«Chiesa aperta» (II puntata) – A cura di Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo: il Popolo di Dio non è affatto abbandonato senza Sacramenti di grazia e con le chiese chiuse

— i Padri de L’Isola di Patmos vicini ai fedeli in questa quarantena —

«CHIESA APERTA» (II puntata) — A CURA DI GIOVANNI ZANCHI, PRESBITERO DELLA DIOCESI DI AREZZO: IL POPOLO DI DIO NON È AFFATTO ABBANDONATO SENZA SACRAMENTI DI GRAZIA E CON LE CHIESE CHIUSE

Offriamo ai nostri Lettori questo prezioso video del nostro stimato confratello Giovanni Zanchi, presbitero della Diocesi di Arezzo, affinché possa fungere anche da efficace e sapiente antidoto a tutti coloro che purtroppo, in questo momento di straordinaria crisi ed emergenza, non hanno trovato di meglio da fare che polemizzare, spesso anche in toni duri e aggressivi, contro le decisioni prese dai nostri vescovi per motivi di sicurezza a tutela della salute pubblica: sospendere le sacre celebrazioni e in molti casi chiudere le chiese. Ricordiamo che la Chiesa, nei momenti di crisi ed emergenza, non è mai stata salvata dalle polemiche di coloro che si ergono in tutti i tempi ai più fedeli tra i fedeli o ai più puri tra i puri, ma dall’unità. Qualcuno ha scritto in questi giorni che «i vescovi stanno suicidando la Chiesa italiana». Purtroppo non ha capito niente dell’essenza della fede cattolica: la Chiesa “si suicida” attaccando i vescovi, anziché seguirli e sostenerli in un momento di così grave prova. 

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RIPRESE VIDEO E MONTAGGIO A CURA DELLA EMITTENTE TELESANDOMENICO (AREZZO)

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TESTO DEL VIDEO

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Giovanni Zanchi

I testi del Padre Giovanni Zanchi, direttore del Centro Pastorale Culto Divino della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, non sono stati pensati come articoli ma come testi audio-narrativi. Abbiamo provveduto a trascrivere il testo audio per i nostri Lettori.

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In questi difficili giorni nella nostra Italia le chiese fatte di pietre e di mattoni rimangono aperte, «come segno della Chiesa che resta presente alla vita delle comunità», dicono i nostri vescovi. 

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Però «l’apertura delle chiese viene proposta come un segno, non come un invito a frequentarle», dicono ancora i nostri vescovi [cf. Conferenza Episcopale Toscana], e questo a causa delle indispensabili norme di profilassi che tutti dobbiamo rispettare il più possibile.

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Nelle chiese aperte rimane comunque presente notte e giorno Gesù eucaristico; assieme a Gesù, nelle chiese aperte rimangono presenti i sacerdoti, che ogni giorno continuano a celebrare la Santa Messa, anche da soli. Perché lo fanno? Spieghiamolo brevemente, considerando due aspetti …

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Primo aspetto: normalmente la Santa Messa vede radunati il Clero e il popolo; ma il semplice radunarsi del popolo dei fedeli non basta da solo perché si possa celebrare la Santa Messa.

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Per celebrare la Santa Messa è assolutamente necessaria la presenza di almeno un sacerdote, il quale mediante il sacramento dell’Ordine è stato conformato a Gesù Cristo capo del suo corpo mistico che è la Chiesa.  Il sacerdote agisce dunque nella persona di Cristo capo, lo ri-presenta sacramentalmente e quindi Gesù agisce misteriosamente ma realmente attraverso il ministero dei sacerdoti.

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Secondo aspetto: la Santa Messa è innanzitutto la ripresentazione sacramentale del sacrificio redentore offerto da Gesù una volta per tutte morendo in croce per liberarci dai nostri peccati; da questo punto di vista, l’unica differenza fra il Calvario e l’altare è che sul Calvario Gesù si immolò spargendo fisicamente il proprio sangue, ora sull’altare Gesù si immola sacramentalmente mediante il ministero del sacerdote. Ricordiamo ora due documenti della Chiesa attuale che insegnano il valore soprannaturale della Santa Messa, anche se celebrata da un sacerdote da solo. I due documenti sono: l’enciclica di san Paolo VI Mysterium fidei [il mistero della fede] e il Catechismo della Chiesa Cattolica di San Giovanni Paolo II.  Ascoltiamo a questo proposito le parole di San Paolo VI:

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«Ogni Messa, anche se privatamente celebrata da un sacerdote, non è tuttavia cosa privata, ma azione di Cristo e della Chiesa, la quale nel sacrificio che offre, ha imparato ad offrire sé medesima come sacrificio universale, applicando per la salute del mondo intero l’unica e infinita virtù redentrice del sacrificio della Croce. Ogni Messa celebrata viene offerta non solo per la salvezza di alcuni, ma anche per la salvezza di tutto il mondo».

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Ne consegue che, anche dalla Messa celebrata privatamente da un Sacerdote «deriva grande abbondanza di particolari grazie, a vantaggio sia dello stesso sacerdote, sia del popolo fedele e di tutta la Chiesa, anzi di tutto il mondo, grazie che non si possono ottenere in uguale misura mediante la sola Comunione» [Mysterium fidei 33].

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Non poter partecipare alla Santa Messa, dover rinunciare alla Santa Comunione sono le privazioni più grandi che noi cristiani subiamo nelle attuali condizioni. Ma dietro le porte aperte delle chiese deserte, tutti i sacerdoti continuano a celebrare il sacrificio eucaristico, che è la più grande preghiera di supplica e di intercessione che possa salire a Dio per il bene spirituale e corporale degli uomini.

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Tutti sono chiamati ad unirsi spiritualmente ai sacerdoti che celebrano individualmente le Sante Messe a tante ore del giorno, tutti sono chiamati alla Comunione spirituale. A unirci spiritualmente ai sacerdoti che celebrano la Santa Messa da soli, ci aiutano i vari mezzi di comunicazione di massa, mediante i quali possiamo seguire la telecronaca nazionale e locale di Sante Messe celebrate in molti luoghi, anche della nostra Diocesi.

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In questi giorni difficili le chiese saranno anche deserte, ma non sono vuote e gli uomini non sono soli e abbandonati di fronte all’epidemia: mediante i sacerdoti che continuano a celebrare la Santa Messa, Gesù eucaristia rimane in mezzo a noi per confortarci e salvarci.

A risentirci domani  su Chiesa Aperta.

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Sansepolcro (Arezzo), 14 marzo 2020

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