isola di Patmos, 12 dicembre 2021

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narrativa (mese di dicembre):

IL CAMMINO DELLE TRE CHIAVI, Ariel S. Levi di Gualdo 

narrativa (mese di gennaio):

LE ULTIME LACRIME DI GIULIANO, Gabriele Giordano M. Scardocci, O.P.

 

 

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Novità editoriale: «Dal Prozan al Prozac» un libro di Ariel S. Levi di Gualdo e Ivano Liguori sul naufragio del disegno di legge contro la omotransfobia

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NOVITÀ EDITORIALE: «DAL PROZAN AL PROZAC» UN LIBRO DI ARIEL S. LEVI di GUALDO E IVANO LIGUORI SUL NAUFRAGIO DEL DISEGNO DI LEGGE CONTRO LA OMOTRANSFOBIA

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«È possibile che il mondo LGBT sia abitato solo da povere vittime e da nessun carnefice? È possibile che per un prete indegno affetto da turbe psichiche, reo di avere molestato degli adolescenti, l’intera Chiesa Cattolica sia esposta alla pubblica gogna, mentre gli stessi giornalisti d’inchiesta e conduttori televisivi non oserebbero mai ― e non osano per paura ― di andare a verificare che cosa accade con i minori a caccia di soldi in certi circoli gay?».

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Autore:
Jorge Facio Lince
Presidente delle Edizioni L’Isola di Patmos

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Nel 2018 fu presentato il disegno di legge contro la omotransfobia, approvato dalla Camera dei Deputati nel novembre 2020 e bocciato dal Senato nell’ottobre 2021. Disegno al quale la Chiesa Cattolica e i Vescovi d’Italia non si sono mai opposti. Infatti, molto prima che certe proposte giungessero alla Camera e al Senato, il Catechismo della Chiesa Cattolica condannava in modo deciso e preciso ogni forma di discriminazione nei confronti delle persone omosessuali nella edizione del 1992.

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A opporsi e a lanciare l’allarme che il testo nascondeva tra le righe la figura del reato d’opinione sono stati giuristi e politici laici, bollandolo senza mezzi termini come «proposta di legge liberticida».

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Gli Autori dell’opera, Ariel S. Levi di Gualdo e Ivano Liguori, nella loro veste di presbiteri e teologi hanno espresso più volte le loro opinioni sul delicato tema, offrendo riflessioni ai Lettori della nostra rivista L’Isola di Patmos, raccolte oggi in questo libro ornato di espressioni esilaranti e profetiche rivolte alle lobby gay ideologizzate da Paolo Poli, grande maestro del teatro italiano.

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Di recente, in questa collana, è stato pubblicato Il golpe del politicamente corretto, un saggio di Francesco Mangiacapra che analizza con grande lucidità anche il tema della proposta di legge sulla omotransfobia, di cui vi consigliamo la lettura.

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Nella introduzione a questo loro libro i due Autori scrivono:

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i padri Ivano Liguori e Ariel S. Levi di Gualdo, autori del libro: Dal Prozan al Prozac

«Noi che siamo due presbiteri e teologi non ci siamo mai tirati indietro ― lo dimostrano le nostre pubblicazioni ―, quando l’ossequio alla verità imponeva di rivolgere pubbliche e severe critiche al mondo ecclesiale ed ecclesiastico. E se qualche volta, per avere detto solo la verità, ne abbiamo pagate le conseguenze, è stato un tributo più che accettabile. Della verità siamo infatti annunciatori e fedeli servitori, con tutto ciò che può comportare.

Adesso proviamo a immergerci nella realtà: vi è mai capitato di udire nei vari talk show televisivi ― che non potrebbero essere tali in assenza di quote gay ―, un rappresentante LGBT che rivolge pubbliche e severe critiche al suo mondo?

È possibile che il mondo LGBT sia composto unicamente da persone fantastiche e al di sopra di tutte le righe? È possibile che il mondo LGBT sia abitato solo da povere vittime e da nessun carnefice? È possibile che per un prete indegno affetto da turbe psichiche, reo di avere molestato degli adolescenti, l’intera Chiesa Cattolica sia esposta alla pubblica gogna, mentre gli stessi giornalisti d’inchiesta e conduttori televisivi non oserebbero mai ― e non osano per paura ― di andare a verificare che cosa accade con i minori a caccia di soldi in certi circoli gay?

Nel mondo LGBT va tutto bene, è tutto perfetto? Quella che il Santo Dottore Agostino indica come la Gerusalemme Celeste, forse ha la propria angelica sede naturale in certi circoli gay? È questo che rende surreali e non credibili certe frange LGBT ideologizzate e radicalizzate. E qualcuno, a gruppi così ripiegati nelle emotività irrazionali, intendeva dare anche una legge per chiudere la bocca e perseguire penalmente chi non la pensa come loro?

Rivolgere certi quesiti non costituisce istigazione all’odio verso gay, lesbiche e transessuali. Si tratta semplicemente di considerarli per ciò che sono: esseri umani come tutti gli altri, nel bene e nel male. Ma se fanno lobby e pretendono di presentarsi come persone senza ombra di macchia, o peggio come una corporazione di intoccabili, in quel caso sarà opportuno non dargli in mano certe leggi e lasciarli sguazzare nello stagno della loro onirica perfezione, dove tutto è buono e idillico, perché tutti i cattivi e i persecutori stanno solo dall’altra etero-parte.

Noi non esitiamo a mettere in luce i difetti della nostra Chiesa visibile e del suo clero, guardando sempre all’uomo in quanto tale, al quale mai abbiamo chiesto patenti di eterosessualità o di omosessualità, accettandolo e amandolo per quello che è, come Gesù Cristo lo ha accolto e amato. Perché noi viviamo nel mondo del reale, consapevoli che la fede nasce dalla ragione, non dalle emotività irrazionali di un certo mondo arcobaleno».

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Un libro che racchiude una lezione di autentico liberalismo e di onestà intellettuale dalla prima all’ultima pagina, non perdetene la lettura [per aprire il file con il fronte e retro della copertina cliccare QUI]

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Dall’Isola di Patmos, 28 novembre 2021

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