Questa volta, in Italia, davanti a un Draghi un San Giorgio non basterà. Anche perché Draghi è reale, San Giorgio solo una leggenda

— attualità ecclesiale —

QUESTA VOLTA, IN ITALIA, DAVANTI A UN DRAGHI UN SAN GIORGIO NON BASTERÀ. ANCHE PERCHÉ DRAGHI È REALE, SAN GIORGIO SOLO UNA LEGGENDA

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Abbiamo assistito alla politica dell’Anti-qualcosa. Una politica di questo genere ci ha abituato a vedere sorgere astri come novelli messia che avrebbero dovuto risolvere i problemi del Paese ma che poi sono tramontati nell’abisso del nulla assoluto. Spesso negli anni recenti abbiamo assistito a varie riedizioni de La Fattoria degli Animali di George Orwell, dove si parte col grido rivoluzionario «Tutti gli animali sono uguali» e si finisce per sancire «… ma alcuni sono più uguali degli altri».

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Autore
Ivano Liguori, Ofm. Capp.

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Stiamo vivendo ore di trepidazione in attesa che il Presidente del Consiglio incaricato Mario Draghi accetti l’incarico proposto dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella di creare un nuovo esecutivo per poter iniziare a governare. Le consultazioni sono già state fatte, ora è tempo di scoprire le carte e di cercare la fiducia.

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Come cattolico una politica di questo genere non riesce ad appassionarmi, non ci trovo nulla di affine, neppure sforzandomi. Non sono mai stato un cattolico adulto sul modello Romano Prodi o Rosy Bindi. Non sono nemmeno mai stato un ciellino, di quelli che hanno battagliato contro i movimenti studenteschi di sinistra al liceo o all’università, o contro le politiche liberticide dei Radicali, salvo invitare anni dopo Emma Bonino al loro meeting di Rimini, dimenticando che la Signora è solita indicare l’aborto come «una grande conquista sociale». Ciò che di politico ho potuto conoscere, fin dalla mia giovinezza, mi ha permesso di starmene il più lontano possibile, al fine di salvaguardare la mia salute fisica e la mia integrità intellettuale.

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Forse sarò limitato ma non riesco ad immaginare oggi l’esistenza di un politico cristiano, meno che mai cattolico. Certamente non un politico cattolico alla Joe Biden. E le ragioni stanno nel ritenere che Dio è Dio e resta sempre più autorevole e importante di qualunque Cesare. Così, prima o poi, bisogna arrivare a una scelta a schierarsi, o si serve Dio o si serve Mammona:

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«Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona» [Mt 6, 24].

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Dopo la catastrofe di tangentopoli a inizi anni Novanta e il crepuscolo dei vecchi partiti storici italiani, abbiamo attraversato anni di politica take away che non ha formato politici di razza e men che meno cattolici ma solo demagoghi pronti a cavalcare l’onda utile del sentimentalismo e dell’insoddisfazione. Abbiamo assistito alla politica dell’Anti-qualcosa. Una politica di questo genere ci ha abituato a vedere sorgere astri come novelli messia che avrebbero dovuto risolvere i problemi del Paese ma che poi sono tramontati nell’abisso del nulla assoluto. Spesso negli anni recenti abbiamo assistito a varie riedizioni de La Fattoria degli Animali di George Orwell, dove si parte col grido rivoluzionario «Tutti gli animali sono uguali» e si finisce per sancire «… ma alcuni sono più uguali degli altri». Dunque non solo, si è omesso di perseguire l’interesse e il bene della polis come avrebbero voluto i nostri padri greci, ma si è addirittura bistrattata la tanto decantata democrazia oggi non più tale, perché non governa più e tanto meno lo fa a nome del Popolo al quale appartiene la sovranità che concede in delega ai propri governanti con il meccanismo delle libere elezioni [cfr. Art. 1 della Costituzione Repubblicana].

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Da un tipo di politica e di politici di questo genere, se è impossibile aspettarsi anche un pallido bene per il Paese è quasi utopico sperare in un qualche generico bene per l’uomo. Solo uno sciocco non si accorgerebbe delle politiche antiumane che gli ultimi governi hanno portato avanti, sempre e di prassi con la benedizione di una certa sinistra ecclesiastica avanguardista.

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L’uomo vive nella contingenza e nella contingenza ha diritto di trovare quella mercede che non dovrebbe mai mancare a nessun figlio di Dio: lavoro, salute, sicurezza e libertà. Capisaldi societari per poter realizzare una esistenza dignitosa e tranquilla. L’illusione del Nuovo Umanesimo e della resilienza oppositiva alla catastrofe Covid-19 importata dal governo Conte ha condotto l’Italia a essere disumanizzata e cinica in molti ambiti della vita sociale. Una disumanizzazione che abbiamo potuto sperimentare anche nelle nostre Chiese, nei volti dei nostri pastori, in quella Chiesa in uscita che non riesce più a trovare la via di ritorno a casa. Una Chiesa ospedale da campo nella quale, se ti presenti come ferito grave al pronto soccorso, non ti prestano assistenza di alcun genere, anzi non ti fanno neppure entrare, se non esibisci la carta di credito del progressismo cattolico politicamente corretto.

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Qualunque umanesimo fa riferimento a una antropologia ben definita, da cui poi è possibile partire per costruire un modello di uomo concreto. Per noi cristiani l’antropologia si definisce nell’evento Cristo, il Ecce Homo che ha sbaragliato il saggio governatore Pilato e che con la sua vita ha divelto i giochetti del tradizionalismo religioso e politico. Forse, a voler fare fanta-teologia, se Cristo oggi avesse un partito suo, avrebbe solo lo zero zero virgola …

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Con l’arrivo della figura di Mario Draghi sembrano essersi riaccesi gli entusiasmi di tutti, sia in Italia che in Europa e anche all’interno della Chiesa. Rottamato l’avvocato del popolo devoto a padre Pio e discepolo del Cardinale Achille Silvestrini a Villa Nazareth si è portato lo sguardo al nuovo messia della Banca Centrale Europea che possiede un pedigree di tutto rispetto e che può vantare il sigillo di garanzia dato dalla Compagnia di Gesù, o come da anni ironizza Padre Ariel S. Levi di Gualdo «… la nuova Compagnia delle Indie».

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Tacitata l’analisi schietta del picconatore Francesco Cossiga, oggi si guarda a un Draghi diverso, quasi a un distillato di attese fauste e speranza realizzate per tante persone. Sarà veramente così? La Civiltà Cattolica, così come il megafono di Santa Marta, il poliedrico Padre Antonio Spadaro tessono lodi di Draghi in modo così sperticato da suggerire l’uso di una pomata cortisonica. E se il buon gesuita Spadaro è il primo in pole position nel lodare Mario Draghi ― ricordando anche la nomina pontificia a membro ordinario dell’accademia delle scienze sociali nel luglio 2020 ― Famiglia Cristiana, giornale ribattezzato dieci anni fa Fanghiglia Cristiana dal già menzionato Padre Ariel, non si lascia sfuggire l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa con il pungente articolo del teologo Pino Lorizio.

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Insomma, un laico questo Draghi dal cattolicesimo laico che o lo si ama alla follia o lo si odia alla follia. Staremo a vedere nei prossimi tempi quanto starà caro all’uomo Jorge Mario Bergoglio e se da bravo ex allievo gesuita riuscirà con parresia nel tentativo di conciliare gli opposti, di quadrare il cerchio e di creare oro dal vile piombo.

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Sul web sotto l’hashtag “#quellavoltacheDraghi” è possibile trovare divertenti siparietti in cui si attribuiscono a Draghi ogni sorta di stravaganze, così come gli si attribuiscono poteri mistici e virtù taumaturgiche. È questa una bizzarria tutta italiana che invece di prendere consapevolezza del disastro che incombe preferisce trovare una vena comica e sdrammatizzare. Concludo perciò dicendo che rimango piuttosto amareggiato da una politica che ancora una volta si è dimostra lontana dalla gente, che non si concepisce più come servizio ma come privilegio di casta, che non è più lì per ascoltare ma preferisce imporre. Proprio così, imporre alla fine che «… ma alcuni animali sono più uguali degli altri». Imporre un governo invece di dare voce alla democrazia, imporre un’agenda che resta ai più sconosciuta ma notissima all’oligarchica cerchia di detentori del potere che si tutelano a vicenda. Una imposizione che non risparmia neanche i luoghi più sacri del vestibolo e dell’altare e che non si perita di scantonare in ambiti che non gli appartengono è dimostrarsi ahimè molto più superiore e autorevole di tanti ministri della Chiesa che ormai, come un grammofono rotto, ripercorrono le stesse vecchie tracce. 

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Forse il nuovo governo sarà di tutto rispetto, si dimostrerà degno dell’opera di Soloviev I racconti dell’Anticristo, con i quali fu inaugurata alla fine del 2014 L’Isola di Patmos, dedicando a questo racconto profetico uno dei primi articoli [vedere, QUI]. Nell’insieme sarà un governo perbene, plurititolato, filantropo, pacifista, vegetariano, animalista, esegeta, ecumenista ma in fondo così profondamente antiumano. E quel che è peggio noi faremo a gara a salutare questa anti-umanità come la salvezza a lungo desiderata. Mi piacerebbe sbagliarmi, ma credo che questa volta in Italia davanti a un Draghi un San Giorgio non basterà. Anche perché Draghi è reale, San Giorgio è solo una leggenda.

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Laconi, 12 febbraio 2021

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NOTA DELLA REDAZIONE

Quella di San Giorgio è considerata dagli storici della Chiesa una figura mitologica mai esistita nella realtà. Pur nella totale assenza di documenti e fonti storiche che ne attestassero l’esistenza fu canonizzato dal Sommo Pontefice Gelasio I nel 496. Più che un Santo realmente esistito, Giorgio di Cappadocia è frutto della leggenda e della fede popolare, ma soprattutto è metafora preziosa e pedagogico paradigma dell’eroico cavaliere di Dio che libera gli uomini dai pericoli generati da un terribile e temibile mostro, in questo caso un drago.   

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